Sul Centro piovono i detriti della collisione tra Italia Viva e Azione

Penoso il litigio fra Calenda e Renzi. Il danno prodotto è stato enorme perché comunque occorre sempre misurarsi, complice la legge elettorale, con un sentire comune di tipo maggioritario.

I clamorosi errori degli avversari aiutano Giorgia Meloni, che può così concentrarsi sulla sua attività di governo senza doversi preoccupare troppo delle opposizioni. Semmai dell’alleato leghista, un po’. Sempre meno di quello berlusconiano, alla luce degli ultimi assestamenti interni a Forza Italia. Non bastava infatti lo spostamento a sinistra del Pd, e per di più verso una sinistra radicaleggiante palesemente ostile ai sentimenti dei cattolici, deciso dall’indefinito “popolo” delle primarie. 

 

Ora il litigio davvero penoso fra Calenda e Renzi ha demolito quella ipotesi di nuovo partito di Centro che pure aveva avuto, lo scorso 25 settembre, una cauta ma non indifferente apertura di credito da parte di un elettorato non amante dei radicalismi di destra o di sinistra. Il danno prodotto è enorme, perché ora sarà difficile per chiunque riproporre una credibile forza politica di Centro, che già di per sé deve combattere contro un sentire comune orientato in senso maggioritario dalla legge elettorale nazionale.

 

È evidente, ad esempio, che pure la parte più moderata e meno “destrorsa” dell’elettorato di Forza Italia o, meglio, di Silvio Berlusconi nel momento in cui quest’ultimo non dovesse trovarsi più in grado di presentarsi alle elezioni virerà verso Meloni, in assenza di una proposta credibile al centro dello schieramento politico. È ovviamente inimmaginabile che si sposti verso il nuovo Pd. Mentre invece – sia detto per inciso – l’obiettivo del Pd “a vocazione maggioritaria” era divenire interessante e votabile anche da questa parte dell’elettorato.

 

In effetti, quello che forse a sinistra e al centro non si è ancora compreso è che alle prossime elezioni europee è in gioco il futuro dell’Unione Europea. Se infatti dovesse consolidarsi il prospettato asse fra Conservatori e Popolari e se questo dovesse risultare maggioritario a livello continentale si determinerebbe un cambiamento invero notevole nelle istituzioni europee. Che diverrebbero ulteriormente imbrigliate da un nazionalismo prevalente non più solo in alcuni paesi ma addirittura nel Parlamento di Strasburgo.

 

La partita dunque è di rilievo assoluto. Non considerarla, rimanendo ad un livello periferico nazionale privo di alcun collegamento col mondo reale al di fuori di noi, sarebbe un errore gravissimo da parte di quanti vorrebbero costituire una nuova forza politica non asservita ai partiti principali dei due poli. Sarebbe un errore anche da parte del Pd, che rischia di trovarsi in una condizione minoritaria – tramite il PSE – in Europa. Un errore che la componente sconfitta alle primarie, che ha una consistenza rilevante dentro al partito, avrebbe il dovere di segnalare alla segretaria nazionale e alla segreteria tutta, composta peraltro in misura largamente punitiva nei confronti delle minoranze interne.

 

Mancano 12 mesi all’avvio della campagna elettorale europea. Un tempo breve, ma volendo ancora sufficiente per costruire qualcosa che possa rivelarsi interessante per l’elettorato, a cominciare da quella parte di esso sempre più sfiduciata e dunque sempre più lontana dal sistema istituzionale, come si verifica con il crollo dei votanti ad ogni nuova elezione. Lo spazio è ristretto, il tempo è poco, le difficoltà sono notevoli. Ma con una forte volontà, una determinata convinzione, una genuina spinta ideale assolutamente scevra da qualsiasi ambizione leaderistica personale di sorta, la scommessa potrebbe essere giocata e alla fine magari anche vinta. 

 

E di fronte alle enormi difficoltà con le quali dobbiamo confrontarci, dalla guerra in Europa al cambiamento climatico per dirne solo due, forse richiamare tutti alla rinnovata necessità di quel moroteo “senso del dovere” che esprime solidarietà collettiva nel tempo in cui paiono importare solo i diritti individuali potrebbe essere – come ci ha ricordato Guido Bodrato qualche giorno fa – un modo alternativo, e innovativo, per destare l’interesse dei cittadini verso una politica capace di tornare ad affrontare i problemi della condizione umana.