È contesa estiva, svanirà insieme al vento ponentino abituato a portare via gli strafalcioni del clima di questo tempo. Travis Scott, un cantante di grido e che quanto a grida sembra non essere inferiore a nessuno, si è esibito nell’arena del Circo Massimo a Roma. Si è andati su di decibel. Molti, da quelle parti, hanno temuto fosse in corso un terremoto, c’è stato qualche allarme e c’è chi ha chiamato i Vigili del Fuoco. Era invece solo il fragore della musica insieme a sessantamila ragazzi che pressoché all’unisono saltavano a ritmo incalzante accompagnando lo spettacolo in corso.
Il giorno dopo Alfonsina Russo, Direttrice del Parco Archeologico del Colosseo, ha commentato il fatto suggerendo la necessità di individuare spazi alternativi per eventi del genere in modo da non compromettere i monumenti, beni e reperti vari che hanno fatto della Capitale la città tra le più belle al mondo. Si trattasse di balletti o di opera non ci sarebbe alcun problema, avrebbe detto la Russo. Ma lì dove gli amplificatori sparano a tutto volume, fino ad annichilire le note che vagano moribonde nell’aria, sarebbe opportuno trovare una soluzione logistica più adatta alla bisogna.
Le avrebbe controbattuto lestamente Alessandro Onorato, Responsabile dei Grandi Eventi di Roma Capitale, sottolineando come tutto sia andato liscio come l’olio mentre al contrario, a voler essere precisi, un ragazzo è rimasto ferito proprio nell’area di competenza della Russo, che non avrebbe evidentemente vigilato come si sarebbe dovuto. Tradotto in linguaggio della strada “pensa alle corna tue che alle mie ci penso io”.
Ora ragionando serenamente, senza cadere nel giochino del lanciare la palla in tribuna, la questione non è di una lamentata invasione di campo, di interferenze inaccettabili e di competenze da rispettare. Si tratta semplicemente di un richiamo, per logica, ad una capacità di visione che metta in primo piano l’individuazione di aree idonee per un certo tipo di manifestazioni.
Archeologia si traduce in un discorso sul passato o se si preferisce sulle cose antiche. È stato detto che è un modo di leggere il mondo, di leggere le tracce lasciate anche dagli uomini. Si potrebbe aggiungere anche di registrare i decibel che con nessun riguardo già da anni investono la storia di una città. Onorato sarà degno per certo di ogni stima e tributo ma questa volta sembra non abbia colto il segno, sfuggendogli il cuore della questione che non è mettere i paletti, rivendicando in ordine a chi spetti decidere cosa. Avrebbe dovuto essere meno reattivo, ricordando che Alfonsina significa persona valorosa in battaglia e che un certo S. Alfonso ha scritto un testo che insegna come ci si debba apparecchiare alla morte con umiltà e adeguata consapevolezza del senso della vita, evitando di scaldarsi troppo per le cose di questo mondo.
Honoré de Balzac scrisse un interessante lavoro a titolo “La commedia umana” prendendosela con la modernità in grado di compromettere la morale e individuando nel dio denaro la causa della corruzione della società. Per molti sarà stato esagerato ma non è del tutto fuori luogo sostenere che la modernità deve vivere e conoscere libertà espressive con l’accortezza di esprimersi in ambiti adeguati che possano darle ancor più ogni forma di legittimo sfogo. Mercedes Sosa ha reso celebre la canzone “Alfonsina y el mar” dove un passaggio può tradursi in “ se lui chiama non dirgli che sono qui, dì che Alfonsina non torna, e se lui chiama non dirgli che sono qui, digli che me ne sono andata”.
Speriamo che Onorato, semmai chiamasse Alfonsina Russo, possa avere maggiore fortuna. Ad Onorato diamo gratuitamente un consiglio. Anni fa, settembre 1997, l’Aeroporto dell’Urbe ospitò il concerto famoso gruppo degli U2 con una partecipazione di oltre settantamila appassionati del genere. Sarebbe il caso di valorizzare nuovamente quel sedime, peraltro sconosciuto a molti romani, e che merita invece di essere interpretato non solo come un presidio della attività di volo nel cuore della città ma anche come spazio polifunzionale al suo servizio. Lì sicuramente, data la vocazione del posto, non mancherebbe una visione dall’alto. Si dibatte sui danni che il granchio blu sta provocando nei nostri mari. Si stia dunque attenti anche fuori dall’acqua e soprattutto in politica a non prendere un granchio estraneo alla nostra cultura ed al nostro palato. Potrebbe risultare indigesto.