All’incontro romano di Renew Europe, il raggruppamento che vede come leader Emmanuel Macron, può essere attribuito tutto il valore che merita uno sforzo di lodevole apertura. Si è trattato però di una sorta di processo endogeno, sviluppato all’interno del contenitore dei liberal-democratici europei e quindi legato alla prospettiva di una lista unitaria tra Azione, Italia Viva e Più Europa, ovvero tra i partiti italiani iscritti attualmente a Renew Europe. In sostanza, l’apertura nel significato pieno del termine non c‘è stata a motivo della mancanza del benché minimo accenno, durante e dopo il convegno, ad altre forze politiche e sociali.
Questa volta è stato Calenda a dire con più chiarezza quale sia realisticamente il perimetro dell’iniziativa alla quale si dispongono i suoi protagonisti. “Con Renzi si ferma ogni polemica, non si discute più su questioni di merito, questo sia per quanto riguarda i gruppi che i leader politici. Si valuterà la possibilità di costruire una lista di Renew Europe nei tempi giusti. Non deve essere matrimonio di interesse, ma un processo. Oggi siamo tre partiti distinti che devono collaborare per ottenere i voti. Mi richiamerei, per questo, allo spirito repubblicano di Draghi”.
Orbene, ammesso che la tregua tra Azione e Italia Viva regga, non sembra scontato realizzare l’obiettivo di una saldatura più completa, vista la prudenza, se non la freddezza, della componente che fa capo a Maggi e Della Vedova, ma in ultima istanza alla Bonino per la sua storia e il suo potenziale di fascinazione sul mondo “radicale”. Da questo lato del triangolo viene infatti la sollecitazione a riguardo di un più esplicito ancoraggio alla “cultura dei diritti”, come d’altronde asserito dallo stesso Macron quando mesi fa ha lanciato la proposta diretta a far sì che il diritto all’aborto diventi parte integrante della legislazione europea, sottraendo la materia alla competenza dei singoli Stati.
L’appuntamento dei liberal-democratici serviva ad allargare il campo, invece lo ha praticamente cintato senza risolvere o alleggerire il contenzioso interno. Sta qui la delusione. In un tempo che richiede la ricerca di nuove convergenze tra forze popolari e riformatrici, secondo un disegno che si vorrebbe improntare a un umanesimo rispettoso del contributo delle fedi, l’approccio dell’agglomerato italiano di Renew Europe esibisce una vocazione all’irrigidimento lungo l’asse del liberismo etico (essendo quello economico acquisito acriticamente). Su queste basi il confronto con i cattolici democratici parte male o non parte affatto, non valendo in politica il criterio per il quale, alla Totò maniera, “la somma fa il totale”: si rischia, mettendo insieme tutto e il contrario di tutto, di generare ulteriore confusione nell’elettorato.