Sull’Ucraina emergono le distanze fra le due visioni di Europa

I paesi del fu Patto di Varsavia hanno maturato un odio atavico nei confronti della Russia e pertanto vorrebbero sconfiggere Putin in modo netto. Al contrario, i paesi dell’Europa occidentale sono più prudenti. La Crimea, ad esempio, non è considerata realisticamente riconquistabile.

Enrico Farinone

A una decina di giorni dal viaggio del presidente americano in Europa, a Kyiv e Varsavia, alcuni interrogativi che erano sorti nelle capitali europee e a Bruxelles in particolare si sono se possibile rafforzati.

Perché Biden ha tenuto proprio a Varsavia e non altrove il discorso che ha quasi richiamato quello mitico di Kennedy a Berlino? Possibile che non si renda conto che la linea oltranzista dei polacchi rischia di spaccare il fronte con la parte occidentale dell’Europa, le cui opinioni pubbliche cominciano a palesare segnali di stanchezza dopo un anno di guerra in Ucraina e i conseguenti aiuti militari forniti alle forze armate di Zelensky? O non è piuttosto una scelta precisa, volta a dividere la UE, né più né meno lo stesso obiettivo che ha sempre avuto Trump e comunque sostanzialmente in linea con la freddezza o peggio il disinteresse obamiano verso il vecchio continente?

Quali che siano le risposte, e forse non ve n’è una univoca, le distinzioni europee non sono sconosciute a Washington. Per dirne una, è chiaro che non vi è una visione unitaria su come cercare di concludere il conflitto. I paesi del fu Patto di Varsavia hanno maturato un odio atavico nei confronti della Russia (ed essendo a Mosca geograficamente più vicini ne temono l’arroganza imperialista) e pertanto vorrebbero approfittare della guerra ucraina per sconfiggere Putin in modo netto, con l’aiuto USA. Il che significa pieno sostegno ai proclami patriottici di Zelensky: dunque ritorno a Kyiv non solo del Donbass ma pure della Crimea. Al contrario, soprattutto quest’ultima non viene dai paesi dell’Europa occidentale considerata realisticamente riconquistabile, ormai di fatto territorio russo dal 2014 ed essenziale sbocco al mare per Mosca, un tema da sempre decisivo per Mosca sin dai tempi di Caterina la Grande.

Il conflitto ucraino dunque segnala l’esistenza di una divisione interna alla UE che per la verità è nota e si è già palesata in diverse circostanze, prima fra tutte la gestione delle migrazioni. E conferma quale sia uno dei problemi principali dell’Unione, se non addirittura il problema: l’assenza di una politica estera comune. Che però solo una unione politica è in grado di produrre. E così nell’assenza europea sono gli Stati Uniti a dettare la linea. E saranno loro a decidere quando provare a trattare con la Russia. Il problema è che Putin non ha nessuna intenzione di trattare, e forse agli americani – per ora – va bene così.