Ruolo della donna e crisi demografica: prendiamo sul serio la Costituzione.

Se non si modifica lo status della donna in funzione della possibile scelta di essere madre, lo Stato, noi tutti, lasciamo sulle spalle solo della donna la responsabilità del “deserto demografico”.

Circa 2000 anni fa nacque un bambino che fece contare gli anni della Storia, prima e dopo di Lui. Era un Galileo nato a Betlemme in Palestina. Era tutti noi e tutti i bambini del mondo, che anche in questo secolo, sono le vittime più innocenti e più numerose di tutti gli scempi di cui l’umanità è stata capace di incolparsi. Anche il nostro tempo è macchiato da stragi di innocenti in ogni parte del pianeta: guerre, fame, malattie da povertà, ecc.

Ucraina, Gaza e Israele ci opprimono il cuore. I bambini sono la garanzia che esiste futuro per la umanità e per ogni nazione. Si tramandano culture, tradizioni, progressi, sviluppo. È questo il motivo per cui le culle vuote, fenomeno diffuso in Paesi ad alto sviluppo, come il nostro, recano con sé una molteplicità di problemi.

In Italia si è parlato di “apocalisse demografica” e anche di “deserto demografico”. Infatti l’ISTAT prevede che i residenti in Italia, se non si inverte la tendenza, nel 2050 saranno 54,1 milioni; il rapporto tra giovani e anziani sarà di 1 a 3. In quella sede l’accento era posto sulla “perdita economica pari a un terzo di Pil…l’attuale modello di welfare sarebbe insostenibile”, ecc.

Ma le culle vuote rappresentano soprattutto un urgente messaggio da raccogliere: incertezza del futuro, la paura che si riducano le garanzie di tutela sociale e di occupazione. È la maternità il successo della vita contro ogni preoccupazione per il futuro. Negli anni ‘50 le nascite erano circa un milione l’anno; nel 2023 circa 400.000. La ricchezza delle culle è promessa di sviluppo, di ricchezza per il Paese, di successo nelle attività sempre innovative che esigono tanti vivaci cervelli per il benessere di tutti.

La nostra Costituzione ci ha pensato, ma noi siamo smemorati. La maternità è un valore sociale, la famiglia radice della società, tuttavia sembra che tocchi solo alle donne farsi carico di questi beni comuni: “La Repubblica riconosce i diritti della famiglia come società naturale fondata sul matrimonio“ (art.29 Cost.)

Non sono mancati, soprattutto recentemente, interventi destinati ad aiutare le famiglie con figli. Sono certamente utili gli aiuti economici ma non può essere sufficiente una serie di bonus o assegni svincolati da un pensiero socialmente rilevante che riguarda direttamente chi ha la maggior responsabilità, la donna. Non può toccare a lei risolvere problemi che riguardano una idea di organizzazione sociale. Un imprenditore veneto ha deciso di premiare le sue dipendenti che hanno figli. Si potrebbe imparare…

La nostra Costituzione ha visto con lungimiranza i problemi che avrebbero investito la famiglia e ha descritto quali scelte si sarebbero dovute abbracciare. La donna nella famiglia e nel lavoro deve godere parità di diritti “e a parità di lavoro le stesse retribuzioni che spettano al lavoratore“ (art. 37 Cost.), ma non è ancora così. Soprattutto si dichiara solennemente che per la donna “Le condizioni di lavoro devono consentire l’adempimento della sua essenziale funzione familiare e assicurare alla madre e al bambino una speciale adeguata protezione”. (ibid)

Non si realizzano queste condizioni se la carriera viene interrotta, se diminuisce la retribuzione durante il periodo di assenza dal lavoro, se di conseguenza sarà decurtata la pensione. I congedi di maternità e paternità non suppliscono l’assenza di servizi di custodia, socializzazione e istruzione nei primi anni di vita del minore. E là dove esistono sono onerosi.

Pare si diffonda la pratica del congelamento degli ovuli per consentire alla donna di non rinunciare – quando sarà, quando potrà?- a generare un figlio, rimandando la maternità ad un tempo più propizio, compatibile con la carriera. Ma la “maternità congelata” rinvia ad età più matura e quindi anche più difficilmente aperta a più figli.

Credo sia tempo che le forze politiche affrontino con radicale coerenza con la Costituzione una vertenza unitaria, tempestiva, per razionalizzare tutte le frammentarie provvidenze garantite dalla legislazione vigente. Invece!

Cosa prevede il Bilancio 2024? Mantenuto l’assegno unico. Asilo gratuito dal secondo figlio, ma non è l’arrivo del primo che crea situazioni critiche nuove nella organizzazione familiare? Asili dove? Pubblici o privati, comunque costosi solo in alcune Regioni. La maggior parte del territorio italiano è assai povero di servizi per l’infanzia. Invece di continui bonus servirebbe ‘raggruppare’ le risorse per un disegno strutturale.

L’Alto Adige, e soprattutto la provincia di Bolzano, è la prima in Italia e supera la media europea per indice di natalità. Il governo indaghi quali sono le cause e le copi.

La nostra Costituzione introduce verbi asseverativi: la Repubblica rimuove gli ostacoli, tutela, riconosce i diritti: insomma non concede ma garantisce.

Se non si modifica lo status della donna in funzione della possibile scelta di essere madre, lo Stato, noi tutti, lasciamo sulle spalle solo della donna la responsabilità del “deserto demografico” che invece merita il calore della solidarietà sostanziale della comunità. Significa eliminare le diseguaglianze nel lavoro con stipendi e contributi invariati, durante la gravidanza, e servizi per la famiglia, in assenza dei quali si monetizzino gli impegni per la cura dei figli. La riduzione dell’Irpef per 4 miliardi sarebbe stata più utile alle

famiglie, se data alla sanità. Mantenuta la quota ‘opzione donna’ ma la riforma Fornero, lungi da essere stata abrogata, è forse diventata anche più severa. Se le donne perdono stipendio e pensione a causa della maternità sarà difficile che scelgano di avere più figli. Ogni legge di bilancio trova la coperta sempre troppo corta…

Bisogna andare a cercare i soldi dove sono “nascosti”: il bilancio dello Stato ha un credito enorme da parte degli evasori delle tasse. Sarebbe bene andare a scovarli, perché le culle vuote sono un danno anche per loro.