Identità personale: una costruzione dinamica
L’identità non è qualcosa di rigido o predefinito ma si costruisce nelle relazioni, nelle esperienze e nelle scelte. Non siamo individui isolati, ma nodi di una rete di relazioni e significati. L’identità nasce dall’interazione tra interiorità, contesto sociale, condizioni materiali, affetti e responsabilità.
Quando uno di questi elementi viene meno, l’identità si indebolisce, e si generano fenomeni come radicalismi, solitudini, dipendenze, isolamento digitale. L’identità personale non si difende con muri: si nutre di legami.
Appartenenza: un bisogno umano fondamentale
Appartenere significa sentirsi parte di qualcosa: una comunità, una famiglia, un progetto, una tradizione culturale, una rete solidale. La psicologia conferma che l’appartenenza rafforza l’autostima, protegge dall’isolamento, genera fiducia reciproca, riduce i conflitti e aumenta la cooperazione.
Le società più individualiste sperimentano più isolamento e più polarizzazione. Le grandi encicliche sociali ricordano una verità semplice e universale: nessuna persona può realizzarsi da sola.
Segnali di disgregazione sociale
Oggi emergono segnali preoccupanti: solitudini diffuse, polarizzazioni, perdita del senso comunitario, crisi economiche e culturali, identità liquide non per scelta, precarietà lavorativa, indebolimento della fiducia sociale. Su questi temi si innestano dinamiche politiche che rischiano di aumentare le diseguaglianze.
L’identità e l’appartenenza non sono temi personali: sono criteri per la giustizia sociale.
Identità e appartenenza come motori di umanizzazione
Parlare di umanizzazione significa rimettere al centro la dignità, la relazione, la cura, la solidarietà. In questo senso appartenenza e identità diventano fattori di trasformazione.
Un’identità sana è radicata e aperta, non ha paura del diverso. La chiusura identitaria nasce dalla fragilità. L’appartenenza diventa reale quando genera corresponsabilità: non una comunità che assiste, ma una comunità che coinvolge.
Un patrimonio culturale per tutti
Dal punto di vista culturale, i principi della Dottrina Sociale — letti senza confessionalismi — offrono strumenti importanti per capire la contemporaneità: dignità umana, solidarietà, sussidiarietà, bene comune, giustizia, pace.
Evangelii Gaudium ricorda che la realtà è superiore all’idea: un richiamo valido per chiunque desideri un approccio pratico, non ideologico, alla costruzione sociale.
La cura dei legami come politica pubblica
Oggi l’identità ha ricadute concrete sulle politiche sociali, sull’istruzione, sul lavoro, sulle scelte territoriali, sui servizi di salute mentale e prevenzione. Quando i legami sociali si indeboliscono, aumentano anche le scelte politiche orientate alla separazione piuttosto che alla coesione.
Per questo le questioni etiche e civili non sono neutre: riguardano la visione condivisa dell’umano.
Dove si impara l’appartenenza
L’appartenenza si costruisce in luoghi educativi: comunità locali, scuole, associazioni, reti di volontariato. Sono i luoghi in cui le persone si sentono viste, ascoltate e riconosciute.
Qui l’identità diventa capacità di contribuire al bene comune.
Identità “contro” e identità “per”
Molte narrazioni contemporanee creano identità contro qualcuno: contro un gruppo, un’idea, un nemico immaginario. Queste identità impoveriscono.
Un’identità generativa, invece, è un’identità per: per il bene comune, per la comunità, per l’inclusione delle fragilità, per la giustizia, per il futuro.
Identità e appartenenza nell’era digitale
I social creano una falsa percezione di comunità: molte connessioni, poche relazioni. Spesso amplificano polarizzazione, isolamento, aggressività. Serve alfabetizzazione emotiva, educazione ai media, spazi di confronto reale.
La tecnologia è una risorsa solo se radicata nella relazione umana.
Conclusione
L’umanizzazione della società nasce dal ricostruire legami, dignità e responsabilità.
Serve una cultura dell’identità aperta e dell’appartenenza consapevole, fondata sull’idea che io sono perché noi siamo.
Identità e appartenenza, se vissute con profondità e responsabilità, possono diventare la base di un nuovo patto sociale: un umanesimo civile che non lasci indietro nessuno.
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Rosapia Farese (Roma, 1947), autrice e saggista, è Presidente e co-fondatrice dell’Associazione FareRete InnovAzione BeneComune APS. Con un percorso che intreccia impresa, ricerca sociale e impegno civile, promuove progetti nazionali su salute, ambiente, educazione e lavoro.