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venerdì, 25 Luglio, 2025
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Povera Europa? Dalla pace alla paralisi

Dopo ottant’anni di pace, il sogno europeo vacilla. Ma la colpa non è dei cittadini: è dei governi che hanno smesso di pensare in grande.

L’Europa, dopo due guerre mondiali, ha saputo trovare la strada per vivere ottant’anni di pace. Purtroppo poi ha smarrito quella strada. C’è voluto lo sconquasso attivato da un solo uomo al mondo per far capire quanto si è perso nel non continuare l’opera di costruzione dell’Europa federale e, ancora di più, nel non aver realizzato un sistema di difesa comune: la Ced (Comunità Europea di Difesa), il sogno di De Gasperi.

Sovranismi e bugie

Dal tempo dei Padri fondatori si è imposta una visione economica e burocratica dell’integrazione tra i popoli europei, sollecitando egoismi nazionali che, a seconda degli interessi in gioco, hanno promosso un’idea di Europa “matrigna”. Con l’impegno malcelato dei partiti sovranisti, si è preferito valorizzare il singolo Paese invece che l’insieme. Ma quale sarebbe, da sola, la forza – sia pure della Germania – nei confronti degli Stati Uniti (bell’«alleato!), della Russia, della Cina o dei Brics?

Il dibattito attuale sul “re-arm” è surreale: strattonato da slogan diversi e mendaci, serve più a fare campagna elettorale che a spiegare ai cittadini europei una scelta strategica. La propaganda insinua che preparare una difesa comune significhi togliere risorse alla sanità. È falso. Finora non si è molto finanziata né l’una né l’altra. E nel bilancio dello Stato si trovano fondi per entrambi gli impegni.

Soprattutto: perché il nostro governo non si batte per acquisti unitari, come si fece per i vaccini, in solidarietà con le industrie dei Paesi membri?

Politica cieca, eserciti pronti

Non si può dire che non sia pensabile integrare, con manovre inclusive, i diversi eserciti. I militari sono spesso più rapidi dei governi. In questo momento, un generale italiano comanda un contingente UNIFIL che coinvolge soldati di 42 nazioni. Quanti sono i teatri internazionali in cui i vertici degli eserciti europei si alternano alla guida delle missioni? Si può sempre fare ciò che la volontà politica decide di fare.

Siamo in ritardo e ci comportiamo in modo irrazionale. I cittadini europei meriterebbero uomini e donne di governo coraggiosi, lungimiranti, capaci di visione: veri statisti.

Valori dimenticati, responsabilità negate

Nel frattempo si sono indeboliti – se non del tutto dimenticati – i valori fondativi dell’Europa: faro di civiltà, culla del diritto, fautrice di pace. Quel monumento all’umanità che è il Diritto internazionale umanitario (DIU) è stato stracciato nelle guerre in corso, e l’Europa assiste impotente. I leader attuali si stanno dimostrando inadeguati eredi di De Gasperi, Adenauer, Schuman. Macron, Meloni, Merz si ispirino a quei Grandi, mantengano una salda amicizia tra di loro: che senso hanno le scaramucce, a fronte di un futuro impressionante da costruire?

Può un problema economico – i dazi di Trump – spingere verso l’unità? Che sia un’opportunità? Volesse il cielo.

LEuropa non è una poltrona

La storia ha decretato una comune radice culturale, sociale, politica e spirituale. Le giovani generazioni, soprattutto quelle dell’Erasmus, non percepiscono più le differenze tra i loro Paesi di origine. I partiti politici e il Parlamento favoriscano il processo verso gli Stati Uniti d’Europa. Soprattutto, si mandino a Bruxelles i migliori politici nazionali. Non devono considerare l’Europa come un “contentino”, per poi scappare appena possibile verso una poltroncina da presidente di Regione, sindaco o parlamentare nazionale.

Personalmente non voterò mai chi, eletto, usa l’istituzione come una porta girevole. È evidente che pensa solo a sé stesso e non sa coltivare utopie a favore dei cittadini. E i cittadini capiscono, eccome: infatti non vanno più a votare.

Di chi sarà la colpa? Ma non lo ammetteranno mai.

[Il testo fa parte dell’ultima newsletter inviata dall’autrice]