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martedì, 17 Giugno, 2025
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Pentecoste, il primo respiro di una Chiesa in cammino

Al culmine del tempo pasquale, illumina e accompagna il pontificato di Leone XIV: Pentecoste non appartiene solo al calendario liturgico, è ogni stagione in cui qualcosa si apre, si muove, si rigenera.

La solennità di Pentecoste, che quest’anno la Chiesa celebra l’8 giugno 2025, rappresenta il culmine del tempo pasquale e la sorgente di ogni rinnovamento cristiano. Sarà anche la prima Pentecoste di Papa Leone XIV, a soli 31 giorni dalla sua elezione.

Una solennità che segna un inizio

Un passaggio che invita a leggere il presente con occhi spirituali. Come se il soffio che inaugurò la missione della Chiesa potesse oggi accompagnare i primi passi di un nuovo ministero petrino.

Pentecoste è un’origine che continua: un invito a lasciarsi sorprendere da ciò che è vivo e in movimento. È la festa di un vento che non si lascia afferrare e di un fuoco che non brucia, ma accende.

Cinquanta giorni dopo la Pasqua ebraica – che ricordava il passaggio del Mar Rosso e la liberazione dalla schiavitù d’Egitto –, Israele celebrava Shavuot, la festa del dono della Legge: dalla liberazione alla rivelazione. Il cristianesimo eredita e trasfigura quella data: a Gerusalemme, cinquanta giorni dopo la Risurrezione, non è più la pietra a custodire l’alleanza, ma il cuore.

La Chiesa nasce nella diversità

Il racconto degli Atti è essenziale ma potente: un fragore, un vento, lingue di fuoco. Uomini impauriti trovano voce. La Chiesa nasce lì, non da un progetto, ma da una presenza. Pietro non parla ai discepoli, ma alla folla. La missione nasce in uscita. Non per uniformare, ma per riconciliare le differenze.

Nel tempo, la Pentecoste ha ispirato simboli: petali rossi caduti dal soffitto, colombe calate dall’alto, tamburi a evocare il vento. Gesti che oggi si sono attenuati, ma che ricordano il desiderio della fede di diventare visibile, concreta, espressa.

Lo stile dello Spirito

Che significato ha questa Pentecoste come prima solennità del pontificato? Non serve caricarla di simbolismi. Ma è naturale, per chi crede, affidare allo Spirito il cammino di chi guida. Non per avere risposte immediate, ma per custodire uno stile: ascolto, verità, apertura.

Non è il Papa a dare senso alla Pentecoste, semmai se ne lascia ispirare. E proprio in questi primi passi, Leone XIV ha indicato la direzione: una “Chiesa unita, segno di unità e di comunione, che diventi fermento per un mondo riconciliato”.

Un tempo che può diventare Spirito

Pentecoste non chiude la Pasqua, ma la apre al mondo. È la festa della parola dopo il silenzio, della missione dopo l’attesa. È ciò che rende la Chiesa più di un’istituzione: la fa corpo vivo, in cammino.

In un tempo segnato da incertezze e cambiamenti, Pentecoste invita a non temere ciò che è nuovo, ma a riconoscere che il rinnovamento autentico nasce non dalla rottura, ma dall’ascolto di ciò che unisce.

L’inizio di un pontificato si inserisce in una storia lunga. Può essere l’occasione per rinnovare, senza strappi, la missione di una Chiesa attenta al proprio tempo.

Pentecoste, in fondo, non appartiene solo al calendario liturgico. È ogni stagione in cui qualcosa si apre, si muove, si rigenera. Ogni tempo – se lo si sa leggere – può diventare tempo dello Spirito.