Sant’Agnese fuori le mura ha il sapore di una bella storia antica, quale è la sua, essendo uno dei primi edifici di culto eretti a Roma in età paleocristiana. L’attuale complesso, ubicato in Via Nomentana a circa 3 km da Porta Pia, è il risultato di una serie di insediamenti e fabbricati che si sono succeduti nel corso di quasi due millenni e le cui prime tracce risalgono al IV secolo d.C., quando Costanza, principessa augusta e figlia dell’imperatore Costantino, fece tumulare in loco le spoglie di Agnese, martire romana alla quale era molto devota.
A questo sito religioso si attribuiscono una serie di avvenimenti – a partire dalla prodigiosa guarigione nel 337 della stessa Costanza da una grave malattia – che la Chiesa considera di straordinaria importanza e di un profondo significato spirituale. Tra i più celebri, si ricorda il crollo della chiesa del 12 aprile 1855, mentre papa Pio IX stava benedicendo gli allievi del Collegio di Propaganda. Quel giorno, che era un giovedì e cadeva nel V anniversario del ritorno di Pio IX dall’esilio di Gaeta, il pontefice e il suo seguito di decine di cardinali, prelati e chierici di ogni ordine e luogo, dopo aver fatto visita al 7° miglio di Via Nomentana alle catacombe che ancora oggi ospitano i resti di S. Alessandro I (quinto successore di Pietro), si fermarono per una sosta proprio a Sant’Agnese. La canonica celebrò l’evento con tutti gli onori dovuti, compreso un pranzo che avrebbe riunito un alto numero di commensali. Verso le 16 del pomeriggio Pio IX annunciò una benedizione generale ai giovani seminaristi ospiti della basilica, i quali furono radunati tutti in una sala adiacente alla canonica. Erano più di cento. Fatti entrare a uno a uno nel locale dove papa Mastai Ferretti si sedette frontalmente alla porta da cui venivano introdotti i ragazzi, dopo alcuni istanti il pavimento della chiesa si sgretolò all’improvviso aprendosi in due come un libro : aveva ceduto la trave centrale della parrocchia. Un rumore pauroso e una nube di polvere pervasero tutti gli ospiti del comprensorio, che sprofondarono per più di 5 metri. Pio IX cadde su sé stesso insieme alla sedia facendo pensare che non ce l’avrebbe fatta. Cosa successe nei particolari lo racconta La Civiltà Cattolica in un numero dell’epoca; una testimonianza che non lascia spazio a equivoci ed è tutt’oggi fonte di memoria storica:
Pare ad alcuni che il papa cadesse seguendo cadere quel pezzo di trave su cui poggiava la sedia, e, per quanto si può congetturare, sdrucciolando pian piano sopra di esso, il Papa con tutta la sedia venisse insieme colla trave a terra, dove la sedia medesima (mirabile provvidenza!) rovesciatasi sopra il Santo Padre, senza offenderlo per nulla, gli servì anzi come di tetto a difesa del capo e di tutta la persona dai cadenti rottami. Il certo è che Sua Santità non ebbe nel cadere la menoma offesa e né anco una leggera scalfittura; […] Non è perciò possibile attribuire ad altro che ad una specialissima provvidenza del cielo questa veramente prodigiosa incolumità […].
Fu un miracolo ? La Chiesa di Roma ha avuto fede che lo sia stato. E il fatto che non ci siano state vittime, comprensivamente al Santo Padre, ha rafforzato la tesi delle massime cariche ecclesiastiche. Ciò nonostante, una cinquantina tra ragazzi e porporati rimasero feriti, alcuni dei quali in modo grave. Ad ogni modo, quello stesso pomeriggio Sant’Agnese scandì il Te Deum, seguita in successione da altre chiese di Roma. La notizia si era sparsa.
Ora parliamo del presente, visto la basilica non se la passa affatto bene. Attualmente, il complesso è costituito dal caseggiato costantiniano (la prima struttura edificata, proprio sopra la catacomba di Agnese), dal mausoleo di Santa Costanza e dalla basilica di Sant’Agnese, commissionata da papa Onorio tra il 635 e il 638, ancora ben conservata e progettata sul modello di San Lorenzo fuori le mura. La maggior parte degli edifici – costituita da splendidi monumenti in stili architettonici diversi fra loro e risalenti a varie epoche – si fondano sul culto spirituale e sulla memoria del martirio di Agnese, fanciulla dodicenne decapitata dalle milizie romane a causa della sua appartenenza alla fede cristiana (le cui spoglie sono ancora conservate nel relativo reliquiario insieme a quelle di Sant’Emerenziana). La chiesa, insignita dell’onorificenza dignitaria di basilica minore (attribuzione dei pontefici ai luoghi di culto di estrema importanza), rischia di subire danni irreparabili per via della fatiscenza di alcuni suoi locali, che pochi mesi fa sono stati revisionati, ma solo alle fondamenta. Per continuare l’opera di messa in sicurezza e di ristrutturazione del complesso servirebbe, come ha fatto sapere una commissione tecnica, circa un milione e mezzo di euro, che il Mibac non è al momento in grado di erogare.
E’ per questo motivo che i sacerdoti della parrocchia hanno dato luogo all’iniziativa di una raccolta fondi rivolta soprattutto ai privati e ai fedeli, la quale non potrà – a meno di miracoli, per l’appunto – in alcun modo raggiungere in breve tempo la cifra di cui sopra. Ma il tempo stringe, e Sant’Agnese, che sino a pochi decenni fa era in aperta campagna e dunque esposta alle variazioni climatiche e all’umidità, rischia di rimanere danneggiata irrimediabilmente.