Adesso è necessario ed indispensabile ricostruire il Centro. O meglio, un Centro politico che esplori assiduamente nuove vie e lo faccia in modo fecondo. Dopo troppi anni caratterizzati dal populismo anti politico, demagogico e qualunquista dei 5 stelle; dopo la persistenza di un ‘bipolarismo selvaggio’ innaturale ed anacronistico che non centra nulla con la democrazia dell’alternanza e dopo una pesante ed insopportabile radicalizzazione della lotta politica e polarizzazione ideologica, un Centro quasi si impone. E bene ha fatto Matteo Renzi a lanciare in mare aperto la zattera del Centro in vista delle ormai prossime elezioni europee.
Un Centro che, come già abbiamo evidenziato e sottolineato più volte, dovrà essere necessariamente plurale, autenticamente democratico, sinceramente riformista e veramente di governo. Ma, soprattutto, dovrà essere un Centro che non guarda, almeno per il momento, nè a destra e nè a sinistra. Ma, semmai, un Centro che – sempre per il momento – guarda al Centro. E questo per una motivazione persin troppo semplice da ricordare. E cioè, sia l’attuale destra, ancora fortemente e marcatamente sovranista e sia l’attuale sinistra, smaccatamente populista, massimalista e radicale, non possono essere gli schieramenti naturali per stringere accordi politici e programmatici con il Centro. E il decollo del Centro deve coltivare proprio l’obiettivo di scardinare questo bipolarismo che è sempre più simile ad una sorta di “opposti estremismi”.
Solo in quel momento, come credo sostiene anche lo stesso Renzi, sarà possibile verificare la possibilità di affrontare seriamente il capitolo delle alleanze in vista dei prossimi appuntamenti elettorali. Perché la vera scommessa del Centro, della “politica di centro” e di una sfida autenticamente riformista e democratica, è proprio quella di scardinare questo assetto politico. Una operazione indubbiamente difficile ma che resta affascinante e del tutto percorribile e praticabile per la semplice ragione che la politica in Italia, a prescindere dalla composizione dei vari schieramenti in campo, si è sempre giocata al Centro. Detto con altre parole, si è sempre governato “dal centro” e “al centro”. Come, puntualmente, sta capitando con il Governo a guida Giorgia Meloni.
Un Centro che in questi ultimi anni, dopo la fine del Ppi, della Margherita, dell’Udc e della prima esperienza di Forza Italia, non ha più avuto una reale rappresentanza politica, culturale ed istituzionale. E, non a caso, segmenti sempre più massicci di elettorato non si sono più recati alle urne per la semplice ragione che non si riconoscevano più nell’attuale assetto politico italiano.
Ecco perché l’offerta, oggi, di una “politica di centro” può cogliere nel segno e centrare l’obiettivo. Purché, rispetto anche ad un passato da rispettare e, comunque sia, da cui dobbiamo sempre imparare, non si schieri supinamente sull’attuale destra e sull’attuale sinistra. E questo perchè, nell’un come nell’altro caso, andrebbe dritto verso il suo ennesimo fallimento politico, culturale, programmatico e anche elettorale.