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A Milano primo evento dedicato a sport più importanti di racchetta

Milano, 21 gen. (askanews) – Padel Trend Expo, il progetto vincente che in due edizioni ha entusiasmato oltre 40mila visitatori e coinvolto 265 brand e 4500 club, si trasforma in Racquet Trend e torna a Milano, per la prima volta negli spazi espositivi di Fiera Milano a Rho, dal 7 al 9 marzo 2025.

Un’evoluzione – sottolinea una nota – che fa di questo atteso appuntamento il primo format in Europa interamente dedicato a tutti i principali sport di racchetta, coinvolgendo i settori B2B e B2C per offrire un’esperienza unica a professionisti e appassionati.

Un primato consacrato in un prestigioso palcoscenico: Racquet Trend sarà infatti ospitato nel nuovo padiglione realizzato all’interno di Fiera Milano e destinato ad accogliere i prossimi Giochi Olimpici invernali, facendosi così tra i capifila di un’era di grandi eventi sportivi a livello globale.

Tennis, padel, pickleball, beach tennis e tennis tavolo: tutto il mondo dei principali sport di racchetta saranno presenti con aree dedicate, dove gli appassionati potranno trovare tutte le novità di settore, cimentarsi sui 22 campi allestiti, partecipare a clinic, eventi, competizioni, spettacoli e convegni, alla presenza di campioni, coach, vip e leggende di questi sport. Quello della racchetta è un settore multidimensionale, in grande espansione, che conta in Italia milioni di appassionati, anche grazie al diffondersi di nuove discipline.

Racquet Trend diventa così un influente punto di riferimento internazionale per il divertimento, il business, la conoscenza di questi sport, coinvolgendo allo stesso tempo addetti ai lavori, aziende, giocatori e appassionati. Ad attenderli, un percorso immersivo che vede la collaborazione e il coinvolgimento delle Federazioni Sportive e di aziende di oltre 20 Paesi: queste – conclude il comunicato – animeranno un’esposizione con le ultime collezioni e le novità dei migliori brand del mondo, dove il pubblico potrà anche acquistare i prodotti esposti.

Salvini in aula insiste su sabotaggi treni. Spiccano assenze Fdi-Fi

Roma, 21 gen. (askanews) – Richiesto a gran voce dalle opposizioni nei giorni neri dei ritardi ferroviari, Matteo Salvini ri-compare in aula alla Camera alle 18.30 in punto per rispondere finalmente sulle difficoltà che si sono registrate nelle ultime settimane lungo la rete ferroviaria. La maggioranza lo accoglie con un paio di applausi quando ringrazia i dipendenti delle Fs che “non meritano fango” e quando cita il numero record di viaggiatori registrati, l’opposizione non esita a sottolineare che tra i banchi del governo c’è “un monocolore della Lega”.

Accanto al ministro dei Trasporti e delle Infrastrutture, alla sua destra, c’è un solo ministro, è Roberto Calderoli. Nella fila in basso tutti i sottosegretari della Lega: ci sono Nicola Molteni, Edoardo Rixi, Giuseppina Castiello, Luigi D’Eramo, Federico Freni, Massimo Bitonci, Claudio Durigon, Andrea Ostellari, Alessandro Morelli. Tutti schierati. A presiedere l’aula il Presidente Lorenzo Fontana. “Nessuna forza politica di maggioranza ci mette la faccia, solo il suo partito”, commenta il capogruppo Iv Davide Faraone. Non si è fermato nemmeno il sottosegretario alla Giustizia Andrea Delmastro Delle Vedove che per tutto il pomeriggio è stato in aula a seguire il decreto giustizia approvato a Montecitorio in via definitiva. L’esponente di Fdi è uscito dall’aula e ha lasciato la Camera non appena il vicepresidente di turno Sergio Costa ha dichiarato chiusa la votazione finale, un minuto prima dell’arrivo del leader del Carroccio.

Nella sua informativa Salvini insiste sul fatto che ritardi e problemi siano dovuti a sabotaggi: “Guarda un po’ la coincidenza, dopo le pubbliche denunce e gli esposti non si sono più verificati. Tanto che la circolazione è tornata regolare con rarissime eccezioni in gran parte dovute al maltempo”, afferma. Ma secondo Benedetto Della Vedova, deputato di Più Europa, “il punto politico sembra un altro: a sostenerlo dai banchi del governo la delegazione leghista quasi al completo ma nessun membro di governo di FdI e Forza Italia. Un caso o un sabotaggio politico?”.

Al termine dell’intervento del ministro la maggioranza applaude ma ad alzarsi in piedi sono solo i deputati leghisti. Nel dibattito che segue l’informativa per Fdi e di Fi non ci sono nomi di spicco. Parlano il capogruppo del partito di Meloni in commissione Trasporti, Fabio Raimondo, e il vicepresidente della stessa commissione, il forzista Andrea Caroppo. Sostengono Salvini, gli chiedono di andare avanti. Per la Lega prende la parola il presidente dei deputati Riccardo Molinari, per Noi Moderati il leader Maurizio Lupi.

La segretaria del Pd, Elly Schlein, attacca: “Lei non fa più il ministro dell’Interno e non è possibile che l’unico spostamento che le interessa è il suo al Viminale. Ma Giorgia Meloni non vuole affidarle quell’incarico, si rassegni e cominci a lavorare”. Poi aggiunge una battuta diretta alla premier: “A Giorgia Meloni, che ha la vera responsabilità di tutto questo disagio che vivono ogni giorno lavoratori e studenti, dico di smetterla di nascondersi ogni giorno dietro a Salvini. La ricorderanno come quella che ‘quando c’era lei non c’era un treno che arrivasse in orario”.

Al termine della seduta, i giornalisti in Transatlantico chiedono a Salvini se la ministra Santanchè debba dimettersi: “Perché? Perché M5s chiede le dimissioni?” Il rinvio a giudizio “non è una condanna. Siamo in un paese dove uno è colpevole dopo tre gradi di giudizio. Quindi, per quello che mi riguarda non cambia assolutamente nulla”. Mentre sull’assenza degli alleati dai banchi del governo preferisce tacere: manda un bacio e augura buon lavoro.

Schlein compatta Pd su Trump e Salvini, ma nodo è Jobs act

Roma, 21 gen. (askanews) – Donald Trump, Elon Musk, la tecno-destra, Matteo Salvini, l’autonomia differenziata: Elly Schlein fissa l’agenda comunicativa del Pd, punta i riflettori sul centrodestra e cerca di tenere da parte le questioni più spinose, dal ritrovato protagonismo dei “moderati” dem alla questione del referendum sul Jobs act. La leader democratica convoca anche la segreteria, la riunione dura parecchio e viene dedicata, appunto, soprattutto ai temi della “mobilitazione”, come li ha definiti lei stessa. Sui centristi neanche una parola con i cronisti, ma frasi molto diplomatiche anche durante la riunione della segreteria. Per quanto riguarda il Jobs act appena un accenno quando i giornalisti le pongono la domanda: “Io li ho firmati – ha spiegato quando le è stato chiesto quale sarà l’indicazione di voto – senz’altro non faremo mancare il nostro contributo”.

Se ne discuterà, l’ala moderata-riformista del Pd – quella che era stata più vicina a Matteo Renzi – non ha intenzione di rinnegare il lavoro fatto dieci anni fa. Alessandro Alfieri, sul Corriere della sera, lo ha già spiegato: “Un referendum sul Jobs act rischia di riaprire ferite del passato. Fin dall’inizio ho dichiarato che non l’avrei sostenuto. Abbiamo bisogno, oggi, di mettere in evidenza le tantissime battaglie che ci uniscono, non quelle che ci dividono”. Posizione che è un po’ quella di tutta la minoranza, da Marianna Madia a Graziano Delrio e Lorenzo Guerini. Certo, precisa uno di parlamentari ‘moderati’, “non ci metteremo a fare i comitati del no con Renzi, ma c’è una strumentalizzazione da parte di Landini che non ci fa bene. E certamente non faremo campagna per il sì, ne voteremo per l’abrogazione”. La minoranza spera che la segretaria arrivi a non dare indicazione di voto, pur ovviamente facendo campagna attiva per il sì. “Se schierasse il partito tutti noi non la seguiremmo”.

Antonio Misiani, responsabile economia in segreteria, la mette così: “Capisco che il referendum non è il migliore degli strumenti possibili, ma è importante che arrivi un segnale nella direzione di un rafforzamento delle tutele del lavoro”. Insomma, difficile non stare con la Cgil e chi vuole l’abrogazione del Jobs act. Ma, precisa, “avremo luoghi in cui discuterne, il Pd non è e non sarà mai una caserma”.

Sui movimenti di cattolici e riformisti – i due convegni dello scorso fine settimana – non sono mancate le critiche – da sinistra – in segreteria. Ma, appunto, non da parte di Schlein, che – raccontano – è stata assai prudente. La segretaria, del resto, sa che chi era ad Orvieto, a partire da Paolo Gentiloni, non mette in discussione la permanenza nel Pd. E lo stesso ex premier oggi ha precisato: “C’è una gran voglia di pluralismo interno. Sarebbe un errore trasformare questo in una fronda nei confronti di Elly Schlein, che ha riattivato il Pd in fondo, e quindi ha dei meriti”. Al tempo stesso, ripete, se i centristi fuori dal partito si uniscono bene, ma in ogni caso il Pd “deve avere un profilo di governo” e non cercare un “alibi per dire che mandiamo all’esterno le componenti riformiste”.

Da questo punto di vista, raccontano, la stessa Schlein sarebbe almeno in parte d’accordo: la leader Pd non intende rinunciare al profilo ‘netto’ che ha dato al partito, ma non vede bene nemmeno la nascita di una ‘nuova Margherita’ che porti alla fuoriuscita dei moderati Pd. La spaccatura ridimensionerebbe il partito e aprirebbe la discussione sul nome del ‘federatore’, o meglio del candidato – o della candidata! – premier. Dunque bene se Renzi, Calenda, Sala, Ruffini, Più Europa trovano un modo per presentare un’unica lista. Ma l’esodo dei moderati dem sarebbe un’altra cosa, non auspicabile. Per questa discussione però c’è tempo, se parlerà molto da qui alle politiche.

Salvini alla Camera su ritardi treni, Schlein: cominci a lavorare

Roma, 21 gen. (askanews) – “Viene qui con un esposto a ricordarci che le Ferrovie si sono scusate. Ma quand’è che si scusa lei con gli italiani? Quand’è che si scusa Giorgia Meloni per i disagi?”. La leader Pd Elly Schlein interviene in aula alla Camera, attacca il ministro dei Trasporti Matteo Salvini, che ha riferito in Parlamento sui disservizi della rete ferroviaria. “E non parliamo solo dei disagi dovuti ai guasti, ma ai ritardi, alle procedure troppo complicate per i rimborsi. Non passa giorno che la situazione non veda un peggioramento. Oggi è difficile programmare qualsiasi spostamento”.

“Lei non fa più il ministro dell’Interno e non è possibile che l’unico spostamento che le interessa è il suo al Viminale. Ma Giorgia Meloni non vuole affidarle quell’incarico, si rassegni e cominci a lavorare”, ha detto ancora la leader dem rivolta a Salvini.

“Il governo Meloni sta paralizzando l’Italia, blocca ogni giorno milioni di pendolari nelle amministrazioni. E non vi assumente neanche oggi uno straccio di responsabilità”, ha attaccato ancora Schlein. “Guardate che non fa male ogni tanto in politica dire ‘scusate, possiamo fare meglio’. I cittadini vogliono impegni concreti, treni in orario, rimborsi immediatià”.

Invece “Giorgia Meloni ha lasciato le briciole nella legge di bilancio per il trasporto pubblico. Mentre sprecate risorse pubbliche per il fantomatico ponte sullo Strettoà Un consiglio ministro (Salvini, ndr): lasci stare il ponte e il Viminale e lavori a far funzionare i treni”.

I robot “da favola” che aiutano i bambini in radioterapia

Milano, 21 gen. (askanews) – Combinare utile e meraviglia. l’obiettivo di “Enchanted Tools”, startup di robotica francese (presente al Ces di Las Vegas 2025, organizzato da Cta) che ha creato Mirokai, robot con AI e fattezze da mondo delle favole, che interagiscono con gli utenti, si orientano in autonomia, possono svolgere compiti grazie a mani e braccia robotiche.

“Lavoriamo con gli ospedali francesi, anche con uno pediatrico-oncologico, e i robot l accompagnano i bambini durante i trattamenti – spiegano – i robot sorridono, raccontano storie, cantano, li vedete i sorrisi sulle facce della gente che vedono questi robot”. In particolare vengono usati nelle stanze della radioterapia, dove i genitori dei bambini non possono entrare, per aiutarli a ridurre l’ansia, passare il tempo e rendere un po’ pi confortevole e giocoso un momento cos difficile.

Simone Cristicchi annuncia l’album "Dalle tenebre alla luce"

Milano, 21 gen. (askanews) – Il 14 febbraio esce in digitale, cd e vinile “Dalle tenebre alla luce” (Dueffel Music / ADA Music Italy), la speciale edizione dell’ultimo album di Simone Cristicchi che contiene anche “Quando sarai piccola”, brano in gara al 75° Festival di Sanremo. Da oggi, martedì 21 gennaio, l’album è disponibile in pre-save e in pre-order. La fotografia di copertina dell’album è stata realizzata da Andrea Arbizzi e rappresenta la nebulosa soprannominata l'”Occhio di Dio” (Helix Nebula NGC7293).

Prodotto da Francesco Migliacci e Francesco Musacco, “Dalle tenebre alla luce” è il quinto album in studio di Simone Cristicchi e prende il nome da uno dei brani che fanno parte dell’album, tratto dallo spettacolo teatrale del poliedrico artista, “Paradiso – Dalle tenebre alla luce”.

L’album contiene il singolo “Il clandestino” feat. Maurizio Filardo composto per l’omonima serie Tv diretta da Rolando Ravello con protagonista Edoardo Leo e due speciali collaborazioni: sulle note di “Le poche cose che contano” Cristicchi duetta con Amara (co-autrice del testo e delle musiche di “Le poche cose che contano”, autrice e compositrice di “Accade” e co-autrice della musica di “Quando sarai piccola”), mentre Francesco Musacco suona il pianoforte in “Credo”. Ad impreziosire l’album c’è anche la poesia di Marco Guzzi intitolata “L’ultima lezione”, recitata da Cristicchi nella seconda parte del brano “Accade”.

“Quando sarai piccola”, brano in gara al Festival di Sanremo e contenuto nella nuova edizione dell’album, è scritto dallo stesso artista con Nicola Brunialti con la musica composta da Cristicchi e Amara.

Questa la tracklist di “Dalle tenebre alla luce”: “Quando sarai piccola”, “Il Clandestino” feat. Maurizio Filardo, “Cerco una parola”, “Cade”, “Le poche cose che contano” feat. Amara, “Un altro noi”, “Credo” feat. Francesco Musacco (piano), “Sette miliardi di felicità”, “I tuoi occhi”, “Tornasole”, “Accade”, e “Dalle tenebre alla luce”.

Salvini alla Camera, tra i banchi del governo solo esponenti Lega

Roma, 21 gen. (askanews) – Inizia con due applausi dai banchi della maggioranza l’informativa del ministro per i Trasporti e le infrastrutture Matteo Salvini in aula alla Camera sui ritardi dei treni: uno per i dipendenti delle Fs che “non meritano il fango” delle reazioni che la situazione critica della rete ferroviaria ha suscitato e l’altro per il numero record di viaggiatori registrati.

Tra i banchi del governo, mentre il leader della Lega interviene, solo un ministro – Roberto Calderoli – e una schiera di sottosegretari, tutti del partito di Salvini: Nicola Molteni, Edoardo Rixi, Giuseppina Castiello, Federico Frenj, Massimo Bitonci, Claudio Durigon, Andrea Ostellari, Alessandro Morelli.

Al termine dell’intervento, tra i banchi della maggioranza, solo i deputati leghisti si sono alzati in piedi per applaudire il ministro Salvini.

Giornata Memoria, esce per TS Edizioni Abbecedario della Shoah

Roma, 21 gen. (askanews) – TS Edizioni pubblica “Abbecedario della Shoah. Le parole per capire e non dimenticare” di Anna Maria Foli. Scrive la curatrice nell’introduzione: “Abbecedario della Shoah vuol essere uno strumento agile per riflettere sulla tragedia che ha segnato il XX secolo lasciando un segno indelebile nella memoria collettiva dell’umanità. La Shoah, lo sterminio sistematico degli ebrei europei perpetrato dal regime nazista, rappresenta un abisso di brutalità e odio che ha stravolto la storia, la coscienza e i valori della civiltà occidentale”.

Questo semplice dizionario si propone di ritrovare la pregnanza di parole che altrimenti rischiano di perdere il loro impatto a causa del tempo e della distanza dagli eventi. Prosegue Foli: “La struttura dell’opera è semplice, ma densa: a ogni voce è affidato il compito di illustrare un concetto chiave. Alcuni termini descrivono le ideologie distorte e le classificazioni razziali che alimentavano l’odio nazista (‘Ariano’, ‘Sottouomini’, ‘Gerarchia delle razze’), altri ci conducono nei luoghi della tragedia (‘Auschwitz’, ‘Ghetto’, ‘Marcia della morte’). Non mancano riferimenti alla lingua stessa dell’orrore (‘Lagersprache’, ‘Matricola’), né all’universo simbolico che marchiava gli individui (come la ‘Stella di David’ e la pratica della ‘Marcatura’). Ogni voce si fa testimone e ricorda al lettore che il fanatismo malato può diventare contagioso e che l’essere umano può assuefarsi al male facendolo diventare ‘banale’, come ha sostenuto Hannah Arendt nel suo La banalità del male”.

Ogni voce è accompagnata da una scelta antologica di brani letterari, scritti e testimonianze che arricchiscono la riflessione e sostengono l’interiorizzazione del significato. “Attraverso voci che descrivono i luoghi dell’orrore, i processi di emarginazione e persecuzione, le istituzioni del terrore, le brutalità della selezione e delle camere a gas, il lettore è guidato in un percorso di conoscenza che non può e non deve essere cancellato”.

Al termine dell’introduzione si legge: “La funzione di questo essenziale glossario va oltre la didattica: esso intende promuovere una riflessione critica e invitare ciascuno a interrogarsi su come un simile orrore sia potuto accadere. La parola diventa così un invito alla consapevolezza storica e alla vigilanza morale. Questo dizionario si rivolge a un pubblico vasto e variegato: studenti e docenti che affrontano le tematiche della Shoah nelle scuole e nelle università, studiosi e appassionati di Storia, lettori comuni interessati a comprendere meglio le radici dell’odio e delle ideologie totalitarie. È uno strumento prezioso anche per educatori, operatori museali, giornalisti e chiunque sia impegnato nella lotta contro il negazionismo e l’indifferenza”.

Un abbecedario è per definizione un’opera oggettiva, ma qui l’oggettività lascia spazio a una responsabilità storica e morale. Comprendere queste parole non significa solo trattenerne il senso, ma anche entrare nel cuore di una catastrofe umana, affinché il suo ricordo resti vivo e diventi un monito contro ogni forma attuale di intolleranza e di odio.

Ue, con "Omnibus" comincia la deregolamentazione del Green Deal

Bruxelles, 21 gen. (askanews) – E’ l’aria del tempo: negli Usa, la deregolamentazione sarà una delle parole chiave della nuova Amministrazione Trump, che ha già cominciato a ritirarsi dagli accordi e dalle organizzazioni internazionali che impongono regole e limiti al mercato. E anche nell’Ue è arrivato il momento di rivedere e “semplificare” le normative, soprattutto quelle ambientali del Green Deal, che secondo l’industria, e le imprese in generale, impongono oneri burocratici e costi aggiuntivi che finiscono con aver un impatto negativo sulla competitività europea.

Se ne è parlato al Consiglio Ecofin, oggi a Bruxelles, e se ne riparlerà praticamente ogni mese, ad ogni nuova riunione dei ministri economici e finanziari in questo semestre, perché così ha deciso la presidenza di turno polacca del Consiglio Ue. E la Commissione europea presenterà già a fine febbraio una prima proposta, detta “Omnibus”, di semplificazione, in particolare per quanto riguarda tre regolamenti già in vigore sulla sostenibilità ambientale, l’ultimo dei quali (sulla “diligenza dovuta” delle grandi aziende nel controllo delle loro catene del valore) è stato approvato, dopo essere stato negoziato a lungo fortemente modificato, meno di un anno fa.

Durante l’Ecofin, i ministri hanno espresso le loro aspettative ai due membri della Commissione che hanno il compito di presentare la proposta “Omnibus”, il commissario per l’Economia e la Produttività, l’Attuazione e la Semplificazione, Valdis Dombrovskis, e il vicepresidente esecutivo responsabile per la Prosperità e la Strategia industriale, Stéphane Séjourné.

La “semplificazione”, aveva detto Séjourné stamattina arrivando alla riunione “è un grande tema, molto atteso dalle aziende e anche dal Consiglio Ue, con grandi aspettative. A fine febbraio – ha annunciato – presenteremo come Commissione europea un testo ‘Omnibus’ di semplificazione, con un certo numero di elementi che dovrebbero semplificare la vita delle imprese e fare del territorio europeo un’area di investimenti attraente anche per gli investimenti internazionali”.

Durante la conferenza stampa al termine del Consiglio, rispondendo a un giornalista che chiedeva delle anticipazioni sulla proposta “Omnibus’, e un chiarimento sulla sua portata, se includerà anche la legislazione già in vigore, Dombrovskis ha risposto: “Saluto con favore la discussione odierna dell’Ecofin: c’è stato un ampio sostegno da parte dei ministri per questo programma di semplificazione, e molti ministri hanno sottolineato la necessità di un approccio ambizioso verso la semplificazione”, ma “senza perdere di vista i nostri obiettivi di policy: questo è l’approccio che la Commissione europea deve seguire”.

Quanto al significato del nome “Omnibus”, ha precisato il commissario, si tratta “fondamentalmente di una tecnica legislativa in cui con una proposta possiamo aprire diversi atti della legislazione; quindi in un certo senso, se non aprissimo nessuna legislazione” già in vigore “non avremmo bisogno di omnibus”.

Insomma, ha continuato Dombrovskis, “certamente stiamo cercando la possibilità di aprire effettivamente tutti i tipi di legislazione, anche per eliminare certe incongruenze e sovrapposizioni tra diversi atti legislativi”. Inoltre, il commissario ha sottolineato che “se non riaprissimo alcuna legislazione, non saremmo in grado di raggiungere i nostri obiettivi di riduzione degli oneri burocratici, che come sapete sono del 25%, e del 35% nel caso delle Pmi”. Queste percentuali compaiono nella “lettera di missione” a Dombrovskis inviata dalla presidente della Commissione, Ursula von der Leyen, per il suo nuovo mandato.

“Abbiamo bisogno – ha osservato il commissario – di avere un approccio serio e completo”, e “naturalmente questa proposta omnibus è solo l’inizio del lavoro: in realtà ogni membro della Commissione è responsabile di rilevare possibilità di semplificazione nella legislazione Ue esistente e di presentare proposte in questo senso che saranno poi integrate nel programma di lavoro della Commissione”. E’ un lavoro, quindi, “che continuerà nei prossimi mesi e anni”.

Il presidente di turno del Consiglio Ecofin, il ministro delle Finanze polacco Andrzej Domanski ha aggiunto poi che i ministri dei Ventisette “vogliono migliorare radicalmente l’ambiente aziendale. Naturalmente spetta alla Commissione aiutarci a raggiungere questo obiettivo, ma so che il commissario Dombrovskis è assolutamente dedito a questo compito, ne abbiamo parlato diverse volte, che è assolutamente prioritario per l’economia europea”.

“Ci sono paesi – ha riferito Domanski – che chiedono apertamente se non siamo andati troppo oltre con la regolamentazione che è già stata attuata”; in altre parole, per questi Stati membri non basta evitare che ci siano nuovi atti legislativi, ma bisogna rivedere quelli già in attuazione. “Quindi mi aspetto che entro il mese prossimo otterremo un progresso sostanziale, siamo impazienti di vedere le proposte della Commissione, il pacchetto di semplificazione ‘Omnibus’, e poi la ‘Bussola della Competitività’, che vedremo molto, molto presto. Credo che oggi tutti i ministri abbiano preso parte a questa discussione, e tutti erano davvero ben preparati; e per loro è davvero la massima priorità”.

“Questo è il motivo – ha spiegato il presidente di turno del Consiglio Ue – per cui abbiamo deciso di avere questo punto all’ordine del giorno di ogni riunione dell’Ecofin durante la presidenza polacca. Crediamo che sia giunto il momento di agire; anche a causa dei cambiamenti geopolitici: possiamo aspettarci – ha rilevato a questo punto Domanski – una certa deregolamentazione negli Stati Uniti, il che potrebbe mettere le aziende europee, le industrie europee in una posizione di svantaggio”. Insomma, la “semplificazione” dell’Ue dovrà anche controbilanciare la “deregolamentazione” negli Stati Uniti.

Rispondendo a un altro giornalista Dombrovskis, pur senza entrare nei dettagli della futura proposta Omnibus, ha confermato quanto è già stato annunciato sui tre regolamenti Ue che verranno “semplificati” riguardo agli oneri burocratici che richiedono alle imprese: si tratta della normativa del 2020 sulla “tassonomia” (i criteri di classificazione, ndr) degli investimenti etichettati come “verdi”; del regolamento del 2022 sugli “obblighi di rendicontazione” da parte delle aziende sulle loro politiche di sostenibilità; e del regolamento già citato sulla “diligenza dovuta” delle grandi aziende nel controllo delle loro catene del valore, del 2024.

La semplificazione di queste norme “è in effetti il nostro obiettivo principale” per la proposta annunciata, ha detto il commissario; ma, ha aggiunto il commissario, “stiamo anche valutando la possibilità di includere altri elementi in questo ‘Omnibus’, ma è tutto ancora in fase di elaborazione, quindi non posso annunciare alcun dettaglio”.

“C’è una fortissima richiesta da parte degli Stati membri per questa azione; dobbiamo vedere il primo ‘Omnibus’ per poter valutare; ma se non è abbastanza – ha osservato ancora Domanski -, allora probabilmente possiamo aspettarci che venga presentata un’altra proposta legislativa”. Tra i ministri economici dell’Ue, “qualcuno l’ha chiamata una ‘flotta di Omnibus’; vedremo. Per quanto ne so, sarà pronta molto presto, quindi avremo a breve la possibilità di un’ulteriore discussione”, ha concluso il presidente di turno del Consiglio Ecofin. (fonte immagine: European Union).

Centro Nazionale Meteomont, ten. col. Gini è il nuovo comandante

Roma, 21 gen. (askanews) – Il Centro Nazionale Meteomont ha un nuovo comandante. Si tratta del tenente colonnello Emanuela Gini che subentra al tenente colonnello Vincenzo Romeo congedatosi dopo 16 anni di servizio presso il Meteomont, di cui un anno e mezzo come Comandante del Centro.

Laureata in “Scienze Biologiche”, il nuovo Comandante ha all’attivo un Master di secondo livello in “Sicurezza Ambientale” e un Dottorato di Ricerca in “Biologia Ambientale”. Esperta sciatrice, da sempre appassionata di montagna e ambiente, il tenente colonnello Gini è specialista “sciatore”, “Osservatore meteonivometrico”, “Esperto Neve e Valanghe” e “Previsore neve e valanghe” oltre ad essere abilitata allo sci fuori pista ed aver frequentato il corso Q-GIS.

Entrata a far parte del disciolto Corpo Forestale dello Stato nel 1996 come atleta del Centro Sportivo in virtù dei risultati ottenuti nella specialità di salto con l’asta (primati italiani 1993-94), con l’accorpamento nell’Arma dei Carabinieri ha prestato servizio con il grado di Maggiore come Comandante al Reparto Biodiversità di Roma (2017-2019) e successivamente fino al 2021 ha assunto diversi incarichi presso il Comando Tutela Forestale e Parchi.

Il Meteomont rappresenta un importante servizio dedicato alla montagna dove personale specializzato dell’Arma dei Carabinieri lavora sul fronte della prevenzione del pericolo valanghe svolto su tutto il territorio nazionale attraverso rilevamenti meteo in alta montagna, analisi del manto nevoso e test di stabilità al fine di accrescere la sicurezza dei fruitori dell’ambiente innevato.

La rete di monitoraggio e valutazione del pericolo valanghe è composta dal Centro Nazionale Meteomont del Comando Tutela Forestale e Parchi che certifica e pubblica i dati meteonivometrici e il Bollettino di previsione del pericolo valanghe (diffuso tutti i giorni alle 14:00) sul sito https://meteomont.carabinieri.it e sull’App Meteomont disponibile per Android e iOS. A livello periferico, il Servizio Meteomont è composto da 144 Stazioni Meteonivologiche Tradizionali (SMT) gestite dai Reparti Carabinieri Forestali, presso le quali operano unità di personale qualificato “Osservatore meteonivometrico” e Nuclei Itineranti di Rilevamento (NuIR) formati da personale qualificato “Esperto neve e valanghe”.

I controlli vengono effettuati con cadenza giornaliera da personale qualificato che, una volta raccolti i dati, procede alla elaborazione del Bollettino di previsione del pericolo valanghe, a supporto del Servizio Nazionale di Protezione Civile per le aree antropizzate caratterizzate da infrastrutture, centri abitati, strade ecc., oltre che di informazione pubblica per le aree naturali non antropizzate, elettivamente scelte per una funzione turisticoricreativa e sportiva.

In caso di valanga, tramite del Servizio di Segnalazione Valanghe, vengono attivate tutte le attività previste per l’acquisizione e l’elaborazione delle informazioni necessarie ad alimentare il sistema informativo digitalizzato dedicato, disponibile e consultabile sulle piattaforme web dell’Arma. In un quadro caratterizzato da evidenti cambiamenti climatici in atto, il monitoraggio del manto nevoso e la previsione del pericolo valanghe, rappresentano strumenti fondamentali per garantire sicurezza e protezione ambientale.

In tale ambito, il Servizio Meteomont Carabinieri è riferimento indispensabile per gli utenti dell’ambiente montano innevato che, adeguatamente informati possono vivere la propria esperienza con consapevolezza e quindi in sicurezza.

Sanit, tecnologia ed innovazione nel futuro dell’ASL di Caserta

Caserta, 21 gen. (askanews) – La transizione digitale ad oggi una delle sfide pi importanti per il futuro. La tecnologia e l’innovazione avranno, infatti, un ruolo sempre pi centrale, con l’obiettivo di ottimizzare servizi e processi. Grandi passi in avanti si stanno registrando anche nel servizio pubblico, con la sanit in prima linea. Ad esempio, presso il Palazzo della Salute di Caserta, stata illustrata la rivoluzione in campo sanitario che sta avvenendo in Campania e che vede protagonista, in particolare, l’Azienda Sanitaria di Caserta. La presentazione del progetto “Sistemi Informativi a supporto dei processi di pianificazione e controllo” avvenuta alla presenza del Direttore Generale dell’Asl di Caserta, Amedeo Blasotti e delle aziende leader del settore della tecnologia, Oracle, KPMG e Fastweb, partner del progetto di transizione digitale che l’Asl sta realizzando.

“La trasformazione digitale di tutti i processi aziendali – afferma Amedeo Blasotti – Direttore Generale dell’Asl di Caserta – tra i principali obiettivi strategici dell’Azienda e attraverso un innovativo processo di digitalizzazione desidera mettere a sistema numerose iniziative, progettualit e processi, con la finalit del benessere sociale, assistenziale, economico e ambientale di tutti gli utenti in un’ottica di efficacia, efficienza ed economicit oltre che di sicurezza dei dati. Una parte del processo di transizione e innovazione riguarda le persone e il cambiamento culturale – continua Amedeo Blasotti – Ecco perch abbiamo deciso che di pari passo con l’avanzamento del progetto, digitalizzazione dei sistemi, dei processi e raccolta dati, facciamo anche degli incontri con gli addetti ai lavori, distretto sanitario dopo distretto, per illustrare loro in che modo sta cambiando la sanit e cosa devono fare loro per consentire che questa transizione sia compiuta pienamente”.

Alla pianificazione di transizione digitale che innova la sanit stato dedicato un quaderno divulgativo, una pubblicazione che intende informare puntualmente gli addetti ai lavori e il grande pubblico.

“La realizzazione di questo quaderno divulgativo – spiega Blasotti – nasce dall’esigenza di creare un “ponte” tra l’Azienda Sanitaria Locale di Caserta e i cittadini che ogni giorno si affidano ai nostri servizi. Abbiamo voluto raccontare con trasparenza e chiarezza i passi compiuti e quelli ancora da percorrere nel processo di trasformazione che sta coinvolgendo la nostra Azienda. L’obiettivo duplice: da un lato, desideriamo informare gli assistiti sugli interventi innovativi e sugli investimenti in corso, dimostrando come questi si traducano in un miglioramento concreto dei servizi sanitari. Dall’altro, intendiamo sensibilizzare tutti gli attori coinvolti – cittadini, operatori sanitari, istituzioni – sull’importanza di un cambiamento che riguarda non solo la tecnologia, ma anche la cultura e il modo di percepire la sanit come un servizio vicino, accessibile e orientato ai bisogni di chi ne usufruisce”.

L’azione messa in campo dall’ Azienda Sanitaria di Caserta si realizzer completamente entro il 2028 e prevede investimenti per un valore complessivo di 6.700.000 euro, rispetto ai quali un importante aiuto arriva dal Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (PNRR).

Trump straccia gli accordi sulla tassazione globale, il rammarico Ue

Roma, 21 gen. (askanews) – Donald Trump ha stracciato gli accordi globali sulla tassazione delle multinazionali, che erano stati faticosamente raggiunti a livello di Ocse e G20. E inizia in salita la relazione della nuova amministrazione Usa con i Paesi dell’Unione europea.

In realtà avrebbe potuto iniziare anche peggio, come è sembrato voler suggerire il neo commissario europeo all’Economia, il lettone Valdis Dombrovskis, quando ha notato che (finora) Trump non ha annunciato nuovi dazi contro l’Ue. Ma di fatto una delle prime mosse operate dal tycoon al debutto, con uno dei vari ordini esecutivi, smantella anni e anni di trattative faticose che, anche con il contributo di due presidenze dell’Italia – prima del G7 nel 2017 e poi del G20 nel 2021 – avevano portato a queste articolate intese sulla tassazione delle multinazionali.

Il provvedimento è stato seguito a breve giro da un “memorandum” del dipartimento del Tesoro Usa, che evidentemente era pronto da tempo (assieme ad altre misure) e che non lascia spazio ad equivoci.

“Il segretario di Stato al Tesoro e il rappresentante Usa presso l’Ocse notificheranno che qualunque impegno preso dalla precedente amministrazione rispetto all’accordo sulla tassazione globale, non ha forza di legge o effetti negli Stati Uniti”, recita la prima sezione del memorandum.

E subito dopo la sezione II aggiunge eloquenti minacce. Tesoro e Dipartimento del Commercio intendono effettuare “accertamenti” su qualunque giurisdizione che imponga tassazioni “extraterritoriali o che colpiscano in maniera sproporzionata imprese americane”. Successivamente prepareranno una lista di “opzioni per misure protettive o altre azioni” (vedi rappresaglie). I risultati di questi accertamenti verranno comunicati alla Casa Bianca entro 60 giorni.

Di fronte a tutto questo la Commissione europea “prende atto e esprime rammarico” per il memorandum, ha affermato Dombrovskis nella conferenza stampa al termine dell’Ecofin. “Come Ue restiamo impegnati sugli accordi e a portare avanti il dialogo con i nostri partner”. Secondo Bruxelles bisogna “discutere con la nuova amministrazione Usa per capire meglio le nuove posizioni”.

Prima dei suddetti accordi Ocse diversi Paesi Ue, a cominciare dalla Francia, avevano avvertito che in assenza degli stessi avrebbero proceduto a imporre in maniera unilaterale tasse sulle multinazionali, in particolare per le quote di fatturato realizzate sui loro territori. Ora bisognerà vedere se riattiveranno questa opzione, con la prospettive di incappare nelle rappresaglie di Washington.

Tanto più che incombe lo spettro anche di una nuova fase di dispute commerciali, che per ora non vede i Paesi Ue investiti dalla prima raffica di misure adottate da Trump.

Sempre secondo Dombrovskis “Unione europea e Stati Uniti condividono una profonda alleanza e amicizia ed è chiaro che le relazioni transatlantiche sono cruciali a livello geopolitico. Per questo è molto importante fare del nostro meglio per costruire una relazione forte e bilanciata con la nuova amministrazione Usa fin dall’inizio”.

“Notiamo che il presidente Usa (finora-ndr) non ha annunciato nessun nuovo dazio sulla Ue, contrariamente ad alcune aspettative. Le relazioni commerciali tra Usa e Ue sono molto importanti, valgono 1.500 miliardi di euro l’anno. Due terzi degli asset americani all’estero sono in Europa e potrei andare avanti. Quindi – ha rilevato – ci sta molto in ballo sia a livello economico che geopolitico”.

Al momento non risultano calendarizzati incontri tra la Ue e gli Usa, ma è quantomai probabile che non tardino ad esser inseriti in agenda. Mentre più avanti sarà da vedere anche come si svilupperanno le relazioni tra le rispettive banche centrali, la Bce e la Federal Reserve. Istituzioni indipendenti rispetto ai governi, ma molto rilevanti nell’intreccio di interessi economici e finanziari tra le due aree. Peraltro il mandato dell’attuale presidente della Fed, Jerone Powell, su cui vari esponenti della nuova amministrazione Usa hanno ripetutamente manifestato malcontento, scade nel maggio del 2026, tra poco più di un anno.

Trump straccia gli accordi su tassazione globale, il rammarico Ue

Roma, 21 gen. (askanews) – Donald Trump ha stracciato gli accordi globali sulla tassazione delle multinazionali, che erano stati faticosamente raggiunti a livello di Ocse e G20. E inizia in salita la relazione della nuova amministrazione Usa con i Paesi dell’Unione europea.

In realtà avrebbe potuto iniziare anche peggio, come è sembrato voler suggerire il neo commissario europeo all’Economia, il lettone Valdis Dombrovskis, quando ha notato che (finora) Trump non ha annunciato nuovi dazi contro l’Ue. Ma di fatto una delle prime mosse operate dal tycoon al debutto, con uno dei vari ordini esecutivi, smantella anni e anni di trattative faticose che, anche con il contributo di due presidenze dell’Italia – prima del G7 nel 2017 e poi del G20 nel 2021 – avevano portato a queste articolate intese sulla tassazione delle multinazionali.

Il provvedimento è stato seguito a breve giro da un “memorandum” del dipartimento del Tesoro Usa, che evidentemente era pronto da tempo (assieme ad altre misure) e che non lascia spazio ad equivoci.

“Il segretario di Stato al Tesoro e il rappresentante Usa presso l’Ocse notificheranno che qualunque impegno preso dalla precedente amministrazione rispetto all’accordo sulla tassazione globale, non ha forza di legge o effetti negli Stati Uniti”, recita la prima sezione del memorandum.

E subito dopo la sezione II aggiunge eloquenti minacce. Tesoro e Dipartimento del Commercio intendono effettuare “accertamenti” su qualunque giurisdizione che imponga tassazioni “extraterritoriali o che colpiscano in maniera sproporzionata imprese americane”. Successivamente prepareranno una lista di “opzioni per misure protettive o altre azioni” (vedi rappresaglie). I risultati di questi accertamenti verranno comunicati alla Casa Bianca entro 60 giorni.

Di fronte a tutto questo la Commissione europea “prende atto e esprime rammarico” per il memorandum, ha affermato Dombrovskis nella conferenza stampa al termine dell’Ecofin. “Come Ue restiamo impegnati sugli accordi e a portare avanti il dialogo con i nostri partner”. Secondo Bruxelles bisogna “discutere con la nuova amministrazione Usa per capire meglio le nuove posizioni”.

Prima dei suddetti accordi Ocse diversi Paesi Ue, a cominciare dalla Francia, avevano avvertito che in assenza degli stessi avrebbero proceduto a imporre in maniera unilaterale tasse sulle multinazionali, in particolare per le quote di fatturato realizzate sui loro territori. Ora bisognerà vedere se riattiveranno questa opzione, con la prospettive di incappare nelle rappresaglie di Washington.

Tanto più che incombe lo spettro anche di una nuova fase di dispute commerciali, che per ora non vede i Paesi Ue investiti dalla prima raffica di misure adottate da Trump.

Sempre secondo Dombrovskis “Unione europea e Stati Uniti condividono una profonda alleanza e amicizia ed è chiaro che le relazioni transatlantiche sono cruciali a livello geopolitico. Per questo è molto importante fare del nostro meglio per costruire una relazione forte e bilanciata con la nuova amministrazione Usa fin dall’inizio”.

“Notiamo che il presidente Usa (finora-ndr) non ha annunciato nessun nuovo dazio sulla Ue, contrariamente ad alcune aspettative. Le relazioni commerciali tra Usa e Ue sono molto importanti, valgono 1.500 miliardi di euro l’anno. Due terzi degli asset americani all’estero sono in Europa e potrei andare avanti. Quindi – ha rilevato – ci sta molto in ballo sia a livello economico che geopolitico”.

Al momento non risultano calendarizzati incontri tra la Ue e gli Usa, ma è quantomai probabile che non tardino ad esser inseriti in agenda. Mentre più avanti sarà da vedere anche come si svilupperanno le relazioni tra le rispettive banche centrali, la Bce e la Federal Reserve. Istituzioni indipendenti rispetto ai governi, ma molto rilevanti nell’intreccio di interessi economici e finanziari tra le due aree. Peraltro il mandato dell’attuale presidente della Fed, Jerone Powell, su cui vari esponenti della nuova amministrazione Usa hanno ripetutamente manifestato malcontento, scade nel maggio del 2026, tra poco più di un anno.

Usa, Schlein: Trump cerca alleati per rompere Ue, Meloni che fa?

Roma, 21 gen. (askanews) – “Quello che ci preoccupa è che Trump stia cercando degli alleati per frammentare, per disgregare l’Ue. Invece per noi la risposta dell’Europa deve essere all’altezza di questa sfida”. Lo ha detto la segretaria Pd Elly Schlein parlando con i giornalisti alla Camera.

“La domanda – ha aggiunto – è se Giorgia Meloni sarà in grado di far rispettare gli interessi europei e italiani. Perché è andata in solitudine, nonostante non ci fosse un coinvolgimento dell’Ue”.

Schlein: di fronte a Trump serve una risposta forte della Ue

Roma, 21 gen. (askanews) – Quella lanciata da Donald Trump e dal “capitalismo tecnologico delle Big tech” è una “sfida” lanciata anche all’Europa e serve una “risposta forte dell’Ue”, perché non si può pensare di cavarsela con le “relazioni bilaterali”. Lo ha detto la segretaria Pd Elly Schlein parlando con i giornalisti alla Camera.

“Quello che ci preoccupa è che Trump – ha anche detto, tra le altre cose, Schlein – stia cercando degli alleati per frammentare, per disgregare l’Ue. Invece per noi la risposta dell’Europa deve essere all’altezza di questa sfida”.

“La domanda – ha aggiunto – è se Giorgia Meloni sarà in grado di far rispettare gli interessi europei e italiani. Perché è andata in solitudine, nonostante non ci fosse un coinvolgimento dell’Ue”.

Allevi è rinato e annuncia 4 "concerti evento" per l’Estate 2025

Roma, 21 gen. (askanews) – Dopo la lunga lontananza dal palcoscenico a causa di una grave malattia Giovanni Allevi – compositore, direttore d’orchestra, scrittore e filosofo del pianoforte – è tornato sui palcoscenici dei più importanti teatri con un tour internazionale di pianoforte solo, interamente andato sold out in prevendita fino alla primavera del 2025. E ora, per festeggiare la sua rinascita, ha annunciato 4 speciali concerti evento accompagnato dall’Orchestra Sinfonica Italiana per l’estate 2025: “Giovanni Allevi – Special Events – Summer MMXXV”. Al via il 20 giugno alle Terme di Caracalla di Roma, concerto organizzato da Vincenzo Berti e Gianluca Bonanno per Ventidieci. Il tour è prodotto da Bizart.

Sarà un’occasione irripetibile per immergersi nelle emozioni più profonde e universali, guidati dalla musica del Maestro, che per l’occasione presenterà in prima mondiale il “Concerto MM22 per Violoncello e Orchestra”, opera scritta durante la degenza ospedaliera che trae spunto da una melodia scaturita dalla trasformazione in note della parola Mieloma, secondo un metodo matematico già usato da Bach, per poi dipanarsi in un viaggio interiore struggente.

Il compositore più amato dalle nuove generazioni porterà la sua musica in iconici scenari italiani: dopo Roma, farà tappa a Taormina (Teatro Antico, 5 luglio), Venezia (Teatro la Fenice, 8 luglio), Firenze (Parco Mediceo di Pratolino, 19 luglio). Con un repertorio che spazia tra i suoi brani più amati e nuove composizioni, Allevi promette un’esperienza unica, capace di toccare l’anima del pubblico.

Intanto prosegue il tour invernale di pianoforte solo 2024: venerdì 24 gennaio 2025 – Padova Gran Teatro Geox; Sabato 25 gennaio 2025 – Legnano (MI) Teatro Galleria; Giovedì 30 gennaio 2025 – Mantova Teatro Sociale; Domenica 2 febbraio 2025 – Milano Teatro Dal Verme; Mercoledì 5 febbraio – La Spezia Teatro Civico; Sabato 8 febbraio 2025 – Agrigento Teatro Pirandello; Domenica 9 febbraio 2025 – Catania Teatro Massimo Bellini; Lunedì 10 febbraio 2025 – Palermo Teatro Massimo; Giovedì 20 febbraio 2025 – Vienna Ehrbar Saal.

Usa, Schlein: Meloni unica leader Ue da Trump? Si chieda perché…

Roma, 21 gen. (askanews) – “Io spero si sia chiesta perché c’era solo lei, perché l’Ue non è stata invitata e coinvolta e che tipo di messaggio vogliamo lanciare”. Lo ha detto la segretaria Pd Elly Schlein, commentando con i giornalisti alla Camera la partecipazione di Giorgia Meloni all’insediamento del nuovo presidente Usa. Una presenza rivendicata dal centrodestra come motivo di orgoglio per l’Italia.

“Davanti a sfide di questa portata – ha aggiunto la Schlein – chi pensa ci si salvi da soli sbaglia. Al di là delle singole partecipazioni, il punto è come Italia intenda contribuire ad un rilancio europeo che risponda a questa sfida aggressiva che ci è stata lanciata. Perché non fanno con noi una battaglia vera sugli investimenti comuni europei?”.

Zelensky: l’Europa deve imporsi come un forte attore mondiale

Roma, 21 gen. (askanews) – L’Europa “deve affermarsi come un forte attore mondiale” e “deve imparare a prendersi cura di se stessa in modo che il mondo non possa permettersi di ignorarla”. Lo ha detto il presidente ucraino, Volodymyr Zelensky, nell’intervento oggi tenuto al World Economic Forum di Davos.

All’indomani dell’insediamento del presidente americano Donald Trump, “tutti aspettano di vedere cosa farà” e “i suoi primi ordini esecutivi hanno già indicato chiare priorità”. “Noi in Europa guardiamo agli Stati Uniti come a un alleato. E’ chiaro che sono un alleato indispensabile – ha rimarcato – in tempo di guerra tutti sono preoccupati: gli Stati Uniti resteranno al loro fianco? Ogni alleato è preoccupato per questo. Ma c’è qualcuno negli Stati Uniti preoccupato che l’Europa possa un giorno abbandonarli, cessare di essere loro alleata? La risposta è no. Washington non crede che l’Europa possa portare loro qualcosa di veramente importante”.

“Il presidente Trump noterà l’Europa? – ha chiesto Zelensky – considera la Nato necessaria e rispetterà le istituzioni dell’Ue?”.

“L’Europa non può permettersi di essere seconda o terza dietro i suoi alleati – ha aggiunto Zelensky – se accadesse, il mondo inizierebbe ad andare avanti senza l’Europa e un mondo del genere non sarebbe rassicurante o vantaggioso per gli europei. L’Europa deve lottare per il primo posto in termini di priorità, alleanze e sviluppo tecnologico – ha detto Zelensky – siamo a un altro punto di svolta, che alcuni considerano un problema per l’Europa, mentre altri considerano un’opportunità. L’Europa deve affermarsi come un forte attore globale, come un attore indispensabile”.

Mantova, dalla collezione Sonnabend un nuovo museo contemporaneo

Milano, 21 gen. (askanews) – A Mantova nasce un nuovo museo d’arte contemporanea attorno ad una delle collezioni private più rilevanti del secolo scorso, la Sonnabend Collection che verrà esposta permanentemente nel centro della città all’interno del rinnovato Palazzo della Ragione, con un progetto allestitivo di Federico Fedel. La Sonnabend Collection, sviluppata grazie alla visione dell’influente mercante d’arte Ileana Sonnabend (1914-2007), di suo marito Michael Sonnabend (1900-2001) e del loro figlio adottivo Antonio Homem, rappresenta una delle più significative testimonianze di movimenti artistici fondamentali della seconda metà del Novecento. Attraverso le loro gallerie di Parigi e New York, i Sonnabend sono stati protagonisti nel presentare e diffondere l’arte americana in Europa e gli artisti europei in America.

Il progetto nasce dal Comune di Mantova in partnership con la Sonnabend Collection Foundation e Marsilio Arte, che si occuperà, al fianco del Comune di Mantova, della gestione complessiva dello spazio con una proposta articolata, che va dall’organizzazione alla comunicazione, dal progetto editoriale al coordinamento del bookshop.

Il percorso espositivo, sviluppato in undici ambienti, ricostruisce il tragitto visionario e gli interessi della Sonnabend coltivati col suo impegno e sostegno nei confronti dell’attività degli artisti e dei movimenti che hanno caratterizzato la cultura visiva attraverso i grandi cambiamenti storici e geopolitici del nostro tempo. Iconici capolavori dell’arte americana, come Figure 8 di Jasper Johns (1958), Little Aloha di Roy Lichtenstein (1962), Campbell’s Soup di Andy Warhol (1962), Kite di Robert Rauschenberg che vinse il Leone d’Oro alla Biennale del 1964, vengono esposti accanto ad opere seminali della Pop Art con artisti come Jim Dine, James Rosenquist e Tom Wesselmann e la ricerca coeva in Italia di artisti come Michelangelo Pistoletto e Mario Schifano. Questo straordinario percorso continua con opere cardinali dei movimenti fondamentali dell’arte degli anni Sessanta e Settanta come il Minimalismo con Donald Judd e Robert Morris ed i loro rivoluzionari sviluppi nel campo della scultura con Bruce Nauman e Richard Serra, nonché con l’Arte Povera, che Sonnabend ha esposto per prima a New York, con artisti di assoluto spessore come Giovanni Anselmo, Jannis Kounellis, Mario Merz, Giulio Paolini e Gilberto Zorio. Il grande interesse da parte di Sonnabend per gli sviluppi della fotografia e della performance sono testimoniati dalla collaborazione con artisti di generazioni diverse, da Bernd & Hilla Becher a Luigi Ontani, da Vito Acconci a Gilbert & George, da Candida Hoefer a Matthias Schaller. La pittura tedesca degli anni Ottanta con Jorg Immendorff, Anselm Kiefer e A.R. Penck, nonché la coeva ricerca americana con Jeff Koons e Haim Steinbach suggellano questo eccezionale itinerario.

“Mantova, la città del Rinascimento, entrerà nella mappa internazionale dell’arte contemporanea – ha detto il sindaco Mattia Palazzi -. Per Mantova è un investimento strategico, ma è un successo per l’Italia, che avrà nella sua prima capitale italiana della cultura (2016) una delle principali collezioni al mondo. Sono grato alla Sonnabend Collection Foundation e ad Antonio Homem per aver condiviso un progetto così ambizioso, nato dal nostro dialogo a NY nella primavera del 2022. Era un sogno, poi divenuto progetto e a breve sarà realtà. Apriremo il nuovo Museo Sonnabend Collection, nel cuore della città, entro un anno”.

“Durante tutta la mia vita e durante tutto il mio lungo ed eccezionale tragitto con Ileana e Michael – ha aggiunto il presidente e cofondatore della Sonnabend Collection Foundation Antonio Homem – abbiamo sempre condiviso con gli altri la nostra passione, il nostro entusiasmo e la nostra fiducia nell’arte e nell’impegno e nella lungimiranza degli artisti. Per questa ragione sono felice di poter condividere tutto ciò, come una grande biografia visiva, in questa magnifica città, che è essa stessa una meravigliosa opera d’arte”.

“Siamo entusiasti di questo nuovo e ambizioso progetto, portato avanti con lungimiranza dal Comune di Mantova, che consentirà per la prima volta in assoluto di esporre la straordinaria collezione Sonnabend nella sua interezza, all’interno di un luogo storico e prestigioso per la città. Mantova diventerà, in questa prospettiva, una tappa imprescindibile per chiunque voglia scoprire e ammirare le opere della Pop Art e dei più influenti artisti internazionali del XX secolo”, ha concluso Luca De Michelis, CEO di Marsilio Arte e Marsilio Editori.

Ass. contro la caccia: Tar Umbria respinge ricorso dei cacciatori

Milano, 21 gen. (askanews) – Il presidente del Tar Umbria, con due distinti decreti ha rigettato il ricorso cautelare delle principali associazioni venatorie italiane che avevano impugnato la delibera regionale con la quale, in accoglimento della Ordinanza del Consiglio di Stato, è stata disposta la chiusura anticipata della caccia a beccaccia e tordi.

“Il ricorso delle associazioni venatorie è sgangherato e ideologico. Ancora una volta esse si dimostrano capaci solo di tentare di fare ‘inciuci’ con la politica e a gettare fumo negli occhi dei loro associati, per poi inanellare sconfitte di fronte ai giudici. La governance del mondo venatorio è così fuori dalla realtà da credere che tutto debba piegarsi di fronte alla caccia. Il Tar ha invece ricordato che l’interesse di pochi a praticare una mera attività ricreativa non può soccombere di fronte alla priorità e necessità di proteggere la biodiversità, un bene tutelato dalla Costituzione e dalle norme europee, perché di tutti e delle future generazioni” si legge in una nota diffusa da ENPA, LAV, LIPU, LNDC e WWF Italia, in cui si sottlinea che “tra le tante assurdità, i cacciatori hanno chiesto ai giudici di estendere la caccia perché altrimenti i loro cani rischierebbero di subire ‘conseguenze psicofisiche irreparabili’, una sorta di autodenuncia che ci fa preoccupare sulle condizioni di detenzione di questi animali durante il periodo di caccia chiusa”.

Questo provvedimento mette un punto alla querelle che ha seguito la modifica della legge sulla tutela della fauna e regolamentazione della caccia introdotta da Fratelli d’Italia, “con palesi forzature dei regolamenti parlamentari, nella legge di bilancio con l’obiettivo di ostacolare le azioni giudiziarie promosse dalle associazioni ambientaliste a tutela degli animali selvatici”. La nuova norma, proseguono le associazioni, “violando chiaramente la Costituzione, toglie ai giudici il potere di sospendere la caccia, anche in caso di rischi che questa possa provocare danni irreparabili”

All’indomani dall’approvazione della modifica normativa, alcune associazioni venatorie hanno esercitato fortissime pressioni su alcune regioni, in particolare Marche, Umbria e Calabria, pretendendo l’estensione della caccia in violazione di quanto avevano stabilito i tribunali amministrativi. La Calabria “ha ceduto a queste ingiustificabili pretese, pubblicando una delibera prontamente impugnata al TAR dalle associazioni di protezione ambientale, mentre le Marche e l’Umbria, dopo i necessari approfondimenti giuridici, hanno riconosciuto l’inapplicabilità della modifica alla stagione venatoria in corso”. “La cosa più grave è che prima della pubblicazione della delibera umbra, per oltre due settimane, le associazioni venatorie hanno diffuso tra i cacciatori la falsa notizia della possibilità di continuare ad andare a caccia, nonostante il Consiglio di Stato ne avesse disposto la chiusura a dicembre” proseguono le associazioni contro la caccia, evidenziando che “questo ha contribuito a provocare una enorme confusione, pagata con la morte da centinaia di animali illegittimamente uccisi dalle doppiette di cacciatori che, facendo affidamento su associazioni venatorie evidentemente inaffidabili, si sono resi autori di gravi violazioni, rischiando personalmente di pagarne le conseguenze”.

“Una nota di merito – concludono le associazioni – alla nuova Giunta regionale umbra che ha dato prova di autonomia e serietà nell’anteporre l’interesse generale rispetto alle assurde pretese di un mondo sempre più arrogante, ideologizzato ed estremista. Da parte nostra, continueremo a lavorare in tutte le sedi a difesa del nostro inestimabile patrimonio di biodiversità e degli animali selvatici, sempre più sotto attacco”.

AO, Djokovic: "Ho vinto con una gamba e mezza"

Roma, 21 gen. (askanews) – “Come ho vinto? Con le mie due gambe e due braccia, una gamba e mezza va”. Così Novak Djokovic dopo il successo contro Alcaraz che gli è valso la semifinale degli Australian Open, 50esima in carriera per uno Slam. “Ho la massima ammirazione per Carlos, per quello che ha ottenuto in carriera – continua – E’ stato il numero 1 più giovane nel nostro sport, ha vinto 4 Slam, lo vedremo per tanto tempo, molto più a lungo di me. Mi sarebbe piaciuto che questa partita fosse stata una finale. E’ una delle partite più epiche che abbia giocato su questo campo, è finita all’una di notte: grazie a tutti per essere rimasti”. Poi aggiunge: “Su cosa ho avuto non voglio dirvi troppo visto che sono ancora nel torneo. I farmaci hanno fatto effetto, ho preso anche una seconda dose. Mi sono sentito sempre meglio, ho giocato un paio di ottimi game alla fine del secondo set. Carlos ha sbagliato da dietro, ho cercato di sfruttare le mie chance. Non ho avuto problemi poi dal secondo set alla fine della partita. Domani mattina capiremo meglio l’entità del problema”.

Venditti torna dal vivo con "Notte prima degli esami 40th Anniversary"

Roma, 21 gen. (askanews) – Dopo il grande successo del tour del 2024 con oltre 30 date in tutta Italia, Antonello Venditti torna dal vivo con “Notte prima degli esami 40th Anniversary – 2025 Edition” che prenderà il via il 17 giugno, la notte prima degli esami di maturità, dalla sua Roma, con due imperdibili concerti alle Terme di Caracalla (17 e 19 giugno) e che proseguirà nelle più prestigiose location outdoor d’Italia.

Antonello Venditti ancora una volta incanterà il pubblico con un viaggio emozionante attraverso le pagine più belle del suo repertorio, con al centro l’inno generazionale “Notte prima degli esami” e tutti gli altri brani dell’album “Cuore”, pubblicato nel 1984 e che ha segnato la storia della musica italiana.

Questo il calendario del tour “Notte prima degli esami 40th anniversary – 2025 edition”, prodotto e organizzato da Friends&Partners:

17 giugno – ROMA – Terme di Caracalla 19 giugno – ROMA – Terme di Caracalla 28 giugno – LUCCA – Lucca Summer Festival – Piazza Napoleone 01 luglio – GENOVA – Arena del Mare – Area Porto Antico 08 luglio – BASSANO DEL GRAPPA (Vicenza) – Bassano Music Park – Parco Ragazzi del ’99 12 luglio – POMPEI (Napoli) – Beats of Pompeii – Anfiteatro degli Scavi 14 luglio – BARI – Fiera del Levante 17 luglio – LANCIANO (Chieti) – Parco Villa delle Rose 20 luglio – CERVIA (Ravenna) – Piazza Garibaldi 22 luglio – PALMANOVA (Udine) – Piazza Grande 24 luglio – ESTE (Padova) – Este Music Festival – Castello Carrarese 26 luglio – GARDONE RIVIERA (Brescia) – Anfiteatro del Vittoriale 02 settembre – TAORMINA (Messina) – Teatro Antico 06 settembre – PALERMO – Teatro di Verdura 13 settembre – SAN PANCRAZIO SALENTINO (Brindisi) – Forum Eventi

Rc Auto, Ivass: in primo semestre raccolta premi accelera al +6,7%

Roma, 21 gen. (askanews) – Continua ad aumentare la raccolta delle compagnie di assicurazioni in Italia tramite l’Rc Auto: nei primi sei mesi dello scorso anno ha raggiunto 6,5 miliardi di euro, in crescita del 6,7% rispetto allo stesso periodo del 2023. Un incremento che peraltro risulta in accelerazione rispetto al più 4,3% della raccolta premi realizzata sull’insieme del 2023, dalle 38 imprese operanti nel settore vigilate dall’Ivass, per un ammontare totale di 12,2 miliardi di euro.

L’autorità ha pubblicato il suo ultimo bollettino statistico sull’attività assicurativa nel comparto auto, secondo cui complessivamente nel 2023 sono stati raccolti premi per 16,1 miliardi di euro, che rappresentano il 42,4% della produzione danni.

Guardando di nuovo all’RC Auto, la frequenza di sinistri è stata pari al 5% (5,1% nel 2022 e 5,9% nel 2019) per un onere complessivo di 9,8 miliardi di euro e un costo medio per singolo sinistro di poco superiore a 5 mila euro, in crescita dell’1,5% sul 2022 e del 6,8% sul 2019.

Il ramo Rc Auto è stato in utile per 581 milioni di euro, pari a 15 euro per polizza. E secondo l’Ivass il risultato positivo si conferma anche nel primo semestre 2024 (211 milioni).

Il tutto mentre da diversi mesi i dati sui prezzi medi delle polizze sulla responsabilità civile per l’auto, misurati dalla stessa autorità, mostrano tassi di aumento di diversi multipli superiori rispetto a quelli dell’inflazione generale.

Tommaso Sacchi: a Milano la fotografia una costante, e piace

Milano, 21 gen. (askanews) – “I posti della fotografia sono tanti, perch pu esserci una fotografia di denuncia o politica che trova a casa al PAC, c’ una fotografia da autore che trova a casa al Palazzo Reale, c’ una fotografia che entra alla Triennale di Milano, dove i colleghi hanno fatto delle mostre importantissime”. Lo ha detto l’assessore alla Cultura di Milano Tommaso Sacchi, ragionando sul ruolo e la collocazione della fotografia nell’offerta culturale meneghina, in occasione dell’anteprima della mostra dedicata a Palazzo Reale a George Hoyningen-Huene.

“La fotografia una bellissima costante di questo nostro tempo, il Mudec, il tema delle culture, del rapporto tra popoli e culture o Casa della memoria con questa fotografia che, ahinoi in questi giorni ci riporta a una delle pagine pi drammatiche e pi violente della storia dell’umanit, come quella che ovviamente ha a che fare con la storia di Mauthausen, con i morti di quella fase storica. La fotografia a Milano oggi una grande costante e il pubblico restituisce anche una grande attenzione, i numeri credo che ci stiano dando ragione”, ha concluso Sacchi.

Alla Berlinale 75 "The Ice Tower", film franco-tedesco con Cotillard

Roma, 21 gen. (askanews) – “The Ice tower” della regista francese Lucile Hadžihalilovic è una coproduzione franco-tedesca, 3B Productions e Davis Films, Sutor Kolonko, Arte France Cinéma e Bayerischer Rundfunk in collaborazione con Arte. IDM Film Commission Südtirol ha sostenuto il progetto in fase di produzione durante le riprese in Alto Adige che si sono svolte tra Caldaro, Merano, Bolzano e nel comune di Magré sulla Strada del Vino. La casa di produzione altoatesina, Albolina Film, ha realizzato il service per le riprese in Italia.

Il film, con protagonista Marion Cotillard, è un adattamento cinematografico della fiaba La regina delle nevi di Hans Christian Andersen, ambientato negli anni ’70. Più fredda del ghiaccio, il suo bacio trafigge il cuore… Anni ’70. La giovane Jeanne, in fuga, cade sotto l’incantesimo di Cristina, enigmatica protagonista de La regina delle nevi, film che sta girando in uno studio ricreato nel capannone in cui Jeanne si è rifugiata per caso. Tra l’attrice e la ragazza si sviluppa una reciproca attrazione.

Massimo Ranieri in concerto a Vicenza il 2 settembre

Roma, 21 gen. (askanews) – Vicenza in Festival si prepara ad accogliere uno dei grandi protagonisti della musica italiana. Massimo Ranieri, artista tra i più amati e versatili del panorama nazionale, sarà al centro dell’edizione 2025 con una tappa del tour “Tutti i sogni ancora in volo”, in programma il 2 settembre (ore 21) nella suggestiva cornice di Piazza dei Signori. Dopo la sua attesissima partecipazione alla 75^ edizione del Festival di Sanremo, dove presenterà il brano “Tra le mani un cuore”, Ranieri porterà a Vicenza il suo talento unico in uno spettacolo che unisce musica, teatro e poesia, scritto e ideato con Edoardo Falcone.

L’assessore ai grandi eventi Leone Zilio, sottolinea: “Un grande nome della musica leggera italiana salirà sul palco di piazza dei Signori. La voce inconfondibile di Massimo Ranieri intonerà brani indimenticabili nel cuore del pubblico e naturalmente la nuova canzone che l’artista napoletano presenterà nell’edizione di febbraio 2025 del Festival di Sanremo”.

Dopo il successo del varietà serale “Tutti i sogni ancora in volo” andato in onda a fine maggio 2023 in due puntate del venerdì prima serata su Raiuno, e dopo la fiction Mediaset “La voce che hai dentro”, torna Massimo Ranieri in un’altra straordinaria avventura tra canto, recitazione, brani celebri, sketch divertenti e racconti inediti.

Anche questa volta ci sarà un Massimo al 100%, che offrirà al suo pubblico tutto il meglio del suo repertorio più amato e prestigioso con brani intramontabili come “Rose rosse” e “Perdere l’amore”. Tra le tante canzoni ci sarà anche il brano vincitore del Premio della critica a Sanremo 2022, “Lettera di la dal mare”. Inoltre ascolteremo dal vivo anche bellissimi inediti scritti per Ranieri da alcuni grandi cantautori italiani tra i quali Pino Donaggio, Ivano Fossati, Bruno Lauzi, Giuliano Sangiorgi e molti altri, canzoni che fanno parte del suo nuovo album, che ha lo stesso titolo dello spettacolo, uscito lo scorso anno, che porta la firma della produzione musicale dell’artista internazionale Gino Vannelli.

L’organizzazione generale è del noto producer Marco De Antoniis, con una big band di musicisti formata da Stefano Proietti al pianoforte, Luca Trolli alla batteria, Arnaldo Vacca alle percussioni, le chitarre di Andrea Pistilli e Tony Pujia, al basso Stefano Puglisi, al sax Max filosi e con le tre cantanti musiciste Cristiana Polegri (sax), Valentina Pinto (violino) e Giovanna Perna (tastiere).

Ricco il cartellone di Vicenza in Festival, promosso da DuePunti Eventi in collaborazione con il Comune di Vicenza e Confcommercio Vicenza, che vede in scena Paolo Crepet (1 settembre), Massimo Ranieri (2 settembre), Steve Hackett (3 settembre) e Diodato (4 settembre). I biglietti sono disponibili in prevendita nel circuito Ticketone a partire dalle ore 18.00 di martedì 21 gennaio (on line e punti vendita).

Sci, Brignone che sfortuna: fuori dopo miglior tempo prima manche

Roma, 21 gen. (askanews) – Federica Brignone che sfortuna. L’azzurra è finita fuori per una spigolata poco dopo il via della seconda manche dello slalom gigante di Plan de Corones. La vittoria – quarta in carriera a 23 anni – è andata alla neozelandese Alice Robinson in 1.55.28 davanti alla svizzera Lara Gut- Behrami in 1.55.84 e alla americana Paula Moltzan in 1.56.22. Per l’Italia in classifica – nell’ultimo gigante in vista dei prossimi Mondiali e che potrebbe decidere oltre a quelli di Federica Brignone, Sofia Goggia e Marta Bassino il quarto posto in squadra – la migliore è cosi la slalomista friulana Lara Della Mea arrivata 11/a in 1.57.42 recuperando ben 11 posizioni e realizzando il miglior risultato in carriera in questa disciplina. Sabato e domenica discesa e superG: ancora due gare per le ragazze jet azzurre reduci dai trionfi di Cortina, con Brignone che può ulteriormente consolidare il suo primato in classifica generale. Brignone è sempre al comando con 639 punti davanti a Gut-Behrami con 584.

Ecofin: Italia metta fine a situazione deficit eccessivo entro 2026

Roma, 21 gen. (askanews) – Il Consiglio Ecofin “raccomanda che l’Italia metta fine alla situazione di deficit eccessivo per il 2026”. Lo si legge nella comunicazione emanata dall’Ecofin al termine delle riunioni di oggi, durante le quali sono state approvate le raccomandazioni della Commisione Ue sulle procedure oper deficit eccessivo.

“L’Italia – aggiunge l’Ecofin – deve assicurare che la crescita nominale della spesa netta non superi l’1,3% nel 2025 e l’1,6% nel 2026”.

Dombrovskis: costruire subito relazione forte e equilibrata con Trump

Roma, 21 gen. (askanews) – “Unione europea e Stati Uniti condividono una profonda alleanza e amicizia ed è chiaro che le relazioni transatlantiche sono cruciali a livello geopolitico. Per questo è molto importante fare del nostro meglio per costruire una relazione forte e bilanciata con la nuova amministrazione Usa fin dall’inizio”. Lo ha affermato il commissario europeo all’Economia, Valdis Dombrovskis nella conferenza stampa al termine dell’Ecofin, interpellato sulle discussioni riguardo all’insediamento di Trump.

“Notiamo che il presidente Usa (finora-ndr) non ha annunciato nessun nuovo dazio sulla Ue, contrariamente ad alcune aspettative. Le relazioni commerciali tra Usa e Ue sono molto importanti, come ha notato la presidente Ursula von der Leyen nessuna altra economia nel mondo è così integrata come lo sono Usa e Ue”.

“Il commercio tra noi vale 1.500 miliardi di euro l’anno. Due terzi degli asset americani all’estero sono in Europa e potrei andare avanti. Quindi – ha rilevato – ci sta molto in ballo sia a livello economico che geopolitico”. All’ecofin ieri e oggi “abbiamo avuto una discussione sulle relazioni transatlantiche e sull’impegno con Trump e con il nuovo segretario al Tesoro, una volta che sarà confermato”. (fonte immagine: European Council).

Incendio in un hotel di montagna in Turchia, è una strage

Roma, 21 gen. (askanews) – Un incendio è divampato in un hotel nella località sciistica turca di Bolu, uccidendo 66 persone e ferendone almeno altre 51. Lo hanno riferito le autorità, secondo la Bbc aggiungendo che l’incendio è scoppiato alle ore 3.30 locali al Grand Kartal Hotel che ospitava 234 persone.

Il bilancio iniziale di 10 morti è stato elevato in modo significativo nelle ore successive dal ministero dell’Interno turco. Almeno due persone sono morte dopo essersi gettate dalle finestre dell’hotel.

Il governatore di Bolu Abdulaziz Aydin ha detto che secondo le prime indagini, l’incendio è scoppiato nel ristorante del quarto piano dell’hotel e si è diffuso ai piani superiori.

I soccorsi sono continuati per tutta la mattinata e il ministro degli Interno ha affermato che i servizi di emergenza hanno schierato 267 persone per rispondere all’emergenza.

A metà mattinata il sindaco della località sciistica ha detto che stavano ancora cercando di raggiungere alcune parti dell’hotel. Bolu si trova a circa 300 chilometri da Istanbul. Questo in Turchia è un intenso periodo di vacanze scolastiche.

Tennis, Sabalenka in semifinale, affronterà Badosa

Roma, 21 gen. (askanews) – Sarà tra la spagnola Paula Badosa e la bielorussa Aryna Sabalenka la prima semifinale femminile degli Australian Open di tennis. Dopo la vittoria della Badosa su Coco Gauff è arrivata la vittoria sofferta della Sabalenka contro Anastasya Pavlyuchenkova, numero 27 del seeding, che ha reso la vita difficile alla bielorussa dal secondo set in poi, con la prima della classe capace di uscire dal momento difficile al servizio. 6-2 2-6 6-3 in quasi due ore e diciannovesima partita in fila vinta a Melbourne Park. Domani gli altri due quarti di finale: Keys-Svitolina e Navarro-Swiatek

Von Der Leyen a Davos: discutere con gli Usa degli interessi comuni

Roma, 21 gen. (askanews) – La presidente della Commissione Europea intervendo al forum di Davos ha fatto un lungo intervento centrato sui profondi cambiamenti nel nostro mondo nel primo quarto di questo secolo. Un secolo che si era aperto con l’illusione di essere entrati per sempre ‘nell’era dell’iperglobalizzazione’.

Il primo quarto di secolo – ha esordito – è giunto al termine. E ha portato un cambiamento radicale negli affari globali. Questo secolo è iniziato con grandi aspettative. 25 anni fa, l’era dell’iperglobalizzazione stava per raggiungere il suo apice. Con la globalizzazione delle catene di fornitura, centinaia di milioni di persone venivano sollevate dalla povertà, soprattutto in India e Cina.

In America, il boom delle dot-com era al suo apice, a simboleggiare l’ottimismo di un’economia globale connessa in cui la tecnologia era vista come una forza inequivocabile per la prosperità e la pace. Con la Russia che trasformava il G7 nel G8, la democrazia era in ascesa in tutto il mondo, alcuni addirittura dicevano che era la fine della storia per la lotta ideologica. Nell’Unione Europea, la nostra moneta unica, l’euro, stava per avvicinare molto di più i nostri popoli e le nostre economie. L’economia globale ne ha raccolto i dividendi. E qui a Davos, i leader mondiali hanno discusso di come la cooperazione globale e la tecnologia potessero aiutare a combattere la povertà e le malattie. Era la promessa di un mondo più integrato e cooperativo.

25 anni dopo, questa promessa è stata mantenuta? Sì, il mondo oggi è ancora quasi connesso come sempre. Ma ha anche iniziato a frammentarsi lungo nuove linee. Da un lato, dall’anno 2000, il volume del commercio globale è raddoppiato, sebbene il commercio all’interno dei blocchi regionali si stia ora espandendo più rapidamente del commercio tra di essi. È comune che un chip venga progettato negli Stati Uniti, costruito a Taiwan con macchine europee, confezionato nel sud-est asiatico e assemblato in Cina. D’altro canto, solo lo scorso anno le barriere commerciali globali sono triplicate di valore. Le istituzioni commerciali internazionali hanno spesso lottato per affrontare le sfide poste dall’ascesa di economie non di mercato che competono con un diverso insieme di regole. L’innovazione continua a prosperare, con progressi nell’intelligenza artificiale, nell’informatica quantistica e nell’energia pulita pronti a cambiare il nostro modo di vivere e lavorare, ma anche i controlli tecnologici sono quadruplicati negli ultimi decenni. Le nostre dipendenze dalla catena di fornitura sono a volte trasformate in armi, come dimostra il ricatto energetico della Russia, o esposte come fragili quando gli shock globali, come la pandemia, emergono senza preavviso. E gli stessi interconnettori che ci uniscono, come i cavi dati sottomarini, sono diventati obiettivi, dal Mar Baltico allo Stretto di Taiwan.

L’ordine mondiale cooperativo che avevamo immaginato 25 anni fa non si è trasformato in realtà. Invece, siamo entrati in una nuova era di dura competizione geostrategica. Le principali economie mondiali stanno gareggiando per l’accesso alle materie prime, alle nuove tecnologie e alle rotte commerciali globali. Dall’intelligenza artificiale alla tecnologia pulita, dalla quantistica allo spazio, dall’Artico al Mar Cinese Meridionale, la gara è iniziata. Mentre questa competizione si intensifica, probabilmente continueremo a vedere un uso frequente di strumenti economici, come sanzioni, controlli sulle esportazioni e tariffe, che hanno lo scopo di salvaguardare la sicurezza economica e nazionale. Ma è importante che bilanciamo l’imperativo di salvaguardare la nostra sicurezza con la nostra opportunità di innovare e migliorare la nostra prosperità. In questo spirito, dovremo lavorare insieme per evitare una corsa globale al ribasso. Perché non è nell’interesse di nessuno rompere i legami nell’economia globale. Piuttosto, dobbiamo modernizzare le regole per sostenere la nostra capacità di produrre un guadagno reciproco per i nostri cittadini.

Per noi europei, la gara inizia a casa. L’Europa ha un’economia sociale di mercato unica. Abbiamo la seconda economia più grande e il più grande settore commerciale al mondo. Abbiamo un’aspettativa di vita più lunga, standard sociali e ambientali più elevati e disuguaglianze più basse rispetto a tutti i nostri concorrenti globali. L’Europa ospita anche un immenso talento, insieme alla comprovata capacità di attrarre idee e investimenti da tutto il mondo. La nostra capacità di inventare e creare è sottovalutata: la quota globale di domande di brevetto dell’Europa è alla pari con gli Stati Uniti e la Cina. Ma il mondo sta cambiando. Così dobbiamo cambiare anche noi. Negli ultimi 25 anni, l’Europa ha fatto affidamento sulla crescente ondata del commercio globale per guidare la sua crescita. Ha fatto affidamento sull’energia a basso costo dalla Russia. E l’Europa ha troppo spesso esternalizzato la propria sicurezza. Ma quei giorni sono finiti.

Per sostenere la nostra crescita nel prossimo quarto di secolo, l’Europa deve cambiare marcia. Ecco perché ho chiesto a Mario Draghi di presentare un rapporto sulla competitività europea. E su questa base, la prossima settimana la Commissione europea presenterà la nostra tabella di marcia, che guiderà il nostro lavoro per i prossimi cinque anni. L’attenzione sarà rivolta ad aumentare la produttività colmando il divario di innovazione. Un piano congiunto per la decarbonizzazione e la competitività per superare la carenza di competenze e manodopera e ridurre la burocrazia. È una strategia per rendere la crescita più rapida, pulita ed equa, assicurando che tutti gli europei possano beneficiare del cambiamento tecnologico. E lasciatemi approfondire tre fondamenti che sosterranno questa strategia.

Innanzitutto, l’Europa ha bisogno di un’Unione dei mercati dei capitali profonda e liquida. I risparmi delle famiglie europee raggiungono quasi 1,4 trilioni di euro, rispetto a poco più di 800 miliardi di euro negli Stati Uniti. Ma le aziende europee hanno difficoltà ad attingere a questa cifra e ad ottenere i finanziamenti di cui hanno bisogno perché il nostro mercato dei capitali interno è frammentato. E perché ciò spinge i soldi all’estero: 300 miliardi di euro di risparmi delle famiglie europee vengono investiti all’estero, ogni anno. Questo è un problema chiave che frena la crescita delle nostre start-up tecnologiche e ostacola il nostro innovativo settore delle tecnologie pulite. Non ci manca il capitale. Ci manca un mercato dei capitali efficiente che trasformi i risparmi in investimenti, in particolare per le tecnologie in fase iniziale che hanno un potenziale rivoluzionario. Ecco perché creeremo un’Unione europea del risparmio e degli investimenti con nuovi prodotti di risparmio e investimento europei, nuovi incentivi per il capitale di rischio e una nuova spinta per garantire un flusso continuo di investimenti in tutta la nostra Unione. Mobiliteremo più capitale per far prosperare l’innovazione e l’assunzione di rischi made in Europe.

In secondo luogo, dobbiamo semplificare molto le attività commerciali in tutta Europa. Troppi dei nostri migliori talenti stanno lasciando l’UE perché è più facile far crescere le loro aziende altrove. E troppe aziende stanno frenando gli investimenti in Europa a causa di inutili formalità burocratiche. Dobbiamo agire a tutti i livelli: continentale, nazionale e locale. E vogliamo essere all’avanguardia a livello europeo. Ad esempio, lanceremo una semplificazione di vasta portata delle nostre regole sulla finanza sostenibile e sulla due diligence. E ci assicureremo di creare un ambiente favorevole affinché le nostre PMI possano aumentare la loro capacità di costruire, produrre e innovare in Europa. Ma voglio andare anche oltre. Oggi, il Mercato unico europeo ha ancora troppe barriere nazionali. A volte le aziende hanno a che fare con 27 legislazioni nazionali. Offriremo invece alle aziende innovative di operare in tutta la nostra Unione sotto un unico insieme di regole. Lo chiamiamo il 28° regime. Diritto societario, insolvenza, diritto del lavoro, tassazione: un unico e semplice quadro in tutta la nostra Unione. Ciò contribuirà ad abbattere le barriere più comuni all’espansione in tutta Europa. Perché la scala continentale è la nostra risorsa più grande in un mondo di giganti.

La terza base è l’energia. Prima dell’inizio della guerra di Putin, l’Europa riceveva il 45% del suo approvvigionamento di gas e il 50% delle sue importazioni di carbone dalla Russia. La Russia era anche uno dei nostri maggiori fornitori di petrolio. Questa energia sembrava economica, ma ci esponeva al ricatto. Quindi, quando i carri armati di Putin sono entrati in Ucraina, Putin ci ha tagliato le forniture di gas, e in cambio abbiamo ridotto sostanzialmente la nostra dipendenza dai combustibili fossili russi in tempi record. Le nostre importazioni di gas dalla Russia sono diminuite di circa il 75%. E ora importiamo dalla Russia solo il 3% del nostro petrolio e niente carbone. Ma la libertà ha avuto un prezzo. Le famiglie e le aziende hanno visto costi energetici alle stelle e le bollette per molti devono ancora scendere. Ora, la nostra competitività dipende dal ritorno a prezzi dell’energia bassi e stabili. L’energia pulita è la risposta a medio termine, perché è economica, crea buoni posti di lavoro in patria e rafforza la nostra indipendenza energetica. Già oggi, l’Europa genera più elettricità da vento e sole che da tutti i combustibili fossili messi insieme. Ma abbiamo ancora del lavoro da fare per trasmettere questi benefici alle aziende e alle persone.

Non solo dobbiamo continuare a diversificare le nostre forniture energetiche ed espandere le fonti di generazione pulite da fonti rinnovabili e, in alcuni paesi, anche dal nucleare. Dovremo investire in tecnologie di energia pulita di prossima generazione, come la fusione, la geotermia potenziata e le batterie allo stato solido. Dobbiamo anche mobilitare più capitale privato per modernizzare le nostre reti elettriche e le infrastrutture di stoccaggio. Dobbiamo rimuovere qualsiasi barriera residua alla nostra Unione energetica. E dobbiamo collegare meglio i nostri sistemi energetici puliti e a basse emissioni di carbonio. Tutto questo farà parte di un nuovo piano che presenteremo a febbraio. È tempo di completare la nostra Unione anche sull’energia, in modo che l’energia pulita possa circolare liberamente nel nostro continente e abbassare i prezzi per tutti gli europei. I prossimi anni saranno vitali ben oltre l’Europa. Tutti i continenti dovranno accelerare la transizione verso zero emissioni nette e affrontare il crescente peso del cambiamento climatico. Il suo impatto è impossibile da ignorare. Ondate di calore in tutta l’Asia. Inondazioni dal Brasile all’Indonesia, dall’Africa all’Europa. Incendi in Canada, Grecia e California. Uragani negli Stati Uniti e nei Caraibi. Il cambiamento climatico è ancora in cima all’agenda globale. Dalla decarbonizzazione alle soluzioni basate sulla natura. Dalla creazione di un’economia circolare allo sviluppo di crediti per la natura. L’accordo di Parigi continua a essere la migliore speranza di tutta l’umanità. Quindi l’Europa manterrà la rotta e continuerà a lavorare con tutte le nazioni che vogliono proteggere la natura e fermare il riscaldamento globale. Allo stesso modo, tutti i continenti dovranno cogliere le opportunità dell’intelligenza artificiale e gestirne i rischi. In sfide come queste, non siamo in una corsa l’uno contro l’altro, ma in una corsa contro il tempo. Anche in un momento di dura competizione, dobbiamo unire le forze. E l’Europa continuerà a cercare la cooperazione, non solo con i nostri amici di lunga data che la pensano come noi, ma con qualsiasi paese con cui condividiamo interessi. Il nostro messaggio al mondo è semplice: se ci sono vantaggi reciproci in vista, siamo pronti a impegnarci con voi. Se volete aggiornare le vostre industrie di tecnologie pulite, se volete potenziare la vostra infrastruttura digitale, l’Europa è aperta agli affari.

E mentre la competizione tra grandi potenze si intensifica, vedo un crescente desiderio in tutto il mondo di impegnarsi più da vicino con noi. Solo negli ultimi due mesi, abbiamo concluso nuove partnership con Svizzera, Mercosur e Messico. Ciò significa che 400 milioni di latinoamericani saranno presto impegnati in una partnership privilegiata con l’Europa. Questi accordi sono stati in fase di elaborazione per anni, se non decenni. Quindi, perché stanno accadendo tutti oggi? Non è solo perché l’Europa è un mercato ampio e attraente. Ma perché con l’Europa, quello che vedi è quello che ottieni. Noi rispettiamo le regole. I nostri accordi non hanno vincoli nascosti. E mentre altri sono interessati solo a esportare ed estrarre, noi vogliamo vedere le industrie locali prosperare nei paesi partner. Perché questo è anche nel nostro interesse. È il modo in cui diversifichiamo le nostre catene di fornitura. Ed è per questo che l’offerta dell’Europa è così attraente, in tutto il mondo. Dai nostri vicini in Africa, che stanno lavorando con noi per sviluppare catene del valore locali di tecnologie pulite e combustibili puliti alla vasta regione Asia-Pacifico. Quindi, il primo viaggio della mia nuova Commissione sarà in India. Insieme al Primo Ministro Modi vogliamo potenziare la partnership strategica con il paese e la democrazia più grandi del mondo. Credo che dovremmo anche impegnarci per ottenere vantaggi reciproci nel nostro dialogo con la Cina. Quando la Cina è entrata a far parte dell’OMC 25 anni fa, l’impatto delle crescenti esportazioni cinesi è stato chiamato ‘shock cinese’. Oggi, alcuni parlano di un secondo shock cinese, a causa della sovracapacità sponsorizzata dallo Stato. Ovviamente dobbiamo rispondere a questo. Misure commerciali difensive vengono adottate in tutto il mondo, anche nel Sud del mondo, come risposta alle distorsioni del mercato cinese. Questo è anche il motivo per cui l’Europa ha adottato misure, ad esempio sulle auto elettriche. Allo stesso tempo, ho sempre sottolineato che siamo pronti a continuare le nostre discussioni. E continueremo a ridurre i rischi della nostra economia. Molti credono, anche in Cina, che sarebbe nell’interesse a lungo termine della Cina gestire in modo più responsabile i suoi squilibri economici. Questa è anche la nostra opinione. E credo che dobbiamo impegnarci in modo costruttivo con la Cina, per trovare soluzioni nel nostro reciproco interesse. Il 2025 segna 50 anni di relazioni diplomatiche della nostra Unione con la Cina. Lo vedo come un’opportunità per impegnarci e approfondire il nostro rapporto con la Cina e, ove possibile, anche per espandere i nostri legami commerciali e di investimento. È tempo di perseguire un rapporto più equilibrato con la Cina, in uno spirito di equità e reciprocità.

Questo nuovo impegno con i paesi di tutto il mondo non è solo una necessità economica, ma un messaggio al mondo. È la risposta dell’Europa alla crescente concorrenza globale. Vogliamo una maggiore cooperazione con tutti coloro che sono aperti a questo. E questo ovviamente include i nostri partner più stretti. Penso, ovviamente, agli Stati Uniti d’America. Nessun’altra economia al mondo è integrata come la nostra. Le aziende europee negli Stati Uniti impiegano 3,5 milioni di americani. E un altro milione di posti di lavoro americani dipendono direttamente dal commercio con l’Europa. Intere catene di fornitura si estendono su entrambe le sponde dell’Atlantico. Ad esempio, un aereo americano è costruito con sistemi di controllo e fibre di carbonio provenienti dall’Europa. E i medicinali americani sono realizzati con sostanze chimiche e strumenti di laboratorio che provengono dalla nostra parte dell’Atlantico. Allo stesso tempo, l’Europa importa il doppio dei servizi digitali dagli Stati Uniti rispetto all’intera Asia-Pacifico. Di tutte le attività americane all’estero, due terzi si trovano in Europa. E gli Stati Uniti forniscono oltre il 50% del nostro GNL. Il volume degli scambi tra noi è di 1,5 trilioni di euro, che rappresentano il 30% del commercio globale. C’è molto in gioco per entrambe le parti. Quindi la nostra prima priorità sarà impegnarci in anticipo, discutere interessi comuni.

I Duran Duran in Italia, a giugno Circo Massimo e Ippodromo San Siro

Roma, 21 gen. (askanews) – A 40 anni dalla loro prima storica esibizione in Italia, nel 1985 al Festival di Sanremo con “The Wild Boys”, la leggendaria rock band britannica Duran Duran tornano nel Bel Paese per infiammare il palco del Circo Massimo di Roma domenica 15 e lunedì 16 giugno 2025 per due show indimenticabili. A seguire, il 20 giugno, illumineranno gli I-Days Milano 2025 all’Ippodromo Snai San Siro.

Inseriti nella Rock & Roll Hall of Fame nel 2022, i Duran Duran hanno venduto più di 100 milioni di dischi in tutto il mondo durante una carriera di quattro decenni. Con 18 singoli in classifica negli Stati Uniti, 21 successi nella Top 20 del Regno Unito e ripetuti successi nelle classifiche italiane, tra cui il loro ultimo album in studio, la band si è affermata come uno dei gruppi più influenti e duraturi nella storia della musica. Hanno anche scritto l’unico tema di James Bond che ha raggiunto la prima posizione in tutto il mondo e hanno collaborato con alcune delle menti creative di maggiore spicco in ambito musicale, cinematografico e televisivo, tra cui David Lynch, che ha diretto uno dei loro film concerto di maggior successo. Tra i loro numerosi riconoscimenti figurano otto premi alla carriera e un’ambita stella sulla Hollywood Walk of Fame.

Formatisi a Birmingham nel 1978, i Duran Duran – guidati dal carismatico cantante Simon Le Bon, affiancato dal tastierista Nick Rhodes, dal bassista John Taylor e dal batterista Roger Taylor – dopo decenni di carriera sono ancora all’avanguardia e affascinano il pubblico di tutto il mondo con la loro creatività ed energia senza pari.

Il loro album del 2021, “Future Past”, ha ricevuto un ampio consenso da parte della critica, compresi gli elogi di Rolling Stone. Nel 2023, la band ha pubblicato il suo 16esimo album in studio, Danse Macabre (uscito il 27 ottobre 2023 via BMG e ripubblicato in versione deluxe a ottobre 2024), una raccolta dinamica di nuove canzoni, versioni rivisitate di successi iconici e audaci cover.

In vista dei due show italiani al Circo Massimo di Roma, i fan possono aspettarsi una scaletta ricca di successi leggendari della band, tra cui “Girls on Film”, “The Wild Boys”, “The Reflex”, “Ordinary World”, “Come Undone” e “Rio”.

I biglietti sono disponibili in vendita generale dal 24 gennaio alle 10 su www.vivoconcerti.com, Ticketmaster, Ticketone e Vivaticket e in tutti i punti vendita autorizzati a partire dal 29 gennaio alle 10. Le prevendite esclusive iniziano mercoledì 22 gennaio alle 10 per i membri della community VIP dei Duran Duran. Il 23 gennaio alle 10 su MyLiveNation seguirà la prevendita di Live Nation.

Giovanni Amoroso eletto nuovo presidente della Corte costituzionale

Roma, 21 gen. (askanews) – Giovanni Amoroso è il nuovo presidente della Corte Costituzionale. Amoroso, che prende il posto di Augusto Barbera, il cui mandato è scaduto il 21 dicembre scorso, è stato eletto all’unanimità. Sono stati nominati vice presidenti Francesco Viganò e Luca Antonini.

Amoroso è giudice della Consulta dal 26 ottobre del 2017 e dal 21 dicembre scorso ha ricoperto l’incarico di presidente facente funzioni. Amoroso, 75 anni, nato a Mercato Sanseverino (Salerno) il 30 marzo 1949, è entrato in magistratura nel marzo 1975 (collocato al secondo posto della graduatoria finale); ha svolto le funzioni di pretore penale presso la pretura di Bergamo (1976-1980) e di pretore del lavoro presso la pretura di Roma (1980-1984).

Nel 1984 è stato assegnato all’Ufficio del Massimario della Corte di cassazione, dapprima come magistrato di tribunale (1984-1989) e poi come magistrato d’appello (1996-2000), venendo applicato alla Sezione Lavoro e partecipando ai collegi come relatore e poi estensore delle pronunce adottate.

Nel periodo 1986-1989 è stato altresì applicato al Centro elettronico di documentazione della Corte di cassazione, tenendo anche corsi di apprendimento del sistema Italgiure delle banche dati della Corte.

Dal 1990 al 1996 è stato collocato fuori ruolo della magistratura in quanto assistente di studio a tempo pieno del giudice costituzionale Renato Granata. Successivamente – rientrato in ruolo come magistrato d’appello applicato all’Ufficio del Massimario della Corte di cassazione – ha proseguito dal 1996 al 1999 come assistente di studio a tempo parziale del giudice costituzionale Renato Granata, eletto presidente della Corte.

In seguito, dal 1999 al 2008, rimanendo in ruolo come magistrato della Corte di cassazione, è stato assistente di studio del giudice costituzionale e poi presidente Franco Bile. Nominato consigliere di cassazione nel 2000, è stato dapprima assegnato alla Terza Sezione penale della Corte di cassazione con applicazione alla Sezione Lavoro e successivamente a quest’ultima con applicazione alla Terza Sezione penale, svolgendo sempre contemporaneamente funzioni di legittimità sia nel settore civile che in quello penale.

Conseguita l’idoneità alle funzioni direttive superiori, dal marzo 2006 è stato assegnato anche alle Sezioni Unite civili della Corte di cassazione come consigliere e poi come Presidente di sezione.

Nel febbraio del 2013 è stato nominato direttore aggiunto dell’Ufficio del Massimario della Corte e successivamente direttore dello stesso Ufficio. Nel febbraio del 2015 è stato nominato presidente di sezione della Corte e assegnato alla Sezione Lavoro.

Nel giugno del 2015 è stato destinato anche alle Sezioni Unite civili come presidente di sezione non titolare, venendo altresì designato come coordinatore delle Sezioni Unite civili. Eletto giudice costituzionale dalla Corte di Cassazione il 26 ottobre 2017, ha giurato il 13 novembre 2017.

Canale di Panama: per Trump tassello cruciale nella lotta alla Cina

Roma, 21 gen. (askanews) – Si è molto parlato nelle ultime settimane delle ambizioni territoriali del nuovo presidente Usa Donald Trump rispetto la Groenlandia, il Canada e altrove. Ma, nel giorno stesso del suo insediamento, la dichiarazione più forte, per quanto riguarda le mire espansionistiche, sembra essere quella sul Canale di Panama, che ha una rilevanza strategica diretta e consistente dal punto di vista di Washington, anche alla luce della forte influenza che la Cina è riuscita a creare sui vertici dello stato panamense.

“Siamo stati trattati molto male con questo regalo insensato che non avrebbe mai dovuto essere fatto. La promessa che Panama ci aveva fatto non è stata mantenuta”, ha affermato Trump, sottolineando che le navi americane sono “gravemente sovrattassate”. E soprattutto – ha detto ancora il neopresidente – “la Cina sfrutta il Canale di Panama, e noi non l’abbiamo dato alla Cina, lo abbiamo dato a Panama. E ce lo riprenderemo”.

Il presidente di Panama José Raul Mulino ha immediatamente replicato che “il canale appartiene e continuerà ad appartenere a Panama”.

La vicenda storica del Canale di Panama è particolarmente intricata. Dopo negoziati falliti con la Colombia, gli Stati uniti sostennero l’indipendenza di Panama nel 1903, con il presidente Theodore Roosevelt che utilizzò la “diplomazia delle cannoniere” per dissuadere i colombiani. In cambio del sostegno militare e del riconoscimento degli Stati uniti, il trattato Hay-Bunau-Varilla concesse agli Stati Uniti il controllo perpetuo di una zona larga dieci miglia per dieci milioni di dollari e un canone annuale di 250.000 dollari. Tuttavia, questo accordo politico del 1903 generò un profondo risentimento per le percepite violazioni della sovranità di Panama. Nel 1920 il Canale fu inaugurato.

Nel 1977, il presidente Jimmy Carter, morto questo mese, promosse i trattati Torrijos-Carter per rafforzare i rapporti tra Stati uniti e Panama. Questi prevedevano il trasferimento del canale entro il 2000 e la garanzia della sua neutralità permanente. Panama assunse il controllo del canale il 31 dicembre 1999.

Il Canale di Panama è fondamentale per il commercio globale, perché rappresenta sostanzialmente uno snodo obbligato per gli scambi tra l’Asia e i porti orientali degli Stati uniti e delle Americhe. Parliamo di un cruciale collegamento marittimo tra l’Atlantico e il Pacifico. Le alternative, come il trasporto via terra o la navigazione attraverso Capo Horn, aggiungono distanza, costi e impatti ambientali significativi, mentre le rotte artiche sono stagionali e geopoliticamente complesse. Per questo motivo, il suo controllo rappresenta un atout strategico per gli Stati uniti, come per qualsiasi potenza voglia svolgere un ruolo chiave negli scambi internazionali.

Pechino ha lavorato con intensità e con una notevole profusione di fondi per aumentare la sua influenza su Panama City, promettendo infrastrutture importanti. Il suo sforzo ha avuto successo, tanto che nel 2017 Panama ha tagliato i suoi rapporti con Taiwan, riconoscendo la Cina popolare come unica Cina. E nel 2018 Panama è diventato il primo paese latino-americano a firmare l’Iniziativa Belt and Road, promossa dal presidente Xi Jinping e vista dagli Stati uniti come una minaccia geopolitica alla sua influenza. Inoltre, nel 2018 Xi è stato il primo presidente cinese a recarsi nel paese.

Per quanto riguarda più specificamente il Canale di Panama, è una compagnia cinese – CK Hutchison Holdings con sede a Hong Kong – a gestire i porti alle estremità del canale, sollevando preoccupazioni su infrastrutture a doppio uso e sulle manovre strategiche cinesi, che ha rapporti sempre più stretti con l’America latina, vista dagli Usa da sempre come il “cortile di casa”. Recentemente, inoltre, una società cinese ha ottenuto un contratto da quasi un miliardo e mezzo di dollari per costruire il quarto ponte sul canale. Oggi Panama ha annunciato di aver avviato un audit sulla Panama Ports Company, che è controllata da Hutchinson. “Oggi, i nostri revisori sono arrivati alla Panama Ports Company per avviare un audit completo volto a garantire l’uso efficiente e trasparente delle risorse pubbliche”, ha affermato l’ufficio del Comptroller su X. Potrebbe ripetersi quanto accaduto nel 2021, quando un audit revocò alla società cinese Landbridge un contratto per la costruzione di un gigantesco porto container.

Gli Stati uniti esercitano una significativa leva economica su Panama. Come principale utilizzatore del canale e maggiore investitore diretto estero di Panama, con 3,8 miliardi di dollari annui, Washington può influenzare le decisioni panamensi. Tuttavia, la Cina offre alternative di investimento concorrenziali con gli Stati uniti.

Le tariffe di transito, calcolate con una formula universale, sono aumentate negli ultimi anni, in parte a causa della siccità del 2023 e dell’inizio del 2024, che ha limitato il numero di navi in transito. Le autorità hanno aumentato le tariffe per compensare la perdita di entrate dovute alle restrizioni.

Trump, da questo punto di vista, sembra aver deciso di assumere una posizione molto assertiva con due possibili obiettivi: ricontrattare le tariffe di passaggio o addirittura rimettere direttamente le mani sul Canale. Recentemente ha detto che i trattati sul Canale rappresentano una “parte cattiva” dell’eredità di Carter. Ritiene che Panama stia violando gli accordi sia in termini di tariffe di transito, per quali Panama si era impegnata a mantenere livelli “giusti, ragionevoli, equi e conformi al diritto”; sia in termini di neutralità del canale sul passaggio di navi militari, perché il controllo cinese potrebbe rendere improbabile che questa clausola sia rispettata.

Hamas rilascerà altre 4 donne ostaggio sabato

Roma, 21 gen. (askanews) – L’esponente di Hamas Taher al Nunu ha riferito all’Afp che sabato saranno liberate altre quattro donne israeliane ancora in ostaggio a Gaza nell’ambito dell’accordo di cessate il fuoco siglato con Israele.

Nunu ha affermato che Hamas rilascerà “quattro detenute israeliane in cambio” di un secondo gruppo di prigionieri palestinesi. L’esponente di Hamas non ha fornito i nomi.

Ci sono sette ostaggi donne rimanenti dalla lista originale di 33 da rilasciare nella prima fase dell’accordo di cessate il fuoco: Arbel Yehud, 29 anni; Shiri Silberman Bibas, 33 anni; Liri Albag, 19 anni; Karina Ariev, 20 anni; Agam Berger, 21 anni; Danielle Gilboa, 20 anni e Naama Levy, 20.

Panama avvia audit con operatore Ong Kong per il canale

Roma, 21 gen. (askanews) – L’ufficio del Comptroller General di Panama ha dichiarato martedì di aver avviato un audit con una società con sede a Hong Kong che gestisce porti adiacenti al Canale di Panama dopo che il presidente degli Stati Uniti Donald Trump ha ribadito la sua intenzione di riprendere il controllo del canale che ritiene sia caduto sotto l’influenza cinese.

“Oggi, i nostri revisori sono arrivati alla Panama Ports Company per avviare un audit completo volto a garantire l’uso efficiente e trasparente delle risorse pubbliche”, ha affermato l’ufficio del Comptroller su X.

Il Financial Times ha riferito in precedenza che è in corso un’indagine sulla Hutchison Ports con sede a Hong Kong, che gestisce la Panama Ports Company. La società gestisce 53 porti in 24 paesi, tra cui Regno Unito e Germania, e controlla i porti su entrambe le estremità del Canale di Panama, secondo il rapporto.

Trump ha detto nel suo discorso inaugurale che Washington intendeva riprendere il controllo del Canale di Panama, che ha detto essere stato consegnato a Panama, ma che ora è caduto sotto l’influenza cinese. Ha anche accusato Panama di trattare ingiustamente le navi statunitensi, comprese le navi militari, poiché gli Stati Uniti presumibilmente affrontano tariffe eccessive per l’utilizzo del canale.

Il Canale di Panama è una via d’acqua artificiale a Panama che collega il Mar dei Caraibi con l’Oceano Pacifico. Riduce notevolmente il tempo di viaggio delle navi tra l’Oceano Atlantico e l’Oceano Pacifico, fungendo da una delle principali vie d’acqua di trasporto internazionali.

Rutte plaude Rubio dopo la difesa della Nato al Senato Usa: lavorare insieme

Milano, 21 gen. (askanews) – “Congratulazioni sincere a Marco Rubio per la sua conferma a Segretario di Stato! Mentre affrontiamo sfide globali senza precedenti, è essenziale lavorare insieme: sfide condivise significano responsabilità condivise”. Lo ha scritto sui social Mark Rutte, segretario generale della Nato, a poche ore dal giuramento di Donald Trump.

“Gli Stati Uniti possono contare sui loro alleati nella NATO per intensificare gli sforzi e fare di più” ha aggiunto.

Il Senato Usa ha votato per confermare Marco Rubio come segretario di Stato del presidente Donald Trump, il primo funzionario di alto livello del gabinetto della nuova amministrazione ad essere approvato dalla Camera.

Il voto di conferma ha avuto luogo solo poche ore dopo che Trump aveva prestato giuramento come presidente. Il voto bipartisan schiacciante è stato di 99 a 0, senza che nessun senatore abbia votato contro la nomina.

La nomina di Rubio è stata accolta calorosamente da molti senatori democratici. Durante la sua udienza di conferma, la senatrice del New Hampshire Jeanne Shaheen, la principale democratica del Senate Foreign Relations Committee, ha definito Rubio “ben qualificato per servire come segretario di Stato”.

Rispondendo alle domande dei senatori, Rubio ha espresso il suo sostegno alla Nato, nonché a una legge bipartisan da lui co-sponsorizzata, che stabilisce che gli Stati Uniti non possono ritirarsi dall’alleanza senza l’approvazione del Senato o un atto del Congresso. Per Rubio, l’organizzazione di sicurezza che ha compiuto 75 anni nel 2024 e che Trump ha ripetutamente criticato, è un'”alleanza molto importante”. Tuttavia Rubio ha appoggiato la visione di Trump secondo cui alcuni alleati europei dovrebbero contribuire di più alla loro difesa collettiva, aggiungendo che gli Stati Uniti devono decidere se vogliono “un ruolo di difesa primario” o essere un “backstop” contro l’aggressione.

Rutte plaude Rubio dopo difesa Nato in Senato Usa: lavorare insieme

Milano, 21 gen. (askanews) – “Congratulazioni sincere a Marco Rubio per la sua conferma a Segretario di Stato! Mentre affrontiamo sfide globali senza precedenti, è essenziale lavorare insieme: sfide condivise significano responsabilità condivise”. Lo ha scritto sui social Mark Rutte, segretario generale della Nato, a poche ore dal giuramento di Donald Trump.

“Gli Stati Uniti possono contare sui loro alleati nella NATO per intensificare gli sforzi e fare di più” ha aggiunto.

Il Senato Usa ha votato per confermare Marco Rubio come segretario di Stato del presidente Donald Trump, il primo funzionario di alto livello del gabinetto della nuova amministrazione ad essere approvato dalla Camera.

Il voto di conferma ha avuto luogo solo poche ore dopo che Trump aveva prestato giuramento come presidente. Il voto bipartisan schiacciante è stato di 99 a 0, senza che nessun senatore abbia votato contro la nomina.

La nomina di Rubio è stata accolta calorosamente da molti senatori democratici. Durante la sua udienza di conferma, la senatrice del New Hampshire Jeanne Shaheen, la principale democratica del Senate Foreign Relations Committee, ha definito Rubio “ben qualificato per servire come segretario di Stato”.

Rispondendo alle domande dei senatori, Rubio ha espresso il suo sostegno alla Nato, nonché a una legge bipartisan da lui co-sponsorizzata, che stabilisce che gli Stati Uniti non possono ritirarsi dall’alleanza senza l’approvazione del Senato o un atto del Congresso. Per Rubio, l’organizzazione di sicurezza che ha compiuto 75 anni nel 2024 e che Trump ha ripetutamente criticato, è un'”alleanza molto importante”. Tuttavia Rubio ha appoggiato la visione di Trump secondo cui alcuni alleati europei dovrebbero contribuire di più alla loro difesa collettiva, aggiungendo che gli Stati Uniti devono decidere se vogliono “un ruolo di difesa primario” o essere un “backstop” contro l’aggressione.

Tennis, questa notte Sonego alle 4.30, Sinner domani alle 9.30

Roma, 21 gen. (askanews) – Da mercoledì alle 4.30 la Rod Laver Arena si tingerà d’azzurro per i quarti di finale degli Australian Open. Prima Lorenzo Sonego, poi Jannik Sinner: un doppio impegno con una possibile, storica, semifinale tutta italiana all’orizzonte. Il primo a scendere in campo sarà Sonego che giocherà non prima delle 4.30 italiane con Ben Shelton, n. 21 del seeding. Bilancio in parità nei due precedenti, con l’americano che ha vinto l’unica sfida su cemento a Cincinnati 2022. Sinner, invece, aprirà la sessione serale alle 9.30 contro Alex De Minaur. Jannik insegue la quinta semifinale Slam in carriera e per raggiungerla dovrà battere “demon” per la 10^ volta in altrettanti precedenti. Se entrambi dovessero vincere si ritroverebbero contro in semifinale.

Piogge frequenti e temperature sù: a fine gennaio clima autunnale

Milano, 21 gen. (askanews) – Ultimi 10 giorni di gennaio con frequenti piogge e con temperature sopra la media del periodo: sembrerà di essere in autunno. Lorenzo Tedici, meteorologo del sito www.iLMeteo.it, conferma lo scenario dei prossimi giorni riassumendolo in una parola: autunno. Dopo il passaggio del ciclone nordafricano, in risalita dalla Tunisia fino al Piemonte, entreranno in scena le perturbazioni nord atlantiche con un graduale miglioramento del meteo al Sud. Ciò nonostante, nelle prossime ore correnti umide da ovest causeranno ancora qualche pioggia sul versante tirrenico, specie tra Campania e Calabria;ci saranno deboli residue precipitazioni, nevose oltre i 1.000 metri, anche sul Triveneto poi il tempo cambierà in modo più significativo.

Da mercoledì una perturbazione centrata sull’oceanico arcipelago delle Azzorre (ha soppiantato da alcuni giorni il famoso Anticiclone delle Azzorre) raggiungerà l’Italia e porterà piogge al Nord fino a giovedì, con fenomeni in estensione anche a Toscana, Umbria e Alto Lazio; nel contempo, le temperature tenderanno ad aumentare soprattutto al Sud e sulla fascia adriatica con picchi di 18°C al Centro e 21-23°C al meridione.

In sintesi, da metà settimana sembrerà di essere in Autunno: il Nord e parte del Centro risulteranno piovosi (neve sulle Alpi oltre i 1400 metri e solo sulle cime più alte degli Appennini) mentre il Sud si colorerà con toni quasi primaverili; dal punto di vista termico, infatti, i modelli meteo sub stagionali prevedono valori sopramedia fino a fine gennaio con picchi anche di 8-10°C oltre i valori tipici del mese.

E’ in arrivo, dunque, un altro periodo mite e grigio: dimentichiamoci le pungenti, terse, azzurre giornate sottozero al Nord, il frizzante risveglio di un’alba ghiacciata; sempre più spesso in Italia ‘l’Inverno resta Autunno’.In tendenza, non si escludono comunque dei momenti asciutti anche al Centro-Nord: si prevedono due giornate, venerdì e sabato, piuttosto buone e soleggiate anche se, da domenica, un nuovo fronte atlantico dovrebbe raggiungere l’Italia. In tal caso, gli ombrelli tornerebbero ad aprirsi sempre sulle stesse zone, settentrione e medio versante tirrenico come avviene in Autunno e come, sempre più spesso, avviene anche nella ‘stagione bianca’ di una volta.

Tennis, Bolelli-Vavassori in semifinale di doppio all’Open d’Australia

Roma, 21 gen. (askanews) – Simone Bolelli e Andrea Vavassori tornano dopo un anno in semifinale all’Open d’Australia nel doppio. Gli azzurri, n. 3 del seeding, hanno battuto in due set i portoghesi Nuno Borges e Francisco Cabral: 6-4, 7-6(4) il punteggio in un’ora e 39 minuti. Una partita impeccabile al servizio da parte degli azzurri, decisa da un solo break nel terzo gioco del primo set. Poi, nel secondo parziale, Simone e Andrea hanno chiuso al tiebreak, girato con il mini break nel nono punto grazie a un passante di Bolelli. Bolelli e Vavassori torneranno in campo giovedì per la semifinale contro lo svedese Andre Goransson e l’olandese Sem Verbeek che, a sorpresa, hanno eliminato i n. 1 del seeding Arevalo/Pavic in tre set.

Il leader della Siria: Trump porti la pace in Medio Oriente

Roma, 21 gen. (askanews) – Donald Trump sia il leader “in grado di portare pace in Medio Oriente”. Lo ha auspicato il nuovo leader siriano Ahmad al Sharaa (al Jolani) in una nota pubblicata dall’agenzia di stampa ufficiale di Damasco Sana.

“A nome della leadership e del popolo della Repubblica araba siriana, porgo le mie congratulazioni al signor Donald J. Trump per la sua investitura come 47mo Presidente degli Stati uniti d’America. La sua elezione è una testimonianza della fiducia riposta nella sua leadership dal popolo americano”, si legge nella nota. “L’ultimo decennio ha portato immense sofferenze alla Siria, con il conflitto che ha devastato la nostra nazione e destabilizzato la regione. Siamo fiduciosi che egli sia il leader in grado di portare pace in Medio Oriente e di ripristinare la stabilità nella regione”, continua.

“Speriamo – ha proseguito – di migliorare le relazioni tra i nostri due paesi, basandoci sul dialogo e sulla comprensione reciproca. Abbiamo fiducia che, con questa amministrazione, gli Stati Uniti e la Siria coglieranno l’opportunità di formare una partnership che rifletta le aspirazioni di entrambe le nazioni”.

“Il Canale di Panama è nostro”, così Mulino a Trump.

La prima risposta alle controverse dichiarazioni di Donald Trump è arrivata dal presidente di Panama, José Raul Mulino, attraverso il social network X (di proprietà di Elon Musk). Mulino ha respinto con fermezza le parole del neopresidente statunitense, che ha promesso di “riprendere il controllo del Canale di Panama”, sostenendo che la Cina ne avrebbe assunto la gestione.

“A nome della Repubblica di Panama e della sua popolazione, respingo in modo assoluto le dichiarazioni del presidente Donald Trump riguardo a Panama e al suo canale (…) Il canale è e rimarrà di Panama”, ha dichiarato Mulino, ribadendo una posizione chiara e inequivocabile.

Il messaggio su X segue il discorso alla nazione del 22 dicembre scorso, in cui Mulino aveva sottolineato che “il Canale di Panama è e continuerà a essere sotto il controllo panamense, con pieno rispetto per la sua neutralità permanente”.

 

La storia del Canale: una sovranità conquistata

Panama ha ufficialmente recuperato la sovranità sul Canale il 31 dicembre 1999, in base al trattato Torrijos-Carter firmato il 7 settembre 1977 dai presidenti James Carter e Omar Torrijos. Questo storico accordo ha segnato la fine di decenni di controllo statunitense sulla cruciale via marittima che collega l’Atlantico al Pacifico.

Mulino ha ricordato con orgoglio che il canale non è il frutto di una concessione esterna, ma il risultato di “lotte generazionali che si sono concluse con il ritorno della sovranità nel 1999”. Da allora, Panama ha gestito l’infrastruttura con competenza, espandendola e modernizzandola per servire il commercio globale, compresi gli stessi Stati Uniti.

Le accuse di Trump: il Canale sotto influenza cinese?

Nel suo discorso inaugurale alla Rotonda di Capitol Hill, Trump ha dichiarato che “la Cina sta gestendo il Canale di Panama” e ha promesso di riportarlo sotto controllo statunitense. Tuttavia, Mulino ha smentito categoricamente queste affermazioni, precisando che nessuna nazione al mondo interferisce nell’amministrazione del Canale, che rimane sotto il pieno controllo panamense.

“Per 25 anni, il Canale è stato gestito con responsabilità e indipendenza. Non c’è alcuna interferenza straniera, men che meno della Cina”, ha sottolineato Mulino.

Il futuro del Canale di Panama

L’orgoglio nazionale espresso da Mulino si lega a una visione più ampia: la difesa dell’autonomia di Panama e del suo ruolo strategico nel commercio globale. L’espansione del Canale ha rafforzato la posizione del Paese come hub marittimo internazionale, consolidando la neutralità e l’indipendenza che il trattato Torrijos-Carter aveva sancito.

In risposta alle pretese di Trump, il messaggio del presidente panamense è chiaro: la sovranità del Canale di Panama è intoccabile, e il suo futuro resta nelle mani di Panama.

Trump e il nuovo ‘destino manifesto’: cosa resta dell’America unita?

Al centro di una sterminata prateria svetta Columbia, la personificazione femminile degli Stati Uniti d’America. La donna in abito bianco e dai lunghi capelli biondi ha una stella sulla fronte, un libro scolastico in mano, il filo del telegrafo sotto il braccio. Sullo sfondo, verso oriente s’intravede una città portuale circondata da ponti e velieri. In primo piano, al centro, campeggiano invece i coloni americani che, sedotti e trascinati dalla donna imponente, trainano locomotive, guidano carovane, arano la terra. In breve, si spostano verso ovest. Dove i pellerossa fuggono o, nella migliore delle ipotesi, aprono la strada al «far west».

 

Il progresso secondo l’America

Era il 1872 quando il pittore prussiano John Gast decide di rappresentare così il progresso americano, da cui il titolo del quadro «American Progress», e di trasporre in modo allegorico il «destino manifesto», l’idea secondo cui gli Stati Uniti hanno l’eccezionale missione di espandersi, diffondendo libertà e democrazia. Oggi, a poche ore dalla cerimonia di inaugurazione della quarantasettesima presidenza statunitense guidata dal repubblicano Donald Trump, ci si domanda cosa resta del mito fondativo americano. E non per il presidente-eletto in sé o per gli inediti scenari internazionali, quanto per le tante anime di questo Paese emerse negli ultimi anni. Gli statunitensi sanno ancora andare, tutti, proprio come i coloni rappresentati da Gast, nella stessa direzione? E qual è la direzione? Cosa s’intende ora per «American progress»? La vittoria nella competizione tecnologica con la Cina, la corsa allo spazio, la tenuta del fronte interno? È ancora possibile mettere d’accordo un hillbilly dei monti Appalachi e imprenditore californiano, non tanto su economia e politica, ma su cosa dev’essere l’America?

 

Crisi d’identità

«Gli Stati Uniti si trovano davanti a una crisi di identità che ha tanto le sue radici quanto i suoi effetti nella società americana», esordisce Lucio Caracciolo, direttore della rivista italiana di geopolitica “Limes”, parlando ai media vaticani. «Se nella seconda metà del Novecento la classe lavoratrice e la piccola borghesia si consideravano elemento portante del sogno americano, oggi non è più così. Coloro che hanno sempre avuto centralità nella storia americana vivono una forte condizione di disagio sociale, sono spesso incapaci di dialogare e disinteressati ad abitare i classici spazi della vita comunitaria. Accusano notevoli differenze nei livelli di ricchezza con la classe ricca-dominante. Ritengono di essere stati dimenticati a favore delle minoranze, privilegiate dai fanatici del politicamente corretto e da élites tanto snob quanto arroganti, intente a occuparsi solo di giustizia climatica, diritti delle minoranze o pace nel mondo — senza avere molto successo —, dimenticandosi invece delle esigenze sociali. Ecco perché vedono in Donald Trump, ossia in colui che si propone come artefice del cambiamento, la soluzione. Con una particolarità, però. Se nel 2016 Trump aveva vinto principalmente grazie a lavoratori dal colletto bianco o blu, uomini, bianchi, disoccupati e operai, oggi a questi si sono aggiunti ispanici, neri, giovani laureati e donne dei sobborghi. Ciò significa che i trumpiani non sono solo i repubblicani».

 

Un’epidemia di solitudine

Secondo Marco Bardazzi, giornalista e scrittore esperto di Stati Uniti, questo allargamento dell’elettorato sta a significare che «gli americani hanno bocciato tanto l’establishment quanto le scelte dell’amministrazione Biden. Se ci si ferma ai meri dati economici, un cambiamento del genere appare ingiustificabile. L’immigrazione è ai dati più bassi dal 2020 e l’inflazione è stata contenuta. Ma questa non è la percezione degli americani. La maggior parte di loro crede di vivere peggio rispetto al passato, l’ormai decadente classe media vive una vera e propria epidemia di solitudine, che si traduce in un’esplosione di mortalità fuori controllo fatta di violenze, alcol, droga e suicidi. Un tempo, le comunità locali facevano da mediatrici fra il singolo e la collettività, mentre oggi fanno i conti con la scomparsa degli organi di informazione nei piccoli centri e con la profonda crisi delle Chiese protestanti. Il rischio è quindi pensare che le ultime elezioni americane siano state simili alle precedenti. Non è così. E, riprendendo le parole di Papa Francesco, credo che ci troviamo di fronte a “un cambiamento d’epoca”. Lo dimostrano i tanti inediti che non dobbiamo mai dimenticare: è la prima volta in cui un presidente torna alla Casa Bianca — ci fu un precedente, Grover Cleveland, rieletto nel 1893 ma in circostanze diverse —, è la prima volta in cui vince un condannato, in cui un candidato — peraltro un presidente in carica — si ritira, in cui uno dei due candidati viene aggredito con armi da fuoco».

 

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https://www.vaticannews.va/it/mondo/news/2025-01/usa-elezioni-presidente-trump-insediamento.html

Donne e istituzioni: un cammino tra diritti, sfide e conquiste.

Nel lento e lungo travaglio sul riequilibrio della rappresentanza femminile nelle istituzioni, è stata la Corte Costituzionale ad entrare per prima in contatto con le costruzioni di genere presenti nella società italiana. 

I suoi pronunciamenti hanno consentito l’applicazione di quel principio di eguaglianza sostanziale, sancito nel secondo comma dell’art. 3 della Costituzione, e tracciato un itinerario per il legislatore. 

Negli ultimi trent’anni, su questo tema, la Corte è intervenuta, significativamente, tre volte (le sentenze n. 422/1995, 49/2003 e 4/2010) eh ha indicato le misure necessarie per promuovere il raggiungimento della democrazia paritaria, il cui frutto sta nel bilanciamento tra la valorizzazione del principio di pari opportunità di genere e il non conflitto con gli altri principi costituzionali.

Altri pronunciamenti ci sono stati poi per quanto riguarda l’accesso delle donne alle carriere nella sfera pubblica. Senza possibilità di essere smentiti possiamo dire che la Corte ha colto e compiuto una vera e propria evoluzione della visione della differenza di genere svelando come l’insieme di tutti i suoi pronunciamenti siano stati paradigmatici della trasformazione della società nel suo complesso.

Soffermandoci sulla rappresentanza politica, due sono i provvedimenti di grande significato: la n.3/2001, che ha riscritto il titolo V della Costituzione, che prevede la promozione del principio delle pari opportunità nelle cariche elettive; e la legge n.1/2003, che modifica l’articolo 51 della Costituzione in materia di accesso agli uffici pubblici e alle cariche elettive sancendo espressamente la promozione delle pari opportunità tra donne e uomini. 

Altre norme sono state poi introdotte, volte a promuovere l’equilibrio di genere all’interno delle assemblee elettive a livello locale, regionale, nazionale ed europeo. Ultima fra tutte la legge n.165 del 2017 che prevede, tra l’altro, le cosiddette candidature alternate. Anche i partiti hanno introdotto altre norme per favorire questo tale riequilibrio.

Con le sue disposizioni la Costituzione afferma che non solo la donna è, per legge, uguale, in diritti, all’uomo, ma anche che, è dovere della Repubblica agire affinché questa uguaglianza sia in concreto e nel quotidiano attuata in ogni campo della vita sociale, economica e politica.

Ecco perché a noi donne ci sta a cuore la Costituzione. Ecco perché dobbiamo difendere la Repubblica: unica strada possibile per affermare, tra uguaglianza e differenza, la difficile cittadinanza delle donne.

Qualche dato aiuta… Alle elezioni politiche del 2022 su 6.345 candidati il 47 per cento erano donne. Le elette sono state 199, 70 donne al Senato e 129 alla Camera pari al 33 per cento circa dei parlamentari e per la prima volta negli ultimi vent’anni il numero di donne elette in parlamento si è ridotto sia in termini assoluti che in percentuale. Su questo dato pesa la riduzione dei seggi. 

Anche in Europa si registra una contrazione, il 38,5% dei membri del Parlamento sono donne, contro il 39,8% delle precedenti elezioni di giugno, che però è superiore alla media mondiale dei parlamenti nazionali e anche alla media UE dei singoli parlamenti nazionali. Per l’Italia, alle europee del 2024, sono state elette 29 donne su 76 seggi, pari circa al 38% del totale.

 

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Dibattito | Orvieto e Milano, tutto secondo copione. Adesso conteranno le scelte.

Forse l’unica che si deve preoccupare dopo i convegni organizzati da due correnti del Pd a Milano e a Orvieto è proprio la segretaria del Partito democratico. Quella Elly Schlein che, al di là di qualsiasi valutazione che si voglia dare, ha comunque rialzato il prestigio, il ruolo e soprattutto i consensi del partito. Perché, al di là delle chiacchiere e delle varie ed inevitabili ipocrisie, è di tutta evidenza che l’obiettivo politico delle iniziative delle due correnti cosiddette cattoliche e centriste è quella di mettere in difficoltà la leadership della Schelin ritenuta troppo esposta sul fronte della sinistra. Com’è altrettanto evidente che la vera posta in gioco resta quella di rafforzare il ruolo di queste correnti all’interno del principale partito della sinistra italiana che oggi esprime una chiara, netta e del tutto coerente strategia politica – in perfetta sintonia con il progetto della segreteria nazionale – radicale, massimalista e libertaria. Una doppia iniziativa che, comunque sia, è positiva per garantire la pluralità del Pd. Ma il tutto, comunque sia, avviene all’insegna di un copione noto e persino troppo collaudato per innescare novità significative nel campo della coalizione di sinistra e progressista.

Ma, al di là delle vicende interne al Pd, non possiamo però non ricordare che la presenza dei cattolici nel nostro paese non si esaurisce affatto con la corrente prodiana del Pd. Un’area che è sempre esistita già sin dai tempi della Dc ma che non può essere considerata come l’unica ed esclusiva esperienza dei cattolici impegnati in politica. Anche se, ieri come oggi, persiste la tentazione e il vizio di questa componente di ritenersi l’unica titolata – o meglio, la più titolata in virtù di non si sa quale legittimità politica, culturale e addirittura etica – a rappresentare i cattolici nell’agone poltico. Una componente storicamente molto attenta alle dinamiche del potere – come conferma, del resto, il curriculum e l’esperienza concrete di Romano Prodi – ma che, lo ripeto, non ha mai esaurito la complessità e la varietà dell’arcipelago cattolico italiano. Non è un caso, del

resto, che il cattolicesimo sociale e popolare siano sempre stati distinti e distanti rispetto a ciò che concretamente rappresentava la sinistra cattolica e tecnocratica e più accomodante nei confronti della sinistra comunista e post o ex comunista.

Ora, al di là di queste considerazioni antiche ma sempre attuali, si tratta d’ora in poi di capire come queste due correnti cosiddette cattoliche, centriste e riformiste riusciranno a condizionare e correggere il progetto politico complessivo del Pd a guida Schlein. È abbastanza evidente che, se il tutto non si riduce ad un fatto di organigrammi e di potere – esigenze sempre molto gettonate dalla sinistra cattolica prodiana e dalla sua storica cerchia – le due tendenze entreranno oggettivamente in conflitto. E cioè, se la sterzata a sinistra della Schlein sarà confermata nei programmi e nelle alleanze il centro nel Pd non potrà che essere una semplice appendice. Ben pagata forse nel potere interno ma politicamente irrilevante ed ininfluente. Com’è stato, del resto, sino ad oggi. Oppure, e al contrario, se dovesse prevalere una sterzata centrista del Pd non potrebbe, altrettanto oggettivamente, essere la Schlein l’esponente più indicato e coerente per guidare il nuovo corso.

Ecco perché, per fermarsi alle iniziative delle due correnti che si sono ritrovate a Milano e ad Orvieto, saranno solo i fatti politici concreti a dirci chi prevarrà tra le due opzioni. Al di là, appunto, delle chiacchiere e delle inevitabili ipocrisie che si trascinano dietro.

Trump firma una raffica di provvedimenti: ecco quali sono

Roma, 21 gen. (askanews) – Appena ritornato presidente degli Stati uniti, Donald Trump, come annunciato, ha firmato una serie di provvedimenti che danno forma al suo secondo mandato, stringendo sulle politiche migratorie, sulla protezione delle minoranze e graziando la maggior parte di coloro che sono stati accusati dell’attacco al Campidoglio del 6 gennaio 2021.

Ecco di seguito alcuni dei provvedimenti adottati da Trump: – Grazia per la maggior parte di coloro che sono stati accusati in relazione all’attacco al Campidoglio degli Stati Uniti del 6 gennaio 2021. Trump ha dichiarato che i suoi provvedimenti di grazia copriranno “circa 1.500 persone per un perdono completo”.

– Ordine esecutivo che ha esteso il termine per consentire alla società madre di TikTok di trovare un nuovo proprietario, altrimenti sarebbe stata vietata negli Stati Uniti.

– Annullamento di 78 ordini esecutivi dell’era Biden, tra cui un ordine esecutivo che obbligava le agenzie federali ad estendere le proibizioni sulla discriminazione sessuale; un ordine che richiedeva ai nominati del ramo esecutivo di firmare un impegno etico; un ordine che consentiva alle persone transgender di servire nell’esercito; e un ordine che vietava il rinnovo dei contratti con le prigioni private.

– Emergenza nazionale al confine meridionale, attivando l’uso di risorse e personale del Pentagono che saranno dispiegati e utilizzati per costruire il muro di confine. La sua amministrazione ha inoltre interrotto l’uso di un’app che consentiva ai migranti di notificare alla US Customs and Border Protection l’intenzione di entrare negli Stati uniti. Trump ha anche firmato un ordine che cerca di ridefinire il diritto di cittadinanza per nascita.

– Annuncio del ritiro degli Stati Uniti dall’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS). Il suo ordine afferma che l’OMS “continua a richiedere pagamenti ingiustamente onerosi” dagli Stati uniti.

– Blocco delle assunzioni dei dipendenti del governo federale attraverso il ramo esecutivo. Inoltre, ha formalmente istituito il nuovo Dipartimento per l’Efficienza del Governo come ente all’interno del governo federale attraverso un’azione esecutiva.

– Ordine esecutivo riguardante i nomi di monumenti e toponimi statunitensi, incluso il rinominare il Denali e il Golfo del Messico, una mossa che, secondo la sua Casa Bianca, “onorerà la grandezza americana.” – Nuovo ritiro degli Stati Uniti dall’accordo sul clima di Parigi per la riduzione delle emissioni.

Trump ha firmato l’ordine esecutivo per uscire dall’accordo di Parigi sul clima

Roma, 21 gen. (askanews) – Il presidente americano Donald Trump ha firmato un ordine esecutivo per uscire dall’Accordo di Parigi sul clima del 2015, a cui gli Stati Uniti avevano aderito nuovamente nel 2021 dopo che già durante il suo primo mandato, nel 2017, Trump ne era uscito. Il presidente lo ha definito “ingiusto” e “unilaterale” nel suo discorso alla Capital One Arena di Washington.

Come riportano i media Usa, Trump ha firmato anche una lettera alle Nazioni Unite, in cui spiega i motivi del ritiro.

Auto, Acea: vendite Ue 2024 +0,8% a 10,6 mln, elettriche al 13,6%

Milano, 21 gen. (askanews) – Il mercato europeo dell’auto chiude il 2024 con immatricolazioni in leggero aumento dello 0,8% a circa 10,6 milioni di unità. Fra i mercati principali cresce la Spagna del +7,1%, mentre chiudono in calo Francia (-3,2%), Germania (-1%) e Italia (-0,5%). Nell’Europa allargata (Ue+Efta+UK) le vendite 2024 sono pari a 12,96 milioni di auto (+0,9%). Lo rende noto l’Acea, l’Associazione dei costruttori europei. A dicembre 2024, le immatricolazioni nell’Ue sono aumentate del +5,1%, trainate dalla Spagna (+28,8%), seguita dalla Francia (+1,5%). In calo calo Germania (-7,1%) e Italia (-4,9%).

Fra le alimentazioni, le elettriche (bev) chiudono il 2024 in calo del 5,9% a 1,45 milioni di auto (-10% a dicembre) ma si confermano la terza scelta più popolare con una quota di mercato del 13,6%, superando i diesel che scendono all’11,9% con vendite in calo dell’11,4% a 1,27 milioni di auto. A dicembre la quota di auto diesel è scesa sotto il 10%, al 9,8%. In calo anche le plug-in -6,8% a 759mila auto, pari a una quota 2024 del 7,1%.

Le auto a benzina mantengono il primato con una quota di mercato del 33,3% a fronte di un calo delle vendite del -4,8% a 3,5 milioni di auto. In crescita le ibride elettriche che rafforzano la seconda posizione, con una quota di mercato del 30,9% e vendite in aumento del 21% a 3,29 milioni.

Fra i gruppi auto, Volkswagen chiude il 2024 con vendite in aumento del +3,2% a 2,84 milioni di auto (+5,9% a dicembre) e una quota del 26,7%. Fra i brand male Audi, con vendite in calo del -9,4% a 517mila auto.

Stellantis registra un calo delle vendite 2024 del -7,2% a 1,74 milioni di auto (-7,3% a dicembre) con una quota del 16,4%. Fra i brand stabile Peugeot (-0,3% a 565mila auto), perdite contenute per Jeep (-1% a 119mila) e Citroen (-2,6% a 325mila), seguite da Opel (-5,6% a 330mila). Cali più marcati per Fiat (-20,8% a 285mila auto), Alfa Romeo (-9,8% a 42mila), DS (-20% a 36mila) e Lancia (-27,2% a 32mila).

Renault chiude in terza posizione con vendite in aumento dell’1,9% a 1,2 milioni di auto. Al quarto posto si classifica Toyota con vendite in aumento del 17,5% a 856mila auto e una quota dell’8,1%. A seguire Hyundai (-5,8% a 834mila auto), Bmw (-0,6% a 718mila auto) e Mercedes (-2,6% a 571mila). In calo Ford -13,7% a 309mila auto, Tesla -13,1% a 243mila auto, Jaguar Land Rover (-8,3%) e Mazda (-5,3%). Stabile Nissan (+1,4% a 199mila auto).

In decisa crescita Volvo (+28% a 282mila auto, quota del 2,7%), la cinese Saic con il brand MG (+6,7% a 157mila unità, quota dell’1,5%), e le giapponesi Suzuki (+12%), Mitsubishi (+43%) e Honda (+21,5%).