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sabato, 17 Maggio, 2025
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Pietro, ieri e oggi: il peso del pontificato tra carisma e successione

Tra il carisma personale di Papa Francesco e il compito eterno del Successore di Pietro, la Chiesa è chiamata a superare le divisioni per custodire l’unità e la fede. Oltre le contese del tempo.

Nella storia della Chiesa, ogni pontificato porta con sé un’irripetibile impronta spirituale, frutto dell’uomo e del tempo in cui è chiamato a servire. Il pontificato di Papa Francesco ha segnato una tappa profetica e pastorale, che resterà impressa nella memoria ecclesiale. Tuttavia, alla luce di un tempo nuovo che si profila all’orizzonte, è urgente tornare a riflettere sul senso profondo del ministero petrino, affinché la fede non si riduca a tifo, e la Chiesa non si frammenti in correnti, ma custodisca l’unità che è dono e compito.

Papa Francesco ha interpretato il ministero petrino con uno stile evangelico, segnato da semplicità, ascolto e misericordia. La sua insistenza sulle “periferie esistenziali”, sulla sinodalità come forma ecclesiale e sulla conversione pastorale non è stata un semplice aggiornamento, ma una chiamata radicale alla Chiesa a ritornare all’essenziale del Vangelo. In lui si è reso visibile il volto di un pastore che cammina con il popolo, portando “l’odore delle pecore” e rifiutando ogni forma di potere mondano.

Eppure, negli anni del suo pontificato, e ancor più dopo la morte di Benedetto XVI, si è fatto spazio un clima di tensione ecclesiale. Non pochi hanno letto il papato in termini di contrapposizione: come se si dovesse scegliere tra due modelli, tra due chiese. Il rischio di “tifoserie ecclesiali” mina il senso cattolico, ossia universale, della fede. Quando il Papa diventa simbolo di una parte anziché garante dell’unità, si tradisce la natura stessa del suo ministero.

 

La figura del Papa non si comprende alla luce del carisma personale, ma del mandato ricevuto dal Cristo stesso: “Tu sei Pietro, e su questa pietra edificherò la mia Chiesa” (Mt 16,18). Il Papa è il Successore di Pietro, e in questa successione si custodisce la comunione con gli apostoli, con la Tradizione viva e con l’intera Chiesa. Chi verrà dopo Francesco sarà chiamato non a somigliargli, né a prenderne le distanze, ma a custodire la fede e a confermare i fratelli. È questo il cuore teologico del Papato: essere sacramento dell’unità.

Il popolo di Dio è chiamato a camminare nella fede, non nell’ideologia. Accogliere un nuovo Pontefice significa non cercare un “papa migliore”, ma riconoscere, nella logica della Provvidenza, colui che sarà chiamato a servire, con i suoi doni e i suoi limiti. Il futuro non è da temere, ma da accogliere nello Spirito che guida la Chiesa. Solo così eviteremo di fare della memoria un pretesto per la divisione, e del futuro una bandiera di schieramento.

Il Papa è il Vescovo di Roma, servo dei servi di Dio, successore dell’Apostolo Pietro. Ma è anche specchio della Chiesa che lo accoglie e lo accompagna. Oggi più che mai, abbiamo bisogno di tornare a pregare per il Papa, chiunque egli sia, e per la Chiesa tutta, perché sia unita, libera e fedele al Vangelo. Solo così il pontificato potrà continuare ad essere, come sempre, un segno profetico di Cristo, pastore eterno.