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mercoledì, Febbraio 12, 2025
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Visioni contemporanee del rock: con la musica, oltre la musica.

Il rock ha subito il fascino della contemporaneità, ma anche della sperimentazione “progressista”. A livello europeo e mondiale è stato caratterizzato da una fenomenologia “rockers” completamente connessa al “mondo digitale”.

Gli anni musicali passati del panorama rock ci hanno offerto le pagine più belle che siano mai state lette, scritte e “ascoltate”. Never mind the bollocks dei Sex Pistols oppure London Calling dei The Clash hanno segnato diverse generazioni sotto il profilo musicale e culturale. Ma non solo. Spesso studiamo i fenomeni Jim Morrison e Jimmy Hendrix come artisti che con le loro vocalità o arrangiamenti di chitarra hanno accompagnato le band a venire. E come non citare gli U2 di Bono Vox e la sua eclettica October, dove abitano melodie post new age che cambieranno il percorso storico del rock europeo e statunitense?

Il rock e l’hard rock nelle diverse “eteropiche dimensioni” hanno subito il fascino della contemporaneità, ma anche della sperimentazione “progressista”. Il rock italiano è sicuramente passato per Amandoti dei CCCP, per Amsterdam dei Diaframma, per Paname dei Litfiba, per Senza Vento dei Timoria, ma anche per un genere “garage-underground” che ha plasmato spartiti “digital alternative” contaminando suoni, colori, scenografia e direi “spettacolo”. Vedi i Ritmo Tribale, i Marlene Kuntz, gli Afterhouse di Manuel Agnelli. 

A tal proposito ricordiamo Enjoy the silence dei Depeche Mode che ha rafforzato la natura “electro” dei Lacuna Coil. A livello europeo e mondiale, l’ultimo periodo è stato caratterizzato da una fenomenologia “rockers” completamente connessa al “mondo digitale”, alla “transizione green” e alla ricerca di un “nuovo umanesimo”. Impossibile non rievocare New Divide o Ultimate Masquerade dei Linkin Park, Digital World della band svedese degli Amaranthe oppure Human dei tedeschi Beyond the Black nell’inconfondibile voce di Jenny Haben, autentica enfant prodige dello scenario epico nei concerti in tour a livello internazionale. Le visioni “gotiche” che hanno attraversato l’Italia con i The Cure, nell’insostituibile album “tecnopsichedelico” di Disintegration, oppure le sonorità “poetiche” di Ian Curtis dei Joy Division, rimangono nella nostra cognizione patrimonio culturale di come già il rock e la musica in generale fosse già in cammino verso il nuovo, verso il tempo che verrà. 

Il sound dei Maneskin è un rock direi “diverso da loro” ma anche una nota letteraria di riflessione sulla “mutatio temporum”, ovvero sulla società che cambia e sulle sfide che la attendono. La pandemia ha influenzato la visione del rock nelle sue diverse “anime” nascenti. Anche il disc jockey Alan Walkers con i brani Faded e Unity ha ridisegnato territori urbani nel quale il brocardo latino riportato da Papa Francesco “pars pro toto” fa la sua comparizione. Lo stesso Walkers dice We are Unity (Noi siamo l’unità). 

Infine i Maneskin. Prima di approdare sul “terrazzo” della musica della canzone mondiale hanno raccontato momenti “oggettivi” della società come Torna a Casa, Vent’anni o Parole Lontane. “Ma se trovi il senso del tempo risalirai dal tuo oblio. E non c’è vento che fermi la naturale potenza dal punto giusto di vista, del vento senti l’ebrezza” (Maneskin). Testi e parole che lasciano andare a riflessioni circa il fatto che nuovi visioni sono possibili, talché musica e rock lo hanno spesso anticipato. Così è, tanto che la Premiata Forneria Marconi (PFM) è lì implacabile a ricordacelo: “Ma intanto il sole tra la nebbia filtra già. Il giorno come sempre sarà” (da Impressioni di Settembre).