Storia, i Mali di Roma? Un’iniziativa dalle finalità incerte.

Storia, i Mali di Roma? Un’iniziativa dalle finalità incerte.

L’autore, compianto professionista del diritto, all’epoca vicino al sindaco Darida, formulò un giudizio negativo sul convegno del 1974. Di seguito riportiamo uno stralcio del suo libro sulla storia della corrente fanfaniana a Roma.

[…] Cosa resta, quindi, del febbraio 1974? Un Convegno che ha visto una marginale partecipazione dei parroci e del clero, che non ha messo sul banco degli imputati lo stretto collegamento tra mondo cattolico e Campidoglio negli anni ’50, quando si costruivano quartieri urbanisticamente assurdi, ed i terreni, in buona parte, appartenevano all’Immobiliare: esempi visibili che stanno a documentare gli errori della gestione urbanistica. Ma la D.C. del 1974 stava già operando (ed i risultati sono egualmente visibill) per umanizzare la città e per riequilibrare le insufficienze del passato.

Cosa è rimasto delle richieste dei cattolici del dissenso? Nulla su di un diverso modo di intendere la proprietà secondo la tesi di Dom Franzoni (La Terra è di Dio). Cosa è rimasto nella richiesta di abolire il Concordato (rinnovato invece nel 1984), di esaminare i bilanci del Vaticano e di cedere i terreni delle congregazioni per le esigenze dei senza tetto? Quale è stato il vantaggio del processo di porre sul banco degli imputati la D.C., mentre il P.C.I. era già impegnato ad essere coinvolto in un incontro per gestire insieme la città? La D.C., e Città del Lazio in prima linea, hanno reagito, con orgoglio e consapevolezza, indisponibili a subire l’ingiusto ostracismo verso il proprio impegno ed il proprio ruolo politico.

Ma qualcosa resta anche in una iniziativa male organizzata, dalle finalità incerte e dai risultati invisibili. Il 29 maggio 1974, dopo il crollo referendario, soprattutto a Roma, dei consensi favorevoli all’abrogazione del divorzio, in una intervista a Pier Giorgio Liverani su “l’Avvenire”, il Sindaco Darida, tentando costruttivamente di valutare il Convegno, ne precisò il significato, non esitando a riconoscere che “i discorsi fatti in quella sede hanno lasciato un segno, anche se gli echi più superficiali sono scomparsi, a conferma dello strumentalismo di certe interpretazioni di comodo”.

Secondo il Sindaco era un errore pensare che la grande occasione della Chiesa di Roma sia già esaurita, ma, al contrario, si doveva costruire un vero rapporto tra amministrazione e comunità cristiana, entrambe indirizzate verso un cambiamento: revisione del Piano Regolatore, riduzione della densità della popolazione, preservazione del Centro storico, esproprio delle ville, vincolo delle aree destinate a servizi, investimenti per i servizi sociali, sul verde e sulle strutture socio-sanitarie.

Su questo rapporto poteva rinascere una coscienza comunitaria distrutta dall’urbanizzazione senza regole, dalla massificazione, dall’indifferenza: era un processo di reciprocità tra l’amministrazione e la comunità cristiana che era già in atto. La presenza cristiana era uscita dal formalismo ed aveva acquisito un carattere più immediato e spontaneo.

Forse è questo il dato permanente ed apprezzabile dell’iniziativa.

Quello del Convegno del febbraio 1974 sarà anche stato il momento di una posizione pubblica della Chiesa romana, differenziata dalla Santa Sede e dal partito cattolico; ma è stato un episodio isolato, una parentesi, una presenza nelle differenti situazioni contingenti. Oggi è finita la D.C., la Chiesa formalmente non ha più espresso predilezioni verso alcun partito, ma nelle scelte che coinvolgono i principi etici, le posizioni della Chiesa sono continuate ad essere polemiche verso le sinistre laiche e marxiste ed incoraggianti verso le iniziative dei partiti ideologicamente vicini.

Il 6 maggio 1992 il Cardinale Ratzinger partecipò in Campidoglio ad un convegno su “L’idea di Roma, sensibilità antiche e nuove per la Città”. Il ricordo del febbraio 1974 era inevitabile: Giulio Andreotti, osservò, con la consueta ironia, come la Chiesa giudicava una liberazione non avere più cure temporali. Allora bisogna avere comprensione per chi a queste cure è deputato: in effetti nel Convegno del febbraio 1974 la comprensione è stata sicuramente lontana.

La critica e le accuse, ascoltate nel Convegno di febbraio 1974 sono state, spesso, apodittiche e frettolose, senza voler valutare e comprendere neppure le dignitose difese; non dimentichiamo il messaggio di Benedetto Spinoza: “non flere, non indignari sed intelligere”. Senza la comprensione non vi è neppure la carità.

 

  1. La Cute, Fanfaniani a Roma: “Città del Lazio” una storia democristiana, prefazione di Clelio Darida, Euroma, 2013, pp. 295-297.

 

Per saperne di più e acquistare il volume

https://amzn.eu/d/3nYfudI