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domenica, 13 Luglio, 2025
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Atletica, Italia campione d’Europa a squadre

Roma, 30 giu. (askanews) – La sera è dolce sulle tribune dello stadio Vallehermoso, città di Madrid. L’Italia impone ancora la sua regola, come due anni fa in Polonia, a Chorzow, vincendo in terra di Spagna il secondo titolo europeo consecutivo, perla straordinaria di una collana che non smette mai di brillare. Vince la compattezza di squadra degli azzurri, le cui tre vittorie (dopo quella di Nadia Battocletti nei 5000 metri di venerdì, arrivano oggi quelle di Leonardo Fabbri nel peso, con 21.68, e di Larissa Iapichino nel lungo cn 6.92) fanno da contraltare alle sette del 2023, quando a vincere era stata probabilmente una formazione con più punte ma meno “profonda” di questa, che rappresenta al meglio un’atletica italiana cresciuta e oggi ancor più solida nelle sue radici. La giornata conclusiva vive anche sui secondi posti della staffetta 4×400 mista (record italiano abbassato di oltre un secondo a 3:09.66 con Edoardo Scotti, Virginia Troiani, Vladimir Aceti e Alice Mangione), e di Eseosa Desalu nei 200 metri (20.18, v. +1.8). (Foto Grana/Fidal)

Calcio, Mondiale per club, Bayern ai quarti, ora il Psg

Roma, 30 giu. (askanews) – Gol e spettacolo nel quarto ottavo di finale del Mondiale per Club, dove il Bayern Monaco supera il Flamengo con un combattuto 4-2 e stacca il pass per i quarti di finale. Una sfida ad alta intensità, ricca di episodi e capovolgimenti di fronte, con Harry Kane assoluto protagonista.

Partenza lampo per i bavaresi, che dopo appena 9 minuti si ritrovano avanti di due gol: un’autorete di Pulgar apre le marcature, seguita dal raddoppio del solito Kane, pericoloso fin dai primi minuti. I brasiliani, però, non si lasciano abbattere e al 33′ accorciano le distanze con Gerson, ex Roma e Fiorentina. La reazione tedesca non si fa attendere e, poco prima dell’intervallo, Goretzka firma il 3-1.

Nella ripresa, il Flamengo riapre nuovamente la partita grazie a un rigore trasformato da Jorginho, ma ogni speranza di rimonta si infrange al 73′, quando Kane sigla la sua personale doppietta chiudendo definitivamente i conti. Finisce 4-2 per il Bayern, che vola ai quarti di finale dove affronterà il Paris Saint-Germain di Luis Enrique. Il Flamengo esce a testa alta, dopo aver tenuto testa a una delle favorite del torneo.

La Russia: le organizzazioni internazionali ignorano i crimini di guerra di Kiev

Roma, 30 giu. (askanews) – Le organizzazioni internazionali stanno ignorando le accuse di crimini di guerra commessi dall’esercito ucraino contro la Russia, ha dichiarato Yulia Zhdanova, nuovo capo della delegazione russa ai colloqui di Vienna sulla sicurezza militare e il controllo degli armamenti.

“I nostri diplomatici a Vienna, Ginevra e New York hanno presentato centinaia di pagine di prove alle loro segreterie negli ultimi anni, ma tutto finisce nell’oblio, probabilmente sotto la pressione degli sponsor occidentali di Kiev”, ha lamentato Zhdanova.

La diplomatica russa ha descritto questa situazione come “vergognosa per le strutture internazionali”.

In Messico trovati i resti di 381 corpi in un crematoio abbandonato

Roma, 30 giu. (askanews) – I resti di 381 corpi sono stati trovati in un crematorio abbandonato nella zona di Granjas Polo Gamboa a Ciudad Jußrez, in Messico, che serviva un’agenzia di pompe funebri ma non cremava i cadaveri, ha riportato il quotidiano La Jornada.

L’agenzia è accusata di frode: consegnava ai parenti dei defunti ceneri che non appartenevano ai loro cari, ha riportato il quotidiano, citando la procura regionale.

Secondo quanto precisato, i resti sono stati trovati all’interno di un piccolo edificio, simile a un condominio con cinque o sei stanze, dove centinaia di corpi erano ammucchiati a causa di “negligenza criminale”.La procura ha arrestato due persone, il proprietario del crematorio e uno dei dipendenti, che saranno incriminate per reati relativi a manipolazione impropria di resti umani, violazione delle norme sanitarie, sepoltura non autorizzata e frode.

Gli investigatori stanno attualmente verificando l’operato delle agenzie funebri che hanno collaborato con questo crematorio.

L’Iran: gli Usa devono escludere altri attacchi prima di nuovi colloqui

Roma, 30 giu. (askanews) – Gli Stati Uniti devono escludere ulteriori attacchi contro l’Iran se vogliono riprendere i colloqui diplomatici sul nucleare di Teheran, ha dichiarato alla Bbc il viceministro degli Esteri iraniano Majid Takht-Ravanchi.

Il diplomatico ha affermato che l’amministrazione Trump ha comunicato all’Iran, tramite mediatori, di voler riprendere i negoziati, ma “non ha chiarito la propria posizione” sulla “questione molto importante” di ulteriori attacchi durante lo svolgimento dei colloqui.

Takht-Ravanchi ha affermato che non è stata concordata alcuna data per un possibile ritorno ai colloqui e di non sapere cosa ci sarà all’ordine del giorno, dopo che Trump ha suggerito che i colloqui potrebbero svolgersi questa settimana.

“In questo momento stiamo cercando una risposta a questa domanda: assisteremo alla ripetizione di un atto di aggressione mentre siamo impegnati nel dialogo?”, ha dichiarato, aggiungendo che gli Stati Uniti devono essere “abbastanza chiari su questa questione molto importante” e “su cosa ci offriranno per creare la fiducia necessaria per un tale dialogo”.Takht-Ravanchi ha affermato inoltre che l’Iran “insisterà” per poter arricchire l’uranio per quelli che definisce scopi pacifici, respingendo le accuse secondo cui Teheran si starebbe segretamente muovendo verso lo sviluppo di una bomba nucleare.

Seconco il vice ministro, all’Iran è stato “negato l’accesso al materiale nucleare” per il suo programma di ricerca: quindi – ha aggiunto – è necessario “fare affidamento su noi stessi”.

“Il livello di tale arricchimento può essere discusso, la capacità può essere discussa, ma dire che non si dovrebbe avere arricchimento, che si dovrebbe avere arricchimento zero, e che se non si è d’accordo, si bombarda, questa è la legge della giungla”, ha affermato il viceministro degli Esteri.

Dazi, il Canada revoca la digital tax alle aziende Usa per accordo con Trump

Roma, 30 giu. (askanews) – Il primo ministro canadese Mark Carney e il presidente degli Stati Uniti Donald Trump riprenderanno i colloqui commerciali, con l’obiettivo di raggiungere un accordo tra i due Paesi entro il 21 luglio. Lo ha riferito il ministero delle Finanze canadese, aggiungendo che è stata presa la decisione di cancellare la tassa sui servizi digitali per le aziende tecnologiche americane, nel tentativo di far progredire i colloqui commerciali con Washington.

“Per sostenere tali negoziati, il Ministro delle Finanze e del Reddito Nazionale, l’Onorevole François-Philippe Champagne, ha annunciato oggi che il Canada abrogherà la tassa sui servizi digitali (DST) in previsione di un accordo commerciale globale reciprocamente vantaggioso con gli Stati Uniti”, si legge in una dichiarazione.

“In linea con questa decisione, il Primo Ministro Carney e il Presidente Trump hanno concordato che le parti riprenderanno i negoziati al fine di raggiungere un accordo entro il 21 luglio 2025”, si aggiunge.

Ministero inutile per una pace “necessaria”: la campagna di Avvenire è fuorviante

Nel suo editoriale pubblicato ieri su Avvenire, Luigino Bruni rilancia l’idea, già sostenuta in passato da Don Oreste Benzi e qualche mese fa da Stefano Zamagni, di istituire un “Ministero della pace”. Si tratta, nelle intenzioni, di un gesto profetico e culturale: l’espressione istituzionale di un’etica della pace capace di controbilanciare il riarmo e la logica bellica che riaffiora nel nostro tempo. È una proposta appassionata, nutrita da riferimenti biblici e per questo incline a scommettere sul ruolo delle donne, “portatrici di parole di vita”. Ma è anche, nel merito, una proposta  distorsiva.

La pace non è materia di delega

L’articolo 11 della Costituzione italiana non è un’ispirazione poetica: è la bussola dell’intera azione governativa. Ogni governo, ogni dicastero, ogni atto della Repubblica deve tendere alla pace e concorrere a costruirla. Per questo la proposta di un Ministero della pace appare pleonastica: finisce per isolare la pace in un recinto separato, come se fosse una competenza da affidare a qualcuno in luogo di esigerla da tutti. In realtà, ciò che si chiama “difesa” è già, nei termini costituzionali, una funzione di pace. Non è un recondito proposito di guerra, ma un consapevole atto di responsabilità per prevenire, scoraggiare e — in ultima istanza — contrastare aggressioni che possono colpire noi o i nostri alleati.

Non disarmare la responsabilità

Siamo tutti d’accordo sul fatto che la pace non si costruisce affidandosi totalmente alle armi. Ma è altrettanto vero che non si garantisce nemmeno disarmando lo Stato o abdicando al principio della deterrenza. Viviamo in un mondo in cui attori internazionali non democratici alimentano conflitti e odiano l’Occidente (e quindi l’Italia che ne è parte vitale): ignorare questa realtà significa trasmettere un messaggio disorientante, soprattutto alle giovani generazioni. Bisogna tenere insieme idealità e responsabilità. È giusto auspicare una maggiore cultura della pace, anche nelle istituzioni; ma ciò non può avvenire a scapito della lucidità con cui si riconoscono le minacce reali.

Conclusioni

Luigino Bruni, con la sua sensibilità civile e religiosa, sa bene che la pace non è il contrario della difesa, ma l’orizzonte che fa della difesa un principio di “bene comune”. Ecco perché dovrebbe essere il primo a riconoscere che la proposta di un Ministero della pace rischia di essere, oggi, più fuorviante che feconda.

N.B. Sempre ieri, su queste pagine online, Elisabetta Campus spiegava le ragioni del no alla proposta di un Ministero della pace. Per leggere l’articolo clicca qui:

https://ildomaniditalia.eu/ministero-della-pace-ovvero-ministero-del-nulla/

Usa di Trump, diritto e rovescio

Accade che qualche giorno fa una madre e un figlio siano stati arrestati negli Stati Uniti dopo l’udienza del tribunale di Los Angeles per la convalida dello status di rifugiato.

È prassi corrente che gli agenti federali si appostino fuori dai tribunali per beccare facilmente i clandestini che vanno davanti al giudice nella speranza di mettersi a posto con la legge. Nello specifico, oltre alla madre honduregna, sono stati arrestati anche i due figli di 9 e 6 anni, e tutti sono stati poi portati in un centro di detenzione.

Ricorre il caso che il più piccolo soffra di leucemia e che, alla pomposa esibizione della pistola da parte dei “gringos”, se la sia fatta addosso per la paura, restando inzuppato per chissà quanto tempo, oltre a essere a corto – ed a secco – di medicine.

Sangue bianco, sangue freddo

La leucemia denuncia un “sangue bianco”, un eccesso di bianco, un lindore che pure ai tutori dell’ordine non dovrebbe dare fastidio. Quella malattia, come è noto, può manifestarsi in forma acuta, subacuta o cronica.

Ciò che è certo è che gli uomini della legge non abbiano brillato di acume nell’agire mostrando, risoluti, gli aculei da sparo anche quando non era necessario; ma ormai il guaio è fatto.

Forse non hanno tenuto conto dell’antica distinzione tra sangue sottile e sangue denso e, senza pensarci troppo sopra, non ci sono andati appunto per il sottile: hanno voluto andare al sodo, senza troppi preamboli di delicatezza.

Avranno pensato che in quella famiglia di irregolari corresse sangue caldo e quindi fosse opportuno tirare fuori, potenzialmente, anche un bazooka. Dunque, hanno agito con il sangue freddo richiesto per l’occasione.

Il corpo vulnerabile e il potere cieco

Sembra che ai primordi della medicina, la teoria umorale di Ippocrate di Coo prevedesse che il sangue facesse squadra con il flegma, la bile gialla e quella nera.

Così che all’umore del sangue corrispondeva un temperamento sanguigno; alla bile gialla, un carattere collerico; con la bile nera si era malinconici, mentre si era flemmatici a causa del flegma.

Non è chiaro quale sia adesso l’umore del piccolo recluso. Comunque stiano le cose, gli si è raggelato il sangue, il suo tessuto connettivo si è fatto di ghiaccio e, per la paura, si è fatto la pipì addosso.

I suoi globuli rossi sono di colpo impalliditi, quelli bianchi si sono arresi all’invasione dei transformers che improvvisamente li insidiavano, e le piastrine avevano atroci sensi di colpa per essere additate da impiastri dalla società del buon ordine.

Il diritto alla delicatezza

L’Honduras è il paese della profondità delle acque. La gente di quel posto è abituata a perdersi negli abissi delle strade del mondo per non farsi trovare e per mettere radici nascoste lì dove non spetta accoglienza.

Non importa che, secondo Goethe, il loro “succo particolare” sia secondo i canoni o, al contrario, pallido e bianchiccio e avrebbe quindi bisogno di una sistemata, di una pennellata di colore fiammante.

Nei centri di detenzione si accolgono quelli a cui non spetta un diritto perché fuori dalle regole stabilite, ed è giusto così. Dovrebbe, in ogni caso, guardarsi con attenzione all’uso del potere.

Detenere indica un possesso e un mantenimento. Vi si accompagna comunque un sostenere: non solo il proprio diritto, ma anche chi versa in difficoltà o è in una situazione di debolezza.

A quel bambino balbetterà chissà per quanto tempo un sangue già in crisi, che si incrocerà con la pipì che tenterà di ungerlo per sbloccarne i meccanismi. Corre voce che i bimbi siano sacri, e si resta in attesa di chi se lo ricordi.

Il ritorno del brigantaggio nella coscienza nazionale

Un rinnovato interesse storiografico

Negli ultimi anni, la storiografia sul brigantaggio postunitario ha attraversato una fase di profondo rinnovamento, alimentata sia da un avanzamento delle ricerche accademiche, sia da una crescente attenzione pubblica al tema, innescata anche dal dibattito sul ruolo del Mezzogiorno nell’Unità d’Italia. Il fenomeno del brigantaggio, per lungo tempo relegato tra le pieghe di una narrazione nazionale semplificata, è stato gradualmente restituito alla sua complessità storica, sociale e politica, diventando terreno fertile per la rilettura critica della costruzione dello Stato unitario.

L’anniversario del 150° dell’Unità d’Italia (2011) ha rappresentato una tappa significativa di questo processo, aprendo spazi di confronto ma anche tensioni interpretative. Accanto alla ricerca storiografica più rigorosa, si è sviluppato un discorso pubblico fortemente divaricato: da una parte, posizioni nostalgiche e rivendicative, che hanno alimentato una “controstoria” del Risorgimento centrata su un paradigma vittimario del Sud; dall’altra, letture storiche più articolate, che hanno messo in luce il carattere plurale del brigantaggio e la sua collocazione in un contesto di guerra civile e di crisi del modello statuale preunitario.

Risorgimento e brigantaggio: un conflitto dentro l’unificazione

In questo rinnovato panorama interpretativo, la storiografia ha compiuto passi significativi. Franco Molfese, autore del fondamentale Storia del brigantaggio dopo l’Unità (1964), restauna figura centrale negli studi sul brigantaggio meridionale. Il suo lavoro ha contribuito a inquadrare il fenomeno come una forma di protesta sociale, legata alla mancata riforma agraria – secondo un’impostazione in parte influenzata da Gramsci – e alle profonde delusioni delle masse contadine. In una fase successiva, storici come Piero Bevilacqua, Salvatore Lupo, Paolo Macry, Carmine Pinto e altri studiosi hanno posto l’accento sulla dimensione politica e ideologica del fenomeno. In questa prospettiva, la rivoluzione nazionale avrebbe rappresentato il momento di rottura che innescò una reazione controrivoluzionaria, assumendo i contorni di una guerra civile. Il cosiddetto “grande brigantaggio” è stato così interpretato non solo come esito della crisi del Regno delle Due Sicilie – legata all’immobilismo di Ferdinando II, ai limiti della sua classe dirigente, alla debolezza interna e all’isolamento sul piano internazionale – ma anche come una reazione articolata al progetto di unificazione nazionale, in cui confluirono resistenze sociali, istanze legittimiste, interessi locali e tensioni religiose. Un discorso a parte merita, infine, la Sicilia, le cui élite si schierarono in larga parte a favore del nuovo Stato, segnando una traiettoria differente rispetto ad altre province meridionali.

Dalla propaganda borbonica alla memoria identitaria

Nel biennio 1861-1863, con l’offensiva delle bande armate e l’istituzione della Commissione d’inchiesta parlamentare, si assiste a una radicalizzazione dello scontro: i Borbone, pur in esilio, alimentano un vasto movimento clandestino, sostenuto da settori del clero, da esponenti dell’aristocrazia e da alcune aree dell’apparato militare. In questo contesto, si afferma una propaganda reazionaria che contrappone il “mito del Regno felice” all’idea di una “piemontesizzazione” del Sud, veicolando una memoria della sconfitta che ancora oggi trova eco in molte narrazioni identitarie.

Questo repertorio discorsivo si è radicato in ambiti eterogenei: dalla memorialistica popolare alla pubblicistica, dalla produzione letteraria a quella cinematografica. La rete e i social media hanno avuto un ruolo centrale nell’amplificare voci alternative e spesso semplificatorie, in cui la storia viene riletta alla luce di un presente segnato da profonde disuguaglianze territoriali. Si fa leva su una sensibilità diffusa che interpreta il passato come chiave per comprendere le fratture ancora vive tra Nord e Sud.

Una storia contesa: il brigantaggio tra revisionismi e ricerca storica

Lungo l’ampio dibattito sul brigantaggio e sulla questione meridionale, emerge con chiarezza una faglia profonda che attraversa l’Italia: una frattura che tende ad allargarsi nei momenti di crisi politica e identitaria, come oggi, quando anche i media rilanciano l’attenzione sul brigantaggio. Ne deriva una rivisitazione del tema, talvolta in chiave revisionista, condizionata dalla crisi dei grandi partiti di massa e dal ritorno di interpretazioni ideologiche del passato.

Tuttavia, è sul versante della ricerca storica che si è avviato un processo più profondo di revisione critica. Una nuova generazione di studiosi ha adottato approcci interdisciplinari e ha valorizzato l’uso delle fonti. Si è così affermata una lettura che mette in evidenza come la monarchia borbonica tentasse di strumentalizzare il dissenso, trasformando il brigantaggio in uno strumento politico funzionale alla propaganda legittimista. A differenza dei Savoia – che seppero affidarsi a consiglieri moderni come Cavour – i Borbone rimasero ancorati a posizioni di retroguardia, incapaci di cogliere la soluzione costituzionale e di interpretare i segni della modernità.

Il Mezzogiorno e la costruzione della nazione

L’attuale centralità del brigantaggio nel dibattito pubblico riflette la permanenza di una frattura irrisolta nella memoria nazionale. Il tema continua a suscitare interrogativi sul significato della nazione, sulla narrazione della sua costruzione e sul ruolo che il Mezzogiorno ha avuto – e ha – in questo processo. Il volume di Carmine Pinto La guerra per il Mezzogiorno. Italiani, borbonici e briganti 1860-1870, è considerato un’opera di riferimento per comprendere il brigantaggio come conflitto civile interno al processo di unificazione, inquadrato nel più ampio contesto europeo dell’Ottocento. Come scrive Pinto: «La prima guerra italiana si combatté nel Mezzogiorno», e fu un conflitto che vide opporsi non soltanto eserciti e bande, ma due visioni del mondo: da un lato, un assolutismo in declino ma ancora radicato nella tradizione e nella religione; dall’altro, un’idea di Stato liberale e costituzionale, spesso incapace però di cogliere le specificità territoriali e culturali del Sud.

In questo senso, lo studio del brigantaggio non è solo una ricostruzione del passato, ma un esercizio critico per comprendere le radici profonde della storia italiana. Un banco di prova per la storiografia e per la maturità del discorso pubblico nel misurarsi con i conflitti della modernità e le narrazioni che ne derivano.

Contro l’illusione dell’ordine perfetto: una critica del conservatorismo

[…] Solo nei casi apparentemente più semplici siamo in grado di dimostrare come le azioni libere dei singoli individui possano generare un ideale di ordine che non rispetti le loro intenzioni; un esempio di questo genere consisterebbe, secondo Hayek, nel modo in cui si formano i sentieri in una zona disabitata e accidentata. I movimenti umani in quella zona tendono a conformarsi a un modello ben definito che, pur essendo il risultato di decisioni deliberatamente prese da molte persone, non è stato consapevolmente progettato da nessuno.

Tornando alle domande iniziali, appare evidente che, per il sottoscritto, definirsi conservatore non significa nulla in sé, non rilevando nulla di particolarmente significativo del presente che meriti di essere conservato, almeno così com’è, in maniera statica. In secondo luogo, non credendo che la realtà possa essere divisa in maniera manicheistica in bene e in male, sono altresì consapevole del fatto che bene e male sono intrinsecamente intrecciati e che ogni tentativo di epurare definitivamente il male dalla storia fallisce miseramente, importando sempre nuovi mali contro cui vale la pena combattere; la civitas Dei e la civitas hominum sono le due disposizioni che albergano nel cuore di ciascuno e pretendere di instaurare un ordine politico, economico e culturale che abbia definitivamente sconfitto il male è solo l’ultima delle tentazioni del serpente: eritis sicut Deus scientes bonum et malum. Infine, a mo’ di corollario, ritengo che non si disponga di alcun apparato che ci consenta di conoscere il verso della storia e penso seriamente che tale verso non esista nella storia, ma che riposi nelle scelte di ciascuna persona; in caso contrario, la presunta necessità storica finirebbe per negare la concreta libertà umana che ritengo sia l’unica ragione per la quale valga la pena vivere.

Dunque, concordo con Breschi quando afferma che il conservatore che ragionasse così sarebbe meramente speculare al progressista: «Sarebbe uno che afferma che ieri è sempre meglio di oggi». In tal senso, non sono un conservatore poiché non ritengo che si possa mai dire “hic manebimus optime. Innanzitutto, non esiste un qui, dal momento che il tempo è dinamico e, nell’istante stesso in cui pronuncio l’avverbio, dovrei già aggiornare la posizione; ma non esiste neppure uno stare, perché la nostra condizione nel mondo avviene nel tempo e, con il tempo, condivide la dimensione dinamica; infine, non esiste un ottimo, dal momento che la realtà è sempre un “bona mixta malis”.

Per leggere l’articolo completo

https://lisandermag.substack.com/p/perche-non-sono-un-conservatore-ragioni?sfnsn=scwspwa

Padel, Rubio e Ruiz conquistano il Fip Silver Palermo

Roma, 29 giu. (askanews) – Si è chiusa con numeri da record la FIP Silver Mediolanum Padel Cup al Country Time Club di Mondello. Oltre tremila spettatori – si legge in una nota – hanno seguito il torneo che ha visto in campo 140 giocatori suddivisi in 70 coppie, tra cui più di venti atleti della top 100 mondiale e numerosi giovani talenti italiani tra cui le stelle internazionali Alex “Captain America” Ruiz e l’ex numero uno del mondo Maxi Sanchez, grandi favoriti della vigilia.

Nella finale maschile ad avere la meglio sono stati però Javi Ruiz e Gonzalo Rubio, che si sono imposti con un netto 6-2 6-3, sorprendendo gli avversari. A fine gara Maxi Sanchez ha riconosciuto la superiorità degli avversari: “Hanno giocato una partita fantastica e meritato di vincere”, mentre Ruiz ha ringraziato il pubblico per l’accoglienza ricevuta a Palermo. Tra le donne, protagonista assoluta Giulia Dal Pozzo, 20 anni, che insieme alla spagnola Anna Ortiz ha conquistato il titolo femminile. La coppia, già vincitrice di tre tornei nel circuito CUPRA FIP Tour su quattro disputati in coppia, ha dominato la finale contro le fortissime spagnole Sofia Saiz Vallejo e Marina Lobo con il punteggio di 6-3 6-1 in poco più di un’ora. Dal Pozzo, 20 anni, ha commentato con emozione il successo: “Ringrazio questo pubblico meraviglioso che ci ha sostenuto, abbiamo sentito il calore in campo”.

La giocatrice, uno dei talenti più promettenti della New Wave italiana del padel al femminile, pensa già ai prossimi impegni: la prossima settimana sarà al FIP Silver di Treviso con la nuova compagna Xenia Clasca.

Show Achille Lauro per la prima data al Circo Massimo

Roma, 29 giu. (askanews) – Achille Lauro infiamma il Circo Massimo di Roma nella prima delle due date – sold out – del tour nella Capitale. L’artista – davanti a 14mila fan – ha aperto il concerto con il brano “Amor”, una dedica alla città di Roma, per poi proseguire sulle note di Bam Bam Twist, passando per i grandi successi, fino a Amore disperato, Rolls Royce e Incoscienti giovani. “Buonasera Roma, sei pronta alla tua notte? Finalmente a casa!”, ha detto aprendo lo show.

Al Circo Massimo la protagonita resta la musica: 29 brani in scaletta che condensano le diverse anime dell’artista in cinque momenti scanditi da altrettanti look sia classici che rock.

Sul palco con lui un’inedita formazione che vede la fusione della band (Daniele Nelli – chitarra, Marco Lanciotti – batteria, Gregorio Calculli – pianoforte,Nicola Iazzi – basso, Riccardo Castelli – chitarra,Mattia Tedesco – chitarra), di 40 musicisti tra fiati, archi, cori, percussioni e l’accompagnamento, in alcuni brani, della cantante lirica Valentina Gargano.

Seconda data il primo luglio, quando saranno in 18mila.

Formula1, Norris trionfa in Austria. Doppietta Mclaren, Leclerc terzo

Roma, 29 giu. (askanews) – Lando Norris è il re del Gran Premio d’Austria 2025. Il pilota britannico della McLaren ha conquistato una vittoria spettacolare e combattuta, portando a casa una doppietta per il team di Woking con Oscar Piastri che si è assicurato il secondo posto. Il podio è stato completato da Charles Leclerc su Ferrari, in una gara ricca di colpi di scena fin dal primo giro. L’atmosfera era elettrica al Red Bull Ring, ma la tensione è esplosa subito dopo lo spegnimento dei semafori. Una partenza fulminante di Norris e Piastri ha visto l’australiano scavalcare Leclerc per la seconda posizione. Tuttavia, l’attenzione si è subito spostata al contatto tra Max Verstappen (Red Bull) e Kimi Antonelli (Mercedes) al primo giro. L’incidente, causato probabilmente da un bloccaggio dell’asse anteriore della Mercedes, ha messo fuori gioco entrambi i piloti, costringendo la Direzione Gara a schierare immediatamente la Safety Car. Verstappen, che non si ritirava per incidente da 86 Gran Premi (l’ultima volta a Monza nel 2021), ha visto la sua gara finire prematuramente. Alla ripartenza, con Norris al comando, la gara si è trasformata in una battaglia interna tra le due McLaren. Piastri ha messo sotto pressione il compagno di squadra, con un duello ruota a ruota al giro 11 che ha tenuto tutti col fiato sospeso. Norris è riuscito a mantenere la posizione, ma la sfida è rimasta aperta per gran parte della corsa. Nel frattempo, la Ferrari di Leclerc ha mantenuto la terza posizione, cercando di tenere il passo delle scatenate McLaren. Diversi pit-stop hanno rimescolato le carte a metà gara: Piastri è rientrato ai box al giro 25, seguito da Leclerc al giro 26 e Norris al giro 53, con quest’ultimo che ha ripreso la testa del GP dopo la sosta di Piastri. La gara non è stata esente da altri momenti di tensione. Al giro 31, un contatto tra Tsunoda e Colapinto ha portato a un’investigazione e una penalità di 10 secondi per il pilota giapponese. Anche Colapinto è stato investigato per una manovra pericolosa su Piastri al giro 55, ricevendo una penalità di 5 secondi. Da segnalare anche il ritiro di Albon al giro 16. Negli ultimi giri, Piastri ha cercato di ricucire il gap su Norris, arrivando a 1.8 secondi dal leader. Nonostante un piccolo danno all’ala anteriore della sua monoposto, Norris ha mantenuto un ritmo impeccabile, resistendo agli attacchi del compagno di squadra. Al giro 70, l’ultimo passaggio, Norris ha tagliato il traguardo in testa, conquistando una meritata vittoria e sigillando una giornata trionfale per la McLaren. Ottima la gara anche di Bortoleto, che ha conquistato punti diventando il più giovane brasiliano a farlo nella storia della Formula 1. Prossimo appuntamento il 6 luglio a Silverstone.

MotoGp, Bagnaia in agrodolce: "Il terzo posto è il massimo"

Roma, 29 giu. (askanews) – Pecco Bagnaia chiude terzo nel GP d’Olanda di MotoGP, un risultato che non lo soddisfa pienamente: “Un po’ agrodolce perché potevo fare di più e ho avuto difficoltà, il passo non era male e ho cercato di chiudere il distacco dai primi, ma non ci sono riuscito. Il terzo posto è il massimo che potevo fare. Bisogna prendere le cose positive di questo weekend e continuare così”, dice.

“Per me, che voglio sempre di più, accetto un terzo posto come quello di Aragon rispetto a quello di oggi. Perché eravamo più veloci e forti, e io non riesco a spingere come vorrei. Sono entrato in gara troppo tardi, mi devo prendere troppi rischi per avvicinarmi a quelli davanti e la situazione è complicata. La moto è complicata, ma dobbiamo lavorare per fare passi avanti”.

Sui motivi delle difficoltà: “La moto mi limita nella staccata in ingresso, poi durante la gara sono veloce ma mi mancano i primi giri di gara perché nei primi tre sono sempre competitivo, poi ho il drop e poi torno a essere forte. Il passo c’era, qua addirittura ho pensato di vincere anche se non riesco a dimostrarlo. Do tutto, in ogni situazione, ma non ne veniamo a capo”. Un passo indietro rispetto all’anno scorso: “La pista era uguale, le gomme pure, ma è la moto che non ci permette di fare quello che dobbiamo. Anche Marc era in difficoltà, ha vinto perché riesce a guidare meglio nonostante i problemi. La moto è nervosa e ne ha poco, stiamo cercando di analizzare per capire e tornare a fare il ritmo dello scorso anno”.

Matteo Bocelli annuncia il nuovo album Falling in Love

Milano, 29 giu. (askanews) – Matteo Bocelli annuncia a sorpresa il nuovo album, Falling in Love che sarà disponibile dal prossimo 12 settembre e in pre-order da oggi, 25 giugno per Decca Records / Verve Music / Republic Records (https://emirecordsitaly.lnk.to/fallinginlove).

Con questo secondo progetto discografico l’artista si conferma a tutti gli effetti come la nuova voce dell’adult pop globale.

E insieme all’annuncio della release, è uscito anche il primo singolo To Get To Love You, scritto insieme a Amy Wadge (cantautrice vincitrice di un Grammy Award con Ed Sheeran per Thinking Out Loud), una ballad struggente ispirata dalla melodia de La Leçon Particulière, iconico film di Michel Boisrond del 1968.

«Essere un Bocelli è sia un privilegio che una responsabilità» – ha detto Matteo Bocelli – «Non ho mai voluto fuggire dall’incredibile eredità di mio padre, ma vorrei che il mio pubblico ascoltasse la mia voce, le mie emozioni e la mia idea di amore», confermando la volontà di tracciare un proprio percorso artistico, autentico e personale.

Falling in Love è un album autobiografico, ricco al tempo stesso di romanticismo e vulnerabilità, con brani passionali come Amnesia d’amore (Petretta, Catitti e Bocelli) e ballate pop come If I Can’t Have You. Ogni traccia combina la potenza della tradizione classica con il racconto moderno, grazie al lavoro di scrittura fatto in prima linea da Matteo stesso, che ha co-scritto tutte le canzoni con autori di fama internazionale come Amy Wadge (Ed Sheeran), Toby Gad (Beyoncé, John Legend), Martin Terefe (Jason Mraz, James Morrison), Iain Archer (Snow Patrol, Jake Bugg) e Johan Carlsson (Ariana Grande, Maroon 5), o Petrella.

Dopo aver terminato il suo primo world tour tutto sold out nei teatri di tutto il mondo, e l’esibizione da protagonista al suo primo Teatro del Silenzio, attesa per il 24 luglio, Matteo presenterà il suo disco in un mini tour mondiale partendo da New York l’11 Settembre, Los Angeles il 16 Settembre, per poi seguire ad Ottobre in Lituania, Estonia, Finlandia, Polonia, Svezia, Danimarca, Germania, Olanda, Belgio, Inghilterra, Irlanda e Portogallo.

Questa la tracklist completa di “Falling in love”:

1. To Get to Love You 2. Falling in Love 3. Mi Historia Entre Tus Dedos 4. Love Like This 5. Loving You 6. Glimpse of Happiness 7. Naive 8. If I Can’t Have You 9. Amnesia d’amore 10. Angel in Disguise 11. Caruso

MotoGp, Marquez trionfa ad Assen ed eguaglia Agostini

Roma, 29 giu. (askanews) – Marc Marquez conquista il Gp di Assen al termine di una gara al cardiopalma. Lo spagnolo consolida ulteriormente la sua leadership nel mondiale. Una gara ricca di emozioni, sorpassi mozzafiato e un finale al fulmicotone che ha tenuto gli spettatori con il fiato sospeso fino all’ultimo metro. Per lo spagnolo 68ª vittoria nella top class, eguagliando il leggendario Giacomo Agostini. Un risultato che lo proietta sempre più nella storia del motociclismo. Secondo un fantastico Bezzecchi che prova fino alla fine, ma invano, di attaccare il leader del mondiale. Il podio è completato da un combattivo Pecco Bagnaia al terzo posto, che ha saputo stringere i denti e portare a casa punti importanti per il campionato. Negli ultimi giri tensione palpabile. Bezzecchi è incollato agli scarichi di Marquez, l’ultimo giro è spettacolo puro, con il pilota italiano che tenta il tutto per tutto per superare il campione spagnolo. Nonostante gli sforzi e una gara da incorniciare, Bezzecchi si deve accontentare di una meritatissima seconda posizione. In classifica mondiale Marc Marquez guida con 307 punti davanti al fratello Alex (239), Bagnaia (181) e Morbidelli (139).

Enav: l’avaria dei radar dovuta a connettività gestita da Tim. Sempre garantita sicurezza traffico aereo

Milano, 29 giu. (askanews) – L’avaria di ieri sera al sistema di trasmissione dati radar presso il Centro di Controllo d’Area (Acc) di Milano, responsabile della gestione del traffico aereo sul nord ovest d’Italia “ha riguardato la connettività che consente l’afflusso dei dati radar alla sala operativa e che è garantita da un fornitore esterno di telecomunicazioni, ovvero Tim”. La precisazione arriva dall’Enav (Ente nazionale per l’assistenza al volo) che sottolinea: “L’avaria ha interessato sia il collegamento principale sia quello di riserva della rete operativa Enet, che collega in modo ridondato tutti i siti Enav. Le altre componenti della rete – comprese quelle relative a voce, dati di volo, informazioni meteo e Notam – hanno continuato a funzionare regolarmente, così come i sistemi di elaborazione e presentazione dell’Acc”.

Il guasto avvenuto ieri sera al sistema di trasmissione dati radar presso il Centro di Controllo d’Area (Acc) di Milano, responsabile della gestione del traffico aereo sul nord ovest d’Italia “pur avendo avuto origine da cause esterne, è stato gestito con efficacia e tempestività, limitando al minimo l’impatto operativo e garantendo la sicurezza del traffico aereo in ogni fase”. Lo sottolinea l’Enav che in una nota precisa di aver “attivato immediatamente il proprio sistema di emergenza basato su connettività satellitare, gestito da un provider alternativo. Questo sistema, pur offrendo prestazioni ridotte, è stato fondamentale per garantire la gestione sicura dei voli già presenti nello spazio aereo italiano al momento dell’evento”.

“Parlare di vulnerabilità del sistema di controllo è da irresponsabili o, nella migliore delle ipotesi, da chi ignora la materia cercando la sola strumentalizzazione”. Così l’Amministratore Delegato dell’Enav, Pasqualino Monti, fa il punto sull’avaria al sistema di trasmissione dati radar presso il Centro di Controllo d’Area (Acc) di Milano che ieri sera ha portato a un blocco temporaneo
del traffico aereo sul nord ovest d’Italia. “Siamo un’azienda che offre un servizio strategico e delicato e per questa ragione utilizziamo le migliori tecnologie e i migliori professionisti di cui si possa disporre – sottolinea Monti -. Ciò ci rende indiscutibilmente il miglior Service Provider Europeo”.

Caldo verso nuovi record: fino a 40 gradi a Roma, Milano, Napoli e Firenze

Milano, 29 giu. (askanews) – L’Anticiclone Pluto non molla la presa sull’Italia; anzi, nei prossimi giorni è prevista un’ulteriore pulsazione che farà aumentare le temperature fino a 38-40°C in molte delle nostre città almeno per tutta la prima parte di Luglio.

Antonio Sanò, fondatore del sito iLMeteo.it, conferma la fase meteo climatica anomala in arrivo con valori termici di circa 7-8°C in più rispetto a quanto ci si aspetterebbe in questo periodo; altro che Estate mediterranea, sembrerà di essere ai Tropici.

Le previsioni meteorologiche indicano che anche la prossima settimana sarà caratterizzata da un caldo eccezionale in Italia, associato all’anticiclone africano Pluto, guardiano del quarto cerchio infernale della Divina Commedia. Questa vastissima area di alta pressione abbraccerà tutta l’Europa, dalla Penisola Iberica, alle Isole Britanniche fino al cuore del continente. Il nostro Paese si troverà proprio nel mezzo di questo campo anticiclonico e, oltre al tanto sole, dovremo fare i conti con temperature da record, anche peggio della famigerata estate del 2003.

A Milano per esempio il termometro potrebbe superare i 37-38°C per 5 giorni di seguito, un evento senza precedenti nella storia climatica della città! Stesso discorso anche per Firenze, Roma e Napoli; inoltre sulle basse pianure del Nord e nelle zone interne del Centro si potrebbero toccare punte di 39-40°C durante le ore più calde.

Il caldo non darà tregua nemmeno dopo il tramonto: aspettiamoci infatti le cosiddette “notti tropicali”. In ambito climatologico ed epidemiologico (effetti delle temperature sulla salute), questo termine ha un significato ben preciso: è un indicatore climatico che identifica le notti con temperatura minima maggiore di 20°C. È un valore internazionale definito dall’Organizzazione meteorologica mondiale (WMO), serve per monitorare i cambiamenti climatici in atto. Ebbene per tutta la prossima settimana i valori termici faticheranno a scendere sotto i 25/28°C specie nelle grandi città dove il mix tra temperature e umidità renderà il disagio fisico maggiore. In alcune zone si registreranno temperature minime percepite intorno ai 30°C persino durante la notte.

Da segnalare solamente il rischio di temporali (martedì 1 e venerdì 4 luglio) sulle zone alpine, in locale sconfinamento fin verso le pianure di Lombardia, Veneto e Friuli Venezia Giulia. Con tutto il calore accumulato il rischio sarà, ancora una volta, quello degli eventi meteo estremi come nubifragi e grandinate di grosse dimensioni.

“Faremo sicuramente la nostra parte nel momento in cui avremo una prospettiva più definita”. Lo ha detto il ministro per gli Affari europei e il Pnrr, Tommaso Foti, parlando in un’intervista a La Stampa di quello che sarà il sostegno del governo ai settori più colpiti da un eventuale accordo sui dazi con gli Usa. “Trovare un’intesa tra Washington e Bruxelles entro il 9 luglio è fondamentale”, afferma Foti, perché “da troppo tempo navighiamo nell’incertezza e nessuno, né l’Ue né gli Usa, riesce a offrire un quadro chiaro ai propri operatori economici: questo danneggia il mercato di entrambi i Paesi”.

Il Senato Usa approva la legge di bilancio di Trump. Musk: suicidio politico per i Repubblicani

Roma, 29 giu. (askanews) – Con 51 voti a favore e 49 contrari il Senato degli Stati Uniti ha approvato la legge di bilancio voluta dal presidente Donald Trump: è quanto riporta la Nbc.

Il provvedimento prevede dei tagli alle spese federali ma anche delle generose esenzioni fiscali, motivo per cui la Commissione Bilancio del Congresso ha avvertito che sia il deficit che il debito sono destinati a crescere.

Per questo motivo il “Big beautiful bill” voluto da Trump ha incontrato l’ostilità non solo dei Democratici ma anche di non pochi esponenti e sostenitori Repubblicani che ne hanno di fatto ritardato l’adozione in Senato.

Il commento di Elon Musk, sul suo profilo di X, non si è fatto attendere: è il “suicidio politico” del partito Repubblicano, ha scritto. I sondaggi mostrano che questa legge è un suicidio politico per il Partito Repubblicano”, scrive Musk che allega le rilevazioni secondo cui la maggior parte dei cittadini statunitensi intervistati ritiene che il disegno di legge di Trump non farà che aumentare il deficit di bilancio.

Lo stesso Musk aveva fatto notare in precedenza che il deficit di bilancio degli Stati Uniti avrebbe raggiunto i 25mila miliardi di dollari, un debito insostenibile.

Il Papa: il mondo è lacerato, serve unità e la comunione di tutte le Chiese

Milano, 29 giu. (askanews) – “Oggi è la grande festa della Chiesa di Roma, generata dalla testimonianza degli Apostoli Pietro e Paolo e fecondata dal loro sangue e da quello di molti altri martiri. Anche ai nostri giorni, in tutto il mondo, vi sono cristiani che il Vangelo rende generosi e audaci persino a prezzo della vita. Esiste così un ecumenismo del sangue, una invisibile e profonda unità fra le Chiese cristiane, che pure non vivono ancora tra loro la comunione piena e visibile. Voglio pertanto confermare in questa festa solenne che il mio servizio episcopale è servizio all’unità e che la Chiesa di Roma è impegnata dal sangue dei Santi Pietro e Paolo a promuovere la comunione tra tutte le Chiese”. Lo ha detto Papa Leone XIV affacciato alla finestra dello studio nel Palazzo Apostolico Vaticano prima della recita del l’Angelus davanti a fedeli e pellegrini riuniti in Piazza San Pietro per la Solennità dei Santi Apostoli Pietro e Paolo.

“L’unità nella Chiesa e fra le Chiese, sorelle e fratelli, si nutre di perdono e di reciproca fiducia. A cominciare dalle nostre famiglie e dalle nostre comunità”, ha sottolineato ancora il Pontefice che poi ha aggiunto: “Gli Apostoli Pietro e Paolo, insieme con la Vergine Maria, intercedano per noi, affinché in questo mondo lacerato la Chiesa sia casa e scuola di comunione”.

Massiccio attacco russo: droni e missili sull’Ucraina. Mosca: le sanzioni non ci costringeranno a trattare

Roma, 29 giu. (askanews) – Massiccio attacco russo sull’Ucraina, colpito tutto il territorio con 477 droni, la maggior parte Shahed russo-iraniani, 60 missili, colpiti anche edifici residenziali. E’ il bilancio di un’altra notte di guerra che fa il presidente ucraino su X, sottolineando che “i servizi di emergenza stanno intervenendo ovunque sia necessario”. Zelensky informa anche della morte di un pilota ucraino: “Tragicamente, mentre respingeva l’attacco, il nostro pilota di F-16, Maksym Ustymenko, è morto. Oggi ha distrutto 7 obiettivi aerei. Le mie condoglianze alla sua famiglia e ai suoi commilitoni. L’aviazione ucraina sta eroicamente proteggendo i nostri cieli. Sono grato a tutti coloro che stanno difendendo l’Ucraina”. “Mosca – ricorda il presidente ucraino – non si fermerà finché avrà la capacità di lanciare attacchi massicci. Solo questa settimana, sono stati lanciati più di 114 missili, oltre 1.270 droni e quasi 1.100 bombe plananti. Putin ha deciso molto tempo fa che avrebbe continuato a fare la guerra, nonostante gli appelli mondiali alla pace. Questa guerra deve finire: è necessaria una pressione sull’aggressore, così come la protezione”. “L’Ucraina – ribadisce Zelensky – deve rafforzare la sua difesa aerea, lo strumento che meglio protegge le vite umane”, ovvero i sistemi antimissile americani, “che siamo pronti ad acquistare”. “Contiamo sulla leadership, sulla volontà politica e sul sostegno degli Stati Uniti, dell’Europa e di tutti i nostri partner. Ringrazio tutti coloro che ci stanno aiutando”. Dal canto suo Mosca avverte che la Russia non può essere costretta al tavolo delle trattative con la forza o altre pressioni ma “solo con la logica e l’argomentazione”: lo ha dichiarato il portavoce del Cremlino, Dmitry Peskov. Commentando il 18esimo pacchetto di sanzioni approvato dall’Unione Europea, Peskov ha inoltre criticato l’arma delle sanzioni, che a suo dire arrecano maggiori danni a chi le adotta che non al loro obbiettivo.

“Quanto più grave è un pacchetto di sanzioni, cosa che consideriamo illegale, tanto più gravi sono le conseguenze per loro… Dopotutto, si tratta di un’arma a doppio taglio”, ha concluso. “Occidente non può sconfiggere strategicamente la Russia “Scontro senza precedenti” Stessa linea il ministro degli Esteri russo, Sergey Lavrov, secondo il quale l’Occidente sta iniziando a capire di non essere in grado di infliggere una sconfitta strategica alla Russia: “Abbiamo legami molto stretti in tutti i settori, e sono di particolare importanza, soprattutto nell’attuale situazione internazionale molto difficile e radicalmente mutata, in cui assistiamo a uno scontro senza precedenti tra il nostro Paese e l’Occidente collettivo, che ha deciso ancora una volta di muoverci guerra e infliggere una sconfitta strategica alla Russia, usando il regime nazista di Kiev come ariete. L’Occidente non è mai stato in grado di farlo, e neanche questa volta non funzionerà. Probabilmente stanno iniziando a capirlo”, ha concluso.

"Felini" è il nuovo brano di Venerus con Marco Castello

Milano, 29 giu. (askanews) – “Felini” è il nuovo brano di Venerus con Marco Castello, disponibile da venerdì 4 luglio su tutte le piattaforme digitali per Asian Fake / Emi Records.

A distanza di quasi due anni dalla pubblicazione del suo ultimo album “Il Segreto” e dopo l’uscita del singolo “Ti Penso”, Venerus, tra le voci più visionarie della scena italiana, torna con un brano che profuma d’estate e salsedine, accompagnato dal cantautore e polistrumentista Marco Castello.

In “Felini” lo sciabordio delle onde del mare entra nella traccia insieme alle voci degli artisti e agli accordi della chitarra, registrati in presa diretta su una spiaggia di Ortigia. “Felini” è un piccolo incantesimo: la fotografia sonora di un’estate mediterranea, intima e vibrante, che celebra la semplicità e l’autenticità del gesto musicale condiviso, un brano che racconta la poesia di un momento.

“Felini è una canzone che è nata a un passo dal mare, e lì ha voluto restarci. Conosco Marco da qualche anno, attraverso la sua musica, e poi siamo diventati molto amici. Tutto è nato dal riconoscersi, e dal volersi bene. Siamo tornati in Sicilia e Sili ha registrato me e Marco che suonavamo la canzone in riva al mare, in una spiaggia vicino Ortigia. Pietro, seduto dietro di noi, sussurrava col flauto sulle nostre note. Niente di più, niente di meno. La magia di una storia, e dei pochi suoni che le rendevano giustizia.”

Venerus è atteso in diversi appuntamenti live questa estate, a seguire il calendario in aggiornamento: 17 luglio – longlake festival – Lugano 24 luglio – riverock festival – Assisi (pg) 25 luglio – polifonic festival – Fasano (br) 03 agosto – sottosopra festival – Castelfranco veneto 21 agosto – factory area festival – Catanzaro 22 agosto – transumare festival – Pineto (te)

Il linguaggio come opera totale, Barbara Kruger al Guggenheim Bilbao

Bilbao, 29 giu. (askanews) – Una possibile risposta alla domanda su che cos’è e cosa rappresenta l’arte contemporanea: la mostra “Another day. Another night” che il Museo Guggenheim di Bilbao dedica a Barbara Kruger è anche questo, un’immersione, letterale, in uno spazio di senso che restituisce la dimensione fisica, intellettuale e politica di una pratica artistica cruciale che si sgancia dall’idea tradizionale di “opera”, per farsi, nei fatti, mondo. Per “essere” come strumento che scava nel senso profondo dell’inafferrabile presente.

“Ritengo che questa mostra – ha detto ad askanews la curatrice dell’esposizione, Lekha Hileman Waitoller – sia un intervento artistico totale, perché l’arte è ovunque, ma non necessariamente appesa alle pareti. Ci sono opere alle pareti, chi sono lavori enormi a pavimento, ci sono schermi giganti e schermi liberi. Ci sono opere sonore in tutto lo spazio espositivo. La cacofonia che si genera tra le cose da guardare, da attraversare, da ascoltare o che ci circondano è parte della sua strategia per portarci a pensare a questi messaggi che ci provengono da tutte le parti, e al modo in cui hanno effetti su di noi e danno forma a come comprendiamo il mondo”.

Nata nel 1945, Barbara Kruger da decenni utilizza lo stile della comunicazione di massa per creare lavori che lanciano messaggi – visivi, sonori o su scala monumentale – che indagano le strutture di potere e di controllo, le dinamiche persuasive e le limitazioni continue di libertà e diritti che caratterizzano la nostra vita in un’Occidente travolto dal consumismo e dal conformismo. L’arma di Kruger è il linguaggio, il suo strumento è l’appropriazione degli stilemi della pubblicità e il metodo è ribaltarne il senso, strappando il velo dell’ipocrisia, sia commerciale sia politica. I suoi motti, per esempio “I Shop therefore I Am”, o “Your Body Is a Battleground”, fotografano la realtà, e a Bilbao possono anche dialogare a distanza con i truismi di Jenny Holzer, che nel museo è da sempre molto presente.

“Penso che la vera qualità del lavoro di Barbara Kruger – ha aggiunto Lekha Hileman – sia che identifica questi problemi con l’umanità, e che si tratta di problemi ricorrenti nel corso della storia, che non spariranno. Lei riesce a descriverli con frasi molto chiare e concise”.

In un certo senso c’è una chiarezza totale, ma, al contempo, tutto resta ambiguo, inafferrabile, distante come il vero potere e i veri persuasori. E le voci che sussurrano ovunque messaggi rassicuranti generano quasi più ansia delle denunce esplicite.

Tutta la mostra al Guggenheim è una grande unica installazione, che coinvolge gli spazi espositivi del museo, che, se possibile, oggi si svelano ancora di più nella loro potenza, ma anche i pavimenti e utilizza il linguaggio, compresa la lingua basca, così importante per l’identità della regione, come un grimaldello per ogni certezza. Sfruttando anche brillantemente quegli strumenti digitali che sono una delle grandi infrastrutture del pensiero dominante – e spesso unico – del nostro mondo di oggi. Che qui finalmente possiamo guardare con occhi differenti. (Leonardo Merlini)

Da Domani all’ospedale Sant’Andrea di Roma la mosta ‘CURARTE’

Roma, 29 giu. (askanews) – L’arte come strumento di cura, benessere e rinascita personale. Questo il messaggio di ‘CURARTE’, la mostra d’arte che sarà inaugurata domani all’interno del reparto di Medicina Nucleare, realizzata dall’Azienda ospedaliero-universitaria Sant’Andrea, azienda pubblica di alta specializzazione della Regione Lazio e policlinico integrato con Sapienza Università di Roma.

Nove artisti di arte contemporanea (A-Wibaa, Paola Ermini, Isolina Mariotti, Barbara Todini, Paolo Signore, Maria Cristina Menichelli, Paola Contessa, Silvia Valeri, Vittoria Ferrarelli) che con l’esposizione delle loro 14 opereoffrono l’occasione per sottolineare l’importanza di ogni forma di arte (disegno, pittura, musica, danza, scrittura, teatro, ecc.) nel cammino verso il benessere psicofisico,ribadendo che il vero valore non sta nell’esteticità di un’opera ma piuttosto nella forza della forma creativa capace di esplorare l’intimo di chi la realizza.

Un’iniziativa che fa da prologo ad un progetto sul quale la Direzione Aziendale sta lavorando per rendere permanente l’esposizione di opere di Arte Contemporanea anche in altri reparti dell’ospedale Sant’Andrea per rendere gli spazi più accoglienti, in un’atmosfera più confortevole capace di tutelare la dignità della persona anche nei suoi momenti di fragilità. Perché l’arte in corsia non è solo un gesto estetico, ma un vero e proprio atto di cura che rafforza il legame tra ospedale e territorio.

“Prendersi cura della persona non significa solo guarirne il corpo, ma anche accompagnarla nel suo vissuto, offrendo strumenti per affrontare la malattia con maggiore forza e serenità. Vedere oltre la malattia, ascoltare il bisogno silenzioso che accompagna ogni cura: il bisogno di sentirsi accolti, riconosciuti, sostenuti. È in questo spazio intimo, dove scienza e umanità si incontrano, che ha preso forma la mostra che ospitiamo presso il nostro reparto di Medicina Nucleare”, spiega Francesca Milito, direttore generale Azienda ospedaliero-universitaria Sant’Andrea.

“L’arte è uno strumento privilegiato, capace di dare forma a nuove percezioni, stimolando la mente ad ampliare i propri orizzonti, a rielaborare l’esperienza del dolore e a riscoprire la bellezza anche nei momenti di maggiore fragilità. Un incontro con la creatività e la bellezza che arricchisce i pazienti, tanto quanto diviene un’occasione di crescita e di sensibilizzazione per gli operatori della salute. Un’esperienza che apre spazi inediti di comunicazione, alimenta la dimensione empatica e umanizza il contesto clinico” sottolinea il Prof. Erino Angelo Rendina, Preside Facoltà di Medicina e Psicologia Sapienza Università di Roma.

“In Europa e ultimamente anche in Italia diverse sono le iniziative volte ad arricchire l’esperienza ospedaliera attraverso forme artistiche. Un esempio di questa tendenza è il rinnovo del reparto di Medicina Nucleare dove è stato trasformato il corridoio di ingresso in uno spazio espositivo per opere pittoriche di alta qualità artistica. In questo modo, pazienti, familiari e operatori del servizio sanitario possono vivere un’esperienza arricchita da forme, colori ed emozioni. Inoltre, gli artisti hanno l’opportunità di esporre i propri lavori in un contesto originale e significativo”, aggiunge il Prof. Alberto Signore, Direttore UOC Medicina Nucleare Azienda ospedaliero-universitaria Sant’Andrea.

Il catalogo è scaricabile sul sito dell’Ospedale.

Ministero della pace, ovvero Ministero del nulla

Un’etica intermittente: il caso italiano

Gli italiani sono un popolo strano, e lo diceva Ennio Flaiano lodando le capacità di saltare sui carri vincenti. Allo stesso tempo, sono disillusi e disincantati. Da tempo non frequentano le urne e non sembra vogliano cambiare il trend. Disaffezionati alla politica partecipata dal basso – quando in parte è preconfezionata dai partiti – virano decisi verso il disinteresse per quello che succede veramente nel Paese, fino a quando non trovano un argomento etico sul quale riversare il poco entusiasmo rimasto: la pace.

Tra Machiavelli e Moneta: pacifismo d’occasione

Il Paese non è proprio fatto di pacificisti e di pacificatori, a partire da Cesare con il notissimo detto cesariano riproposto dal capo del Governo – si vis pacem, para bellum – al Machiavelli con la sua “ragione di Stato”, ai governi totalitari subiti dai più, fino ai giorni nostri con l’aumento delle spese militari per la difesa interna ed esterna. In effetti, non annoveriamo un premio Nobel per la pace dal 1907, quando fu attribuito al giornalista Ernesto Teodoro Moneta, insieme a Louis Renault.

Moneta ricevette il premio per il suo impegno a favore della pace, della giustizia internazionale e dell’arbitrato; uno sherpa della pace, di destra, liberale e massone, che resta uno sconosciuto nell’opinione pubblica e pure nei consessi storici. Lo dico per carità di patria: nel 1907 c’era il Regno; nell’Italia repubblicana, di Nobel per la pace niente. L’unica candidatura: quella dell’artista Michelangelo Pistoletto (Biella 1933 – vivente).

Ministeri e illusioni istituzionali

Ma tant’è: siamo un popolo anche di sognatori, e così, ritenendoci pacificatori e pure pacifisti, ci facciamo prendere dalla “fola” del Ministero della pace. Il che non depone a nostro favore. Primo, perché questo è il Paese con la più alta burocrazia strutturata di tutta Europa, al pari dell’Unione Europea, e per questa ragione abbiamo da dieci anni programmi di snellimento della burocrazia. Pensare di risolvere le questioni reali – insieme a quelle ideologiche – creando una struttura burocratica interna al Governo dedicata alla pace è un ossimoro politico-istituzionale o, se si vuole, una “cantonata” istituzionale. Di Ministeri per “il nulla” ne abbiamo memoria nel periodo dittatoriale, per esempio.

Secondo aspetto: il Ministero è una struttura organizzativa interna con cui il Governo decide di operare secondo il mandato ricevuto; possono crescere o diminuire in funzione delle esigenze del singolo Governo. Chiederlo adesso significa solo accettare che questo Governo duri per lo meno per il tempo necessario alla sua istituzione (qualche settimana) e alla sua entrata in funzione (qualche mese). Se poi il Governo cade o finisce la sua corsa naturalmente, non comporta necessariamente che il Governo subentrante recepisca la stessa struttura organizzativa. A meno che – a pensare male si fa peccato ma talvolta ci si azzecca – non si voglia condizionare surrettiziamente il Governo futuro, alla faccia della libertà politica e istituzionale.

Tra pia illusione e marketing politico

E quand’anche non si voglia malignamente pensare al perfido gioco politico-istituzionale, c’è il terzo motivo, altrettanto spergiudicato: quello di voler portare il popolo “al Governo”. Lo strumento dell’iniziativa popolare è quello di sollecitare le Istituzioni – quindi anche il Governo – a prendere una decisione politica nell’interesse dei molti che l’hanno proposta, ritenendo democraticamente che sia nell’interesse di tutti.

La sollecitazione popolare la si può provocare con i mezzi tecnologici per la maggiore – i social media – o con quelli più tradizionali, ma poco usati oggigiorno, della legge di iniziativa popolare. In entrambi i casi si presuppone che l’alto numero di sottoscrittori/partecipanti contribuisca a definire l’importanza della cosa. La storia patria, però, è piena di iniziative pure importanti naufragate miseramente nel disinteresse di molti. Questo dovrebbe essere già di lezione nei nostri tempi.

Ma poiché di ideali e spinte protagonistiche ciascuno di noi italiani non è mai sazio, tutti parlano di azioni concrete per la pace – internazionale (di quella interna facciamo ammenda) – e, dovendosi attribuire un’autorevolezza che non si ha, ci si precipita ad occupare uno spazio che forse nessuno di quelli che contano davvero guarderà con un minimo di condiscendenza.

E qui, con la dovuta malignità che la storia ci ha insegnato nel tempo riguardo al nostro Paese, dovremmo ricorrere alla favola tedesca del Pifferaio di Hamelin, dei topi-bambini rapiti dal suono del piffero, per comprendere che non a tutte le “fole” dobbiamo correre dietro, anche quando esse ci sembrano giuste – direi quasi sacrosante – piene di buone intenzioni (chi negherebbe mai che la pace debba essere perseguita?).

Ma come si sa: le strade per l’inferno sono lastricate di buone intenzioni.

Serve davvero un Ministero per sentirci migliori?

Ed infine, quand’anche noi italiani – per sentirci pacificatori e pacifisti in pace con la nostra coscienza collettiva, che ci vuole popolo buono di animo gentile (è una vulgata, ma ci fa piacere pensarlo come dato di fatto) – abbiamo davvero bisogno di un “Ministero della pace” per trovare uno spazio degno di rappresentanza e di peso politico, tanto la nostra voce appaia insignificante ai più?

L’autonomia dei Popolari, unica via per contare ancora

Autonomia politica e culturale, non nostalgia

Lo so che è spiacevole dirlo con franchezza. Ma, purtroppo, è la verità. Almeno la verità politica e culturale. Perché quando parliamo dei Popolari, della loro storia, della loro cultura, del loro pensiero e, soprattutto, della loro concreta modalità organizzativa per essere presenti nella società italiana, siamo costretti a dire una cosa molto semplice ma, appunto, oggettiva.

Ovvero, l’esperienza storica dei Popolari e del popolarismo di ispirazione cristiana ha un senso e può dispiegare una sua vera influenza politica e programmatica nella misura in cui è forte della sua autonomia. Autonomia politica, culturale ed organizzativa.

Certo, non esiste un metodo fisso ed indiscutibile nel declinare una presenza politica di quest’area culturale. Occorre, come ovvio, tenere conto dell’evoluzione e del cambiamento della società e delle sue concrete dinamiche politiche. La nascita, per fare un solo esempio, dei partiti plurali – o meglio, dei cartelli elettorali plurali – ha, di fatto, cancellato la specificità dei partiti identitari che avevano caratterizzato la politica italiana per svariati decenni.

Ma, anche su questo versante, non possiamo dimenticare o aggirare il vero tema in questione. Ossia, i partiti plurali che sono decollati negli anni hanno rafforzato oppure, al contrario, hanno sostanzialmente annichilito la cultura e il pensiero dei Popolari?

Sinistra e destra: adattamenti senza eredità

Questa era, ed è, la vera domanda a cui prima o poi occorre dare una risposta. Una risposta corale, però. E cioè, non la devono fornire solo coloro che sono approdati a sinistra nel Pd – oggi, sotto la guida Schlein, radicalmente estranea ed esterna a quella sensibilità culturale e a quel progetto politico – ma anche tutti coloro che hanno individuato nel centrodestra un luogo che poteva garantire maggior agibilità politica per il popolarismo di ispirazione cristiana.

Non credo che, né nell’un caso né nell’altro, si possa arrivare alla tranquilla conclusione che ci siano stati dei risultati politici e programmatici significativi e ragguardevoli. Perché in entrambi i casi il tutto si è risolto, purtroppo, in una banale sistemazione ad personam o di piccoli gruppi che sopravvivono in virtù della gentile concessione di una manciata di seggi parlamentari da parte dell’azionista di turno della coalizione. Sarebbe questo, di grazia, l’obiettivo per cui ci si può ritenere soddisfatti per il futuro e la prospettiva della cultura e del pensiero del popolarismo di ispirazione cristiana?

Sistema elettorale e destino popolare

Certo, tutti noi sappiamo che lo strumento elettorale non è una variabile indipendente al riguardo. Quante volte abbiamo ascoltato, durante l’esperienza della DC e anche molti anni dopo il tramonto di quel partito, la riflessione di leader e statisti di quella stagione sostenere che “siamo nati con la proporzionale e saremmo destinati a soccombere senza un sistema proporzionale”. Profezia che, del resto, si è puntualmente avverata.

Ora, però, almeno su un punto non possiamo non essere d’accordo, al di là delle varie opzioni politiche dei Popolari e del conseguente pluralismo politico che li caratterizza nell’attuale stagione pubblica del nostro Paese. E cioè: solo una ritrovata e consapevole autonomia politica ed organizzativa del mondo e dell’area Popolare può ridare smalto, prestigio ed autorevolezza a questa storica tradizione.

Il rischio di ridursi a comparse

L’alternativa, purtroppo, già la conosciamo perché è quella che ci viene fornita quotidianamente. E cioè, sul versante della sinistra, la banale e grigia riedizione “dei cattolici indipendenti eletti nelle liste del Pci”. Cioè una fine ingloriosa e politicamente sterile, del tutto ininfluente ed irrilevante. Sul versante della destra, una moltiplicazione di sistemazioni ad personam altrettanto impotente e debole nella capacità di condizionare la costruzione del progetto politico di quell’area.

Sui “partiti personali” che si autodefiniscono di centro è inutile soffermarsi, perché da quelle parti il tutto coincide con il vitalismo e l’umore quotidiano del capo partito.

Coraggio e coerenza, per essere avanguardia

Ecco perché, al di là di molte analisi sofisticate e dotte, forse è sufficiente recuperare un pensiero di Guido Bodrato, pronunciato in un suo qualificato intervento nel 2019 a Torino, ricordando i 100 anni della nascita di Carlo Donat-Cattin. Diceva Bodrato in quella occasione, ricordando proprio il magistero pubblico dello statista piemontese, che “la politica è innanzitutto coraggio. Non è mai retroguardia ma sempre avanguardia”. E, soprattutto, “capacità di far prevalere la coerenza delle proprie convinzioni al semplice calcolo degli interessi”.

Un monito che valeva ieri, vale oggi e, piaccia o non piaccia, varrà anche domani.

Un’intesa fragile tra Congo e Ruanda

Un “turning point” celebrato a Washington

Un “turning point”. Un punto di svolta nelle relazioni fra i due paesi, così è stato presentato dai firmatari l’accordo siglato a Washington, sotto un grande ritratto del generale Colin Powell, grazie alla mediazione qatariota e con la regia di Marco Rubio, segretario di stato USA.

In questo mondo in guerra abbiamo tutti talmente bisogno di buone notizie che oggi questa, anche se riguarda un continente sempre tenuto ai margini dai media occidentali, viene enfatizzata (per la verità in alcuni paesi, come Gran Bretagna e Francia, più che in altri, quali il nostro) forse oltre il dovuto, se si va un po’ più a fondo, scavando nella notizia.

Smentite incrociate e realtà minerarie

In ogni caso l’accordo dovrebbe porre termine ai combattimenti in atto da anni nell’area di confine fra i due paesi centrafricani: ognuno dei due si impegna a rispettarli, da ora in avanti. Messa così, pare tutto molto semplice. La realtà è invece un po’ più complessa.

Repubblica Democratica del Congo e Ruanda non sono stati mai, ufficialmente, in guerra. Il punto era il sostegno che il secondo avrebbe fornito ai guerriglieri congolesi del Gruppo M23, in conflitto con l’esercito regolare di Kinshasa e in controllo di una vasta area nell’oriente del grande paese. Ricca di minerali pregiati. Dettaglio della massima importanza, ovviamente.

Ora il Ruanda si impegna a non sostenere M23 (ma ribadisce di non averlo mai fatto) e il Congo per parte sua assicura di non aiutare (ma di non averlo mai fatto, guarda caso) le Fdlr (Forze Democratiche per la Liberazione del Ruanda), milizie locali che agiscono contro il governo di Kigali. M23 ha già dichiarato di non riconoscere l’accordo: ideato, elaborato e firmato – sostiene – senza la sua partecipazione. E quindi non è disponibile alla prevista smobilitazione.

Trump, Nobel e… business

Ma ciò non pare interessare a Donald Trump, che con la consueta modestia ha dichiarato che meriterebbe il Nobel anche solo per questo risultato pur sapendo che non glielo daranno (ingiustamente, ovvio) ma soprattutto (ed è qui la parte più succosa dal suo punto di vista, che è il solito, ovvero il business) che con questo accordo dalla Casa Bianca fortemente voluto e conseguentemente architettato gli USA si sono assicurati “una larga parte dei diritti minerari della RdC”: probabilmente la vera e unica ragione dell’impegno dell’Amministrazione in questa partita.

Insomma, l’accordo è un po’ fumoso ma potrebbe anche sospendere effettivamente gli attriti fra i due paesi. In attesa di vederne gli sviluppi, come dire, visto il contesto generale ci si può accontentare.

Solo una domanda può puntare oltre

“Una risposta è il tratto di strada che ti sei lasciato alle spalle. Solo una domanda può puntare oltre.”

In questa frase di “C’è nessuno?” di Jostein Gaarder si concentra un’intuizione essenziale: è la domanda, non la risposta, a custodire il movimento della vita e del pensiero. Un’idea tanto semplice quanto controcorrente, in un tempo che spesso premia l’efficienza delle risposte più che la profondità delle domande.

Nel piccolo, prezioso romanzo di Gaarder, del 2020, un dialogo tra un bambino e un misterioso visitatore da un altro mondo si trasforma in un viaggio filosofico, lieve e sorprendente. Mika, l’ospite extraterrestre, afferma:

“Nel posto da cui vengo ci inchiniamo sempre quando qualcuno fa una domanda acuta… E più profonda è la domanda, più profondo è l’inchino”.

È un gesto simbolico, ma eloquente: inchinarsi di fronte a una domanda significa riconoscerne la forza, il valore, la possibilità di aprire orizzonti. La domanda, se autentica, merita rispetto. È segno di vita interiore.

La cultura occidentale contemporanea è affollata di risposte, ma spesso disabitata di domande. Eppure, solo le domande generano ricerca, relazione, fede. Anche le Scritture iniziano con un interrogativo: “Dove sei?” (Gen 3,9). E il Risorto chiede: “Chi cercate?”, “Mi ami?”. La domanda, nella Bibbia, non è debolezza, ma atto generativo. Mette in cammino.

Persino la preghiera, quando non è automatismo, è forma di domanda: domanda di senso, di relazione, di luce. Non tutto va capito, non tutto va detto: ma tutto può essere domandato. La domanda non pretende, attende. Si apre.

In un’epoca che tende a semplificare, recuperare la dignità del chiedere è un gesto culturale e spirituale. Forse anche educativo. Perché solo chi sa porsi domande resta in cammino. E solo chi si inchina davanti a una domanda riconosce che la verità non si possiede: si cerca.

Anche la politica, oggi più che mai, avrebbe bisogno di questa postura silenziosa.

Troppe parole, troppe certezze, troppa fretta di concludere. Eppure governare non è solo rispondere: è saper reggere le domande che restano, quelle che vengono dal dolore, dalla storia, dal futuro che preme.

Un buon politico è colui che non ha fretta di chiudere, ma coraggio di ascoltare. Colui che non si protegge dietro risposte prefabbricate, ma si lascia ferire da ciò che non sa. Perché solo chi accoglie il dubbio può custodire la speranza.

Ciò che manca, spesso, non è un piano o una soluzione, ma un gesto semplice e alto: inchinarsi davanti a una domanda. Non per debolezza, ma per rispetto. Non per rinunciare, ma per servire meglio. Chi avrà il coraggio di fare spazio a una domanda senza volerla subito risolvere?

Il caldo rovente non ferma la festa dei 54mila fan di Gabry Ponte

Milano, 28 giu. (askanews) – Vengono da tutta Italia e anche dall’estero per ballare a San Siro con Gabry Ponte, una serata evento unica perchè è il primo Dj della storia a calcare il leggendario palco dello stadio milanese. Con 54.102 biglietti venduti a un prezzo medio di circa 60 euro e 56.000 presenze previste, il Meazza si trasforma in una gigantesca dancefloor al ritmo delle hit che in 25 anni di carriera hanno fatto di Gabry uno dei Dj più amati. Una grande festa all’insegna del divertimento, in cui verranno celebrati tutti quei successi che hanno fatto scatenare intere generazioni: da Blue (Da Ba Dee) a Tutta L’Italia. “Ho cercato di lavorare allo spettacolo come per qualsiasi altro set che faccio, però è successo di tutto in questo anno da Sanremo, a San Marino a Eurovisione. Arrivo a San siro a 50 anni suonati, non ho avuto tempo di pensare, ma siamo riusciti a portare a casa un bel risultato – ha raccontato ai giornalisti Gabry Ponte poco prima di iniziare il live-. Quando abbiamo annunciato San Siro, arrivavamo da un tour nei palazzetti che era andato ben oltre le aspettative, ed è andato sold out in poco tempo. Non lo avevamo pianificato ma eravamo sicuri di avere i numeri”.

Su Milano un caldo torrido, con temperature che nel pomeriggio hanno toccato e superato i 40 gradi: “Questa è una sfida, ma cercherò comunque di far ballare tutti – aggiunto Gabry Ponte – E’ un concerto inusuale quello di un dj rispetto a quello di cantante, io costruisco un’onda, un flow che è graduale, ho tanti brani storici e tanti brani nuovi, non ho voluto rinunciare a nulla, ma comunque ho margine di manovra e di improvvisazione durante la serata”. Gabry ha tenuto a precisare che non ci saranno appelli politici o contro la guerra e ha spiegato il motivo: “Lascerò spazio alla musica che deve fare il suo lavoro cioè unire le persone, in tutte le epoche ci sono conflitti che dividono, ma voglio che stasera la gente si diverta e faccia una bella festa”. Il Dj Producer italiano promette di portare in scena uno show che unisce brani da cantare e tracce dal sound più duro e da ballare, con una produzione dal respiro internazionale, tipica dei grandi festival. Uno spettacolo curato in ogni dettaglio, dove ogni elemento – visual, effetti speciali, effetti pirotecnici e giochi di luci – sarà perfettamente sincronizzato con la musica. “Sono agitatissimo, anche se ho tanta esperienza, ma prima di salire in consolle sono sempre in ansia perché bisogna creare una sintonia con pubblico. Se dovesse accadermi di salire in consolle senza ansia penso che sarebbe l’ultima volta” ha concluso Gabry prima di far tremare i muri del Meazza.

Accordo G7 su global minimum tax (con esenzioni per Usa). Giorgetti: onorevole compromesso

Roma, 28 giu. (askanews) – “L’accordo formalizzato in sede G7 sulla global minimum tax è un compromesso onorevole trovato con l’amministrazione americana che protegge le nostre imprese dalle ritorsioni automatiche originariamente previste dalla clausola 899 dell’Obbba all’esame del Senato Usa. Dobbiamo continuare a lavorare in questa direzione e favorire il dialogo”. E’ quanto ha affermato il ministro dell’economia e delle Finanze Giancarlo Giorgetti, dopo l’accordo raggiunto al G7 sulla tassazione globale delle multinazionali che prevede esenzioni per gli Usa.

Fip Silver Palermo, baby Dal Pozzo elimina la numero uno Marchetti

Roma, 28 giu. (askanews) – Scontro tra “sorelle d’Italia” al Fip Silver Mediolanum Padel Cup di Palermo. La 20enne Giulia Dal Pozzo, astro nascente del padel tricolore e fresca di pre-raduno con la Nazionale, ha eliminato nei quarti di finale la coppia composta dalla numero uno italiana Giorgia Marchetti – vicecampionessa d’Europa e bronzo mondiale – e dalla spagnola Barbara Las Heras, prime del seeding.

In coppia con l’italo-sammarinese Anna Ortiz, Dal Pozzo – si legge in una nota – si è imposta al termine di una battaglia durata oltre due ore con il punteggio di 6-3 3-6 7-6, riscattando la sconfitta subita meno di un mese fa contro le stesse avversarie al FIP Silver di Perugia. “Stavolta abbiamo mantenuto la calma nei momenti cruciali e ci siamo dette che potevamo superarle di nuovo – ha dichiarato Dal Pozzo – Ci abbiamo creduto senza mollare e siamo felicissime”.

Domani, nella prima semifinale in programma dalle 9.30 al Country Time Club di Mondello, Dal Pozzo e Ortiz affronteranno altre due azzurre di spicco, Emily Stellato e Giulia Sussarello, già battute in finale nel FIP Silver di Norvegia una settimana fa. A confermare il livello della giovane azzurra è la stessa Stellato: “Hanno vinto perché ci hanno creduto di più in una partita molto combattuta e spettacolare. Giulia migliora senza sosta e non ho dubbi che presto sarà in Nazionale. È una delle grandi promesse per il futuro del padel italiano”.

Tennis, Sinner: "Panichi e Badio via? Nulla di eclatante"

Roma, 28 giu. (askanews) – “Non è successo nulla di eclatante. Sono cose che capitano nello sport. A volte bisogna prendere strade differenti come ho fatto io”. Così Jannik Sinner commenta la decisione di aver interrotto la collaborazione con il preparatore atletico Panichi e il fisioterapista Badio. “Non c’è una ragione specifica. Abbiamo fatto un grande lavoro assieme, la finale del Roland Garros è stato un traguardo eccezionale, raggiunto grazie a tutta la squadra. Ma ho deciso di fare qualcosa differente. Al momento non abbiamo pensato a sostituti, non è il periodo adatto. Capisco che il timing sia stato strano ma avendo lavorato molto prima non subirò ora le conseguenze di questa decisione. Quando è maturata? Dopo il torneo di Halle”. “Cosa cerco nelle persone che collaborano con me? Innanzitutto voglio che ci sia un rapporto di fiducia sia con me che con il resto del team. Mi ispiro molto anche al lavoro di cuoco di mio padre, in cucina bisogna andare d’accordo con le persone per lavorare assieme. Ma ora non ci voglio pensare, devo affrontare un torneo importante”. Si volta pagina: “Mi sento in una condizione mentale ottimale e sono pronto a giocare. Non penso al passato, quello che è successo è successo. Ad Halle non avevo avuto molto tempo per riposare, è andata come è andata ma il livello era alto, come lo sarà qui. Sono fiero di essere qui da numero uno e pronto per giocare a tennis”. Sulle difficoltà specifiche per l’erba: “Innanzitutto il movimento, è quello che mi condiziona di più. Poi anche lo stile di gioco e delle partite, sull’erba di sicuro c’è bisogno di un po’ più di improvvisazione”. Un periodo in cui si è apprezzata la collaborazione con Bocelli: “Nei mesi in cui non ho giocato ho pensato potessi fare un video con lui e ho avuto l’opportunità di conoscerlo. Far parte del video è stato qualcosa di speciale, lui è un artista straordinario e mi è piaciuto conoscere dinamiche diverse da quelle in cui sono di solito. Si tratta di una cosa molto bella che porterò ancora con me, sono onorato di aver fatto ciò” Collaborazioni anche con Gucci: “Io sono italiano, Gucci è un marchio italiano e sono felice che ci sia questa connessione. Ho un ottimo rapporto con la famiglia, sono orgoglioso anno dopo anno di far parte di questo brand. Mi piace fare domande, conoscere cose diverse rispetto al tennis, anche se magari non sono sempre un tipo alla moda”. Infine la scelta di giocare a New York il doppio misto con Emma Navarro: “Ci siamo conosciuti ieri per la prima volta, non ci eravamo mai parlati o scritti qualche messaggio prima d’ora. Il torneo vuole che giochiamo insieme, anche in base a certe combinazioni, dunque la scelta non è stata così casuale. Sono contento di giocare con lei e spero non si arrabbi visto che è molto più brava di me con le volèe. Sono davvero contento di fare questa cosa, credo possa portare molto intrattenimento tra i tifosi. Sarà eccitante, le coppie sono di alto livello e non saranno sempre le stesse. Spero che prima della partita avremo modo di parlare ancora tra di noi”.

MotoGp, Bagnaia: "Il mio stile di guida non adatto a questa moto"

Roma, 28 giu. (askanews) – Pecco Bagnaia ha commentato su Sky il 5° posto nella Sprint di Assen: “Ho avuto un grandissimo passo per tutto il weekend, ancora più del solito. Però per l’ennesima volta non riesco a essere incisivo e aggressivo nelle Sprint. Sto provando a cambiare il mio DNA, la mia guida fluida non sta più funzionando con questa moto. Entro in pista e do il 100% in ogni situazione, ci sto provando in tutti i modi”. “Per tutto il weekend, questa volta ancora più del solito, ho un grandissimo passo e riesco a essere molto veloce. Pochi piloti, se non nessuno in questo weekend, erano più veloci. Però anche in gara oggi, per l’ennesima volta nella Sprint, non riesco a essere incisivo e aggressivo. Devo frenare presto, non ho molto grip, mi superano tutti. Nonostante poi, durante la gara, sono più veloce dei piloti che ho davanti rimango lì a guardare sperando nell’errore di qualcuno per poter superare e andare avanti”. E’ strano vedere che, con la stessa moto, non riesca a fare i tempi che facevi: “Sicuramente è difficile dare una risposta perché di anno in anno possono cambiare un po’ le condizioni. Credo che se fossi riuscito a mettermi davanti il passo gara sarebbe stato un po’ più veloce, ma con i se e con i ma non si arriva da nessuna parte. Sono rimasto là dietro. Onestamente il mio feeling, al livello di quest’anno, è abbastanza buono. Riesco a trovarmi abbastanza bene. Però in generale nelle varie staccate, se compariamo l’anno scorso e quest’anno, ho una moto abbastanza più nervosa, anche nei cambi di direzione”

Formula, Lando Norris in pole in Austria, Leclerc secondo

Roma, 28 giu. (askanews) – Lando Norris conquista la pole position del Gran Premio di Austria. Splendido giro dell’inglese, che chiude in 1.03.971. Secondo, a sorpresa, Charles Leclerc. Il monegasco si è messo alle spalle l’altra McLaren di Oscar Piastri. Quarta posizione per Lewis Hamilton: prestazione migliore dell’anno in qualifica per la Ferrari. Prima seconda fila da pilota del Cavallino per il 7 volte iridato. Quinto George Russell, dietro di lui Liam Lawson. Settimo Max Verstappen, in difficoltà per tutta la qualifica. Scatterà dall’ottava casella invece Gabriel Bortoleto, sorpresa di giornata insieme a Lawson. Nono Kimi Antonelli, chiude la top ten Pierre Gasly. A partire dalla pole sarà dunque Norris, chiamato a riscattarsi anche in gara dopo il brutto errore commesso in Canada. Domani il Gran Premio scatterà alle 15.00.

Al Pride di Budapest anche Pd, M5s, +Europa e Calenda. Schlein: non si può vietare l’amore per legge

Roma, 28 giu. (askanews) – Al Pride che si tiene oggi a Budapest nonostante il divieto del governo del primo ministro Viktor Orban partecipano anche la segretaria del Pd Elly Schlein, il leader di Azione, Carlo Calenda, una delegazione del M5S e di +Europa. “Siamo qui al Pride Budapest per difendere la libertà e la democrazia. Siamo qui per esprimere piena solidarietà al popolo ungherese e alla comunità LGBTQIA+. Siamo qui per affermare che nella nostra Unione Europea, quando si colpiscono i diritti di qualcuno, si colpiscono i diritti di tutte e tutti noi. Siamo qui per dire che non si può vietare l’amore per legge. Non si può cancellare la nostra differenza per legge. Non si può cancellare l’identità di genere. Non si possono cancellare i nostri corpi perché esistono. E oggi li stringeremo così forte insieme, che gli odiatori non passeranno. No pasaran!”. Così su Facebook la segretaria del Pd Elly Schlein, postando anche alcune foto con in componenti della delegazione del Pd nella capitale ungherese. La delegazione del Pd con la segretaria Elly Schlein è arrivata a Budapest per il Pride e sta incontrando gli italiani che sono in piazza, i rappresentanti di Arcigay e tante altre associazioni. Nella delegazione, ci sono: Alessandro Zan, Annalisa Corrado, Cecilia Strada, Brando Benifei e tanti consiglieri comunali e regionali.

“Oggi sono a Budapest per ribadire che vietare un Pride in uno Stato membro dell’Ue è inaccettabile. La libertà di manifestare è un diritto fondamentale e l’Unione europea ha il dovere di agire contro il divieto imposto da Orban. La Commissione europea deve fare di più: le parole di circostanza non bastano di fronte a una deriva autoritaria che colpisce i diritti e le libertà di tutti. Se oggi si può vietare un Pride senza conseguenze, domani potrà accadere altrove. Magari in Italia, dove Giorgia Meloni sembra seguire passo passo il manuale Orban”. Così Alessandro Zan, europarlamentare e responsabile Diritti nella segreteria del Partito Democratico.

“Per un liberale la cosa più importante sono i diritti individuali, il diritto di scegliere chi amare e manifestare. Oggi questi diritti sono a rischio. E oggi siamo a Budapest per protestare sul fatto che l’Ungheria di Orban non è più uno stato europeo, compra energia da Putin, mette il veto sulle sanzioni contor la Russia, limita la libertà della magistratura. Questo non è accettabile”. Lo ha detto il leader di Azione Carlo Calenda, il quale si trova a Budapest per la manifestazione del Pride proibito dal premier ungherese, insieme al vicecapogruppo vicario alla Camera e segretario regionale Lombardia, Fabrizio Benzoni, la deputata Giulia Pastorella e la vicesegretaria del partito Francesca Scarpato.

“Per un liberare bisogna dire con grande chiarezza che o ci si riconosce nei valori europei o si va fuori dall’Europa perché noi abbiamo dato un sacco di soldi all’Ungheria e non possiamo avere in Europa una quinta colonna di Putin”, ha sottolineato Calenda, che per l’occasione ha posato anche in una foto con Schlein.

“Quest’anno, il governo ungherese ha vietato il Budapest Pride, dopo anni di intensificazione delle restrizioni alla libertà. Il divieto non è solo un attacco a una comunità, ma un attacco alle libertà personali, alla riunione pacifica e ai valori europei. Questo è un attacco alla libertà che rappresentiamo. Il silenzio non è un’opzione, oggi siamo in piazza al fianco di Momentum e del popolo ungherese per difendere tutte le libertà di cui tutti parliamo”,scrivono in una nota il segretario di Più Europa Riccardo Magi e il presidente Matteo Hallissey, che guida la delegazione di +E al Pride di Budapest.

“Le libertà civili non sono nazionali, sono europee. Quando i diritti vengono smantellati in un paese dell’UE, l’intera Unione si indebolisce”, concludono.

"Chi troppo lavora (non fa l’amore)" la hit estiva di Johnson Righeira

Milano, 28 giu. (askanews) – E’ in radio e in digitale “Chi troppo lavora (non fa l’amore)” (https://bfan.link/chi-troppo-lavora-non-fa-l-amore), il nuovo singolo di Johnson Righeira. Scritto e prodotto insieme ad Albi e Carota de Lo Stato Sociale, Edo Castroni e lo stesso Johnson Righeira, il pezzo riprende lo spirito libero e anticonvenzionale che ha sempre caratterizzato l’artista, fondendolo con sonorità pop in perfetto stile anni ’80 e un testo che sa di sabbia, sdraio e cocktail al tramonto. Un brano che è un inno all’ozio e alla leggerezza, perfetto per diventare un must dell’estate.

La carriera di Johnson Righeira, al secolo Stefano Righi, prende il via nel 1980 con il singolo “Bianca surf”. Nel 1983 fonda i Righeira insieme a Michael Righeira (Stefano Rota) e nello stesso anno esce il loro primo singolo, “Vamos A La Playa”, a cui segue la pubblicazione del primo album, “Righeira” (1983), da cui viene estratto il singolo “No Tengo Dinero”. Nel 1985 il duo vince sia Un disco per l’estate che il Festivalbar con il celebre brano “L’estate sta finendo”, mentre l’anno successivo è in gara al Festival di Sanremo con “Innamoratissimo (tu che fai battere forte il mio cuore)”, brano che ha anticipato l’album “Bambini Forever”. Nel 1992 i Righeira pubblicano un nuovo album “Uno, Zero, Centomila” e poco dopo il duo si scioglie. Johnson intraprende una carriera da solista cimentandosi anche in dj set e, come attore, in cortometraggi ed esperimenti di cinema metropolitano. Il duo si riunisce nel 1999 e nel 2007 pubblica l’album “Mondovisione”. Nel 2015 i Righeira si sciolgono definitivamente. Quattro anni più tardi, nel 2019, Johnson realizza insieme a iPesci la cover del brano, “Mi piaccion le sbarbine” degli Skiantos, con la partecipazione straordinaria di Giuseppe Cruciani nel videoclip. Sempre nel 2019 esce il singolo “Formentera”, realizzato assieme ai fratelli La Bionda, storici produttori dei Righeira. Nel 2021 pubblica una nuova versione della hit “L’estate sta finendo” insieme a Manfredi Simonetti ed è all’Arena di Verona in occasione di “ARENA SUZUKI ’60 ’70 ’80”, condotto da Amadeus, mentre nel 2022 è ospite del Jova Beach Party, il tour sulle spiagge di Lorenzo Jovanotti. Nel 2024 esce il brano “Ho sempre odiato gli anni 80” con Gionathan e ha firmato musica e testo del brano “L’estate sta iniziando” in gara alla 67ª edizione del Festival dello Zecchino d’Oro. Nel 2025 è stato ospite dei Coma_Cose al 75° Festival di Sanremo durante la serata delle cover con il brano “L’estate sta finendo”.

Borsa, il risiko bancario ha fatto volare Milano: banche +34% in 6 mesi, Unicredit +46%

Milano, 28 giu. (askanews) – Il risiko bancario spinge Piazza Affari nei primi sei mesi dell’anno. L’indice che racchiude gli istituti di credito quotati a Milano segna un rialzo del 34,19% quando manca appena un giorno di contrattazioni per la chiusura del primo semestre di scambi (lunedì 30 giugno). L’exploit è stato toccato il 9 giugno quando il Ftse Italia Banche ha superato i 28mila punti.

Tra le dieci aziende migliori del Ftse Mib nella prima metà dell’anno, quattro fanno parte del settore bancario-assicurativo e sono tutte le protagoniste del ‘gioco dell’Opa’: Unicredit +46,84%, Pop Sondrio +43,86%, Mediobanca +38,82% e Unipol +38,34%. Al vertice dei rialzi si piazzano però Leonardo +80,2% e Iveco +75,22%, spinte dal rally del comparto difesa, seguite da Telecom Italia (+69,78%) che nel semestre ha vissuto il suo riassetto azionario con l’ingresso di Poste nel libro soci al 24,8% delle quote. Nel complesso il Ftse Mib segna un rialzo del 17,79% in sei mesi. Un balzo dei valori di Borsa che ha portato il listino principale di Milano a ritoccare i 40mila punti, fermandosi al primato annuale di 40.656 punti fissato il 16 maggio 2025. Per rendere l’idea, il punto più alto toccato l’anno prima era poco sopra i 35mila punti.

I valori del Ftse Mib si ritrovano anche nell’All share, che comprende tutte le società quotate a Milano e non solo le più capitalizzate del listino. L’accelerazione è del 17,47% in sei mesi.

La guerra commerciale ha spaventato i mercati, anche se i continui cambi di rotta della Casa Bianca hanno permesso agli operatori di metabolizzare le tariffe doganali. Con l’annuncio e l’entrata in vigore dei dazi la linea del grafico è crollata, per poi però risalire con vigore: il giorno più bui per Palazzo Mezzanotte è stato il 9 aprile 2024, con 32.730 punti toccati dal Ftse Mib e poco più di 34mila per l’All Share.

La Cnn rivela nuovi dati sull’attacco Usa alla centrale di Isfahan e sull’uranio arricchito dell’Iran

Roma, 28 giu. (askanews) – Gli Stati Uniti non hanno utilizzato le bombe bunker-buster nel raid sull’impianto nucleare iraniano di Isfahan, scavato troppo in profondità perché gli ordigni potessero essere efficaci: lo ha affermato il capo degli Stati maggiori unificati, generale Dan Caine, le cui dichiarazioni sono state riportate dalla Cnn.

Come ha spiegato Caine in un briefing a porte chiuse con i membri del Congresso, Isfahan sarebbe stato colpito invece da alcuni missili da crociera Tomahawk lanciati da un sommergibile. Stando a quanto dichiarato dal senatore Democratico Chris Murphy alcuni degli asset dell’Iran “sono così in profondità che non potremo mai raggiungerli: quindi hanno la capacità di spostare gran parte di ciò che è stato salvato in aree dove non esiste alcuna possibilità di bombardamento”.

Una valutazione iniziale pubblicata dalla Defense Intelligence Agency il giorno successivo agli attacchi statunitensi sottolineava come l’attacco non abbia eliminato i componenti principali del programma nucleare iraniano, incluso l’uranio arricchito, provocando probabilmente solo un ritardo di alcuni mesi; inoltre, l’Iran potrebbe aver spostato parte dell’uranio arricchito prima dei bombardamenti.

Tajani: a Gaza troppi morti, Israele è andato oltre il limite

Roma, 28 giu. (askanews) – “A Gaza, ci sono troppi morti, troppe vittime. Stiamo facendo pressioni su Israele e naturalmente Hamas deve accettare delle condizioni” e “fino adesso mi pare stia opponendo resistenza, e deve liberare tutti gli ostaggi. Israele non può più bombardare perché siamo andati oltre il limite del rispetto dei diritti umani”. Lo ha detto il ministro degli Esteri e segretario di Forza Italia, Antonio Tajani, in un punto stampa a Budoni, in provincia di Sassari, a margine dell’evento “Le radici del Sud – La Forza dell’Italia: Sardegna”, un appuntamento degli Stati generali del Mezzogiorno organizzato dal partito azzurro.

Iran, migliaia di persone a Teheran ai funerali di 60 vittime della guerra con Israele

Roma, 28 giu. (askanews) – Migliaia di persone hanno partecipato alla processione funebre a Teheran per oltre 60 vittime della guerra con Israele, tra cui i vertici delle forze armate e scienziati nucleari uccisi nei bombardamenti israeliani. Lo riportano i media iraniani, riferendo della presenza tra la folla del presidente iraniano Masoud Pezeshkian. Presente anche il Consigliere dell’ayatollah Ali Khamenei, Ali Shamkhani, lo riportano i media iraniani, pubblicando una foto che mostra Shamkhani in piedi, appoggiato a un bastone. Il consigliere di Khamenei, incaricato dei negoziati con gli Stati Uniti, era stato preso di mira dai raid israeliani il primo giorno del conflitto, il 13 giugno, rimanendo ferito.

Al corteo ha partecipato anche Mojtaba Khamenei, figlio della Guida suprema iraniana, l’ayatollah Ali Khamenei. Lo riporta l’emittente Press Tv. Anche il ministro degli Esteri iraniano, Abbas Araghchi era al corteo funebre: “Gli iraniani hanno dato il sangue, non la terra, hanno dato i loro cari, non l’onore, hanno resistito sotto la pioggia di bombe pesanti diverse migliaia di tonnellate, non si sono arresi”, ha scritto su Instagram.

Il ministro degli Esteri iraniano, Abbas Araghchi, ha inoltre invitato il presidente americano Donald Trump a non mancare di rispetto alla Guida suprema, l’Ayatollah Seyyed Ali Khamenei, se vuole arrivare a accordo con l’Iran.

“Se il Presidente Trump è sincero quando dice di volere un accordo, dovrebbe mettere da parte il tono irrispettoso e inaccettabile nei confronti della Guida Suprema dell’Iran, l’Ayatollah Khamenei, e smettere di ferire i suoi milioni di seguaci”, ha scritto il ministro su X, non risparmiando anche una frecciatina, presa a prestito da uno scambio di battute al vertice Nato dell’Aia, durante il quale il segretario Rutte in riferimento all’intervento nella guerra tra Iran e Israele, ha chiamato il presidente Usa “Daddy”.

“Il grande e potente popolo iraniano, che ha mostrato al mondo che il regime israeliano NON HA AVUTO ALCUNA SCELTA se non quella di CORRERE da ‘Paparino’ per evitare di essere annientato dai nostri missili, non accoglie di buon grado minacce e insulti – sottolinea infatti Araghchi – se le illusioni portano a errori peggiori, l’Iran non esiterà a svelare le sue reali capacità, il che certamente METTEREBBE FINE a qualsiasi illusione sulla potenza dell’Iran”.

M.O., Tajani: a Gaza troppi morti, Israele è andato oltre il limite

Roma, 28 giu. (askanews) – “A Gaza, ci sono troppi morti, troppe vittime. Stiamo facendo pressioni su Israele e naturalmente Hamas deve accettare delle condizioni” e “fino adesso mi pare stia opponendo resistenza, e deve liberare tutti gli ostaggi. Israele non può più bombardare perché siamo andati oltre il limite del rispetto dei diritti umani”. Lo ha detto il ministro degli Esteri e segretario di Forza Italia, Antonio Tajani, in un punto stampa a Budoni, in provincia di Sassari, a margine dell’evento “Le radici del Sud – La Forza dell’Italia: Sardegna”, un appuntamento degli Stati generali del Mezzogiorno organizzato dal partito azzurro.

MotoGP, Quartararo in pole ad Assen

Roma, 28 giu. (askanews) – Fabio Quartararo scatenato ad Assen. Il pilota Yamaha conquista la pole position del GP d’Olanda con il tempo di 1’30″651. Per il francese è la ventesima partenza davanti a tutti in MotoGP, la quarta nel Mondiale 2025. Seconda posizione per Francesco Bagnaia, il migliore tra le Ducati. Pecco paga appena 28 millesimi, ma può guardare con fiducia a entrambe le gare. Fabio Quartararo è scatenato ad Assen. Il pilota Yamaha conquista la pole position del GP d’Olanda con il tempo di 1’30″651. Per il francese è la ventesima partenza davanti a tutti in MotoGP, la quarta nel Mondiale 2025. Il risultato sottolinea la competitività di Quartararo, autore del miglior tempo anche tra prequalifiche e FP2. Seconda posizione per Francesco Bagnaia, il migliore tra le Ducati. Pecco paga appena 28 millesimi, ma può guardare con fiducia a entrambe le gare.

Terzo mandato, Tajani: decisione presa, non possibile 10 anni a guida regione

Roma, 28 giu. (askanews) – “La decisione è stata presa: il terzo mandato non c’è, ma non è una questione polemica. Io dico che non si può stare per più di dieci anni alla guida di una regione, quando il presidente della regione ha più poteri nel suo territorio di quanti ne abbia il presidente del Consiglio e il Presidente della Repubblica”. Lo afferma il segretario di Forza Italia e vicepresidente del Consiglio Antonio Tajani parlando a Budoni in Sardegna.

Per il ministro degli Esteri “la democrazia deve essere fatta anche di regole. Non basta dire ‘il popolo lo vuole’: il popolo vota però quando hai in una regione 10 anni di potere, magari poi le elezioni possono essere in qualche modo condizionate anche da incrostazioni di potere”.

Gaza, Trump sta dicendo a Israele che "è il momento" di un accordo (ora che ha chiuso con la questione Iran)

Roma, 28 giu. (askanews) – Il presidente americano Donald Trump sta cercando di convincere il premier israeliano Benjamin Netanyahu ad accettare un accordo con Hamas sul conflitto nella Striscia di Gaza. “Un accordo è davvero possibile”, ha detto alla rivista Newsweek una fonte al corrente dei negoziati, aggiungendo: “Il presidente si sta adoperando molto duramente per convincere gli israeliani che è giunto il momento, ora che hanno chiuso con la questione dell’Iran”.

Secondo la fonte, Trump punta a una fine duratura del conflitto, che vada oltre il periodo di tregua di 60 giorni presente nell’ultima proposta statunitense: “Il presidente è chiaramente interessato non solo a un cessate il fuoco di 60 giorni tra Israele e Hamas. Spera che quei 60 giorni portino a una soluzione, al rilascio di tutti gli ostaggi e a un cessate il fuoco permanente che potrebbe dare avvio ai negoziati sul futuro di un accordo di pace tra Israele e Palestina.”

Iran, Trump: una "bufala" la proposta di incentivi da 30 mld Usd

Roma, 28 giu. (askanews) – Il presidente americano Donald Trump ha smentito le indiscrezioni apparse ieri sulla stampa, secondo cui la sua amministrazione starebbe valutando di offrire diversi incentivi all’Iran, tra cui l’accesso a fondi fino a 30 miliardi di dollari, per la costruzione di un programma nucleare civile.

“Mai sentito parlare di questa idea assurda. È solo un’altra BUFALA diffusa dalle fake news per mortificare. Questa gente è MALATA!!!”, ha scritto Trump su Truth.

Ieri le emittenti americane Cnn e Nbc hanno riferito, citando fonti a conoscenza del dossier, che l’amministrazione Trump ha esplorato possibili incentivi economici a Teheran in cambio della fine dell’arricchimento dell’uranio, tra cui lo sblocco di miliardi di dollari di beni iraniani congelati.

La proposta, definita dalle fonti “preliminare”, consentirebbe a Teheran l’accesso a un massimo di 30 miliardi di dollari.

Gaza, raid israeliano sulle tende degli sfollati: almeno sei morti

Roma, 28 giu. (askanews) – Almeno sei palestinesi sono rimasti uccisi nel bombardamento lanciato oggi dalle forze israeliane sulle tende che ospitano gli sfollati nella zona di al-Mawasi, a ovest di Khan Younis, nella Striscia di Gaza. Lo riportano i media palestinesi. Sono almeno  60 il numero dei morti palestinesi nei bombardamenti condotti dalle forze israeliane dall’alba di oggi nella Striscia di Gaza: è quanto riporta l’Agence France Presse citando fonti ospedaliere palestinesi. Imprecisato il numero dei feriti.

Secondo il ministero della Sanità dell’enclave palestinese, controllata da Hamas, sono almeno 81 palestinesi sono morti e altri 422 sono rimasti feriti nelle ultime 24 ore nella Striscia di Gaza. Sale così ad almeno 56.412 morti e 133.054 feriti il bilancio delle vittime del conflitto in corso dal 7 ottobre 2023.

L’arte del cazzeggio non è eredità democristiana

Sono dispiaciuto per Casini. Conversando con Il Foglio, ieri se ne è uscito come mai avrebbe dovuto, facendo della sua (e nostra) storia una barzelletta. Gli è stato fatale l’abbraccio con Franceschini sotto gli occhi del giornalista. È scattata l’eccitazione.“A noi vecchi democristiani è rimasta l’arte del cazzeggio. Andiamo in Rai!”. In fondo è un’offesa anche per giornalisti, tecnici, operatori di via Teulada e Saxa Rubra. Sembra che la professionalità da quelle parti equivalga a maneggio di effimero e non sense –  non scomodiamo il mito di Arbore.

Serietà e responsabilità, non buffonerie

Certo, Casini non è stupido: scherzando e ridendo – a proposito di cazzeggio – siede in Parlamento da più di trent’anni. In un tempo in cui i veri democristiani dovrebbero riarmarsi della vocazione pedagogica che li ha resi abili nell’arte della mediazione tra valori universali cristiani e impegno politico al servizio delle istituzioni, stona la metamorfosi nell’imptobabile arlecchino collettivo che chiama al riso e alle buffonerie.

Meglio tacere

Non è questo il motivo che regge alla prova degli accadimenti e al bisogno di risveglio morale di un’Italia dispersa. La banalità non è il destino dei pronipoti di Sturzo e De Gasperi, né può essere il bando dei liberi e forti che tornano a ragionare pubblicamente. Nel caso, meglio soprassedere.

Con "El Camino" Alvaro Soler festeggia 10 anni di carriera e successi

Milano, 28 giu. (askanews) – Uscirà il 10 ottobre “El camino” (Sony Music), il nuovo album in studio di Alvaro Soler. L’artista con più di cinque miliardi di stream tra audio e video, oltre 150 certificazioni d’oro e di platino e milioni di fan in tutto il mondo, apre ora un nuovo entusiasmante capitolo della sua carriera.

L’album il 10 ottobre, già in pre-order, sarà disponibile in diversi formati: digitale, CD standard, CD autografato (Esclusiva Amazon), LP colorato con poster.

Con brani già apprezzatissimi come la romantica ballata d’amore “Te Imaginaba”, l’inno world music “Cero” (feat. Namayana Women’s Choir), l’intima confessione pop “Dicen”, l’energica “Con Calma” e il recente singolo “Regalo”, Alvaro Soler ha già mostrato parte della sua evoluzione musicale negli ultimi mesi.

“El Camino” segna un anniversario importante nella carriera di Alvaro Soler. Nell’aprile 2015, circa dieci anni fa, veniva pubblicato il suo singolo di debutto “El Mismo Sol” che è diventato subito un successo mondiale e ha consacrato Alvaro come musicista e star di fama internazionale. Il trailer ufficiale di “El Camino” include anche un breve sguardo ai 10 anni di carriera di Alvaro Soler.

Il titolo dell’album non potrebbe essere più preciso: con “El Camino” il cantautore racconta l’emozionante “viaggio” compiuto finora e si concede uno sguardo personale sulla propria carriera, attraverso brani inediti e ricchi di sfumature. Un percorso stilistico, umano e spirituale, con cui l’artista dal respiro cosmopolita invita il suo pubblico sempre più numeroso a seguirlo, offrendo ora una colonna sonora tutta sua.

Nel suo nuovo album, Alvaro Soler esplora sonorità del tutto inedite, fondendo strumenti della tradizione secolare con beat moderni e melodie accattivanti, dando vita a un mix positivo e spensierato di pop, musica latina e world music. Brani che parlano d’amore e solidarietà, di autoguarigione e coraggio di cambiare, di fiducia e speranza in un mondo in continua evoluzione.

In merito all’album Alvaro ha dichiarato: “Attraverso questi brani ho riscoperto me stesso e la mia passione per la musica. È una sensazione meravigliosa poter raccontare di nuovo una storia coerente, e non solo singoli episodi. Questo album rappresenta ciò che ho sempre sentito dentro di me!”

Dopo aver collaborato negli ultimi anni con star internazionali del calibro di Jennifer Lopez, Flo Rida, Juanes, Birdy, David Bisbal, Topic e Nico Santos, e dopo aver entusiasmato il pubblico di tutto il mondo con i suoi concerti sold out, quest’estate Alvaro Soler sarà protagonista di un importante tour nei festival, dove presenterà dal vivo alcuni brani estratti dal suo nuovo album.

Un socialista a New York? Il bipartitismo vacilla

La scossa Mamdani

La notizia, seppur ancora formalmente in attesa di conferma, è ormai consolidata: Zohran Mamdani, deputato statale e membro dei Democratic Socialists of America, ha vinto le primarie del Partito Democratico per diventare il candidato sindaco di New York. Il risultato sarà ufficializzato solo lunedì 1° luglio, a dodici giorni di distanza dal voto, a causa del sistema del “ranked-choice voting” che ha richiesto una lunga elaborazione. Ma il verdetto politico è già in campo: un candidato apertamente socialista è il nome del partito di maggioranza nella città simbolo del capitalismo americano. Non era mai accaduto.

La vittoria di Mamdani ha aperto un fronte inatteso. Il bipartitismo, che da decenni scandisce i ritmi della politica americana, viene improvvisamente messo in discussione non da un outsider esterno, ma da un esponente del partito stesso. Una candidatura che, pur venendo dall’interno del Partito Democratico, ne mette in crisi la forma classica, accentuandone la frattura interna.

I giochi che si aprono

Il primo a reagire è stato Eric Adams, sindaco uscente e ora deciso a ricandidarsi come indipendente, appoggiato da settori moderati e dal mondo degli affari. Lo sostiene una parte della finanza immobiliare cittadina e l’area repubblicana più pragmatica, che lo vede come unica barriera al “pericolo rosso” rappresentato da Mamdani.

Il Partito Repubblicano ufficiale è invece fermo su Curtis Sliwa, figura simbolica più che competitiva, mentre si moltiplicano le voci di un possibile ripensamento a favore di Adams. Intanto Andrew Cuomo, sconfitto alle primarie, non ha escluso di restare in campo con una sua lista. Si profila una corsa a quattro che, in un contesto di voto frammentato, potrebbe essere decisa con poco più del 30% dei consensi.

Denaro e strategie: i PAC entrano in scena

In questa nuova geografia politica, i PAC (Political Action Committees) svolgeranno un ruolo decisivo. Si tratta di comitati politici esterni ai partiti, autorizzati a raccogliere e spendere fondi a sostegno o contro i candidati. Se formalmente indipendenti, nella pratica influenzano in modo determinante l’andamento delle campagne. I PAC progressisti stanno già convogliando risorse a favore di Mamdani, che punta a una raccolta complessiva di oltre 8 milioni di dollari. Ma anche il fronte conservatore si muove: imprenditori e gruppi immobiliari hanno cominciato a finanziare Adams, nella speranza di arginare il candidato socialista.

L’ingresso massiccio del denaro nella battaglia municipale rende ancora più evidente la posta in gioco: non si tratta più solo di scegliere il sindaco di New York, ma di ridefinire l’equilibrio tra spinte ideologiche, interessi economici e modelli di governance.

La crisi del sistema

La candidatura di Mamdani ha rotto un equilibrio. E ciò che si sta aprendo non è solo una battaglia elettorale, ma un confronto culturale e strategico che potrebbe avere ripercussioni oltre i confini cittadini. Il bipartitismo americano – logorato da polarizzazione e rigidità – appare incapace di contenere le nuove domande sociali. E New York, laboratorio politico da sempre, restituisce l’immagine di un sistema che fatica a rappresentare la complessità del presente.

In gioco, stavolta, non c’è solo una poltrona. C’è l’idea stessa di alternativa. E il suo posto – in una delle città più simboliche d’America – potrebbe essere occupato da chi, fino a ieri, era considerato incompatibile con le logiche del potere.

La Cisl verso il congresso: dove batte il cuore?

La recente riflessione di Sandro Antoniazzi sul “caso Sbarra” mette a fuoco un punto chiave per la storia e l’identità della Cisl. La sua analisi segnala giustamente un vulnus morale, ma è sul piano politico che si gioca la vera partita. Non è nel moralismo che va ricercata la chiave di lettura: scivolare sul terreno dei giudizi personali finirebbe per richiamare quell’etica puritana che per tradizione lambisce la sinistra cattolica e, segnatamente, quella cislina.

Crisi, dalle grandi motivazioni agli adattamenti tattici

La Cisl dei Pastore, Storti, Carniti e Marini è stata una realtà forte perché chiara nel suo orizzonte politico e sindacale. Oggi, invece, sembra tentata dal “confusionismo” dei tempi nuovi: sospesa tra destra e sinistra, ma in realtà attratta dal richiamo di una destra che prova ad assorbirla e ad annullarne la visione originale. Le vicende legate al passaggio di Sbarra dal sindacato al governo (a proposito, ancora non si conoscono le deleghe effettive assegnate al Sottosegretario al Sud…) sono la spia di un problema più ampio, legato alla direzione generale dell’organizzazione.

Il congresso come crocevia

È in vista del prossimo congresso che la Cisl è chiamata a fare chiarezza sulla propria linea generale. O saprà rilanciare la visione cristiano‑sociale e democratica dei suoi padri fondatori – nell’alveo del modello contrattuale e partecipativo immaginato da Romani – oppure finirà per scivolare definitivamente nell’area della destra, come un sindacato autonomo qualunque. Questo è il punto dirimente, la prova del fuoco per l’attuale gruppo dirigente.

L’autonomia non è negoziabile

Se la legittimità interna è garantita dal voto dei delegati, quella esterna, sociale e morale, va guadagnata sul campo. Solo affermando e rilanciando l’autonomia sindacale e civile dei lavoratori, la Cisl potrà ritrovarsi degna dei suoi principi e delle sue battaglie sociali che hanno fatto la storia del sindacato. Magari affermando anche qualche no al Governo Meloni, prima che sia troppo tardi…