ll susseguirsi di eventi quasi estremi che caratterizzano questo tempo, mette un po’ in difficoltà la capacità di ordinarli e di relazionare gli uni agli altri. La guerra in atto, l’affaticamento del capitalismo finanziario, il tribunale internazionale con la sentenza su Putin, la vicenda inquietante di Trump, le tragedie nel mediterraneo e ieri la visita di Xi Jinping al Cremlino, evidenzia quanto sia complicato costruire un quadro per toglierci l’inquietudine che ogni singolo momento fa sorgere in ciascuna persona.
Non sarò certo io a togliere queste spine. Non ne ho la capacità. In sostanza non riesco a sintetizzare il senso di tutto ciò che accade. Prendo degli spicchi e cerco di esaminarli un po’. Parto da quello che accadrà con l’atteso faccia a faccia del Cremlino. L’asse Pechino-Mosca si rinsalderà con questa visita del Presidente della Cina al Presidente della Russia. Un viaggio che dovrebbe non solo sigillare il già buon legame tra i due Paesi, ma essere ponte di una proposta di pace, per porre fine a quel eccidio che la guerra produce in Ucraina.
Non sarà una proposta che farà immediatamente breccia. Fosse anche altamente positiva. Perché il sigillo su un protocollo di questo respiro, dovrà essere contemporaneamente posto dai Paesi che reggono le sorti di quanto sta accadendo. In buona sostanza senza gli Usa, quanto verrà esaminato e sigillato traXi Jinping e Putin, non avrà la forza sufficiente per far breccia e mettere fine alla vicenda. La pace, per essere guadagnata, avrà bisogno di un concerto e di una armonia tra tutti gli assi portanti della vicenda mondiale.
Nonostante tutto questo, è comunque preferibile che si aprano costantemente dei tavoli di confronto. Ancorché, fossero questi parziali, limitati, di parte. Nella giornata di oggi, a conclusione della visita, sapremo meglio che cosa avrà partorito l’incontro. È certo che il Presidente della Cina dovrà porre dei limiti tanto a Putin quanto a Zelens’kyj. Stupido sarebbe pensare che la pace giunga con la vittoria di uno dei contendenti. Fosse così, la guerra continuerebbe per ancora chissà quanto. È evidente che ciascuno deve fare un passo indietro. Lo deve fare soprattutto Putin, ma non può essere che non lo facciano nemmeno gli altri. Non ci resta che seguire i passi di costoro e tra qualche giorno illustrare che cosa si è o non si è guadagnato lungo il sentiero che conduce alla pace.