Popolari e Centro, ora una nuova fase politica e progettuale.

L’elezione di Elly Schlein cambia i rapporti politici nello scacchiere del vecchio centro-sinistra.  Una fase politica - nel Pd e oltre il Pd - si è chiusa definitivamente. Fioroni ha avuto il merito di trarre le debite conclusioni con assoluto tempismo. Ora serve un salto di qualità anche da parte dei Popolari.

Giorgio Merlo

L’iniziativa importante avviata da Beppe Fioroni, il recente convegno al Parco dei Principi di Roma del movimento “Pop-Popolari in rete” e l’incontro promosso da Insieme non sono che l’inizio di un percorso di “ricomposizione” dell’area Popolare e cattolico sociale nel nostro paese che culminerà con la costruzione di un luogo politico, culturale e programmatico che, purtroppo, da anni non aveva più cittadinanza attiva nella concreta dialettica politica italiana. E questo perchè sono anche soprattutto le condizioni politiche generali ad accelerare questa scelta. Da un lato, è inutile negarlo, la straripante vittoria della Schlein segna il mutamento radicale dell’identità, del ruolo, della cultura politica e della stessa “mission” del Partito democratico. Adesso, ufficialmente, possiamo dire che il Pd è il partito della sinistra italiana. O meglio, per dirla con Luca Ricolfi, “il partito radicale di massa” della politica italiana.

Cosa centri la storia, l’esperienza, la cultura politica e la tradizione del cattolicesimo politico e sociale con tutto ciò resta un mistero se non per il vecchio e sempre pimpante filone “cattocomunista” che continua ad intravedere in quel luogo la culla della “pluralità” culturale che ha segnato la prima fase del Pd. Una fase che, come dicono e sottolineano tutti gli osservatori non faziosi e non settari, si è chiusa definitivamente ed irreversibilmente la sera del 26 febbraio. E, forse, tutto ciò è anche positivo. Perchè, finalmente, un risultato inatteso e così eclatante come le primarie del Pd, segnano anche il ritorno attivo e protagonistico di una storica cultura politica che, nel campo democratico e riformista, ha sempre svolto un ruolo decisivo se non addirittura determinante per affrontare e risolvere i maggiori problemi che erano e sono in cima all’agenda politica dei vari governi che si sono succeduti nel tempo.

Ma è altrettanto evidente che, d’ora in poi, si apre anche una stagione dove l’unica cosa che non si può e non si deve fare è quella di cullarsi nel richiamo del passato o di bearsi degli errori altrui. All’opposto, adesso si tratta di aprire un “cantiere” politico e progettuale che, seppur partendo dalla cultura popolare e cattolico sociale, sappia elaborare un progetto per l’intera società. Del resto, è proprio la miglior cultura democratico cristiana che ci insegna che si è interlocutori della società in cui si vive e non integralisti o conservatori solo se si è in grado di offrire una ricetta politica e di governo che si rivolga alla società nel suo complesso. Questa era e resta la vera sfida per la tradizione e la cultura del cattolicesimo popolare e sociale nel nostro paese. Nulla a che vedere, nello specifico, con il “partito radicale di massa” della Schlein, con la sinistra populista, demagogica, assistenzialista e anti politica del partito di Grillo e di Conte e con la galassia della sinistra estremista e radicale che sicuramente la nuova segretaria nazionale del Pd riuscirà a rappresentare e a intercettare con intelligenza e, ovviamente, con coerenza.

Ma, al contempo, serve un salto di qualità anche da parte nostra, come ricordavo, poc’anzi. E “Il domani d’Italia può diventare la “tribuna” per eccellenza per il vasto, variegato e articolato mondo popolare, cattolico sociale e democratico del nostro paese per elaborare, senza alcuna presunzione ed arroganza, quella che un tempo veniva definito come un “progetto di società”. Solo attraverso questo metodo, culturale e politico, sarà possibile qualificare una vera e credibile “politica di centro” nel nostro paese. Una “politica di centro” riformista, dinamica, innovativa, moderna e di governo. Questo il nostro compito, oggi. E questa la nostra “mission” da preparare per domani.