Articolo pubblicato sulle pagine di (Agenzia Italia) a firma di
Davanti ai distinguo e agli stop degli alleati sul fronte riforme, Zingaretti batte un colpo: serve una visione di Paese, con quattro idee diverse non si va avanti. A far scattare il segretario Pd è stata la frenata dei Cinque Stelle sul pacchetto riforme presentato proprio oggi dai vertici del Nazareno.
Lo stop del M5s
Il cuore del pacchetto è il superamento del bicameralismo paritario accolto però dai Cinque Stelle come una fuga in avanti: le riforme vanno condivise, no agli annunci di parte, è l’altolà lanciato dal capogruppo pentastellato Davide Crippa. I renziani sono invece pronti a sedersi a un tavolo allargato alle opposizioni, purché il nuovo assetto costituzionale, a partire dalla sfiducia costruttiva, abbia la priorità rispetto alla legge elettorale.
Via libera dai renziani
Sul modello proporzionale è caduto anche l’ultimo sbarramento di Italia viva, ma nuove tensioni si registrano invece sulla soglia di sbarramento e le preferenze, con il Pd che avverte gli alleati: lo sbarramento al 5% non è in discussione. Parole categoriche che fanno insorgere Leu, da sempre schierata a favore di una soglia più bassa: “Il Pd ha una strana idea di condivisione”, osserva Nicola Fratoianni. I renziani, invece, sposano l’idea di un ritorno alle preferenze, fortemente voluto dai pentastellati. I dem, al contrario, preferirebbero il Provincellum, come spiega il segretario che però precisa essere una posizione personale e non del partito.
L’avvertimento di Zingaretti
Difficoltà di fronte alle quali Zingaretti non esita ad evocare il più cupo degli scenari, la fine del governo: “Io non credo che la maggioranza di governo possa andare avanti solo perché c’è il Presidente della Repubblica da eleggere. Non possiamo governare insieme con quattro idee diverse di Paese”.
All-in del Pd
Con il pacchetto di riforme presentato al Nazareno, d’altra parte, i dem hanno giocato il loro ‘all-in’, consapevoli di essere, dopo le regionali, la forza motrice della maggioranza. Il Partito democratico, insomma, “si assume la responsabilità di avviare un nuovo fronte riformatore” e dopo la vittoria del Sì al referendum confermativo sulla riduzione del numero dei parlamentari, apre il capitolo del superamento del bicameralismo paritario e per introdurre lo strumento della sfiducia costruttiva.