Ora può veramente partire il cantiere del Centro

Di fronte ad una destra di governo, ma con punte di estremismo politico ed ideologico, e ad una sinistra ormai stabilmente radicale e massimalista, il centro non può non ritornare.

 

Giorgio Merlo

Il risultato emerso dalle urne – prima alle politiche e poi alle regionali del Lazio e Lombardia e recentemente nel Friuli – conferma, in modo persino plateale, che adesso può ripartire seriamente un nuovo e rinnovato cantiere del centro. Attenzione, anche se si dovesse affermare lo spazio politico del centro – e ci sono tutte le condizioni perchè ciò accada – il bipolarismo selvaggioche si è rafforzato dopo la vittoria della destra democratica e di governo alle elezioni del settembre scorso e il ritorno di una sinistra radicale ed estremista con laffermazione della Schlein alle primarie del Pd, non cessa di esistere e di resistere nella cittadella politica italiana. Anzi, purtroppo è diventata una costante ed è rafforzata dal circo mediatico che sulle sponde opposte quotidianamente lo incita e lo alimenta.

Ma, per tornare ad un Centro dinamico, innovativo e di governo, ci sono al momento due condizioni che adesso si impongono.

La prima è che chi oggi si colloca al centro non è più autosufficiente. Se lex terzo polo, così com’è attualmente configurato, è ormai ridotto ad una sorta di semplice e banale riedizione del partito liberaleo partito repubblicanoe la stessa esperienza di Forza Italia per motivazioni ormai del tutto comprensibili e che prescindono dalla concreta dialettica politica volge lentamente ma irreversibilmente al capolinea, il cantiere del nuovo Centro va realmente ricostruito. Senza pregiudiziali ideologiche e politiche nei confronti di nessuno. Nè dei partiti nè delle rispettive culture politiche. Semplicemente, adesso siamo ai nastri di partenza e, come recitava la miglior tradizione democratico cristiana, chi ha più filo da tessere tesserà. Detto in altre parole, la cosiddetta politica di centro, che era e resta storicamente lessenza della qualità della democrazia nel nostro paese, va ridefinita e ricostruita radicalmente.

E, secondo aspetto, è di tutta evidenza che la politica di centroe il nuovo cantiere del centro, possono essere affrontati e ricostruiti solo se la cultura e la miglior tradizione popolare e cattolico sociale ritornano protagonisti. Non per civetteria, per un richiamo nostalgico o per presunzione o arroganza culturale. Ma per la semplice ragione che senza la cultura politica dei cattolici popolari e sociali ogni ipotesi di un nuovo, moderno e rinnovato centro non può ridecollare. Ma questo obiettivo si può realmente centrare solo se questo movimento politico e culturale popolare si presenta unito e coeso rispetto ai nuovi appuntamenti. Se, al contrario, dovesse consolidarsi una ridicola e persin grottesca frammentazione politica ed organizzativa di questarea, non solo si contribuirebbe a rafforzare la deriva del bipolarismo selvaggionel nostro paese ma si rafforzerebbe, al contempo, quella radicalizzazione della lotta politica che non giova nè al consolidamento della nostra democrazia e nè, tantomeno, alla credibilità delle nostre istituzioni democratiche.

Ecco perché è giunto il momento di sciogliere definitivamente tutti i nodi. Di fronte ad una destra di governo, ma con punte di estremismo politico ed ideologico e ad una sinistra ormai stabilmente radicale e massimalista, il centro non può non ritornare. Ma ritorna solo con un progetto chiaro e definito e sospinto da una cultura politica altrettanto credibile e contemporanea. E questa cultura va sotto il nome di popolarismo di ispirazione cristiana. Senza altezzosità culturale ma con la consapevolezza che solo con il ritorno delle culture politiche è possibile fare decollare anche una nuova prospettiva politica e un altrettanto credibile progetto di governo. La stagione della sola personalizzazione e del solo leaderismo deve, adesso, cedere il passo alla politica e al pensiero politico.