Tornano i girotondi con attori impegnati nella pièce di sempre

Un consiglio? Sarebbe bene inventarsi un nemico irriducibile che esista per davvero senza sempre denunciarne l’arrivo imminente e che poi puntualmente scompare dall’orizzonte.

Eccoli lì. Sono ritornati. O almeno così pare. Chi sono? Gli stessi da svariati lustri. Certo, adesso sono un po’ invecchiati ma sempre sicuri delle loro certezze ideologiche, dei giudizi sprezzanti sugli avversari/nemici e, soprattutto, fieri della loro superiorità morale e della loro granitica verità.

Sono i girotondini, o il popolo viola o le truppe arcobaleno o le sardine o i “chattisti antifascisti” come vengono chiamati oggi. Insomma, per farla breve, sono sempre loro. Ovvero, gli intramontabili esponenti della sinistra salottiera, arisrtocratica, alto borghese e talvolta anche milionaria del nostro paese. Molti sono diventati, a colpi di contratti ultra milionari, “martiri dell’informazione” o le “vittime” dell’ennesimo “regime dispotico” di cui non se ne accorge nessuno tranne loro.

Dove, però e per fortuna per loro, nel frattempo il patrimonio personale aumenta. Sono tutti coloro che, periodicamente, denunciano l’arrivo del solito e ormai noiosissimo regime fascista, la possibile restrizione delle libertà e l’inossidabile torsione autoritaria e antidemocratica. La parola d’ordine, ieri come oggi, è sempre la stessa: e cioè, “ora e sempre 25 aprile”.

Ora, pare che l’ultimo alfiere di questa battaglia a difesa delle democrazia e della libertà – salvo nei giorni festivi o nei cosiddetti “ponti” delle vacanze – sia l’ex direttore della Stampa Massimo Giannini. Chi legge i suoi editoriali, ieri sulla Stampa e oggi di nuovo su Repubblica, prova anche un po’ di nostalgia perchè, mutatis mutandis, sembra di rivedere i sermoni del Manifesto o di Lotta Continua contro il “sistema di potere della Democrazia Cristiana” con i macabri slogan che accompagnavano quella campagna stampa. Certo, i tempi sono radicalmente cambiati e anche il linguaggio è un po’ meno truculento e selvaggio di quell’epoca. Ma il nemico è sempre quello: il ritorno del regime. Nelle sue diverse espressioni accusando personaggi e partiti che lambiscono sempre quella sub cultura autoritaria, illiberale e squisitamente anti democratica.

Ora, e per tornare all’oggi, pare che all’orizzonte siano già in programma due iniziative dei nuovi “resistenti” dell’aristocrazia della sinistra italiana. Cioè quelli che si preoccupano della salute della nostra democrazia e delle condizioni drammatiche delle condizioni di vita dei ceti popolari. E questo lo fanno dall’alto dei loro contratti milionari e che, guarda caso, detestano profondamente quando qualcuno lo ricorda a tutti. Ceti popolari compresi.  Ma, per non infierire eccessivamente e senza dare una importanza oltremisura a queste future e possibili nonché simpatiche scampagnate in giro per l’Italia, credo sia importante richiamare un solo aspetto. E cioè, nel pieno rispetto di questi esponenti della borghesia italiana che votano convintamente e legittimamente a sinistra, vorremmo fare un solo invito affinchè l’iniziativa dei neo girotondini possa essere presa in seria considerazione.

Insomma, prima o poi occorrerà inventarsi un nemico irriducibile che esista per davvero senza sempre denunciarne l’arrivo imminente e che poi puntualmente scompare dall’orizzonte. Perché prima, e per lunghi 50 anni, c’era la Dc, poi Berlusconi, poi Salvini, poi Renzi, poi Meloni e poi chissà ancora. Per cui, mentre il portafoglio si ingrossa per meriti indubitabili, forse sarebbe opportuno – sempre per rendere più convincente la ‘resistenza al nuovo

regime’ – che il nemico ci fosse veramente. E che, soprattutto, non cambi così rapidamente.

Perchè, altrimenti, più che una protesta a difesa della libertà degli altri, rischia di apparire solo come una armata di reduci a difesa dei propri privilegi, del proprio potere e della propria e comprensibile visibilità mediatica.