Sandro Fontana, l’intellettuale della sinistra sociale nella cornice della Dc.

Nel partito è stato un uomo di pensiero capace di dare legittimità culturale e ideale alle grandi intuizioni e ai progetti politici che di volta in volta venivano messi in campo.

Fra pochi giorni ricorderemo nella sua Brescia il decimo anniversario della scomparsa di Sandro Fontana. Non è facile tracciare in poche righe il ricco e variegato magistero civile di Sandro Fontana. E cioè, per ricordare solo i titoli: storico, docente universitario, amministratore regionale, parlamentare nazionale ed europeo, Ministro, scrittore, direttore del Popolo ma, soprattutto, un “intellettuale prestato alla politica” e all’impegno pubblico.

Una personalità apparentemente complessa ma, al contempo, caratterizzata da un filo rosso che lega in modo armonioso e coerente l’intera sua esperienza politica e culturale: ovvero, la strenua e lungimirante difesa e promozione dei ceti popolari; la perdurante fedeltà al cattolicesimo sociale e popolare e, in ultimo, l’amore per un “partito di liberi e forti” come strumento decisivo ed essenziale per la presenza dei cattolici nella cittadella politica italiana. Un triplice obiettivo che, appunto, ha sempre accompagnato Fontana nei suoi impegni molteplici a livello politico, istituzionale ed editoriale.
Ed è proprio all’interno di questa cornice che emerge il ruolo specifico assolto da Sandro Fontana nel corso degli anni. E, soprattutto – diciamocelo con franchezza – quel ruolo di intellettuale e uomo di pensiero che sapeva dare legittimità culturale ed ideale alle grandi intuizioni e ai progetti politici che di volta in volta venivano messi in campo.

Su questo versante, non si può non ricordare la strettissima collaborazione con Carlo Donat-Cattin, leader politico nazionale e statista nonchè punto di riferimento per eccellenza della sinistra sociale di ispirazione cristiana. Una collaborazione iniziata alla metà degli anni ‘70 e che è proseguita sino alla scomparsa del leader piemontese avvenuta nel marzo del 1991. E, forse, è anche opportuno ricordare che proprio in questo arco di tempo e all’interno di questo preciso contesto politico ed istituzionale, Fontana è riuscito a dispiegare con grande efficacia, coerenza e rara intelligenza il suo impegno politico, intellettuale e giornalistico. Ma la fedeltà di Fontana alle ragioni e alla cultura della sinistra sociale cattolica è proseguita anche dopo il tramonto della Democrazia cristiana. Lo confermano i suoi scritti, la sua ostinata convinzione a continuare ad organizzare i tradizionali convegni di Saint Vincent della sinistra sociale Forze Nuove – anche se con un taglio necessariamente più culturale e politico e meno partitico – e il richiamo, incessante e testardo, alle ragioni e alle speranze presenti nella ricca e feconda tradizione del cattolicesimo sociale e popolare italiano.

Certo, la cosiddetta seconda repubblica ha sconvolto i connotati strutturali e costitutivi del sistema politico italiano riconducibile alla lunga esperienza che ha visto protagonista per quasi 50 anni la Democrazia Cristiana e tutto ciò che ruotava attorno a quel partito. Ma è indubbio, al di là del profondo cambiamento che ha investito la politica italiana, che uomini come Sandro Fontana hanno saputo conservare, seppur in partiti e movimenti politici molto diversi rispetto alla loro esperienza originaria, quella coerenza e quella fedeltà alle radici che poi la sub cultura populista, qualunquista e demagogica ha cancellato. E, su questo versante, Fontana – anche grazie alla sua copiosa produzione di libri, documenti, saggi e articoli – è rimasto un punto di riferimento incancellabile per tutti coloro che credono nelle ragioni, nei principi e nella cultura della tradizione del cattolicesimo sociale e popolare del nostro paese.

E, infine, il magistero civile, politico e istituzionale di esponenti cattolici come Sandro Fontana continua ad essere importante e decisivo per tutti coloro che in questa precisa fase storica intendono riproporre nella cittadella politica italiana la cultura e il progetto politico riconducibile alla tradizione e al pensiero del cattolicesimo sociale e popolare. Perchè dai “maestri” del pensiero si deve continuare a trarre quegli stimoli e quelle intuizioni che erano, sono e restano, pietre miliari per il nostro cammino politico, culturale, sociale ed organizzativo.