Ognuno ha i suoi cattolici, come dimostra Calenda.

L’area cattolico democratica e popolare ha un ruolo specifico e può declinare la sua originalità nella politica italiana solo se non si riduce ad una funzione puramente ancillare.

Non passa giorno, e per fortuna, che qualcuno non organizzi all’interno del suo partito una ‘riserva’ di cattolici. Un fatto indubbiamente positivo perchè da un lato conferma un sano e legittimo pluralismo politico dei cattolici italiani e, dall’altro, evidenzia la potenziale importanza di una cultura politica che non solo continua ad essere moderna e contemporanea ma, soprattutto, che non se ne può fare a meno se si vuole declinare una vera cultura di governo nel nostro paese.

L’ultimo annuncio, in ordine temporale, di questa storica e gloriosa componente all’interno di un partito è stato quello fatto dal leader di Azione Carlo Calenda.

Ora, al di là della cronaca quotidiana e delle singole vicende all’interno dei vari partiti, un fatto è oggettivo e forse anche incontestabile. Ovvero, l’area cattolico democratica, cattolico popolare e cattolico sociale – o meglio, i singoli cattolici democratici, popolari e sociali – ha un ruolo specifico e può declinare la sua originalità nella politica italiana solo se non si riduce ad una funzione puramente ancillare o meramente protocollare e burocratica. Per dirla con termini ancora più chiari, se i cattolici si riducono ad essere uno specchietto per allodole, come si suol dire, la loro funzione è culturalmente ininfluente nonché politicamente irrilevante. 

E, per fare alcuni esempiconcreti, è ciò che capita concretamente nel partito della sinistra massimalista, radicale e libertaria della Schlein. Avviene nella Lega dove si tratta di una presenza vagamente clericale e del tutto avulsa dalla storia e dalla tradizione del cattolicesimo politico italiano. Si verifica anche negli stessi Fratelli d’Italia dove la ragione d’essere e il progetto politico del partito prescindono radicalmente dalla cultura e dai valori di quel filone ideale. Per non parlare del partito populista per eccellenza, il movimento di Conte e di Grillo, dove la dimensione anti politica, qualunquista e demagogica era, e resta, agli antipodi della storia secolare del cattolicesimo democratico, popolare e sociale del nostro paese.

Certo, la casa naturale, e storica, per eccellenza dei cattolici italiani – almeno della loro maggioranza – continua ad essere un luogo politico che comunemente viene definito centrista, democratico e riformista. Ma anche su questo versante, ahimè, non c’è ad oggi una reale ed adeguata rappresentanza politica, culturale ed anche, e soprattutto, di natura organizzativa.

Ecco perchè, come ricordava in tempi non sospetti Mino Martinazzoli, “se l’unità politica dei cattolici non è mai stata un dogma non lo può diventare neanche la diaspora dei cattolici stessi”.

Una riflessione di molti anni fa che conserva, tuttavia, una sua coerenza anche nella stagione politica contemporanea. Perchè continua ad essere perfettamente inutile invocare ed evocare la necessità di una rinnovata presenza dei cattolici nella cittadella politica italiana e poi, di fatto, ridursi a rivendicare ognuno la propria “quota” di cattolici. Un modo come un altro per confermare, e in modo persin plateale, la sostanziale irrilevanza della cultura, della storia, della esperienza, della tradizione, dei valori e anche del progetto politico dei cattolici italiani nel sistema politico del nostro paese.

Ed è proprio per questi motivi, semplici ma oggettivi, che forse è giunto il momento per fare un salto di qualità per invertire rapidamente una rotta che se viene perseguita attraverso i metodi a cui assistiamo ogni giorno corre il serio rischio non di rilanciare la presenza pubblica dei cattolici ma, al contrario, di ridurli ad una banale ed insignificante appendice della storia. Che, guarda caso, è l’obiettivo di tutti coloro che li ospitano gentilmente nei rispettivi partiti ad una sola condizione. E cioè, che non contino assolutamente nulla. E non mi pare, in tutta franchezza, che questo sia l’obiettivo storico, politico e culturale della presenza secolare del cattolicesimo politico

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