Tutti i misteri dolorosi della Direttiva Zangrillo

Il ministro intendeva rimuovere l’odioso vulnus a danno dei lavoratori fragili, ma allo stato attuale nessuno è in grado di sapere se nel comparto pubblico la Direttiva sia stata applicata o meno.

Che fine ha fatto la Direttiva Zangrillo? Quel provvedimento del Ministro della Pubblica Amministrazione emanato il 29 dicembre 2023 che intendeva porre rimedio alla disparità di trattamento tra lavoratori del comparto privato e del comparto pubblico in materia di applicazione della proroga al 31 marzo 2024 dello smart working per i cosiddetti “lavoratori fragili”.

Non se ne ha traccia. In molti hanno elogiato quell’iniziativa “riparatoria” di una ingiustizia contenuta nella legge di bilancio: mi riferisco soprattutto a quei poveri malcapitati rimasti improvvisamente senza tutele. Nessun Governo aveva finora realizzato un atto legislativo così punitivo verso il pubblico impiego: si era partiti dall’equiparazione dello stato di malattia al ricovero ospedaliero per passare attraverso reiterati e seppur spesso tardivi rinnovi trimestrali dello smart working.

Nessuno aveva mai introdotto tuttavia una separazione e di fatto una discriminazione così netta in danno dei lavoratori pubblici: viene da chiedersi a cosa serva un Ministero per le disabilità se i disabili, gli immunodepressi e i malati con patologie incluse nel D.M. 4/2/2022 del comparto dei pubblici dipendenti sono rimasti dal 1°gennaio u.s. – il giorno dopo la scadenza del precedente rinnovo – totalmente privi di qualsivoglia tutela concessa invece senza indugio ai lavoratori del settore privato.

Questa è una domanda che va posta direttamente al Ministro per le disabilità.

Qui sono in ballo i principi Costituzionali di uguaglianza dei cittadini davanti alla legge e di tutela della salute dei cittadini (art. 2 e 32). Il Ministro Zangrillo con la sua Direttiva intendeva rimuovere questo odioso vulnus ma allo stato attuale delle varie situazioni nel comparto pubblico nessuno è in grado di sapere se la Direttiva sia stata applicata o meno. Per la tutela dei diritti soggettivi e degli interessi legittimi degli aspiranti al lavoro agile e per il principio di trasparenza che deve caratterizzare gli atti della P.A. tutto dovrebbe essere noto alla luce del sole. Non risulta che il Ministero della P.A. abbia esperito un sondaggio, eppure avrebbe dovuto monitorare l’applicazione del proprio atto ordinativo e prescrittivo: ci si chiede come si possa eludere una Direttiva Ministeriale o si possa aggirarne l’applicazione.

Chi ci rimette sono sempre le persone fragili: francamente neanche i Sindacati risulta abbiano sollecitato l’attuazione del provvedimento né che i singoli Ministeri che hanno a che fare con il comparto pubblico abbiamo comunicato informazioni circa la sua pratica applicazione. Tutto è circondato da un alone impenetrabile di silenzio. Tutto si rinvia, il 31 marzo ormai è vicino e forse ci si libererà per sempre di questo fastidio. Come al solito i lavoratori interessati brancolano nel buio e rivolgendosi ai Dirigenti diretti superiori gerarchici e rappresentati dell’Amm.ne a titolo di “datori di lavoro” ricevono risposte evasive, vaghe e spesso apertamente dinieghi espliciti.

La scuola è il settore pubblico più punito: il Governo non è riuscito a racimolare pochi milioni di euro (all’ultimo rinnovo era stato stati stanziati – mi pare – 16 milioni e ne erano a conti fatti avanzati…) per la nomina dei supplenti. Qualcuno ha interpellato il Ministero dell’Istruzione ma non risultano risposte, nemmeno alle richieste inoltrate tramite legali: che cosa possono fare, a chi devono rivolgersi coloro che attendono una risposta? Forse a nessuno: per evitare rampogne rispetto a esternazioni o proteste che il rispolverato DPR 81/2023 ha vietato di esprimere. In questo clima di silenzio nessuno muove un dito e si ha notizia di lavoratori certificati fragili dal medico competente e con patologie incluse nel D.M.4/2/22 – quindi a tutti gli effetti già valutati- che vengono spediti alle visite di idoneità professionale presso l’INPS. Un errore gravissimo che rasenta il mobbing, una confusione tra due situazioni diverse: i fragili non sono ‘finti ciechi’ o furbetti del cartellino, sono malati con patologie che la normativa stessa ha già validato e legittimato, non necessitano di un ulteriore passaggio sotto la forca caudina della commissione medica prov.le. Secondo questo principio i malati di cancro, gli immunodepressi e i portatori di malattie “a vita” dovrebbero essere dichiarati inidonei e licenziati?

A parte il merito, suvvia, un poco di umanità non guasterebbe. Ma se il Ministro Zangrillo sciogliesse i nodi della coroncina dei misteri dolorosi della propria Direttiva, forse si aprirebbe uno squarcio di verità. La meritiamo tutti.