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sabato, 26 Luglio, 2025
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Roma, tutti pazzi per la Metro D? Gualtieri accelera, Meloni frena

Progetto costoso e ancora suscettibile di puntuali rilievi critici. Palazzo Chigi prende le distanze, almeno rispetto a una improvvisa accelerazione. Servono subito 300 milioni per la progettazione: certamente, dopo Milano, la trasparenza sarà al top.

Che succede in Campidoglio? Gualtieri sembra vittima di un attivismo un po’ disordinato. L’annuncio di un accordo bipartisan sulla futura linea D della metropolitana non regge alla verifica delle 24 ore successive. A sfilarsi sono gli esponenti di Fratelli d’Italia. La colpa, per semplificare, è dell’assessore Patané, il quale ieri, nel quadro di un servizio su due pagine, nell’intervista al Messaggero aveva girato al governo il conto (10 miliardi) dell’operazione.

È molto probabile che la Meloni non abbia gradito. In un momento così delicato, con il Pnrr alle ultime battute e la pressione sul bilancio per il “re-arm” europeo, trovare i soldi per opere assai impegnative non è facile. Per giunta, ammesso che si riesca a farlo, i benefici in termini d’immagine politica ricadrebbero solo sul sindaco e la coalizione che lo sostiene.

Roma deve rafforzare la sua rete di trasporto. Tuttavia, non bisogna perdere la bussola con interventi discutibili. Il tracciato della linea D che interessa il quadrante dell’Eur fa pensare che non sia indispensabile la soluzione della metropolitana, quando sarebbe più razionale e notevolmente più economico intervenire – anche con una certa urgenza – sul trasporto locale di superfice (bus e tram) per garantire una maggiore fruibilità dell’attuale Metro B (in via di ristrutturazione).

Intanto, anche se permangono dubbi sulla coerenza di alcune scelte, Patané dichiara la volontà di procedere con la progettazione. In questo caso, pronto cassa, servono 300 milioni: una cifra comunque ragguardevole. Al riguardo, dopo i fatti di Milano, c’è  da credere che l’amministrazione capitolina osserverà criteri di massima trasparenza. Ma resta la perplessità rispetto a tale improvvisa accelerazione.

In questo scenario, il Pd romano si perde nel particolarismo. La linea politica si dissolve nelle voci dei singoli circoli territoriali, per i quali, comprensibilmente, conta di più sapere dove passerà la metro e quali saranno le stazioni che non la coerenza generale di una operazione tanto ambiziosa.

In mancanza del giusto respiro politico, anche l’istituto neo-podestarile, emergente dalla investitura popolare del Primo cittadino, mostra i suoi limiti. A Roma tutto s’ingigantisce, anche la debolezza. Basti notare come il sindaco sia quasi costretto a rincorrere i suoi assessori. Può essere solo una sensazione, ma da un po’ di tempo a questa parte sono tornate le oche in Campidoglio e il loro guardiano fatica a starvi appresso.