Un nativo dell’Uganda, Zohran Mamdani, è ora sindaco di New York: dal Sud del globo alla Metropoli dell’Occidente per antonomasia. E non è neppure cristiano. È, anzi, un musulmano votato anche da non pochissimi ebrei-americani. Dice poi di sé: “sono un socialista democratico”.
L’asse Londra-New York
A me subito è venuto da associarlo a Sadiq Khan, il sindaco musulmano, di origine pakistana, di Londra, altra Capitale per eccellenza del mondo occidentale. Insomma: noi occidentali dovremmo ridisegnare il nostro autoritratto! Ci perdiamo talora in sterili disquisizioni sulle nostre radici, se siano più consistenti quelle greco-antiche o quelle giudaico-cristiane, e non percepiamo “l’altro” che, ormai, è in noi; “l’altro” che siamo divenuti.
Sadiq Khan e Mamdani apripista
Naturalmente, se Sadiq Khan non è (ancora) diventato premier nel Regno Unito, Mamdani neppure potrà partecipare alle elezioni presidenziali – non essendo nato negli States. Per analogia, tuttavia, come il primo ha rappresentato una sorta di apripista per il ritorno del Labour al governo, così potrà avvenire al secondo per il ritorno dem alla Casa Bianca.
La democrazia liberale non è morta
Nello stesso tempo, la vicenda di New York e del successo delle altre candidate e candidati dell’Asinello ci sprona a non esser troppo precipitosi nel dichiarare morta, ad esempio, la democrazia liberale, immolata sull’altare dei populismi, o, più in generale, la democrazia occidentale. Senz’altro la crisi della rappresentanza democratica è un fatto: crisi, tuttavia, non significa fine. In Medicina, anzi, il vocabolo “crisi” è per definizione ancipite, potendo preludere sia alla risoluzione sia all’exitus.

