Vik van Brantegem
La straordinaria notizia di due lettere al Direttore del The Times, a sostegno della Messa tradizionale da parte di esponenti di spicco dell’establishment britannico, pubblicate il 3 luglio 2024 a pagina 22 dell’autorevole quotidiano londinese, è stata preannunciata e poi riferita in una serie di post su X da Damian Thompson. Riportiamo di seguito la sintesi del contenuto delle due lettere seguita dalla nostra traduzione italiana dall’inglese.
Le lettere accorate, che chiedono alla Santa Sede di non imporre ulteriori restrizioni “inutili e insensibili” alla Messa tradizionale, “gioiello che deve essere custodito gelosamente”, sono state pubblicate più o meno nello stesso periodo in cui il 6 luglio 1971 venne pubblicata, sempre su The Times, la lettera – a cui viene fatto espresso riferimento – firmata da artisti e scrittori tra cui il romanziere Graham Greene, il violinista Yehudi Menuhin e dall’autrice di gialli Agatha Christie, per chiedere a Papa Paolo VI di non proibire in Inghilterra e nel Galles la Messa tradizionale a seguito del Concilio Vaticano II [QUI].
Si dice che nel 1971, leggendo l’appello, Papa Paolo VI abbia esclamato: “Ah, Agatha Christie!”. In seguito il Papa firmò un documento che consentiva ai vescovi di Inghilterra e Galles di concedere il permesso di celebrare Messe tradizionali in occasioni speciali. Perciò, il provvedimento è noto come l’”indulto di Agatha Christie”.
A distanza di oltre mezzo secolo, la storia si ripete. Personalità britannici di spicco nel campo dell’arte, dell’economia, del giornalismo e della politica, allarmati dalle “preoccupanti notizie in arrivo da Roma secondo cui la Messa tradizionale verrà bandita da quasi tutte le Chiese Cattoliche” [QUI], chiedono alla Santa Sede di non imporre nuove restrizioni al rito romano vetus ordo.
Le lettere implorano la Santa Sede di riconsiderare qualsiasi ulteriore “insensibili” restrizione all’accesso “a questo magnifico patrimonio spirituale e culturale”, definendo la liturgia tradizionale “una cattedrale di testi e gesti che, come quegli edifici venerabili, si è sviluppata nel corso di molti secoli”, che deve essere preservata per il suo significato culturale e storico, che appartiene alla “cultura universale” avendo “ispirato una serie di risultati inestimabili nelle arti”, non solo nel campo della mistica, ma in “opere di poeti, filosofi, musicisti, architetti, pittori e scultori di tutti i paesi e di tutte le epoche”. I firmatari scrivono che “non tutti ne apprezzano il valore e va bene così; ma distruggerlo sembra un atto inutile e insensibile in un mondo in cui la storia può facilmente scivolare via, dimenticata”. Inoltre, “la capacità del rito antico di incoraggiare il silenzio e la contemplazione è un tesoro difficilmente replicabile e, una volta perduto, impossibile da ricostruire”.
Continua a leggere