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mercoledì, Febbraio 12, 2025
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Una destra ancora debole nei grandi Comuni va all’attacco dell’Anci

Scarseggiano le munizioni nella guerra di Fratelli d’Italia contro l’Associazione in mano ai sindaci di sinistra. Riportiamo per gentile concessione dell’autore un ampio stralcio dell’articolo pubblicato ieri dal Quotidiano del Sud.

… a livello locale si gioca una partita che vede ancora debole la destra. Il voto degli italiani si differenzia, un conto è il governo centrale (Stato e Regioni), altro i Comuni e le Province. La Lega stessa perde quota, senza che ciò produca una contro affermazione vincente di Fratelli d’Italia. Anzi, laddove il centrodestra esercita la guida di un comune importante, come nel caso di Venezia, accade che residui la forza di trascinamento della Lega. In Laguna si guarda al dopo Brugnaro e subito, di fronte all’ipotesi di Raffaele Speranzon (FdI), già candidato al comune nel 2005, parte il coro dei sostenitori del longevo governatore veneto, Luca Zaia.

A un occhio ben attento non può sfuggire il peso dei rapporti di forza. Ad esempio, la geografia di potere dentro l’Associazione di Comuni conferma la fragilità della destra: attualmente l’unico sindaco di città metropolitana in carico a Fratelli d’Italia è il primo cittadino di Cagliari, Paolo Truzzo. Poi, anche allargando l’obiettivo, non aumenta la visibilità del partito che pure esercita l’egemonia a livello di governo. Scarseggiano le munizioni nella guerra di Fratelli d’Italia contro l’Anci in mano ai sindaci di sinistra. Forse è quel misto di arroganza e vittimismo, come spesso dicono le opposizioni, che ha portato all’errore di grammatica istituzionale proprio in apertura dell’Assemblea annuale dell’Anci: per la prima volta nella storia dell’Associazione, il capo del governo ha preteso di parlare – il video era registrato – in anticipo sulla relazione del Presidente, il gioviale e dinamico Decaro, giunto per altro al capolinea della sua esperienza a Via dei Prefetti (sede dell’Anci). A Genova è stato anche violato il rigido protocollo del Quirinale che riconosce al Presidente della Repubblica la prerogativa di parlare in pubblico senza la concomitante interlocuzione del Governo. Lo stile della destra è pertanto l’ostile che essa vive come frontiera permanente: tutto ciò che disturba è suo nemico.

Ora, rimanendo ancora sul terreno dell’Anci, è interessante registrare come il congresso del prossimo anno releghi nell’ombra le speranze della destra. I candidati alla successione di Decaro sono già molti, ma tutti espressione del Pd. Al momento il più quotato, a patto che la Schlein non esca sconfitta dalle europee, sembra essere Matteo Lepore, sindaco di Bologna. Ma si guarda anche al sindaco di Napoli Gaetano Manfredi. Inoltre, nessuno mette in discussione il ruolo di Veronica Nicotra, uscita comunque indenne dalle polemiche sugli “stipendi d’oro” della dirigenza. Questo quadro lascia intravedere il nervosismo di quanti, aggrappati alla leadership della Meloni, considerano l’Anci alla stregua di un ente di sottogoverno al quale applicare giustamente le regole della spartizione.

A Via della Scrofa, dove la sorella Arianna vigila sul partito per conto della Premier, una riflessione seria andrà pur fatta, se non si vuole disperdere il credito che gli italiani hanno conferito alla giovane leader della destra. La crisalide non può rimanere sempre crisalide.

 

 

Titolo originale: Anci, per il dopo Decaro si guarda a Manfredi. Destracentro in ombra nell’Italia dei Comuni.