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sabato, Marzo 15, 2025
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30 anni della Fondazione Donat-Cattin: uno sguardo al futuro.

La rilettura dell’azione politica, legislativa, culturale e soprattutto sociale di Donat-Cattin (nonché della corrente di Forze Nuove) significa anche rileggere i punti cardinali di un pensiero che non può essere archiviato.

Anche a Roma, dopo le iniziative torinesi, si è ripercorsa la storia della Fondazione Carlo Donat- Cattin, nata l’anno dopo la scomparsa dello statista piemontese. Una iniziativa che si è svolta in Senato e che ha visto alcuni interventi importanti tra cui quello di Pier Ferdinando Casini, Guido Crosetto e Bruno Vespa. 

Una Fondazione che è nata non solo per ricordare il magistero e l’azione politica, culturale e sociale dello statista Dc e del leader indiscusso della sinistra di ispirazione cristiana. Ma, soprattutto, è una Fondazione che ha il merito, e l’obiettivo, di rilanciare e riattualizzare il pensiero, la cultura e la tradizione del cattolicesimo sociale nel nostro paese. Una tradizione e una cultura che conservano una straordinaria attualità e modernità nella società contemporanea. Perché la Fondazione, nel corso di questi anni, ha affrontato anche – e continua ad approfondire – tematiche strettamente legate alla società, con particolare riferimento alle istanze, alle esigenze e alle domande che provengono dalle giovane generazioni.

Ma, per fermarsi al dato politico, è indubbio che il lavoro della Fondazione Donat-Cattin è particolarmente utile e prezioso per richiamare un pensiero politico che ha segnato in profondità la stessa storia democratica del nostro paese. E questo, pur senza riproporre moduli ed esperienze politiche del passato, perché è abbastanza evidente che la democrazia nel nostro paese non può fare a meno di una cultura politica e di un pensiero che hanno qualificato ed arricchito la storia e la stessa esperienza del cattolicesimo politico nel nostro paese. E la rilettura dell’azione politica, legislativa, culturale e soprattutto sociale di Donat-Cattin e della sua storica corrente, Forze Nuove, significa anche rileggere i punti cardinali di un pensiero che non può essere banalmente e qualunquisticamente archiviato.

E l’iniziativa che si è tenuta al Senato ha confermato la bontà e l’efficacia di questa azione culturale e, soprattutto, le ricadute concrete che una presenza del genere può avere. E non solo nell’area di riferimento – cioè quella del cattolicesimo popolare e sociale del nostro paese – ma nell’intera società. E questo perché i valori, i principi e gli asset culturali della cultura del cattolicesimo sociale rappresentano tuttora un giacimento ideale, etico e politico che non può essere sacrificato sull’altare di nessun maldestro nuovismo. E la Fondazione Carlo Donat-Cattin – guidata per oltre vent’anni dal figlio Claudio scomparso nel 2022 dopo aver dato un impulso straordinario alla stessa Fondazione fortemente voluta dalla famiglia dello statista piemontese – come hanno giustamente evidenziato e ricordato Pier Ferdinando Casini e Bruno Vespa in Senato, può diventare, senza supponenza e senza arroganza, un autorevole punto di riferimento della tradizione e del pensiero del cattolicesimo politico italiano.