Prossimo campionato di calcio e prossimo razzismo

I giocatori di calcio sono spesso vittime di insulti e discriminazioni razziali. La Fifa, purtroppo, ha vietato la fascia "One Love" (simbolo di protesta antirazzista). Il fenomeno è intollerabile, va contrastato ovunque.

Tra pochi giorni ricomincerà il campionato di calcio e gli appassionati del genere potranno godere tra partite ancora da consumare insieme alle vacanze per molti ancora in corso. Sembra siano previste norme più rigorose in caso di episodi di tifoserie razziste. Prepariamoci al solito scenario di polemiche sul tema. Se a freddo ci fosse chiesto la esatta differenza tra le parole razza, stirpe, etnia e specie ne verrebbero fuori delle belle. Il termine “razza” ha scatenato tra gli esperti un dibattito non da poco. Fino alla metà del secolo scorso c’è chi avrebbe giurato derivasse dal latino “generatio” richiamando il significato di ‘stirpe’ o di ‘ragione’, qualcosa di alto e spirituale della natura umana. Fece seguito un ravvedimento, anche per via del significato xenofobo che il termine aveva assunto nella Germania nazista. 

Fu un certo Contini a fare i conti con la storia riducendone il significato e riconducendo l’origine della parola all’antico francese “haraz”, che indica un allevamento di cavalli, una mandria, un branco, ascrivendo la questione ad «una nascita zoologica, veterinaria, equina. Eppure sulla Treccani si legge ancora come razza è “ In biologia, popolazione o insieme di popolazioni di una specie che condividono caratteristiche morfologiche, genetiche, ecologiche o fisiologiche differenti da quelle di altre popolazioni della stessa specie: l’esistenza di razze in una specie è indice della presenza di fenomeni di divergenza intraspecifica, spesso determinati da isolamento geografico prolungato nel tempo”.

Parrebbe poi, per i più interessati, che morfologicamente si individuerebbero sei differenti “tipi” umani: hausa, asiatico, yali, sciamano amazzonico, islandese, boscimano. Per mettere un pizzico di confusione in materia la razza è anche un genere di pesce che va a contendere agli equini la bandiera della parola, nonché un “elemento radiale che collega il mozzo alla corona…”. La partita circa l’opportunità del termine, riferito agli uomini, non sembra chiusa definitivamente., ma i sinonimi e contrari hanno da tempo aggirato il problema senza darsene più affanno e svuotando il dibattito dei soliti impeti. Giusto per la memoria, durante la cronaca di una partita dello scorso mondiale di calcio, un povero telecronista, nel commento concitato di una azione di gioco, per dire di una incertezza del giudice di gara, ha motivato dicendo che la incertezza della cd. terna arbitrale poteva essere stata causata dal fatto di essere composta da più razze diverse con difficoltà ad intendersi. 

Apriti cielo! Utenti pronti alla protesta contro la RAI e le immediate scuse del povero giornalista Alberto Rimedio che, a conferma del suo cognome, ha dovuto prontamente rimediare alla sua infelice espressione, subito medicando il cuore di quanti si sono sentiti offesi per non essere stata chiamata a soccorso piuttosto la “nazionalità”. Per l’intanto c’è stata grande attenzione alla fascia “One Love”, indossata al braccio dei giocatori di calcio ed introdotta nel 2020 dalla federazione olandese come segno di ripudio di ogni forma di discriminazione contro “eredità, razza, identità di genere e orientamento sessuale”.

La fascia è stata approvata dalla UEFA ( Union of European Football Associations) ma invece vietata dalla FIFA (Fédération Internationale de Football Association) che ha minacciato sanzioni per i disobbedienti. Del resto, se i vertici di quella organizzazione hanno fifa non è lecito attendersi alcun atto di eroismo! Questa benedetta razza è sempre origine di contrasti, persino nel calcio. Per trovare, tra tutti, conclusiva pacificazione potremmo sempre richiamare il detto popolare “Ammazza, ammazza, son tutti una razza”!