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lunedì, 7 Luglio, 2025
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I Brics tornano sulla scena: multilateralismo sotto attacco, cresce la sfida all’Occidente

Un vertice con toni da Guerra fredda

Si è concluso domenica a Rio de Janeiro il vertice dei Brics, il gruppo che riunisce alcune tra le principali economie emergenti del pianeta. I leader dei Paesi aderenti – tra cui Brasile, India, Cina, Russia e Sudafrica – hanno presentato il blocco come difensore del multilateralismo e si sono espressi con toni duri contro gli attacchi militari in corso in vari teatri di crisi, denunciando in particolare le politiche unilaterali degli Stati Uniti, sia in ambito commerciale sia militare.

Nel suo discorso di apertura, il presidente brasiliano Luiz Inácio Lula da Silva ha evocato il Movimento dei Paesi non allineati, nato durante la Guerra fredda come alternativa alle logiche bipolari.

“I Brics sono gli eredi del Movimento dei Non Allineati – ha dichiarato Lula – Con il multilateralismo sotto attacco, la nostra autonomia è di nuovo sotto scacco”.

Critiche a Usa, Israele e ai dazi

Al centro della discussione, anche la necessità di riformare la governance internazionale, giudicata inadeguata a rappresentare l’attuale scenario multipolare.

“Se l’ordine mondiale non riflette più la realtà del XXI secolo – ha sottolineato Lula – tocca ai Brics contribuire a trasformarlo”.

Il vertice si è chiuso con una dichiarazione congiunta in cui i leader hanno condannato gli attacchi militari contro l’Iran, in particolare contro infrastrutture civili e siti nucleari pacifici sotto controllo dell’Agenzia internazionale per l’energia atomica.

Altrettanto netta la condanna per l’offensiva israeliana su Gaza e l’espressione di “grave preoccupazione” per il popolo palestinese. Nella stessa dichiarazione, i Brics hanno definito “attacco terroristico” l’episodio di violenza nel Kashmir amministrato dall’India.

Leconomia globale sotto pressione

Oltre ai conflitti, i Brics hanno lanciato un allarme anche sul piano commerciale. La crescente tensione tra le grandi potenze economiche, avvertono i firmatari, rischia di compromettere la stabilità del commercio globale. In particolare, viene criticato “l’aumento indiscriminato delle tariffe”, interpretato come segno evidente di ritorno al protezionismo.

Nel suo intervento, Lula ha ricordato che i Paesi Brics rappresentano oltre la metà della popolazione mondiale e circa il 40% della produzione economica globale.

Una forza che – secondo il presidente brasiliano – deve avere voce e peso in un mondo attraversato da disuguaglianze, squilibri e logiche di blocco.

Contro la deriva autoritaria: difendere il Parlamento, salvare la democrazia

Lerosione della democrazia rappresentativa

Molti Paesi hanno imboccato la strada di sistemi illiberali, svuotando le istituzioni di democrazia rappresentativa. Ogni decisione appartiene alla classe di governo eletta, spesso da leggi elettorali che stravolgono la rappresentazione della società. Un insulto!

Vi è una frenesia diffusa tesa a ridimensionare il ruolo dei Parlamenti, ridotti a strutture di facciata non decidenti.

Declina la democrazia, con i Parlamenti considerati responsabili di instabilità, lungaggini procedurali, mancate risposte alle esigenze dei cittadini.

Un clima che ricorda il secolo scorso, nelle fasi che hanno preceduto e seguito i due conflitti mondiali.

I Parlamenti sono ritenuti un fastidio e si va verso sistemi autarchici, sovranisti.

Il popolo arretra, delega e rinuncia ad essere comunità pensante, proponente, decidente e di controllo.

La proposta del cancellierato e della rappresentanza vera

Nei giorni scorsi è stato costituito il comitato degli amici di Iniziativa Popolare per introdurre, con proposte di legge di iniziativa popolare, il cancellierato che restituisce centralità al Parlamento, che elegge il cancelliere con la previsione della sfiducia costruttiva, salvando le assemblee elettive dal ricatto di premier eletti direttamente dai cittadini, così come avviene oggi nelle regioni e nei comuni, in cui c’è la sostanziale inamovibilità di Presidenti e Sindaci.

E poi la seconda proposta di legge di iniziativa popolare chiede la proporzionale con le preferenze per l’elezione — e non più la nomina — dei Parlamentari.

Un progetto per un ritorno alla politica, ai partiti, per sottrarre la gestione del potere dalla solitudine di pochi.

 

Il caso italiano: approssimazione e propaganda

In Italia, al di là di un movimentismo sfrenato della Meloni, non ci sono certezze ma approssimazioni.

La vicenda dell’aumento dei pedaggi poi revocato, la soddisfazione manifestata per il PNRR — infondata, perché l’Italia ha impegnato fino ad oggi solo il 30% delle risorse e tutto dovrebbe chiudersi nel 2026.

Il problema di mantenere il tetto del 5% per la difesa, che da quanto si apprende nella logistica include anche il futuribile ponte sullo Stretto, sembra una detrazione fiscale per far quadrare i conti.

La situazione economica e occupazionale non è chiara, nascosta dall’enfasi della propaganda.

Tra illusioni internazionali e silenzi europei

In politica estera la premier riscuote simpatie non seguite da riconoscimenti reali per il nostro Paese.

È vero che l’Italia ha storie travagliate nei rapporti internazionali, ma il servilismo verso Trump supera ogni immaginazione.

Fa tenerezza la Presidente del Consiglio che deve tempestivamente adeguarsi ai mutamenti continui del Presidente USA e gestire (si fa per dire) i due Vicepresidenti del Consiglio, che seguono linee alternative sia in politica estera che interna. Oggi la Meloni vive in equilibrio tra Trump e Putin che si parlano. E se non ci fosse più alcuna comunicazione fra i due?

Sovranismo, autoritarismo e cultura mancante

Il sovranismo e l’autoritarismo offrono una finta sicurezza.

C’è sempre finzione quando i processi non nascono da confronti e ricerche.

Senza radicamento culturale tutto è imprevedibile, perché i governanti vivono le loro glorie che sono solo le loro… presunte.

È inaccettabile che un Parlamento europeo sia silenzioso, impegnato negli “affari correnti”, senza aprire un dibattito.

La Presidente della Commissione è evanescente.

E l’Europa? Sequestrata da una burocrazia potente, condizionata da grumi di interessi, sprofonda fra divisioni e conati illiberali senza futuro!

[Tratto dalla pagina Fb dell’autore]

Renzi e la Tenda di Aladino.

Il ritorno dellillusionista

Della sua generazione è probabilmente il più bravo di tutti. A causa del suo carattere c’è chi lo detesta e chi invece lo apprezza, troppo pochi comunque in base alle sue qualità o ai suoi difetti.

Questa volta ha tirato fuori dal cilindro un’idea vecchia, tanto da far sembrare la geriatria qualcosa di primo pelo. Per rimediare ha usato un’immagine diversa, smettendo di parlare direttamente di un “centro”, un’ambizione che nessuno sembra desideri realmente.

Sarà perché il 30% degli italiani che sentono di non avere rappresentanza politica nei partiti attuali stanno bene, di fatto, nell’anonimato in cui si sono rifugiati. Si vive anche senza politica e lo dimostrano così da anni.

Renzi è uno che muove le acque dell’afa estiva ed ha lanciato un sasso nell’aria ferma di questi giorni, almeno per marcare una presenza.

La tenda riformista

Se si è ben compreso, ha parlato della necessità di mettere in piedi una tenda riformista che recuperi i consensi degli elettori di centro per far vincere nelle prossime politiche del 2027 il centrosinistra.

Verrebbe da suggerire di smettere di parlare di “riforma”, un termine che lascia intendere l’esigenza di dare una nuova forma a qualcosa che invece, avendo fallito, merita di essere ritoccato. Qualcosa che necessita, quindi, di un aggiustamento ripetuto pressappoco all’infinito.

Con il clima attuale, forse Renzi si è ispirato alla bellezza della tenda beduina montata a fine agosto del 2010 da Gheddafi in occasione della sua visita in Italia, e ne avverte una nostalgia.

Pregi, difetti e miraggi

La tenda ha pregi e difetti. Non ha pareti solide, per cui si può entrare agevolmente ma anche uscirne quando si è arrivati alla noia.

Può avere stagioni di grande fortuna e poi chiudere i battenti, proprio come il Teatro Tendastrisce che fu una novità e per vent’anni si propose in maniera vincente come uno spazio diverso per fare attività artistica.

In tutta la storia della Seconda Repubblica, il polo progressista si è diviso in mille e più strisce, fino ai coriandoli, perdendosi in distinguo, differenze e ricuciture varie.

La tenda può essere stabile, ma ha natura momentanea: ce lo dicono i nomadi, che ne tirano su una dove conviene, per poi smontarla e riposizionarla lì dove ci si è spostati e dove nuovi verdi pascoli sono pronti ad accoglierti.

Sotto la tenda (o fuori)

Tender si traduce anche in tenerezza — che non è proprio la cifra distintiva di quel campo.

Ancora, la tenda richiama anche un tendere a qualcosa, forse di irraggiungibile, che ha un valore proprio per la sua impossibilità di tradursi in fatto, di trasformarsi in una vela che porti davvero lontano.

Per l’intanto, ci si potrebbe accontentare anche solo di un tendalino per proteggersi dalla calura battente… e poi si vedrà.

Varrebbe la pena ricordare alla futura tenda di Renzi e ai suoi ospiti passeggeri che a sinistra c’è un’ala estrema che fa voli sempre distanti dal centro, guardato con obbrobrio.

Dall’altra parte, pur con la lentezza e le contraddizioni che la Storia sembra richiedere, c’è un partito conservatore che pian piano potrebbe trovare la sua definizione, spurgandosi di un tetro passato ormai avviato all’estinzione.

Tra ombre rosse e sogni arabi

C’è chi un tempo disse che era bello stare con il proprio Signore desiderando di piantare addirittura tre tende — ma si trattò di un desiderio senza esito. Tornando giù dal monte, furono anzi costretti al silenzio, non potendo raccontare la trasfigurazione a cui assistettero.

Sotto la tenda si ha un riparo dai raggi cocenti del sole, ma si corre il rischio di restare perennemente in ombra; il pericolo è che, appena ci si sporge, si venga fulminati dal fuoco amico e nemico. Questioni di ombre rosse, per nulla pacifiche al riguardo.

Si dice che all’ombra del tramonto anche i nani diventano giganti; se non ci si espone almeno un po’ fuori dalla tenda, le misure restano quelle iniziali.

Insomma, dove c’è bellezza non ci sono tende da piantare, ma saper salire e scendere, un camminare insieme in buona compagnia, poche parole e molti fatti.

Aladino sane

Tempo fa uscì un magnifico album di David Bowie a titolo Aladdin Sane, che si traduce nel gioco di parole A lad sane — un ragazzo pazzo, che è un po’ la natura d’azzardo di Renzi.

Alla fine, ci si potrebbe dunque sempre affidare alla lampada di Aladino per tramutare i sogni in realtà, o — più semplicemente — affidarsi al rivisto proverbio:

“Nuoce tendar? Tendar non nuoce.”

Dibattito | Coraggio e metodo, per costruire il Centro

Gentile Direttore,

leggo sempre con interesse gli interventi che il suo quotidiano ospita sul tema – ricorrente, ma ancora irrisolto – della ricostruzione di un’area politica centrista e popolare. Condivido molte delle analisi che vengono proposte: la frammentazione dell’area, l’assenza di una leadership riconosciuta, l’urgenza di un progetto riformista e di governo.

Tuttavia, ogni volta mi domando: dov’è la proposta concreta che possa camminare sulle gambe di una persona, di un gruppo, di una comunità politica vera?

Forse il nodo è proprio questo: restiamo ancorati a una visione della politica legata al passato – per quanto nobile e ricca di valori – ma spesso incapace di dialogare davvero con la modernità e con la complessità del tempo presente. Ne sono consapevole, e parlo anche per me stesso: rischiamo di muoverci in un perimetro autoreferenziale, chiuso, che fatica a comprendere il mondo esterno.

Ribaltare il metodo

Occorre ribaltare il metodo. Il primo passo è uscire da noi stessi, osservare con lucidità il contesto attuale, e capire quali sono oggi i bisogni profondi della società italiana, al di là delle categorie tradizionali.

Il secondo è chiederci come una visione politica ispirata ai valori del popolarismo possa incarnarsi oggi, offrendo risposte credibili, concrete e non ideologiche.

Per costruire un progetto politico credibile e radicato nel presente, è necessario partire da priorità visibili, urgenti, riconoscibili nella vita quotidiana delle persone. Temi su cui valga davvero la pena impegnarsi e attorno ai quali possa nascere una proposta politica capace di coinvolgere, mobilitare e dare voce a un’area oggi frammentata.

Otto punti per ripartire

  1. Disaffezione dal voto e riforma elettorale

L’astensione è ormai il primo partito in Italia. La distanza tra cittadini e politica si colma solo restituendo senso al voto. È urgente una riforma elettorale che garantisca rappresentanza, partecipazione, trasparenza nella scelta delle leadership. Collegi più piccoli, preferenze, primarie, strumenti di democrazia interna: tutto ciò deve tornare al centro dell’agenda.

  1. Serietà e coerenza tra proposta politica e azione di governo

La crescente sfiducia nasce anche dalla distanza tra promesse elettorali e scelte di governo. Un progetto centrista deve rompere questa dinamica: servono proposte serie, sostenibili e realizzabili, capaci di parlare alla realtà. La credibilità è fatta anche di coerenza.

  1. Transizione digitale e modernizzazione dello Stato

Una pubblica amministrazione moderna, accessibile, efficiente è il primo banco di prova per una politica riformista. Digitalizzazione dei servizi, superamento del digital divide, lotta alla burocrazia: sono queste le infrastrutture della cittadinanza.

  1. Ambiente e sostenibilità sociale

La transizione ecologica è una sfida che tocca economia, lavoro, salute, giustizia tra generazioni. Una forza centrista deve saper coniugare innovazione e inclusione, ambiente e sviluppo.

  1. Politiche familiari e natalità

Il declino demografico chiede risposte serie: sostegno alla genitorialità, servizi per l’infanzia, fiscalità familiare. Serve un impegno stabile e strutturale, non bonus estemporanei.

  1. Integrazione e cittadinanza attiva

L’Italia è già oggi una società plurale. Non basta gestire i flussi: serve una visione di cittadinanza responsabile, con regole certe, percorsi di inclusione e formazione civica.

  1. Lavoro e formazione per il futuro

Un centro moderno investe su occupazione qualificata, formazione continua, orientamento e dialogo tra scuola, università, impresa. Occorre superare la frattura tra lavoro garantito e precarietà diffusa.

  1. Giustizia accessibile e istituzioni efficienti

Il funzionamento della giustizia incide sulla vita delle persone. Serve una giustizia più rapida, comprensibile, umana, e istituzioni meno farraginose, più trasparenti, più prossime.

Un metodo democratico per ricominciare

Su questi temi si può iniziare a costruire un progetto politico.

Ma tutto ciò resta velleitario se non si affronta con coraggio il nodo del metodo organizzativo. Serve un momento fondativo: un’assemblea nazionale aperta, in cui si scelga una squadra legittimata dal confronto, capace di guidare questo processo. Al termine, l’elezione di un segretario vero, non imposto né auto-proclamato, ma scelto da una comunità politica.

Non più nostalgia: progetto

Solo così potremo uscire dalla dimensione delle visioni individuali, dai personalismi che da anni bloccano ogni tentativo di ricomposizione. È tempo di smettere di evocare il centro come nostalgia. È ora di iniziare a costruirlo. Con coraggio. E con metodo.

Cordiali saluti

Dazi, Schlein: Meloni minimizza. Sostenga invece negoziato Ue che eviti guerra commerciale

Roma, 6 lug. (askanews) – “Nei giorni scorsi Giorgia Meloni ha minimizzato l’impatto dei dazi, dicendo che se fossero al 10% non sarebbe così grave. Secondo Confindustria invece vuol dire perdere 20 miliardi di export già l’anno prossimo e mettere a rischio più di 100 mila posti di lavoro. Noi chiediamo al governo di sostenere con forza il negoziato dell’Ue per evitare questa guerra commerciale che pagherebbero per primi le impreese e i lavoratori italiani e battersi per un piano di invstimenti comuni europei che rilanci industrie, manifattura ed economia italiana”. Lo ha detto la segretaria del Pd Elly Schlein parlando con i giornalisti a Mantova, a margine della Festa dell’Unità.

Violento nubifragio nel Milanese: morta una donna schiacciata da un albero

Milano, 6 lug. (askanews) – Un violento nubifragio si è abbattuto su Milano e provincia a partire dalle 17.30 circa. Il maltempo ha causato una prima vittima nel comune di Robecchetto con Induno. Stando a un primo bilancio dei vigili del fuoco, infatti, la tempesta di vento e acqua ha causato la morte di una donna nei pressi di una casina a Robecchetto. La causa è da addebitare alla caduta di un albero che non le avrebbe lasciato scampo.

Si tratta di una donna residente a San Vittore Olona rimasta colpita mortalmente dalla caduta di un grosso albero mentre rientrava da una camminata in compagnia di altre due persone (un uomo e una donna). Entrambe sono rimaste ferite, in codice giallo: la donna è stata trasferita in elicottero al Sant’Anna di Como, l’uomo, invece, all’ospedale di Legnano.

In queste ore sono numerosi gli interventi che i vigili del fuoco del Comando di Milano stanno effettuando con tutte le squadre di soccorso impegnate ad arginare i danni causati dalle forti raffiche di vento e pioggia.

Nel complesso finora sono stati effettuati circa cinquanta interventi e altri 37 sono da smaltire. Si tratta soprattutto di alberi pericolanti, cantine e taverne allagate e cartelloni pubblicitari divelti dal forte vento. In particolare sono in corso le operazioni in piazza Baiamonti a Milano per la rimozione di un grosso albero caduto sulla strada. L’area più colpita è quella ad ovest del capoluogo sia a nord che a sud.

Formula1, Norris signore della pioggia di Silverstone

Roma, 6 lug. (askanews) – Lando Norris trionfa nel Gp di Silverstone di Formula1 regalando alla McLaren un Gran Premio di Gran Bretagna a dir poco rocambolesco, condizionato da una pioggia incessante e colpi di scena a ripetizione. E’ doppietta per il Team di Woking con il secondo posto di Oscar Piastri ed il terzo di un sorprendente Nico Hülkenberg con la Sauber. Le due Ferrari hanno chiuso in quarta posizione con Lewis Hamilton, autore di una rimonta eccezionale, e un deludente 14° posto per Charles Leclerc. Quinto Verstappen partito dalla pole

Addio a Giuseppe Crippa il re della microelettronica italiana

Milano, 6 lug. (askanews) – “Ci ha lasciato Giuseppe Crippa, imprenditore visionario e geniale. Una grande perdita per tutti noi. Esprimo le mie condoglianze alla sua famiglia”. Con queste parole sul profilo X del ministero dell’Economia, il ministro Giancarlo Giorgetti, ricorda l’imprenditore brianzolo a poche ore dalla scomparsa.

Crippa è morto il 5 luglio a 90 anni a Merate. È il fondatore dell’azienda tecnologica Technoprobe di cui è stato amministratore delegato fino al 2017. Per ricordarlo e celebrarlo la “Technoprobe – scrive l’azienda – si ferma per 24 ore, in Italia come in tutte le sue sedi nei tre Continenti e 10 Paesi dove operiamo. Lo ricordiamo con immensa gratitudine e affetto, consapevoli che senza la sua visione, la sua passione e la sua umanità, Technoprobe non sarebbe ciò che è”.

Crippa è tra le persone più ricche d’Italia. Secondo l’ultima classifica di Forbes è al trentesimo posto con un patrimonio suo e di famiglia che ammonta a 3,1 miliardi. Dopo una carriera ultra trentennale nella STMicroelectronics, nel 1995 accettò la liquidazione ma anziché godersi la pensione investì quella liquidazione nella Technoprobe, che oggi è leader nel settore dei semiconduttori e della microelettronica, realizzando probe card, schede sonda per testare i microchip. In realtà l’idea era nata sei anni prima, nel 1989, con l’aiuto del figlio Cristiano. Nel 1993 poi il primo passo formale verso la nascita della società: il garage e la mansarda di casa Crippa a Merate trasformati in un laboratorio artigianale con la moglie di Giuseppe, Mariarosa, a occuparsi della parte amministrativa. Nel 1996 la fondazione ufficiale della società.

Il 15 febbraio 2022 l’azienda sbarca a Piazza Affari sull’Euronext Growth registrando un 12% al debutto, con una valutazione di 3,5 miliardi di euro. Oggi l’azienda conta su un fatturato (esercizio 2024) pari a 543 milioni di euro, 3.355 dipendenti ed è presente a livello internazionale, attraverso 21 sedi.

(foto tratta dal sito della Technoprobe)

Tennis, Khachanov e Fritz nei quarti a Wimbledon

Roma, 6 lug. (askanews) – Sarà tra il russo Karen Khachanov e lo statunitense Taylor Fritz il primo quarto di finale del Torneo di Wimbledon. Khachanov, numero 20 del ranking Atp ha battuto in tre set, 6-4, 6-2, 6-3 in 1h48′ di gioco il polacco Kamil Majchrzak (n. 109). Taylor Fritz, l’americano n.5 del ranking Atp ha superato per ritiro 6-1, 3-0 l’australiano Jordan Thompson per un problema alla coscia destra. Gli altri ottavi maschili della giornata vedranno l’ultimo giocatore britannico in gara, Cameron Norrie (n.61), contro il qualificato cileno Nicolas Jarry (n.143) e il due volte campione in carica Carlos Alcaraz (n.2) contro il russo Andrey Rublev (n.14).

Gaza, l’Idf: ucciso il capo delle forze navali di Hamas

Roma, 6 lug. (askanews) – Le Forze di difesa israeliane (IDF) e il servizio di sicurezza interna israeliano Shin Bet hanno annunciato di aver assassinato Ramadan Abd Ali Saleh, comandante delle forze navali di Hamas nella parte settentrionale della Striscia di Gaza. Lo riferisce Haaretz. Secondo il comunicato, Saleh è stato colpito mentre si trovava a Gaza City, e insieme a lui sono stati uccisi anche diversi altri membri di Hamas.

Media arabi hanno riferito che l’omicidio è avvenuto mentre Saleh si trovava in un caffè, e che, oltre a lui, sono rimaste uccise altre 23 persone presenti nel locale.

Meteo, anticiclone ko, forti temporali in arrivo con rischio grandinate

Roma, 6 lug. (askanews) – Dal caldo estremo ai violenti temporali in poche ore. E’ in arrivo un fronte instabile in discesa dal Nord Europa che destabilizzerà non poco l’atmosfera provocando forti rovesci temporaleschi con pure il rischio di grandinate. Mattia Gussoni, meteorologo del sito www.iLMeteo.it, conferma l’imminente fase di maltempo in arrivo sull’Italia che favorirà anche un deciso abbassamento delle temperature specie su alcune regioni; ora però il rischio sono gli eventi meteo estremi. Negli ultimi giorni abbiamo sperimentato una delle fasi più roventi della storia climatica non solo italiana ma anche di buona parte del bacino del Mediterraneo e dell’Europa centrale. Abbiamo toccato temperature da record con valori di circa 7-8 gradi al di sopra delle medie di riferimento. Ed ora purtroppo rischiamo di pagare a caro prezzo questo eccesso di calore. L’aumento della temperatura atmosferica incrementa infatti la capacità dell’aria di trattenere vapore acqueo, e un’atmosfera calda e umida può essere considerata come un “carburante” ideale per innescare fenomeni temporaleschi particolarmente violenti. Nel corso di domenica 6 luglio l’ingresso di un fronte instabile in quota pilotato da un ciclone presente tra Isole Britanniche e Scandinavia destabilizzerà non poco l’atmosfera dando il via ad una veloce fase di maltempo in particolare sulle regioni del Nord. Il rischio è che si possano formare le temibili supercelle: si tratta di immensi sistemi temporaleschi alti fino a 10/12 km al cui interno è presente una zona di bassa pressione definita in termine tecnico mesociclone che imprime una rotazione all’intero corpo nuvoloso. Sono fenomeni sempre più tipici anche in Italia in grado di provocare eventi meteo estremi come quello della grandine e forti raffiche di vento fino a 90-100 km/h, chiamate in gergo downburst. Quest’ultimo, definito anche come raffica discendente, è un fenomeno meteorologico che consiste in forti raffiche di vento discensionali con moto orizzontale in uscita dal fronte avanzante del temporale. Al Centro Sud e sulle due Isole Maggiori invece l’anticiclone africano continuerà a fare la voce grossa; su questi settori infatti avremo ancora una prevalenza di sole con temperature diffusamente oltre i 34-35°C durante le ore più calde. Insomma, un’Italia divisa in due sul piano atmosferico: da una parte violenti temporali, dall’altra ancora caldo intenso.NEL DETTAGLIO Domenica 6: Al Nord: forti temporali con grandine. Al Centro: soleggiato, caldo e con alcuni temporali sull’Appennino e in Toscana. Al Sud: sole e caldo. Lunedì 7: Al Nord: temporali su Lombardia e Nord Est. Al Centro: soleggiato, caldo e con alcuni temporali sull’Appennino. Al Sud: sole e caldo. Martedì 8: Al Nord: ultimi temporali al Nord Est. Al Centro: soleggiato, caldo e con alcuni temporali sull’Appennino. Al Sud: sole e caldo. TENDENZA: ritorna l’anticiclone, temperature in leggero aumento.

Tennis, Djokovic: "Contento di aver influenzato Sinner"

Roma, 6 lug. (askanews) – “Ho influenzato Sinner? Sono contento. Ci sono similitudini? Sì, considerando lo stile di gioco che abbiamo entrambi. Entrambi cerchiamo di essere aggressivi e colpiamo la palla in anticipo, cerchiamo di dominare gli scambi da fondo”. Novak Djokovic ha centrato la 100esima vittoria della carriera a Wimbledon, qualificandosi per gli ottavi di finale, e dopo il match vinto con il connazionale Miomir Kecmanovic ha risposto alle domande sulle similitudini tra il suo gioco e quello di Jannik Sinner. L’azzurro ha dichiarato di essersi ispirato a Djokovic, punto di riferimento un po’ per tutti i top player.

Leone XIV: servono operai che lavorano il campo della missione

Roma, 6 lug. (askanews) – “Cari fratelli e sorelle, la Chiesa e il mondo non hanno bisogno di persone che assolvono i doveri religiosi mostrando la loro fede come un’etichetta esteriore; hanno bisogno invece di operai desiderosi di lavorare il campo della missione, di discepoli innamorati che testimoniano il Regno di Dio ovunque si trovano”. Lo ha detto Papa Leone XIV prima dell’Angelus in Vaticano.

“Forse non mancano i ‘cristiani delle occasioni’, che ogni tanto danno spazio a qualche buon sentimento religioso o partecipano a qualche evento – ha aggiunto -; ma pochi sono quelli pronti a lavorare ogni giorno nel campo di Dio, coltivando nel proprio cuore il seme del Vangelo per poi portarlo nella vita quotidiana, in famiglia, nei luoghi di lavoro e di studio, nei vari ambienti sociali e a chi si trova nel bisogno. Per fare questo non servono troppe idee teoriche su concetti pastorali; serve soprattutto pregare il padrone della messe. Al primo posto, cioè, sta la relazione col Signore, coltivare il dialogo con Lui. Allora Egli ci renderà suoi operai e ci invierà nel campo del mondo come testimoni del suo Regno”.

Dazi, Tajani: l’Ue tratta, per gli Usa poi Trump avrà l’ultima parola

Roma, 6 lug. (askanews) – I negoziati sui dazi tra Europa e Usa sono in corso ma, alla fine, sarà il presidente Usa Donald Trump ad avere l’ultima parola per la parte americana. Lo ha detto il ministro degli Esteri Antonio Tajani, intervenendo al Forum in Masseria 2025 intervistato da Bruno Vespa.

“Ci sono diverse opzioni al momento, una che può essere di un quadro generale senza entrare nel dettaglio, altre che riguardano più i dettagli, i vari settori con diverse possibilità. Però veramente è ancora presto perché poi alla fine, per la parte americana, sarà Trump a dire l’ultima parola, quindi ci verrà un negoziato che poi andrà da Trump e Trump dirà quello che pensa lui”, ha detto Tajani. “La mia idea è che comunque una guerra dei dazi non fa bene a nessuno, è un danno per l’economia in generale, per l’economia occidentale. L’idea generale dovrebbe essere quella di arrivare a zero dazu e alla fine costruire un grande mercato Europa, Canada, Stati uniti e Messico per favorire la crescita, favorire lo sviluppo perché il mercato è quello che crea benessere, crea opportunità”, ha detto ancora Tajani.

“Noi siamo soprattutto – ha detto Tajani – un paese esportatore, siamo la seconda manifattura europea, siamo la quarta potenza commerciale mondiale e, attenzione, siamo il paese dopo la Cina che ha la maggiore varietà merceologica. Siamo in grado di esportare per la nostra produzione il maggior numero di prodotti diversi e questo è una risorsa. Quindi la partita, ripeto, fare delle previsioni è difficile, abbiamo sempre detto che il 10% non sarebbe un dazio insopportabile per la nostra economia. Vediamo come procedono le cose, la trattativa è in corso, io ho fiducia in Sefcovic perché lo conosco, siamo stati tanti anni commissari europei assieme, è un mediatore esperto e sono convinto che farà bene”.

Calcio, Real-Borussia 3-2, Madrid in semifinale al Mondiale

Roma, 6 lug. (askanews) – Sarà tra Real Madrid e Psg la seconda semifinale del Mondiale per club. Dopo Chelsea e Fluminense, anche il Madrid ha staccato il pass per le semifinali battendo 3-2 il Borussia Dortmund. Mbappé parte dalla panchina e gioca ancora titolare il 2004 Gonzalo Garcia: è suo il gol del vantaggio del Madrid (con primato di capocannoniere del torneo agganciato). Al 20′ bis di Fran Garcia (2-0 Real). Dopo il 90′ succede di tutto: Beier la riapre (2-1), Mbappé la chiude in rovesciata (3-1), quindi rosso a Huijsen e rigore realizzato da Guirassy (3-2 finale). All’ultimo istante Courtois decisivo con una gran parata su Sabitzer

M.O., Idf: 130 siti terroristici colpiti a Gaza in ultime 24 ore

Roma, 6 lug. (askanews) – L’esercito israeliano annuncia che le truppe operative nella Striscia di Gaza hanno colpito oltre 130 obiettivi terroristici nelle ultime 24 ore, tra cui centri di comando, depositi di armi, lanciarazzi e cellule terroristiche. Lo riporta The Time of Israel.

Gli attacchi aerei sono stati effettuati in coordinamento con le truppe di terra impegnate in operazioni attive in tutta la Striscia. Nella città di Khan Younis, nella parte meridionale di Gaza, prosegue il giornale israeliano, squadre di combattimento della Brigata Kfir e della 188esima Brigata Corazzata hanno fatto irruzione in diverse posizioni di Hamas, localizzando e sequestrando equipaggiamento da combattimento. Nel frattempo, sono stati scoperti anche cunicoli e sono state smantellate infrastrutture terroristiche nel quartiere Jenina di Rafah.

Più a nord, una formazione d’élite di paracadutisti e unità di commando, ha eliminato terroristi a Gaza City e colpito complessi militari, mentre la Brigata Commando ha distrutto apparecchiature di sorveglianza e altre infrastrutture.

Governo chiede procedure rapide top secret per spese difesa, pronta la norma



Roma, 6 lug. (askanews) – Niente controllo preventivo di Corte dei Conti e Ragioneria Generale dello Stato, iter preferenziale accelerato in deroga a regole e procedure d’appalto per gli acquisti della P.A. per quelle spese militari logistiche infrastrutturali che siano riconosciute urgenti per finalità di difesa e sicurezza nazionale da una commissione di magistrati della Corte dei Conti nominata dal ministro deella Difesa a composizione segreta. In pratica, compravendita di armi e altri contratti sensibili che la commissione di nomina governativa certificasse stipulati per ragioni di difesa e sicurezza nazionale potranno godere del massimo livello di segretezza (qualificati top secret) e di procedure spedite e protette.

Lo prevede una norma messa a punto dal ministero della Difesa e avallata da palazzo Chigi a seguito del vertice Nato di due settimane fa che ha stabilito per tutti i Paesi l’aumento al 5% del Pil delle spese militari e di sicurezza nazionale che viene giustificato con la necessità di “garantire alle Forze armate la piena operatività nell’attuale scenario internazionale, in compiuta aderenza agli standard richiesti in ambito Nato». Anticipazioni del testo della norma confermata da fonti di palazzo Chigi viene pubblicato oggi da diversi quotidiani.

Governo e maggioranza devono ora decidere, realisticamente entro la giornata di oggi, se depositare il testo già domani a Montecitorio sotto forma di emendamento al dl Infrastrutture che la Camera approverà questa settimana: fra domani e martedì in commissione, da mercoledì in aula.

Sul dl Infrastrutture, già sotto i riflettori fra l’altro per l’emendamento poi ritirato sull’aumento in piena stagione estiva di vacanze dei pedaggi autostradali, per le disposizioni per la realizzazione del Ponte sullo Stretto di Messina qualificato “opera strategica nazionale” e per gli interventi sulla disciplina dei controlli sugli appalti pubblici, il governo ha preannunciato la volontà di chiedere nella giornata di mercoledì il voto di fiducia dell’aula della Camera.

Il voto di fiducia è previsto per giovedì all’ora di pranzo. Al termine del quale inizierà una maratona a Montecitorio su ordini del giorno e per l’approvazione nel merito articolo per articolo della nuova legge. Se l’approvazione finale non dovesse arrivare entro la serata o la notte di giovedì, è prevista seduta in più per i deputati anche venerdì. Il decreto infatti per essere definitivamente convertito in legge dovrà ottenere entro il 21 luglio il sì del Senato, dopo quello atteso in settimana alla Camera. Pena la sua decadenza

Fine vita, l’equilibrio tra rispetto della dignità e argine alla sofferenza intollerabile

Il dibattito sul fine vita, indirizzato dalla presa di posizione della Suprema Corte di Cassazione, è tra i più delicati che la nostra società si trovi ad affrontare. Il Parlamento è spinto a fare in fretta, con ciò allentando la tensione sulle possibili ricadute negative di una “soluzione radicale”. Al centro resta l’uomo o la misurazione – e quindi l’efficacia – della cura? E qualora la cura non sia risolutiva, lasciamo l’uomo al suo abbandono di solitudine o disperazione? La questione tocca le corde più profonde dell’esistenza umana, chiama in causa il senso della sofferenza individuale, interroga sull’apertura e l’accoglienza della comunità alle persone in difficoltà, specie nella fase declinante della loro vita. In questo scenario a più facce, ognuna meritevole di attenzione, questa mia riflessione vuole essere un invito ragionevole alla prudenza, rifuggendo da ogni deriva ideologica (con margini più o meno grandi di cinismo).

L’unicità irripetibile della persona: oltre l’efficienza e la standardizzazione

Ogni essere umano è un universo a sé, unico e irripetibile. Questa verità, semplice nella sua enunciazione, diviene fondamento imprescindibile quando ci confrontiamo sulla conclusione della vita. Capisco lo sforzo di voler legiferare con onestà su una materia tanto sensibile, ma avverto l’obbligo morale di una cautela incancellabile. Il rischio concreto è che, nel tentativo di regolamentare ogni sfaccettatura, si finisca per intervenire con l’illusione che quanto più la norma diventa minuziosa tanto più risulta adeguata e accettabile. La vita e la morte, tuttavia, non si piegano a rigidi protocolli omnicomprensivi. È necessario un approccio che riconosca l’unicità irripetibile di ogni persona, anche quando manifesta la sua estrema vulnerabilità.

Il rapporto medico-paziente e famiglia: il cuore della cura che la legge non può indebolire

È cruciale che la legge non indebolisca la relazione di cura tra medico, paziente e famiglia. Occuparsi del malato, e non solo della malattia, significa abbracciare la complessità di ogni situazione, la sua specificità e le sue sfumature. C’è una sensibiita che non deve mai venire meno. Se il legislatore dovesse appannare, senza volerlo, la distinzione tra eutanasia e accanimento terapeutico, si correrebbe il grave pericolo di ridurre il rispetto per la persona a una mera osservanza di procedure, sotto la vigilanza di comitati etici. Tale deriva ci condurrebbe a considerare la vita e la morte come scelte puramente private, slegate da ogni riferimento a quella dignità umana che ci unisce e ci definisce come comunità. E domani, una volta affievolito un principio e rimosso un vincolo morale, nulla ci salverebbe da un rapido passaggio verso pratiche di eutanasia.

Non incrinare i valori fondanti: la deriva dell’eccezione che diventa regola

Dobbiamo valutare bene cosa ci attende. Quando si deroga a un valore fondativo come il rispetto assoluto per la vita, si apre una crepa. Forse inizialmente impercettibile, ma capace, col tempo, di minare l’intera diga dei nostri principi etici. Si inizia con una norma apparentemente ragionevole, spinta dalla preoccupazione che altrimenti prevarrebbe l’interventismo delle Regioni, e si finisce con il delegare la decisione alla logica del momento, all’idea che ogni individuo possa disporre della propria esistenza in base al proprio stato d’animo o alla propria condizione personale. In gioco, non c’è solo un impianto legislativo, ma la visione stessa di una società che vogliamo preservare dall’insidia di precetti rispondenti al freddo rigore ddl transumanesimo. Una prospettiva, questa, profondamente aliena dai valori di solidarietà sui quali credenti e non credenti possono comunque ritrovarsi.

Cure palliative, la risposta necessaria alla fragilità e alla sofferenza

Esiste una risposta che si radica nell’etica della cura e dell’accompagnamento: quella dell’accesso universale alle cure palliative. È uno scandalo che ancora, a questo riguardo, si registrino difficoltà per mancanza di farmaci e tecniche opportune. Non ci sono le risorse? Dobbiamo trovarle.  Una legge veramente giusta e umana è quella che non si esalta nel disciplinare lo svolgimento di atti ultimativi, ma che obbliga a garantire la qualità della vita fino all’ultimo respiro, che riconosce a tutti il diritto inalienabile di essere accompagnati, sostenuti e assistiti con dignità nel momento culminante della vita terrena.

Troppi, tra coloro che oggi contemplano l’idea di porre fine alla propria vita, non lo farebbero se non si sentissero abbandonati, vittime di una “cultura dello scarto” che, per varie ragioni, li isola. È per questo che si rende urgente una vera e propria rivoluzione culturale e sanitaria nella cura. Non l’escamotage che “strappa” l’addio alla vita dal servizio sanitario, immaginando che se ne preservi così la funzione pubblica, mentre invece se ne intacca alla radice la credibilità. Offrire dignità, vicinanza, sollievo dalla sofferenza e accompagnamento amorevole è il modo più umano e civile di affrontare la complessa questione del fine vita.

L’umiliazione della Tenda dei riformisti

Un filo rosso che attraversa il tempo

Ci sono vari modi nella politica italiana per ridicolizzare una cultura, un pensiero, una tradizione o un partito. Ma c’è un filo rosso che si ripete negli anni a prescindere dallo scorrere del tempo, dal cambiamento delle fasi storiche, dal tramonto dei partiti e dall’avvento di nuovi soggetti politici.

E questo elemento è la voluta e pervicace volontà di estromettere dalla cabina di comando – di un partito o, meglio ancora, di una coalizione – una cultura politica. È il caso, nello specifico, della famosa “tenda” progettata dal duo Bettini-Renzi per rafforzare l’alleanza di sinistra e progressista.

Il diritto di tribuna, moneta di scambio

Tenda o rifugio o accampamento poco cambia perché l’epilogo è sempre lo stesso. E cioè: in un’alleanza c’è chi detta l’agenda politica, culturale e programmatica, e chi, al contrario, deve semplicemente adeguarsi in cambio di una manciata di seggi parlamentari come premio di consolazione o, per dirla in termini più corretti, come garanzia del “diritto di tribuna”.

Ora, che questo disegno venga perseguito da Renzi non ci stupisce. Come tutti i partiti personali deve garantire una piccola pattuglia di parlamentari per sé e per i “propri cari” e quindi, di conseguenza, non solo è comprensibile ma è anche legittimo.

La pretesa di egemonia culturale non va mai in crisi

Quello che stupisce, ma fino a un certo punto, è la tenacia e la coerenza di alcuni storici esponenti della sinistra con cui si ripropone sempre lo stesso approccio e sempre lo stesso metodo nella costruzione dei processi politici.

Che poi, detto con parole semplici, è figlio di quella cultura dell’egemonia di gramsciana memoria che ha caratterizzato in profondità l’intera storia del comunismo italiano dal secondo dopoguerra in poi.

Approccio e metodo che sono rimasti immutati, al di là e al di fuori delle vuote chiacchiere sul superamento delle vecchie etichette del passato e del cambiamento intervenuto.

Il Centro accettato ma solo in posizione subalterna

Nel caso odierno, si nota la radicale sottovalutazione del Centro e di tutto ciò che lo caratterizza e lo contraddistingue. E la metafora della “tenda” o “dell’accampamento” è persino perfetta nella sua descrizione più scientifica.

E cioè: ci sono delle forze politiche, culturali, sociali e forse anche etiche che devono farsi carico di guidare una coalizione e poi, ma soltanto poi, ci sono anche dei frammenti da aggiungere per spiegare agli incolti che la suddetta coalizione è plurale perché tiene conto di tutti. E quindi anche dei centristi.

Purché, coerentemente, continuino a soggiornare nella “tenda” o nel rifugio o nell’accampamento.

Riscoprire la forza di un popolarismo autonomo

Una tesi e una costruzione politica perfettamente coerente con l’antica vocazione egemonica gramsciano comunista che può andare in crisi solo quando la cultura politica di centro, riformista e di governo viene interpretata da personalità forti, carismatiche e autenticamente rappresentative – per fare un solo esempio concreto, da un Franco Marini di turno – ma che poi, puntualmente, è destinata a riprendere il boccino in mano, come si suol dire.

Ecco perché chi continua ancora a perseguire un progetto politico di un Centro dinamico e riformista, seppur plurale e articolato al suo interno, non può accettare supinamente e irresponsabilmente questa mortificazione politica, culturale, programmatica e anche organizzativa.

La concezione della “tenda”, secondo la visione del duo Bettini-Renzi, per dirla con parole ancora più semplici, è la negazione radicale del ruolo del Centro, della politica di centro e di un Centro dinamico. Oltreché, e di conseguenza, della funzione e della stessa mission dei Popolari e del popolarismo di ispirazione cristiana.

La fantasia al potere? Ecco la pace ministerializzata

Una cultura della pace dimenticata

Giusto sostenere sempre e comunque le ragioni della promozione della pace nella coscienza pubblica di un Paese — se si preferisce: di un popolo — tant’è che si parla spesso di una “cultura della pace”, ma purtroppo, nel nostro Paese, questa è da tempo relegata nel dimenticatoio. Considerata tra i valori acquisiti, la si dà per scontata, come se la sua linfa vitale bastasse a se stessa. Ma così non è.

La pace è un valore universale e, come tale, viaggia insieme all’umanità. Quando il corso dell’umanità vacilla, a causa dei molti conflitti in essere — non tutti necessariamente guerre militari — allora anche il valore della pace comincia a vacillare, e sorgono azioni a sostegno.

Dalla promozione alla propaganda

Queste azioni, pur legittime, talvolta travalicano il senso stesso dell’universalità del valore. Se un Paese ritiene necessario istituzionalizzare la promozione della pace entro i confini di una struttura statale, deve ammettere che non si tratta più di un valore universalmente riconosciuto, ma di un bene da custodire, quasi da proteggere. Peggio ancora, si potrebbe scivolare verso l’idea di una “propaganda” della pace, evocando — sia pure involontariamente — modelli dittatoriali in cui esisteva un ministero della propaganda incaricato di promuovere valori di regime. La pace, in quanto valore universale, non avrebbe bisogno di essere propagandata.

Il nodo delle risorse

Anche qualora la coscienza pubblica accettasse l’istituzione di un Ministero della “propaganda della pace”, ci si scontrerebbe subito con il problema delle risorse. In un Paese in cui sei milioni di cittadini faticano ad accedere alle cure sanitarie, ai beni primari, alla scuola e al lavoro — e in cui oltre due milioni hanno smesso perfino di cercare un sostentamento — le risorse pubbliche sono esigue e destinate, giustamente, a queste priorità.

Chi vive queste condizioni non rinuncia alla pace, tutt’altro. Ma non può destinare nemmeno una piccola parte delle proprie risorse alla sua promozione. Sono proprio queste persone che dovrebbero essere messe al centro di ogni riflessione sui nuovi assetti istituzionali, e finora di questa attenzione non v’è traccia. Viene in mente, con sottile amarezza, la riflessione di Tolstoj: prima risolvere i problemi fondamentali della sopravvivenza, poi occuparsi degli altri aspetti della vita sociale o politica.

Ruoli già assegnati

Si può certo ipotizzare una figura rappresentativa, snella e senza portafoglio, con funzioni di promotore di azioni “di pace” presso le istituzioni e la cittadinanza. Ma questo ruolo è già coperto: la Difesa, nel rispetto dell’articolo 11 della Costituzione, è attiva in missioni di peace-keeping e peace-enforcement (la prima in Libano, nel 1982); gli Affari Esteri, con la cooperazione internazionale, hanno tra i loro compiti proprio la promozione della pace.

Se non lo fanno loro, si dovrebbe concludere che esista una “cooperazione non pacifica”, il che è una contraddizione in termini. Inoltre, la pace ha bisogno di ingenti risorse finanziarie: chi conosce il funzionamento delle istituzioni sa che entra in gioco inevitabilmente il Ministero dell’Economia. Perché non allocare lì, accanto alla “cassa”, anche la pace?

E infine c’è il Presidente della Repubblica, capo delle Forze Armate e garante della Costituzione, che ha il compito di vigilare sul rispetto dell’articolo 11: promozione attiva della pace attraverso il ripudio della guerra, la cooperazione internazionale e l’adesione ad organismi che mirano a garantire pace e giustizia.

La pace ha già una casa

In questo quadro, i cittadini hanno un ruolo attivo nella costruzione di un mondo più pacifico. Lo disse anche Papa Paolo VI: “La pace è un dovere, prima che un diritto”. La pace, insomma, ha già la sua sede naturale: la Presidenza della Repubblica. I Padri costituenti, reduci da una guerra mondiale, l’avevano ben previsto. Se avessero temuto un futuro pericoloso per la pace, avrebbero previsto un ministero ad hoc. Non lo fecero.

A meno che, tirando le somme, non si debba concludere che il progetto, in gestazione da otto anni, stia perdendo forza. Un tempo lungo abbastanza perché un’idea fresca diventi una vecchia soluzione. Esaurita la spinta emotiva, con una cittadinanza stanca e sempre meno partecipe delle consultazioni pubbliche, la soluzione istituzionale rischia di ridursi a un espediente: uno strumento per togliere d’impaccio tutti, con buona pace — è il caso di dirlo — di ciascuno.

Autonomia non è privilegio: la sanità deve essere uguale per tutti

Foto LucasD (Wikimedia Commons)

Quando la residenza diventa ostacolo

Sul quotidiano Alto Adige è stata pubblicata una notizia che suggerisce ulteriori approfondimenti: due genitori hanno segnalato che alla figlia minorenne affetta da una patologia diabetica di tipo 1 è stato negato il cosiddetto “bonus diabetico” in quanto il nucleo familiare non risiede in provincia di Bolzano da almeno 5 anni.

Il requisito della residenza sta diventando escludente su molti aspetti del vivere in regione: la casa e la salute in primis. Ricordo che la Corte Costituzionale, con sentenza del 3 gennaio 2025, ha dichiarato illegittima la norma che richiede in Trentino il requisito dei dieci anni per accedere all’edilizia pubblica. Se l’autonomia diventa privilegio, può generare discriminazioni.

Il monito del Presidente e larticolo 3 della Costituzione

In tema di sanità – peraltro qui davvero eccellente – ricordo ancora che il Presidente della Repubblica ha recentemente raccomandato uniformità di erogazione dei servizi e di trattamento sull’intero territorio nazionale. L’articolo 3 della Costituzione richiama solennemente questo prevalente principio di uguaglianza e invita la Repubblica a rimuovere gli ostacoli che ne impediscono l’attuazione. Tutti i cittadini sono uguali davanti alla legge, in diritti e doveri.

Inclusione: parola o realtà?

Peraltro – venendo qui da anni – noto che spesso viene usato il termine “inclusione” come valore aggiunto e dirimente della cultura locale. All’atto pratico, però, questa parola si riduce sovente a un mero flatus vocis. Segnalo a questo proposito il caso di una cittadina italiana che risiede in Alto Adige da nove anni: suo padre è sepolto nel cimitero locale, ma non riesce a far venire con sé la madre invalida al 100% che vive in Germania su una sedia a rotelle. Non viene accettata in una casa di cura perché non residente, anche se ciò impedisce paradossalmente la riunione del nucleo familiare, un valore affettivo incommensurabile e da tutelare oltre la mera burocrazia.

Lei dove è residente?

La domanda che sovente viene posta a chi si rivolge ad ambulatori per cure e prestazioni è: “Lei dove è residente?”. A volte è imbarazzante, altre umiliante: dipende dal tono con cui viene posta, come se dovessi giustificarmi della mia “italianità”. Come se la provincia di Bolzano non facesse parte della Repubblica Italiana.

Dal trattato Gruber-De Gasperi questo tema è all’ordine del giorno: alcune questioni sono sfumature, altre sono cardini di civiltà giuridica. Sarebbe ora che qualcuno chiarisse che la residenza è un diritto elettivo che discende da interessi personali prevalenti e, soprattutto, che i principi costituzionalmente garantiti non sono negoziabili per razza, censo, religione, cittadinanza. E neanche per territorialità.

Come diceva quel mugnaio di Potsdam: ci sarà pure un giudice a Berlino… ma sicuramente ce n’è uno anche a Roma.

Padel, Treviso si tinge d’azzurro: semifinale per Abbate-Montiel

Roma, 5 lug. (askanews) – Flavio Abbate approda in semifinale al FIP Silver Mediolanum Padel Cup di Treviso. Il 20enne siracusano, miglior talento italiano, in coppia con l’italo-argentino Alvaro Montiel ha superato i quarti di finale battendo gli spagnoli Gerard Arnaldos e Miguel Gonzalez con il punteggio di 6-1 7-6. Una settimana fa – si legge in una nota – Abbate si era fermato ai quarti nella tappa di Palermo dopo una sfida di altissimo livello contro Maxi Sanchez, ex numero uno del mondo, e Alex Ruiz, campione europeo in carica.

“Un traguardo importantissimo – ha commentato Abbate -. Gerard e Miguel sono partiti più lenti, poi hanno alzato il ritmo. Siamo stati bravi a restare calmi e lucidi nel tie break. Siamo felici di rappresentare l’Italia nella fase decisiva del torneo”. La coppia Abbate-Montiel, vincitrice in stagione dei titoli FIP di Bristol e Cipro, sfiderà domenica mattina nella semifinale un’altra coppia spagnola composta da Arnau Candelo e Marc Lupon. Le semifinali sono in programma alle 10, mentre la finale maschile è in programma in serata, non prima delle 19.

Non è bastato invece un match point nel tie break decisivo al duo formato da Simone Iacovino e Lorenzo Di Giovanni: gli azzurri sono stati sconfitti da Sintes-Marques per 6-4, 1-6, 7-6 con un tiratissimo 13-11 nel set decisivo. Eliminata anche Giorgia Marchetti, vicecampionessa d’Europa e bronzo mondiale, che insieme alla spagnola Merino si è arresa per 6-2, 6-4 contro Borrero-Perez. Protagoniste della giornata anche Chiara Pappacena e Martina Parmigiani, che hanno dominato il loro quarto di finale e poi la semifinale superando prima Dubins-Fernandes e successivamente Letizia Dell’Agnese e Silvia Trassinelli per 6-2 6-2. “La maglia azzurra mi dà forza – ha dichiarato Pappacena -. È come una pozione magica che mi carica di energia mentale. Ora penso solo al prossimo Europeo”.

Gaza, Meloni ha intensificato dialogo con leader internazionali su cessate il fuoco

Roma, 5 lug. (askanews) – Nel quadro dei contatti avviati sin dal Vertice G7 di Kananaskis a sostegno di un cessate il fuoco a Gaza, il Presidente del Consiglio, Giorgia Meloni, ha intensificato il dialogo con diversi leader internazionali. Dopo aver avuto ieri un colloquio con il Presidente degli Stati Uniti, Donald Trump, il Presidente Meloni ha avuto conversazioni telefoniche con l’Emiro del Qatar, Tamim bin Hamad al Thani, e con il Primo Ministro dello Stato d’Israele, Benjamin Netanyahu. In tutti i colloqui il Presidente Meloni ha richiamato l’urgenza di giungere a un cessate il fuoco a Gaza che permetta il rilascio degli ostaggi ancora in vita e l’accesso pieno e senza ostacoli della popolazione civile all’assistenza umanitaria. E’ quanto si apprende da fonti di Palazzo Chigi.

Calcio, la Tor Tre Teste diventa Juventus Academy a Roma

Roma, 5 lug. (askanews) – Dal 1° luglio 2025 ha preso il via una collaborazione tra la società G.S.D. Nuova Tor Tre Teste e la Juventus Football Club, grazie alla quale la società romana è entrata a far parte delle Juventus Academy in Italia. Nasce così un’importante sinergia tra la più scudettata società professionistica d’Italia e la Tor Tre Teste.

Le Juventus Academy rappresentano un numero ristretto di centri di eccellenza e di riferimento sul territorio nazionale, selezionate in base a una serie di parametri sportivi e valoriali, dove viene trasmesso il Metodo Juventus attraverso la condivisione delle metodologie, la formazione dei tecnici e le visite effettuate dallo staff Juventus durante il corso della stagione sportiva, con l’obiettivo di portare la professionalità dei metodi e delle programmazioni Juventus direttamente presso le Società presenti sul territorio italiano.

Formula1, a Silverstone pole Verstappen davanti le McLaren

Roma, 5 lug. (askanews) – Pole position incredibile per Max Verstappen a Silverstone. Il campione del mondo, al centro delle notizie di mercato negli ultimi giorni, chiude con il miglior tempo e si mette alle spalle le McLaren di Oscar Piastri, secondo, e Lando Norris, terzo. Quarto George Russell, che chiude davanti alle Ferrari di Lewis Hamilton (quinto) e Charles Leclerc (sesto). Delusione per le rosse, che erano state parecchio competitive durante le prove libere. Settimo tempo per Kimi Antonelli, che sarà però penalizzato di tre posizioni a causa della penalità ricevuta per l’incidente con Verstappen in Austria. Penalizzato anche Oliver Bearman (a causa di un’infrazione del regime di bandiera rossa nelle FP3), che ha ottenuto l’ottavo crono. A partire in settima posizione sarà dunque Fernando Alonso, seguito da Pierre Gasly.

Ciclismo, al Tour tappa e maglia per Jasper Philipsen

Roma, 5 lug. (askanews) – Prima tappa scoppiettante quella del Tour de France 2025. Nella Lille-Lille (184,9 km) si susseguono i colpi di scena e alla fine l’uomo più felice di giornata è il belga Jasper Philipsen, strepitoso nel coronare lo sprint perfettamente costruito dalla sua Alpecin-Deceuninck e dunque prima maglia gialla di questa edizione. Ai -17 km la Visma attacca con Jonas Vingegard in prima persona in un tratto esposto al vento e fa esplodere il gruppo. Nella rete finiscono anche Remco Evenepoel, Primoz Roglic e Jonathan Milan, che arrivano a 40 secondi dal vincitore. Per i primi due è già una discreta batosta in classifica. Sul podio di giornata Biniam Girmay e Søren Waerenskjold, Matteo Trentin chiude quinto. La corsa perde subito per strada un pezzo da novanta: Filippo Ganna. Il verbanese cade a inizio tappa, prova a continuare ma deve alzare bandiera bianca. (Foto Le Tour – X)

Alluvioni in Texas, il bilancio delle vittime sale ad almeno 27 morti

Roma, 5 lug. (askanews) – Il bilancio delle catastrofiche alluvioni in Texas è cresciuto ad almeno 27 morti, tra cui nove bambini. Lo afferma oggi Abcnews.

Le autorità sono ancora impegnate nelle ricerche di 24 ragazze scomparse dal Camp Mystic, un campo tutto al femminile situato lungo il fiume Guadalupe, ha dichiarato Dalton Rice, sindaco della città di Kerrville, durante una conferenza stampa.

Pur proseguendo le operazioni di soccorso, i funzionari hanno spiegato di non disporre di un conteggio preciso delle persone disperse e hanno rifiutato di fornire stime.

Tennis, Cobolli agli ottavi di Wimbledon

Roma, 5 lug. (askanews) – Prima volta agli ottavi di finale di uno Slam per Flavio Cobolli. Il romano è alla seconda settimana di Wimbledon grazie alla vittoria in tre set sul n. 17 al mondo Jakub Mensik: 6-2, 6-4, 6-2 in meno di due ore di gioco, intervallate da una pausa altrettanto lunga per pioggia. Un match impeccabile di Cobolli, dominante dall’inizio alla fine contro un Mensik disastroso. L’azzurro non si è fatto distrarre dalla sospensione per pioggia, è rimasto concentrato, attento e ha espresso un tennis di alto livello. Cobolli tornerà in campo lunedì e lo farà contro uno tra Marin Cilic e Jaume Munar. Intanto è virtualmente entrato in top 20: nella classifica live è n. 20 davanti a un altro tennista ceco, Tomas Machac.

Tennis, Sinner: "Settimana impeccabile, dobbiamo spingere ancora"

Roma, 5 lug. (askanews) – “Ovviamente sono molto felice, ma abbiamo visto tutti che Pedro aveva problemi alla spalla”. Così Jannik Sinner dopo la vittoria che gli vale gli ottavi di finale a Wimbledon. “Non riusciva a servire bene – continua – Soprattutto su questa superficie, quando non servi bene, non è facile giocare. Massimo rispetto per lui per essere venuto qui a competere. Non è stato facile per lui. Dal mio lato ho cercato di rimanere solido da fondo campo. Abbiamo avuto alcuni scambi davvero belli. È un grande onore giocare davanti a voi. Grazie a tutti per il supporto. Grazie a tutti gli sportivi che sono venuti. È fantastico. Ogni volta che entri nella seconda settimana di uno Slam è un’occasione molto speciale. Ancora più speciale qui a Wimbledon. Sono molto felice di essere nella seconda settimana. Cerchiamo di continuare così. Di spingere ancora. La prima settimana non poteva andare meglio. Vediamo cosa ci aspetta”.

Tennis, Sinner agli ottavi di Wimbledon, solo 5 giochi a Martinez

Roma, 5 lug. (askanews) – Jannik Sinner è alla seconda settimana di Wimbledon per il quarto anno consecutivo. L’azzurro si è qualificato per gli ottavi di finale grazie alla vittoria sullo spagnolo Pedro Martinez, n. 52 al mondo, con il punteggio di 6-1, 6-3, 6-1 in meno di due ore di gioco. Un’altra partita in totale controllo per il n. 1 al mondo, mai in difficoltà contro un giocatore che ha avuto problemi al servizio per un problema alla spalla destra. Sinner, però, è stato impeccabile nel primo e nel terzo set, centrando così la 77esima vittoria in carriera a livello Slam. Jannik tornerà in campo lunedì contro Grigor Dimitrov o Sebastian Ofner

Alluvione Texas, Mattarella a Trump: sincero cordoglio per questo grave lutto

Roma, 5 lug. (askanews) – “Signor Presidente, desidero esprimere a nome del popolo italiano e mio personale, profonda vicinanza al Suo Paese per le vittime ed i dispersi causati dalle alluvioni che hanno colpito il Texas e in particolare la Contea di Kerr, fra cui figurano anche tanti bambini. Nell’augurare massimo successo alle squadre impegnate nelle complesse operazioni di soccorso, il nostro pensiero va alle famiglie delle vittime e di quanti attendono di conoscere il destino dei loro cari dispersi. In un momento di così grave lutto per l’amico popolo statunitense, desidero farLe pervenire, Signor Presidente, i sentimenti del mio più sincero cordoglio e di quello della Repubblica Italiana”. Così il Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, nel messaggio inviato al Presidente degli Stati Uniti d’America, Donald J. Trump, dopo la drammatica inondazione in Texas.

Dazi, Trump ha firmato lettere "prendere o lasciare" per 12 paesi

Roma, 5 lug. (askanews) – Il presidente Usa Donald Trump ha dichiarato di aver firmato lettere indirizzate a 12 Paesi, in cui vengono indicate le diverse aliquote tariffarie che dovranno applicare alle merci esportate verso gli Stati uniti, con le offerte “prendere o lasciare” che verranno inviate lunedì.

Trump, parlando con i giornalisti a bordo dell’Air Force One durante il volo per il New Jersey, si è rifiutato di nominare i Paesi coinvolti, affermando che verranno resi pubblici lunedì.

“Ho firmato alcune lettere e verranno inviate lunedì, probabilmente dodici,” ha detto Trump, interrogato sui suoi piani in materia di dazi. “Importi diversi, aliquote diverse”.

Eplosione a Roma, 2 feriti gravi sedati e intubati: "Condizioni stabili"

Roma, 5 lug. (askanews) – I pazienti ricoverati nella UOC Grandi Ustionati dell’Ospedale Sant’Eugenio dopo l’esplosione di ieri a Roma restano ricoverati “in condizioni gravi, entrambi sedati e sottoposti a ventilazione meccanica assistita. Le loro condizioni permangono stazionarie nella gravità del quadro clinico, ed il monitoraggio da parte dell’equipe multidisciplinare prosegue senza interruzioni”. Lo rende noto la Asl Roma 2.

In particolare, si spiega in una nota, “su uno dei due pazienti – che presenta ustioni di terzo grado estese al 55% della superficie corporea – è stato eseguito un primo trattamento di escarolisi enzimatica, procedura mirata alla rimozione iniziale del tessuto necrotico mediante l’impiego di enzimi selettivi. L’intervento rappresenta un primo passo nel complesso percorso terapeutico previsto per i grandi ustionati. La prognosi rimane riservata”.

Nel corso delle ultime ore, si è aggiunto in reparto un terzo paziente di sesso maschile, trasferito dall’Ospedale San Giovanni. Le sue condizioni, fa sapere la Asl, “sono complessivamente buone: il paziente è cosciente, vigile e non necessita di supporto ventilatorio. Presenta ustioni di terzo grado localizzate ad un arto superiore, con un interessamento pari a circa il 10% del corpo. È in corso una valutazione specialistica per definire il trattamento più appropriato, con l’obiettivo di garantire il miglior decorso possibile”.

“La situazione clinica dei pazienti viene costantemente valutata e gestita da personale altamente qualificato. Nuovi aggiornamenti verranno diramati esclusivamente in presenza di variazioni rilevanti dello stato di salute dei degenti”, conclude la Asl.

Eplosione a Roma, 2 feriti gravi sedati e intubati: "Condizioni stabili"

Roma, 5 lug. (askanews) – I pazienti ricoverati nella UOC Grandi Ustionati dell’Ospedale Sant’Eugenio dopo l’esplosione di ieri a Roma restano ricoverati “in condizioni gravi, entrambi sedati e sottoposti a ventilazione meccanica assistita. Le loro condizioni permangono stazionarie nella gravità del quadro clinico, ed il monitoraggio da parte dell’equipe multidisciplinare prosegue senza interruzioni”. Lo rende noto la Asl Roma 2.

In particolare, si spiega in una nota, “su uno dei due pazienti – che presenta ustioni di terzo grado estese al 55% della superficie corporea – è stato eseguito un primo trattamento di escarolisi enzimatica, procedura mirata alla rimozione iniziale del tessuto necrotico mediante l’impiego di enzimi selettivi. L’intervento rappresenta un primo passo nel complesso percorso terapeutico previsto per i grandi ustionati. La prognosi rimane riservata”.

Nel corso delle ultime ore, si è aggiunto in reparto un terzo paziente di sesso maschile, trasferito dall’Ospedale San Giovanni. Le sue condizioni, fa sapere la Asl, “sono complessivamente buone: il paziente è cosciente, vigile e non necessita di supporto ventilatorio. Presenta ustioni di terzo grado localizzate ad un arto superiore, con un interessamento pari a circa il 10% del corpo. È in corso una valutazione specialistica per definire il trattamento più appropriato, con l’obiettivo di garantire il miglior decorso possibile”.

“La situazione clinica dei pazienti viene costantemente valutata e gestita da personale altamente qualificato. Nuovi aggiornamenti verranno diramati esclusivamente in presenza di variazioni rilevanti dello stato di salute dei degenti”, conclude la Asl.

Centrosinistra, Renzi: si vince o si perde su sfida quotidianità

Roma, 5 lug. (askanews) – “Il punto” centrale “è la quotidianità, noi abbiamo una situazione nel Paese in cui chi sta meglio sta sempre meglio e chi sta peggio sta sempre peggio, si allarga la forbice e in questo allargamento della forbice” dei redditi “si gioca tutto il futuro del riformismo in questo Paese, perché se aumenta il carrello della spesa e non aumentano sufficientemente gli scatti salariali o noi siamo in condizione come centrosinistra unitario di andare su questo tema a dimostrare che siamo un’altra cosa, oppure sul tema dei diritti, dello Ius Scholae, di Paragon, di Almasri, io lo so per primo che siamo un’altra cosa. E’ la sfida della quotidianità, quella su cui si vince o si perde”. Lo ha detto il leader di Italia Viva Matteo Renzi nel suo intervento di apertura all’Assemblea nazionale del partito in corso a Genova.

Dal weekend meno caldo, rischio violenti temporali con grandine

Roma, 5 lug. (askanews) – Il caldo africano estremo che in questi giorni ha infuocato l’Italia ha i giorni contati. Un fronte freddo sta per portare una boccata d’ossigeno sul nostro Paese, prepariamoci però a violenti temporali. Federico Brescia, meteorologo del sito www.iLMeteo.it, conferma l’imminente cambio di scenario meteo, ma avvisa anche della possibilità di forti temporali.

Oggi sabato 5 luglio è prevista una giornata ancora in prevalenza molto calda e soleggiata su buona parte d’Italia. Disagio fisico elevato specialmente al Centro-Sud. Unica nota instabile, la possibile formazione di qualche temporale sulla Lombardia al mattino e sui rilievi montuosi al pomeriggio. Sarà però l’ultima parentesi bollente per qualcuno, da domenica 6 infatti è atteso uno stravolgimento delle condizioni meteo.

L’arrivo di un fronte temporalesco in discesa dal Nord Europa che andrà ad interagire con il caldo umido preesistente, scatenerà temporali violenti sul Nord Italia nella giornata di domenica 6 luglio. E’ lecito aspettarsi potenti celle temporalesche in grado di provocare nubifragi e grandinate anche di grandi dimensioni. Sempre sul settore settentrionale è atteso anche un calo delle temperature; sul resto del paese l’alta pressione persisterà, garantendo tempo stabile, tanto sole e caldo intenso. Per un’evoluzione più diffusa della situazione meteorologica, dovremo aspettare l’inizio della prossima settimana, quando la perturbazione si estenderà anche al Centro e a parte del Sud.

La prossima settimana sarà caratterizzata da un caldo moderato, piacevole. Sembrerà quasi fresco, ma le temperature torneranno semplicemente su valori consoni alla media del periodo e non al di sotto.

Calcio, Portogallo in lutto per funerali Diogo Jota e André Silva

Roma, 5 lug. (askanews) – Un’ondata di commozione e dolore ha travolto Gondomar oggi, mentre la città portoghese si è stretta attorno alla famiglia di Diogo Jota, 28 anni, attaccante del Liverpool, e di suo fratello André Silva, 26 anni, anch’egli calciatore nella Serie B portoghese. I due fratelli hanno perso la vita due giorni fa in un tragico incidente stradale nella provincia di Zamora, in Spagna. La giornata è iniziata con il corteo funebre che ha lasciato la Cappella della Resurrezione dirigendosi verso la chiesa parrocchiale di Gondomar. Le bare di Diogo Jota e André Silva sono state trasportate. Ruben Neves ha contribuito al trasporto di una bara, mentre quella di André Silva è stata portata dai giocatori del Penafiel. Una folla si è radunata dentro e fuori la chiesa, dove sono stati posizionati altoparlanti esterni per consentire a tutti di seguire la messa. La funzione è stata celebrata dal vescovo di Porto, Manuel Linda. Al termine della messa, le bare sono state trasportate fuori dalla chiesa e quindi verso il cimitero di Gondomar. Alla cerimonia hanno partecipato figure istituzionali e sportive. Hanno manifestato vicinanza il Presidente della Repubblica Marcelo Rebelo de Sousa e il Primo Ministro Luis Montenegro. Presenti il presidente della Federcalcio portoghese, Pedro Proença, e il presidente dell’FC Porto, André Villas-Boas. Una delegazione del Liverpool, guidata dall’allenatore Arne Slot e dal capitano Virgil Van Dijk, ha partecipato alle esequie. Van Dijk e Robertson hanno deposto due corone di fiori a forma di maglia, con i numeri 20 e 30, in omaggio a Diogo Jota e André Silva. Presente anche il commissario tecnico del Portogallo, Roberto Martinez. Tra i calciatori, hanno presenziato i compagni di nazionale di Diogo Jota, come Bernardo Silva e Bruno Fernandes, e Diogo Dalot del Manchester United. L’agente Jorge Mendes, rappresentante di entrambi i fratelli, aveva già reso omaggio ieri alla veglia funebre nella cappella di Sao Cosme. In segno di rispetto, il Liverpool ha rinviato a lunedì la ripresa degli allenamenti. Il quotidiano sportivo portoghese ‘Record’ ha inoltre riportato la decisione del Liverpool di pagare i restanti due anni di contratto di Diogo Jota alla sua famiglia.

Centrosinistra, Renzi: senza tenda riformista si perde

Roma, 5 lug. (askanews) – “Senza di noi, anche solo per un fatto diciamo matematico, si perde. Quindi forse qualcuno sta cambiando idea. Ma non conta questo. Il punto politico è che senza un cantiere, che io chiamo tenda riformista nell’area moderata, riformista, centrista della coalizione, le elezioni si perdono”. Lo ha detto il leader di Italia Viva nel suo intervento di apertura all’Assemblea nazionale del partito in corso a Genova.

“Perché? Perché il Pd di Elly Schlein, lo dico senza alcuna polemica – ha spiegato Renzi -, ha un approccio che non è del Partito Democratico che avevamo noi”, “Elli sta spostando l’impianto originale del Partito Democratico su una piattaforma che io rispetto ma che più a sinistra”. In questo quadro, ha proseguito, “si crea politicamente uno spazio che se non viene colmato da una proposta riformista, se quello spazio non lo occupiamo noi, non è soltanto che lo occupa qualcun altro, sai, passi e tira paralla. No, si perdono le elezioni”.

“Questo – secondo Renzi – è il ragionamento politico che sta alla base della cosiddetta tenda riformista. Poi il tema di chi la interpreta è sì un tema, ma che arriva in un secondo momento”.

Ucraina, Trump deluso della telefonata con Putin

Roma, 5 lug. (askanews) – La telefonata con Vladimir Putin di due giorni fa non è andata bene, il presidente russo vuole continuare la guerra in Ucraina ed è riuscito “a gestire” bene le sanzioni. La situazione che il presidente Usa ha restituito parlando a bordo dell’Air Force One, è “molto difficile”, insomma.

“E’ una situazione molto difficile. Vi avevo detto che ero molto scontento della mia telefonata con il presidente Putin. Vuole andare fino in fondo, continuare a uccidere persone, non va bene”, ha detto Trump ai giornalisti. “Non credo che abbiano alcuna intenzione reale di fermarsi”, ha affermato.

Trump, nelle trattative con Putin per porre termine alla guerra ucraina, vede nero. Anche perché gli strumenti messi in campo dagli occidentali – cioè le sanzioni – non sono riuscite a indebolire la Russia. Putin – ha affermato Trump – “è riuscito a gestire le sanzioni”. La questione è stata parte della conversazione, durata circa un’ora e mezzo. Il presidente russo, ovviamente, non ne è contento, ma sa come spuntare quest’arma. Con Putin, ha detto Trump, “parliamo molto di sanzioni, sì. Direi che non ne è entusiasta, capisce che potrebbero arrivar(ne altre), però è un professionista”.

Il presidente americano ha anche respinto l’idea che la sua amministrazione abbia un approccio troppo morbido con Mosca. Ha, invece, dichiarato di ritenere di essere più duro con la Russia che non con l’Iran e con qualsiasi altro Paese.

Il Papa: abbiamo le orecchie invase da input digitali e non ascoltiamo il cuore

Roma, 5 lug. (askanews) – “Dio ha creato ognuno di voi con uno scopo e una missione in questa vita. Approfittate di questa occasione per ascoltare, per pregare, affinché possiate sentire più chiaramente la voce di Dio che vi chiama nel profondo dei vostri cuori. Vorrei aggiungere che oggi, così spesso, perdiamo la capacità di ascoltare, di ascoltare davvero. Ascoltiamo la musica, abbiamo le orecchie costantemente invase da ogni tipo di input digitale, ma a volte dimentichiamo di ascoltare il nostro cuore ed è nel nostro cuore che Dio ci parla, che Dio ci chiama e ci invita a conoscerlo meglio e a vivere nel suo amore. E attraverso questo ascolto potreste essere aperti a permettere alla grazia di Dio di rafforzare la vostra fede in Gesù, in modo da poter condividere più facilmente questo dono con gli altri”. Così Papa Leone XIV nell’udienza a insegnanti di scuole cattoliche in Irlanda, Inghilterra, Galles e Scozia e a giovani della Diocesi di Copenhagen, svolta oggi nella Sala Clementina in Vaticano.

E rivolgendosi agli insegnanti presenti, il Papa ha continuato: “Ciò che ho appena detto ai giovani vale anche per voi, soprattutto per il vostro importante ruolo nella formazione dei giovani di oggi: bambini, adolescenti, giovani adulti. Essi infatti guarderanno a voi come a dei modelli: modelli di vita, modelli di fede. Guarderanno a voi soprattutto per come insegnate e per come vivete. Vi auguro di coltivare ogni giorno il vostro rapporto con Cristo, che ci dà il modello di ogni autentico insegnamento, affinché possiate a vostra volta guidare e incoraggiare coloro che vi sono affidati a seguire Cristo nella loro vita”.

Ucraina, Trump: Putin non si ferma, vuole continuare a uccidere

Roma, 5 lug. (askanews) – Il presidente americano Donald Trump si è detto molto deluso per l’ultimo colloquio telefonico con Vladimir Putin, affermando di non vedere alcun segnale da parte della Russia che possa indicare un progresso verso la fine della guerra in Ucraina.

“È una situazione molto difficile. Vi avevo detto che ero molto scontento della mia telefonata con il presidente Putin. Vuole andare fino in fondo, continuare a uccidere persone, non va bene”, ha detto Trump ai giornalisti a bordo dell’Air Force One. “Non credo che abbiano alcuna intenzione reale di fermarsi”, ha affermato.

Al MAXXI la mostra del Canon Young People Programme – Bastogi

Roma, 5 lug. (askanews) – Al MAXXI di Roma stata inaugurata la mostra che rappresenta l’evento conclusivo del progetto Canon Young People Programme – Bastogi, un’iniziativa che ha trasformato la fotografia in uno strumento di espressione, crescita e inclusione per i bambini di uno dei quartieri pi complessi e spesso dimenticati della capitale.

Il progetto nasce dalla collaborazione tra Canon Italia, l’associazione Amici dei Bimbi ETS e la fotografa di moda Erica Fava: insieme hanno dato vita a un laboratorio fotografico durato otto mesi, che ha coinvolto oltre venti bambini e adolescenti dai 4 ai 18 anni residenti nell’ex residence Bastogi, nella periferia nord-ovest di Roma.

E i ragazzi sono arrivati al MAXXI per vedere la mostra frutto del loro lavoro, della loro creativit e resa possibile dal Canon Young People Programme. “E’ un progetto che ormai ha quasi 10 anni di vita, ha raccolto immagini da oltre 6000 giovani e ha il pregio di includere, di avvicinare al potere dell’immagine. – ha spiegato Paolo Tedeschi, Head of Corporate, Marketing & Sustainability Communication di Canon Italia – Conosciamo molto bene cosa significhi la disparit di genere, sappiamo molto bene cosa significhi per noi avere la responsabilit sociale di sostenere un futuro migliore e possibile per i giovani in tutta EMEA”.

Le fotografie esposte raccontano Bastogi attraverso lo sguardo diretto e potente dei suoi giovani abitanti, offrendo una narrazione alternativa, personale e profondamente umana. Erica Fava, fotografa di moda e insegnante del progetto, ha raccontato: “I lavori che sono stati fatti in questi mesi, una volta a settimana, due ore a settimana, devo dire che hanno dato veramente i loro frutti, i ragazzi sono riusciti a esprimersi in maniera molto diversa, come vedete ci sono degli scatti molto molto diversi fra loro, e questo mi d grande gioia”.

La mostra approder poi nel cuore del comprensorio edilizio Bastogi, in cui Amici dei bimbi ETS da 5 anni sviluppa laboratori, incontri con artisti e attivit ludico-ricreative per la popolazione residente, come ha spiegato il Presidente Stefano Santini: “L’obiettivo era quello di aiutare i ragazzi ad uscire dalla loro quotidianit, perch il problema che Bastogi oggi troppo chiusa in s stessa e noi abbiamo bisogno invece di farli spaziare un pochino. Abbiamo avuto il piacere di vedere che si pu veramente far crescere questi bambini, questi ragazzi, anche in un mondo completamente diverso dal loro”.

E ora la prossima edizione del Canon Young People Programme avr come tematica la tutela dei mari e degli oceani.

Confcommercio: Puglia e Trentino Alto Adige mete preferite dell’estate 2025

Milano, 5 lug. (askanews) – In vetta alle preferenze degli italiani per le vacanze estive, se si escludono gli short break in Toscana, Campania, Liguria, Lazio e Veneto, quest’anno troviamo Puglia e Trentino Alto Adige. Mare e montagna dunque, che gli italiani prediligono tanto per le vacanze brevi – da 3 a 5 pernottamenti – quanto per quelle più lunghe. Ma in testa alla classifica dei viaggi da 7 giorni e oltre, dopo parecchio tempo, si ritrova la Sardegna. E’ quanto emerge dal focus sulle vacanze estive degli italiani dell’Osservatorio turismo di Confcommercio, in collaborazione con Swg.

A primeggiare, anche quest’estate, è ovviamente il mare, scelto dal 24% degli italiani per almeno una delle vacanze in programma tra giugno e settembre. Quasi appaiate, racchiuse in un intervallo tra il 10% e il 12%, abbiamo poi, in ordine decrescente, città d’arte, località montane e piccoli borghi. Seguono un po’ distaccate, col 6% delle preferenze, le località di campagna.

Spostandoci all’estero, il panorama risulta più omogeneo. Spagna, Grecia e Francia costituiscono il terzetto di gran lunga al comando della classifica per tutta l’estate, seguite, alla distanza, da Portogallo e Austria.

Ammonta, invece, a 1.170 euro a testa la spesa complessivamente messa a budget per tutto il quadrimestre – in linea con quella dello scorso anno – ma con significative differenze tra mese e mese: a giugno la spesa pro capite per le vacanze è più modesta (650 euro), perché si tratta principalmente di short break, mentre a luglio, la spesa sale a 820 euro. Ovviamente agosto batte gli altri mesi registrando 930 euro pro capite, sia per i prezzi mediamente più alti ma, soprattutto, per la scelta estremamente focalizzata sulle vacanze di 7 giorni o più – 6 casi su 10 – che sono anche le più costose. A settembre, infine, con oltre 10 milioni di italiani che programmano almeno un viaggio – nella metà dei casi con solo 1 o 2 pernottamenti a destinazione – la spesa è pari a 750 euro a testa.

Sul fronte alloggi, nel complesso, i pernottamenti saranno in albergo, con il 21% delle preferenze, seguiti dai b&b, con il 17% dei casi. Le case in affitto a breve termine si attestano al 13%, mentre 14% sono coloro che sceglieranno di pernottare in una seconda casa di proprietà o ospiti da amici o parenti. Seguono, nell’ordine, agriturismi, campeggi, villaggi vacanze e resort.

Estate, Confcommercio: 30,5 mln di italiani in viaggio, spesa oltre 35 mld

Milano, 5 lug. (askanews) – Saranno 30,5 milioni gli italiani che sceglieranno di concedersi almeno una vacanza nei mesi estivi, con un incremento di 1,5 milioni rispetto allo scorso anno. La spesa complessiva prevista supera i 35 miliardi di euro, a testimonianza della rinnovata fiducia e della voglia di ripartire degli italiani. E’ quanto emerge dal focus sulle vacanze estive degli italiani dell’Osservatorio turismo di Confcommercio, in collaborazione con Swg, che parla di una partenza per l’estate 2025 “con buoni segnali per il turismo”.

Dopo anni segnati da cautela e incertezza, soprattutto nella domanda interna, il turismo domestico torna a giocare il suo ruolo fondamentale, dopo mesi e mesi di forte ritardo rispetto alla ripresa del turismo internazionale, spiega Confcommercio. Il 91% degli italiani programmerà viaggi in Italia, mentre il 9% farà vacanze esclusivamente all’estero. Comunque, tra vacanze lunghe, brevi e short break, ciascuno partirà due volte nel corso del quadrimestre, e agosto si conferma in testa alle preferenze per viaggi di sette giorni o più – 11,2 milioni di partenze. Da notare però che il mese di luglio è quello che fa registrare il maggiore incremento delle partenze per vacanze lunghe rispetto allo scorso anno: 800 mila in più. Gli italiani, dunque, riescono sempre più ad organizzarsi per inserire una lunga pausa del lavoro e dagli impegni familiari anche nel mese più caldo, non solo ad agosto.

“L’aumento dei turisti italiani e delle loro partenze e un mese di Luglio che cresce nelle preferenze delle famiglie, sono nuove opportunità da cogliere per gli operatori del settore, che continua a trainare il pil e il saldo della bilancia dei pagamenti – commenta Manfred Pinzger, vicepresidente di Confcommercio, incaricato per le politiche attrattività e turismo – Nuovi supporti per la riqualificazione dell’offerta turistica, lungo tutta la filiera, e ulteriori provvedimenti per risolvere il problema dell’housing dei lavoratori stagionali rappresentano, dunque, interventi necessari dal ritorno sicuro”.

I matrimoni imperfetti di Emi Fontana al PAC di Milano

Milano, 5 lug. (askanews) – Nella Project Room del PAC di Milano fino al 14 settembre la mostra Matrimoni imperfetti. Storie e immagini dall’Archivio della Galleria Emi Fontana (1992-2009). Il titolo riprende quello utilizzato dalla stessa Emi Fontana in occasione della mostra per il decimo anniversario della galleria, esprimendo il legame intimo e complesso tra artista e gallerista: una relazione quasi familiare, a tratti complicata, ma imprescindibile per il processo creativo. Un matrimonio imperfetto che diventa anche metafora del suo rapporto con la citt di Milano, luogo di vita e lavoro, terreno fertile per la sperimentazione artistica non privo di sfide e ostacoli.

La curatrice Giulia Zompa ha raccontata l’esposizione ad Askanews: “La mostra un omaggio a una galleria milanese divenuta storica, fondata da Emi Fontana nel 1992 in viale Bligny 42, una galleria che nel giro di pochi anni diventata un punto di riferimento imprescindibile nel panorama artistico italiano. Ho cercato di restituire la visione di Emi Fontana di quegli anni e l’identit della galleria: gli artisti sono l’identit della galleria e troviamo un display che si muove in una costellazione di artisti con delle cronologie non rigide.

C’ come un ponte tra delle istanze e delle tematiche su cui Eri Fontana si concentrata tra gli anni Novanta e Duemila che risuonano con gran forza ancora oggi, una programmazione molto attenta alle artiste donne e infatti il primo anno di attivit interamente dedicato ad artiste donne, anche ad artiste che, insomma, sposavano e riversavano nel loro lavoro delle questioni legate al femminismo. Si tratta di un’attenzione che ritroviamo anche nel corso del tempo: con quasi dieci anni di scarto trovano spazio all’interno della galleria Alessandra Sfranzi e Monica Bonvicini; quindi un forte supporto alle artiste donne, e del resto Emi Fontana era una gallerista donna giovane negli anni Novanta in un contesto ancora molto maschile.

Ci sono poi delle tematiche legate all’ecologismo: Olafur Eliasson fa la sua prima mostra italiana da Emi Fontana, siamo nel 1996. Ci sono poi molti temi sociali: il lavoro di Lovett e Codagnone che poi anche la ragione per cui questa mostra nasce in concomitanza con il main show del Padiglione d’Arte Contemporanea e ancora Ren Green, Adrian Piper, Sam Duran, Mike Kelly, figure per cui i temi sociali sono stati centrali.

La volont stata quella proprio anche di comune accordo con la stessa Emi Fontana di presentare una mostra che fosse una mostra di documentazione storica, senza opere, quindi l’intero racconto della galleria delegato ai materiali d’archivio. Incontriamo i poster che appunto dagli anni Duemila vengono piegati e spediti per invitare i visitatori, le persone a vedere le mostre. Quattro video a corredo della mostra documentano l’attivit, le performance, le azioni che si sono svolte in galleria. Troviamo le mostre ma raccontate dai comunicati stampa dell’epoca, dalle riviste dell’epoca e quindi da critici, curatori, figure che hanno frequentato la galleria: questo anche nella volont di mostrare una rete di relazioni, una comunit che frequentava lo spazio della Galleria Emi Fontana”.

La mostra della Project Room dialoga con la prima mostra antologica dedicata al duo di artisti John Lovett e Alessandro Codagnone, I Only Want You to Love Me, presente in contemporanea nelle altre sale del PAC di Milano.

Inondazione in Texas, 24 morti e 25 bambine disperse

Roma, 5 lug. (askanews) – Un’enorme inondazione provocata dallo straripamento del fiume Guadalupe, in Texas, Usa, ha ucciso almeno 24 persone e causato la scomparsa di numerose ragazze da un campo estivo. Un’importante operazione di ricerca e soccorso, è tutt’ora in corso per individuare i dispersi.

Il preavviso – spiega la Bbc – è stato scarso: il livello del fiume Guadalupe è salito di 7,9 metri in meno di un’ora e le inondazioni che ne sono seguite hanno travolto case mobili, veicoli e bungalow dove le persone trascorrevano il fine settimana del 4 luglio.

Le squadre di soccorso stanno ancora cercando fino a 25 bambine, tra le 750 ragazze che frequentavano il Camp Mystic, appena fuori dalla città di Kerrville, 104 km a nord-ovest di San Antonio.

È stato dichiarato lo stato di emergenza in diverse contee, dove diverse strade sono allagate e le linee telefoniche interrotte.

La nuova sanità dei laburisti

Unoccasione di confronto

A Londra per motivi familiari, ho avuto la fortuna di assistere “in diretta” alla presentazione della riforma del Servizio Sanitario inglese (NHS) voluta dal nuovo governo laburista. Un piano ambizioso, articolato su tre grandi transizioni – decentralizzazione, digitalizzazione, prevenzione – che vuole restituire efficienza, equità e sostenibilità al servizio sanitario britannico.

Ne ho seguito anche l’impatto mediatico, con le reazioni più immediate. C’è chi plaude al coraggio di una visione lunga e sistemica, chi invece chiede realismo sull’attuazione concreta, soprattutto considerando i limiti finanziari e la fragilità delle infrastrutture digitali. Ma su una cosa sembrano concordare tutti: non si può più aspettare, serve agire ora.

Riforma inglese: i punti principali

Il progetto prevede la nascita di centinaia di centri sanitari di comunità, l’assunzione di migliaia di medici di base e operatori della salute mentale, la digitalizzazione completa del sistema e una forte spinta in direzione della prevenzione dell’obesità e delle malattie croniche. In più, saranno introdotti meccanismi di responsabilità finanziaria e incentivi legati alla soddisfazione dei pazienti.

Si tratta, in fondo, di un tentativo – per ora ben accolto ma non privo di incognite – di riformulare il rapporto tra territorio, ospedale e cittadino in chiave moderna e sostenibile.

In Italia abbiamo più di quanto pensiamo

Di fronte a questo, emerge con chiarezza quanto il nostro Servizio Sanitario Nazionale, pur tra mille fatiche, rappresenti un patrimonio prezioso. Le Case della Salute e gli ospedali di comunità in Italia ci sono già. I medici di base sono molti: vanno valorizzati, aggiornati, coinvolti di più, ma sono lì, pronti a fare la differenza.

Anche sulla digitalizzazione siamo in cammino: il fascicolo sanitario elettronico avanza, serve solo vincere le resistenze culturali e burocratiche che ne frenano la piena attuazione.

Infine la prevenzione: l’obesità, le malattie metaboliche, la salute mentale sono sfide che dobbiamo affrontare con coraggio. Investire oggi, anche con nuovi farmaci e tecnologie, significa risparmiare domani, riducendo il peso delle cronicità e migliorando la qualità della vita.

Non tutto funziona, è vero, e molto va migliorato. Ma possiamo e dobbiamo credere nel nostro Servizio sanitario, un sistema integrato con erogatori pubblici e privati accreditati che altri – come il Regno Unito – cercano oggi di imitare. A noi spetta custodirlo, innovarlo, difenderlo. Senza polemiche ideologiche, che sulla salute sono solo dannose.

Giuseppe Fioroni

ex Ministro della Pubblica Istruzione, vice presidente della Fondazione Gemelli

L’invenzione dello spazio al centro: non tutto è destra o sinistra

Gentile Direttore,

ricordo che l’estate scorsa, insieme al caldo, si sentiva un gran vociare di operazioni centriste in vista delle elezioni europee. È passato un anno, alle europee nessuna lista centrista ha superato lo sbarramento, e noi, poveri elettori, continuiamo a navigare spaesati in cerca di una casa che nessuno sembra avere il coraggio e la pazienza di costruire. Nel mentre è tornato il caldo e, come se fosse una chiacchiera da ombrellone, ricominciano a circolare voci su aggregazioni neo-centristi.

Le illusioni estive del centro

Tutto questo gran parlare ha un grosso difetto: come ogni chiacchiera da ombrellone, tornati in città si dimentica velocemente. A noi, poveri elettori in cerca di un tetto, rimane solo la speranza che prima o poi qualcuno ci vorrà dare una casa.

Ad oggi le opzioni più quotate sembrano essere due, distinte e apparentemente inconciliabili. Entrambe sono accomunate da una sola cosa: rischiano di essere sbagliate e distruttive. Per semplicità, non me ne voglia nessuno, le identificherò come alternativa Renzi e alternativa Calenda, sfruttando il cognome dei leader che le spingono e che hanno maggiore rilievo mediatico.

 

L’alternativa renziana all’interno del campo largo

L’alternativa Renzi è la costruzione di una tenda riformista che abiti, a prescindere da programma e leader, nella coalizione del centrosinistra. In questo scenario si muove, ovviamente, Italia Viva, Più Europa, la rete civica dell’assessore Onorato e anche Demos (sebbene il loro programma sembri essere più vicino a realtà come AvS rispetto a Renew Europe). Curiosamente questo progetto sembra essere spinto anche da personalità al di fuori di questo ambito culturale e politico, come Goffredo Bettini.

Questa opzione ha un gran vantaggio: inserirsi nel centrosinistra consentirà di beneficiare della ripartizione dei collegi uninominali (sempre che non cambi la legge elettorale) e garantire che un cospicuo numero di deputati e senatori di queste liste siano eletti nella prossima legislatura. Non solo: se addirittura il centrosinistra dovesse vincere le elezioni – scenario a cui io non credo, ma perché porre limiti alla fantasia – alcuni centristi potrebbero anche partecipare alla compagine governativa.

Finora qualcuno potrebbe dire: perfetto, no? Invece il tranello si nasconde proprio qui. I futuri deputati e senatori, gli improbabili ministri e sottosegretari, quale programma porterebbero avanti? Quello centrista o quello della sinistra? Perché oggi appare chiaro – lo è ancora di più dopo il referendum e le piazze dello scorso giugno – che il programma del campo largo è stato già scritto da PD-M5S e AvS, e non sembrano essere disponibili a trattative per cambiarlo.

Gli esponenti di queste liste centriste allora cosa farebbero nel caso in cui il futuro ministro del Lavoro dovesse proporre l’abolizione del Jobs Act? Oppure quale posizione adotterebbero se il futuro ministro degli Esteri dovesse presentarsi in Parlamento dicendo di essere a favore di una Palestina che va dalla terra al mare? E se il ministro della Difesa dovesse negare il sostegno alla martoriata popolazione ucraina o la presenza dell’Italia nell’alleanza atlantica, cosa voterebbero i rappresentanti eletti nella tenda riformista? Approverebbero tutto, persino la proposta di una nuova patrimoniale o nuove aberranti leggi giustizialiste?

Credo che ora sia chiaro qual è l’errore dell’opzione Renzi. Ben venga costruire una tenda riformista, ma questo progetto non può accettare a priori di far parte del centrosinistra senza negoziare un programma di governo serio e con paletti invalicabili, altrimenti si rischia di effettuare un’operazione di “center-washing” del campo largo massimalista. Non solo: forse alcuni sostenitori potrebbero anche cadere nel tranello, ma la maggioranza degli elettori centristi, annusata l’aria, farebbe mancare il proprio voto a questa tenda riformista, rendendo anche inutile l’operazione per i soci dello stesso campo largo.

L’alternativa fuori dagli schieramenti: la “solitudine” di Calenda

L’alternativa Calenda, invece, è identitaria: costruire una forza terza, autonoma senza se e senza ma da entrambi gli schieramenti. Questo filone è perseguito da Azione, dal Partito Liberal Democratico e credo anche dagli amici popolari di Tempi Nuovi. È l’opzione che salva la coscienza, che impedisce di fare accordi con il diavolo, l’alternativa centrista dura e pura. Non ci saranno bocconi amari da assorbire, né voti con il naso turato da apporre in Parlamento, sempre se ci si arriva in Parlamento (le europee insegnano).

Questa operazione sarebbe perfetta se la legge elettorale fosse un proporzionale puro, con soglia di sbarramento relativamente bassa e senza premio di maggioranza. Ma non possiamo leggere il mondo con gli occhiali che vorremmo avere. Oggi non è questa la legge elettorale presente in Italia, e i rumors di questi giorni non indicano il ritorno al proporzionale semplice, quanto piuttosto un proporzionale con premio di maggioranza e sbarramento in linea con le elezioni europee.

Annusata ancora una volta l’aria, l’elettore centrista potrebbe decidere di evitare di gettare il proprio voto, come alle scorse europee, e, impaurito dal programma del campo largo enunciato prima, rifugiarsi o nell’astensione o addirittura nel voto a Forza Italia, per provare a rafforzare l’animo moderato della coalizione che con molta probabilità vincerà nuovamente le elezioni.

Lunica via: una federazione autonoma

Se allora entrambe le alternative nascondono tranelli, qual è la soluzione? La costruzione di una vera tenda centrista: una federazione dove tutti i centristi all’opposizione della destra possano trovare il loro spazio e la loro dignità, che non ponga veti all’alleanza con la sinistra ma che non sia obbligata a partecipare a una coalizione di governo se non ne condivide il programma. Il campo largo non vorrà modificare il proprio programma? Pazienza, ce ne faremo una ragione e rappresenteremo da soli – senza campi larghi – in autonomia, le istanze di tutti gli elettori riformisti.

Una forza del genere, che potrebbe oscillare tra l’8 e il 10%, sarebbe decisiva per le attuali opposizioni per poter vincere e battere il centrodestra.

Per questo motivo, una vera e forte tenda centrista (non divisa tra Renzi e Calenda e mille altre sigle) avrebbe tutte le carte in regola per non subire un programma inadeguato ma per negoziare un’alleanza rispettosa delle istanze democristiane, liberali, socialdemocratiche e repubblicane. Insomma, una vera forza centrista sarebbe in grado di obbligare il centrosinistra a dismettere i panni di una coalizione massimalista, per maturare ed essere una vera alleanza di riformisti.

Forma e sostanza: il Papa tra cerimonia e immediatezza

La tentazione di contrapporre

Ci sono parole condannate a essere pronunciate quasi sempre con il proprio opposto. Se dici “forma”, c’è chi subito ti contrappone “sostanza”, perché l’una sarebbe zoppa senza l’altra. La forma è l’aspetto esteriore di un oggetto, ma occorre anche saper rispettare certe forme in presenza di determinate circostanze. La forma prevede in alcuni casi formule stabilite, come accade ad esempio nei sacramenti religiosi.

La forma è ciò che colpisce al primo impatto. La sostanza, al contrario, richiede più tempo per svelarsi: sta sotto all’aspetto visivo o sonoro e impone uno sforzo maggiore per rivelarsi. A volte persino smentisce l’impressione istintiva dell’inizio.

Gli occhi sulla liturgia

In molti si chiedono, con una punta di eccessiva curiosità, se il nuovo Papa muova in controtendenza circa lo smantellamento di alcune forme liturgiche, o se insisterà sulla via di Francesco.

Tutti con gli occhi incollati allo schermo per capire la scelta di Leone XIV, come se soprattutto la forma indicasse un progetto di guida della Chiesa. Il Papa è consapevole di questo, eppure non sembra affatto preoccuparsene, curando piuttosto di fare il Papa e di spostare l’attenzione su altro.

C’è da mettere in opera il Concilio Vaticano II, e non sarà un pallio in più o in meno a cambiare l’idea dei credenti, che dovrebbero piuttosto concentrare la propria meticolosa attenzione su Dio e non su altro.

Forse si dovrebbe badare a non compiacersi eccessivamente, perdendosi nell’apprezzamento delle cerimonie o, al contrario, a non digerirle. Il compito dovrebbe essere mirare dritto verso la parola di Dio, di cui troppo poco si conosce il suono e il contenuto. Conta certamente la liturgia – cioè il servizio che si rende al Dio in cui si crede – ma ancor più conta conoscerlo. Altrimenti si resta nell’inutile astrattezza.

Un biscotto e unomelia

Si legge che il Papa ha indossato il pallio il 29 giugno, durante la Santa Messa per i Santi Pietro e Paolo, imponendolo a 54 nuovi arcivescovi metropoliti. Tutto è accaduto con una cerimonia solenne, o perlomeno non scarna quanto alla forma.

Solenne è un rito che si ripete nel tempo con ordine e regolarità. Comporta necessariamente un fasto che può suscitare perplessità in chi ama una Chiesa povera e per i poveri.

Leone XIV è lo stesso che, a bordo della Papamobile, ha mangiato subito un biscotto porgergli da una bambina presa in braccio dagli uomini della gendarmeria. Non ci ha pensato: ne ha gustato all’istante il sapore.

Un gesto semplice, che dice della sua immediata umanità. E che non intende “fare un biscotto” a chi lo guarda con la speranza che la Chiesa continui la sua missione di salvezza. Questo Papa, se occorre, cuoce due volte forma e sostanza, forse per rappresentare che tutto serve alla sua azione. Sarà per questo che, nella sua magistrale omelia del giorno dei Santi Pietro e Paolo, ha detto:

“Nell’esperienza del discepolato, infatti, c’è sempre il rischio di cadere nell’abitudine, nel ritualismo, in schemi pastorali che si ripetono senza rinnovarsi e senza cogliere le sfide del presente. Nella storia dei due Apostoli, invece, ci ispira la loro volontà di aprirsi ai cambiamenti, di lasciarsi interrogare dagli avvenimenti, dagli incontri e dalle situazioni concrete delle comunità, di cercare strade nuove per l’evangelizzazione a partire dai problemi e dalle domande posti dai fratelli e dalle sorelle nella fede.”

Questo Papa non è cerchiobottista. È un conciliatore, non mette multe a nessuno. Indica semplicemente che forma e sostanza possono camminare sotto braccio. E sprona i cristiani a riscoprire la freschezza e il piacere della propria fede, oltre che…dei biscotti.

Malesia e Sud-Est Asiatico guardano al modello italiano

L’incontro dell’altro ieri a Palazzo Chigi fra il primo ministro della Malesia e quello italiano ha avuto scarso rilievo sui media. Eppure la visita del premier della Malesia Anwar bin Ibrahim in Italia appare particolarmente significativa. Infatti, il capo del governo di Kuala Lumpur in viaggio alla volta di Rio de Janeiro per il vertice Brics che si apre domenica prossima, ha fatto solo due tappe intermedie in Europa: Roma e Parigi.

Si tratta quindi di un riconoscimento importante per il nostro Paese per diverse ragioni.

Negli ultimi decenni la proiezione internazionale dell’Italia si è progressivamente estesa verso l’indo-pacifico e le relazioni con la Malesia risultano molto promettenti. Il rafforzamento della cooperazione fra i due Paesi comprende ambiti strategici, come energia, difesa, terre rare, insieme naturalmente alla cultura e a un comune interesse allo sviluppo economico del Sud-est Asiatico.

A rafforzare il rilievo internazionale dell’incontro dei due capi di governo, ha contribuito anche il fatto che la Malesia è attualmente presidente di turno dell’Asean, l’associazione regionale dei Paesi del Sud-Est Asiatico, nonché Paese partner dei Brics. A pochi giorni dal vertice Brics di Rio de Janeiro l’incontro tra Anwar bin Ibrahim e Giorgia Meloni ha costituito un’occasione per uno scambio di vedute sui principali dossier globali, valorizzando la vocazione  dell’Italia a un dialogo incentrato sul multilateralismo, oltre la logica di anacronistici blocchi.

A dimostrazione di quanto il modello italiano susciti l’attenzione dei Paesi Asean, di quelli Brics e in generale del Sud del Mondo, si può ricordare anche il grande piano di edilizia popolare, coordinato dallo stato, predisposto dall’Indonesia, il principale Paese dell’Asean e, dallo scorso gennaio, membro a pieno titolo del Coordinamento Brics. Il suddetto piano, illustrato dall’agenzia indonesiana Antara, ricorda sotto molti aspetti, il piano Fanfani., con lo stato che fa da motore dell’edilizia popolare, rilanciando l’economia e livellando verso l’alto la riduzione delle disuguaglianze sociali. Il governo di Jakarta prevede di costruire nel 2026, 500.000 alloggi sovvenzionati e di ristrutturare circa due milioni di abitazioni con il sostegno statale. Misure propedeutiche all’allargamento della classe media e al rafforzamento della domanda interna.

A ben vedere questa politica keynesiana e solidarista in voga tra i Paesi Asean è la medesima adottata dal loro grande vicino, la Cina, ormai divenuta, grazie  a queste politiche, un Paese guida per l’economia e per l’innovazione, ed anche quella che fece grande economicamente l’Italia negli anni della ricostruzione e del boom economico.

Come Paese e come eredi di una cultura politica e di una politica economica che ha fatto scuola nel mondo, credo che non possiamo non avvertire il fatto che il tempo per un siffatto genere di politiche economiche sta tornando, e l’Italia può ambire ad esserne un laboratorio di rilievo globale.