Tra Tajani e Marina Berlusconi un gioco delle parti?

Il Ppe combatte i partiti euroscettici - quelli che la primogenita di Berlusconi spera di vedere sconfitti alle elezioni - ma con essi in parlamento e nel governo gli Azzurri fanno squadra.

Ieri, riferisce Repubblica, Marina Berlusconi aveva voglia di parlare di politica. «Spero che alle Europee i partiti euroscettici vadano male». E poi, all’incalzare del giornalista, aggiungeva: «Credo che abbia molto senso e che sia giusto votare per Forza Italia che è un partito che nell’Europa crede per davvero e che ha l’Europa nel suo dna. Vista la situazione di tutto abbiamo bisogno meno che di un’Europa fragile […] Mi auguro che non facciano un buon risultato, che non crescano o crescano poco i partiti euroscettici». Naturalmente Salvini non deve averla presa bene.

Invece, come è ovvio, a prenderla bene è stato Tajani. «Ringrazio Marina Berlusconi – ha detto prontamente il segretario – per le parole di sostegno: dal primo giorno Marina e Piersilvio non hanno mai neanche per un minuto abbandonato il sostegno al movimento che hanno definito la più importante creatura del padre […] Le sue parole ci incoraggiano e ci fanno piacere: apprezziamo la sua discrezione. Ci sostiene sottolineando anche la differenza dei ruoli. Lei è una grande imprenditrice, col fratello segue le orme del papà».

Tajani indubbiamente si sente rinfrancato per un assist che rafforza la sua leadership sorniona e rassicurante. Qualche commentatore, nei giorni passati, lo ha persino paragonato a Forlani. Un’offesa, naturalmente alla memoria, per il flemmatico leader moderato della Dc. A Forlani si poteva addossare la colpa di una politica del rammendo, giocata all’ombra della mediazione, non di mancare di nerbo e di principi. Tajani è solo rammendo, per giunta senza grazia.

Cos’è Forza Italia sotto la sua guida? Dire che in Italia incarna la posizione del popolarismo europeo sembra un’ovvietà, essendo Tajani un vice presidente del Ppe, ma dietro l’ovvietà fa capolino il dubbio o peggio ancora lo sconcerto. Oggi il Ppe combatte i partiti euroscettici – quelli che la stessa primogenita di Berlusconi spera di vedere sconfitti alle elezioni – ma con essi in parlamento e nel governo gli Azzurri fanno squadra. Invece di combatterli, ne consolida il posizionamento e quindi l’abilità di manovra derivante dal potere.

Sembra dunque il gioco delle parti: la famiglia, impegnata ad estendere le sue Tv in Europa, si mostra contraria ai sovranisti; il partito, accomodato alla bell’e meglio sul carro meloniano, si attesta a difesa della unità del destra-centro. La logica degli affari obbliga a tener conto del potere oltre le Alpi, il calcolo della politica, come che sia, a sedere accanto ai nazionalisti e agli euroscettici. A quella destra, cioè, che i Popolari europei considerano un pericolo. Quousque tandem…?