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Paronetto “noi l’abbiamo avuto più che compagno, fratello…”

Di seguito riportiamo l’articolo pubblicato sul quotidiano della Dc il 21 marzo 1945, esattamente 80 anni fa, in morte di Sergio Paronetto. Ieri mattina, al Verano, si è tenuta la Messa di suffragio presieduta da don Giuseppe Iuculano.

Preparato. Non è facile esserlo, di fronte alla morte, a 34 anni, ma il nostro amico Sergio, che ieri mattina si è spento tra lo strazio muto dei suoi e la costernazione di quanti ne conoscevano l’intima virtù ed il valore, aveva presto trovato, giovanetto orfano del babbo, nelle prove dure della vita il segreto per affinare e temprare un carattere in cui l’intelligente operosità lombarda e la veneta ricchezza di espansione affettuosa ebbero dall’intensa fede cristiana un sigillo di singolare perfezione.

Noi l’abbiamo avuto, più che compagno, fratello negli anni della sua fervida preparazione universitaria, sceso a Roma dalla nativa Valtellina, con una profonda sete di dottrina, di azione e di carità. Allora nell’ambiente fucino di Piazza Sant’Agostino, nelle attività del Circolo e poi in quelle di dirigente del movimento nazionale andarono sempre più fissandosi in lui la lucidità delle idee e la fermezza del volere, sempre ilare, sereno, goliardicamente scherzoso e comprensivo ma intransigente dove il piegarsi sarebbe stato viltà o debolezza.

E le violenze e le bastonature fasciste del 1931 se certo non giovarono alla salute del corpo vacillante, e sostenuto si direbbe più che altro da una straordinaria forza d’animo, non intaccarono minimamente la sua coscienza, nemico tanto di esibizioni quanto di oscuri compromessi. 

È naturale così che nella vita professionale, dischiusagli dall’ottimo successo della laurea in scienze politiche, facoltà nella quale aveva rivelato singolari attitudini per gli studi economico-sociali, si affermasse presto in tutto il suo valore. Fu prima un breve tirocinio giornalistico nella Città del Vaticano, fu poi l’ingresso all’IRI dove doveva profondere le risorse dell’ingegno particolarmente addestrato ai compiti tecnici demandatigli e le doti di cordiale e generosa bontà che ben presto lo resero grato ed amico a inferiori superiori e colleghi. Ma a fianco all’intenso lavoro professionale continuò e si intensificò, quasi insopprimibile esigenza dell’anima a verificare soprannaturalmente le estenuanti giornate irte di problemi e di cifre, l’opera apostolica, offerta senza limiti, alle dirette iniziative di Azione Cattolica. E il movimento Laureati lo ebbe instancabile e prezioso collaboratore, massime nei due settori delicati e importanti della attività editoriale e delle pubblicazioni periodiche. Consigliere e vicepresidente della Editrice Studium, le impresse uno slancio ed una fisionomia che presto la fecero spiccare nel campo intellettuale cui essa è specialmente rivolta, con nuove felici iniziative e realizzazioni. 

Collaboratore del Popolo nel periodo clandestino, e successivamente con lucidi ed equilibrati articoli, svolse durante i nove mesi dell’occupazione nazifascista un’intensa e benemerita attività patriottica, in collaborazione con Montezemolo e altri capi della resistenza all’oppressione nemica. 

Così in piena virilità, quando casa, patria, Chiesa tanto ancora potevano aspettare e sperare da Lui, il nostro amico ci ha abbandonati; o meglio ci ha preceduti, e certo continua, come prima e meglio di prima, ad agire per quello che gli fu e ci è caro, in una luce senza tramonti nell’ineffabile abbraccio di Dio salvatore e consolatore eterno.

(Articolo non firmato)

P.S. Alla cerimonia di ieri hanno preso parte: Stefano Baietti (promotore dell’incontro), Francesco Carlesi, Pierluigi Castagnetti, Lucio D’Ubaldo, Pietro Giubilo, Daniele Morettini, Enzo Scotti.