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domenica, 21 Dicembre, 2025
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Campo degasperiano, Follini: l’eredità scomoda dello statista trentino

Foto Schicchi
Foto Schicchi

Se la Democrazia Cristiana è stata il partito del Paese, Alcide De Gasperi è stato il politico – o meglio, l’uomo di Stato – che ha messo il Paese davanti al partito e che ha lasciato in eredità, a chi riflette dopo oltre 70 anni dalla sua morte una lezione ancora attuale.

La domanda che si è posto Gianfranco Astori nella sua lezione degasperiana di quest’estate è una domanda decisiva: come un partito complesso, anche diviso, poté affrontare la sfida di riunificare il Paese?

La strada in salita

Questo interrogativo richiama alla memoria un aspetto che spesso trascuriamo quando parliamo di De Gasperi, soprattutto noi che ci sentiamo depositari di quella tradizione: tendiamo infatti a mettere in evidenza i successi, ciò che è riuscito, ma dimentichiamo la fatica, le difficoltà, le inimicizie, la strada in salita che egli dovette percorrere senza alcuna garanzia di arrivare a una destinazione certa.

Le idee ricostruttive della Democrazia Cristiana – la prima pubblicazione significativa in cui De Gasperi mette per iscritto la sua visione – nascono come una sorta di testamento: una riflessione maturata alla fine di una vita che, paradossalmente, dal punto di vista politico, stava ricominciando. Non lo sapeva, non lo pensava, ma quelle parole erano un messaggio nella bottiglia rivolto alle generazioni future.

Contro lantilibertà demagogica

Da quel momento in poi, De Gasperi percorre un sentiero riconoscibile ancora oggi, a distanza di tanti anni. Usa le parole come argine contro l’antilibertà demagogica, intuendo per tempo che nel fondo del Paese esisteva un sentimento negativo che avrebbe accompagnato a lungo la sua azione politica. Questo sentimento non lo abbandonò mai del tutto e contribuì alle difficoltà che egli dovette affrontare, anche dopo aver vinto le elezioni e dopo essersi insediato saldamente alla guida del governo.

Nemici dichiarati e riconoscimenti inattesi

Spesso raccontiamo De Gasperi come se il suo successo fosse stato un destino naturale. Non lo fu. Implicava rischi enormi e avversità politiche fortissime. C’era un pezzo largo e minaccioso dell’Italia – da destra e da sinistra – apertamente ostile a lui. I fascisti lo chiamavano “l’austriacante” e lo consideravano un traditore; Togliatti parlò di “scarponi chiodati” in un comizio a mo’ di chiarimento su come avrebbe cacciato l’avversario nel caso avesse vinto il Fronte popolare. L’aggressività politica di quegli anni era reale e pericolosa.

È significativo che un qualche riconoscimento gli venisse paradossalmente da Mussolini, il quale, nel tramonto della Repubblica Sociale, disse che in futuro sarebbero potute emergere due figure: Gronchi e De Gasperi. Un riconoscimento che vale qualcosa, se letto nel contesto di quel frangente dtrammatico.

La fermezza dello statista

De Gasperi governò in modo profondamente diverso da Giolitti e seppe essere, con il suo stile, un grande statista. In alcuni momenti fu particolarmente determinato. Ricordiamo, ad esempio, il confronto con i monarchici e con il ministro della Real Casa, Falcone Lucifero, dopo il referendum istituzionale. A un certo punto De Gasperi disse: “Beh, se andiamo avanti così, domani uno di noi sarà in prigione”. Quella fermezza contribuì a far accettare il verdetto anche a Umberto di Savoia.

Le difficoltà con la Chiesa e dentro la Democrazia Cristiana

Ma le avversità non vennero solo dall’esterno. Anche in casa democristiana De Gasperi incontrò ostacoli, incomprensioni e diffidenze. Tendiamo a dimenticarlo con una certa indulgenza verso i nostri “padri”, ma De Gasperi dovette fare i conti con i franchi tiratori, con tensioni interne, con le famose schede bianche, con una seconda generazione democristiana che faticava a riconoscersi nel

suo stile e nel suo metodo.

Emblematica è la vicenda dell’udienza negata da Pio XII, e la lettera straordinaria che De Gasperi scrisse: “Come cristiano accetto l’umiliazione; ma come capo di un governo ho il dovere di chiedere conto delle ragioni per cui quell’udienza non mi viene concessa”. In quella frase c’è tutto De Gasperi.

Se vogliamo dirla fino in fondo, dobbiamo riconoscere che la difficoltà più grande De Gasperi la ebbe proprio nel rapporto con la seconda generazione democristiana. Dopo di lui, il segretario del partito diventa Fanfani, che è il meno degasperiano per carattere e formazione, e prima di questo evento inizia a profilarsi l’azione di Aldo Moro. De Gasperi ebbe il sospetto di essere stato messo in difficoltà anche da Dossetti, e forse da Moro stesso, allora sottosegretario agli Esteri, nel dibattito sulla NATO.

Uneredità difficile

Tutto questo per dire che De Gasperi uscì da quella stagione con un’eredità enorme, ma difficile da metabolizzare. Dopo la sua morte, e fino al 1974 – quando Scoppola pubblica La proposta politica di De Gasperi – il degasperismo viene in parte archiviato anche nel mondo democristiano. Ciò non significa disconoscere la straordinarietà della sua figura, ma indica quanto fosse complessa e scomoda la sua lezione.

Vorrei chiudere affidandomi alle parole di Indro Montanelli, che non era certo un degasperiano. Questi racconta di un colloquio con De Gasperi: gli chiede di incontrarlo a casa, perché gli sembra più confidenziale. De Gasperi rifiuta: non intende confondere pubblico e privato. E così lo riceve in ufficio. Montanelli lo descrive tutto vestito di grigio, senza pennacchi, con gli occhi grigi e il volto di pietra grigia, una “grigia oratoria” che non conosce altri colori.

Alla fine di quel colloquio Montanelli scrive una frase decisiva: «Sento dinanzi a lui un gran rispetto senza timore, esattamente il contrario di quello che sentivo davanti a Mussolini: un gran timore senza rispetto». E conclude: «De Gasperi è l’antinàrciso, colui che parlando non si ascolta».

Ecco, credo che questa sia una buona ragione per cui, ancora oggi, vale la pena ascoltarlo.

N.B. Il testo, trascritto quanto più fedelmente possibile, non è stato rivisto dall’autore. Ecco il link per accedere alla video registrazione dell’intero dibattito:

 

https://youtu.be/15PJabi9y-o?si=47NWQd7fR5_wtGPQ

Cattolici, il significato di una “ricomposizione”

Il libro di padre Sorge e il dibattito degli anni Settanta

Nel 1979 Padre Bartolomeo Sorge, gesuita e politologo, diede alle stampe un libro che fu al centro del dibattito politico e culturale per molti anni. Il libro si intitolava provocatoriamente: “La ricomposizione dell’area cattolica in Italia”, con Città nuova Editrice. Un libro che ebbe un grande impatto nel mondo cattolico di quell’epoca e, in particolare, nel dibattito interno alla Democrazia Cristiana.

Un contesto storico profondamente diverso

Ora, dopo oltre 45 anni da quella pubblicazione, è di tutta evidenza che i temi affrontati in quella fase storica sono diversi, molto diversi rispetto alla stagione contemporanea. Ma è indubbio che se quando padre Sorge vergò quel libro esisteva ancora un partito che si chiamava Democrazia Cristiana e i cattolici italiani, seppur nella diversità e nel pluralismo, giocavano ancora un ruolo politico e culturale significativo, oggi la situazione è decisamente peggiorata.

La scomparsa dei cattolici dal dibattito politico

Per dirla in breve, i cattolici sono letteralmente scomparsi dal dibattito politico se non per rivendicare piccoli spazi di potere. I partiti democristiani o simil democristiani appartengono alla storia e sono stati del tutto archiviati. Le classi dirigenti dei vari partiti oggi in competizione prescindono radicalmente dalla cultura cattolico democratica, cattolico popolare e cattolico sociale.

La crisi dellassociazionismo e della formazione dirigente

E, infine, l’associazionismo cattolico di base ha smarrito, ormai da tempo, la sua antica vocazione a creare e soprattutto a formare classe dirigente. Quella classe dirigente che è stata decisiva per quasi 50 anni nella storia democratica del nostro paese con la presenza attiva e determinante della Democrazia Cristiana e che è proseguita ancora per qualche lustro dopo la fine del “partito italiano” per eccellenza.

Lurgenza di una nuova iniziativa dellarea cattolica

Ecco perchè, pur a fronte di una situazione politica e storica radicalmente diversa rispetto a quella in cui padre Sorge scrisse quel libro, è indubbio che oggi si rende ancor più necessaria ed indispensabile una ripresa di iniziativa politica, culturale e progettuale dell’area cattolica italiana. Sempre nel rispetto della laicità dell’azione politica da un lato e di un più accentuato pluralismo delle varie opzioni politiche dall’altro.

Una ricomposizione” laica e una provocazione culturale

Ma, al di là di questi due aspetti, è altrettanto vero che sarebbe anche utile una nuova ed aggiornata pubblicazione sulla necessità contemporanea di una “ricomposizione” laica dell’area cattolica italiana e anche, e soprattutto, di una rinnovata provocazione culturale che passa attraverso un’attenta analisi di quest’area. Detta con parole semplici, sarebbe necessaria un’iniziativa come quella che padre Sorge avanzò alla fine degli anni ‘70 dopo una stagione drammatica causa il terrorismo e alla vigilia, comunque sia, di nuovi sconvolgimenti politici e culturali.

Il rischio del bipolarismo e della polarizzazione

Di natura epocale come abbiamo poi potuto constatare negli anni seguenti. Dico questo perchè senza una ricomposizione, non fittizia o posticcia ma coerente e ragionata, dell’area cattolica o ex popolare o ex democristiana o ex centrista del nostro paese, il bipolarismo selvaggio è destinato a consolidarsi sempre di più e, con il bipolarismo, anche la radicalizzazione del conflitto politico e la polarizzazione ideologica.

Una risorsa per la qualità della democrazia

Due tasselli, questi ultimi, che indeboliscono la qualità della nostra democrazia e, al contempo, incrinano anche la credibilità delle nostre istituzioni democratiche per non parlare dell’efficacia dell’azione di governo. E, al riguardo, un contributo serio, qualificato e costruttivo può arrivare anche e soprattutto dalla cultura, dalla storia e dalla tradizione del cattolicesimo politico italiano. Ma non in ordine sparso, appunto. Perchè è di nuovo necessaria una seria, rigorosa e pensata “ricomposizione dell’area cattolica”.

Migrazioni, la crisi permanente e i limiti del “modello Albania”

Il Rapporto Migrantes – Diritto d’Asilo 2025 restituisce un’immagine che non consente più alibi: quella che per anni è stata definita un’emergenza è ormai una crisi strutturale e permanente del nostro tempo. A sottolinearlo è Agostino Sella, presidente dell’Associazione Don Bosco 2000, una delle realtà più attive nel sistema italiano dell’accoglienza, che invita istituzioni e opinione pubblica a guardare oltre la contingenza e a interrogarsi sulle scelte politiche compiute negli ultimi anni.

Le speranze recluse” di un sistema in affanno

Nel linguaggio del Rapporto, le “speranze recluse” diventano la metafora di un sistema che, troppo spesso, sacrifica la dignità umana sull’altare della sicurezza di frontiera. I numeri sui morti nel Mediterraneo, le deportazioni verso i lager libici, le lunghe attese nei centri di detenzione amministrativa non sono semplici statistiche, ma – osserva Sella – il segnale evidente di un fallimento politico europeo, che continua a rinviare una risposta strutturale al fenomeno migratorio.

Esternalizzare lasilo, restringere i diritti

Particolarmente critica è la valutazione dei modelli di esternalizzazione delle procedure di asilo, come il cosiddetto modello Albania. Secondo Sella, l’orientamento verso soluzioni fondate sulla detenzione amministrativa e sulla protezione dei confini rischia di collocarsi ai margini della democrazia, soprattutto quando incide sui diritti individuali e sulla tutela dei minori stranieri non accompagnati. L’esperienza quotidiana degli enti che operano sul campo mostra infatti come l’accoglienza non possa essere ridotta a protocolli burocratici o a dispositivi emergenziali svuotati di responsabilità politica.

Unalleanza per rimettere al centro la persona

La proposta che emerge non è di segno ideologico, ma profondamente pragmatica. Serve una visione strategica di lungo periodo, fondata su una collaborazione autentica tra istituzioni e terzo settore. Gli enti dell’accoglienza, ricorda Sella, non sono meri esecutori di servizi, ma vere e proprie antenne sociali, capaci di contribuire alla programmazione delle politiche migratorie. Senza questa alleanza, ogni modello rischia di restare inefficace. Con essa, invece, l’Europa potrebbe tornare a mettere al centro l’essere umano, senza rinunciare alla legalità né alla sicurezza.

A Berlino il Natale incontra l’algoritmo

In un mercatino di Natale di Berlino, tra luci, vin brulé e cori improvvisati, l’attrazione più fotografata non è una bancarella artigiana né un presepe tradizionale. È un robot umanoide. Si chiama Optimus, è prodotto da Tesla e, con movimenti ancora un po’ rigidi ma sorprendentemente precisi, serve popcorn caldi ai visitatori, salutando e posando per selfie senza mai perdere la calma.

Un umanoide tra le bancarelle

La scena ha qualcosa di simbolico: il cuore della tradizione europea, il mercatino natalizio, diventa il palcoscenico di una tecnologia che guarda al futuro prossimo. Optimus riempie i sacchetti con una paletta, li porge ai clienti e sembra ignorare il brusio che lo circonda. Qualcuno osserva che i suoi gesti sono ancora “troppo meccanici”, altri notano l’assenza di empatia. Ma soprattutto i più giovani si divertono: «È solo l’inizio», dicono.

Il progetto Tesla: molto più di una trovata

Presentato da Elon Musk come uno dei progetti più ambiziosi dell’azienda, Optimus non nasce per animare fiere o mercatini. L’obiettivo dichiarato è affiancare l’uomo nei lavori ripetitivi e fisicamente usuranti, dalla logistica alla manifattura. Il prezzo annunciato – attorno ai 20 mila euro – e la possibile commercializzazione entro un anno fanno capire che non si tratta più di fantascienza, ma di una strategia industriale concreta.

Curiosità (e inquietudini)

Non è la prima volta che un robot compare in uno spazio pubblico, ma è raro vederlo inserito in un contesto popolare e informale, non controllato come un laboratorio o una fabbrica. Ed è proprio qui che nasce la domanda di fondo: siamo pronti a condividere pezzi di quotidianità con macchine che imitano sempre meglio i gesti umani?

Il Natale, festa della relazione e della prossimità, diventa così anche il luogo dove misurare la distanza – ancora evidente – tra intelligenza artificiale e intelligenza emotiva.

Tecnologia senza calore?

Il successo mediatico dello stand berlinese dimostra che la curiosità supera la diffidenza. Ma resta aperta una questione culturale e sociale: la tecnologia può rendere più efficiente il mondo, ma non sostituisce il senso umano del lavoro, dell’incontro, della responsabilità. Per ora, Optimus serve popcorn. Domani potrebbe fare molto di più. Sta alla società decidere come e a quale prezzo.

M.O., Pizzaballa visita centri medici e tende sfollati a Gaza City

Roma, 20 dic. (askanews) – Il Cardinale Pierbattista Pizzaballa ha visitato oggi diversi centri medici e umanitari nella Striscia di Gaza, così come “le tende delle famiglie sfollate sul lungomare di Gaza City, dove sono stati informati sulla situazione umanitaria e sanitaria”. Lo ha riferito su X il patriarcato latino di Gerusalemme, precisando che Pizzaballa, accompagnato da monsignor Shomali, ha fatto visita all’ufficio di Caritas Gaza, a una clinica medica dell’Unione delle Chiese, a un punto di soccorso del Catholic Relief Services ad Al-Zaytoun, oltre all’Ospedale Al-Ahli (Battista) all’Università di Al-Azhar.

Il patriarca latino di Gerusalemme è arrivato ieri a Gaza per le celebrazioni natalizie.

Manovra, rispunta il condono 2003. Insorgono le opposizioni

Roma, 20 dic. (askanews) – Torna la proposte di riapertura del condono 2003 in una riformulazione di un emendamento alla manovra depositata in Commissione bilancio del Senato, i cui lavori sono stati sospesi dopo le forti proteste dell’opposizione.

La norma apre una sanatoria edilizia su tutto il territorio nazionale escludendo gli immobili per cui ci sia insuscettibilità assoluta di sanatoria o situati in aree vincolate. Possibile la sanatoria anche in zone sismiche purché gli immobili siano conformi alle norme tecniche. L’emendamento prevede poi che le regioni entro 60 giorni adottino una legge di attuazione della misura.

Caccia agli ultimi regali di Natale tra accessori, giochi e libri

Milano, 20 dic. (askanews) – Il Natale è ormai alle porte, ma manca ancora qualche regalo da mettere sotto l’albero? Grazie alle proposte a tema Disney, Marvel, Star Wars e National Geographic trovare il regalo last minute, ma azzeccato sarà davvero semplice: accessori per la casa, libri, ma anche pigiami, set da costruzione e gadget perfetti per i fan di tutte le età. Amatissimo dai bambini, il LEGO è uno dei regali più richiesti nelle letterine a Babbo Natale, ci sono proposte per tutti i gusti, dal cucciolo de La Carica dei cento e uno, al mondo dei supereroi Marvel. Ci sono poi tutti i gadget delle principesse e l’abbigliamento con Minnie e Topolino. Per gli appassionati di Star Wars, c’è il Unlimited – Intro Battle: Hoth, per giocare tutti insieme durante le feste.

Gaza, media: le Idf ignorarono l’allarme dell’intelligence il 6 ottobre 2023

Roma, 20 dic. (askanews) – Il 6 ottobre 2023, meno di 24 ore prima dell’attacco di Hamas, Israele aveva raccolto informazioni secondo cui l’organizzazione palestinese stava pianificando qualcosa per la mattina seguente. Stando a quanto rivelato dall’emittente pubblica Kan, le informazioni erano state raccolte da droni nel corso di un’operazione incentrata sulle guardie di Hamas che operavano nel tunnel dove Israele credeva fosse tenuto in ostaggio Avera Mengistu, entrato a Gaza di sua volontà nel 2014 e rilasciato lo scorso febbraio nell’ambito di un accordo di cessate il fuoco.

Secondo l’emittente, citata dal Times of Israel, un’informazione ottenuta durante l’operazione con i droni, anche se poco chiara, aveva fatto scattare un campanello d’allarme ed era stata trasmessa al Comando Sud delle Forze di difesa israeliane (Idf). Ma, stando alle fonti citate da Kan, il Comando Sud ignorò il campanello di allarme, ritenendo si trattasse, con ogni probabilità, di un’esercitazione di Hamas, piuttosto che di un attacco imminente.

L’emittente ha rimarcato che l’operazione del 6 ottobre non compare nei registri delle Idf, né è stata menzionata nelle indagini sugli eventi che hanno portato all’attacco e nelle indagini sull’attacco di Hamas, aggiungendo che non è chiaro il motivo di tale omissione.

L’emittente ha rimarcato che l’operazione del 6 ottobre non compare nei registri delle Idf, né è stata menzionata nelle indagini sugli eventi che hanno portato all’attacco e nelle indagini sull’attacco di Hamas, aggiungendo che non è chiaro il motivo di tale omissione.

Camera, L. Fontana: un dovere essere costruttori di ponti per la pace

Roma, 20 dic. (askanews) – “In questo tempo di attesa e di preparazione al Santo Natale, il mio pensiero va ai bambini e agli anziani, alle donne e agli uomini che in tante parti del mondo vivono nella paura e nell’incertezza. Va innanzitutto ai popoli in guerra che da troppo tempo ascoltano il rumore delle bombe al posto dei canti di festa”. Lo ha detto il presidente della Camera, Lorenzo Fontana, nel suo indirizzo di saluto in apertura del concerto “Canto di Natale per la ricerca” nell’aula di Montecitorio.

“Penso anche – ha proseguito – agli oltre 380 milioni di Cristiani perseguitati nel mondo, spesso vittime di vili attentati terroristici. Simili scenari interrogano nel profondo le nostre coscienze e rendono ancora più urgente la necessità di superare le tensioni attraverso il dialogo e il rispetto reciproco”.

A giudizio di Fontana “abbiamo dunque il dovere di essere tutti, nei rispettivi ruoli, costruttori di ponti per la pace, come ha sottolineato nella sua prima Benedizione ‘Urbi et Orbi’ Papa Leone XIV al quale rinnovo i più sentiti auguri per il Santo Natale. Una pace da coltivare e da preservare ogni giorno con costanza e con determinazione nei rapporti tra gli Stati così come nelle relazioni tra le persone. Difenderla e promuoverla è l’unica prospettiva possibile per garantire un futuro migliore ai giovani e alle generazioni che verranno. Generazioni alle quali – ha concluso il presidente della Camera – si dovrebbe cercare di assicurare il diritto alla salute, il diritto all’istruzione e il diritto a una vita dignitosa”.

Askatasuna, scontri a Torino tra polizia e manifestanti

Milano, 20 dic. (askanews) – Scontri tra manifestanti e forze dell’ordine durante il corteo a Torino contro lo sgombero del centro sociale Askatasuna. La tensione è salita quando un gruppo di manifestanti ha tentato di forzare il cordone di sicurezza lungo corso Regina Margherita per raggiungere la sede dello storico centro sociale torinese sgomberato nei giorni scorsi. Le forze dell’ordine sono intervenute con idranti e lacrimogeni, mentre i manifestanti hanno incendiato cassonetti lanciando petardi e sassi contro polizia e carabinieri.

Un gruppo di manifestanti travisati e incappucciati si è anche staccato dal troncone principale del corteo nel tentativo di “aggirare” il blocco delle forze dell’ordine e raggiungere così la sede di Askatasuna attraverso vie secondarie del centro storico cittadino. Anche in questo caso polizia e carabinieri li hanno respinti con il getto di idranti e lacrimogeni.

Sci, Florian Schieder terzo nella libera di Val Gardena

Roma, 20 dic. (askanews) – Florian Schieder vola sul podio della Saslong: la discesa della Val Gardena, quella integrale dopo la gara ridotta di giovedì, è sempre questione svizzera con Franjo Von Allmen a superare capitan Marco Odermatt, ma alle spalle dei due elvetici c’è il ventinovenne di Castelrotto.

L’altoatesino dei Carabinieri vince la gara di tutti gli altri e dietro ai due fenomeni si fa largo per conquistare il terzo podio della carriera dopo le due meravigliose piazze d’onore raccolte sulla mitica Streif di Kitzbühel nei gennaio 2023 e 2024. Una prova maiuscola, quella di “Schiedi” che mantiene così l’Italia sul podio ai piedi del Sassolungo dopo i terzi posti di Paris nella prima discesa e di Franzoni nel superG di ieri. Tre podi sottolineati da altrettante prova maiuscole da parte dell’intero team.

Il duello tutto elvetico si conclude con Von Allmen vincitore in 1’58″67 con 0″30 di margine su un Odermatt che paga minime sbavature all’uscita dal Ciaslat, tratto in cui Schieder costruisce invece il suo podio, in una sfida corsa sul filo dei centesimi e con la fremente attesa di veder scendere anche l’ultimo atleta, viste le sorprese sempre all’ordine del giorno in Val Gardena. Ma nessuno passa davanti all’azzurro: 0″98 il suo ritardo, con Nils Alphand (+1″00) ed Alessio Maggiano che lo sfiorano (+1″04), mentre Dominik Paris è ancora protagonista con un ottimo sesto posto a 1″11, seguito a breve distanza da Mattia Casse, ottavo a 1″20.

Lo Stato dovrà pagare un miliardo alla Tim per un canone del 1998

Roma, 20 dic. (askanews) – Tim in una nota comunica di aver ricevuto comunicazione, in data odierna, “in merito alla sentenza della Corte di Cassazione che conferma la restituzione del canone concessorio preteso per il 1998, chiudendo così un contenzioso durato oltre 20 anni”.

La sentenza della Cassazione rigetta infatti il ricorso presentato dalla Presidenza del Consiglio dei Ministri e conferma in via definitiva la decisione della Corte d’Appello di Roma dell’aprile 2024.

La somma dovuta è pari al canone originario, di poco superiore a 500 milioni di euro, più la rivalutazione e gli interessi maturati, per un totale di poco superiore a 1 miliardo di euro.

Porte della Speranza, da San Vittore un progetto tra arte e carcere

Milano, 20 dic. (askanews) – Un dialogo tra arte, comunit carcerarie e societ civile che prende la forma, simbolica ed evocativa del concetto di porta. Davanti alla Casa Circondariale di San Vittore a Milano stata inaugurata la prima “Porta della Speranza”, progettata dall’architetto Michele De Lucchi. “Un simbolo alle occasioni che si aprono a tutte le meditazioni e ragionamenti che fai dentro di te – ha spiegato raccontando il senso dell’opera – che ti portano sempre ad aprire una porta, un pensiero, e a metterti davanti una soglia, che se vuoi puoi superare, puoi oltrepassare e se non vuoi rimani chiuso. Oggi proprio il tempo di aprire le porte e di passargli attraverso, perch siamo in un’epoca nella quale tutto sta cambiando e abbiamo bisogno di sperimentare tante cose nuove. Anche proprio il rapporto con il bene, il male, le colpe, l’accusare, il sentirsi accusati”.

“Porte della Speranza” un progetto promosso dalla Fondazione Pontificia Gravissimum Educationis del Dicastero per la Cultura e l’Educazione della Santa Sede in collaborazione con il DAP Dipartimento Amministrazione Penitenziaria e realizzata dal Comitato Giubileo Cultura Educazione con Rampello & Partners, che lo ha curato. “Creare oggi e dirigere dei monumenti alla speranza, delle porte della speranza – ha aggiunto Davide Rampello – un segno fondamentale. La speranza la possibilit dell’uomo di immaginare la vita e abbiamo scelto non solo artisti, ma abbiamo scelto per questo straordinario progetto uomini, artisti, scienziati, uomini di teatro, in modo tale da avere una interpretazione corale di questo fondamentale sentimento”.

La porta lignea di De Lucchi non distingue un dentro e un fuori: un’architettura senza muro, un invito a considerare la trasformazione come un cammino condiviso e non come un gesto isolato. E si inserisce nella visione della Santa Sede verso il luogo carcerario. “Lo spirito dell’anno giubilare – ha concluso il cardinale Jos Tolentino de Mendonca, prefetto del Dicastero per la Cultura e l’Educazione della Santa Sede – affermare la speranza, una speranza che deve arrivare a tutti e anche a tutti i contesti, nessuno escluso da questo messaggio di speranza. Certamente una realt molto complessa quella dei carceri, ma una realt che, illuminata dalla speranza, diventa un una porta aperta in tante vite”.

Dopo San Vittore, Porte della Speranza proseguir coinvolgendo numerosi autori, chiamati a dialogare con altrettanti istituti penitenziari.

Vaticano, il Papa ha convocato un Concistoro straordinario

Milano, 20 dic. (askanews) – Papa Leone XIV “ha convocato il primo Concistoro straordinario del Suo Pontificato, che si terrà nei giorni 7 e 8 gennaio 2026”. Lo riferisce la sala stampa della Santa Sede, precisando che “l’incontro si svolgerà nell’arco di due giornate e sarà caratterizzato da momenti di comunione e di fraternità, nonché da tempi dedicati alla riflessione, alla condivisione ed alla preghiera”.

“Tali momenti saranno orientati a favorire un discernimento comune e ad offrire sostegno e consiglio al Santo Padre nell’esercizio della Sua alta e gravosa responsabilità nel governo della Chiesa universale – prosegue il Vaticano -. Il Concistoro si colloca nel contesto della vita e della missione della Chiesa, e intende rafforzare la comunione tra il Vescovo di Roma ed i Cardinali, chiamati a collaborare in modo particolare alla sollecitudine per il bene della Chiesa universale”.

Epstein Files, 550 pagine sono completamente oscurate

Roma, 20 dic. (askanews) – Oltre 550 pagine dei cosiddetti “Epstein files” pubblicati ieri sera dal Dipartimento di Giustizia degli Stati Uniti sono completamente oscurate. Lo riporta la Cbs. Tra queste figurano le 100 pagine di un documento completamente censurato, lasciando solo rettangoli neri. Non è noto cosa contenga il documento o perché sia stato necessario oscurarlo completamente.

Secondo il Dipartimento di Giustizia Usa l’oscuramento di alcune parti dei documenti connessi all’indagine su Jeffrey Epstein serve a proteggere la privacy delle vittime del finanziere, morto in carcere nel 2019 mentre era in attesa di processo per traffico sessuale di minorenni e già condannato in passato per reati sessuali.

Askatasuna, Tajani: non ci facciamo intimidire, la legge va rispettata

Roma, 20 dic. (askanews) – “Io penso che la legge debba essere sempre rispettata. Quando si vìola la legge lo Stato ha il dovere, non il diritto, ha il dovere di farla rispettare e il ministro dell’Interno Piantedosi ha fatto rispettare la legge”. Lo ha detto il vicepremier Antonio Tajani, leader di Forza Italia, rispondendo a Torino alle domande dei giornalisti sullo sgombero del centro sociale Askatasuna.

“Se poi i violenti vogliono continuare a fare violenza – ha aggiunto – non possono pensare che lo Stato rimanga immobile, il Governo non può rimanere immobile, perché la violenza è la violenza contro i cittadini: distruggere auto, menare poliziotti, carabinieri, finanzieri che fanno il loro dovere… tanti di questi sono figli di papà che se la prendono con i figli del popolo, come diceva Pasolini, e così non va bene”.

“Il diritto di manifestare senz’altro, tutti – ha detto ancora Tajani – sono liberi di farlo. Chiunque può manifestare, l’importante è che non ci sia alcun messaggio violento. Non basta non essere violenti, nel senso distruggere auto, distruggere negozi, aggredire la polizia e quello è inaccettabile. Ma anche messaggi violenti sono inaccettabili. Si possono manifestare le proprie idee anche senza offendere o insultare nessuno. Certamente non ci facciamo intimidire, questo assolutamente no, perché la legge va sempre e comunque rispettata”.

Manovra, aumentano i tagli al fondo pensionamento lavoratori precoci

Roma, 20 dic. (askanews) – Si estendono i tagli al fondo per l’accesso al pensionamento anticipato dei lavoratori precoci, quelli che hanno almeno 12 mesi di contribuzione prima del compimento del diciannovesimo anno di età. E’ quanto prevede la nuova formulazione dell’emendamento del governo. Il ddl di bilancio prevedeva una riduzione dell’autorizzazione di spesa di 20 milioni di euro nel 2027, di 60 milioni nel 2028 e di 90 milioni a decorrere dal 2029. Con l’emendamento del governo viene previsto un ulteriore riduzione di 140 milioni nel 2033 e di 190 milioni dal 2034.

Sci, l’austriaca Huetter vince la libera in Val d’Isere

Roma, 20 dic. (askanews) – Cornelia Huetter trionfa nella discesa libera femminile in Val d’Isere: l’austriaca chiude con il tempo di 1:41.54, 26 centesimi più veloce della tedesca Kira Weidle-Winkelmann, seconda. Un altro podio per Lindsey Vonn: l’americana chiude al terzo posto, staccata di 35 centesimi. Buon quinto posto per Laura Pirovano distante 41 centesimi. Un vero peccato per Sofia Goggia: la campionessa azzurra paga un errore mentre stava compiendo una prova semplicemente strepitosa e chiude all’ottavo posto finale staccata di 62 centesimi. Subito dietro, nona, Nicol Delago.

L’intelligence Usa: Putin non si ferma al Donbass, vuole parti d’Europa

Roma, 20 dic. (askanews) – I rapporti dell’intelligence statunitense continuano ad avvertire che il presidente russo Vladimir Putin intende conquistare tutta l’Ucraina e a reclamare parti dell’Europa che appartenevano alla dissolta Unione sovietica, nonostante siano in corso colloqui di pace condotti dagli Stati Uniti che lascerebbero alla Russia molto meno territorio ucraino. Lo scrive Reuters citando sei fonti vicine all’intelligence americana.

I rapporti – sottolinea Reuters – presentano un quadro completamente diverso da quello dipinto dal presidente degli Stati Uniti Donald Trump e dai suoi negoziatori di pace in Ucraina, secondo i quali Putin vuole porre fine al conflitto. L’ultima relazione dei Servizi Usa sul tema risale alla fine di settembre, ha aggiunto una delle fonti.

L’intelligence statunitense contraddice anche le parole del presidente russo, secondo il quale la Russia non rappresenta una minaccia per l’Europa.

Le conclusioni delle relazioni degli 007 Usa, secondo le fonti, sono sempre state coerenti da quando Putin ha lanciato l’invasione dell’Ucraina nel 2022 e sono in gran parte in linea con le opinioni dei leader europei e con le altre agenzie di spionaggio, secondo cui egli brama tutta l’Ucraina e i territori degli stati dell’ex blocco sovietico, compresi i membri dell’alleanza Nato.

“L’intelligence è sempre stata concorde sul fatto che Putin vuole di più – ha detto in un’intervista a Reuters Mike Quigley, membro democratico della Commissione della Camera Usa sui Servizi di Intelligence -. Gli europei ne sono convinti. I polacchi ne sono assolutamente convinti. I baltici pensano di essere i primi”.

Manovra, salta la cumulabilità del fondo per la pensione anticipata

Roma, 20 dic. (askanews) – Salta la possibilità di cumulare la rendita dei fondi complementari per accedere alla pensione anticipata di vecchiaia con almeno 20 anni di contributi. E’ quanto prevede la nuova versione dell’emendamento del governo alla manovra depositato in Commissione bilancio del Senato. La norma, in vigore da quest’anno, contentiva di cumulare la rendita del fondo complementare per raggiungere la soglia minima dell’assegno pensionistico necessaria per accedere alla pensione di vecchiaia. La norma consente un risparmio sulla spesa pensinistica crescente da 12,6 milioni nel 2026 a 130,8 milioni nel 2035.

Diffusi i file Epstein: ci sono anche foto di Clinton in piscina

Roma, 20 dic. (askanews) – Il Dipartimento di Giustizia degli Stati Uniti ha reso pubblici migliaia di documenti direttamente connessi all’indagine su Jeffrey Epstein, il finanziere morto in carcere nel 2019 mentre era in attesa di processo per traffico sessuale di minorenni e già condannato in passato per reati sessuali. La diffusione, tuttavia, è parziale e non ha apportato rivelazioni sostanziali sulle inchieste né sui suoi rapporti con esponenti dell’élite politica, economica e culturale. Da più parti, essenzialmente dal campo democratico, giungono accuse di censura.

I file, composti soprattutto da fotografie e da materiale in parte già noto, includono nuove immagini dell’ex presidente Bill Clinton scattate durante viaggi fatti con Epstein: materiali che risalgono a decenni fa, senza chiarimenti sul loro collegamento con specifiche attività investigative. Pressoché assente, invece, la documentazione riguardante Donald Trump, se non per alcune foto già di dominio pubblico. Sono così evitate nuove ricadute politiche sulla Casa Bianca, almeno per ora, data la parzialità della pubblicazione, che è avvenuta alla scadenza di un termine imposto dal Congresso.

I materiali comprendono svariate fotografie di Clinton. L’ex presidente è ritratto a bordo di un aereo privato, anche accanto a una donna con il volto oscurato, e ancora in piscina o in una vasca idromassaggio insieme a Ghislaine Maxwell, storica collaboratrice di Epstein. I documenti non indicano né la data né il contesto in cui le foto sono state scattate.

Clinton non è mai stato accusato di illeciti in relazione a Epstein. In una nota, il portavoce dell’ex presidente Angel Ureña ha ribadito che l’ex presidente interruppe i rapporti con Epstein prima che i suoi reati venissero alla luce, sottolineando che la presenza di immagini o nomi nei fascicoli investigativi non implica alcuna responsabilità,

I democratici e alcuni repubblicani hanno accusato il Dipartimento di Giustizia di non aver rispettato appieno l’obbligo di trasparenza. L’amministrazione rivendica invece l’adempimento della legge, invocando la necessità di proteggere le vittime e le persone coinvolte.

Il Dipartimento di Giustizia ha fatto sapere che la revisione dei documenti è ancora in corso e che ulteriori materiali potrebbero essere diffusi entro la fine dell’anno. Nessuna delle personalità citate nei file risulta accusata di reati in relazione al caso Epstein.

Il Natale, il carcere e noi

A volte, anche in un tempo di festa, si deve parlare di ciò che è scomodo e che scatena reazioni opposte, impulsi di consenso o di rigetto in chi si confronta con il tema della condizione carceraria nel nostro Paese. Anche Leone XIV con il Giubileo dei detenuti ha voluto ricordare agli uomini liberi che non si può restare indifferenti a quanti stanno pagando una pena dietro le sbarre a cui non va mai sottratta la dignità della persona e la speranza di un positivo futuro.

Le morti nere”

Qualcosa evidentemente nel nostro Paese non gira per il verso giusto. Il sovraffollamento crea, senza scampo, una condizione di violenza e di angoscia. Se durante il tempo estivo, in virtù di uno spazio compresso, si litiga persino a bordo di lussuosi yacht, tanto più accade nelle essenziali celle di una prigione. Quest’anno, all’interno di quelle mura, si contano 223 morti tra cui 76 suicidi a cui non è lecito fare indifferentemente spallucce.

La questione non può essere risolta, si fa per dire soltanto e semmai grossolanamente, costruendo nuove carceri e ristrutturando le circa 190 prigioni tra case circondariali e istituti di reclusione. Le prime per chi in attesa di giudizio e sconta una pena inferiore ai 5 anni, le seconde per chi debba scontare una condanna definitiva superiore al quinquennio. Non è solo e soltanto una questione di spazi.

Ci sono due altri profili che meriterebbero di essere perlomeno considerati. Il primo attiene al recupero di una umanità che non può essere condannata per sempre nel dimenticatoio come se la sua esistenza debba inevitabilmente esaurirsi nel male che ha commesso, senza possibilità di riscatto e di riaccredito con il prossimo. La nostra Carta costituzionale racconta di una funzione rieducativa della pena alla quale, cadendo nell’irruenza e faciloneria dei giudizi, non dovremmo sottrarci.

Il lavoro oltre le sbarre

Perché questo avvenga è necessario offrire una prospettiva a chi, scontata la condanna, torna nella società libera. L’ipotesi di un reinserimento richiede necessariamente la possibilità di ingresso nel mercato del lavoro. Per metterla giù con i numeri sembra che ci sia una recidiva solo del 2% di coloro che in carcere abbiano avuto l’opportunità di frequentare un corso di formazione professionale apprendendo un mestiere in cui spendersi nel mondo senza recinzioni. Al riguardo non sfugga come gli imprenditori possano guardare a queste risorse umane con significative agevolazioni fiscali ed incentivi vari.

Diversamente sembra che la recidiva dei detenuti senza un lavoro da proporre sia superiore al 70%. Il grave punto di inciampo è che sembra come solo in una ventina di istituti di pena sia possibile apprendere quanto può servire alle imprese spesso in crisi, mancando la manodopera per ciò che serve.

Il vantaggio per il borsellino dello Stato

Se non bastassero i numeri a maturare un convincimento su come sia bene muovere un ragionamento di altra prospettiva verso una umanità caduta in errore, può tornare almeno conveniente un dato di moneta e di tasca. Una popolazione costante di detenuti rappresenta un costo che uno Stato dovrebbe tentare di ridurre. Pare, se vero, che ogni detenuto costi tra i 130 e i 150 euro al giorno ivi compreso la spesa del personale di sorveglianza e il mantenimento. Non si tratta proprio di spiccioli. Discutiamo di miliardi l’anno.

Se pure questo non persuadesse ad invertire la rotta attuale, dovremmo pensare all’impegno delle economie e dei sistemi di produzione moderni per recuperare e riciclare ogni materiale, compreso quello di scarto. Stessa attenzione e medesimo sguardo potrebbe aversi anche per gli uomini e donne che hanno sbagliato ma che hanno ancora qualcosa da dare o, più cinicamente, per cui possono essere utilizzati.

Uno sguardo oltre il recinto

Il carcere era in origine il recinto o, meglio ancora, indicava le sbarre del circo in cui muovevano bighe e cavalli nelle corse dell’antichità. Non sarebbe male se uomini e donne potessero tornare a fare la corsa della propria vita senza un perimetro che li costringa obbligatoriamente sempre allo stesso giro. L’etimologia della parola prigione viene dal latino prehendere, afferrare o catturare qualcuno o qualcosa. Forse dovremmo farci catturare dall’idea di uno sguardo diverso sulla condizione carceraria, oltre un primo istinto, afferrando l’idea di una concezione nuova di approccio al tema di una anticipata resurrezione prima della morte.

Il caso Askatasuna e le ambiguità della sinistra

Il caso Askatasuna e le ambiguità della sinistra

 

Legalità, dissenso e violenza: una contraddizione che riemerge nel dibattito politico italiano, sollecitando una riflessione sul rapporto tra culture politiche, istituzioni democratiche, sicurezza pubblica e tutela dei diritti.

 

Giorgio Merlo

 

C’è un aspetto che, francamente, rischia di diventare sempre di più un mistero fonte di contraddizione e ambiguità. E cioè, ma com’è possibile che di fronte alla decisione di smantellare – scelta purtroppo tardiva – del centro sociale torinese Askatasuna la sinistra torinese, o meglio la stragrande maggioranza della sinistra torinese e anche nazionale, contesta la

scelta degli organismi istituzionali preposti di fronte ad un centro sociale che in questi anni si è contraddistinto per una feroce ed inaudita violenza che ha messo in campo? A livello torinese, piemontese e soprattutto sul versante nazionale?

 

 

Un centro sociale o un luogo di violenza

Ora, il tema della discordia è molto semplice. Da un lato abbiamo un centro sociale che è tutt’altro che un centro di socializzazione, di elaborazione culturale, di promozione politica, di convivialità democratica o di approfondimento tematico. Si tratta, come tutti sanno – ma proprio tutti a Torino e in Piemonte – di un luogo che soprattutto esercita e pratica la violenza. Una violenza brutale che viene scagliata a viso aperto contro tutto ciò che si ritiene che possa anche solo minimamente ostacolare l’azione di questo sedicente centro sociale.

 

Il nodo politico irrisolto

E qui veniamo al punto politico di fondo. E cioè, se è comprensibile che il partito del trio Fratoianni/Bonelli/Salis difenda a spada tratta tutti i centri sociali disseminati in Italia – essendo il partito, appunto, che è il prolungamento di quelle esperienze cosiddette sociali – stupisce che altre forze di sinistra, a cominciare dai 5 stelle e da alcuni settori del Pd, contestino una scelta del genere o, peggio ancora, continuino tutto sommato a difendere una esperienza come quella di Askatasuna.

 

Sicurezza, legalità e memoria storica

Certo, si tratta di un atteggiamento politico ben noto e che non si ferma alla vicenda, peraltro complessa e drammatica, del centro sociale torinese. Perché, purtroppo, c’è un nodo irrisolto nel rapporto tra la sinistra, soprattutto l’attuale sinistra italiana, e il tema della sicurezza, della tutela della legalità, della difesa del ruolo e della mission delle forze dell’ordine e, in ultimo, della garanzia per i cittadini di poter vivere in un clima di pace e di sicurezza pur nel rispetto di tutto ciò che è sinonimo di dissenso, di manifestazioni di piazza e di contestazione politica.

Ed è un nodo, questo, che continua ad attraversare l’universo della sinistra italiana nelle sue multiformi sfaccettature e che non trova soluzione. E la drammatica situazione del centro sociale torinese, uno tra i più violenti e spietati a livello nazionale di quella galassia, non fa altro che riproporre questa eterna contrapposizione. E cioè, da un lato una difesa sperticata di chi garantisce in tutte le forme possibili l’ordine pubblico e, dall’altro, coloro che mettono sistematicamente in discussione ogni scelta che punta deliberatamente a garantire e a ricercare la sicurezza dei cittadini.

 

La lezione del passato

Su questo versante, non ci possono essere visioni ideologicamente contrastanti. Perché il nostro Paese ha già conosciuto in un triste passato le contraddizioni di una parte politica che ha sostanzialmente minimizzato tutto ciò che era riconducibile alla violenza. Speriamo sia una lezione che nessuno possa o debba dimenticare. Soprattutto nel campo della sinistra estremista, ideologica e massimalista.

Trump sotto pressione: la destra cristiana guarda già oltre

L’endorsement di Erika Kirk, vedova di Charlie Kirk e nuova guida di Turning Point Usa, a favore di JD Vance per le presidenziali del 2028 non è soltanto un gesto di fedeltà politica e di continuità simbolica. È, piuttosto, un segnale politico che merita di essere letto con attenzione, perché mette in luce una criticità crescente all’interno del blocco trumpiano, oggi meno compatto e più attraversato da tensioni ideologiche di quanto non appaia in superficie.

L’annuncio, pronunciato all’AmericaFest di Phoenix – primo grande raduno conservatore dopo l’assassinio di Charlie Kirk – ha avuto toni espliciti: «Faremo eleggere l’amico di mio marito, JD Vance, come 48esimo presidente». Un’investitura anticipata che di fatto apre la partita del dopo-Trump, quando la sua parabola politica non è ancora conclusa ma appare già segnata da un calo di consenso e da una leadership meno indiscussa.

 

La destra cristiano-radicale come attore autonomo

Turning Point Usa non è una semplice appendice del trumpismo. Negli anni è diventata una infrastruttura politica e culturale autonoma, capace di mobilitare una base giovane, ideologicamente motivata e sempre più orientata verso un conservatorismo cristiano radicale, meno pragmatico e più dottrinario. L’endorsement a Vance va letto proprio in questa chiave: non come una sfida frontale a Trump, ma come la preparazione di una opzione alternativa, più coerente sul piano identitario.

In questo senso, la destra cristiana che fa capo all’eredità di Charlie Kirk appare sottilmente insofferente verso lo stesso Trump, percepito come strumento efficace ma non come interprete autentico di una visione integralmente ideologica. È un passaggio significativo, perché segnala uno spostamento del baricentro del movimento Maga.

Vance, il delfino che può andare oltre Trump

JD Vance, oggi vicepresidente e formalmente leale al Presidente, incarna questa possibile evoluzione. Il suo profilo – nazionalista, cristiano, fortemente conservatore sui temi sociali – lo rende particolarmente appetibile per quella parte della destra che vuole andare oltre il modello personalistico del trumpismo, trasformandolo in una piattaforma più strutturata e meno dipendente dal carisma del leader.

La vicinanza personale a Charlie Kirk e il sostegno esplicito di Turning Point Usa rafforzano questa lettura: Vance non è solo un erede designato, ma un potenziale interprete “originale” del trumpismo, capace di ridefinirne contenuti e priorità.

Un leader più debole, un blocco più diviso

Il quadro che emerge è quello di un Trump più debole come leader egemonico, stretto tra una base che si radicalizza e una coalizione che comincia a pensare al dopo. Le recenti prese di distanza di figure simboliche del mondo Maga, come quelle di Marjorie Taylor Greene, confermano una dinamica di frammentazione interna che rende più complessa la navigazione del Presidente.

Paradossalmente, proprio il successo del trumpismo ha prodotto le condizioni per una sua trasformazione: una destra che non si accontenta più del leader, ma cerca una coerenza ideologica più rigida. E che, nel farlo, rende il Trump di oggi meno centrale di quanto non fosse ieri.

Guerra e pace: ripensare la “guerra giusta”. Una riflessione di Flavio Felice

Nell’ultimo numero di Sfide (n. 17), rivista culturale e politica della Fondazione Bettino Craxi, Flavio Felice affronta uno dei nodi più delicati della tradizione occidentale: la categoria di guerra giusta. Sfide – che si definisce significativamente “non c’è futuro senza memoria” – è uno spazio di confronto che intreccia storia, politica e cultura, e nel quale la riflessione sul presente si misura costantemente con le grandi tradizioni del pensiero europeo. In questo contesto si colloca il contributo di Felice, che non propone una giustificazione del conflitto, ma una sua rigorosa problematizzazione.

L’autore muove da una constatazione netta: la guerra accompagna la storia dell’umanità, ma resta sempre una sconfitta della politica e della ragione. La dottrina della guerra giusta, nata nella tradizione cristiana, non aveva lo scopo di legittimare la violenza, bensì di porle limiti stringenti, sottraendola all’arbitrio del potere e subordinandola a criteri morali e politici severi.

Agostino e la  tranquillitas ordinis

Il riferimento centrale è Sant’Agostino. La pace, nella sua celebre definizione, è tranquillitas ordinis: non assenza di conflitto, ma ordine giusto, dinamico, fondato sulla concordia. Anche la difesa legittima, quando necessaria, non diventa mai un valore in sé. La guerra rimane una ferita dell’ordine e può essere tollerata solo in funzione del ristabilimento della pace, non come strumento di affermazione o di potenza.

La crisi della categoria nelletà contemporanea

Felice mostra come, nel mondo contemporaneo, la categoria classica di guerra giusta entri in crisi. La potenza distruttiva delle armi moderne, il coinvolgimento sistematico dei civili, la dimensione globale dei conflitti rendono sempre più fragile ogni pretesa di legittimazione morale della guerra. Da qui il passaggio decisivo: non perfezionare la guerra giusta, ma rendere la guerra sempre meno praticabile.

Diritto internazionale e responsabilità politica

In questa prospettiva il diritto internazionale assume un ruolo centrale. Non come apparato tecnico neutrale, ma come costruzione politica e morale orientata a “mettere fuori legge la guerra”, secondo l’intuizione di Luigi Sturzo. Anche il ripudio della guerra sancito dalla Costituzione italiana va letto in questa chiave: non come negazione della legittima difesa, ma come affermazione della priorità della cooperazione, delle istituzioni sovranazionali e della composizione giuridica dei conflitti.

Costruire una civiltà della pace

La pace, conclude Felice, non è un automatismo della storia né il semplice prodotto di equilibri di forza. È una virtù civile, che richiede istituzioni giuste, cultura politica e responsabilità. In questo senso, l’antico adagio viene rovesciato: non si vis pacem, para bellum, ma se vuoi la pace, costruisci istituzioni di pace. È questa la sfida teorica e politica che il saggio di Felice rilancia, con rigore, sulle pagine di Sfide.

Per leggere la rivista clicca qui

https://lesfide.org/wp-content/uploads/2025/12/LeSfide_N.17-165×235-Completo-DOPPIE.pdf

Supercoppa, Inter ko ai rigori, Bologna in finale

Roma, 19 dic. (askanews) – Il Bologna supera l’Inter ai calci di rigore (4-3, 1-1 ai regolamentari) e conquista l’accesso alla finalissima di Supercoppa Italiana, dove lunedì alle 20 affronterà il Napoli (gara trasmessa in esclusiva sulle reti Mediaset). Una semifinale tirata, intensa, segnata da episodi e grande tensione emotiva.

La gara si accende subito: passano meno di due minuti e l’Inter è già avanti grazie a Thuram, che finalizza in spaccata una splendida iniziativa di Bastoni, sorprendendo la difesa rossoblù. Il Bologna incassa il colpo ma non si disunisce, continua a giocare con personalità e a metà primo tempo trova il pareggio. Dopo il controllo al monitor, l’arbitro Chiffi assegna il rigore per fallo di mano di Bisseck: dal dischetto Orsolini non sbaglia e ristabilisce l’equilibrio.

Nella ripresa l’Inter aumenta la pressione e prova a indirizzare la partita. I nerazzurri costruiscono diverse occasioni e per un attimo credono di poter tornare avanti quando viene concesso un rigore per il contatto tra Heggem e Bonny. Anche in questo caso però il VAR cambia la storia del match, con la decisione iniziale che viene revocata. L’Inter continua ad attaccare con insistenza, ma il Bologna resiste compatto. Nel recupero è Martinez a tenere in vita i nerazzurri con una parata straordinaria su Fabbian, evitando il gol dell’ex e trascinando la sfida ai rigori.

Dal dischetto prevale l’emozione: errori da una parte e dall’altra, fino al penalty decisivo di Ciro Immobile che consegna al Bologna la finale e alimenta il sogno di un 2025 da protagonista. Per l’Inter e per Chivu, invece, svanisce la possibilità di raggiungere la prima finale della carriera da allenatore.

Usa, Trump sigla accordi con le case farmaceutiche su tagli prezzi

Roma, 19 dic. (askanews) – Il presidente Usa Donald Trump ha raggiunto una intesa con molte tra le maggiori case farmaceutiche Usa ed europee per ridurre i prezzi sul mercato interno. L’accordo è stato annunciato con una conferenza alla Casa Bianca e, secondo lo stesso Trump, 14 aziende farmaceutiche globali hanno accettato di offrire i loro prodotti negli Usa allo stesso livello di prezzo rispetto al Paese in cui li vendono al valore più basso, secondo il principio di “most favoured nation”.

Secondo Cnbc, l’intesa coinvolge Merck, Bristol Myers Squibb, Amgen, Gilead, Gsk, Sanofi, Roche’s Genentech, Boehringer Ingelheim e Novartis.

Per un periodo di tre anni, in cambio, le case firmatarie non dovranno subire dazi specifici previsti dall’amministrazione Trump, ma dovranno continuare e investire su capacità di produzione negli Usa. Per i consumatori Usa significherà “che saranno sconti massicci, massicci”, ha affermato Trump . (fonte immagine: The White House).

Meloni irritata da blitz Lega su pensioni: "Misure a imprese restano"

Roma, 19 dic. (askanews) – Ci sono silenzi e assenze che valgono più di mille parole. E così bastano due frame della tradizionale cerimonia di saluto alle alte cariche che si tiene in serata al Quirinale per rendere l’idea del caos che nella notte precedente ha portato la Lega a ventilare la crisi di governo su una manovra che porta la firma di un ‘suo’ ministro. Da una parte c’è Matteo Salvini che, interrogato in proposito a più riprese dai giornalisti, si limita a ripetere ‘auguri, auguri’. Dall’altra, c’è la sedia che rimane vuota del responsabile dell’Economia, Giancarlo Giorgetti. Il leader di Forza Italia, Antonio Tajani, prova a minimizzare, a spiegare che sì, “c’è stato un problema” interno al Carroccio ma “si è risolto”. La soluzione viene trovata ma solo dopo un vertice che la premier convoca d’urgenza a palazzo Chigi subito dopo aver lasciato il Colle. Meloni riunisce i due vicepremier e il ministro dell’Economia, il suo vice Maurizio Leo e il responsabile dei Rapporti con il Parlamento, Luca Ciriani. Il pasticcio, spiega, va risolto subito. “Le misure a favore delle imprese devono restare nella manovra”, dice chiaramente. Tramonta così l’idea di fare un decreto ad hoc ipotizzato inizialmente, si opta per una riscrittura del maxiemendamento.

L’antefatto si consuma tutto nella notte tra giovedì e venerdì, negli stessi attimi in cui la premier è impegnata a Bruxelles sul delicato nodo dei fondi per l’Ucraina e degli asset russi, che si conclude poi con il via libera a un prestito per Kiev che le consente di parlare di “vittoria del buonsenso”. A Roma, dentro e fuori la commissione Bilancio del Senato, la Lega si mette di traverso sulle norme della manovra relative alle pensioni. Al punto che il capogruppo, Massimiliano Romeo, chiama il titolare di via XX settembre e minaccia il ‘tutti a casa’ se non fossero state tolte. Seguono riunioni via telefono, anche con lo stesso Giorgetti. Luca Ciriani e il sottosegretario all’Economia Federico Freni mediano e provano a placare gli animi, ci si mette in contatto anche con palazzo Chigi e in particolare con i due sottosegretari alla presidenza del Consiglio, Alfredo Mantovano e Giovanbattista Fazzolari.

Le alternative per uscire dal cul de sac sono poche e alla fine si decide di stralciare le norme. Solo che a ‘sparire’ allo stesso tempo sono anche tutte quelle misure a cui davano copertura e che servivano principalmente a sostenere le imprese, a cominciare dai crediti di imposta per la Zes e dalla transizione 4.0.

Ma la presidente del Consiglio pretende che quel segnale alle aziende venga dato lo stesso, senza indugi. Chi la sente nelle ore successive al suo rientro da Bruxelles parla di una premier decisamente irritata. “Quello che è successo è incredibile”, avrebbe detto. E non soltanto perché lo scontro in maggioranza finisce per sovrapporsi all’esito del Consiglio europeo che Giorgia Meloni considera una vittoria del suo lavoro diplomatico e la dimostrazione del peso dell’Italia nelle decisioni che contano. La questione è anche politica. Nelle analisi dei big di Fratelli d’Italia quella andata in scena in Senato è, appunto, tutta una guerra interna alla Lega e, in particolare, una dimostrazione di forza che Matteo Salvini avrebbe voluto dare anche dentro il suo partito. Quello che la presidente del Consiglio vuole evitare, però, è che alla fine tutto passi come un braccio di ferro in cui ad averla vinta è stato il Carroccio. Da qui il pressing per trovare una soluzione che consentisse, e subito, di mandare comunque quel segnale al mondo delle imprese che la presidente del Consiglio considera proprietario.

A questo punto i tempi di approdo della manovra in aula rischiano di allungarsi, i capigruppo sono già stati allertati: il via libera di palazzo Madama potrebbe arrivare addirittura il 24 mattina.

Mattarella richiama istituzioni su difesa, Ue e astensionismo

Roma, 19 dic. (askanews) – “Ci sono alcuni grandi temi della vita nazionale che vanno oltre l’orizzonte delle legislature, e attraversano le eventuali alternanze tra maggioranze di governo. Questioni strategiche che definiscono per il loro contenuto il futuro della nostra Repubblica”. Sergio Mattarella richiama le istituzioni, la politica e la società civile alla responsabilità. Nel salone dei Corazzieri al Quirinale è presente quasi tutto il governo, a partire dalla premier Giorgia Meloni (con la quale ha scambiato alcune parole prima della cerimonia), i presidenti delle Camere, gli esponenti delle forze di opposizione ma anche tanti rappresentanti del mondo delle imprese e del sindacato, delle alte magistrature e i vertici militari.

Nel tradizionale scambio di auguri al Quirinale prima della pausa natalizia il Presidente della Repubblica rivolge due messaggi chiari: il primo riguarda la difesa. Dopo il tradizionale videocollegamento con i militari impegnati nelle missioni internazionali presso la sede del Covi che ha lungamente elogiato per il difficile compito svolto, il capo dello Stato ha ricordato che la spesa per la difesa e la sicurezza è “comprensibilmente poco popolare” e “tuttavia, poche volte come ora, necessaria” per dare il nostro contributo alla difesa comune europea, anche perchè, avverte, “sicurezza nazionale e sicurezza europea sono oggi indivisibili”. L’altro richiamo riguarda l’astensionismo, ne aveva già parlato in passato, parlando agli enti locali, ma oggi il suo monito è risuonato ancora più forte: “una democrazia di astenuti, di assenti, di rassegnati è una democrazia più fragile e a subirne danno sono i cittadini”, ha ribadito.

Il capo dello Stato ha rivolto anche un ennesimo appello a sostenere l’Unione europea: “sappiamo bene che l’Unione ha alcuni problemi e molti avversari – dice – . Ma soltanto l’Europa può preservare, e dare un futuro, a quelle conquiste che gli Stati hanno garantito per decenni con i loro ordinamenti”. Sono troppi e troppo grandi i problemi del nostro tempo, osserva, per affrontarli da soli. E tra questi cita anche la sfida che viene da modelli di potere autoritario e che mettono in discussione quello democratico. Inoltre desta “allarme e inquietudine” l’affacciarsi sulla scena di un nuovo potere, quello legato alle centrali del potere finanziario che vuole fare a meno della politica senza la quale, avverte, la democrazia “inaridisce”.

L’Unione europea che ha saputo costruire dopo il secondo conflitto mondiale uno spazio di diritti e di libertà: “di poter leggere, scrivere, manifestare il pensiero, senza rischi di repressione o di censure preventive. Di assicurare pari condizioni per tutti, prescindendo dal sesso, dall’estrazione sociale, dalle convinzioni politiche, dal colore della pelle, dalla fede religiosa, liberi da razzismo e da risorgente antisemitismo. Di avere una giustizia indipendente”. L’Unione europea che “ha costruito la pace coltivando la relazione transatlantica”.

E guardando al patrimonio costruito in questi 80 anni di pace Mattarella invita a recuperare la parola “insieme”, antidoto alla sfiducia, capacità di lavorare per un obiettivo comune, con partecipazione. Una “parola che sembra desueta in un tempo caratterizzato da crescente astensione”, osserva con amarezza il capo dello Stato. Ma “una società che non si preoccupasse quando la maggioranza assoluta degli elettori sceglie di non votare non si accorgerebbe che si riduce la sua solidità, che la sua politica rischia di esaurirsi nella autoreferenzialità”. Per Mattarella quindi “spezzare questo circolo vizioso è interesse di tutti, perché è un’ampia, consapevole partecipazione a conferire una forte legittimazione” e invita ad indagare le ragioni di questa disaffezione dal voto: “il pluralismo delle idee, la dialettica tra opinioni diverse, il confronto tra posizioni culturali anche molto distanti sono indispensabili alla democrazia”. Se invece prevale il conflitto, la frattura, la mancanza di risposte condivise “si alimentano i germi della estraneità alla politica”.

Quindi il suo appello alla politica a ritrovare uno spirito di condivisione: “È legittimo e necessario che ogni forza politica abbia la sua agenda, le sue priorità, una sua visione della realtà e delle dinamiche che la muovono – ammette il Presidente -. Ma oltre al confronto e alla fisiologica dialettica deve esserci anche la condivisione di alcuni obiettivi fondamentali su cui lavorare insieme per assicurare il bene dell’Italia”.

Il messaggio di auguri si conclude con il ringraziamento a tutte le figure della società che “ogni giorno svolgono il loro dovere con competenza, abnegazione, onestà, dignità e onore in ogni settore della vita pubblica”. Cita chi lavora nella pubblica amministrazione, insegnanti, polizia penitenziaria, volontariato, medici, infermieri, giornalisti, militari, forze dell’ordine, “chi adempie il suo mandato elettivo con lo sguardo rivolto non alle successive elezioni ma all’orizzonte del bene comune dell’Italia”.

Governo Meloni e campo largo al completo agli auguri di Mattarella, sedia vuota Giorgetti

Roma, 19 dic. (askanews) – Ci sono tutti, o quasi nel salone di Corazzieri del Quirinale per gli auguri di fine anno del presidente della Repubblica Sergio Mattarella alle alte cariche dello Stato e a chi ha ruoli di rilievo nelle istituzioni e nella società.

La premier Giorgia Meloni, di azzurro cangiante vestita, è seduta in fondo alla sala accanto al presidente del Senato Ignazio La Russa, allo stesso Mattarella e al presidente della Camera Lorenzo Fontana.

In prima fila ci sono i membri del governo. La sedia assegnata dal cerimoniale al ministro dell’Economia Giancarlo Giorgetti, alle prese con le polemiche sulla manovra, è rimasta vuota sino all’avvio della cerimonia. Poi, ad accomodarvisi è stato il ministro dell’Interno Matteo Piantedosi. A un posto di distanza da Matteo Salvini. A destra, tra gli altri, i ministri della Difesa Crosetto e degli Esteri Tajani. Tra loro il sottosegretario alla presidenza del consiglio Alfredo Mantovano.

C’è la politica. Con i leader e gli esponenti di maggioranza ma anche tutti i leader dell’opposizione (Schlein, Conte, Renzi, Bonelli e Fratoianni, Calenda, Magi). C’è la vecchia guardia con Gianfranco Fini e Fausto Bertinotti che nell’attesa parlano cordialmente.

Qualche fila dietro l’ex presidente del consiglio ed ex presidente di Bankitalia e della Bce Mario Draghi e il senatore Mario Monti. E poi tra i governatori, il neo eletto in Campania Roberto Fico e anche Roberto Occhiuto che con Tajani si scambia un veloce saluto.

Manovra, Conte: governo di incapaci, dov’è finita Confindustria?

Roma, 19 dic. (askanews) – “TOC TOC! Dov’è finita Confindustria?” Così il presidente del Movimento 5 stelle, Giuseppe Conte, è tornato a commentare le vicende legate alla legge di bilancio in un post sui suoi canali social.

“Dopo 32 mesi di crollo della produzione industriale, la trattativa fallita sui dazi e i 25 miliardi di sostegni annunciati da Meloni ad aprile mai visti, nella notte – ha spiegato l’ex premier – questo governo litigioso e sprovveduto ha fatto saltare anche quelle minime risorse che dovevano fare da ‘toppa’ ai disastri fatti sugli incentivi per le aziende, che vivono una situazione complicata dalle tasse al caro-energia. L’unica cosa rimasta in piedi è quella sorta di prelievo forzoso che prevede dal 2028 una tassazione dello 0,5% che poi diventa dell’1% su ogni fattura, a meno che le aziende non aderiscano al concordato preventivo. Un ricatto su cui vogliono fare gettito per circa 1,5 miliardi l’anno”.

“Qualcuno intende difendere il sistema produttivo da questo governo di incapaci? Noi ci siamo. E chi dovrebbe farlo per statuto?”, ha concluso Conte sempre riferendosi a Confindustria.

Golden Goose, la maggioranza ai cinesi di Hsg: operazione da 2,5 mld

Milano, 19 dic. (askanews) – Il private equity Permira vende gran parte delle sue quote in Golden Goose group e fa spazio nel libro soci ai cinesi di Hsg, società internazionale di venture capital e private equity, che acquisirà una quota di maggioranza. Tra gli azionisti spunta anche Temasek, società di investimento di Singapore, e un fondo gestito dal suo asset manager interamente controllato, True Light Capital, che rileveranno una partecipazione di minoranza. Permira manterrà una partecipazione di minoranza. L’operazione, quanto si apprende in ambienti finanziari, è da 2,5 miliardi.

Silvio Campara continuerà a guidare il Gruppo come Amministratore Delegato, insieme all’attuale leadership team. Marco Bizzarri, ex top manager di Gucci e attualmente Direttore Non Esecutivo del Consiglio di Amministrazione di Golden Goose, diventerà Presidente Non Esecutivo.

Ci si attende che il perfezionamento dell’operazione avvenga entro l’estate 2026. Golden Goose, si legge nella nota, prevede che alla data di perfezionamento dell’operazione, “o in prossimità” verrà interamente rimborsato il bond da 480 milioni con scadenza 2031.

“Siamo entusiasti di accogliere HSG e Temasek, il loro investimento rappresenta una conferma del successo del nostro modello e ci aiuteranno a cogliere nuove opportunità”, ha detto Silvio Campara, Amministratore Delegato di Golden Goose.

Jiajia Zou, Partner di HSG, ha spiegato di voler “mettere a disposizione la nostra esperienza globale, le nostre risorse e il nostro profondo rispetto per l’heritage del brand, con l’ambizione condivisa di portare la gioia e lo spirito unici di Golden Goose ai consumatori di tutto il mondo, per le generazioni a venire”.

Francesco Pascalizi e Tara Alhadeff, Partner di Permira, hanno ricordato che “in un contesto complicato per il settore del lusso nel 2024 e 2025 si è dimostrato che Golden Goose è un brand capace di resistere alla prova del tempo. Questa transazione con HSG e Temasek è la prova sia del successo di Golden Goose, sia delle sue ambizioni future di continua crescita globale e di innovazione”.

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“La bellezza dell’Italia”, mostra fotografica di Davide Bramante

Roma, 19 dic. (askanews) – “La bellezza dell’Italia”, questo il titolo della nuova mostra fotografica di Davide Bramante ospitata nella sede di Fondazione Lottomatica. Un viaggio visivo che attraversa il Paese da Nord a Sud, ricomponendo in un’unica immagine la sua infinita identit. Davide Bramante, artista e fotografo noto per le sue esposizioni multiple realizzate direttamente in macchina, presenta una collezione di opere che trasformano citt iconiche in simboli del patrimonio culturale italiano. Abbiamo parlato con Davide Bramante, artista:

“Oggi qui a Fondazione Lottomatica abbiamo dato un tema, abbiamo seguito un filo conduttore. Questo filo la bellezza dell’Italia, la nostra ricchezza, fatta di stratificazioni, stratificazioni prevalentemente culturali. Cosa trovate? Trovate delle opere fotografiche realizzate da me nell’ultimo ventennio, opere emblematiche di Roma, Milano, Palermo, di tutte le nostre belle citt, del nostro patrimonio culturale. Ovviamente queste foto sono state fatte interpretando i luoghi deputati di ogni citt”.

poi intervenuto Riccardo Capecchi, Presidente Fondazione Lottomatica:

“La bellezza dell’Italia, raccontata dalle opere di Davide Bramante, mette insieme capacit di osservazione e anche costruzione del mistero, perch costruire pi scatti nella stessa immagine significa anche immaginare senza vedere. E questa una cosa bellissima, perch noi costruiamo una rete di concetti che diventano visione e noi oggi abbiamo voluto raccontare questa storia insieme appunto ad un artista che particolarmente capace di guardare questo nostro paese con occhi profondi”.

I luoghi raccontati con questa mostra, pur rimanendo riconoscibili, sono metamorfosati in visioni inedite, dove storia, architettura e vita quotidiana si fondono in una singola trama luminosa.

Gabriel Bella e la vita (bella e reale) a Venezia nel Settecento

Venezia, 19 dic. (askanews) – Una serie di dipinti sulla vita a Venezia nel Settecento, la vita reale, quella fatta di feste, saltimbanchi, regate, giochi di piazza, sport, riunioni politiche. Una serie di istantanee pittoriche prima della fotografia che hanno la forza di restituirci un’immagine viva della Serenissima, accanto alle rappresentazioni storicizzate di Canaletto o Guardi. La Fondazione Querini Stampalia ha presentato la mostra “Bella la vita a Venezia”, dedicata al lavoro e al racconto del pittore Gabriel Bella, che in fondo ci mostra il dietro le quinte – o forse sarebbe meglio dire “l’accanto alle quinte” – della costruzione dell’immaginario collettivo su Venezia.

Sessantanove tele, pi alcune incisioni, che ci trasportano all’epoca d’oro della citt e lo fanno con uno stile non ricercato, ma estremamente efficace. Lo sguardo del pittore sembra quello del flaneur, che gira per le calli e i campi e osserva la vita per quella che . L’esito di grande curiosit, ma non si pu negare che sia anche felice, perch si ha la sensazione di essere effettivamente immersi in quell’atmosfera. Il gioco della Querini, poi, anche quello di sfruttare il terzo piano del palazzo del museo e quindi le bellissime finestre aperte sulla citt, che entra, con la sua contemporaneit, a dialogare con i dipinti. E quando Gabriel Bella rappresenta il campo di Santa Maria Formosa, ecco che guardando fuori troviamo lo stesso campanile e la stessa chiesa, e nel quadro c’ perfino il palazzo dentro il quale stiamo visitando la mostra. E dunque ci sfiora anche un brivido concettuale, molto in linea con la ricerca di Cristiana Collu, direttrice della Fondazione. Il dialogo attraverso il tempo passa infine anche per la sala che ospita i filmati dell’Istituto Luce, che ci raccontano Venezia tra il 1929 e il 1956.

Accanto alla mostra su Bella, poi, al secondo piano allestita una piccola esposizione intitolata “Disapparire”, dedicata alle sculture settecentesche di Antonio Corradini, sorprendenti nell’abilit di creare velature, e le fotografie contemporanee di Luigi Ghirri, i cui scatti hanno creato l’immagine dell’Italia, in qualche modo soppiantando la realt dei luoghi. Anche questa, se volete, una forma di sparizione.

Difesa, Mattarella: spesa poco popolare ma ora necessaria

Roma, 19 dic. (askanews) – “La spesa per dotarsi di efficaci strumenti che garantiscano la difesa collettiva è sempre stata comprensibilmente poco popolare” ma “ora è necessario”. Lo ha detto il presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, intervenendo alla cerimonia per lo scambio degli auguri di fine anno con i Rappresentanti delle Istituzioni, delle Forze politiche e della Società civile.

Secondo il capo dello Stato, “richiede uno sforzo convergente la definizione compiuta di una strategia di sicurezza nazionale, in un tempo in cui siamo costretti a difenderci da nuovi rischi che, senza infondati allarmismi, sono concreti e attuali”.

“La spesa per dotarsi di efficaci strumenti che garantiscano la difesa collettiva – ha sottolineato – è sempre stata comprensibilmente poco popolare. Anche quando, come in questo caso, si perseguono finalità di tutela della sicurezza e della pace, nel quadro di una politica rispettosa del diritto internazionale. E tuttavia, poche volte come ora, è necessario”.

Mattarella: il diritto si affermi sulle armi

Roma, 19 dic. (askanews) – “La nostra comune speranza oggi ha il nome della pace. Una pace vera e giusta ovunque che ponga fine all’incertezza e al disorientamento indotti dalla attuale situazione internazionale. Abbiamo il dovere di coltivare e consolidare ogni piccolo spiraglio che si apra rispetto ai conflitti in corso, in Ucraina come in Medioriente. Con l’obiettivo di costruire quella ‘pace permanente’, come la definì il presidente Franklin D. Roosevelt che affermava: ‘Più che una fine della guerra vogliamo una fine dei principi di tutte le guerre'”. Lo ha detto il presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, intervenendo alla cerimonia per lo scambio degli auguri di fine anno con i Rappresentanti delle Istituzioni, delle Forze politiche e della Società civile. “Pace, quindi – ha proseguito il capo dello Stato – come affermazione del diritto sulla forza delle armi. Pace come condizione di libertà e sviluppo”.

“La pace che l’Europa ha costruito coltivando la relazione transatlantica” è un “patrimonio” “irreversibile”, così anche Mattarella il quale ha ricordato che “l’anno scorso si è celebrato l’ottantesimo anniversario dello sbarco in Normandia: erano presenti alcuni anziani reduci: nei loro volti e nei loro sguardi ho colto, insieme all’orgoglio, il significato profondo della parola pace. Erano lì, con le loro storie, con il loro bagaglio di memoria, a testimoniare il sacrificio di migliaia di ragazzi venuti a morire in Europa, spesso lontanissimi dalle loro case, per costruire un tempo nuovo. Un tempo in cui la pace fosse premessa e condizione per affermare nella libertà una nuova civiltà. Questa è la pace che l’Europa ha costruito coltivando la relazione transatlantica. Questo patrimonio è irreversibile, perché acquisito nei sentimenti e nelle coscienze dei popoli, e va tutelato e consolidato in ogni maniera”.

“Si parla sovente – ha continuato il presidente della repubblica – dell’affermarsi di un nuovo potere che nasce dalla concentrazione in pochissime mani di enormi risorse finanziarie e tecnologiche, a detrimento del ruolo delle istituzioni che rappresentano i cittadini. Uno scenario che genera inquietudine, incertezza, allarme. Perché senza la mediazione della politica, senza la possibilità di composizione di interessi e tensioni divergenti le comunità si dividono. Le istituzioni si indeboliscono. Le democrazie inaridiscono. Le diseguaglianze crescono e viene smarrita persino l’idea di un destino comune”.

Mattarella ha anche affermato che: “Il modello democratico oggi appare sfidato da Stati sempre più segnati da involuzioni autoritarie che, contro la storia, si propongono come modelli alternativi. Una sfida per i sistemi democratici appare oggi derivare anche dal tentativo di ignorare e cancellare il confine tra libertà e arbitrio”.

“Partecipazione – così ancora il presidente – sembra parola desueta in un tempo caratterizzato da una crescente astensione elettorale. Alle ultime elezioni regionali ha votato meno del 45 per cento degli aventi diritto. Nelle precedenti tornate la percentuale era già in discesa e dobbiamo purtroppo constatare che questa tendenza prosegue. Non ci si può stancare di ripeterlo: una democrazia di astenuti, di assenti, di rassegnati è una democrazia più fragile e a subirne danno sono i cittadini. Riflettere su questo fenomeno – ha proseguito – è un dovere di tutti, mentre talvolta si ha l’impressione che l’astensionismo sia una sorta di problema del giorno prima, come se, dopo, a contare fosse soltanto chi ha vinto e chi ha perso e tutto tornasse a essere normale”.

“Il pluralismo delle idee, la dialettica tra opinioni diverse, il confronto tra posizioni culturali anche molto distanti sono indispensabili alla democrazia”, ha scandito Mattarella, mentre “quando le sbrigative categorie amico/nemico prevalgono sulla fatica di trovare risposte condivise nell’interesse collettivo, quando si producono fratture che dividono le nostre società si alimentano i germi della estraneità alla politica”.

Mattarella: obiettivo è pace permanente, diritto si affermi su armi

Roma, 19 dic. (askanews) – “La nostra comune speranza oggi ha il nome della pace. Una pace vera e giusta ovunque che ponga fine all’incertezza e al disorientamento indotti dalla attuale situazione internazionale. Abbiamo il dovere di coltivare e consolidare ogni piccolo spiraglio che si apra rispetto ai conflitti in corso, in Ucraina come in Medioriente. Con l’obiettivo di costruire quella ‘pace permanente’, come la definì il presidente Franklin D. Roosevelt che affermava: ‘Più che una fine della guerra vogliamo una fine dei principi di tutte le guerre'”. Lo ha detto il presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, intervenendo alla cerimonia per lo scambio degli auguri di fine anno con i Rappresentanti delle Istituzioni, delle Forze politiche e della Società civile.

“Pace, quindi – ha proseguito il capo dello Stato – come affermazione del diritto sulla forza delle armi. Pace come condizione di libertà e sviluppo”.

Putin innamorato e il giornalista che vuole sposarsi (e lo farà)

Roma, 19 dic. (askanews) – Tra una invettiva contro l’Occidente e una minaccia all’Ucraina, la maratona di fine anno di Vladimir Putin si è tinta di toni sentimentali. Nel corso della conferenza stampa unita alla tradizionale Linea diretta con i cittadini, il presidente russo ha lasciato chiaramente intendere di essere innamorato, rispondendo con un doppio “sì” a chi gli ha chiesto se amasse qualcuno e se il sentimento fosse ricambiato. “Va tutto bene, non preoccupatevi”, ha aggiunto, con un sorriso.

Sempre sul tema, Kirill Bozhanov, giornalista di una tv di Ekaterinburg, ha attirato l’attenzione del presidente mostrando un cartello con la scritta “Voglio sposarmi”, tempestato da cuoricini. “Sembra tu sia già vestito per la cerimonia”, ha scherzato Putin. Bozhanov ne ha approfittato per chiedere alla fidanzata, in diretta, di convolare a nozze con lui. E mentre la conferenza del presidente proseguiva, è arrivato il lieto fine: la fidanzata di Bozhanov ha detto sì. Putin è già stato invitato.

L’Ucraina: colpita per la prima volta una petroliera russa nel Mediterraneo

Roma, 19 dic. (askanews) – L’Ucraina ha anunciato oggi di aver colpito per la prima volta una petroliera appartenente alla cosiddetta flotta fantasma russa nel Mar Mediterraneo, secondo quanto riferito alla Cnn da una fonte dei servizi di sicurezza ucraini. Le immagini ottenute dalla Cnn mostrano un drone che colpisce la petroliera, seguito da diverse esplosioni. La nave sembrava continuare a navigare dopo gli attacchi.

La fonte ucraina ha affermato che la petroliera “ha subito danni critici” nell’attacco e “non può essere utilizzata per lo scopo previsto”. “Al momento dell’operazione speciale, la nave russa non trasportava alcun carico ed era vuota”, ha aggiunto la fonte. “Di conseguenza, questo attacco non rappresentava alcuna minaccia per la situazione ecologica nella regione”.

La Russia ha creato questa cosiddetta flotta fantasma dopo la sua invasione su vasta scala dell’Ucraina nel 2022. Queste navi trasportano il petrolio russo dai porti del Baltico e del Mar Nero nonostante le sanzioni occidentali, facendo guadagnare al Cremlino centinaia di milioni di dollari ogni anno.

Sci, Zabystran vince SuperG maschile in Val Gardena. Franzoni terzo

Roma, 19 dic. (askanews) – Gara folle sulla Saslong: il Super G di Coppa del mondo di sci alpino in Val Gardena si chiude con la vittoria del ceco Jan Zabystran, al primo successo in carriera (e primo sciatore del suo Paese a centrare una vittoria in Cdm) e sceso con il pettorale n°29 in 1.24.86. Su una pista che è andata velocizzandosi durante la gara, sul podio anche uno splendido Giovanni Franzoni, che chiude terzo ad appena 37 centesimi, preceduto dal leader di Coppa, lo svizzero Marco Odermatt. L’Italia celebra anche il 6° posto dell’eterno Christof Innerhofer, quinto con il pettorale 30 ad appena 53 centesimi dal vincitore. Appena fuori dalla Top-10 Mattia Casse, 11° a 80 centesimi da Zabystran. Più staccato Dominik Paris, non perfetto nelle traiettorie e 25° (+1.29) dopo il podio conquistato giovedì in discesa. Per Franzoni primo podio della carriera con dedica speciale: subito dopo la prova ha infatti indicato il cielo per ricordare l’amico Matteo Franzoso, scomparso lo scorso settembre dopo un incidente in allenamento in Cile. Sabato altra discesa sempre sulla Saslong alle 11.45.

Putin: Ucraini si ritirano, noi avanziamo. Asset russi? Una rapina

Roma, 19 dic. (askanews) – ‘Gli ucraini si ritirano in tutte le direzioni’, ‘e noi avanziamo’. È questo il messaggio che il presidente russo Vladimir Putin ha lanciato durante la trasmissione Bilancio dell’anno con Vladimir Putin, un format che combina una lunga conferenza stampa con una sessione di domande e risposte in diretta.

Nel corso della lunga, lunghissima conferenza stampa – durata oltre quattro ore e mezza – il leader del Cremlino ha risposto solo a una piccola e selezionata parte delle circa tre milioni di domande pervenute e raccolte dall’ufficio stampa guidato dal portavoce Dmitry Peskov.

Putin ha dispensato, presentandosi nei panni del padre della patria, consigli che hanno spaziato dalle giovani coppie, invitate a pensare ad avere più figli, alle scuse pubbliche con la moglie di un militare deceduto al fronte in Ucraina, fino all’esaltazione degli oltre ‘400.000 volontari’ pronti a dedicare un anno della propria vita alla Russia, arruolandosi nelle file delle truppe impegnate in prima linea sul fronte orientale.

Sul tema della guerra, il presidente russo, pur non rinunciando alle consuete invettive contro i leader europei, si è ribadito aperto all’idea di costruire un 2026 di pace. Secondo Putin – che ha evocato una visione euroasiatica della cooperazione – sia la Russia sia l’Europa trarrebbero vantaggio da un rapporto più stretto: infatti, ha sostenuto, ‘unendo le forze, se collaborassimo con i paesi europei, la Russia e i paesi europei, il nostro PIL congiunto sarebbe superiore a quello degli Stati Uniti’. Il quadro attuale è quello però del muro contro muro. E sul congelamento dei beni russi il capo del Cremlino ha rincarato: non è ‘un furto’, bensì ‘una rapina’.

In chiusura, una flebile speranza per il popolo ucraino. Putin ha dichiarato che la Russia è pronta a valutare la sospensione degli attacchi in Ucraina nel giorno delle elezioni, qualora queste si svolgessero a Kiev. Ha però precisato che ‘se Kiev vuole usare le elezioni per fermare l’avanzata dell’esercito russo, allora questa è una scelta sbagliata’.

UCRAINI SI RITIRANO, NOI AVANZIAMO Vladimir Putin ha dichiarato che ‘l’iniziativa strategica è passata completamente nelle mani delle Forze Armate russe, le truppe avanzano in tutte le direzioni’, mentre gli ucraini si stanno ritirando.

‘Il nemico (l’Ucraina, ndr) si sta ritirando in ogni direzione’, ha annunciato Putin, specificando che ‘le forze armate russe nella regione di Zaporizhia stanno liberando un insediamento dopo l’altro, metà di Hulyaipole è sotto controllo’.

Inoltre, il presidente russo, dimostrandosi convinto che le Forze armate russe possano conseguire ulteriori successi entro la fine del 2025, ha sostenuto che 3.500 militari delle Forze Armate ucraine sono accerchiati nei pressi di Kupyansk; ‘per loro le possibilità sono praticamente nulle’.

A tal proposito, Putin ha commentato il video registrato dal presidente ucraino Volodymyr Zelensky trasmesso da Kupiansk, affermando che il leader ucraino è un ‘è un attore di talento, senza alcuna ironia. Non c’è nulla di insolito’.

‘Quel cartello è a circa un chilometro dalla città. Ma perché ti filmi davanti a un cartello? Perché stai fuori dalla casa? Entra semplicemente in casa, se la casa è tua’, ha affermato oggi Putin, alludendo al fatto che la città sia in questo momento in mano moscovita e non più di Kiev.

Illustrando la prospettiva del Cremlino in merito allo stato dei combattimenti, il presidente russo ha evidenziato che ‘la presa del controllo della città di Pokrovsk è un evento molto importante, perché da lì si aprono nuove opportunità’, ha affermato Putin, sottolineando che questo è un buon trampolino di lancio per ulteriori operazioni offensive.

Vladimir Putin ha definito l’esercito russo l’esercito più pronto al combattimento al mondo e, pertanto, tutte queste difficoltà, secondo il leader del Cremlino, dovrebbero ‘spingere Kiev a raggiungere un accordo’.

LA PALLA IN MANO AGLI EUROPEI Il presidente russo Vladimir Putin, rispondendo alle domande dei cronisti durante l’odierna conferenza stampa, ha dichiarato che ‘la Russia desidera ardentemente la pace e nessun conflitto militare nel 2026’.

‘Vorremmo vivere in pace il prossimo anno e senza alcun conflitto militare’, ha dichiarato Putin, aggiungendo che ‘desideriamo fortemente, e ci proponiamo, di risolvere tutte le questioni tramite negoziati pacifici’.

In relazione a ciò, il presidente Putin ha affermato che la Russia è pronta ‘al dialogo e negoziati per la fine del conflitto’, con gli Stati Uniti ‘c’è praticamente un accordo’ dal summit in Alaska lo scorso agosto e adesso ‘la palla è assolutamente nel campo dei nostri avversari, diciamo così, europei’.

‘La palla (per la questione del regolamento del conflitto in Ucraina, ndr) è interamente e completamente dalla parte dei nostri avversari occidentali, per così dire, prima di tutto dei capi del regime di Kiev e dei loro, in questo caso e prima di tutto, sponsor europei’, ha detto Putin, sottolineando che non si ritiene responsabile per le numerosissime vittime di questi quattro anni, poiché per il leader del Cremlino ‘non siamo stati noi a iniziare questa guerra’.

Invocando un accordo di pace duraturo – e quindi confermando che non ci sarà una tregua, se non una interruzione degli attacchi per permettere eventuali elezioni in Ucraina, altro punto su cui in Cremlino insiste – il presidente russo inserisce un necessario nuovo sistema di sicurezza in Europa che possa garantire stabilità all’intero quadrante euroasiatico.

‘Certamente, in queste condizioni, il nuovo sistema di sicurezza in Europa è piuttosto rilevante’, ha specificato Putin.

‘Non stiamo dicendo che un Paese non abbia il diritto di scegliere i propri mezzi di difesa, ma deve essere un approccio che non minacci nessuno, nemmeno noi’, ha proseguito Putin.

La Russia è stata ingannata e ora vuole una situazione in cui venga creato un sistema di sicurezza affidabile in tutta Europa, ha affermato il leader russo, riferendosi alla NATO.

Putin assicura che ‘non ci saranno altre operazioni speciali se ci tratterete con rispetto e se non ci prenderete in giro come fatto dalla Nato con l’allargamento verso Est’. ‘Avete ignorato i nostri interessi in termini di sicurezza e avete creato questa situazione con le vostre mani’, ha detto ancora il leader russo.

Sia la Russia che l’Europa trarrebbero beneficio dalla collaborazione, ha sostenuto il presidente russo Vladimir Putin durante la conferenza stampa di fine anno, ‘unendo le forze, se collaborassimo con i paesi europei, la Russia e i paesi europei, il nostro PIL congiunto sarebbe superiore a quello degli Stati Uniti’.

‘Naturalmente, tutto questo è teorico, ma è abbastanza evidente. È chiaro che unire e completare le nostre capacità ci permetterebbe di prosperare entrambi, invece di combatterci a vicenda come invece accade’, ha osservato Putin.

Nel frattempo, mentre il leader del Cremlino affrontava la conferenza di fine anno, dal Cairo Sergey Lavrov, ministro degli Esteri russo, ha aperto alle ultime dichiarazioni del presidente francese Emmanuel Macron, sostenendo che se Parigi è disponibile, anche Mosca è aperta al dialogo.

PUTIN CON TRUMP CONTRO BRUXELLES La Russia, a differenza dell’Europa, non è mai intervenuta nelle elezioni degli Stati uniti, ha sostenuto Putin,

‘Una volta accusavano Trump del fatto che la Russia fosse intervenuta nelle elezioni, ma non è stato confermato nulla e tutte le indagini del Congresso sono fallite. Non c’è stata alcuna cooperazione né ingerenza russa’, ha dichiarato il capo del Cremlino, riferendosi alle accuse avanzate in passato contro Mosca durante la presidenza di Donald Trump.

Putin ha invece detto che le interferenze sono arrivate dall’altra parte dell’Atlantico. ‘Le élite europee intervenivano, e intervenivano direttamente’, ha affermato, aggiungendo che tali azioni sarebbero state condotte ‘in modo chiaro, aperto e visibile’.

Il leader del Cremlino, inoltre, ha anche appoggiato la battaglia del presidente statunitense Donald Trump contro l’emittente pubblica britannica BBC, specificando che ‘è ovvio, penso che il presidente Trump abbia ragione’.

Sul tema di giornata, invece, il presidente russo Vladimir Putin, si è espresso sottolineando che il congelamento dei beni russi non è ‘un furto’, bensì ‘una rapina’.

“Furto’ non è la definizione corretta per questo’, ha rappresentato Putin nel corso della conferenza stampa, specificando che ‘il furto è compiuto di nascosto. Qui invece avviene alla luce del sole, quindi si tratta di una rapina’.

‘Le conseguenze sono molto gravi per i rapinatori’, ha osservato il presidente russo, aggiungendo che questa iniziativa ‘mina la fiducia’ anche di altri Stati nei confronti dell’Unione europea.

FAR TORNARE DI MODA LE FAMIGLIE NUMEROSE, LA MISSIONE DI PUTIN Nel corso della lunga conferenza stampa, il presidente Putin ha più e più volte rimarcato il tema della denatalità che sta colpendo la Russia e quasi tutti i paesi post-industriali.

‘È necessario rendere ‘di moda’ avere un figlio’, ha dichiarato oggi il presidente russo Vladimir Putin nel corso della tradizionale conferenza di fine anno.

‘Certo, è importante che questo diventi di moda, affinché le persone capiscano la gioia della maternità e della paternità’, ha osservato il capo dello Stato.

Analizzando il declino demografico dei principali Stati post-industriali infatti, il leader del Cremlino ha affermato che la Russia è sta promuovendo nuove iniziative a sostegno della natalità.

Il problema del calo delle nascite è pressante per quasi tutti i paesi con grandi economie postindustriali, ‘questa è una questione che riguarda tutti i paesi con un livello di sviluppo post-industriale, quasi tutti i paesi con grandi economie: la stessa cosa sta accadendo quasi ovunque’, ha osservato Putin.

I podcast di "Sguardi": Direttrici d’orchestra

Roma, 19 dic. (askanews) – SGUARDI, la rubrica di approfondimenti di Askanews, inaugura i suoi podcast con la serie “DIRETTRICI D’ORCHESTRA”, dedicato alla rivoluzione nel mondo della musica che negli ultimi vent’anni ha visto l’aumento consistente delle donne sul podio.

Storie di determinazione, disciplina, amore per l’arte e coraggio: dirigere significa affrontare un doppio giudizio, i professori d’orchestra davanti a te, il pubblico dietro di te. Ma oggi, in Italia e ancora di più all’estero, le direttrici sono numerose e sono arrivate alla guida dell’orchestra in tutti i maggiori teatri del mondo.

La prima puntata di questa serie ci porta una intervista a Oksana Lyniv, la direttrice ucraina prima donna sul podio di un ente lirico italiano, al Comunale di Bologna. Figlia di musicisti, animata dalla passione: il suo percorso, il concorso Mahler, il lavoro a Odessa e poi con Kirill Petrenko, l’amore per Wagner e Puccini, la responsabilità verso le colleghe più giovani; con l’Ucraina sempre nel cuore.

La seconda puntata è un dialogo con Milena Gammaitoni, titolare della cattedra di Sociologia delle Arti a Roma Tre, che racconta la lunga, spesso obliterata storia delle donne direttrici e compositrici lungo i secoli. Le direttrici di prestigio, italiane o straniere, hanno curriculum di eccellenza ed esperienza sulle grandi piazze, da New York a Londra a Parigi a Milano. “Sicuramente” spiega Gammaitoni, “la direzione come la intendiamo oggi è un fenomeno dell’Ottocento che ha riguardato anche alcune musiciste. In senso classico la prima è Josephine Weinlich”. Ma compositrici e direttrici esistono fin dall’antichità: Gammaitoni racconta come ne abbiamo perso traccia, fino alle prime stelle lungo il Novecento come Nadia Boulanger, Antonia Brico, Marine Alsop e Claire Gibault, per arrivare ai nostri tempi da Oksana Lyniv a Speranza Scappucci.

I podcast integrali sono sul sito di Askanews, sul canale YouTube di Sguardi-Askanews e sulle maggiori piattaforme.

Nelle prossime puntate, altre interviste a direttrici italiane e straniere che stanno facendo la storia.

SGUARDI è una rubrica di approfondimenti multimediali prodotta da Askanews e ideata da Alessandra Quattrocchi.

Manovra, Schlein: la maggioranza si è rotta. Finita Atreju, i problemi restano

Roma, 19 dic. (askanews) – “E’ finita Atreju ma il paese reale è ancora lì, con i suoi problemi. Quello che è accaduto è uno spettacolo inaccettabile”, “ieri notte si è rotta la maggioranza di Meloni”. Lo ha detto la segretaria del Pd Elly Schlein durante una conferenza stampa al Senato.

“L’eta pensionabile aumenta con il governo Meloni per il 99% dei lavoratori, comprese le forze dell’ordine, questo resta” anche se il maxiemendamento è stato ritirato, ha anche detto Schlein. Così ancora la segretaria del Pd: “Sulle pensioni si consuma il più alto tradimento del governo Meloni”.

“Se – ha affermato schlein – sono davvero così uniti nella maggioranza perché ci portano a un passo dall’esercizio provvisorio” per i tempi dell’approvazione della manovra di bilancio, “perché queste forzature parlamentari?”.

Il motore dei significati e la storia nell’arte di Terry Atkinson

Venezia, 19 dic. (askanews) – Una piccola mostra, ma densa di significato e di storia del nostro tempo. La Galleria internazionale di arte moderna di Ca’ Pesaro a Venezia dedica un’esposizione a Terry Atkinson, artista britannico che stato tra i fondatori del gruppo Art & Language che ha messo in discussione il tema della rappresentazione. Ma il racconto espositivo, sotto il bel titolo di “L’artista un motore di significati”, va oltre questa fase della carriera di Atkinson e racconta anche altro, di un impegno politico, ma anche di un’estetica che torna a una pittura di grande impatto e intensit, capace sia di figurazione sia di astrazione.

La mostra, che curata da Elisabetta Barisoni e Elena Forin, esplora il tema della guerra – dal Vietnam all’Irlanda – e quello del ruolo dell’arte come strumento di conoscenza e presa di posizione. E in questa prospettiva ogni segno diventa occasione di indagine sui meccanismi del sapere e della comunicazione. E poi ci sono le parole, anche isolate, che assumono un aspetto diverso, nel momento in cui le cogliamo fuori dai contesti a cui siamo abituati o ci hanno insegnato a riconoscere.

Il tema della storia un altro degli aspetti cruciali del lavoro di Atkinson che l’artista esplora nella sua complessit e nei suoi incubi, come i bombardieri nucleari che compaiono, lontanissimi, ma in avvicinamento, nei cieli colorati della serie “Enola Gay”. Un’immagine, e un pensiero, che, purtroppo, sono ancora parte del nostro presente.

Il cardinale Pizzaballa a Gaza per celebrare il Natale

Roma, 19 dic. (askanews) – La piccola comunità dei cattolici di Gaza anche per questo Natale, così come fu per il 2024, riceverà conforto e solidarietà, per la quarta volta dal 7 ottobre 2023, dal cardinale Pierbattista Pizzaballa. Il patriarca latino di Gerusalemme, fa sapere Vatican News, è arrivato oggi a Gaza per le celebrazioni natalizie, così come fu nel 2024. Un appuntamento annuale, annullato nel 2023 a causa dei bombardamenti israeliani. Il porporato quindi, come informa un comunicato stampa del patriarcato, accompagnato dal vicario patriarcale latino, monsignor William Shomali e da una piccola delegazione, è in visita pastorale alla Parrocchia della Sacra Famiglia.

In questi giorni, Pizzaballa, si legge, “esaminerà la situazione attuale della parrocchia, inclusi gli interventi umanitari, gli sforzi di soccorso e riabilitazione in corso e le prospettive per il periodo a venire. Incontrerà il clero e i parrocchiani locali per ricevere informazioni sui bisogni della comunità e sulle iniziative in corso per sostenerla”. Domenica, in ultimo, presiederà la Messa di Natale sempre presso la Sacra Famiglia.

Questa visita, spiega ancora il Patriarcato, “segna l’inizio delle celebrazioni natalizie in una comunità che ha vissuto e continua a vivere momenti bui e difficili. Riafferma il legame duraturo della parrocchia della Sacra Famiglia a Gaza con la più ampia diocesi del patriarcato latino di Gerusalemme ed esprime l’impegno del Patriarcato ad accompagnare i suoi fedeli nella speranza, nella solidarietà e nella preghiera”.

Premio Villa della Torre "L’arte di mostrare l’arte" a Caravaggio 2025

Milano, 19 dic. (askanews) – “Per l’eccezionale qualità scientifica, curatoriale e allestitiva che lo hanno reso un progetto esemplare capace di coniugare rigore accademico, sensibilità artistica e capacità divulgativa il Premio Villa Della Torre L’Arte di Mostrare l’Arte è stato assegnato a Caravaggio 2025”. Con queste parole il presidente della giuria, Stefano Baia Curioni, ha annunciato il vincitore della 12esima edizione del riconoscimento ideato dalla Cav. Lav. Marilisa Allegrini per celebrare la mostra italiana più meritevole dell’anno.

Nella splendida cornice rinascimentale di Villa Della Torre a Fumane (Verona), il riconoscimento è stato ritirato da Thomas Clement Salomon, direttore delle Gallerie Nazionali di Arte Antica e curatore della mostra. Il progetto, come lui stesso ha ricordato, è stato frutto della collaborazione con la Galleria Borghese e ha riunito 24 capolavori di Michelangelo Merisi detto Caravaggio provenienti da collezioni italiane, internazionali e prestiti privati. Un’esposizione che ha finalizzato una distintiva sinergia tra musei e gallerie differenti, diventando la mostra più visitata nella storia di Palazzo Barberini ed uno degli eventi culturali più significativi del Giubileo 2025.

Durante la cerimonia, Thomas Clement Salomon ha raccontato con emozione e soddisfazione, la grande impresa realizzata. “È un motivo d’orgoglio ricevere il premio ‘Villa Della Torre – L’Arte di Mostrare l’Arte’ promosso dalla famiglia Mastella Allegrini. Un’occasione per ripercorrere un progetto che ha segnato profondamente la vita delle Gallerie Nazionali di Arte Antica” ha affermato, parlando di “un’impresa che abbiamo immaginato con ambizione, affrontato con determinazione e portato a compimento grazie a un gioco di squadra esemplare. Le opere, esposte insieme a Palazzo Barberini, rappresentano un patrimonio unico: alcune opere provenienti da collezioni private non erano mai state esposte al pubblico, mentre altre non tornavano a Roma da tempo”. Il direttore si è soffermato anche sul valore di aprire al grande pubblico luoghi solitamente inaccessibili: “La visita al Casino Boncompagni Ludovisi, dove è conservato l’unico dipinto murale del Caravaggio ha trasformato la mostra in un racconto sul tempo, sulla memoria e sulla capacità dei luoghi di custodire identità e significati” ricordando il grande valore dei risultati raggiunti: “oltre 450mila visitatori, più di 1.300 articoli di stampa, 14 milioni di visualizzazioni sui nostri canali digitali e un impatto economico superiore ai 10 milioni. È la dimostrazione concreta che i grandi investimenti culturali generano benefici reali e diffusi”.

Sull’importanza di valorizzare e sostenere progetti di tale qualità si è soffermato anche Stefano Baia Curioni (direttore di Palazzo Te, oltre che presidente della giuria), spiegando che “realizzare una grande mostra oggi è complesso e sfidante, anche in termini di risorse. E oggi più che mai è necessario non dimenticare che lo scopo di una mostra deve essere formativo, deve facilitare l’innesto di risonanze che possano portare ad un ampliamento del pubblico della cultura. Va quindi dato valore alla qualità del progetto: una grande mostra è tale quando risponde a un autentico bisogno culturale. Quando entra in rapporto con le collezioni e con il luogo che la ospita, portando alla luce elementi nascosti e generando l’inaspettato. L’inaspettato – ha concluso Baia Curioni – genera infatti emozione e l’emozione cementa la memoria consentendo di avere un’anima più sensibile”.

“La cultura è un progetto collettivo: Caravaggio 2025 ne è stata la prova migliore” ha concluso Salomon, sottolineando un principio che trova non solo pieno riscontro, ma autentica continuità anche nella storia di Villa Della Torre resa accessibile al pubblico grazie alla visione e all’impegno della Famiglia Mastella Allegrini che ha deciso di restituire il luogo alla comunità, all’insegna della bellezza condivisa e della crescita collettiva.

Un atto di grande responsabilità come ha ricordato Marilisa Allegrini: “In molti luoghi della terra, anche a noi vicinissimi, la guerra incombe e i rischi per l’umanità sono alti. In questi frangenti, la cultura e l’arte hanno sempre avuto il compito di favorire il dialogo fra i popoli e la comprensione reciproca. Quando nel 2008 riuscimmo ad acquisire la Villa Della Torre, splendido monumento del Rinascimento Italiano, scoprimmo ben presto che l’impresa può fare molto per l’arte così come l’arte è in grado di rendere viva l’impresa arricchendola di bellezza, armonia e misura. Questo premio – ha chiosato Marilisa Allegrini – racchiude tutto questo ed è un progetto a cui teniamo molto”.

Il Papa: pace non è solo assenza di guerre ma è fondata sulla giustizia

Roma, 19 dic. (askanews) – “Il senso autentico” della parola pace “non è soltanto un’assenza di guerre, ma un’amicizia fra i popoli fondata sulla giustizia. Tutti noi desideriamo questa pace per le nazioni ferite dai conflitti, ma ricordiamoci che la concordia e il rispetto iniziano dalle nostre relazioni quotidiane, dai gesti e dalle parole che scambiamo in casa, in parrocchia, con i compagni di scuola e di sport”. Così Papa Leone XIV ricevendo in udienza in Vaticano i ragazzi dell’Azione Cattolica.

“Perciò – ha continuato il Papa – prima della santa notte di Natale, pensate a una persona con la quale fare pace: sarà un regalo più prezioso di quelli che si possono comprare nei negozi, perché la pace è un dono che si trova, davvero, solo nel cuore. Fare pace è un”azione cattolica’ per eccellenza, perché è il gesto che ci rende testimoni di Gesù, il Redentore del mondo”.

Difesa, Mattarella: grazie a donne e uomini delle Forze armate

Roma, 19 dic. (askanews) – “In tutti gli ambiti si allargano i confini di impegno e questo richiede alle forze armate di adeguarsi per rispondere con efficienza ed efficacia. Oggi per me è l’occasione per ringraziare, non solo per le missioni svolte, ma anche in generale le donne e gli uomini delle forze armate”. Lo ha detto il Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella parlando dalla sede del COVI nel collegamento in video conferenza per rivolgere gli auguri ai contingenti militari italiani impegnati nei teatri di operazioni internazionali.

Difesa, Mattarella: obiettivi sempre più globali richiedono collaborazione

Roma, 19 dic. (askanews) – “Il nostro paese con grande sforzo ma con grande merito contribuisce alla stabilità della vita internazionale e nelle zone più delicate, grazie alle forze armate e alla Guardia di finanza. Alla fine di questa carrellata (con i militari in missione, ndr) abbiamo visto la plastica raffigurazione di come sono mutati il nostro impegno e gli ambiti di intervento delle nostre forze armate: si sono ampliati i confini e allargati gli obiettivi e le esigenze di impegno e di una sempre più stringente collaborazione in campi sempre più comuni in ambito globale, dell’Alleanza e non solo per motivi di lealtà ma perchè i problemi sono talmente intrecciati e comuni che non vi sono divisioni”. Lo ha detto il Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella parlando dalla sede del COVI (Comando Operativo di Vertice Interforze) nel collegamento in video conferenza per rivolgere gli auguri ai contingenti militari italiani impegnati nei teatri di operazioni internazionali.

Nuoto, Federica Pellegrini di nuovo mamma

Roma, 19 dic. (askanews) – Federica Pellegrini sarà di nuovo mamma. L’ex campionessa di nuoto ha annunciato l’arrivo della secondogenita (la prima Matilde compirà due anni a gennaio) con un post sui social in tandem con il marito Matteo Giunta: ‘Piovono polpette” ha scritto su Instagram l’olimpionica mostrando una foto inequivocabile della sua pancia circondata dalle sue mani, quelle del marito e di Matilde. Svelando anche che si tratta di un’altra bimba: “Ti aspettiamo, piccolina…”.