Tempi Nuovi di fronte al progetto Meloni di riforma costituzionale

Le questioni istituzionali impegnano da sempre le riflessioni dei cattolici democratici e popolari. Per i quali, oggi, è necessario confermare la coerenza del loro pensiero. Il ruolo di “Tempi nuovi”.

Ci sono alcune costanti che hanno segnato, storicamente, la presenza politica e culturale dei cattolici democratici e popolari nel nostro paese. Momenti che ne hanno rappresentato l’originalità e la specificità rispetto alle altre culture politiche nella storia democratica italiana e che, soprattutto, hanno caratterizzato il percorso e il cammino della stessa democrazia italiana.

Ora, è a tutti evidente che tra questi temi persiste quello che Guido Bodrato, uno degli ultimi “maestri” del pensiero cattolico democratico e popolare, sintetizzava con lo slogan mai banale nè approssimativo di “qualità della democrazia”. Qualità della democrazia che coinvolge, com’è altrettanto evidente, il ruolo delle istituzioni democratiche, l’assetto del governo, il bilanciamento e la rigorosa separazione dei poteri, la peso e il ruolo dei cittadini – il celebre “cittadino arbitro” di Roberto Ruffilli – , la centralità del Parlamento, la stabilità dei Governi e, infine, un sistema elettorale che garantisca il protagonismo degli elettori e non la passiva e non decidente partecipazione. Elementi che, da sempre, sono e restano al centro del pensiero e della tradizione cattolico democratico e popolare. Ed è proprio partendo da questa considerazione che, oggi, come in molti altri appuntamenti cruciali della vita parlamentare, si gioca la capacità politica, la coerenza culturale e il coraggio civico dei cattolici democratici e popolari contemporanei. Al di là delle piccole beghe quotidiane su chi rappresenta al meglio l’eredità della straordinaria esperienza cinquantennale della Democrazia Cristiana. E, al contempo, misura l’attualità della loro presenza politica nella vita pubblica italiana.

Ed è proprio di fronte a questo scenario, concreto e oggettivo, che adesso verifichiamo l’originalità di questa cultura e la sua capacità di continuare a condizionare l’intera dialettica politica italiana. Del resto, come molti sanno, i cattolici democratici e popolari sono stati determinanti in quasi tutti i tornanti più delicati della vita repubblicana, a partire dal secondo dopoguerra. E lo sono stati, seppur in minor misura, anche dopo il tramonto della esperienza della Democrazia Cristiana nel lontano 1993. Ma le fasi politiche scorrono rapidamente e l’eredità di un pensiero e di una tradizione non basta evocarli ma vanno vissuti, inverati e tradotti con atti e comportamenti politici concreti e tangibili. Anche senza un partito di riferimento.

Ecco perché, a cominciare dal movimento politico e culturale dei Popolari “Tempi nuovi”, adesso deve partire una iniziativa di confronto e di approfondimento di merito sul progetto di revisione costituzionale e di modifica istituzionale presentato dal Governo presieduto da Giorgia Meloni. Insomma, l’esatto opposto di quello che fanno la sinistra massimalista e radicale della Schlein e i populisti dei 5 Stelle dove l’unica preoccupazione resta quella di dire “no” organizzando già i comitati “contro” a prescindere dal merito e dai contenuti della riforma governativa. Un modello, del resto, caro a chi fa della propaganda permanente e del populismo la cifra distintiva dell’azione politica. Ma, adesso, appunto, si tratta di mettere in campo idee, proposte, e iniziative che siano in grado di qualificare la presenza politica e culturale del pensiero cattolico democratico e popolare. Ben sapendo che, a volte, nella vita pubblica ci si trova di fronte a tornanti decisivi che certificano la presenza o l’irrilevanza di un “pensiero” e di una “tradizione” culturale ed ideale. E quello dell’ennesimo progetto di riforma istituzionale e costituzionale di un Governo è una ghiotta e cruciale occasione per misurare la bontà e, soprattutto, la straordinaria modernità ed attualità del popolarismo di ispirazione cristiana.