Giovanna Rech
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Nello scenario religioso contemporaneo, il numero considerevole di viaggiatori coinvolti nelle varie forme di mobilità spirituale e l’interesse per i beni anche latamente religiosi è un indizio importante di un cambiamento a livello sociale. I temi specifici mobilizzati in relazione a questi cammini, percorsi, itinerari e pellegrinaggi consentono di rilevare un’esperienza religiosa che viene filtrata attraverso le iniziative proprie della passione sportiva, della crescita personale e dell’auto-realizzazione, nell’ambito più ampio dei consumi emotivi (cfr. G. Lipovetsky, Una felicità paradossale: sulla società dell’iperconsumo, trad.it. Cortina, 2007) e di un marketing che esalta l’economia delle esperienze.
La più recente estensione alla nozione di spiritualità mostra come gli individui e le agenzie di promozione e valorizzazione turistica non abbiano espulso il senso del sacro ma, anzi, questo sia foriero di una nuova centratura sul sé e sulle sue potenzialità, con un’enfasi posta sulla dimensione immateriale e spirituale nella componente ludica delle attività sociali e delle conoscenze storico-culturali.
L’uso della semantica del sacro costituisce qui l’indizio più manifesto di questa commistione che si riflette in un’offerta turistica che, sotto l’imperativo dell’offerta di esperienze “autentiche”, sfida anche la fragilità di molti territori e ambienti, come quello delle Terre alte. I percorsi di memoria religiosa sono altresì un esempio dove si può intercettare il modo in cui una società secolarizzata guarda in maniera curiosa, distratta e bisognosa di senso all’universo religioso, in relazione al valore intrinseco di antichità che queste rappresentazioni portano e porteranno con sé.
Nell’analisi delle forme turistiche, molto spazio è tradizionalmente dato alla motivazione del viaggiatore e allo scopo del suo viaggio. Nella nota classificazione fornita dall’Organizzazione mondiale del turismo delle Nazioni Unite (Unwto), è turista anche chi viaggia per motivi religiosi o di pellegrinaggio. Tre elementi costituiscono le condizioni necessarie a intraprendere un viaggio: la disponibilità di tempo libero, un reddito disponibile e la desiderabilità sociale del viaggio (che può essere letta anche attraverso il suo reciproco ossia la pressione sociale al movimento).
Nella ricerca di dati affidabili sul turismo e la mobilità spirituale i numeri si rincorrono. Questo tipo di viaggi desta ampio interesse mediatico. Nella stampa, in occasione di manifestazioni commerciali e nelle più recenti iniziative di programmazione e sostegno del turismo da parte del governo italiano, i numeri lusingano e rendono interessante un fenomeno dai confini fluidi. La Unwto ha stimato nel 2011 in circa 660 milioni le persone che viaggiavano per motivi religiosi: ciò significa che quasi la metà dell’1,46 miliardi di viaggi internazionali pre-Covid era motivato dalla religione: per questo il turismo religioso è di fatto la più ampia nicchia di mercato del turismo mondiale.
Se, su scala mondiale, il turismo religioso e il pellegrinaggio muovono molti milioni di persone, soprattutto in Asia e Medio Oriente, una destinazione importante resta certamente l’Italia. E se ogni anno l’Hajj – il pellegrinaggio rituale alla Mecca – coinvolge circa due milioni di pellegrini (benché la pandemia abbia contratto notevolmente il numero di pellegrini ammessi), un rapporto sul turismo religioso curato da Mintel nel 2012 (Religious and Pilgrimage Tourism – International – February 2012, Mintel International Group Ltd: London) stimava che il Vaticano avesse più che raddoppiato i pellegrini nel primo decennio del millennio, raggiungendo per la prima volta i cinque milioni di visitatori, con un andamento crescente fra il Giubileo del 2000 e il 2006 (che è un anno spartiacque a causa della recessione economica).
Se il turismo religioso e il pellegrinaggio muovono molti milioni di persone, soprattutto in Asia e Medio Oriente, una destinazione importante resta certamente l’Italia
La qualità dei dati disponibili per l’Italia, tuttavia, è estremamente disomogenea. Nel 2009, la Trademark Italia cura una sintesi che mette in luce una domanda e un’offerta di turismo religioso crescenti, ma ammette altresì che le cifre affidabili sul movimento esclusivo dei turisti religiosi, confrontati coi turisti che uniscono gli interessi culturali, quelli artistici e quelli religiosi, è davvero difficile per mete come Roma o per città di pellegrinaggio dotate di un patrimonio storico-artistico notevole, come ad esempio Assisi.
Nel 2020, Isnart (che cura le ricerche per le Camere di commercio per il turismo e la cultura) ha raggruppato i risultati delle sue inchieste campionarie secondo alcune tipologie di viaggiatori: una di queste è il turista spirituale (le altre riguardano cultura, enogastronomia, natura e sport). I risultati di questo particolare cluster non sorprendono: il turista viene definito un senior (con un range molto ampio, ossia i nati fra il 1965 e il 1980), il cui soggiorno dura fra 4 e 6 notti e ha una discreta capacità di spesa. La complessità di questo segmento è data da un “abbinamento tra il benessere dell’anima e quello, molto più laico, legato alla ricerca di aspetti culturali ma anche enogastronomici e ricreativi”.
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https://www.rivistailmulino.it/a/le-catene-del-valore-del-turismo