Hazard, mon amour: Macron ha vinto la sua partita. E ora?

Il Presidente esce indiscutibilmente rafforzato da queste elezioni anticipate. Ciò che succederà dopo questo voto in Francia, avrà con ogni probabilità forti ripercussioni anche sulla ricerca dei nuovi equilibri europei.

Il risultato del secondo turno delle legislative francesi consegna tre chiari responsi. Il primo, molto positivo per la democrazia, e in controtendenza rispetto ad altri Paesi europei, è l’aumento consistente dell’affluenza al voto.

Il secondo è costituito dal fatto che la netta sconfitta dell’estrema destra del Rassemblement National (RN), è stata determinata dal funzionamento degli accordi di desistenza fra il blocco di centro di Macron e il blocco delle sinistre del Nouveau Front populaire (NFP), nei due sensi, cosa che non era affatto scontata. In generale gli elettori del fronte delle sinistre hanno votato il candidato centrista nei collegi dove si era ritirato il loro, e viceversa. In questo dato vi si può scorgere anche l’elemento della tenuta e della ripresa di vitalità delle forze centriste, nonostante le lacerazioni prodottesi in seno ai Républicains (LR) in seguito allo strappo del suo presidente Éric Ciotti al primo turno per accordi con il RN, e nonostante l’appannamento sul piano interno dell’immagine di Macron. Il quale invece, esce indiscutibilmente rafforzato da queste elezioni anticipate. Una mossa azzardata quella dell’Inquilino dell’Eliseo che pare aver dato, almeno in parte, i risultati sperati. Bloccare, e anche in qualche modo sgonfiare il RN, e riaffermare l’insostituibilità del centro negli equilibri politici transalpini.

Non altrettanto positivo per Macron e per la Francia risulta il terzo responso uscito dalle urne di questo turno di ballottaggio, quello costituito dal fatto che nessuno dei tre schieramenti dispone dei numeri per governare. Non a caso la prima reazione al voto di Macron è stata all’insegna della prudenza. Occorrerà lasciar decantare la situazione, lasciar calmare gli animi, aspettare che si plachi la baldanza di Mélenchon nel chiedere comunque un governo delle sinistre, per capire che tipo di maggioranza potrà emergere nella nuova Assemblée Nationale.

L’esito del voto spinge la Francia in territori inesplorati. Quelli di un possibile esecutivo, se non di unità nazionale – che appare impraticabile a fronte di una così forte polarizzazione – almeno di carattere tecnico, come alternativa all’impasse creato dai numeri insufficienti a ciascuno dei tre blocchi per raggiungere la maggioranza assoluta dei seggi. Una strada questa che riaffermerebbe il ruolo del centro nell’attrarre attorno a una soluzione di governo tutte le forze meno inclini all’estremismo.

In ogni caso, ciò che succederà dopo questo voto in Francia, avrà con ogni probabilità forti ripercussioni anche sulla ricerca dei nuovi equilibri europei dopo il voto del giugno scorso. Ma mentre la Francia rischia di faticare a trovare una personalità con le caratteristiche giuste per un inedito ruolo di “tecnico” alla guida dell’esecutivo, in ambito Ue invece, nel caso dovessero presentarsi difficoltà insormontabili per la riconferma della von der Leyen, questa figura esiste. Ed è pure italiana.