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Festa Roma, presentato "Die My Love" con Jennifer Lawrence

Roma, 20 ott. (askanews) – Presentato oggi alla 20esima Festa del Cinema di Roma, nella sezione Best Of, “Die My Love”, il nuovo film diretto da Lynne Ramsay (You Were Never Really Here, Morvern Callar, …e ora parliamo di Kevin) e scritto da Enda Walsh, Lynne Ramsay e Alice Birch. Il film uscirà poi nelle sale il 27 novembre distribuito da Mubi. Dalla rinomata regista Lynne Ramsay, “Die My Love” è il ritratto viscerale e senza compromessi di una donna travolta dall’amore e dalla follia. Il film è sostenuto dalla straordinaria e potente interpretazione di Jennifer Lawrence, affiancata da Robert Pattinson.

La storia segue Grace (Lawrence) e il suo compagno Jackson (Pattinson), che si sono da poco trasferiti in una vecchia casa immersa nella campagna. Decisa a scrivere il Grande Romanzo Americano, Grace si ambienta nella nuova vita e dopo poco tempo la coppia accoglie la nascita di un bambino. Tuttavia, Jackson è spesso – e sospettosamente – assente, e con le pressioni della vita domestica che iniziano a pesarle, Grace comincia lentamente a perdere il controllo.

Tratto dal celebre romanzo di Ariana Harwicz e con un cast che comprende anche Sissy Spacek, LaKeith Stanfield e Nick Nolte, “Die My Love” segna il tanto atteso ritorno di Ramsay con una nuova e coraggiosa visione cinematografica che esplora la complessità dell’amore e il modo in cui esso può mutare e trasformarsi nel tempo.

“Al centro di questo racconto c’è la complessità dell’amore, con la sua capacità di trasformarsi e cambiare nel tempo. Ho voluto raccontarlo in modo autentico, vicino alle persone, con spontaneità e anche con leggerezza, soffermandomi su quei momenti che possono sembrare minimi ma che in realtà custodiscono un significato profondo. Questo film parla a chiunque abbia vissuto una relazione: nella vulnerabilità si intrecciano inevitabilmente la sofferenza e la bellezza” ha detto la regista.

Tre anni di governo Meloni che punta a record longevità Berlusconi

Roma, 20 ott. (askanews) – Il governo di Giorgia Meloni mercoledì prossimo compie tre anni e da oggi è il terzo più longevo della storia della Repubblica: superato l’esecutivo Craxi I, adesso ha davanti solo il Berlusconi II (per raggiungere il quale serve ancora quasi un anno a Palazzo Chigi) e il Berlusconi IV. Era il 22 ottobre 2022 quando Meloni prestò giuramento nelle mani del presidente della Repubblica Sergio Mattarella, prima donna e anche prima esponente di destra-destra alla guida del governo, uscita trionfatrice dalle elezioni con un partito, Fratelli d’Italia, per anni con percentuali da ‘cespuglio’ della coalizione.

“Oggi – ha festeggiato su X – il Governo che ho l’onore di guidare diventa il terzo più longevo della storia repubblicana. Ci tengo a ringraziarvi: il vostro sostegno e la vostra fiducia sono il motore della nostra azione quotidiana. Continueremo a lavorare con serietà, determinazione e senso di responsabilità per essere all’altezza del mandato che ci avete affidato”.

Qual è il bilancio di questi tre anni? Innanzittutto qualche cifra: secondo l’ultima rilevazione Demos per Repubblica, Fdi è il primo partito in Italia al 29,8% mentre Meloni è la leader più apprezzata con un gradimento del 37% (ma in calo di sei punti percentuali rispetto a settembre 2024). Proprio la stabilità politica è uno dei dati che la presidente del Consiglio rivendica spesso come tra i più importanti, portando come prova – ad esempio – il momento positivo dell’Italia per l’attrazione degli investimenti internazionali.

A livello economico i dati sono abbastanza buoni, soprattutto rispetto alla ‘crisi’ dei vicini (Francia in testa), anche se i fondi del Pnrr hanno un impatto notevole di trascinamento sul Prodotto interno lordo. La manovra di quest’anno è probabilmente la più complicata per l’esecutivo, a causa delle ristrettezze dovute al controllo dei conti pubblici. E le tensioni nella maggioranza, in particolare tra Forza Italia e Lega, lo dimostrano.

Per quanto riguarda i migranti, uno dei principali cavalli di battaglia della premier, a oggi, secondo i dati del Viminale, gli sbarchi nel 2025 sono stati 55.948, in crescita rispetto ai 55.010 dello stesso periodo dello scorso anno ma in grande diminuzione rispetto ai 140.655 del 2023. Sui rimpatri, però, non sono stati fatti sostanziali passi avanti mentre le ‘soluzioni innovative’, a partire dai Centri in Albania, sono di fatto bloccate. Se la strage di Cutro rimane una delle pagine più buie degli ultimi anni nel Mediterraneo, in parte collegata alla questione migranti c’è anche una delle maggiori preoccupazioni, ovvero il caso Almasri con la Cpi che sta portando avanti un procedimento contro l’Italia per la mancata esecuzione del mandato di arresto a carico del generale libico, accusato di torture, violenze e omicidi nel carcere-lager di Mitiga.

Per quanto riguarda le grandi riforme annunciate all’atto dell’insediamento, al momento quella più vicina alla conclusione, tra molte polemiche, è quella della giustizia con la separazione delle carriere. Per completare il percorso parlamentare serve solo il secondo passaggio al Senato e poi si andrà al referendum, probabilmente a primavera. Ben più indietro il premierato (la “madre di tutte le riforme”) che dopo il via libera in Senato il 18 giugno 2024 si è bloccato alla Camera. Al momento in stand by anche la riforma dell’Autonomia differenziata, dopo che la la Corte Costituzionale ha sollevato dei rilievi – a partire dalla questione dei Lep – che il governo sta cercando di risolvere.

E’ a livello internazionale che, probabilmente, Meloni ha ottenuti i maggiori risultati. Accolta con una iniziale diffidenza, in Europa ha stretto un rapporto pragmaticamente positivo con Ursula von der Leyen – che certo non ama – contribuendo a spostare a destra l’asse della Commissione sulla questione dei migranti. Su questo tema ha anche intessuto alleanze con altri Paesi, a partire da Danimarca e Paesi Bassi, per fare pressione a favore della difesa dei confini esterni. L’elezione di Raffaele Fitto alla vicepresidenza esecutiva della Commissione è stato sicuramente un successo, mentre adesso la battaglia ritenuta fondamentale a Bruxelles è quella per un passo indetro, o almeno un rallentamento, sul Green Deal.

Paradossalmente però l’elezione di Donald Trump alla presidenza degli Usa le sta creando più problemi che benefici. Dopo aver rivendicato una “relazione speciale” con il tycoon, la guerra dei dazi – su cui Meloni ha portato avanti una linea fortemente ‘trattativista’ – ma anche la posizione tenuta per settimane su Israele non le hanno portato effetti positivi. E il nervosismo con cui ha reagito alle manifestazioni di piazza sembrano dimostrare un disagio. Trump dunque è un alleato scomodo, perchè imprevedibile e incontrollabile. Basti pensare al post di ieri su Truth con cui il presidente Usa ha rilanciato il messaggio di un utente MAGA che scrive: “Giorgia Meloni sfida l’Unione europea e cerca di ottenere un accordo commerciale diretto con Trump. Ben fatto Meloni. È una mossa brillante”. Un bell’imbarazzo, certificato dal “no comment” di Palazzo Chigi.

Giovedì e venerdì Meloni è attesa al Consiglio europeo, il primo dopo la pausa estiva, in cui i suoi principali ‘nemici’ sono oggi Emmanuel Macron, ma fortemente indebolito, e Pedro Sanchez. Bilancio europeo, fondi Pac e di coesione, crisi Ucraina (con il solito Trump che sembra essere tornato su posizioni filo-russe), Green deal i temi che avrà in agenda nei prossimi mesi.

Dazi, fonti P. Chigi: trattativa la conduce l’Europa

Roma, 20 ott. (askanews) – Sui dazi le trattative “sono condotte dalla Commissione europea” dato che è una materia di competenza esclusiva dell’Unione. Lo affermano fonti di Palazzo Chigi, dopo le polemiche nate dal fatto che il presidente Usa Donald Trump ha rilanciato su Truth un tweet dell’attivista Maga Lynne Patton, con un video in cui si sostiene che la premier Giorgia Meloni intende siglare accordi commerciali bilaterali con Washington, escludendo l’Ue.

Per quanto riguarda invece i dazi antidumping per alcuni produttori di pasta prospettati dal Dipartimento del Commercio, le fonti spiegano che è stata “da tempo avviata un’interlocuzione bilaterale, che affianca l’azione della Commissione”.

Bce, sindacato Ipso ricorre a Corte Giutizia Ue contro "intimidazioni"

Roma, 20 ott. (askanews) – E’ di nuovo scontro alla Bce con il sindacato interno. E stavolta in tribunale. Con un comunicato, l’Ipso, il sindacato dei dipendenti dell’istituzione, ha riferito di aver presentato ricorso presso la Corte di Giustizia della Unione europea contro “le misure adottate dalla Bce per intimidire i rappresentanti dei lavoratori”.

Più nello specifico, l’Ipso contesta una serie di comunicazioni scritte dalla direttrice dei servizi interni della Bce, Myriam Moufakkir, che puntano a “limitare la possibilità di dipendenti e sindacalisti di parlare pubblicamente delle loro preoccupazioni sul lavoro, come sui favoritismi o sul clima di paura alla Bce”.

Secondo il sindacato queste lettere violano la libertà di espressione e quella di libera associazione previste dai principi normativi europei, la Carta Ue dei diritti fondamentali e la Convenzione europea sui diritti umani. Il ricorso è stato presentato lo scorso 13 ottobre.

Alla Bce le frizioni con il sindacato interno – che riguardando una autorità Ue indipendente è a sua volta autonomo rispetto ai sindacati della Germania – si trascinano da anni. Sono iniziate con la presidenza di Christine Lagarde, degenerando al punto da spingere l’Ipso a darne notizia pubblica e si concentrano sui criteri utilizzati per assunzioni e promozioni del personale.

L’episodio più recente si è verificato dopo la pubblicazione di un sondaggio presso i dipendenti dell’Ipso lo scorso aprile, che riportava disagi su “favoritismi, precarietà delle condizioni di lavoro e scarsa fiducia nella dirigenza”.

Festa Roma, arriva "Il principe della follia" di Dario D’Ambrosi

Roma, 20 ott. (askanews) – Sarà presentato il 21 ottobre al MAXXI, alle ore 21:00, in occasione della XX edizione della Festa del Cinema di Roma nella sezione “Special Screening” il film “Il principe della follia”, scritto e diretto da Dario D’Ambrosi, con Stefano Zazzera, Alessandro Haber, Andrea Roncato, Carla Chiarelli, Mauro Cardinali, Omar Monno, tra gli altri.

È inoltre prevista una seconda proiezione aperta al pubblico mercoledì 22 ottobre al Cinema Giulio Cesare di Roma (Sala 6), alle ore 15:00.

“Il Principe della Follia” è realizzato con il contributo di Regione Marche PR-FESR 2021-2027, Fondazione Marche Cultura e Marche Film Commission e con il contributo del Ministero della Cultura Fondo per lo sviluppo degli investimenti nel cinema e nell’audiovisivo.

Dopo oltre quarant’anni di ricerca artistica e umana nel mondo della disabilità, Dario D’Ambrosi, regista, autore e fondatore del Teatro Patologico firma il suo nuovo film che si presenta come un’opera intensa e visionaria ispirata a una storia vera, che racconta il coraggio, la sofferenza e la dignità di chi vive ogni giorno con la malattia e l’esclusione sociale.

La vicenda trae origine da un incontro realmente avvenuto nel 1979, durante il ricovero dell’autore presso il manicomio “Paolo Pini” di Milano, dove D’Ambrosi conobbe un giovane uomo affetto da gravi disabilità psichiche e fisiche, segnato da una profonda sofferenza interiore ma capace di trasmettere una forza struggente. A distanza di decenni, quella testimonianza ha preso corpo in un film che non vuole solo raccontare la condizione di un singolo individuo, ma la tragedia dell’intera famiglia che vive accanto a un figlio con disabilità fisica e psichica. Un aspetto che spesso viene dimenticato o messo da parte, ma che invece è parte integrante e dolorosa della realtà. Infatti la malattia non riguarda mai una sola persona, ma coinvolge chi condivide la casa, la vita e il peso quotidiano delle fragilità.

Per dare volto e voce al protagonista, D’Ambrosi ha scelto Stefano Zazzera, un uomo che, colpito dal morbo di Parkinson a soli 40 anni, incarna con autenticità e delicatezza le fragilità del personaggio, un “Joker” italiano. L’incontro tra il regista e l’attore non professionista ha generato una complicità umana profonda, rendendo possibile la narrazione di una storia che scuote, commuove e invita a riflettere. Un’interpretazione non costruita a tavolino, ma che nasce dal suo dolore, dalle sue debolezze e dalla sua forza. Zazzera riesce a trasmettere la sofferenza senza mai cadere nel pietismo; proprio per questo lo spettatore può vivere un’esperienza artistica ed emotiva unica e irripetibile. Veste i panni di un “Joker” che non viene celebrato come icona della follia, perché qui la sofferenza è reale, autentica, vissuta sulla pelle. La sua è dunque un’interpretazione magistrale di una condizione psichica.

Nel cast, oltre a Stefano Zazzera nel ruolo di Luca, ci sono: Alessandro Haber (Benito), Andrea Roncato (tassista), Carla Chiarelli (Maria), Mauro Cardinali (Roberto/Vanessa), Omar Monno (Oscar), Francesca Giulia Geronimi (Maria da giovane), Nicolò Cerreti (Benito da giovane), Christina Andrea Rosamilia (Christina), Gianluca Fraternale (Luca da bambino) e Dario Piccioni (Roberto da bambino).

“Il Principe della Follia” è un’opera potente che riscatta il mondo della disabilità da ogni retorica, restituendo centralità alla persona, alla sua umanità e alla sua capacità di esprimersi attraverso l’arte. Il film non è una denuncia ma un viaggio, un atto d’amore verso la diversità: racconta la malattia senza pietismo, mostrando il potere della memoria come terapia del ricordo, il valore della famiglia, della creatività e dell’immaginazione come strumenti autentici di resistenza, cura e rinascita.

Attraverso una poetica della fragilità, D’Ambrosi continua il suo percorso artistico iniziato sui palcoscenici di tutto il mondo, dagli Stati Uniti al Giappone, dall’Africa all’Europa, per dare voce a chi troppo spesso resta invisibile. Il film si fa strumento di trasformazione sociale e culturale, veicolando un messaggio chiaro: il disabile non è un limite, ma una risorsa emotiva e umana per la collettività.

“Il Principe della Follia” è molto più di un film: è una testimonianza artistica necessaria, un’opera che tocca l’anima e invita a guardare oltre i pregiudizi. È un invito aperto a tutti, spettatori, istituzioni, educatori, giovani a compiere un viaggio “dentro l’altro” e, quindi, dentro sé stessi.

Milano, fiaccolata per Pamela Genini, uccisa a 29 anni dal compagno

Milano, 20 ott. (askanews) – “Basta Femminicidi”, lo striscione su una panchina, e ancora, “Per Pamela per tutte”, la scritta in testa alla fiaccolata a cui hanno preso parte centinaia di persone per Pamela Genini, per le strade del quartiere Gorla di Milano, dove la ragazza 29enne stata uccisa a coltellate dal compagno Gianluca Soncin.

La passeggiata, organizzata da abitanti e commercianti, terminata sotto casa della giovane, in via Iglesias, dove sono stati posati fiori e candele, un lungo applauso per ricordarla. A poca distanza, sulla panchina rossa, simbolo della lotta alla violenza sulle donne, la scritta “Non sei sola”.

Alla fiaccolata c’era anche la madre di Pamela, Uma Smirnova, e oltre a cittadini, amici e familiari hanno partecipato diverse associazioni come “Wall of Dolls, Il Muro delle Bambole” contro il femminicidio. Tra le ambasciatrici c’ Moira Cucchi: “Io sono Moira Cucchi e sono una sopravvissuta. Una di quelle donne che ha avuto la fortuna di salvarsi. Ho visto la morte in faccia tante, tante, tante volte. Dobbiamo aprire gli occhi, dobbiamo aprire le orecchie, dobbiamo aprire i cuori e non farlo solo oggi, domani e dopo domani perch c’ il caso. Dobbiamo continuare andare avanti a farlo ancora, sempre, 365 giorni l’anno. Noi siamo a disposizione delle donne H24 365 giorni l’anno perch dopo aver vissuto quello che ho vissuto ho trovato una ragione nel sopportare tutto il mio passato aiutando le altre donne”.

Nell’associazione c’ anche Jo Squillo: “Quante donne abbiamo visto bruciate, acidate, accoltellate. Quante donne abbiamo sentito in questi giorni ci chiamano, ogni giorno c’ un tipo di violenza diversa – ha detto – dobbiamo usare la nostra ragione per ribaltare questo orrore e questa violenza. Sorelle! Siamo tutte sorelle! Tutte in questa nostra societ dobbiamo stare unite ora o mai pi!”.

Amazon: segnali di ripresa dopo ore di down della piattaforma cloud Aws

Milano, 20 ott. (askanews) – Dopo ore di interruzioni e malfunzionamenti a causa di un down di Amazon web services, il servizio di cloud computing del colosso dell’ecommerce, ci sono “significativi segnali di ripresa”. Lo riporta Amazon Aws sul suo sito nella sezione sullo stato della rete dove si legge che c’è “un ripristino nella maggior parte dei servizi AWS interessati. Possiamo confermare che anche i servizi e le funzionalità globali che si basano su US-EAST-1 sono stati ripristinati. Continuiamo a lavorare per una risoluzione completa” Da questa mattina l’azienda confermava “tassi di errore e latenze significativi” per diversi servizi Aws nella regione US-EAST-1. Questi problemi hanno influenzato diversi servizi che dipendono dall’infrastruttura Aws, come l’accesso ai siti Snapchat, Roblox, Duolingo, Canva etc.. Anche dal sito downdetector.it emerge che nella prima parte della mattinata c’è stato un picco di disservizi che ha avuto ricadute sui siti che si appoggiano alla rete Aws.

Trump rilancia un post della galassia Maga su Meloni, il Pd: la premier smentisca

Roma, 20 ott. (askanews) – Un accordo separato tra Italia e Usa sui dazi ‘sfidando’ l’Ue e il ridimensionamento del sostegno all’Ucraina da parte del nostro paese. Sul contenuto del video ‘confezionato’ dall’attivista della galassia Maga Lynne Patton, rilanciato dal presidente americano Donald Trump su quelle che sarebbero le prossime intenzioni della premier Giorgia Meloni, il Pd insiste nel chiedere una smentita ufficiale. Al momento non è arrivato alcun commento di Palazzo Chigi.

Il dem Piero del Luca definisce “clamorose” le dichiarazioni perché “non è il momento dell’ambiguità” e la premier “ha il dovere di chiarire e mettere fine a ogni speculazione”. Il post rilanciato da Donald Trump “con cui si annuncia che Meloni starebbe rompendo con l’Ue su dazi e appoggio all’Ucraina – afferma de Luca – sono di una gravità inaudita e vanno smentite immediatamente. Si tratta di dichiarazioni clamorose che, se confermate, solleverebbero dubbi enormi sull’operato del nostro governo e sulle politiche economiche che l’Italia sta adottando. È urgente e necessario che la premier chiarisca immediatamente”.

Eurozona, ad agosto surplus partite correnti 12 mesi cade a 303 mld

Roma, 20 ott. (askanews) – Ag agosto complessivamente i Paesi dell’area euro hanno registrato un surplus di partite correnti da 12 miliardi di euro, in calo dai 30 miliardi di luglio e dai 23 miliardi dello stesso mese di un anno prima. Lo riporta la Bce, secondo cui sugli scambi di beni l’avanzo si è assottigliato a 15 miliardi, a fronte di 23 miliardi un anno prima. Sui servizi eurolandia ha registrato un surplus da 14 miliardi, in questo caso in lieve rialzo dai 12 miliardi dell’agosto 2024.

I dati dei singoli mesi possono risentire di strategie volte a sfuggire agli aumenti dei dazi commerciali, anticipando gli scambi, o all’opposto ai successivi contraccolpi o le stabilizzazioni post accordi.

Più chiari i dati cumulati: sull’insieme dei 12 mesi conclusi ad agosto il surplus di partite correnti dell’area euro è crollato a 303 miliardi, il 2% del Pil a fronte di 404 miliardi, il 2,7% del Pil un anno prima. L’effetto del braccio di ferro commerciale con gli Usa risulta così anche più evidente.

La Bce riporta che la contrazione deriva da deterioramenti dei saldi su tutte le componenti, particolarmente marcato il dato sui trasferimenti di redditi: da un surplus da 41 miliardi un anno prima si è passati a un disavanzo da 11 miliardi.

Fi contro l’aumento delle tasse per gli affitti brevi nella manovra

Roma, 20 ott. (askanews) – “Aumentare le tasse a chi affitta ai turisti una sola unità abitativa è un errore, perché si penalizza il reddito di un singolo, si limita il turismo nelle aree interne quali i borghi e si incentiva l’elusione fiscale. È sbagliato racimolare fondi per la manovra dalle famiglie che vogliono affittare ai vacanzieri la casa in montagna o una stanza del figlio che è andato a studiare all’estero. Al contempo, la tutela dei residenti dalla commistione con i turisti nei propri condomini passa per altre misure: normalizzare il Codice Identificativo Nazionale per gli affitti brevi, sostenere le imprese alberghiere tradizionali, incentivare la formazione turistica professionale e rimodulare la tassa di soggiorno sulle tariffe anziché sulle categorie ricettive. Per queste ragioni, il Dipartimento Turismo di Forza Italia è contrario alla proposta di aumento della cedolare secca sugli affitti brevi dal 21 al 26% contenuta nella bozza della prossima manovra finanziaria”. Lo dichiara in una nota Carlo De Romanis, Responsabile Dipartimento Turismo di Forza Italia.

Fabrizio Dusi. Le parole degli altri in Galleria BPER a Brescia

Brescia, 20 ott. (askanews) – La nuova mostra “Fabrizio Dusi. Le parole degli altri”, promossa da La Galleria BPER all’interno degli spazi di Palazzo Martinengo di Villagana, sede direzionale di Brescia di BPER Banca, esplora il tema del linguaggio verbale e propone una riflessione sul valore autentico dell’ascolto a partire da una semplice domanda: cosa significa davvero ascoltare?

Il titolo della mostra, curata da Giorgia Ligasacchi e allestita da Andrea Isola, evoca il celebre film “Le vite degli altri” di Florian Henckel von Donnersmarck del 2006, dove un agente della Stasi riscopre la propria umanit grazie all’ascolto delle parole intercettate nell’ombra di una Germania ancora divisa dal Muro di Berlino. Allo stesso modo, nella visione di Fabrizio Dusi, le parole degli altri mutano da minaccia a ricchezza, da strumenti di controllo a porte di accesso per relazioni autentiche.

Sabrina Bianchi, Responsabile del patrimonio culturale della Galleria BPER, ha spiegato ad askanews come la mostra si inserisce nel pi ampio piano culturale di BPER Banca: “Questa mostra rientra nella programmazione annuale che la Galleria BPER ormai dal 2017 propone ai propri pubblici. Quest’anno per noi la parola chiave paideia, quindi questa trasmissione della conoscenza, del sapere, ma soprattutto questa crescita personale: un’educazione che porta poi ad una crescita civile, una crescita sociale, ad uno sviluppo di pensieri. Torniamo a Palazzo Martinengo di Villagana, che la sede direzionale di BPER a Brescia, con la Galleria BPER che propone una nuova mostra di Fabrizio Dusi, le parole degli altri”.

Giorgia Ligasacchi, curatrice della mostra illustra i lavori di Fabrizio Dusi presenti nell’esposizione ” grazie alla parola e soprattutto all’ascolto della parola che si pu creare la comunicazione pi vera e pi autentica. Siamo costantemente tempestati da immagini, da parole, da opinioni, da notifiche e da un linguaggio che spesso non pi in grado di comunicare, ma impone, non connette, ma divide. L’artista cerca con le sue opere di porre l’attenzione sull’ascolto con diversi materiali: troviamo neon che ammoniscono, coperte isotermiche che proteggono, ma anche ceramiche e tele colorate che parlano. E viene affrontato il tema dell’importanza, della necessita , dell’urgenza, dell’ascolto delle parole degli altri, utilizzando due figure archetipe: da una parte la Torre di Babel e dall’altra l’Annunciazione. L’Annunciazione in particolare un omaggio alla collezione di BPER Banca, c’ un’opera all’interno della collezione che tratta questo tema, un’opera di Gian Battista Moroni. Appena l’artista l’ha vista ha voluto dare una sua libera interpretazione molto contemporanea e molto concettuale. un’installazione in ceramica colorata dove gli stessi colori richiamano la Vergine Maria: il colore blu nell’arte sacra da sempre il simbolo di purezza, di amore celeste, di fede, ma ci sono anche il colore rosso e il colore oro, che invece simboleggiano il divino e lo Spirito

Santo. La Torre di Babele esemplificativa della perdita della comprensione, ma viene riletta dall’artista in senso positivo, quindi la punizione divina di confondere le lingue, che poi porta al crollo della torre, in realt viene vista come un valore, come una ricchezza. Nella diversit culturale, ideologica, di pensiero, anche nella diversit di genere, l che viene custodito, che si nasconde il vero valore, la vera ricchezza”.

L’opere “It’s time to make a decision” fa riferimento a “Ave Mary. E la chiesa invent la donna” di Michela Murgia e ribalta la figura di Maria di Nazareth da passiva ascoltatrice delle parole dell’arcangelo Gabriele a figura attiva che attraverso il dialogo e l’interrogazione decide consapevolmente. Ancora una volta il dialogo e l’ascolto sono fondamentali.

Conclude Sabrina Bianchi ponendo l’importanza dell’altro al centro del lavoro della Galleria BPER: “Questo appunto fa parte di quello che un messaggio che vogliamo trasmettere che un messaggio di inclusivit anche e di restituzione sociale di quello che un immenso patrimonio che BPER Banca ha deciso di non tenere pi chiuso nelle stanze, ma appunto di far vivere con delle mostre e con delle iniziative culturali che nascono sempre dal cuore della collezione, ma che vengono poi arricchite con prestiti o con progettualit specifiche, site-specific, come questa nel caso della mostra di

Fabrizio Dusi”.

L’esposizione aperta al pubblico tutti i venerd pomeriggio e tutti i sabati mattina e pomeriggio fino all’11 gennaio 2026. Sabato 15 novembre 2025 prevista una visita della mostra e di Palazzo Martinengo di Villagana ad opera della delegazione FAI Brescia.

Jared Kushner a Gaza come una bomba nucleare, ma non è genocidio

Roma, 20 ott. (askanews) – “Sembrava quasi che una bomba nucleare fosse stata fatta esplodere in quella zona”: con queste parole l’inviato Usa, Jared Kushner, ha descritto alla Cbs la Striscia di Gaza visitata con il collega Steve Witkoff una volta entrato in vigore l’accordo di cessate il fuoco raggiunto in Egitto.

“E poi si vedono queste persone che tornano indietro – ha aggiunto Kushner – e ho chiesto alle Forze di difesa israeliane: ‘Dove stanno andando?’. Mi guardo intorno. Sono tutte rovine. E loro hanno risposto: ‘Beh, stanno tornando nelle zone dove si trovava la loro casa distrutta, sul loro terreno, e pianteranno una tenda’. Ed è molto triste, perché pensi tra te e te: non hanno davvero nessun altro posto dove andare”.

Alla domanda se dopo questa visita siano d’accordo sul fatto che sia stato messo in atto un genocidio, i due inviati Usa hanno risposto: “No, assolutamente no”.

Sassi contro il bus dei tifosi del basket Pistoia, Meloni: violenza folle

Roma, 20 ott. (askanews) – “Una notizia terribile che lascia senza parole. L’assalto al pullman dei tifosi del Pistoia Basket, costato la vita a un autista colpito da un mattone, è un atto di violenza inaccettabile e folle”. Così la premier Giorgia Meloni, in una nota, dopo la sassaiola contro il pullman dei tifosi del Pistoia basket da parte di un gruppo di ultras della tifoseria avversaria del Sebastiani di Rieti che è costato la vita ad uno degli autisti.

“Esprimo il mio profondo cordoglio alla famiglia della vittima e la mia vicinanza a chi ha assistito a questa tragedia. Confido che i responsabili di questo gesto vigliacco e criminale vengano individuati e assicurati rapidamente alla giustizia”, ha aggiunto Meloni.

Venezia, alla Querini Stampalia si presenta il Noor Riyadh festival

Venezia, 20 ott. (askanews) – Una mostra alla Fondazione Querini Stampalia di Venezia per presentare il Noor Riyadh festival 2025: quattro opere che ricreano lo spirito del grande evento saudita nel progetto “In the Blink of an Eye”, curato da Mami Kataoka, in collaborazione con Li Zhenhua e Sara AlMutlaq. “Noor Riyadh – ha detto ad askanews Nouf Al Moneef, direttrice del festival – il pi grande evento al mondo di arte e luce, stato lanciato dal principe ereditario Mohammed bin Salman ed cresciuto rapidamente nel corso degli anni. Abbiamo avuto pi di 9 milioni di visitatori ed esponiamo pi di 450 opere di 400 artisti da tutto il mondo. Siamo molto orgogliosi di essere partner della Fondazione Querini Stampalia per questa possibilit di esporre una piccola mostra sul Noor Riyadh”.

Il museo veneziano ha aperto la propria Area Scarpa per ospitare le opere del festival, che prodotto da Filmmaster, e quello che nasce un dialogo culturale che si basa anche sulla relazioni sottili tra le due citt. “Intanto un incontro con la luce, letteralmente – ci ha detto Cristiana Collu, direttrice della Fondazione Querini Stampalia -. Io credo che non c’ un posto pi adatto ad ospitare una sorta di trailer di quello che succeder tra un mesi a Riyadh che Venezia e nella cornice di Venezia quella della Fondazione Querini Stampalia. Per noi una grandissima occasione di una collaborazione sia con Filmmaster che con Civita e pensiamo che sia molto importante per tutti mettere in risalto quella che comunque un’eccellenza italiana in questo campo, che pu promuovere e organizzare eventi cos importanti”.

Per Filmmaster si tratta di una grande occasione e di una sfida importante. “Lavoriamo da 50 anni in Italia e da 20 anni in Arabia Saudita – ha concluso l’ad Antonio Abete -. un grandissimo onore avere la possibilit di produrre il Noor Festival 2025. La citt di Riyadh sar trasformata nella pi grande galleria d’arte a cielo aperto per due settimane. E’ un viaggio, un percorso di evoluzione continua: ogni evento che facciamo, ogni progetto che facciamo ci arricchisce, ci lascia qualcosa che auspichiamo ci possa rendere pi interessanti e maggiormente distintivi per ulteriori futuri progetti a partire dal Noor per finire a tutti gli altri grandi eventi internazionali che abbiamo in programma fra cui anche le Olimpiadi di Milano-Cortina 2026”.

La mostra a Venezia resta aperta al pubblico fino al 23 novembre 2025.

Israele isolato nel mondo ora deve promuovere una nuova classe dirigente

A Gaza, come era prevedibile, la tregua così faticosamente raggiunta fatica a reggere, ma la speranza di tutti è che, comunque, regga. Solo così si potrà passare alle fasi successive del “Piano Trump”, che del resto richiederanno interventi correttivi — anche sostanziali — possibili però solo se prevarrà una reale volontà pacificatrice.

Non sarà facile. L’odio accumulato in questi ultimi due anni peserà e condizionerà entrambe le parti in conflitto, favorendo al loro interno le frange estremiste che si oppongono a ogni possibile soluzione pacifica, a ogni possibile mediazione, a ogni ipotesi di convivenza fra i due popoli, quello ebreo e quello palestinese. Le ferite inferte negli animi sono profonde. Quelle che hanno devastato le comunità lo sono ancor più di quelle dei singoli.

Israele, un Paese solo e disorientato

Prendiamo il caso di Israele. Isolato e ormai largamente disprezzato nel mondo — dai comuni cittadini e dalle classi dirigenti — Israele è rimasto solo con sé stesso e con gli Stati Uniti guidati da Donald Trump. Un disprezzo quasi universale che può generare possibili conseguenze pericolose per gli ebrei nel mondo. Se ne intravedono già i segnali (per ora pallidi, ma inequivocabili).

Questo è il disastroso risultato conseguito dalla cieca rabbia omicida del governo Netanyahu, pieno di estremisti odiatori dei palestinesi e forse non solo di loro. Diffidare sempre degli estremisti, in qualunque luogo e in qualunque contesto storico.

Hanno trascinato Israele in un buco nero pieno di odio e risentimento che segnerà per generazioni, è lecito temere, la vita in quei territori. E l’hanno altresì indebolito anche al suo interno, perché non solo i parenti degli ostaggi, non solo i membri di Sinistra per Israele, ma anche tanti altri cittadini sono alla lunga rimasti disgustati dalla reazione sproporzionata ai tragici eventi del 7 ottobre 2023 e alla loro sostanziale rimozione, o quasi, dalla memoria collettiva del mondo, sostituiti dalle quotidiane immagini di distruzione, sofferenza e morte a Gaza.

Una società divisa e una democrazia in bilico

Si è così generata una spaccatura verticale della società israeliana, foriera di possibili violenze e forse anche di qualcos’altro.

Un qualcosa d’altro che potrebbe attentare alla stessa solidità della democrazia israeliana. La campagna elettorale, quando sarà, verrà vissuta con giusta passione ma anche con tanta rabbia da un Paese che mostrava visibili segni di divisione profonda già prima del 7 ottobre: un evento tragico che avrebbe dovuto unificare la nazione ebraica e che invece la guerresca reazione voluta dal governo ha impedito.

Un Paese diviso al suo interno diventa debole agli occhi del mondo esterno, anche se è molto forte militarmente. Netanyahu ha sempre sottovalutato questa verità, come ha dimostrato da ultimo nel suo grottesco intervento all’assemblea generale delle Nazioni Unite.

Il limite dell’alleanza con Washington

Si è sempre mosso nella certezza che il sostegno degli Stati Uniti non sarebbe mai venuto meno. Una scommessa che ha giocato spregiudicatamente prima col debole Biden (che però in qualche modo è riuscito a limitarlo almeno un po’) e dopo con l’amico Trump (che in un primo tempo gli ha lasciato mano libera, e si è visto con quali risultati devastanti per la popolazione di Gaza).

Ma il troppo a un certo punto diventa troppo anche per uno come Trump. Tutti gli osservatori concordano nel ritenere l’attacco militare operato in Qatar per uccidere alcuni dirigenti di Hamas come l’errore decisivo degli israeliani. In quel momento tutti gli alleati arabi degli Stati Uniti, sia quelli più vicini ad Hamas (il Qatar) sia quelli più ostili alla Fratellanza Musulmana (dall’Arabia all’Egitto), hanno espresso a Trump tutto il loro disappunto e qualcosa (molto) di più: il naufragio degli Accordi di Abramo, che hanno rappresentato l’intelaiatura della politica mediorientale del presidente americano così come architettata dal genero Jared Kushner (che non è, si badi, solo “il genero” bensì uno stratega di notevoli qualità, politiche e soprattutto imprenditoriali).

Il fallimento di una strategia di guerra permanente

Questo rischio ha mosso Trump, prima che le pressioni interne. Dove non solo i suoi avversari (dai Democratici agli studenti delle università, agli attivisti Pro Pal), ma pure tanti suoi elettori non comprendevano più il sostegno a Netanyahu, sia per quell’egoistico ripiegamento interno che ha costituito uno dei motivi della vittoria del tycoon, sia perché obiettivamente quello che stava avvenendo a Gaza era inaccettabile pure per loro.

Un primo messaggio Trump lo aveva inviato intervenendo direttamente in Iran, con le famose bombe di profondità sganciate sui suoi siti di arricchimento nucleare dopo aver intimato al premier israeliano di non andar oltre negli attacchi missilistici al regime degli ayatollah. Un secondo è stato l’umiliazione inflitta a Netanyahu con la telefonata di scuse che egli ha dovuto fare allo sceicco del Qatar Tamim bin Hamad al-Thani in favore di telecamera.

Da questo punto di vista Trump si è mosso in linea con la tradizione: storicamente gli USA hanno sempre sostenuto Israele, ma ne hanno pure contenuto i possibili esecrabili eccessi, sin dai tempi della guerra di Suez nel 1956.

Israele davanti al rischio dell’isolamento totale

Così, la distruttiva scelta di guerra del governo israeliano, la sua volontà di annientamento di un nemico esteso nei fatti da quello che esso effettivamente è — ovvero un gruppo terroristico quale Hamas — a un’intera popolazione civile si è trasformata non solo nel rischio di un’azione militare senza fine, non compresa neppure da molti dei militari che la stavano combattendo, ma anche in un errore strategico tale da porre Israele solo contro tutti nella regione e addirittura nella condizione di dover subire la reprimenda di Washington.

Infatti, come si è visto, perfino Egitto e Giordania, che con Tel Aviv hanno fatto pace da anni, sentendo il peso delle proprie opinioni pubbliche sempre più ostili nei confronti dell’arrogante prepotenza del potente vicino, hanno dovuto alzare la voce. La possibilità di avvicinamento con l’Arabia si è dissolta, e chissà per quanto tempo — a meno che il “Piano Trump” non si sviluppi secondo i suoi intenti ricostruttivi (anche nel senso letterale, edilizio).

Una nuova classe dirigente per un Paese ferito

Gli avversari tutto intorno sono certamente indeboliti, ma non definitivamente sconfitti. Così i miliziani terroristi, dagli Houthi a Hezbollah, e lo stesso Iran: e tutti questi sino ad ora non hanno rinunciato al loro imperativo esistenziale, l’annientamento di Israele. E adesso si staglia all’orizzonte un possibile nuovo avversario, la Turchia neo-ottomana di Erdogan, che si è avvicinata fisicamente a Israele attraverso la nuova Siria sunnita guidata dal ripulito al-Shara’, che è pur sempre stato un miliziano della jihad islamica in diverse sue organizzazioni. Una Turchia le cui ambizioni anche sul Mediterraneo – come dimostra la sua presenza in Libia – sono a tutti evidenti.

Governato da un premier che ha visto nella guerra permanente la sua cambiale di sopravvivenza politica e da due ministri psicopatici che godono nell’immaginare la scomparsa dei palestinesi, Israele ha perduto sé stesso, sepolto da un cumulo di macerie materiali ma soprattutto umane. E pure politiche.

E allora, nella speranza che la tregua regga e si evolva in un piano di pace perseguibile e perseguito da tutte le parti in causa, bisogna comunque riconoscere che ci vorrà tempo, molto, per costruire un tessuto comune di convivenza che possa condurre alla soluzione dei due Stati.

Per quanto riguarda Israele, del quale abbiamo parlato qui, è indubbio che ci vorrà una nuova classe dirigente, totalmente altra rispetto a questa che c’è adesso, imperdonabile. Dai palestinesi, dal mondo tutto. E pure dagli israeliani.

La politica e il peso delle parole

Gli avversari in politica non se le mandano a dire ma in prima persona esprimono oggigiorno il proprio pensiero con un’enfasi raramente appropriata. Si ricorre ad espressioni non proprio da enfant prodige, educando gli elettori ad una rissosità che non fa bene alla salute. Più che stemperare il clima del confronto, si temperano le matite con punta acuminata per dare stilettate alla parte opposta che ribatte più o meno similmente. Il sospetto è nel desiderio di occupare ogni giorno il campo della prima pagina senza lasciare spazio a storie diverse. 

Gli allarmi della Schlein e la risposta della Meloni

La Schlein ha proclamato al mondo che libertà e democrazia sono a rischio con la destra al governo. Lo ha detto al Congresso del Partito dei Socialisti europei, forse perché tutti sappiano guardarsi dall’Italia dei questi giorni. Appena prima, la Meloni aveva commentato come l’opposizione in Italia sia peggiore dei terroristi di Hamas. Nel batti e ribatti la Meloni rimprovera la Schlein di screditare con fandonie l’immagine dell’Italia all’estero e di delirare. La Schlein ha sua volta ha replicato chiedendo alla Meloni di dismettere dal ruolo di vittima, una pasionaria ingiustamente oggetto di critiche del prossimo.  È colei che è vinta da un destino crudele e vitto sacrificale per gli Dei e per la politica Si andrà avanti così per nuovi atti in commedia. 

Parole verticali e orizzontali

Del resto, delirare indica uscire dal solco dell’aratro, andare fuori traccia e rovinare il lavoro per una buona semina. Siamo di fronte ad un incrocio di parole verticali e orizzontali che portano a definire vocaboli non proprio di pace, di quando è impossibile metterci una buona parola e riportare tutto in un ordine accettabile. 

La parola d’ordine è quella di mordersi senza lasciare la presa, le parole si accapiglino incrociando guantoni, consonanti e vocali fino a stendere a terra il nemico. La gente di Livorno direbbe che siamo di fronte a due donnine di cianca allegra, un modo per dire della loro esuberante vivacità.

Landini e la Salis non si risparmiano

Anche il buon Landini non si è armato di piumino, dando politicamente della “cortigiana” alla Meloni che non ha apprezzato di essere definita alla stregua di una prostituta. Le parole sono importanti. Landini avrebbe potuto tacciare la Meloni di “sudditanza” verso Trump, l’accusa sarebbe rimasta inalterata ma l’espressione non avrebbe dato luogo ad altre squallide interpretazioni.

Per altro verso anche la Salis non ci è andata leggera. La strage a Castel d’Azzano, che ha portato alla uccisione di tre carabinieri per vendetta ad uno sgombero di una casa, ha fatto dire alla eurodeputata di AVS che c’è, di fondo alla tragedia, una responsabilità politica del capitalismo nel non garantire il diritto fondamentale alla casa, quasi facendo passare in secondo piano i delinquenti che hanno compiuto quella strage.  

È un modo tipico di buttarla in caciara, rimandando al “sistema” le colpe, sempre rilanciando verso un indistinto livello più alto per non puntare il dito sui responsabili di certe morti. Siamo di fronte, come minimo, ad una scelta di tempi di un commento del tutto sbagliata. Non era quella l’occasione di parlare di un disagio sociale che certamente non va trascurato e a cui bisogna porre mano.

C’è un libro di cui andrebbe considerato almeno il titolo, “Il peso delle parole” di Pascal Mercier, che tornerebbe utile prima di dare sfogo ai propri impeti d’animo. A volte possono valere maggiormente quelle che non si dicono e che sarebbero ancor più apprezzate.

Saper andare controcorrente

Il tempo scorre immancabilmente sull’onda di questa politica mondiale completamente assuefatta alle leggi severe e ciniche di un economicismo ormai senza freni.

Armi, guerre e ricostruzioni

Gli esempi di Trump, Putin, Netanyahu sono eloquenti per portare avanti una tesi sulla quale occorrerebbe riflettere seriamente. Tutto l’ordine mondiale, anzi oserei dire tutta la crescita economica del mondo risponde ormai a queste tre variabili: la vendita delle armi, le guerre che ne conseguono ed infine le ricostruzioni.

In questi ultimi giorni si è plaudito da più parti all’iniziativa politica efficace di cessate il fuoco messa in campo da Donald Trump nella striscia di Gaza.

Ma nessuno riflette sul fatto che tutto ciò avviene dopo aver ammazzato civili innocenti (tra cui migliaia di bambini) e, anche, dopo aver venduto armi, aver distrutto intere città al solo fine di iniziare l’opera di ricostruzione da parte di una ristretta oligarchia economica mondiale che, certamente, non guarda alla pace come realizzazione di una convivenza civile tra popoli diversi, bensì come mezzo di arricchimento personale e di casta.

Il trionfo della realpolitik e la crisi dei valori

Le tragedie umane, le guerre, alle quali assistiamo ormai inermi da diversi anni, non sono altro che il frutto di questa politica economicista che di politica (nell’accezione più vera del termine) non ha più niente, se non la legittimazione della forza come principio supremo di tutte le Nazioni.

La cosa che più meraviglia in questo scenario tetro e privo di qualsiasi valore umano è che anche la quasi totalità degli opinionisti si sono assuefatti a questa realpolitik, che ha messo in un angolo i valori non solo religiosi, ma soprattutto di quell’umanesimo laico sul quale le forze politiche della sinistra storica avevano costruito non tanto un consenso politico, ma una cultura sociale che abbracciava le diverse generazioni del secolo scorso.

L’eredità smarrita del Novecento

Già, il secolo scorso! Sembra ormai lontano o, perlomeno, non più in grado di incidere a livello di cultura politica sul “nuovo” che si è realizzato negli ultimi decenni.

Ma quando si sente dire da un giornalista acuto qual è Marco Travaglio (anche se chi scrive non condivide tutto il suo pensiero) che ormai tutti debbono rassegnarsi al fatto che gli ideali in questi tempi occorre metterli da parte, bisogna cioè fare i conti con questa realpolitik, ed anzi bisogna vestire questi panni, mettendo da parte valori quali il solidarismo, il comunitarismo (che è il contrario dell’individualismo), la realizzazione di una giustizia politica, economica e sociale perché il mondo va in tutt’altra direzione.

Quando si sente affermare che l’idealismo non è fatto per questo Terzo Millennio, allora tornano alla mente non soltanto la cultura del Novecento, i suoi valori, i suoi ideali e le sue ideologie (con tutte le storture che tale secolo è stato in grado di produrre: prima e seconda guerra mondiale), le sue battaglie civili e sociali; ma quelle figure che da sponde diverse, da culture diverse hanno saputo incarnare e realizzare il sentimento del popolo italiano per tradurlo in una Carta di principi che è l’antitesi di questa politica urlata e vuota, di questo costume politico che ha relegato la giustizia ad un optional, di questa classe politica di nominati dalle oligarchie dei vari clan politici.

Riprendere il coraggio del pensiero libero

Quando si arriva a tutto questo vuol dire davvero che si è toccato il fondo e che, senza accorgersene, si sta trascinando il mondo verso il baratro.

Riprendere con coraggio un percorso politico-ideale è il dovere che sta innanzi alle coscienze vere, limpide, a coloro che pensano ancora, malgrado tutto, che la politica non è né personalizzazione, né spettacolo, né arroganza.

È ancora possibile tutto ciò?

Mi torna sempre alla mente un colloquio con Luigi Granelli nell’ormai lontano 1988, quando mi spiegava che l’impegno politico autentico di un cattolico democratico era quello di saper andare controcorrente, di non assuefarsi al puro esercizio del potere.

Oggi il saper andare controcorrente significa non assuefarsi alla politica di Trump, Putin, Netanyahu e (perché no?) di Giorgia Meloni.

Una libreria che chiude, una comunità che perde casa

C’è un silenzio particolare quando chiude una libreria. Non è il rumore di un fallimento, ma qualcosa di più sottile: un respiro che si interrompe nel quartiere.

All’Eur, dove tutto sembra ordinato e moderno, ha abbassato la serranda l’unica libreria su strada nel raggio di chilometri. Una Mondadori, dunque un grande marchio — ma anche un luogo con un volto umano, tenuto in vita per vent’anni dalla passione di una donna che aveva fatto dei libri la sua casa e il suo mestiere.

La sua storia è quella di una migrazione continua della parola: prima in un grande locale decentrato, poi in uno spazio più grande sotterraneo, infine in un ampio negozio a due piani sulla via principale. Ogni trasloco era un atto di fiducia, una scommessa sul fatto che ci fosse ancora posto per un luogo dove il libro potesse essere incontrato, non solo venduto.

Una storia che non è solo romana

Ora la libreria chiude: a scadenza di contratto, l’affitto è diventato insostenibile. Gli scatoloni si accumulano sul marciapiede, i titoli tornano al magazzino, e quella luce che per anni ha dato un segno di cultura alla strada si spegne in silenzio.

Non è una piccola libreria indipendente che soccombe alle piattaforme online, ma un punto vendita di una grande catena: il segno che la crisi non è solo economica, ma di modello culturale.

Neppure i grandi marchi riescono più a mantenere la presenza del libro nella vita quotidiana delle città. Eppure quella vetrina, per molti, era più di un negozio. Era un luogo dove ci si poteva ancora fermare, parlare, chiedere consiglio, respirare lentezza.

Una libreria di quartiere, anche se col marchio di una grande casa editrice, capace di creare relazioni, di accompagnare generazioni di lettori, di mantenere viva la dimensione concreta della parola.

Quando la cultura non trova casa

Il libro, dopotutto, è un corpo fragile che resiste: materia e voce insieme. In un mondo che tutto smaterializza, il libro è ancora una forma di incarnazione della conoscenza. Si tocca, si apre, si porta con sé.

E chi continua a custodirlo, come quella libraia dell’Eur, compie un gesto che ha qualcosa di spirituale: crede che la parola valga ancora la fatica di uno spazio, di un affitto, di una presenza reale.

Un frammento di una mappa più grande: Roma, Italia, Europa.

Le città diventano sempre più luoghi di passaggio e sempre meno luoghi di permanenza. E la cultura, che ha bisogno di tempo e di prossimità, fatica a trovare casa. Forse custodire i libri oggi significa custodire la possibilità di sostare, di riconoscere in un luogo — fosse anche una vetrina su una strada trafficata — un punto di respiro.

Finché ci sarà qualcuno disposto a entrare in una libreria solo per curiosità, o per gratitudine verso chi l’ha tenuta in vita per anni, la parola continuerà a incarnarsi.

E la cultura resterà, anche in silenzio, una forma di fiducia nell’umano. Non basta celebrare la lettura: occorre rendere possibile che i libri restino tra le persone. Perché dove una libreria resiste, anche la città resta viva.

Calcio, risultati serie A: Milan in testa alla classifica

Roma, 20 ott. (askanews) – Questi i risultati e la classifica di serie A dopo Milan-Fiorentina 2-1

Settima giornata: Lecce-Sassuolo 0-0, Pisa-Verona 0-0, Torino-Napoli 1-0, Roma-Inter 0-1, Como-Juventus 2-0, Cagliari-Bologna 0-2, Genoa-Parma 0-0, Atalanta-Lazio 0-0, Milan-Fiorentina 2-1, lunedì 20 ottobre ore 20.45 Cremonese-Udinese.

Classifica: MIlan 16, Napoli, Roma, Inter 15, Bologna 13, Como, Juventus 12, Atalanta 11, Sassuolo 10, Cremonese 9, Cagliari, Udinese, Torino, Lazio 8, Lecce, Parma 6, Verona 4, Fiorentina, Pisa, Genoa 3,

Ottava giornata: venerdì 24 ottobre ore 20.45 Milan-Pisa, sabato 25 ottobre ore 15 Parma-Como, Udinese-Lecce, ore 18 Napoli-Inter, ore 20.45 Cremonese-Atalanta, domenica 26 ottobre ore 12.30 Torino-Genoa, ore 15 Sassuolo-Roma, Verona-Cagliari, ore 18 Fiorentina-Bologna, ore 20.45 Lazio-Juventus.

Calcio, risultati serie A: Atalanta a quota 11

Roma, 19 ott. (askanews) – Questi i risultati e la classifica di serie A dopo Atalanta-Lazio 0-0

Settima giornata: Lecce-Sassuolo 0-0, Pisa-Verona 0-0, Torino-Napoli 1-0, Roma-Inter 0-1, Como-Juventus 2-0, Cagliari-Bologna 0-2, Genoa-Parma 0-0, Atalanta-Lazio 0-0, ore 20.45 Milan-Fiorentina, lunedì 20 ottobre ore 20.45 Cremonese-Udinese.

Classifica: Napoli, Roma, Inter 15, Milan, Bologna 13, Como, Juventus 12, Atalanta 11, Sassuolo 10, Cremonese 9, Cagliari, Udinese, Torino, Lazio 8, Lecce, Parma 6, Verona 4, Fiorentina, Pisa, Genoa 3,

Ottava giornata: venerdì 24 ottobre ore 20.45 Milan-Pisa, sabato 25 ottobre ore 15 Parma-Como, Udinese-Lecce, ore 18 Napoli-Inter, ore 20.45 Cremonese-Atalanta, domenica 26 ottobre ore 12.30 Torino-Genoa, ore 15 Sassuolo-Roma, Verona-Cagliari, ore 18 Fiorentina-Bologna, ore 20.45 Lazio-Juventus.

Gli Usa al lavoro per evitare la fine del cessate il fuoco

Roma, 19 ott. (askanews) – Washington sta cercando di impedire che l’attuale ripresa della violenza a Gaza faccia crollare il cessate il fuoco tra Israele e Hamas. Lo riporta Axios.

L’agenzia di stampa afferma che gli inviati Steve Witkoff e Jared Kushner hanno parlato con il ministro degli Affari strategici, Ron Dermer, e che gli Stati Uniti hanno chiesto a Gerusalemme di “rispondere in modo proporzionato ma con moderazione” in seguito all’attacco alle truppe dell’Idf nel sud di Gaza.

Nuova ondata di attacchi di Israele a sud di Gaza

Roma, 19 ott. (askanews) – L’esercito israeliano afferma di aver avviato una nuova ondata di attacchi aerei sulla parte meridionale di Gaza, mentre il precario cessate il fuoco è minacciato.

L’esercito ha dichiarato di star conducendo una “massiccia e vasta ondata” di attacchi aerei contro decine di obiettivi. Lo riporta al Jazeera.

Secondo il Times of Israel, “una fonte militare afferma che uno degli obiettivi è un sistema di tunnel precedentemente utilizzato da Hamas per tenere in ostaggio gli israeliani”. I media palestinesi pubblicano un’immagine che mostra gli attacchi nella zona di Khan Younis.

Calcio, risultati serie A: il Bologna è quarto

Roma, 19 ott. (askanews) – Questi i risultati e la classifica di serie A dopo Cagliari-Bologna 0-2, Genoa-Parma 0-0

Settima giornata: Lecce-Sassuolo 0-0, Pisa-Verona 0-0, Torino-Napoli 1-0, Roma-Inter 0-1, Como-Juventus 2-0, Cagliari-Bologna 0-2, Genoa-Parma 0-0, ore 18 Atalanta-Lazio, ore 20.45 Milan-Fiorentina, lunedì 20 ottobre ore 20.45 Cremonese-Udinese.

Classifica: Napoli, Roma, Inter 15, Milan, Bologna 13, Como, Juventus 12, Atalanta, Sassuolo 10, Cremonese 9, Cagliari, Udinese, Torino 8, Lazio 7, Lecce, Parma 6, Verona 4, Fiorentina, Pisa, Genoa 3,

Ottava giornata: venerdì 24 ottobre ore 20.45 Milan-Pisa, sabato 25 ottobre ore 15 Parma-Como, Udinese-Lecce, ore 18 Napoli-Inter, ore 20.45 Cremonese-Atalanta, domenica 26 ottobre ore 12.30 Torino-Genoa, ore 15 Sassuolo-Roma, Verona-Cagliari, ore 18 Fiorentina-Bologna, ore 20.45 Lazio-Juventus.

Ucraina, Trump: se inviassi tutte le scorte di armi metterei gli Usa a rischio

Roma, 19 ott. (askanews) – Il presidente degli Stati Uniti, Donald Trump, ha dichiarato di non poter mettere a rischio gli Stati Uniti inviando tutte le scorte di armi in Ucraina.

“Non possiamo dare tutte le nostre armi all’Ucraina. Semplicemente non possiamo farlo. Sono stato molto generoso con il presidente [Volodymyr] Zelensky e con l’Ucraina, ma… non posso mettere in pericolo gli Stati Uniti”, ha detto Trump in un’intervista a Fox News.

Trump ha ribadito che gli Stati Uniti hanno bisogno per loro dei missili da crociera Tomahawk, nonostante le ripetute richieste di Kiev. Ha inoltre affermato di aver discusso le prospettive con il presidente russo Vladimir Putin. Malgrado il conflitto in corso, il presidente Trump ha sottolineato che esistono grandi potenzialità per gli scambi commerciali con Kiev, auspicando che Russia e Ucraina mettano fine al conflitto.

Calcio, Cagliari-Bologna 0-2, Orsolini e Holm per gli emiliani

Roma, 19 ott. (askanews) – All’Unipol Domus il Bologna prende tre punti preziosi e lo fa senza strafare, ma con la solidità che ormai contraddistingue le grandi squadre. La squadra di Italiano passa 2-0 a Cagliari grazie a Holm e al solito Orsolini, e si piazza tra le protagoniste della Serie A.

Il primo tempo racconta di un Cagliari pimpante ma sfortunato: Felici sfiora il vantaggio ma si trova davanti Ravaglia, autentico muro rossoblù, che salva tutto con un intervento da applausi. Gli ospiti, pur controllando, costruiscono qualche occasione con Bernardeschi e Ferguson, senza però sbloccarsi subito.

A rompere l’equilibrio ci pensa Holm, bravo a sfruttare un assist di testa di Odgaard e a battere Caprile da pochi passi. Il gol scuote il Bologna, che tiene il minimo vantaggio fino all’80’, gestendo senza ansie e mostrando la maturità di chi ha ambizioni europee. Poi entra in scena Orsolini: il mancino del trascinatore non lascia scampo al portiere isolano e chiude i conti, firmando la quinta rete in campionato e consolidando il primato tra i cannonieri.

Il Cagliari prova a reagire, ma la difesa emiliana è attenta e organizzata, lasciando agli isolani solo qualche lampo isolato. Il Bologna, dal canto suo, si conferma squadra da vertice: undici gol realizzati, quattro risultati positivi consecutivi e la sensazione che la rincorsa alle grandi non sia più un’illusione.

Ucraina, Zelensky: sono pronto ad andare a Budapest

Roma, 19 ott. (askanews) – Volodymyr Zelensky si è detto pronto a recarsi a Budapest per un vertice con i suoi omologhi di Stati Uniti e Russia, ma ha invitato gli Stati Uniti a mostrarsi più fermi con Mosca di quanto non lo siano stati con Hamas per ottenere un cessate il fuoco nella Striscia di Gaza. Lo ha dichiarato lo stesso presidente ucraino in un’intervista rilasciata a Nbc News dopo il suo incontro di venerdì con Donald Trump.

Vladimir Putin “è abbastanza simile ad Hamas, ma è più forte (à) È per questo che bisogna esercitare maggiore pressione”, ha affermato Zelensky nell’intervista, il cui contenuto completo è stato trasmesso oggi. Pur definendo il presidente russo un “terrorista”, si è nuovamente detto aperto a un incontro.

“Se vogliamo davvero una pace giusta e duratura, abbiamo bisogno di entrambe le parti coinvolte in questa tragedia. Come possono esserci accordi senza di noi, se si tratta di noi?”, si è chiesto. Alla domanda se intendesse chiedere di essere presente a Budapest, qualora il vertice si tenga, il presidente ucraino ha risposto: “Sono pronto”.

Al termine di un colloquio telefonico con il presidente russo, Donald Trump ha annunciato giovedì che lo incontrerà a Budapest “nelle prossime due settimane”. Al momento, tuttavia, non è stata ancora fissata una data ufficiale.

Attacchi aerei di Israele a Nuseirat, almeno tre i morti

Roma, 19 ott. (askanews) – Nuovi attacchi aerei israeliani sono stati segnalati a Nuseirat, in un campo rifugiati nella parte centrale della Striscia di Gaza. Lo riportano i media palestinesi e secondo la tv satellitare araba al Jazeera ci sarebbero almeno tre morti.

Gli attacchi arrivano mentre le Idf (Forze di Difesa israeliane) e i funzionari israeliani hanno promesso di reagire a un attacco di miliziani palestinesi contro i soldati nella zona di Rafah, nel sud di Gaza, questa mattina.

Le Idf hanno in gran parte evitato di colpire Nuseirat e altre aree della Striscia di Gaza centrale durante la guerra, a causa della presenza di ostaggi ancora vivi trattenuti da Hamas. La scorsa settimana il movimento integralista islamico palestinese ha rilasciato tutti i 20 prigionieri ancora vivi.

Ranucci: non credo in mandanti politici, la squadra di Report non ha paura

Roma, 19 ott. (askanews) – “La prossima puntata 26 ottobre Report ripartirà con il solito sguardo. Il messaggio era chiaro chi ha messo l’ordigno conosceva le mie abitudini. Ho pensato fosse una bombola del gas inizialmente poi sono scesa e ho visto la macchina. Noi tocchiamo talmente tanti interessi e centri di potere che è impossibile capire l’origine, credo sia qualcuno legato alla criminalità, non credo nei mandanti politici”. Lo ha sottolineato, Sigfrido Ranucci, ospite di Monica Maggioni a In Mezz’ora su RaiTre.

“Tuttavia è possibile pensare che a qualcuno faccia comodo intimidirci, abbiamo delle puntate molto delicate che ci attendono, anche se non posso escludere che si riferiscano a qualche inchiesta del passato”, ha aggiunto il giornalista. “Adesso lasciamo agli inquirenti le indagini. Mia figlia ha avuto una legittima crisi di pianto: i miei famigliari sono abituati da anni, non ho mai voluto pubblicizzare nulla degli avvertimenti che ci sono stati nel passato. La squadra di Report non ha paura e continuerà a raccontare la pancia del Paese senza indietreggiare”.

Atletica, Maiwa e Cheptoo dominano la mezza maratona di Roma

Roma, 19 ott. (askanews) – Simon Maiwa e Regina Cheptoo firmano l’edizione 2025 della Wizz Air Rome Half Marathon, imponendo ancora una volta il dominio del Kenya sulle strade della Capitale. Maiwa ha vinto in 59’44″, battendo per un solo secondo il connazionale Vincent Kimaiyo (59’45″), con Kalipus Lomwai a completare il podio (59’56″). In campo femminile successo netto di Regina Cheptoo, che chiude in 1h08’26″ davanti a Milicent Jelimo e Gladys Cherop.

Più di 22mila corridori hanno attraversato il cuore di Roma, tra Fori Imperiali e Colosseo, in una mattinata che ha unito sport, turismo e fatica. Il gruppo di testa si è formato già dopo il decimo chilometro, con i keniani che hanno imposto ritmo e cadenza africana, resistendo ai saliscendi e alle curve di un tracciato tanto suggestivo quanto tecnico.

Per Maiwa la vittoria è arrivata in volata, una di quelle decise sul filo del respiro, con lo sprint che ha lasciato il pubblico di via dei Fori Imperiali con il fiato sospeso. Cheptoo invece ha costruito il proprio successo passo dopo passo, in solitaria, con una corsa regolare e composta che ha trasformato i monumenti romani in un silenzioso scenario di trionfo.

Roma si è riscoperta ancora una volta teatro della corsa e della bellezza: la città che corre, applaude e si lascia attraversare. Perché, come ogni ottobre, la mezza maratona non è solo una gara — è un racconto collettivo fatto di passi, emozioni e strade che sembrano non finire mai. (Foto organizzatori)

Calcio, risultati serie A: Como aggancia la Juve a 12 pt

Roma, 19 ott. (askanews) – Questi i risultati e la classifica di serie A dopo Como-Juventus 2-0

Settima giornata: Lecce-Sassuolo 0-0, Pisa-Verona 0-0, Torino-Napoli 1-0, Roma-Inter 0-1, Como-Juventus 2-0, ore 15 Cagliari-Bologna, Genoa-Parma, ore 18 Atalanta-Lazio, ore 20.45 Milan-Fiorentina, lunedì 20 ottobre ore 20.45 Cremonese-Udinese.

Classifica: Napoli, Roma, Inter 15, Milan 13, Como, Juventus 12, Atalanta, Bologna, Sassuolo 10, Cremonese 9, Cagliari, Udinese, Torino 8, Lazio 7, Lecce 6, Parma 5, Verona 4, Fiorentina, Pisa 3, Genoa 2

Ottava giornata: venerdì 24 ottobre ore 20.45 Milan-Pisa, sabato 25 ottobre ore 15 Parma-Como, Udinese-Lecce, ore 18 Napoli-Inter, ore 20.45 Cremonese-Atalanta, domenica 26 ottobre ore 12.30 Torino-Genoa, ore 15 Sassuolo-Roma, Verona-Cagliari, ore 18 Fiorentina-Bologna, ore 20.45 Lazio-Juventus.

Calcio, Como-Juventus 2-0, il giorno di Nico Paz

Roma, 19 ott. (askanews) – Nico Paz segna, dribbla, manda a terra Cambiaso e regala, con Kempf, una vittoria di quelle da ricordare: Como batte Juventus 2-0. La squadra di Fabregas gioca con coraggio e si prende tutto. Dopo quattro minuti, su schema d’angolo, il cross di Da Cunha trova Kempf tutto solo sul secondo palo: colpo di testa, Di Gregorio battuto, e il Como avanti 1-0. Un gol costruito, non casuale, che accende la partita e il tifo dei lariani, rimasto in silenzio per i primi quindici minuti in protesta contro la trasferta australiana con il Milan. La Juve prova a reagire, si muove bene Yildiz, spinge Cambiaso, ma manca la precisione, il colpo pulito. Nella ripresa entra Vlahovic, poi McKennie e Kostic, ma la partita cambia davvero solo quando Nico Paz decide di scrivere la sua firma sotto la storia: minuto 79, contropiede solitario, sterzata verso l’interno che fa sedere Cambiaso, sinistro nell’angolino e applausi anche da Wenger e Capello in tribuna. Una gemma da dieci puro, da talento che non si nasconde. La Juventus invece si scioglie, tramortita dal ritmo e dall’orgoglio lariano. E quando Cambiaso prova il sinistro, poco prima di uscire, Butez blocca a terra come a chiudere il sipario. Finisce 2-0 con il Como che brinda a una giornata storica.

Motori, Valentino Rossi vince l’8 ore di Indianapolis

Roma, 19 ott. (askanews) – Valentino Rossi ha vinto l’8 Ore di Indianapolis con la BMW del team WRT, 17 anni dopo il suo successo in MotoGP sullo stesso circuito. Un trionfo dal sapore simbolico, in una gara segnata dal maltempo e da continui colpi di scena, che consegna al “Dottore” un nuovo capitolo della sua leggendaria carriera.

La corsa è stata interrotta per pioggia e fulmini, poi ripresa sotto Safety Car. Proprio in quel momento il team WRT ha indovinato la strategia perfetta, azzardando il cambio gomme al momento giusto e guadagnando la testa della gara. Rossi ha dato il suo contributo negli stint iniziali, poi ha lasciato il volante ai compagni Kelvin van der Linde e Charles Weerts, portando la BMW #46 fino al traguardo e alla vittoria finale.

Diciassette anni fa, su questo stesso tracciato, Rossi aveva vinto in MotoGP battendo Nicky Hayden in una gara interrotta dall’uragano Ike. Oggi diventa il primo pilota della storia a trionfare sia su due che su quattro ruote a Indianapolis. Un cerchio che si chiude nel modo più romantico possibile.

“Vincere qui è speciale, dopo averlo fatto anche in MotoGP. È stato un weekend difficile, ma abbiamo lavorato bene e alla fine è arrivato un risultato bellissimo. Siamo stati anche fortunati, ma la fortuna va saputa prendere”, ha commentato Rossi, sorridente sul podio.

Il successo permette anche a van der Linde di conquistare il titolo dell’Intercontinental GT Challenge, mentre per il team WRT arriva la terza vittoria consecutiva a Indianapolis. Rossi, invece, aggiunge un altro trofeo alla sua collezione, ma soprattutto un’altra storia da raccontare: quella di un campione che, ovunque ci siano un volante o un manubrio, continua a trovare il modo di vincere.

Parigi, rapina al Louvre: rubati gioielli "di valore inestimabile"

Roma, 19 ott. (askanews) – Gioielli “di valore inestimabile” sono stati sottratti questa mattina in occasione della rocambolesca rapina al museo del Louvre a Parigi, uno dei simboli della Francia nel primo arrondissement della capitale. Lo ha affermato il ministro degli Interni francese, Laurent Nunez.

L’istituzione ha immediatamente chiuso le sue porte “per motivi eccezionali”, in particolare per preservare tracce e indizi della rapina, avvenuta tra le 9.30 e le 9.40, in prossimità dell’orario di apertura. Non ci sono “feriti da segnalare”, ha precisato il ministro della Cultura Rachida Dati, presente sul posto insieme al ministro degli Interni.

La procura di Parigi ha aperto un’indagine per “furto e associazione a delinquere finalizzata a commettere un crimine”, indagine affidata alla Brigata per la repressione del banditismo della polizia giudiziaria (Brb), con il supporto dell’Ufficio centrale per la lotta contro il traffico dei beni culturali (Ocbc). Danni e lista dei preziosi rubati sono in fase di valutazione. Tre o quattro malviventi, secondo il ministro degli Interni, sono arrivati nei pressi del museo a bordo di potenti scooter. Hanno poi utilizzato un montacarichi per accedere alla Galleria di Apollo, al primo piano, dove si trovavano i gioielli presi di mira. Avrebbero quindi infranto due vetrine con un flessibile, prima di impadronirsi dei gioielli e fuggire sui loro mezzi a due ruote.

“I malviventi hanno usato una piattaforma elevatrice montata su un camion per accedere alla sala Apollo del museo. Hanno forzato una finestra e rubato gioielli di valore patrimoniale e inestimabile”, ha spiegato il ministro Nunez ai microfoni di France Inter. L’intera operazione è durata appena sette minuti.

“Si tratta di una rapina molto importante. A quanto pare hanno fatto un sopralluogo, sembrano molto esperti in questo tipo di operazioni”, ha aggiunto il ministro. “Tutte le brigate centrali della prefettura di polizia saranno mobilitate per rintracciare i responsabili. Il tasso di risoluzione di questa brigata è molto alto, superiore a uno su due per furti di questa natura”, ha precisato l’ex prefetto di polizia di Parigi. Nunez ha assicurato di avere “buone speranze che molto presto ritroveremo i responsabili e soprattutto i beni rubati”.

Le forze dell’ordine sono attualmente mobilitate sul posto, mentre ai visitatori è stato chiesto di non recarsi al museo. Il Louvre, simbolo mondiale della cultura francese e uno dei luoghi più sorvegliati della capitale, rimarrà completamente chiuso al pubblico per l’intera giornata.

È nel cuore del Louvre, nella sontuosa Galleria di Apollo, che alcuni individui si sono introdotti in questa domenica, tramite un montacarichi, provocando la chiusura immediata del museo “per motivi eccezionali”. Questo luogo non è una sala qualunque: è uno degli scrigni più preziosi del patrimonio francese. Sotto la sua volta dorata dipinta da Le Brun e Delacroix, lunga oltre 60 metri, sono esposti i Gioielli della Corona di Francia, custoditi qui dal 1887.

Nelle sue vetrine restaurate nel 2019 dopo dieci mesi di lavori, si possono ammirare il Régent, leggendario diamante da 140 carati scoperto in India nel XVII secolo, la corona di Luigi XV incastonata con 282 diamanti e 64 pietre colorate, oppure i gioielli dell’imperatrice Eugenia, ultimo bagliore dello splendore imperiale.

Parigi: rapina al Louvre, museo chiuso tutta la giornata

Roma, 19 ott. (askanews) – I media francesi non esitano a parlare di un fulmine a ciel sereno nel cuore di Parigi: questa mattina è avvenuta una rapina all’apertura del Museo del Louvre, come ha confermato il ministro della Cultura Rachida Dati su X. Contattato dalla France Presse, l’entourage del ministro ha dichiarato che uno o più malviventi si sono introdotti nel museo, ma non ha fornito indicazioni su un possibile furto di oggetti d’arte. La struttura ha immediatamente chiuso al pubblico “per motivi eccezionali”, secondo un messaggio pubblicato dal museo su X.

L’incidente sarebbe avvenuto dopo l’arrivo dei primi visitatori, in un orario ancora da specificare. Le forze dell’ordine sono presenti sul posto, mentre i visitatori vengono invitati a non entrare nel museo. Il Louvre, simbolo mondiale della cultura francese e uno dei siti più sorvegliati della capitale transalpina, resterà completamente chiuso al pubblico per l’intera giornata. Secondo testimoni presenti sul posto, i criminali potrebbero essersi serviti di un montacarichi all’interno del museo. È in corso un’indagine per determinare le circostanze precise della rapina e la possibile scomparsa di opere o beni di valore.

Sarebbero dei gioielli il bottino della rocambolesca rapina di questa mattina al Louvre, uno dei simboli di Parigi e dell’intera Francia, che ha indotto le autorità a chiudere il museo per tutta la giornata. Lo riportano Le Figaro e altri quotidiani transalpini.

La rapina, a quanto filtra, è avvenuta tra le 9.30 e le 9.40, in prossimità dell’apertura del Louvre, situato nel primo arrondissement della capitale francese. Il museo ha immediatamente chiuso ai visitatori “per motivi eccezionali”, secondo un messaggio pubblicato sul profilo ufficiale X. Il ministro della Cultura, Rachida Dati, è sul posto.

Secondo Le Figaro diverse persone, il cui numero non è ancora stato determinato, si sono avvicinate al museo a bordo di scooter. Hanno poi utilizzato un montacarichi per accedere a una sala contenente preziosi gioielli. Hanno rotto le finestre della sala in questione con piccole motoseghe prima di trafugare i preziosi e darsi alla fuga. I danni devono ancora essere quantificati. La BRB (Brigade de répression du banditisme) è incaricata delle indagini. Le forze dell’ordine sono attualmente sul posto, mentre ai visitatori è proibito l’ingresso al museo. Il Louvre, simbolo mondiale della cultura francese e uno dei siti più sorvegliati della capitale, resterà completamente chiuso al pubblico per l’intera giornata.

L’indagine stabilirà le circostanze precise della rapina e la possibile scomparsa di opere o beni di valore. Una curiosità: una rapina al Museo del Louvre caratterizza anche la prima puntata della prima stagione di “Lupin”, serie televisiva francese trasmessa da Netflix che ha nell’attore francese Omar Sy il personaggio principale.

Il Papa: i santi sono martiri della fede e fedeli amici di Cristo

Roma, 19 ott. (askanews) – “Questi fedeli amici di Cristo sono martiri per la loro fede, come il Vescovo Ignazio Choukrallah Maloyan e il catechista Pietro To Rot; sono evangelizzatori e missionarie, come suor Maria Troncatti; sono carismatiche fondatrici, come suor Vincenza Maria Poloni e suor Carmen Rendiles Martínez; col loro cuore ardente di devozione, sono benefattori dell’umanità, come Bartolo Longo e José Gregorio Hernßndez Cisneros. La loro intercessione ci assista nelle prove e il loro esempio ci ispiri nella comune vocazione alla santità. Mentre siamo pellegrini verso questa meta, preghiamo senza stancarci, saldi in quello che abbiamo imparato e crediamo fermamente. La fede sulla terra sostiene così la speranza del cielo”. Lo ha detto Papa Leone XIV nel corso dell’omelia in Piazza San Pietro, seguita alla Celebrazione Eucaristica ed al Rito della Canonizzazione di 7 Beati. Diversi applausi dei fedeli hanno scandito le parole del Santo Padre. Sono quasi 55mila i fedeli presenti questa mattina all’inizio della messa in piazza San Pietro presieduta da Papa Leone.

M.O., Hamas: restiamo impegnati a rispetto cessate-il-fuoco a Gaza

Roma, 19 ott. (askanews) – Hamas resta impegnato nel rispetto del cessate-il-fuoco, dopo le notizie secondo cui miliziani armati hanno attaccato le truppe israeliane a Rafah questa mattina, inducendo le Idf (Forze di Difesa israeliane) a rispondere con attacchi aerei. Lo ha chiarito un alto funzionario del movimento integralista islamico palestinese, Izzat al Risheq, in una dichiarazione.

Risheq ha insistito sul fatto che “è l’occupazione a continuare a violare il cessate il fuoco e a cercare scuse per i suoi crimini”. Il “tentativo di (Benjamin) Netanyahu di sottrarsi ai suoi impegni avviene sotto la pressione della sua coalizione del terrore, mentre cerca di sfuggire alle sue responsabilità nei confronti dei mediatori”, ha accusato.

Netanyahu: la guerra contro Hamas a Gaza rinominata ‘Guerra della Rinascita’

Roma, 19 ott. (askanews) – Parlando all’inizio della riunione settimanale del governo – e prima dell’attacco di Hamas contro le truppe delle Idf a Rafah – Benjamin Netanyahu ha indicato che la guerra iniziata il 7 ottobre si sta avvicinando alla sua conclusione.

“Oggi porto all’approvazione del governo la proposta di dare alla guerra un nome ufficiale e permanente: ‘La Guerra della Rinascita’”, ha afferma Netanyahu in un video diffuso dal suo ufficio.

“Al termine di due anni consecutivi di combattimenti, ricordiamo come tutto è cominciato. Ci siamo rialzati dal terribile disastro del 7 ottobre”, ha aggiunto il primo ministro dello stato ebraico. Ha aggiunto che Israele si appresta a conferire onorificenze ai soldati che hanno combattuto nella guerra, una prassi che viene seguita in Israele alla fine dei conflitti: “Come nelle precedenti campagne militari, le decorazioni dell’attuale campagna porteranno il nome ufficiale di Guerra della Rinascita”.

Secondo quanto riportato dai media israeliani, Netanyahu ha lasciato la riunione di governo dopo che miliziani palestinesi nella Striscia di Gaza hanno lanciato un attacco contro le truppe delle Idf (Forze di Difesa israeliane) nel sud di Gaza, a Rafah.

Tennis, Sinner trionfa a Riyad: "Voglio giocare sempre così"

Roma, 19 ott. (askanews) – Per il secondo anno consecutivo, Jannik Sinner si prende tutto: il titolo, la scena e il rispetto del suo più grande rivale, Carlos Alcaraz. Sul cemento lucido di Riyadh, in Arabia Saudita, l’azzurro n. 2 del mondo ha sconfitto lo spagnolo n. 1 con un netto 6-3 6-4, replicando il successo dell’anno scorso e confermandosi campione del Six Kings Slam, l’esibizione più ricca della storia del tennis. Un torneo “non ufficiale”, certo, ma con in palio 6 milioni di dollari per il vincitore: una cifra mai vista, nemmeno nei tornei del Grande Slam. E anche senza punti ATP, la finale tra Sinner e Alcaraz ha avuto il peso specifico di una sfida di vertice, tra due giocatori che stanno ridisegnando il futuro del tennis mondiale.

Fin dai primi scambi Sinner è apparso più lucido e concreto. Approfitta di un errore iniziale di Alcaraz, si costruisce tre palle break e strappa subito il servizio. Lo spagnolo prova a reagire, ma incappa in un doppio fallo sanguinoso sul 15-40. Da quel momento in poi, l’inerzia è saldamente nelle mani dell’altoatesino, che al servizio è impeccabile: percentuali alte, prime pesanti, zero esitazioni nei momenti caldi. Il primo set scivola via sul 6-3, il secondo segue lo stesso copione: Alcaraz tenta il colpo di genio, ma Sinner risponde con solidità e timing perfetto. Chiude 6-4, senza mai dare la sensazione di vacillare. È la sesta vittoria in carriera contro lo spagnolo, la seconda ottenuta in due set netti dopo la semifinale di Pechino 2023.

MotoGP, Bagnaia: "Meglio cadere lottando che arrivare ultimo"

Roma, 19 ott. (askanews) – Phillip Island lascia l’amaro in bocca a Francesco Bagnaia, che anche in Australia deve fare i conti con una Ducati difficile da gestire. Nel Warm Up il team ha tentato alcune modifiche all’anteriore, ma la risposta non è stata incoraggiante. «Abbiamo fatto delle prove che sono state abbastanza un disastro, non era possibile guidare – ha spiegato Pecco -. Poi siamo andati nella direzione opposta ed è stato positivo, almeno potevo spingere un po’ di più. Il problema è che non riesco a frenare ed entrare in curva come vorrei, e questo complica tutto. Rispetto a ieri e all’Indonesia ho avuto la possibilità di attaccare un po’, e già questo è qualcosa di buono. Non so se sarà utile per la Malesia, che è una pista diversa, ma spero di arrivarci con un buon feeling».

La difficoltà di Bagnaia sta tutta nella discontinuità: la moto che un giorno vibra e “shekera” diventa quella del passo costante in 1:28 il giorno dopo. «È un problema che ci portiamo dietro da inizio anno – racconta -. Pensavamo di aver risolto tutto dopo il test di Misano: in Giappone infatti la moto funzionava e potevo guidare come so fare. Poi, improvvisamente, da un weekend all’altro non riesco più a spingere. È inaccettabile, ma anche difficile da spiegare. Questa mattina ho provato un assetto nuovo, ma era quasi impossibile da guidare, quindi ho dovuto fermarmi. Nel pomeriggio abbiamo scelto una moto più stabile, sacrificando agilità e ingresso in curva: almeno riuscivo a frenare senza troppi movimenti».

Venezia, alla Querini Stampalia presentato il Noor Riyadh festival

Venezia, 19 ott. (askanews) – Una mostra alla Fondazione Querini Stampalia di Venezia per presentare il Noor Riyadh festival 2025: quattro opere che ricreano lo spirito del grande evento saudita nel progetto “In the Blink of an Eye”, curato da Mami Kataoka, in collaborazione con Li Zhenhua e Sara AlMutlaq. “Noor Riyadh – ha detto ad askanews Nouf Al Moneef, direttrice del festival – è il più grande evento al mondo di arte e luce, è stato lanciato dal principe ereditario Mohammed bin Salman ed è cresciuto rapidamente nel corso degli anni. Abbiamo avuto più di 9 milioni di visitatori ed esponiamo più di 450 opere di 400 artisti da tutto il mondo. Siamo molto orgogliosi di essere partner della Fondazione Querini Stampalia per questa possibilità di esporre una piccola mostra sul Noor Riyadh”.

Il museo veneziano ha aperto la propria Area Scarpa per ospitare le opere del festival, che è prodotto da Filmmaster, e quello che nasce è un dialogo culturale che si basa anche sulla relazioni sottili tra le due città. “Intanto è un incontro con la luce, letteralmente – ci ha detto Cristiana Collu, direttrice della Fondazione Querini Stampalia -. Io credo che non c’è un posto più adatto ad ospitare una sorta di trailer di quello che succederà tra un mesi a Riyadh che Venezia e nella cornice di Venezia quella della Fondazione Querini Stampalia. Per noi è una grandissima occasione di una collaborazione sia con Filmmaster che con Civita e pensiamo che sia molto importante per tutti mettere in risalto quella che è comunque un’eccellenza italiana in questo campo, che può promuovere e organizzare eventi così importanti”.

Per Filmmaster si tratta di una grande occasione e di una sfida importante. “Lavoriamo da 50 anni in Italia e da 20 anni in Arabia Saudita – ha concluso l’ad Antonio Abete -. È un grandissimo onore avere la possibilità di produrre il Noor Festival 2025. La città di Riyadh sarà trasformata nella più grande galleria d’arte a cielo aperto per due settimane. E’ un viaggio, è un percorso di evoluzione continua: ogni evento che facciamo, ogni progetto che facciamo ci arricchisce, ci lascia qualcosa che auspichiamo ci possa rendere più interessanti e maggiormente distintivi per ulteriori futuri progetti a partire dal Noor per finire a tutti gli altri grandi eventi internazionali che abbiamo in programma fra cui anche le Olimpiadi di Milano-Cortina 2026”.

La mostra a Venezia resta aperta al pubblico fino al 23 novembre 2025.

La scala del merito, ovvero la sfida della competenza

Il concetto di merito, oggetto di dibattito tra gli studiosi di organizzazione fin dagli anni ’50 negli Stati Uniti, non è sempre interpretato in senso positivo, come riconoscimento delle competenze dimostrate in ambito professionale.

Nel corso dell’ultimo decennio, esso è stato spesso associato a un’idea di competitività esasperata, che spinge soprattutto i più giovani a misurarsi con i propri limiti e con il fallimento delle aspettative personali.

Secondo alcuni studiosi, il concetto stesso andrebbe ridimensionato, se non addirittura superato, per evitare che la competizione diventi un principio di esclusione sociale.

Un sistema bloccato da favoritismi e inerzie

La situazione italiana, tuttavia, smentisce questa visione di una competizione senza regole. Nei diversi settori, pubblici e privati, prevale piuttosto una tendenza a premiare forme di clientelismo e “amichettismo”, che l’attuale governo dichiara di voler eliminare da ogni procedura di nomina o assegnazione di incarichi pubblici.

Intanto, il Paese affronta una crescente carenza di competenze professionali, accentuata dal pensionamento delle generazioni più esperte. In mancanza di una programmazione strategica che coinvolga scuola e mercato del lavoro, e senza criteri trasparenti per selezioni e promozioni, l’Italia continua a perdere giovani formati a caro prezzo, attratti da contesti dove le prospettive professionali sono più chiare e meritocratiche.

Dal settore sanitario all’università: la fuga dei talenti

Il caso più emblematico è quello sanitario: medici e infermieri lasciano l’Italia per Paesi in cui le condizioni economiche e lavorative sono più favorevoli, aggravando una carenza di personale ormai strutturale.

Fenomeni simili si registrano nelle aziende pubbliche e nel sistema universitario, dove le nomine a professore ordinario o associato avvengono spesso all’interno dello stesso ambiente accademico, senza il controllo di commissioni indipendenti. Anche il processo di selezione dei primari e dei direttori generali continua a rispondere a logiche poco meritocratiche.

Nel settore privato, nonostante la retorica sull’importanza delle risorse umane, il riconoscimento delle competenze resta più dichiarato che praticato.

Riscoprire il valore del merito

È urgente recuperare il significato autentico del merito, attuando processi di selezione chiari ed efficaci, in grado di offrire percorsi di crescita e retribuzioni proporzionate alle responsabilità, come suggeriva già Elliot Jaques in Lavoro, creatività e giustizia sociale.

Gli attori di questo cambiamento non possono essere solo i politici, ma anche imprenditori e manager, chiamati a valorizzare davvero le competenze.

Ignorare il problema non è solo una questione etica: significa compromettere la capacità del Paese di reggere il passo del mondo che cambia.

Parole in libertà e libertà delle parole

A volte si ha l’impressione che la segretaria del Partito democratico, Elly Schlein, scherzi sulle parole e con le parole. Lo dico perché, periodicamente — e purtroppo anche pubblicamente — farnetica sul ritorno del fascismo o sulla fine delle libertà democratiche o, peggio ancora, della stessa democrazia.

Quando l’enfasi sostituisce l’argomento

Secondo la liturgia ormai consunta di questi allarmi, saremmo di fronte a uno scenario dove “la democrazia è a rischio e la libertà di espressione è in pericolo quando l’estrema destra è al governo”.

Ora, senza voler fare i difensori d’ufficio di nessuno, e men che meno della coalizione di centrodestra che ha vinto le elezioni del 2022, è evidente che simili frasi possono trovare spazio nei bar o negli stadi — luoghi dove ogni parola è tollerata e subito dimenticata. Ma che la segretaria del principale partito della sinistra italiana pronunci queste affermazioni all’estero, è qualcosa che lascia sinceramente perplessi.

Tra folklore politico e smarrimento culturale

Altro che “deliri”, come li ha definiti la premier Giorgia Meloni: qui c’è da essere seriamente preoccupati se questa è la sinistra che si candida a governare un Paese come l’Italia.

E se a queste dichiarazioni si aggiunge il linguaggio quotidiano del trio Fratoianni–Bonelli–Salis, o quello di Landini, qualche dubbio si manifesta all’orizzonte sul profilo democratico, costituzionale e di governo di questa cosiddetta alternativa politica al centrodestra.

Perché, delle due l’una: o le affermazioni della segretaria del principale partito della sinistra rientrano nel genere del folklore quotidiano, tipico della sinistra radicale e populista, oppure — se davvero credesse a ciò che dice — bisognerebbe prepararsi a una resistenza democratica.

Quando la retorica scavalca la realtà

Come reagire allora? Salire in montagna, prendere le armi, invocare un governo d’emergenza o chiedere l’intervento dell’ONU? L’assurdità di questi interrogativi misura l’eccesso di retorica che ha invaso la scena politica.

Perché se la democrazia italiana fosse davvero minacciata, nessuno si limiterebbe a denunciarlo da un palco o da un talk show. E se invece — come pare — si tratta dell’ennesima evocazione dell’imminente “ritorno del fascismo”, allora conviene ricordare che Carnevale è fra quattro mesi: un po’ di sobrietà, prima di allora, non guasterebbe.

Centro, perché non partiamo da Venezia?

Seguo con interesse il dibattito aperto sulle prossime elezioni comunali veneziane e, in particolare, i contributi offerti dagli amici Ugo Bergamo, con il suo movimento Venezia è tua, e Paolo Bonafè, con Azione Venezia. Considero quanto mai proficui i contributi di programma che entrambi gli amici stanno proponendo per la nostra città e, onestamente, non rilevo distinzioni significative.

Ho molto apprezzato, nel documento programmatico di “Venezia è tua”, la riproposizione della storica proposta dei dc e popolari veneziani della free zone a Marghera e il contributo degli amici di World Lab sull’economia solidaristica, da realizzarsi attraverso gli APAM–Atenei Parrocchiali di Arti e Mestieri.

Il ruolo di Paolo Bonafè

Nei giorni scorsi ho appreso che Paolo Bonafè intende candidarsi anche alle regionali, a sostegno della lista di sinistra che candida Giovanni Manildo alla presidenza della Giunta regionale. Se dunque Bonafè, come scrive, si candida alle regionali nella lista di sinistra di Manildo, perché restare diviso da Ugo Bergamo che, per le comunali veneziane, propone una lista insieme al senatore Pd Martella?

Considerate le convergenze programmatiche compatibili e la scelta di campo politica omogenea – quella di un centro aperto alla sinistra – perché restare divisi nelle elezioni comunali veneziane? Sono scelte coerenti con la tradizione dc: quella di un partito di centro che guarda a sinistra.

Giunta Brugnaro, una delusione

Confesso che, alle precedenti elezioni comunali, ho sostenuto convintamente la lista Brugnaro, per la presenza in essa di amici dell’area ex Dc, come Boraso e Venturini; ma devo anche ammettere di essere stato profondamente amareggiato e deluso da quanto accaduto nell’esercizio del potere in Comune, assai lontano da quei principi di “disciplina e onore” indicati dalla Costituzione.

Se si escludono alcuni assessori meritevoli per il loro impegno – cito per tutti Zuin, Venturini e Zaccariotto – credo che il consenso dei veneziani per l’attuale giunta comunale sia definitivamente compromesso, e che si debba puntare a un’alternativa.

Da parte mia, ritengo utile e opportuno ripartire dal centro, unendo innanzitutto le componenti di area cattolico-democratica, liberale e cristiano-sociale, e con esse quelle di cultura liberale, repubblicana e socialista. Solo così si può offrire un’alternativa a quella maggioranza di elettrici ed elettori da troppo tempo renitenti al voto.

L’alternativa è costruire una larga convergenza

Ecco perché ritengo necessaria una seria convergenza al centro delle due liste di Ugo Bergamo e Paolo Bonafè, con un candidato sindaco condiviso, magari scelto attraverso elezioni primarie tra i comitati civico-popolari aderenti alle due formazioni.

Sarebbe un ottimo banco di prova anche per gli amici di Forza Italia, ai quali ci unisce la comune appartenenza ai valori e ai principi dei Popolari europei, e insieme ai quali potremmo dar vita a un centro politico nuovo, ampio e plurale, alternativo alla destra leghista-meloniana e distinto, ma non ostile, alla sinistra – come nella migliore tradizione dei democratici cristiani, dei socialisti, dei socialdemocratici, dei repubblicani e dei liberali veneti e veneziani. Partirebbe così da Venezia un modello esemplare per il resto del Paese.

Perché non ci proviamo?

Quando la politica dimentica l’umanità

Gli eventi recenti, con la tragica morte di tre servitori dello Stato, hanno profondamente scosso la coscienza del Paese.

Un dramma che interpella la coscienza del Paese

A rendere ancora più grave il peso di questa tragedia si aggiungono alcune incredibili e imbarazzanti dichiarazioni politiche — come quelle dell’onorevole Ilaria Salis — che hanno attribuito la responsabilità ultima allo Stato, colpevole di non garantire un tetto a tutti.

Una posizione che, anche se animata da intenti sociali, finisce per trasformare un dramma nazionale in un terreno di giustificazione ideologica. Questo modo di leggere i fatti, pur partendo da una preoccupazione per le disuguaglianze, rischia di rovesciare il senso stesso della responsabilità pubblica.

E così lo Stato, da garante della legalità, viene indicato paradossalmente come colpevole della violenza di chi ha scelto di sfidarla.

Il rischio di un cortocircuito morale e civile

È un cortocircuito morale e politico che non possiamo permetterci.

Perché se diventa accettabile l’idea che la protesta armata o l’attacco contro chi serve le istituzioni siano la conseguenza “naturale” delle mancate risposte dello Stato, allora si apre la strada alla giustificazione della violenza e si smarrisce il principio su cui si fonda la convivenza civile.

Nessuna crisi sociale, nessuna ingiustizia, nessuna rabbia può trasformarsi in alibi per la morte di chi svolge il proprio dovere. Comprendere il disagio è un dovere della politica; giustificare la violenza, invece, è il tradimento della sua funzione più alta.

La politica come servizio, non come alibi

Dietro ogni uniforme ci sono vite, famiglie, persone che hanno creduto nello Stato e nel servizio. Riconoscerlo non è retorica, ma il primo passo per tornare a essere una nazione consapevole del proprio patto morale.

La politica non è un rifugio, né una carriera da proteggere: è un servizio. Essere rappresentanti delle istituzioni significa mettersi a disposizione del bene comune, non usarlo come strumento di consenso o di autoassoluzione.

Chi sceglie di servire lo Stato deve ricordare che la credibilità delle parole nasce dall’esempio e dal rispetto della vita umana, sempre e comunque.

In momenti come questi risuonano attuali le parole di Papa Léon Prevost: “Essere umani non è un sentimento, è una responsabilità”. Una frase che racchiude il senso più profondo di ciò che oggi chiediamo alla politica: tornare a essere umana, prima che ideologica.

L’European Classical Ballet porta in Italia "Il lago dei cigni"

Milano, 19 ott. (askanews) – Annunciata la tournée italiana 2025 dell’European Classical Ballet, in scena dal 6 al 12 novembre con “Il lago dei cigni” di Petr Il’ic Cajkovskij. La compagnia internazionale, diretta dal maestro Andrey Scharaev, riunisce 35 professionisti provenienti da tutto il mondo, inclusa l’Italia.

Protagonisti saranno Jana Salenko, Prima Ballerina del Berlin State Ballet, nel doppio ruolo di Odette e Odile, e Kalle Wigle, Solista del Berlin State Ballet, nel ruolo del Principe Siegfried.

Il tour si aprirà il 6 novembre a Torino (Teatro Gran Valdocco), per proseguire il 7 novembre a Ferrara (Teatro Nuovo), l’8 novembre a Roma (Auditorium Conciliazione), il 9 novembre a Bari (Teatro Team), l’11 novembre a Milano (Teatro Carcano) e concludersi il 12 novembre a Montecatini (Nuovo Teatro Verdi).

Jana Salenko, nata in Ucraina nel 1983, ha danzato nei principali teatri internazionali, tra cui il Mariinsky di San Pietroburgo, il Wiener Staatsballett, il Royal Ballet di Londra, il Tokyo Ballet e l’Opera di Roma. È oggi Prima Ballerina del Berlin State Ballet e vive a Berlino.

Kalle Wigle si è formato alla Royal Swedish Ballet School e alla Royal Ballet Upper School di Londra. Dopo l’esperienza con il Royal Swedish Ballet, dal 2023 è solista allo Staatsballett Berlin.

“Il lago dei cigni”, nella versione coreografica di Marius Petipa e Lev Ivanov, debuttò nel 1895 con la danzatrice italiana Pierina Legnani nel doppio ruolo di Odette e Odile, introducendo la celebre sequenza dei 32 fouettés. Il balletto in quattro atti narra l’amore tra il principe Siegfried e la regina dei cigni Odette, ostacolato dal mago Rothbart e risolto con la vittoria del bene sul male.

“La tournée italiana rappresenta un momento di grande valore artistico e culturale” afferma Scharaev, aggiungendo che “l’incontro con il pubblico italiano rinnova il legame con una tradizione teatrale tra le più sensibili alla danza classica”.

Calcio, risultati serie A: Milan può balzare in testa

Roma, 19 ott. (askanews) – Questi i risultati e la classifica di serie A dopo Roma-Inter 0-1

Settima giornata: Lecce-Sassuolo 0-0, Pisa-Verona 0-0, Torino-Napoli 1-0, Roma-Inter 0-1, domenica 19 ottobre ore 12.30 Como-Juventus, ore 15 Cagliari-Bologna, Genoa-Parma, ore 18 Atalanta-Lazio, ore 20.45 Milan-Fiorentina, lunedì 20 ottobre ore 20.45 Cremonese-Udinese.

Classifica: Napoli, Roma, Inter 15, Milan 13, Juventus 12, Atalanta, Bologna, Sassuolo 10, Como, Cremonese 9, Cagliari, Udinese, Torino 8, Lazio 7, Lecce 6, Parma 5, Verona 4, Fiorentina, Pisa 3, Genoa 2

Ottava giornata: venerdì 24 ottobre ore 20.45 Milan-Pisa, sabato 25 ottobre ore 15 Parma-Como, Udinese-Lecce, ore 18 Napoli-Inter, ore 20.45 Cremonese-Atalanta, domenica 26 ottobre ore 12.30 Torino-Genoa, ore 15 Sassuolo-Roma, Verona-Cagliari, ore 18 Fiorentina-Bologna, ore 20.45 Lazio-Juventus.

Calcio, risultati serie A: Napoli cade, la Roma può scappare

Roma, 18 ott. (askanews) – Questi i risultati e la classifica di serie A dopo Torino-Napoli 1-0

Settima giornata: Lecce-Sassuolo 0-0, Pisa-Verona 0-0, Torino-Napoli 1-0, ore 20.45 Roma-Inter, domenica 19 ottobre ore 12.30 Como-Juventus, ore 15 Cagliari-Bologna, Genoa-Parma, ore 18 Atalanta-Lazio, ore 20.45 Milan-Fiorentina, lunedì 20 ottobre ore 20.45 Cremonese-Udinese.

Classifica: Napoli, Roma 15, Milan 13, Inter, Juventus 12, Atalanta, Bologna, Sassuolo 10, Como, Cremonese 9, Cagliari, Udinese, Torino 8, Lazio 7, Lecce 6, Parma 5, Verona 4, Fiorentina, Pisa 3, Genoa 2

Ottava giornata: venerdì 24 ottobre ore 20.45 Milan-Pisa, sabato 25 ottobre ore 15 Parma-Como, Udinese-Lecce, ore 18 Napoli-Inter, ore 20.45 Cremonese-Atalanta, domenica 26 ottobre ore 12.30 Torino-Genoa, ore 15 Sassuolo-Roma, Verona-Cagliari, ore 18 Fiorentina-Bologna, ore 20.45 Lazio-Juventus.

AIFM 2025: la fisica medica guarda al futuro tra IA e innovazione

Verona, 18 ott. (askanews) – Dal 16 al 19 ottobre 2025, il Palazzo della Gran Guardia di Verona ospita il 13 Congresso Nazionale dell’Associazione Italiana di Fisica Medica e Sanitari, evento di riferimento per la comunit scientifica italiana, dedicato a esplorare le nuove prospettive della disciplina. Abbiamo parlato con Carlo Cavedon, Presidente AIFM:

“Possiamo individuare alcune aree di particolari interesse che effettivamente costituiscono una novit anche per la vita scientifica dell’Associazione e sono un interesse speciale dedicato all’intelligenza artificiale, tema che ovviamente sappiamo permea tutti gli ambiti oggi e in particolare anche il nostro di applicazione della fisica alla medicina, tant’ che abbiamo voluto dedicare non un track specifico del congresso, davvero permeato tutto di temi di intelligenza artificiale, ma un simposio dedicato in cui metteremo a fuoco alcuni aspetti importanti, sicuramente tecnico-scientifici ma anche dal punto di vista organizzativo”.

Il congresso proporr un programma scientifico di alto livello articolato in cinque aree tematiche con un’attenzione particolare ai nuovi ambiti applicativi e alla formazione delle nuove generazioni di fisici medici. poi intervenuto Vittorio Cannat, coordinatore comitato scientifico Congresso Nazionale AIFM:

“Per diventare fisico medico bisogna fare una scuola di specializzazione che dura 3 anni, molto impegnativa, che presente su tutto il territorio nazionale. Riusciamo ad avere circa 200 iscritti all’anno, 100 entrano ogni anno e un percorso che ricopre un po’ tutti i campi”.

Due simposi tematici arricchiranno l’edizione 2025, aperta dagli interventi di Gabriella Greison e Lucio Rossi: uno dedicato all’Intelligenza Artificiale e uno alle scienze quantistiche. Un approfondimento che si inserisce nel quadro del 2025, Anno Internazionale delle Scienze e delle Tecnologie Quantistiche, proclamato dalle Nazioni Unite per celebrare i 100 anni di questa disciplina. Infine abbiamo parlato con Cristina Lenardi, coordinatori comitato scientifico Congresso Nazionale AIFM:

“Quello che noi facciamo cercare di portare la fisica a servizio della salute dei cittadini, questo il nostro obiettivo. In questo congresso andiamo a trattare una serie di tematiche che hanno un impatto diretto sulla salute. Il primo riguarda tutto il mondo della radioterapia, cio di quei pazienti, soprattutto pazienti oncologici che sfruttano gli effetti della radiazione ionizzanti per curare e trattare patologie oncologiche. C’ poi tutta una parte che quest’anno particolarmente sviluppata legata alla medicina nucleare, dove si andranno a studiare tutte le nuove metodiche, le applicazioni nel campo della diagnosi e della terapia con nuovi radiofarmaci e nuove apparecchiature e nuove tecnologie”.

Con oltre 500 abstract ricevuti, un record per la manifestazione, il Congresso di Verona si annuncia come un crocevia di idee e collaborazioni, dove la fisica medica si apre al dialogo tra scienza, istituzioni e societ, proiettando la disciplina verso le sfide e le opportunit del futuro.

Governo, Schlein: Meloni fa la vittima ma lei ci attacca perfino dall’Onu

Milano, 18 ott. (askanews) – “Lei può andare alle Nazioni Unite ad attaccare le opposizioni davanti a tutto il mondo, può andare sul palco di Firenze a dire che le opposizioni sono peggio dei terroristi, ma le opposizioni devono stare mute, zitte e buone, dire che va tutto bene”. Così in un video sui social Elly Schlein, replica a Giorgia Meloni nella polemica iniziata stamani con le parole della segretaria Pd (“Con l’estrema destra al governo la democrazia è a rischio”), cui la presidente del Consiglio aveva replicato duramente (“Siamo al puro delirio. Vergogna, Elly Schlein, che vai in giro per il mondo a diffondere falsità e gettare ombre inaccettabili sulla Nazione”).

Schlein ribatte così: “E pure oggi la presidente Meloni non rinuncia alla dose di vittimismo quotidiano. Basta, basta… perché del suo vittimismo gli italiani non se ne fanno niente. Parliamo dei problemi concreti degli italiani”. Per esempio, incalza Schlein rivolta a Meloni, “spieghi lei perché stanno tagliando la sanità pubblica in un paese in cui 6 milioni di italiani hanno rinunciato a curarsi. Spieghi lei perché ha detto di no a quella proposta delle opposizioni che le ha indicato dove prendere 5 miliardi per assumere i medici e gli infermieri che mancano. Spieghi lei perché avete bloccato la nostra proposta unitaria sul salario minimo in uno dei paesi che ha i salari più bassi d’Europa. Spieghi perché dovevate aumentare le pensioni minime a mille euro invece le avete aumentate di 1,50 euro. Spieghi lei perché oggi con la sua manovra si andrà in pensione più tardi. Spieghi lei perché non c’è uno straccio di politica industriale. Lo spieghi a quelle imprese che pagano bollette dell’energia che sono tre volte di quelle delle imprese tedesche, spagnole o francesi. Parliamo dei problemi degli italiani, basta vittimismo – conclude Schlein – perchè del suo vittimismo gli italiani non se ne fanno davvero nulla”.

Morto Giovanni Cucchi, il padre di Stefano e Ilaria

Roma, 18 ott. (askanews) – E’ morto Giovanni Cucchi, il padre di Stefano e di Ilaria. Aveva 77 anni ed era malato da tempo. A rendere noto il fatto è stato l’avvocato Fabio Anselmo, con un post su Facebook. “Ci sono parole che non si dimenticano, che restano incise anche quando le voci che le hanno pronunciate si spengono. Da oggi purtroppo Giovanni Cucchi, padre di Stefano, non c’è più. Molti – troppi – hanno scritto e detto che a Giovanni non fregava nulla di suo figlio, che lo avesse abbandonato, che Stefano fosse solo. Lo hanno fatto per anni, per giustificare l’ingiustificabile, per infangare una famiglia già distrutta dal dolore. Eppure, quella verità costruita a tavolino è crollata davanti a un’aula di tribunale, quando Giovanni ha letto la lettera che Stefano gli aveva scritto due anni prima di morire”. In quella lettera Stefano Cucchi da un treno per Tarquinia, “dove stava andando a festeggiare il compleanno del padre: ‘Caro papà, ti sto scrivendo sul treno, quel treno che tante volte ho preso per la disperazione e non mi portava mai a destinazione. Beh, adesso questo treno mi porta da te, forse la persona più importante della mia vita’. E ancora: ‘Dopo tante battaglie e scontri, finalmente ci siamo ritrovati, io con una nuova e inaspettata voglia di vivere e di fare grandi cose, come neanche immaginavo mesi fa. Tu che sei così grande, un costante punto di riferimento, un uomo che forse non ha mai smesso di credere in me, forse l’unico. Un padre che amo, che ha sofferto, e che io ora non voglio più che stia male. Capisci? La vita comincia ora. La nostra’”.

L’avvocato Anselmo poi spiega: “Giovanni, mentre leggeva davanti alla Corte quelle righe, tremava. La voce si spezzava, ma non si fermava. In quell’aula si è sentito il silenzio pesante di chi, per anni, ha accusato quella famiglia di menefreghismo, di vergogna, di ipocrisia. Quelle parole, semplici, umane, limpide, hanno distrutto anni di odio, menzogne e depistaggi. A chi ha scritto che Giovanni ‘non c’era’, a chi ha detto che ‘se lo meritava’, a chi ancora oggi commenta senza sapere: leggete questa lettera. È la voce di un figlio che amava suo padre. Di un ragazzo che voleva vivere, non morire in una cella. Di una famiglia che non ha mai smesso di esserci. Giovanni – dice ancora Anselmo – con la tua voce hai dato voce a tuo figlio. Grazie per la tua forza”.”Sempre presente a ogni udienza , composto a capire il perché della morte di tuo figlio a chiedere giustizia sempre con garbo… Riposa in pace Giovanni. Forza Ilaria Cucchi”. Così scrive su facebook il carabiniere Riccardo Casamassima, supertestimone nel processo sui depistaggi seguiti alla morte di Stefano Cucchi. Il post del militare è accompagnato dalla foto di Giovanni Cucchi che abbraccia il figlio.