C’è uno strano e singolare dibattito a Torino e in Piemonte. Da settimane, e in vista delle ormai prossime elezioni regionali, la sinistra e i principali esponenti del nuovo corso del Pd della Schlein, attaccano a testa bassa il bravo e capace Sindaco di Torino, Stefano Lorusso, perchè “deve interrompere subito la coesione istituzionale” con il Presidente della Regione Piemonte Alberto Cirio. O meglio, come dice l’esponente del partito populista torinese, l’ex sindaca dei 5 Stelle Appendino, “Lorusso deve smetterla di fare il promoter di Cirio”.
Ora, si tratta di un dibattito singolare ed anacronistico per svariati motivi ma soprattutto per due ragioni di fondo.
Innanzitutto perchè, proprio a Torino e in Piemonte, le migliori stagioni politiche per il nostro territorio sono coincise in questi ultimi anni quando si è costruita una vera e propria “coesione istituzionale” tra il Sindaco della città capoluogo e il Presidente della Regione. Così fu tra Castellani e Ghigo; tra Chiamparino e Ghigo e, infine, proprio con Lorusso e Cirio. E lo confermano vari progetti che hanno avuto una positiva e proficua ricaduta sui territori. Nel caso specifico, a Torino e in Piemonte.
In secondo luogo la cosiddetta “coesione istituzionale” è segno di una spiccata e matura cultura di governo. Solo chi concepisce la politica come uno contro permanente e frontale, come una radicalizzazione continua del conflitto politico e come tentativo costante – tic proprio della sinistra ex e post comunista – di delegittimare moralmente l’avversario/nemico prima e di annientarlo politicamente poi, può sostenere una tesi tanto strampalata quanto anti politica. Una modalità, questa, che non soltanto mette in discussione una prassi ormai consolidata e anche politicamente vincente, ma che soprattutto evidenzia come il populismo continua a serpeggiare e a caratterizzare larghi settori della politica italiana. Sinistra compresa, purtroppo.
Ecco perchè, quando si parla di “coesione istituzionale” o di “collaborazione istituzionale” tra i diversi vertici degli enti – anche se di diverso colore politico – la regola resta quella di evitare conflitti permanenti e semmai, e al contrario, ricercare le ragioni della convergenza politica per raggiungere obiettivi comuni e soprattutto utili per il territorio.
Spiace che per motivazioni puramente elettorali e accompagnato da una concezione politica alquanto infantile e discutibile, si metta addirittura in discussione quella ”coesione istituzionale” che resta una delle poche risorse positive e costruttive di un passato che non va semplicemente e qualunquisticamente archiviato.