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Xi in Sudest asiatico: la Cina gioca a tutto campo contro i dazi di Trump

Roma, 14 apr. (askanews) – La sfida a Donald Trump, alla sua guerra dei dazi, è lanciata. Il presidente cinese Xi Jinping è arrivato oggi ad Hanoi per un viaggio in tre paesi del Sudest asiatico (Vietnam, Malaysia e Cambogia) che punta a tirare le fila di una strategia di risposta che sembra orientarsi su due direttrici principali: verso sud e verso ovest, per una maggiore penetrazione nell’Asia sudorientale e un rinnovato rapporto con l’Europa.

La strategia di risposta a Washington da parte di Pechino è quella di solidificare i rapporti politico-commerciali con tutto il resto del mondo che pesa di più economicamente. Lo ha detto oggi in maniera piuttosto chiara il vicedirettore dell’Amministrazione generale delle dogane cinesi, Wang Lingjun, durante una conferenza stampa. “Il ricorso da parte del governo statunitense all’abuso dei dazi ha avuto un impatto negativo sul commercio globale, incluso quello tra Cina e Stati uniti” ha affermato Wang. “La Cina – ha proseguito – promuoverà costantemente una maggiore apertura verso l’esterno e svilupperà una cooperazione commerciale ed economica vantaggiosa e di reciproco beneficio con tutti i paesi”.

Questo fatto appare evidente dalla mossa fatta da Xi avviando questo tour nei paesi Asean, che sono sempre più legati commercialmente a Pechino. Il presidente cinese si presenta ad Hanoi come campione del libero commercio e paladino di una globalizzazione, che ha fatto la fortuna dei paesi della regione, a un Sudest asiatico preoccupato dai dazi di Trump, i quali potrebbero colpire la sua fiorente industria manifatturiera frutto di anni di delocalizzazioni da parte dei grandi conglomerati occidentali. Nello stesso tempo, l’alternativa cinese rappresenta una leva di trattativa per nazioni, come il Vietnam, in procinto di iniziare negoziati sui dazi con Washington.

Xi ha ribadito oggi la sua netta condanna della politica commerciale di Trump. “La guerra commerciale e la guerra dei dazi non hanno vincitori, e il protezionismo non ha futuro. E’ essenziale difendere il sistema multilaterale del commercio, salvaguardare la stabilità delle catene industriali e produttive globali e mantenere un ambiente internazionale aperto e cooperativo”, ha affermato il numero uno di Pechino nel discorso di presentazione della sua visita in Vietnam.

La ricaduta politica che Pechino vorrebbe cogliere, dopo il ritorno alla Casa bianca di Donald Trump, è quella di un ulteriore avvicinamento della regione dell’Asia sudorientale alla Cina, a partire del riottoso paese-fratello comunista del Vietnam, che da sempre gioca una partita autonoma e negli ultimi anni ha tenuto un po’ il piede in due scarpe: quella cinese e quella americana. Xi ha detto oggi che la “comunità di destino sino-vietnamita” entra con questa visita “in una nuova fase di sviliuppo”. Non a caso questa è la prima uscita ufficiale del presidente cinese all’estero del 2025, a segnare l’importanza del viaggio.

D’altronde l’area dell’Associazione delle nazioni del Sudest asiatico ospita 660 milioni di abitanti e ha un’economia che cuba qualcosa come 3.800 miliardi di dollari. Un piatto ricchissimo, che Pechino non intende lasciare non presidiato, anche perché per la Cina l’area Asean è il primo partner commerciale. Secondo i dati diffusi oggi dall’Agenzia delle dogane cinese, nel primo trimestre del 2025 il commercio tra Cina e i paesi della regione è salito a oltre 234 miliardi di dollari, con un aumento di oltre il 7% su base annua. Parliamo di quasi il 17% del commercio estero globale per la Cina. Per oltre il 90% si tratta di scambi che si situano nel settore manifatturiero.

La penetrazione di Pechino nella regione Asean è sempre più incisiva, anche se permangono punti di difficoltà, a partire dalle rivendicazioni di sovranità sulla gran parte del Mar cinese meridionale, che mettono la Repubblica popolare in rotta di collisione con diversi paesi, a partire dalle Filippine, ma anche lo stesso Vietnam. Tuttavia, in questo momento, ad apparire in alto nell’agenda dei leader è proprio il tema del commercio.

Il viaggio di Xi va letto, inoltre, anche in una prospettiva più ampia. La muscolare politica dei dazi di Trump, infatti, ha messo in ambasce non solo Pechino, ma anche alleati storici degli americani, come il Giappone, la Corea del Sud e l’Europa. Pechino non ha disdegnato di far passi verso queste grandi realtà economiche. Gli occhi di tutti saranno puntati nei prossimi giorni sulle trattative prioritarie che gli Usa avvieranno a Washington in prima istanza con Giappone (e forse anche Corea del Sud), ma il terreno è fertile per l’azione cinese.

L’onda di questi cambiamenti si sta percependo anche nella modulazione dei toni della leadership europea: l’ex falco Ursula von der Leyen, presidente della Commissione europea, ha fortemente ammorbidito i toni verso Pechino. E dopo la metà di luglio dovrebbe volare in Cina, assieme al presidente del Consiglio europeo Antonio Costa, per discutere di questi cambiamenti politico-economici in corso nella configurazione mondiale del potere. Trump sta consentendo, insomma, a Xi di giocare una partita a tutto campo. Che però è appena cominciata. (di Antonio Moscatello)

Tajani: Olimpiadi Milano-Cortina portino forte messaggio di pace

Osaka, 14 apr. (askanews) – Il ministro degli Esteri Antonio Tajani ha partecipato alla cerimonia di svelamento delle torce olimpica e para olimpica delle Olimpiadi invernali di Milano-Cortina, a Osaka, in Giappone. “Le Olimpiadi hanno un grande significato, noi siamo lieti di accoglierle in Italia, di organizzarle in Italia”, “Milano-Cortina sarà un grande evento, sarà soprattutto un grande evento di pace, perché lo sport e le Olimpiadi in modo particolare hanno sempre segnato nella storia un messaggio positivo”, ha detto oggi il ministro degli Esteri Antonio Tajani nel suo intervento durante la cerimonia.

Il ministro ha spiegato che “ora dobbiamo fare in modo che le Olimpiadi di Milano-Cortina possano veramente essere un altro forte messaggio di pace, in un momento in cui alle porte dell’Europa si combattono due guerre”.

Tajani ha quindi ricordato “cos’è successo ieri in questo criminale attacco russo contro la popolazione civile” di Sumy “in Ucraina”. “Io mi auguro che si possa, magari quando inizieranno i giochi olimpici, aver già concluso la fase della guerra, così come ci auguriamo che possa tornare la pace per il popolo palestinese, possano essere liberati tutti gli ostaggi nelle mani dei terroristi di Hamas”. “Anche lì c’è un popolo che soffre”, ha insistito il titolare della Farnesina, “la guerra porta soltanto dolore mentre lo sport unisce”.

Quindi “da Milano-Cortina e anche nella preparazione di Milano-Cortina lanciamo un messaggio: le nostre due tedofore porteranno un messaggio di pace, mi auguro che queste due torce possano arrivare con la loro luce fino a Mosca, a Kiev, possano arrivare a Tel Aviv, possano arrivare a Gaza, possano arrivare anche in tanti luoghi dove si soffre, si combatte e si muore”, ha detto ancora Tajani. “Questo è il messaggio che noi vogliamo mandare da questo evento in collegamento con Milano, questo è il messaggio che il governo italiano vuole mandare, un messaggio di pace, di convivenza pacifica tra i popoli”.

Tajani ha infine rivolto un pensiero anche a tutti gli atleti paraolimpici. “Le Olimpiadi paraolimpiche sono anche un messaggio di libertà perché non devono esserci ostacoli per nessuno, per nessun motivo”, ha commentato.

Xi in Sudest Asia: Cina gioca a tutto campo contro dazi Trump

Roma, 14 apr. (askanews) – La sfida a Donald Trump, alla sua guerra dei dazi, è lanciata. Il presidente cinese Xi Jinping è arrivato oggi ad Hanoi per un viaggio in tre paesi del Sudest asiatico (Vietnam, Malaysia e Cambogia) che punta a tirare le fila di una strategia di risposta che sembra orientarsi su due direttrici principali: verso sud e verso ovest, per una maggiore penetrazione nell’Asia sudorientale e un rinnovato rapporto con l’Europa.

La strategia di risposta a Washington da parte di Pechino è quella di solidificare i rapporti politico-commerciali con tutto il resto del mondo che pesa di più economicamente. Lo ha detto oggi in maniera piuttosto chiara il vicedirettore dell’Amministrazione generale delle dogane cinesi, Wang Lingjun, durante una conferenza stampa. “Il ricorso da parte del governo statunitense all’abuso dei dazi ha avuto un impatto negativo sul commercio globale, incluso quello tra Cina e Stati uniti” ha affermato Wang. “La Cina – ha proseguito – promuoverà costantemente una maggiore apertura verso l’esterno e svilupperà una cooperazione commerciale ed economica vantaggiosa e di reciproco beneficio con tutti i paesi”.

Questo fatto appare evidente dalla mossa fatta da Xi avviando questo tour nei paesi Asean, che sono sempre più legati commercialmente a Pechino. Il presidente cinese si presenta ad Hanoi come campione del libero commercio e paladino di una globalizzazione, che ha fatto la fortuna dei paesi della regione, a un Sudest asiatico preoccupato dai dazi di Trump, i quali potrebbero colpire la sua fiorente industria manifatturiera frutto di anni di delocalizzazioni da parte dei grandi conglomerati occidentali. Nello stesso tempo, l’alternativa cinese rappresenta una leva di trattativa per nazioni, come il Vietnam, in procinto di iniziare negoziati sui dazi con Washington.

Xi ha ribadito oggi la sua netta condanna della politica commerciale di Trump. “La guerra commerciale e la guerra dei dazi non hanno vincitori, e il protezionismo non ha futuro. E’ essenziale difendere il sistema multilaterale del commercio, salvaguardare la stabilità delle catene industriali e produttive globali e mantenere un ambiente internazionale aperto e cooperativo”, ha affermato il numero uno di Pechino nel discorso di presentazione della sua visita in Vietnam.

La ricaduta politica che Pechino vorrebbe cogliere, dopo il ritorno alla Casa bianca di Donald Trump, è quella di un ulteriore avvicinamento della regione dell’Asia sudorientale alla Cina, a partire del riottoso paese-fratello comunista del Vietnam, che da sempre gioca una partita autonoma e negli ultimi anni ha tenuto un po’ il piede in due scarpe: quella cinese e quella americana. Xi ha detto oggi che la “comunità di destino sino-vietnamita” entra con questa visita “in una nuova fase di sviliuppo”. Non a caso questa è la prima uscita ufficiale del presidente cinese all’estero del 2025, a segnare l’importanza del viaggio.

D’altronde l’area dell’Associazione delle nazioni del Sudest asiatico ospita 660 milioni di abitanti e ha un’economia che cuba qualcosa come 3.800 miliardi di dollari. Un piatto ricchissimo, che Pechino non intende lasciare non presidiato, anche perché per la Cina l’area Asean è il primo partner commerciale. Secondo i dati diffusi oggi dall’Agenzia delle dogane cinese, nel primo trimestre del 2025 il commercio tra Cina e i paesi della regione è salito a oltre 234 miliardi di dollari, con un aumento di oltre il 7% su base annua. Parliamo di quasi il 17% del commercio estero globale per la Cina. Per oltre il 90% si tratta di scambi che si situano nel settore manifatturiero.

La penetrazione di Pechino nella regione Asean è sempre più incisiva, anche se permangono punti di difficoltà, a partire dalle rivendicazioni di sovranità sulla gran parte del Mar cinese meridionale, che mettono la Repubblica popolare in rotta di collisione con diversi paesi, a partire dalle Filippine, ma anche lo stesso Vietnam. Tuttavia, in questo momento, ad apparire in alto nell’agenda dei leader è proprio il tema del commercio.

Il viaggio di Xi va letto, inoltre, anche in una prospettiva più ampia. La muscolare politica dei dazi di Trump, infatti, ha messo in ambasce non solo Pechino, ma anche alleati storici degli americani, come il Giappone, la Corea del Sud e l’Europa. Pechino non ha disdegnato di far passi verso queste grandi realtà economiche. Gli occhi di tutti saranno puntati nei prossimi giorni sulle trattative prioritarie che gli Usa avvieranno a Washington in prima istanza con Giappone (e forse anche Corea del Sud), ma il terreno è fertile per l’azione cinese.

L’onda di questi cambiamenti si sta percependo anche nella modulazione dei toni della leadership europea: l’ex falco Ursula von der Leyen, presidente della Commissione europea, ha fortemente ammorbidito i toni verso Pechino. E dopo la metà di luglio dovrebbe volare in Cina, assieme al presidente del Consiglio europeo Antonio Costa, per discutere di questi cambiamenti politico-economici in corso nella configurazione mondiale del potere. Trump sta consentendo, insomma, a Xi di giocare una partita a tutto campo. Che però è appena cominciata.

(di Antonio Moscatello)

Dazi, la Cina: danneggiano tutti, anche gli stessi Usa

Roma, 14 apr. (askanews) – I dazi imposti dal presidente Usa Donald Trump danneggiano anche la stessa America. Lo ha affermato oggi il portavoce del ministero degli Esteri cinese Lin Jian nella quotidiana conferenza stampa a Pechino.

“Fatti dimostrano – e continueranno a dimostrarlo – che in una guerra di dazi o commerciale non ci sono vincitori, e il protezionismo non conduce da nessuna parte”, ha affermato Lin, aggiungendo che “l’uso eccessivo di dazi da parte degli Stati uniti danneggia sia gli altri che se stessi”.

Iran e Usa rilanciano il confronto su nucleare, prossima tappa Roma

Roma, 14 apr. (askanews) – Washington e Teheran hanno ripreso i colloqui per rilanciare il confronto diplomatico sulla questione del nucleare iraniano. Dopo l’incontro di sabato in Oman si prospetta un nuovo appuntamento a Roma, secondo le indiscrezioni riportate dal sito di notizie Axios. Il governo italiano – a quanto si apprende da fonti – ha confermato di avere ricevuto la richiesta di ospitare nella capitale italiana sabato 19 aprile il secondo round di colloqui.

Quello del 12 aprile a Muscat è stato il primo scambio di questo tipo da quando Donald Trump è tornato alla Casa Bianca. L’emittente statale iraniana ha confermato che l’inviato speciale degli Stati Uniti per il Medio Oriente Steve Witkoff e il ministro degli Esteri iraniano Abbas Araghchi si sono incontrati brevemente di persona, segnando la prima interazione diretta tra funzionari americani e iraniani a questo livello dall’era Obama. Un piccolo passo in più rispetto al formato , di interlocuzione’indiretta’ tra le delegazioni, su cui ha insistito la parte iraniana.

L’incontro è durato per più di due ore in un luogo sicuro alla periferia di Muscat, secondo l’Associated Press. Entrambe le parti hanno definito i colloqui come “produttivi”.La Casa Bianca in una dichiarazione sabato ha usato la formula “molto positivi e costruttivi”, pur riconoscendo che gli ostacoli diplomatici da superare restano “molto complicati”, sottolineando che l’impegno diretto di Witkoff rappresenta un passo significativo per garantire una soluzione negoziale vantaggiosa per entrambe le parti.

Trump ha anche parlato dei negoziati a bordo dell’Air Force One sempre sabato: “Sta andando bene. Non voglio dire troppo, niente è importante finché non viene finalizzato. Ma sta andando bene. Credo che la situazione in Iran sia abbastanza buona”, ha affermato il presidente Usa che nel 2018 aveva deciso il ritiro americano dall’accordo sul nucleare iraniano siglato nell’estate 2015 dalle autorità di Teheran e dai cinque membri permanenti del (Usa, Regno Unito, Francia, Cina e Russia) più la Germania, il Joint Comprehensive Plan Of Action.

Tuttavia, malgrado l’apertura in corso, persistono divisioni significative. Teheran sostiene il suo diritto di avere un programma di energia nucleare civile e chiede la revoca delle sanzioni. Gli Stati Uniti, invece, chiedono garanzie verificabili che assicurino che la Repubblica islamica non acquisisca armi nucleari. Recenti valutazioni dell’Agenzia internazionale per l’energia atomica hanno confermato che i livelli di arricchimento dell’uranio iraniano sono prossimi a quelli necessari per un’arma atomica.

Washington continua a temere che il programma nucleare iraniano possa superare soglie critiche se lasciato senza controllo. Trump ha già avvertito che gli Stati Uniti sono pronti a colpire militarmente le infrastrutture nucleari iraniane in caso di fallimento dei negoziati. In risposta, i leader iraniani hanno minacciato sempre più spesso di perseguire apertamente armi nucleari utilizzando le riserve di uranio esistenti.

Il governo israeliano continua a esprimere scetticismo sulle intenzioni dell’Iran, sostenendo in linea di massima un modello di disarmo simile a quello libico. Teheran da parte sua ha lanciato avvertimenti precisi agli Stati della regione, invitandoli a non appoggiare alcuna operazione militare guidata dagli Stati Uniti, che a suo dire potrebbe innescare ulteriore instabilità nell’area.

Btp, spread cala a 120 punti base dopo rialzo rating Italia

Roma, 14 apr. (askanews) – Si riduce il differenziale dei tassi sui titoli di Stato decennali tra Italia e Germania in avvio di seduta: lo “spread” segna 120 punti base (1,20 punti percentuali) dopo che venerdì scorso, a mercati chiusi, l’agenzia S&P ha alzato a sorpresa il rating dell’Italia a BBB+. I rendimenti dei Btp decennali si smorzano di circa 2 punti base al 3,75%, mentre quelli della Germania restano invariati al 2,55%.

Nel frattempo la Borsa di Milano ha aperto con un rialzo del 2% e i maggior guadagni toccano Saipem (+4,13%), Tenaris (+4,06%), Telecom Italia (+3,48%) e Mediobanca (+3,37%).

Calcio, classifica di serie A: oggi si chiude con Napoli-Empoli

Roma, 14 apr. (askanews) – Questi i risultati e la classifica di serie A dopo Lazio-Roma 1-1:

31esima giornata Udinese-Milan 0-4; Venezia-Monza 1-0, Inter-Cagliari 3-1, Juventus-Lecce 2-1, Atalanta-Bologna 2-0, Fiorentina-Parma 0-0, Hellas Verona-Genoa 0-0, Como-Torino 1-0, Lazio-Roma 1-1, lunedì 14 aprile ore 20.45 Napoli-Empoli.

Classifica: Inter 71, Napoli 65, Atalanta 61, Juventus 59, Bologna 57, Lazio 55, Roma 56, Fiorentina 53, Milan 51, Udinese, Torino 40, Genoa 39, Como 36, Verona 32, Cagliari 30, Parma 28, Lecce 26, Empoli, Venezia 24, Monza 15.

33esima giornata sabato 19 aprile ore 15 Lecce-Como, ore 18 Monza-Napoli, ore 20.45 Roma-Verona; domenica 20 aprile ore 15 Empoli-Venezia, ore 18 Bologna-Inter, ore 20.45 Milan-Atalanta, lunedì 21 aprile ore 12.30 Torino-Udinese, ore 15 Cagliari-Fiorentina, ore 18 Genoa-Lazio, ore 20.45 Parma-Juventus.

Dazi, negoziati Usa-Giappone inizieranno il 17 aprile a Washington

Roma, 14 apr. (askanews) – La prima tornata di colloqui tra Giappone e Stati uniti sui dazi imposti dal presidente americano Donald Trump si terrà il 17 aprile a Washington. Lo ha riferito oggi la televisione pubblica giapponese NHK.

Il Giappone sarà rappresentato dal ministro della Rivitalizzazione Economica, Ryosei Akazawa, mentre dagli Stati Uniti parteciperà il Segretario del Tesoro americano, Scott Bessent, secondo quanto riferito dal canale.

Akazawa cercherà di far capire agli Stati uniti che è ingiusto mettere il Giappone, che negli ultimi cinque anni è stato un importante investitore negli Stati Uniti contribuendo alla creazione di posti di lavoro, sullo stesso piano degli altri paesi in materia di tariffe.

Il 2 aprile, Trump ha annunciato dazi reciproci sulle importazioni provenienti da altri paesi. La tariffa base è stata fissata al 10%. Vari paesi sono stati colpiti da dazi maggiorati, in seguito ridotti al 10% per 90 giorni per consentire negoziati commerciali.

Dazi, Xi Jinping: il protezionismo di Trump non ha futuro

Roma, 14 apr. (askanews) – I protezionismo e i dazi imposti dal presidente Usa Donald Trump “non hanno futuro”. Lo ha affermato oggi il presidente cinese Xi Jinping nel suo discorso in occasione dell’inizio del suo tour in Asia sudorientale, a partire dal Vietnam.

“Dobbiamo difendere fermamente il sistema internazionale basato sulle Nazioni Unite e l’ordine internazionale fondato sul diritto internazionale, attuare attivamente l’Iniziativa globale per lo sviluppo, quella per la Sicurezza globale e quella per la Civiltà globale, e promuovere, insieme ai paesi del Sud del mondo, un sistema mondiale multipolare, economicamente inclusivo e ordinato”, ha affermato il presidente cinese.

“La guerra commerciale e la guerra dei dazi non hanno vincitori, e il protezionismo non ha futuro. E’ essenziale difendere il sistema multilaterale del commercio, salvaguardare la stabilità delle catene industriali e produttive globali e mantenere un ambiente internazionale aperto e cooperativo”, ha continuato il numero uno di Pechino.

Schlein non vuole capire che Conte gioca solo per sé

Elly Schlein non ha ancora capito che Giuseppe Conte non la riconoscerà mai quale leader di una eventuale coalizione di sinistra, quella che con infelice definizione viene chiamata “Campo largo” sin dai tempi, ormai lontani, della segreteria di Nicola Zingaretti.

Non lo ha compreso perché “testardamente” legata ad uno schema nel quale l’alternativa alla Destra può essere incarnata solo da uno schieramento di sinistra, variegato ma imperniato sul PD da lei diretto. Un PD che sussume in sé quel poco di “moderatismo”, o di “centrismo” che serve, giusto per poter sostenere che si tratta di un partito “plurale” così come era nel suo progetto fondativo ma che per il resto è il cardine di una Sinistra orgogliosamente e convintamente in marcia verso la vittoria.

Un’impostazione ideologica che non considera sufficientemente l’articolazione culturale e sociale del nostro Paese, per un verso; e, per l’altro, che attribuisce al Movimento 5 Stelle un posizionamento politico definitivo che invece tale non è. La cartina di tornasole è l’atteggiamento ambiguo, estremamente ambiguo, dei pentastellati sulla politica estera oscillanti fra Trump e Putin senza mai dire una parola positiva sull’Unione Europea, il cui sviluppo viceversa è fra i punti principali del programma dem. O, ancora, il loro pacifismo urlato non ancorato ad una precisa visione del mondo o a un dettame etico-religioso come è per alcune formazioni di sinistra internazionalista o per movimenti terzomondisti cristiani rigorosi nei loro convincimenti.

Dietro alla politica del Movimento pentastellato, di ieri con Grillo e di oggi con Conte, non c’è  – è questo il senso della riflessione qui proposta – alcun ideale di fondo e ciò perché la motivazione del suo sorgere è stata – né più, né meno – la contestazione assoluta al sistema dei partiti, alla politica dei partiti, alla filosofia dei partiti. Entrati poi nelle istituzioni, i suoi rappresentanti si sono nel tempo (e ormai sono trascorsi oltre due lustri dal loro primo ingresso in Parlamento) integrati nel sistema giungendo a sacrificare il loro padre-fondatore per poter costituire un partito a loro volta, ma diverso nelle intenzioni, in quanto non legato a visioni immutabili della Storia, a specifici valori ideali, a un progetto sociale e quant’altro.

Immaginare pertanto di poter costruire una salda alleanza con un neo-partito siffatto è un’illusione. Ancor maggiore se la si deve inquadrare in una prospettiva di governo. Un’illusione dimostrata dalla parabola disegnata negli anni, dall’intransigentismo opposto a Bersani all’insegna della “scatoletta di tonno” da aprire fino al sostegno al governo Draghi passando attraverso il governo prima con la Lega salviniana e dopo con il Partito Democratico sino all’attuale opposizione urlata a Giorgia Meloni senza però disdegnare alcune compromissioni, soprattutto sul versante gestionale e televisivo della RAI.

Non solo. Perché oltre al Movimento-Partito così strutturatosi e così sviluppatosi – sempre all’insegna del radicalismo alternativo al sistema, per carità! – c’è il nuovo leader, “l’avvocato del popolo”, Giuseppe Conte. Il quale non solo patisce quella visibile ansia da volontà di ritorno a Chigi (che è stata in passato anche di altri, in verità) ma soprattutto non riconosce e non vuole riconoscere, pure dopo le alterne ben poco esaltanti prove elettorali, alcuna leadership al PD né alla sua segretaria. Conte desidera rimarcare – e lo fa ogni volta che può – l’autonomia del M5S dal PD, col quale vuole competere e al quale non vuole certo essere o anche solo mostrarsi subalterno. E pertanto ricerca ogni occasione per metterlo in difficoltà, scavando nelle sue divisioni, nelle sue – esistono – contraddizioni.

Ora ha trovato un tema di sicuro impatto, il pacifismo. Col quale può realisticamente sperare di recuperare consensi a sinistra e pure in alcuni ambiti della realtà cattolica, lui che per di più cattolico si professa. E siccome ritiene di aver individuato un filone assai promettente non si fa scrupolo di utilizzarlo sino in fondo. Così, su un tessuto arcobaleno intriso di contenuti nobili e alti come, appunto, niente meno che la Pace, il presidente Conte recupera e rilancia (alla sua maniera, ovvero attraverso discorsi arzigogolati e contraddittori, che dicono senza dire, avvolgendo l’interlocutore in un mare di parole) una sua politica estera non esente da simpatie autocratiche, come si era già intuito ai tempi della sua permanenza a Palazzo Chigi: da Putin, a Xi, allo stesso Trump.

Elly Schlein si è convinta che solo un’alleanza con il M5S (oltre che con AVS) possa sconfiggere la Destra. Un po’ consultando i sondaggi e immaginando che le percentuali da questi espressi siano sommabili aritmeticamente (il che, da sempre, si sa non essere) e un po’ assecondando la sua visione di sinistra pura indenne da ogni possibile contaminazione con i settori della società a lei non immediatamente affini.

E così, all’inseguimento “testardo” della realizzazione di questo suo convincimento sta rischiando di intaccare quella coerenza europeista che è nel DNA del PD come le ricordano i suoi fondatori, da Prodi a tutti gli altri, e che – non si sottovaluti lo sfrido pericolosissimo – il Quirinale garantisce con puntuale continuità e rigore.

Storia | L’omaggio della Dc a Giuseppe Mazzini

Un popolo innumere si raccoglie oggi, tra l’ondeggiare di mille bandiere, intorno al monumento a Giuseppe Mazzini, da tanti anni preparato, da tanti anni velato; e, in alto, fiammeggia il sole della nostra ardente estate, che già nel ‘49 riarse la gola dei combattenti di Roma, dalle mura offerenti l’anima a Dio, e una immortale speranza all’Italia, auspicata una e libera.

Nel grande cuore di Roma pulsava allora il cuore di questo Uomo, rimasto ancora per alcuni lati della sua vita e del suo pensiero, complesso e difficile a comprendersi appieno; ancor giovine (aveva appena 44 anni), ma già macro e provato e martellato al fuoco vivo di amare prove e di mai vacillata fede, più che un uomo era un simbolo ed insieme un vivente insegnamento: l’adeguamento dei propri atti alla Legge, voluta e votata da rappresentanti legittimi del Popolo in una afflato religioso vago, ma facente presa in quella atmosfera romantica nella quale il prestigioso motto “Dio e popolo“ pareva naturale presidio alla vita e all’attività della Repubblica Romana.


Era nato da famiglia austeramente pia, nella gelida deviazione giansenistica, che ispirò a lui la semplicità della vita e l’imperativo risonante nella sua parola come un “dictatus” morale, mentre l’amor di Patria divampava nel suo cuore giovinetto, da quando vide la mamma sua, nel 1821, dare l’obolo per gli esuli partenti da Genova.

Già nel 1820, alla Università di Genova, era stato ammonito ed arrestato. Ma egli tacitamente osserva, giudica, costruisce: ha bisogno di uno schema, e questo sarà la Repubblica. L’amore per l’Italia, l’odio allo straniero, specie austriaco, la sfiducia nei governi dei sette Stati italiani, lo spontaneo risalire, nei sogni e nello studio, alla epoca d’oro dell’Italia romana e dell’Italia medievale, lo resero repubblicano.

Una Repubblica, la sua, che dovrà essere fiera e mistica, unitaria contro disegni di possibili federazioni di Stati italiani, impregnata di libertà, tutelata dall’autorità, strumento unico per realizzare il grande sogno di una Italia unita.

È, la sua, una idea-forza, che spiega il perché egli mise paura a tutte le polizie e ai governi d’Europa, tanto da vedere la sua mano, anche dove non c’era la logica possibilità che egli fosse presente.

Carbonaro dapprima, poi tonante contro le sètte, fondatore della “Giovine Italia” e poi della “Giovine Europa”, che egli considerò come consociazione di forze giovani, necessariamente celate e tenute vive e concordi dalla potenza di una realtà desolata e di una speranza illuminata.

Egli realtà e speranza, riassunte nel motto “Ora e Sempre”, alimentava con quelle sue letterine brevi, su carta azzurra, vergate con piccoli caratteri ben marcati, perentorie come ordini di assalto, liquidatrici come sentenze, incitatrici come espressione di una potenza profetica.

La sua volontà non piega mai, fino alla morte, con un entusiasmo che non si spegne mai, con un calore di persuasione travolgente anche le più ragionevoli opposizioni, con un finalismo illuminato e una religiosità tutta sua particolare, pensata e costruita giorno per giorno, sempre più errante e lontana dalla sua prima fede Cattolica, e pur piena di un suo personalissimo misticismo, da pochissimi seguaci capito, da non tutti i seguaci rispettato.

Con questo animo, anche i periodi brevi della prigionia, come le lunghe attese in esilio, agiscono su di lui come un temprarsi eroico della sua resistenza e del suo dinamismo. Esule per il mondo, è l’Italia martoriata, perseguitata, mai spenta, mai sepolta, che parla per bocca di questo randagio, che non è vero che non abbia riso mai. Ha conosciuto il sorriso dell’amicizia e l’ansia dell’amore, la dedizione ragionata dell’amicizia, il sacrificio infiammato dell’amore.

Per cento travestimenti sfuggente a tutti gli agguati, in Toscana, in Svizzera, in Inghilterra, in Francia, nei rapidi misteriosi ritorni a Genova, sarà in nessun posto e dovunque.

Falliti i moti del ‘31, fallito il tentativo della Savoia, il ‘48 lo vedrà equilibratissimo nel valutare l’apporto del Piemonte e di fronte all’irruenza intransigente del Cattaneo, e lo vedrà nella conclusione drammatica della guerra di Lombardia nel battaglione Medici, severo nell’abito nero con al fianco la piccola perfetta sua carabina.

Ha scritto a Carlo Alberto, ha scritto a Pio IX con un linguaggio duro e autoritario certo e rispettoso per i destinatari, e solo giustificato dal suo infuocato, disperato amore per l’Italia.

Poi il telegramma “Roma-Repubblica-venite”, mandatogli da Garibaldi che era suo fin dall’ingresso nella “Giovine Italia“ a Taganrog, e poi non più suo, per reciproche intolleranze e impazienze. Roma! Dio e Popolo! La costituzione, la difesa disperata, gli eroismi sul campo, la tutela della legge contro Garibaldi, contro Zambianchi, contro gli “Ammazzarelli“ marchegiani, la capitolazione solenne degna dell’antica Roma…

E poi via, per tutte le strade di Europa, braccato, compreso da pochi amici, solo clamante unità e libertà. E tentativi pazzeschi come il moto di Milano del ‘53 ingemmato del sangue eroico di Sciesa, e le congiure rivoluzionarie del ‘54 e del ‘55 (o candidi martiri di Belfiore, o Pier Fortunato Calvi!), e il tentativo insurrezionale di Genova e la condanna a morte!

È con nessuno e con tutti, sempre più lodato come organizzatore, e sempre più vivo nella speranza degli italiani e nel terrore che incute ai potenti. Crede ancora nella Repubblica quando tutta l’Italia è nella scia garibaldina e il programma unitario è: “Italia e Vittorio Emanuele”, battezzato nel sangue a Calatafimi, e coronato di vittoria al Volturno, quando Garibaldi per l’unità della Patria dona un regno al “sopraggiunto Re”.

Negli ultimi anni di sua vita, la piccola Italia dei compromessi talora necessari urta contro il suo ideale assoluto: la marea montante della Internazionale Bakuniana urta contro la diga incrollabile della sua fede, quando fulmina, Egli, l’amico degli operai, i petrolieri della “Comune” bollandoli come nemici di Dio, della famiglia, della Patria, dell’umanità.

L’Italia si è formata ormai per il suo spirito, ma fuori e contro i suoi disegni. Esule in patria, con nel cuore l’amore mai placato per la sua Mamma terrena, viva nel suo ricordo fino negli ultimi anni, come lo fu in vita per le di Lei lettere sostenitrici nell’esilio, con nel cuore l’amore per l’Italia che aveva sognato diversa da come la vide dopo il ‘70, compì il suo sacrificio supremo a Pisa il 10 marzo 1872.

Morì in una modesta camera di amico, ricoverato sotto falso nome inglese…ma sul letto aveva la coperta da campo di Alberto Mario, usata nella campagna del ‘60!

Noi crediamo che al morente più che la sua travagliatissima vita politica sarà apparsa consolatrice la visione serena dell’Italia dell’avvenire, di quell’Italia che oggi, oltre il dolore, la mortificazione, la desolazione, la morte sta virilmente risorgendo.

Placate le antiche polemiche, chiarite le mutue incomprensioni, dimenticate le reciproche amarezze, il popolo d’Italia può portare sull’Aventino, con cuore puro, tutti i lauri dell’antico e nuovo suo Risorgimento.

Fonte: Il Popolo, Data: 2 giugno 1949, Titolo: Giuseppe Mazzini, Autore: Mario Cingolani

N.B. L’episodio concernente la realizzazione del monumento a Mazzini è bene esaminato, nel quadro dei rapporti generali tra Santa Sede e Dc, nell’ultimo libro di Giuseppe Catananti (L’Italia vaticana, Edizioni San Paolo, 2025)

Libri | Il magistero politico di Guido Bodrato

L’ultima testimonianza di Guido Bodrato, scomparso quasi due anni fa, è raccolta in un agile volume pubblicato dalle Edizioni Lavoro. Si tratta di una lunga intervista – raccolta anche in un video – condotta dal giornalista e ricercatore Luca Rolandi nel febbraio del 2021 alla vigilia dei 90 anni del leader piemontese e che è stata presentata nei giorni scorsi a Torino dalla Fondazione Carlo Donat-Cattin. Il titolo è di per sé riassuntivo del libro intervista realizzato da Rolandi: “Bodrato, testimone esemplare. Lezioni di politica e di vita”. Certo, sarebbero moltissimi gli spunti da cui trarre insegnamento per tracciare il profilo di un politico che è stato uno dei più grandi e qualificati leader della storia e della esperienza della sinistra democristiana. Nonché statista e dirigente di primo piano del partito della Democrazia Cristiana. Un “maestro” del cattolicesimo democratico che, anche negli anni della cosiddetta “seconda repubblica”, ha saputo essere un punto di riferimento autorevole per le generazioni che si avvicinavano all’impegno politico e culturale.

Ebbene, per fermarsi a qualche sporadica considerazione, non possiamo non cogliere alcune costanti contenute nel libro intervista di Rolandi che mantengono una straordinaria attualità anche nell’attuale, e confusa, fase politica italiana. Costanti che si impongono per la loro coerenza e, soprattutto, per lo stile ed il metodo che li hanno caratterizzate. Tra queste se ne evidenziano soprattutto tre: la cultura del confronto; la coerenza culturale e l’approccio riformista. Tre elementi che hanno accompagnato l’intera sua esperienza politica da un lato e che, dall’altro, hanno caratterizzato la miglior stagione dell’impegno politico e pubblico dei cattolici italiani. E si tratta, appunto, di tre costanti che conservano una forte modernità anche nell’attuale stagione politica del nostro paese, ancora segnata da una pericolosa crisi della democrazia e da una scarsa qualità ed autorevolezza della stessa politica. Basti pensare al perdurante trasformismo, da un lato, e alla mancanza di cultura politica dall’altro, che generano oggettivamente confusione, assenza di coerenza e soprattutto scarsa autorevolezza della classe dirigente dei vari partiti e cartelli elettorali.

Ma il “magistero” politico di uomini come Bodrato non può essere dimenticato o, peggio ancora, rimosso da quei cattolici democratici, popolari e sociali che coltivano la passione e l’interesse per la politica e per un ruolo più incisivo dei credenti nella società contemporanea. Nello specifico, nell’attuale dibattito politico italiano. E questo per due ragioni di fondo.

Innanzitutto perchè il ruolo – laico – dei cattolici nella politica e nei suoi strumenti principali, cioè i partiti, non può mai ridursi ad essere puramente ornamentale e marginale. Cosa che, purtroppo, ha caratterizzato il concreto comportamento dei cattolici italiani dopo la fine della Dc e anche dopo il tramonto di partiti come il Ppi e la Margherita da un lato e il Ccd e l’Udc dall’altro. Uomini come Bodrato, e molti altri della sua generazione, ci hanno insegnato che l’esperienza da perseguire e da coltivare non può essere quella dei “cattolici indipendenti” eletti nelle liste del Pci negli anni ‘70 e ‘80. Cioè un ruolo politico del tutto irrilevante od ininfluente ai fini della costruzione del progetto politico del partito di riferimento. Costante che, oggettivamente, caratterizza molti cattolici oggi impegnati nei partiti della sinistra radicale e massimalista del nostro paese. E anche, e purtroppo, nei partiti di centro destra.

In secondo luogo, e di conseguenza, la presenza della tradizione, del pensiero e della cultura del cattolicesimo popolare, democratico e sociale è incisiva e degna di rilievo solo se viene declinata in modo visibile, coerente e con autonomia. Certo, sempre attraverso il metodo del confronto e del dialogo con le altre culture politiche e senza alcuna deriva integralistica o confessionale ma rimanendo, al contempo, forti e consapevoli della propria specificità ed originalità rispetto agli altri filoni culturali ed ideali.

Ecco perché, per fermarsi a questi due soli tasselli, se non esiste una eredità personale di uomini e leader come Guido Bodrato, esiste certamente una eredità politica e culturale. Ovvero, di una “lezione” e di un “magistero” che non possono essere qualunquisticamente storicizzati o, peggio ancora, archiviati di fronte al “nulla della politica”, per dirla con Mino Martinazzoli che, purtroppo, ancora caratterizza larghi settori della politica Italiana. Una “lezione” ed un “magistero” che emergono in modo plastico da questo libro intervista e che interpellano i cattolici italiani in una stagione dove la stessa Chiesa, finalmente, li invita ad essere più presenti ed incisivi nelle dinamiche della politica contemporanea.

Un’Europa scombussolata, il tema scelto dai Popolari del Piemonte

Foto di Simone Garello da Pixabay
Foto di Simone Garello da Pixabay

Dal secondo dopoguerra i cattolici impegnati in politica, anche se in misura maggioritaria si riconobbero nella Dc,  erano, dentro e fuori da quel partito, divisi in molteplici filoni culturali e taluni anche approdarono a scelte elettorali diverse. Su due punti però per decenni mantennero una unanimità di vedute:
1) L’Unione Sovietica e il blocco dei Paesi dell’est costituivano un pericolo reale per la salvaguardia della libertà nel nostro Paese. La risposta a questo pericolo venne individuata nella scelta atlantica, ossia nell’adesione alla Nato e nell’alleanza con gli Stati Uniti d’America. Questo non volle dire l’approvazione incondizionata alle singole scelte degli Usa ma, essendo un orientamento strategico di fondo, non venne mai messo in discussione.
2) La prospettiva verso la quale tendere era comunque quella dell’unità europea, che comprendeva anche, nel pensiero dei padri fondatori, una difesa comune, ovvero la Ced. L’ostilità della Francia fece naufragare questo aspetto del progetto.
Tale schema si mantenne immutato almeno sino al 1989. La caduta del muro di Berlino e la progressiva dissoluzione dell’Unione Sovietica aprirono le prime crepe, che si sono nel tempo allargate.
Oggi siamo in presenza di un autentico terremoto che stravolge opinioni consolidate.
La volontà di oligarchie occidentali di resistere al cambiamento verso un mondo ormai multipolare; i complessi rapporti con la Russia – non più sovietica – che manifesta una rinnovata volontà di potenza; la tragica guerra in Ucraina; l’evidente debolezza politica dell’Unione europea; il minacciato ribaltamento delle posizioni da parte degli Stati Uniti in materia di difesa comune a seguito dell’elezione di Trump e la conseguente proposta di un riarmo del vecchio continente; la tragedia in atto in Palestina, che vede gli Stati Uniti e i principali Paesi europei in evidente radicale disaccordo; il nuovo protagonismo delle grandi potenze asiatiche…
Questi sono solo i passaggi più vistosi del cambiamento epocale in atto. In questo quadro si è persa l’identità di vedute dei democratici popolari di ispirazione cristiana, divisi tra posizioni variamente atlantiste, europeiste, legalitarie, pacifiste.
Riteniamo utile aprire un confronto. Un confronto libero, reso necessario dallo scompaginamento in atto di posizioni consolidate. Noi ci domandiamo come guardino l’evoluzione in corso amici che, pur nella varietà di passate e presenti scelte politiche, sono stati e sono accomunati da un comune riferimento al cattolicesimo politico e hanno condiviso un quadro di politica estera che oggi è stato stravolto.

Dazi, Landini: finora ci hanno guadagnato solo speculatori Wall Street, i lavoratori no

Roma, 13 apr. (askanews) – Da quando il presidente degli Stati Uniti, Donald Trump, ha imposto i dazi, gli unici che ci hanno guadagnato non sono i lavoratori ma “gli speculatori di Wall Street”. Lo ha sottolineato il segretario generale della Cgil, Maurizio Landini, ospite di ‘In altre parole’ su La7.

“Io non sono non sono un economista, ma ragiono o provo a ragionare da sindacalista”, ha detto, “Da quando lui ha messo i dazi gli unici che ci hanno guadagnato, a oggi, sono gli speculatori di Wall Street. Se ragioniamo o se uno ci guarda i lavoratori ad oggi dai dazi non hanno guadagnato nulla da nessuna parte, anzi quelli che hanno continuato ad arricchirsi ancora di più sono quelli che fanno speculazione finanziaria”.

“Io la sensazione che ho e mi sembra un elemento di novità degli Stati Uniti”, ha proseguito, è “che oggi non c’è semplicemente stato uno scambio ‘prima c’erano i democratici e oggi hanno vinto i repubblicani’, no…Io ho la sensazione, qui c’è un elemento secondo me di novità, che è la prima volta che è il mercato che si fa stato e che sostituisce lo stato. E quindi non solo Trump intorno a sé ha i più ricchi del mondo, ma le logiche con cui si sta muovendo sono logiche che non si pongono il problema degli interessi generali, si pongono il problema degli interessi particolari e di una logica puramente di mercato”.

Sicurezza,Piantedosi:in arrivo nuove misure a tutela incolumità agenti

Roma, 13 apr. (askanews) – “Si susseguono i vergognosi attacchi di delinquenti contro le Forze dell’ordine: a Milano per una manifestazione caratterizzata da danneggiamenti e aggressioni, a Torino in occasione di un rave abusivo, a Roma con ultras scatenati in violenze di ogni tipo. A fronte di questi comportamenti indegni e inaccettabili, le Forze di polizia continuano a svolgere il proprio lavoro con equilibrio e professionalità, garantendo la sicurezza della collettività in condizioni molto difficili. A loro va la gratitudine e il pieno sostegno del Governo. Per questo, oltre al Decreto legge sicurezza appena varato, siamo determinati a portare avanti ogni ulteriore misura necessaria per garantire l’incolumità degli uomini e delle donne in divisa”. Lo preannuncia via social il ministro dell’Interno Matteo Piantedosi.

Calcio, classifica di serie A: vittoria salvezza per il Como

Roma, 13 apr. (askanews) – Questi i risultati e la classifica di serie A dopo Como-Torino 1-0:

31esima giornata Udinese-Milan 0-4; Venezia-Monza 1-0, Inter-Cagliari 3-1, Juventus-Lecce 2-1, Atalanta-Bologna 2-0, Fiorentina-Parma 0-0, Hellas Verona-Genoa 0-0, Como-Torino 1-0, ore 20,45 Lazio-Roma, lunedì 14 aprile ore 20.45 Napoli-Empoli.

Classifica: Inter 71, Napoli 65, Atalanta 61, Juventus 59, Bologna 57, Lazio 55, Roma, Fiorentina 53, Milan 51, Udinese, Torino 40, Genoa 39, Como 36, Verona 32, Cagliari 30, Parma 28, Lecce 26, Empoli, Venezia 24, Monza 15.

33esima giornata sabato 19 aprile ore 15 Lecce-Como, ore 18 Monza-Napoli, ore 20.45 Roma-Verona; domenica 20 aprile ore 15 Empoli-Venezia, ore 18 Bologna-Inter, ore 20.45 Milan-Atalanta, lunedì 21 aprile ore 12.30 Torino-Udinese, ore 15 Cagliari-Fiorentina, ore 18 Genoa-Lazio, ore 20.45 Parma-Juventus.

Formula Uno, Oscar Piastri vince il Gran Premio del Bahrein

Roma, 13 apr. (askanews) – Oscar Piastri vince il Gran Premio del Bahrein, quarto appuntamento del Mondiale 2025 di Formula 1. Il pilota australiano della McLaren, già vincitore in Cina in questa stagione, conquista la sua quarta vittoria in carriera dominando il weekend: pole position e gara sempre in controllo. Alle sue spalle si piazzano George Russell con la Mercedes e il compagno di squadra Lando Norris, completando così un podio senza Ferrari. Charles Leclerc è quarto, seguito da Lewis Hamilton, quinto.

La gara inizia in maniera lineare, con pochi cambiamenti di rilievo fino al 32esimo giro, quando l’ingresso della safety car cambia radicalmente lo scenario. Tutti i top team ne approfittano per effettuare il pit stop. La Ferrari richiama Leclerc, in quel momento terzo, e lo rimanda in pista con gomme dure, scelta condivisa anche da Mercedes per Hamilton. Le McLaren invece montano gomme medie, mentre Russell opta per le morbide. La strategia, destinata a influenzare il finale, si rivela poco efficace per Leclerc e Hamilton.

Alla ripartenza, Piastri dimostra grande freddezza: nei successivi cinque giri distanzia Russell di oltre due secondi, mettendo al sicuro la vittoria. Dietro di lui si accende il duello tra Leclerc e Norris. Il ferrarista riesce inizialmente a resistere agli attacchi del britannico, soprattutto al giro 46, quando chiude con decisione la traiettoria. Tuttavia, la resistenza dura fino al 53esimo giro: Norris sfrutta il degrado delle gomme dure di Leclerc e lo supera, conquistando il terzo posto. Piastri, mai impensierito, taglia il traguardo in solitaria, mentre Russell conferma il secondo posto nonostante qualche difficoltà tecnica sulla sua Mercedes.

Padel, FIP Silver di Roma: trionfano gli spagnoli Barahona e Garcia

Roma, 13 apr. (askanews) – Finale di altissimo livello al Villa Pamphili Padel Club per il Fip Silver Mediolanum Padel Cup, tappa del circuito mondiale Cupra Fip Tour. A conquistare il titolo nel tabellone maschile sono stati gli spagnoli Javier Barahona (n. 28 del ranking) e Javier Garcia (n. 33), teste di serie numero 1 e favoriti sin dall’inizio.

I due top player – si legge in una nota – hanno battuto in finale la sorprendente coppia formata dal 16enne Juan “Coquito” Zamora e da Josè Sanchez, chiudendo il torneo senza cedere nemmeno un set. Dopo un primo parziale vinto 6-3, Barahona e Garcia si erano portati avanti anche nel secondo, ma gli avversari hanno provato a reagire sotto la spinta del pubblico. Il 7-5 finale ha sigillato una vittoria netta e meritata. Per Barahona, il successo ha un sapore particolare: “Giocare qui è come essere in famiglia, visto che da quattro anni milito nel Villa Pamphili in Serie A”. Sul suo gesto rituale prima del servizio ha aggiunto: “Passare la pallina sotto le gambe è solo un modo per concentrarmi, nulla di scaramantico”. Soddisfatto anche Garcia: “Atmosfera fantastica e grande livello degli avversari. Ora voliamo a Doha per il Major Premier Padel”.

Nel femminile, la finale ha premiato la coppia numero 1 del tabellone, le spagnole Amanda Lopez Moral e Lucia Garcia, che hanno superato Chiara Pappacena e Giulia Sussarello per 6-2 6-3. Le azzurre, seconde teste di serie, sono apparse scariche dopo la durissima semifinale vinta in mattinata contro le francesi Ginier-Barbier/Pothier con il punteggio di 6-7 6-3 6-4 in oltre due ore di gioco. “Le finali si vincono e si perdono – ha detto Pappacena – e oggi loro hanno giocato meglio. Certo, potevamo fare di più, ma guardiamo avanti. Il match con la Francia è stato tostissimo, anche per il carico emotivo. C’è sempre un pizzico di rivalità in più con loro, nel rispetto del fair play, ma si sente”. Le vincitrici avevano avuto maggiori difficoltà in semifinale contro Parmigiani e Dal Pozzo (7-5 6-3), con Parmigiani non al meglio per un problema alla gamba.

Sumy, Schlein: ennesima barbarie russa, Europa ottenga tregua per negoziare pace giusta

Roma, 13 apr. (askanews) – “A Sumy oltre 30 morti in un giorno di festa: donne, uomini, bambini assassinati da Putin mentre celebravano la domenica delle palme. L’ennesima barbarie russa contro la popolazione civile ucraina, che deve essere sostenuta fino al raggiungimento di una pace giusta che garantisca la sicurezza di questo Paese e del suo popolo. Questa dev’essere la priorità dell’Europa, sostenere l’Ucraina ed ottenere una tregua per negoziare una pace giusta, che non può essere la resa verso un aggressore che anche oggi mostra tutta sua ferocia. La comunità del partito democratico è e sarà al fianco del popolo ucraino”. Lo dichiara la segretaria del Pd Elly Schlein.

Ciclismo, Mathieu van der Poel vince la Parigi Roubaix. Pogacar cade

Roma, 13 apr. (askanews) – Mathieu van der Poel si conferma il re della Roubaix: terzo successo di fila per l’olandese nell’Inferno del Nord, eguagliato Moser. Corsa piena di colpi di scena già dai primi tratti di pavè tra forature e scatti dei big. Dopo la foresta di Arenberg la gara si infiamma: Pogacar parte, Pedersen fora, van der Poel risponde e Philipsen si stacca lasciando i soliti due. Ai -40 dal traguardo una caduta dello sloveno in curva lancia VdP verso il successo. Trionfo solitario al velodromo, sul podio anche Pogacar e Pedersen.

Ucraina,l’inviato Usa Kellogg: l’attacco russo a Sumy supera ogni limite di decenza

Roma, 13 apr. (askanews) – In un messaggio su X, Keith Kellogg, l’inviato speciale degli Stati Uniti per l’Ucraina e la Russia, ha reagito all’attacco su Sumy: “L’attacco di oggi, domenica delle Palme, da parte delle forze russe contro obiettivi civili a Sumy supera ogni limite di decenza. Molti civili sono stati uccisi e feriti. Come ex comandante militare, capisco l’obiettivo e questo è inaccettabile. Ecco perché il presidente (Donald) Trump sta lavorando duramente per porre fine a questa guerra”.

Il presidente americano, che puntava a porre fine alle ostilità in 24 ore, è riuscito a ottenere dalla controparte russa solo una moratoria sugli attacchi alle infrastrutture energetiche, che da allora sia Kiev sia Mosca si sono accusate reciprocamente di aver violato. A fine marzo, Washington aveva anche annunciato una tregua limitata nel Mar Nero, dai contorni vaghi.

Il messaggio Usa di condanna si aggiunge a quelli, numerosi dei leader europei, compresa la presidente del Consiglio Giorgia Meloni.

Padiglione Italia a Expo 2025, "la Città ideale del Futuro"

Osaka, 13 apr. (askanews) – “L’Arte Rigenera la Vita” è il tema del Padiglione Italia inaugurato oggi dal ministro degli Esteri Antonio Tajani all’Esposizione universale 2025 di Osaka. L’architetto Mario Cucinella, che lo ha progettato, lo ha immaginato come una moderna interpretazione della Città Ideale del Rinascimento, con un teatro, i portici, la piazza e il giardino all’italiana, luoghi tipici dell’identità urbana e sociale dell’Italia.

L’Expo di Osaka, che oggi ha aperto al pubblico i suoi padiglioni, ha per tema “Disegnare la Società del futuro per le nostre vite”, ed è dedicato alle innovazioni tecnico-scientifiche per migliorare la qualità della vita. L’Esposizione si tiene in un momento di grande rilancio delle relazioni tra Italia e Giappone, elevate a partenariato strategico nel gennaio 2023.

L’obiettivo del Padiglione Italia è quello di ampliare e completare l’immagine dell’Italia nel mondo attraverso la presentazione delle sue eccellenze, la sua tecnologia d’avanguardia, la ricerca scientifica, le opere d’arte classiche e contemporanee, il design e l’artigianato, la musica e le performance quotidiane dal vivo, tutte espressioni del talento umano e del modo italiano di creare dialoghi interculturali. La struttura vuole essere una grande vetrina per un “Made in Italy che non ha rivali nel mondo” ed è capace di “abbattere alcune barriere tariffarie grazie alla qualità del prodotto italiano”, ha detto il ministro degli Esteri Antonio Tajani durante la cerimonia di inaugurazione.

La struttura è composta da 2 diversi corpi: una teca, cuore espositivo del Padiglione, e un corpo secondario che ospiterà le funzioni accessorie. Nel suo insieme racconterà al mondo la cultura, le eccellenze, le arti, le imprese, gli artigiani dell’Italia intera. Ma anche il nostro territorio, un tessuto vivo che non è solo sequenza di città grandi, ma di borghi, musei, paesaggi e foreste, colline, laghi, fiumi. Il Padiglione offre insomma l’opportunità di fare un viaggio spazio-temporale che crea condivisione, partecipazione, occasioni di incontro di saperi fin dal suo esterno, dove si trova un grande porticato contenente un teatro.

All’interno del Padiglione, per la prima volta, lo spazio dedicato alla “Spiritualità” è rappresentato dalla sezione della Santa Sede. Al centro di questo spazio è esposto il capolavoro di Caravaggio “La Deposizione di Cristo”. A questo proposito Monsignor Rino Fisichella, commissario generale per la Santa Sede all’Expo 2025 a Osaka, ha ringraziato sentitamente Papa Francesco, che ha fortissimamente voluto far esporre quest’opera, che è l’unica del Caravaggio conservata ai Musei Vaticani.

Nell’ambito dell’Expo 2025 di Osaka, il Padiglione rappresenta un avamposto del Sistema Italia in una delle aree più ricche dell’Asia. Secondo uno studio del Politecnico di Milano, potrebbe esserci un aumento del 20% delle esportazioni verso il Giappone e l’Asia Orientale, grazie alla partecipazione dell’Italia a Expo, per un valore ben superiore ai 600 milioni di Euro.

Usa, la Casa Bianca: stiamo negoziando sui dazi con 130 Paesi

Roma, 13 apr. (askanews) – Gli Stati Uniti stanno negoziando il commercio e i dazi con 130 Paesi. Lo ha dichiarato Kevin Hassett, direttore del Consiglio economico nazionale del governo.

“In questo momento, 130 Paesi hanno mostrato la loro disponibilità e siamo in trattativa con loro”, ha dichiarato il funzionario in un programma della Cnn, commentando le interazioni degli Stati Uniti con altri Paesi su commercio e dazi.

Hassett ha aggiunto che i Paesi in questione sono soggetti a una tariffa del 10 per cento sulle importazioni di beni negli Stati Uniti.

Expo, Tajani inaugura Padiglione Italia: vetrina per export in Asia

Osaka, 13 apr. (askanews) – Il Padiglione Italia all’Esposizione universale 2025 di Osaka, in Giappone, può essere uno “strumento straordinario” per confermare e rafforzare “la presenza politica ed economica” del nostro Paese “in tutta l’Asia”. Antonio Tajani è arrivato in città questa mattina, al termine della sua missione in India. In un momento “complicato” a livello internazionale, sul piano commerciale, “con il rischio di una guerra dei dazi”, Tajani ha voluto confermare il ruolo trainante e le possibilità offerte dall’Expo per l’internazionalizzazione delle imprese italiane, ribadendo inoltre la centralità dei rapporti tra Italia e Giappone, già rinforzati dal partenariato strategico firmato dal Presidente del Consiglio Giorgia Meloni e dalla recente visita del Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella. Occorre “lavorare anche su questi mercati, il mercato giapponese, il mercato indiano, i mercati orientali”, che “rappresentano una straordinaria opportunità”, ha sottolineato il titolare della Farnesina.

Il Giappone di oggi, d’altra parte, è al centro del nostro interesse nella regione dell’Indo-Pacifico, una delle più importanti del mondo per la nostra proiezione economica nell’ambito della strategia della diplomazia della crescita. Con una crescita economica prevista al 4,4% nel 2025 ed uno sviluppo demografico sostenuto, in particolare nei Paesi del sud-est asiatico, l’Indo-Pacifico è destinato ad accrescere anche in futuro la propria rilevanza economica e commerciale internazionale. Insomma, si tratta di un’area a cui l’Italia guarda “con sempre maggiore attenzione”, allo scopo di trovare nuovi spazi per le nostre aziende e l’export dei prodotti Mady in Italy, mentre restano vive le tensioni legate ai dazi americani e alle politiche commerciali di Donald Trump.

A questo proposito, Tajani ritiene che “la situazione stia lentamente migliorando”, dopo la parziale marcia indietro sui dazi decisa da Trump. E il prossimo viaggio della presidente del Consiglio Giorgia Meloni in Usa, secondo il ministro, potrà servire a rafforzare i rapporti con gli americani, “a spingere il governo americano ad arrivare a dazi zero”. Washington resta infatti un alleato chiave per l’Italia e secondo Tajani sarebbe “un errore clamoroso” pensare di barattare l’amicizia con gli Usa con quella con la Cina, per fare un dispetto agli Stati Uniti. Il negoziato dell’Unione europea con Trump in materia di scambi commerciali sta ripartendo e ci sono quasi 90 giorni di tempo per concludere un eventuale accordo. Il Commissario europeo per il Commercio Maros Sefcovic proprio domani vedrà la controparte americana a Washington. “Intanto”, però, “lavoriamo su tutti gli altri fronti e l’area orientale dall’Asia centrale, fino a Vietnam, Corea del Sud, Giappone, India, Filippine, Singapore, Vietnam e anche Australia e Nuova Zelanda, è quella in cui noi possiamo fare di più, perché le opportunità sono tantissime”, ha sottolineato il ministro intervenendo al Focus Asia-Pacifico del Piano d’Azione per l’Export italiano nei mercati extra-UE ad alto potenziale, assieme ai vertici di Confindustria, Confartigianato, Confcommercio e Altagamma, ad esponenti del mondo delle imprese e ai rappresentanti di ICE, Confindustria, Sace e Simest.

Un importante impulso può arrivare proprio dall’Expo di Osaka. Il Padiglione Italia, che ospita per la prima volta al uso interno la Santa Sede, è concepito per riflettere al meglio l’identità italiana e raccontarne le eccellenze e i valori. Rappresenta, inoltre, una straordinaria vetrina per proiettare nel mondo le eccellenze italiane, che coniugano da sempre storia e innovazione, alta tecnologia e tradizione. La struttura vuole essere una grande vetrina per un “Made in Italy che non ha rivali nel mondo” ed è capace di “abbattere alcune barriere tariffarie grazie alla qualità del prodotto italiano”, ha detto il ministro durante la cerimonia di inaugurazione, prendendo la parola dalla madrina della manifestazione, Serena Autieri, e dopo l’intervento dell’ambasciatore Mario Vattani, Commissario Generale per l’Italia a Expo 2025.

Dopo il rituale taglio del nastro e gli inni nazionali di Giappone, Santa Sede e Italia, suonati dalla Banda dei Carabinieri, il ministro ha visitato le diverse sale del Padiglione. Guidato dall’ambasciatore Vattani, Tajani ha così potuto ammirare le installazioni esposte: tra le altre, l’Atlante Farnese, il Codice Atlantico di Leonardo da Vinci e le opere di Mimmo Paladino, Jago, Boccioni, Oriana Persico e Francesca Leone.

Riferendosi alla presenza del padiglione della Santa Sede, Tajani ha quindi spiegato che con essa si intende “riconoscere l’importanza delle nostre radici culturali”. Ad ascoltarlo anche Monsignor Rino Fisichella, commissario generale per la Santa Sede all’Expo 2025 a Osaka, che ha rivolto un sentito ringraziamento a Papa Francesco per avere “deciso che l’unica opera del Caravaggio” presente ai Musei Vaticani, “La Deposizione di Cristo”, fosse esposta al Padiglione Italia in Giappone. Ricordando il “momento particolare” che sta vivendo il pontefice, Fisichella ha sottolineato che “Papa Francesco ha voluto che questo padiglione creasse un evento di dialogo e confronto”. “Cosa che avverrà con la collaborazione dell’Italia anche nei vari eventi che nel corso di questi 185 giorni segneranno le tappe dell’Expo 2025”, ha commentato. (di Corrado Accaputo)

Bombe russe a Sumy, strage di civili la Domenica delle Palme. Zelensky: solo la feccia può agire così

Roma, 13 apr. (askanews) – “Un orribile attacco missilistico balistico russo su Sumy. I missili russi hanno colpito una normale strada cittadina, la vita di tutti i giorni: edifici residenziali, istituti scolastici, auto in strada… E questo nel giorno in cui la gente va in chiesa: la Domenica delle Palme, la festa dell’Entrata del Signore a Gerusalemme. Secondo le prime informazioni, decine di civili sono stati uccisi e feriti. Solo la feccia può agire in questo modo: togliere la vita a persone comuni”, lo scrive su X il presidente ucraino Volodymyr Zelensky commentando l’attacco russo avvenuto a Sumy, postando anche le drammatiche immagini di corpi senza vita, anche di bambini, e detriti insanguinati in mezzo alla strada, con le voci di persone che si disperano.

“Le mie condoglianze alle famiglie e ai loro cari. Un’operazione di soccorso è in corso. Tutti i servizi necessari sono operativi sul posto”, aggiunge Zelensky, che avverte: “Il mondo deve rispondere con fermezza. Gli Stati Uniti, l’Europa, chiunque nel mondo voglia che questa guerra e queste uccisioni finiscano. La Russia vuole esattamente questo tipo di terrore e sta prolungando questa guerra. Senza pressioni sulla Russia, la pace è impossibile. I colloqui non hanno mai fermato i missili balistici e le bombe aeree. Ciò che serve è un atteggiamento nei confronti della Russia che un terrorista merita. Ringrazio tutti coloro che sono al fianco dell’Ucraina e ci aiutano a difendere la vita”.

Secondo l’ultimo bilancio 31 persone risultano uccise a Sumy dall’attacco missilistico balistico russo, l’aggiornamento arriva dallo stesso presidente ucraino Volodymyr Zelensky, che su X sottolinea: “Tra le vittime, due bambini. Le mie condoglianze alle famiglie e ai loro cari” “Più di 84 persone – aggiunge Zelensky che posta anche immagini del terribile attacco nel centro urbano della città – sono rimaste ferite, tra cui 10 bambini. Tutti stanno ricevendo l’assistenza necessaria. È fondamentale che il mondo non rimanga in silenzio o indifferente. Gli attacchi russi meritano solo condanna”. “È necessario esercitare pressioni sulla Russia affinché ponga fine alla guerra e garantisca la sicurezza della popolazione. Senza una pressione davvero forte, senza un sostegno adeguato all’Ucraina, la Russia continuerà a trascinare questa guerra”, aggiunge Zelensky, che ricorda: “È ormai il secondo mese che Putin ignora la proposta statunitense di un cessate il fuoco completo e incondizionato. Purtroppo, a Mosca sono convinti di poter continuare a uccidere impunemente. È necessario agire per cambiare questa situazione”.

Messaggi di solidarietà e condanna dell’attacco russo da alcuni leader europei. “Scene strazianti da Sumy stamattina, mentre i residenti si riunivano per la Domenica delle Palme solo per essere accolti dai missili russi. Un esempio orribile di come la Russia intensifichi gli attacchi mentre l’Ucraina ha accettato un cessate il fuoco incondizionato. I miei pensieri sono rivolti al popolo ucraino oggi”, scrive in un post su X l’Alto rappresentante dell’Unione europea per gli affari esteri Kaja Kallas.

“Questa mattina, due missili russi hanno colpito il cuore della città di Sumy, in Ucraina, causando numerose vittime civili, tra cui, ancora una volta, bambini. Tutti lo sanno: questa guerra è stata iniziata solo dalla Russia. E oggi è chiaro che solo la Russia sceglie di continuarla, con palese disprezzo per le vite umane, il diritto internazionale e gli sforzi diplomatici del presidente Trump”, scrive su X il presidente francese Emmanuel Macron. “Sono necessarie misure forti per imporre un cessate il fuoco alla Russia. La Francia sta lavorando instancabilmente per raggiungere questo obiettivo, insieme ai suoi partner”, sottolinea Macron, che conclude con un messaggio di vicinanza: “Alle vittime, ai feriti e a tutta l’Ucraina che continua a resistere: la nostra solidarietà, il nostro rispetto, il nostro incrollabile impegno”.

“Sono indignato per il criminale attacco missilistico russo al centro di Sumy. La Russia continua la sua campagna di violenza, dimostrando ancora una volta che questa guerra esiste e dura solo perché la Russia lo sceglie”, così sul suo profilo X il presidente del Consiglio europeo, Antonio Costa. “Il mio cuore è rivolto alle vittime, alle loro famiglie e a tutti coloro che sono stati colpiti da un altro brutale atto di aggressione”, prosegue Costa, assicurando: “L’Unione Europea sarà sempre al fianco dell’eroico popolo ucraino. I responsabili di questi attacchi devono essere chiamati a rispondere davanti alla giustizia. Slava Ukraini”.

“Le mie condoglianze al popolo ucraino dopo il terribile attacco russo a Sumy, avvenuto questa Domenica delle Palme. Questo non è l’atto di un Paese che cerca la pace. Sono necessari una maggiore pressione sulla Russia e un forte sostegno militare all’Ucraina. L’Ucraina sta difendendo non solo la propria libertà, ma anche la nostra”, scrive su X il primo ministro svedese Ulf Kristersson.

(nella foto una delle immagini postate da Zelensky della strage di Sumy)

A Roma, tra colori e suoni, sfilano gli abiti azerbaigiani

Roma, 13 apr. (askanews) – Palazzo Brancaccio, dimora storica del Patriziato Romano nel cuore della capitale italiana, ha ospitato venerdì 11 aprile “L’incanto degli Abiti Tradizionali Azerbaigiani”, una serata evocativa, tinta di colori e suoni, organizzata dal Centro Culturale dell’Azerbaigian insieme all’Ambasciata dell’Azerbaigian in Italia, la Camera di Commercio Italia-Azerbaigian e la Casa Nazionale degli Abiti di Baku.

La serata – si legge in una nota – è stata aperta dalle parole della rappresentante in Italia del Centro Culturale dell’Azerbaigian, Gulnar Taghizada, che ha evidenziato l’importanza dell’evento, momento fondamentale per far conoscere in Italia un aspetto ancora inedito della cultura azerbaigiana, come quello degli abiti e della moda in generale. Ha inoltre sottolineato le radici storiche, le caratteristiche regionali e l’estetica artistica dell’abito nazionale azerbaigiano, che rappresenta una parte importante della memoria culturale nazionale, riflettendo lo stile di vita, il gusto e l’identità sociale del popolo.

A portare i suoi saluti anche S.E. Rashad Aslanov, Ambasciatore dell’Azerbaigian in Italia, che ha messo in rilievo come la cultura e le tradizioni siano volano della conoscenza e rafforzamento costante della strategica amicizia tra Azerbaigian e Italia.

L’evento ha previsto per la prima volta in Italia una sfilata di abiti tipici azerbaigiani, di svariate fattezze e modelli, tutti accumunati dalla cura dell’esecuzione e dalla vivacità dei colori. A sfilare abiti sia maschili sia femminili provenienti da diverse regioni dell’Azerbaigian, selezionati dalla collezione della Casa Nazionale degli Abiti di Baku, tutti finemente ricamati e realizzati a mano, impreziositi da dettagli autentici.

Oltre agli abiti, il pubblico ha potuto assistere all’esecuzione di danze azerbaigiane, accompagnate da musiche tradizionali, da parte dei ballerini dell’Ensemble di Danza Statale. Le esibizioni hanno offerto al pubblico uno sguardo vivido sulla ricca cultura della danza e sull’eleganza sartoriale dell’Azerbaigian.

La serata – conclude la nota – ha visto un’ampia partecipazione di pubblico italiano ed è stata accompagnata da un cocktail.

Calcio, la classifica di serie A: L’Atalanta è terza

Roma, 13 apr. (askanews) – Questi i risultati e la classifica di serie A dopo Atalanta-Bologna 2-0

31esima giornata Udinese-Milan 0-4; Venezia-Monza 1-0, Inter-Cagliari 3-1, Juventus-Lecce 2-1, Atalanta-Bologna 2-0, ore 15 Fiorentina-Parma, Hellas Verona-Genoa, ore 18 Como-Torino, ore 20,45 Lazio-Roma, lunedì 14 aprile ore 20.45 Napoli-Empoli.

Classifica: Inter 71, Napoli 65, Atalanta 61, Juventus 59, Bologna 57, Lazio 55, Roma 53, Fiorentina 52, Milan 51, Udinese, Torino 40, Genoa 38, Como 33, Verona 31, Cagliari 30, Parma 27, Lecce 26, Empoli, Venezia 24, Monza 15.

33esima giornata sabato 19 aprile ore 15 Lecce-Como, ore 18 Monza-Napoli, ore 20.45 Roma-Verona; domenica 20 aprile ore 15 Empoli-Venezia, ore 18 Bologna-Inter, ore 20.45 Milan-Atalanta, lunedì 21 aprile ore 12.30 Torino-Udinese, ore 15 Cagliari-Fiorentina, ore 18 Genoa-Lazio, ore 20.45 Parma-Juventus.

Tennis, Musetti si fa male e perde con Alcaraz a Montecarlo

Roma, 13 apr. (askanews) – Nulla da fare per Lorenzo Musetti: l’azzurro perde in finale al Masters 1000 di Monte-Carlo contro Carlos Alcaraz con il punteggio di 6-3, 1-6, 0-6. Un gran peccato per il toscano, che nel corso del terzo set ha accusato un problema muscolare che gli ha compromesso le parti finali del match. Lo spagnolo vince il suo 18° titolo in carriera (il 6° a livello ‘1000’) e, a partire da lunedì, tornerà numero 2 del mondo. Queste le prime parole di Lorenzo Musetti dopo la sconfitta in finale contro Carlos Alcaraz: “E’ stato probabilmente uno dei miei migliori tornei. Non è
sicuramente facile parlare dopo un finale così. Speravo di potermela giocare fino alla fine, speriamo di riprovarci un’altra volta, di farlo nel più breve tempo possibile e di riprendermi la rivincita. Grazie anche ad Alcaraz: dividere il campo con te è sempre un piacere. Mi spiace non aver finito la partita al meglio, ma ci tenevo a ringraziare tutti voi per il supporto di questa settimana”.

Dazi, Giorgetti: negoziato con Usa non semplice, trovare compromesso

Roma, 13 apr. (askanews) – Sui dazi “il negoziato con gli Usa non è semplice. Gli interessi ognuno li vuole gestire a casa propria. Dobbiamo trovare una sintesi, un compromesso corretto per trovare elementi di forza nell’ambito dei Paesi del G7 che condividono principi di libertà e democrazia”. Lo ha detto il Ministro dell’economia, Giancarlo Giorgetti, intervenendo alla scuola di formazione politica della Lega in videocollegamento in una pausa dei lavori dell’Ecofin informale di Varsavia.

Giorgetti ha ricordato il viaggio della premier Giorgia Meloni a Washington il 17 aprile. La settimana successiva lo stesso ministro sarà in Usa per incontrare il segretario di Stato, Scott Bessent.

Giorgetti ha quindi sottolineato “lo sforzo dell’Italia per mantenere forte il legamo con gli Usa, che è strategico e importante anche per l’Europa”.

Dazi, Giorgetti: negoziato con gli Usa non semplice, trovare compromesso (anche su Global tax e web tax)

Roma, 13 apr. (askanews) – Sui dazi “il negoziato con gli Usa non è semplice. Gli interessi ognuno li vuole gestire a casa propria. Dobbiamo trovare una sintesi, un compromesso corretto per trovare elementi di forza nell’ambito dei Paesi del G7 che condividono principi di libertà e democrazia”. Lo ha detto il Ministro dell’economia, Giancarlo Giorgetti, intervenendo alla scuola di formazione politica della Lega.

Giorgetti ha ricordato il viaggio della premier Giorgia Meloni a Washington il 17 aprile e la settimana successiva lo stesso ministro sarà in Usa per incontrare il segretario di Stato, Scott Bessent. Giorgetti ha anche sottolineato “lo sforzo dell’Italia per mentenere forte il legamo con gli Usa, che è strategico e importante anche per l’Europa”. Nel negoziato con gli Usa “il punto di partenza è sicuramento quello sui dazi. Poi abbiamo una questione aperta sulla tassazione internazionale. C’è l’ambizione di creare la Global minimun tax, che l’amministrazione Trump ha messo nel cassetto, e di gestire e decidere sulla Web tax che in Italia è già partita”, ha spiegato il ministro dell’economia, intervenendo in vodeocollegamento alla scuola di formazione politica della Lega, in una pausa dei lavori dell’Ecofin informale a Varsavia.

Il Ministro ha poi posto l’accento su un tema “di cui non parla nessuno” ma che secondo Giorgetti assumerà grande importanza, quello del valore delle monete, “un dazio implicito”. “La correlazione rispetto alla competitività tra il sistema italiano ed europeo e quello Usa dipende anche da questo fattore”. Quindi, nei negoziati, “non ci sono solo i dazi ma anche la gamba fiscale e valutaria. Allungare le antenne anche su questi aspetti sarà utile”.

In libreria Il laboratorio della città nuova, Foqus nei Quartieri Spagnoli

Roma, 13 apr. (askanews) – Nelle librerie “Il laboratorio della città nuova – FOQUS nei Quartieri Spagnoli” di Renato Quaglia, edito da Rubbettino: è il racconto di un’esperienza che a Napoli, in uno dei quartieri più fragili d’Europa, è stata al tempo stesso una visione e una sfida al futuro. Quaglia, insieme a Rachele Furfaro, è stato ideatore del progetto e fondatore della Fondazione FOQUS, di cui è tuttora direttore. Il libro è stato scritto lavorando al grande progetto di rigenerazione urbana-educativa, tra speranze e risultati, errori e soluzioni, osservando professionisti, cittadini, istituzioni, attivisti che vi partecipavano, e progetti internazionali studiati per trarne suggestioni. Tutto è confluito in un libro che, ripercorrendo i passaggi decisivi del progetto nei Quartieri Spagnoli, riflette anche sui limiti e le potenzialità del fenomeno della rigenerazione urbana e dei laboratori sociali in Italia e in Europa. Quartieri esausti, che segnano il destino di chi ci nasce, le periferie prive di scuole, centri culturali o sportivi, le aree urbane che alimentano insicurezza, disoccupazione, disagi sociali e generazionali, dichiarano più che la crisi della città, soprattutto la crisi del modello economico e sociale che produce gli effetti. Scampia a Napoli, lo Zen a Palermo, Corviale a Roma, le Dighe a Genova, San Paolo a Bari, Quarto Oggiaro a Milano, non sono più degli unicum: sono diventati i sinonimi che descrivono l’inadeguatezza di moltissimi quartieri anonimi, che ormai si ritrovano in ogni città, grande o piccola. Non solo aree di criticità irrimediabili, sostiene Quaglia: sono invece le uniche aree da cui può ripartire il disegno di una nuova città.

“Il laboratorio della città nuova – FOQUS nei Quartieri Spagnoli” offre al lettore considerazioni sulle politiche pubbliche, le innovazioni sociali e i più interessanti progetti italiani, esempi di progetti internazionali, un panorama critico sui modi con cui viene finanziato il sociale in Italia, dati e informazioni sulle iniziative che offrono nuove prospettive a quartieri marginalizzati, a edifici dismessi, a città che ricominciano a pensare al futuro. Il libro affronta anche alcune delle questioni più dibattute in questi anni: come vengono rese disponibili le risorse necessarie al lavoro sociale, i bandi emessi dalle fondazioni di erogazione, come si comporta l’ente locale di fronte alle molte esperienze che stanno cambiando il volto e le prospettive delle città, cosa occorrerebbe per dare prospettiva ai laboratori sociali che si sono dimostrati efficaci.

“Il laboratorio della città nuova” racconta un modello di innovazione sociale che è stato partecipato da una comunità complessa come quella dei Quartieri Spagnoli a Napoli, insieme a cui ha saputo produrre una profonda trasformazione, portata ad esempio in Europa e replicabile in ogni periferia, innescando processi positivi di benessere condiviso. Acronimo della Fondazione Quartieri Spagnoli, come scrive Roberto Saviano nella prefazione: “la Fondazione FOQUS è un piccolo grande miracolo partenopeo”.

Il laboratorio di FOQUS è iniziato, nel 2014, dal recupero di un ex convento cinquecentesco, di proprietà di un ordine religioso e negli ultimi anni abbandonato, e dall’investimento di una scuola dalla pedagogia sperimentale, quella di Rachele Furfaro, che assegna al ruolo educativo una funzione propulsiva straordinaria. Oggi, quel grande edificio abbandonato è abitato ogni giorno da una comunità educativa, economica e produttiva composta da più di 3.000 persone. Si sono creati 208 posti lavoro, vi studiano più di 1.000 bambini (in un quartiere dai tassi di abbandono scolastico superiori al 30% e dove vive il 10% dei bambini di tutta Napoli). Quella parte dei Quartieri Spagnoli che dieci anni fa era “la meno frequentata e la meno frequentabile”, oggi, oltre che un luogo di educazione, cura e lavoro, è anche un riferimento culturale per tutta la città, richiamata da presentazioni di libri, una biblioteca, una sala cinematografica, uno spazio per convegni e concerti, una galleria d’arte e una collezione di opere di maestri contemporanei, da Pistoletto a Palladino, Tatafiore, Manzo. Organizza progetti a favore di donne fragili, corsi di formazione per giovani, un centro per giovani e adulti con disabilità cognitive, iniziative di inclusione che disegnano un modello di nuovo welfare compartecipativo, che crea correlazioni tra persone, competenze, specializzazioni, possibilità. A FOQUS l’educazione è la chiave della trasformazione generativa: ci sono un nido e scuole dall’infanzia alle secondarie di primi grado; una sede distaccata dell’Accademia di Belle Arti; un centro di formazione professionale, un istituto di musicoterapia, corsi per la creazione di reti sociali, start-up e piccole imprese locali, spazi e opportunità di networking. FOQUS ha inaugurato due anni fa la prima scuola a vocazione ambientale d’Italia e promuove progetti di sostenibilità ed economia circolare.

Il libro racconta come le aree del disagio possano trovare una nuova possibilità, imboccare una diversa traiettoria di futuro, di come un progetto sistemico (che cioè agisce contemporaneamente su educazione, cultura, lavoro, welfare, inclusione) possa avere un impatto reale sulla vita di una comunità partendo dai suoi cittadini più vulnerabili, creare un ambiente in cui tutti possano trovare un proprio ruolo, sentirsi parte di una comunità e contribuire al benessere collettivo. Dar vita a una città nuova. Ma molte delle migliori esperienze non diventano ancora politiche pubbliche, non sono accolte dall’ente pubblico. “Si otterrebbero ben diversi risultati – avverte Renato Quaglia – se Stato e innovatori sociali agissero nella stessa direzione, progettando insieme un terzo modello, oltre la dicotomia pubblico- privato dei decenni passati, verso una nuova interpretazione dell’interesse pubblico e una coraggiosa applicazione dei concetti di bene comune”. La necessità di rimediare agli errori del Novecento, di sostituire nuovi orizzonti a prospettive che paiono inevitabili e incorreggibili, impone di rendere reale il possibile, con coraggio.

“Quando questi laboratori di cittadinanza attiva diventano parte del vissuto di una comunità, allora il cambiamento è irreversibile, non più cancellabile. Ognuna di quelle comunità costruisce una città nuova, inclusiva e aperta. E – conclude Renato Qaglia – sceglierà chi portare con sé nel futuro”.

Atletica, Nadia Battocletti campionessa europea dei 10 km

Roma, 13 apr. (askanews) – Vince ancora Nadia Battocletti. È un’altra giornata trionfale per la fuoriclasse che conquista l’oro nei 10 chilometri agli Europei di corsa su strada a Lovanio, in Belgio, e trascina al successo anche la squadra azzurra. Un assolo entusiasmante, a ritmo di record italiano con il tempo di 31:10 sotto una leggera pioggia migliorando di nove secondi il suo primato dell’anno scorso, dopo l’attacco intorno al settimo chilometro che la rende imprendibile per le avversarie. L’argento olimpico dei 10.000 metri, 25 anni compiuti ieri, festeggia il quarto titolo europeo in poco più di dieci mesi e in tre superfici diverse: 5000 e 10.000 su pista a Roma, cross ad Antalya, adesso anche su strada. Cambia il terreno, ma il verdetto è sempre lo stesso e di nuovo, come nella campestre dello scorso dicembre, la trentina conduce all’oro il team italiano: il successo collettivo arriva anche per merito di Sofiia Yaremchuk, settima in 31:39, e Valentina Gemetto, nona in 31:44 con tre azzurre nella top ten, poi 22esima Elisa Palmero (32:39), 28esima Federica Del Buono (32:46) e 29esima Gaia Colli (32:47). Per l’argento emerge la tedesca Eva Dieterich (31:25) e bronzo alla slovena Klara Lukan (31:26), entrambe in rimonta sulla portoghese Mariana Machado (31:30) che chiude quarta. Nel podio a squadre, seconda Germania e terza Francia. (Foto Grana/Fidal)

Alla scoperta del Parmigiano Reggiano con “Caseifici aperti”

Parma, 13 apr. (askanews) – Un vero e proprio viaggio nel tempo, alla scoperta del metodo di lavorazione artigianale della Dop, invariato da addirittura oltre nove secoli. Opportunit unica quella promossa sabato 12 e domenica 13 aprile da Parmigiano Reggiano. Porte aperte in 51 caseifici fra Parma, Reggio Emilia, Modena, Bologna e Mantova, per visite guidate e la possibilit di immergersi nel mondo del formaggio.

Prospettive sottolineate da Nicola Bertinelli del Consorzio Parmigiano Reggiano: ” il tredicesimo anno che i caseifici del Consorzio aprono le porte per permettere ai cittadini di visitare la struttura dove si produce il Parmigiano Reggiano, ma anche la filiera e gli allevamenti. Chi entra qui, vive il prodotto in un modo differente, rendendosi conto del perch si tratta di molto di pi di un pezzo di formaggio”.

Dai magazzini di stagionatura alla possibilit di acquistare il prodotto direttamente dalle mani dell’artigiano che lo ha creato nella “cattedrale del formaggio”, esperienze uniche per gli appassionati ma aperte a tutti. Per una partecipazione del pubblico, locale e non solo, davvero considerevole: “Siamo solo all’inizio. Nel 2024 sono state superate le 20.000 persone in visita in quei quattro giorni, per un totale di 200.000 in tutto l’anno”.

La forza degli ingredienti di mille anni fa – latte, sale e caglio – che ora guarda anche oltre all’Italia: “L’obiettivo creare una grande fidelizzazione legata al prodotto: il Parmigiano Reggiano deve guardare al futuro, per diventare una marca iconica e un fenomeno culturale sui mercati internazionali”.

E i risultati di questo sguardo verso l’estero si notano gi nei numeri delle visite del 2024: oltre 180.000 i visitatori totali nei caseifici, 49.000 prenotazioni online sul sito del Consorzio di cui met provenienti da altri Paesi.

Nuova sorpresa del Papa: in piazza San Pietro tra i fedeli per la Domenica delle Palmee

Città del Vaticano, 13 apr. (askanews) – Papa Francesco, senza naselli e, quindi, ossigeno che lo sta supportando in questi giorni di convalescenza, si è concesso un più lungo bagno di folla tra i presenti sul sagrato della basilica di San Pietro. Il Pontefice, giunto al termine della messa delle Palme in sedia a rotelle spinta dal suo infermiere personale, Massimiliano Strappetti, ha prima salutato dietro all’altare il vice decano del collegio cardinalizio, card. Sandri, che ha presieduto la messa, e poi quanti ha incontrato nel suo giro.

Tra i fedeli salutati anche dei bambini e un gruppo di suore alle quali, con un gesto della mano, alla presumibile domanda sulle sue condizioni di salute, ha risposto con un gesto della mano, che è sembrato significare: così e così….

“Sorelle e fratelli, vi ringrazio tanto per le vostre preghiere. In questo momento di debolezza fisica mi aiutano a sentire ancora di più la vicinanza, la compassione e la tenerezza di Dio”, ha sottolineato Papa Francesco nel testo dell’Angelus diffuso dopo la Messa in piazza San Pietro per la Messa della Domenica delle Palme.

“Anch’io prego per voi, e vi chiedo di affidare con me al Signore tutti i sofferenti, specialmente chi è colpito dalla guerra, dalla povertà o dai disastri naturali”, ha assicurato Papa Francesco nel testo dell’Angelus.

Ucraina: bombe russe su chi va a messa a Sumy, 21 morti, 83 feriti

Milano, 13 apr. (askanews) – Le truppe russe hanno attaccato la città ucraina di Sumy, vicino al confine con la Russia. Lo hanno riferito il sindaco ad interim Artem Kobzar e il consiglio comunale di Sumy. Le bombe russe si sono accanite sulla gente che andava a messa, il giorno della Domenica delle Palme, un giorno ampiamente celebrato dalla Chiesa ortodossa. “La Russia ha attaccato il centro della città con armi balistiche in un momento in cui c’erano molte persone per strada. Si è trattato di un attacco deliberato contro i civili durante una delle principali festività religiose”. Lo scrive il ministro degli Interni ucraino Igor Klymenko. In una dichiarazione il presidente ucraino Volodymyr Zelensky ha scritto che decine di civili sono morti dopo che i missili russi hanno colpito una strada della città.

La metropoli situata molto vicina al confine con la Russia è stata colpita con missili balistici nel suo centro urbano: i morti sono 21 persone. Molti i feriti, tra cui 7 bambini: sarebbero 83 secondo il Ministero degli Affari Interni dell’Ucraina.

Il capo del Centro per la lotta alla disinformazione del Consiglio nazionale di difesa e sicurezza ucraino, Andriy Kovalenko, ha sottolineato che i russi hanno deliberatamente lanciato l’attacco la Domenica delle Palme prendendo di mira la gente che andava a messa o passeggiava in centro.

La Procura regionale di Sumy ha avviato un’indagine preliminare su un crimine di guerra che ha causato la morte di persone (Parte 2 dell’articolo 438 del Codice penale dell’Ucraina).

Calcio, la classifica di serie A, Juve terza per una notte

Roma, 13 apr. (askanews) – Questi i risultati e la classifica di serie A dopo Juventus-Lecce 2-1

31esima giornata Udinese-Milan 0-4; Venezia-Monza 1-0, Inter-Cagliari 3-1, Juventus-Lecce 2-1, Domenica 13 aprile ore 12.30 Atalanta-Bologna, ore 15 Fiorentina-Parma, Hellas Verona-Genoa, ore 18 Como-Torino, ore 20,45 Lazio-Roma, lunedì 14 aprile ore 20.45 Napoli-Empoli.

Classifica: Inter 71, Napoli 65, Juventus 59, Atalanta 58, Bologna 57, Lazio 55, Roma 53, Fiorentina 52, Milan 51, Udinese, Torino 40, Genoa 38, Como 33, Verona 31, Cagliari 30, Parma 27, Lecce 26, Empoli, Venezia 24, Monza 15.

33esima giornata sabato 19 aprile ore 15 Lecce-Como, ore 18 Monza-Napoli, ore 20.45 Roma-Verona; domenica 20 aprile ore 15 Empoli-Venezia, ore 18 Bologna-Inter, ore 20.45 Milan-Atalanta, lunedì 21 aprile ore 12.30 Torino-Udinese, ore 15 Cagliari-Fiorentina, ore 18 Genoa-Lazio, ore 20.45 Parma-Juventus.

I Take That celebrano il suo 30° anniversario di "Nobody else"

Milano, 13 apr. (askanews) – Per celebrare il suo 30° anniversario, il 6 giugno esce per la prima volta in vinile in una speciale edizione “Nobody else”, l’iconico album dei Take That. “Nobody Else” sarà disponibile nelle versioni 2LP Deluxe Marbled Orange Vinyl, 1LP Translucent Pink Vinyl (esclusiva dello store ufficiale Take That), 1LP Black, 2CD e Digitale.

Originariamente pubblicato l’8 maggio 1995, “Nobody Else” contiene molti dei più grandi successi della band negli anni ’90, come “Sure”, “Back for Good” e “Never Forget”. Questo album segna anche un momento cruciale nella storia dei Take That, poiché è stato l’ultimo disco registrato come quintetto prima della loro separazione nel 1996.

L’edizione anniversario 2LP Deluxe, il formato 2CD e le versioni digitali includeranno materiale esclusivo con tracce rare e inedite, tra cui la bonus track giapponese “All That Matters To Me”, registrazioni live inedite dal Nobody Else Tour del 1995 e un nuovissimo remix 2025 di “Hanging Onto Your Love” a cura di Howard Donald. Tracklist completa “Nobody Else”: 01. Sure 02. Back For Good – Radio Mix 03. Every Guy 04. Sunday To Saturday 05. Nobody Else 06. Never Forget 07. Hanging Onto Your Love 08. Holding Back The Tears 09. Hate It 10. Lady Tonight 11. The Day After Tomorrow Bonus Track: 12. All That Matters To Me – Japanese Edition Bonus Track 13. Hanging Onto Your Love – Howard Donald’s 2025 Remix 14. Sure – Full Pressure Mix 15. Back For Good – Urban Mix 16. How Deep Is Your Love 17. Lady Tonight – Live 18. Sunday To Saturday – Live 19. Every Guy – Live Formati come quintetto nel 1989, i Take That ottennero un successo immediato con i loro primi due album, che raggiunsero rispettivamente la #2 e la #1 in classifica. Il terzo album “Nobody Else” confermò la loro potenza mondiale, vendendo oltre 6 milioni di copie e raggiungendo la vetta delle classifiche in 11 Paesi. L’uscita di Robbie Williams dalla band portò alla loro separazione nel 1996, seguita da 9 anni di pausa prima della reunion dei 4 membri rimanenti nel 2005 con “The Ultimate Tour”. Questo segnò uno dei ritorni più spettacolari nella storia della musica britannica, portando i Take That a pubblicare 3 album alla #1 in soli 4 anni. Il ritorno di Robbie per “Progress” nel 2011 fece registrare il record nel Regno Unito per l’album più venduto del 21° secolo e per il tour con i biglietti esauriti più velocemente di sempre. Dopo la sua seconda uscita e quella di Jason Orange, i 3 membri rimanenti pubblicarono “III” e “Wonderland” nel 2017, rispettivamente certificati platino e oro. Nel 2018 la band ha celebrato il suo 30° anniversario con l’uscita di “Odyssey”, un album di greatest hits con versioni re-immaginate dei loro brani più iconici. L’album ha debuttato alla #1 ed è stato seguito da un tour di successo in stadi e arene nel Regno Unito e in Europa nel 2019. Con l’uscita del loro 9° album in studio, “This Life” nel 2023, la band ha raggiunto la nona #1 in classifica e l’album più venduto da un artista britannico in quell’anno, superando l’intera Top 25.

Expo, Tajani inaugura padiglione Italia: strumento di presenza

Osaka (Giappone), 13 apr. (askanews) – Il ministro degli Esteri Antonio Tajani ha inaugurato oggi il Padiglione Italia all’Esposizione Universale 2025 di Osaka, in Giappone. “Siamo qui perché riteniamo il Padiglione Italiano di Osaka uno straordinario strumento per la presenza politica e economica del nostro Paese, certamente in Giappone, ma direi in tutta l’Asia, perché noi guardiamo con sempre maggiore attenzione questa realtà”, ha detto Tajani.

“Tutto quello che facciamo”, ha insistito il ministro, “lo facciamo per far crescere il nostro Paese, per far stare meglio i nostri cittadini, perché l’obiettivo è sempre quello, mettere al centro ogni cittadino italiano”.

Questo Padiglione, ha poi ricordato Tajani, “sarà anche luogo di business forum, per rendere in questo momento complicato a livello internazionale, a livello commerciale, con il rischio di una guerra dei dazi” occorre “rafforzare la nostra presenza attraverso la internazionalizzazione delle imprese”.

Expo, Tajani inaugura padiglione Italia: strumento di presenza

Osaka (Giappone), 13 apr. (askanews) – Il ministro degli Esteri Antonio Tajani ha inaugurato oggi il Padiglione Italia all’Esposizione Universale 2025 di Osaka, in Giappone. “Siamo qui perché riteniamo il Padiglione Italiano di Osaka uno straordinario strumento per la presenza politica e economica del nostro Paese, certamente in Giappone, ma direi in tutta l’Asia, perché noi guardiamo con sempre maggiore attenzione questa realtà”, ha detto Tajani.

“Tutto quello che facciamo”, ha insistito il ministro, “lo facciamo per far crescere il nostro Paese, per far stare meglio i nostri cittadini, perché l’obiettivo è sempre quello, mettere al centro ogni cittadino italiano”.

Questo Padiglione, ha poi ricordato Tajani, “sarà anche luogo di business forum, per rendere in questo momento complicato a livello internazionale, a livello commerciale, con il rischio di una guerra dei dazi” occorre “rafforzare la nostra presenza attraverso la internazionalizzazione delle imprese”.

Pro-Pal a Milano, Crosetto: si alimenta odio, clima pericolosissimo

Milano, 13 apr. (askanews) – “‘Via via la Polizia’ urlavano i violenti manifestanti di Milano, mentre invitavano a sparare al Presidente del Consiglio, Giorgia Meloni. Come negli anni Settanta. Le forze di polizia italiane non hanno nulla a che fare con ciò che accade a Gaza. Così come nessun altro cittadino italiano, compreso il Presidente Meloni”. Lo ha scritto il ministro della Difesa Guido Crosetto sui social in queste ore.

“Perché dunque portare qui l’odio e la violenza che si vorrebbero censurare e combattere in Palestina? Accade da mesi. La cosa più inaccettabile è il fatto che alcune forze politiche stiano coscientemente buttando benzina sul fuoco da mesi, alimentando odio, violenza, polarizzazione e fratture sociali. Non so dove vogliano arrivare (e se lo sappiano loro) ma stanno contribuendo ad incrementare in modo irresponsabile un clima pericolosissimo e non avranno alcuna scusa quando il vento diventerà tempesta” ha aggiunto il ministro.

Tajani:Stato salute export italiano positivo, puntare nuovi mercati

Milano, 13 apr. (askanews) – “Stato di salute dell’export italiano è positivo”. Lo ha detto il ministro degli Esteri e vicepremier Antonio Tajani da Osaka in collegamento con la trasmissione Agorà. “Abbiamo esportato beni per 623 miliardi e mezzo. L’obiettivo è esportare 700 miliardi entro la fine di questa legislatura”, ha aggiunto, invitando a guardare a nuovi mercati.

“Soltanto la Repubblica popolare cinese ha più prodotti” ha specificato. “Vinciamo le partite perchè abbiamo una straordinaria qualità. L’acquirente paga anche un po’ di più pur di avere il prodotto italiano”, ha aggiunto.

M.O., ospedale arabo Ahli di Gaza è stato colpito da due razzi

Milano, 13 apr. (askanews) – Secondo le agenzie internazionali, l’ospedale arabo Ahli di Gaza è stato colpito da due razzi israeliani. Citano il personale sanitario dell’ospedale, il quale afferma che, tra le altre cose, il pronto soccorso è stato distrutto.

Secondo quanto riferito, i pazienti sono stati evacuati dall’ospedale dopo che le forze israeliane li hanno informati di un attacco imminente. Secondo la Difesa civile di Gaza, non sono stati segnalati decessi. Le Forze di difesa israeliane non hanno commentato l’attacco.

Pioggia acida sul vertice Trump-Meloni

Incassato il giudizio positivo di Standard & Poor’s, la Meloni è costretta a fare i conti con le difficoltà incombenti sul suo viaggio a Washington. L’idillio sovranista a stelle e strisce rischia di arenarsi tra realpolitik e dinamiche interne ed esterne. L’ombra del commissario Ue al commercio, Maroš Šefcovic, da domani al tavolo dei negoziati ufficiali sulla questione dazi, relega ai margini l’iniziativa della Premier.

Per non naufragare nella sceneggiata, la Meloni potrebbbe giocare la carta dell’affinità ideologica col trumpismo, magari suffragata da un qualche colpo ad effetto. Ma l’asse “destra italiana-ultradestra USA” scricchiola. Il consenso per Trump non dilaga negli Usa e affonda decisamente in Europa. Anche in Italia i sondaggi rivelano quanto sia debole la fiducia nei riguardi del Tycoon. S’intuisce, allora, che l’eccessivo coinvolgimento nelle fantasmagorie stile “America first” non farebbe che minare la credibilità della Premier.
E non basta. Anche le divisioni nella maggioranza complicano il quadro. Salvini ha scelto l’ala più aggressiva del trumpismo: il flirt con J. D. Vance è il segno di questa deriva. Tuttavia, il vero detonatore del conflitto è costituito dal reiterato dubbio metodico di Forza Italia.

La sortita di Maurizio Gasparri, raccolta ieri sera dalle agenzie, è in effetti un preciso siluro alla linea filotrumpiana. Addirittura, le sue parole intrise di sarcasmo suonano come un altolà nei confronti della Premier: “Travolto dalla protesta che dilaga anche in America, Trump esonera dalla idiozia dei dazi smartphone computer et similia. Attendiamo che esoneri tinture per capelli e allunga-ciuffi. La tragedia che ha innescato rischia di virare verso una farsa. Lasci circolare liberamente le tesi serie e metta i dazi sulle idee errate come le sue in materia di export”. Insomma, un chiaro messaggio di dissenso.

In questo labirinto, il viaggio negli States è una rischiosa traversata solitaria. L’ambizione di rappresentare l’Italia autorevolmente si scontra con la durezza delle circostanze. La tagliente battuta di Gasparri è un monito neanche troppo nascosto: esiste un limite – e guai ad oltrepassarlo – alla coreografia più o meno elegante del sovranismo. Dunque, l’esito di questo incerto pas de deux italo-americano dirà molto sulle future strategie di governo e quindi sulla effettiva tenuta della maggioranza a guida Meloni. L’orizzonte di fine legislatura può sccorciarsi?

Democrazia sindacale, un cambio di rotta anche per la Cisl?

Foto di Gerd Altmann da Pixabay
Foto di Gerd Altmann da Pixabay

Il sindacato che potrebbe ambire a scalzare la Cgil nel ruolo di moderna rappresentanza dei lavoratori è seduto sulle sue contraddizioni interne.

“La Cisl è una palestra di democrazia, un luogo di produzione di idee ed esperienze, come testimoniano i centri di studio e di ricerca e le periodiche attività formative che hanno a Firenze e nella sua scuola il loro fulcro. Questo patrimonio è parte sostanziale della identità della Cisl, la chiarisce e la rafforza ogni giorno nell’interesse dei lavoratori e del paese.”

Prendiamo spunto da questa frase estratta dal sito Cisl, nella parte dedicata a “Cosa è la Cisl”, proprio nel pieno della campagna congressuale, che dovrebbe essere il fulcro della prassi democratica e dello stile “istituzionale”, per valutare in tal senso la condizione dell’Organizzazione.

A proposito di stile istituzionale, segnaliamo quanto espresso dall’ex segretario generale della confederazione di Via Po 21, Savino Pezzotta, che con una denuncia sui social, ha informato di non essere stato invitato al congresso della Cisl di Bergamo, sua struttura territoriale di provenienza e che ha guidato anni fa. Il tutto perché Pezzotta si è reso promotore di una lettera aperta, critica nei confronti delle scelte politiche recenti della Cisl; un appello firmato da oltre cento ex dirigenti cislini ai vari livelli. La reazione conseguente a dell’allora segretario generale Sbarra alla “lettera aperta”, fu quella di creare una “cortina di ferro” intorno ai firmatari. Una vera e propria lista di proscrizione con conseguenti decisioni ed interventi, che nulla hanno avuto a che fare con quello che può essere un confronto, anche se duro, proprio delle regole democratiche.

Ma è giustificabile questo clima in palese contraddizione con quelli che sono i valori democratici fondanti della Cisl? Ci chiediamo, perché?

Ci saremmo aspettati elementi di discontinuità nelle modalità e nello stile da parte della nuova Segretaria Generale. Al momento riscontriamo un “Nulla di nuovo sul fronte occidentale”, mutuando il titolo di un bellissimo romanzo di Erich Maria Remarque, sui danni e le conseguenze della guerra.

Purtroppo, nulla di nuovo; auspichiamo comunque che ci sia un sussulto da parte di quel gruppo dirigente ancora in grado di esprimere potenzialità e che vengano superati il risentimento per il dissenso e che la Cisl torni ad includere e non ad escludere. Questo significa mettere al centro la persona, valore spesso al centro dei documenti dell’Organizzazione.

Un consiglio a Daniela Fumarola, lei che è persona che approfondisce, legga il recente libro di Tony Blair “On leadership” a pag. 54 “E non abbiate mai paura di circondarvi di persone più intelligenti di voi. È un errore cronico dei leader. Una squadra migliore di voi non vi farà, in ultima istanza, che apparire migliori!”

Spesso dalle tribune sindacali si accusa la politica di essere chiusa nei recinti di questo o quel leader; la Cisl provi a cambiare, perché attualmente soffre degli stessi difetti che denuncia nei confronti di altri interlocutori.

Servizi sessuali e codice Ateco: un labirinto di ambiguità

Foto di 13smok da Pixabay
Foto di 13smok da Pixabay

Di codici ce ne sono di mille tipi, da quello diplomatico a quello telegrafico non trascurando il codice acefalo e così via. Si parla in questi giorni del codice Ateco, di composizione alfanumerico, utile ad assegnare alle attività economiche un numero di riferimento per essere identificate.

Ai «Servizi di incontro ed eventi simili» è stato assegnato il codice 96.99.92 riferito ai servizi di escort e agenzie di incontro, fornitura di servizi sessuali, gestione di locali di prostituzione. Questo lo stato dell’arte mentre quel numero già richiama quello telefonico molto usato in questi anni per avere conversazioni piccanti con donnine disponibili alla lussuria.

Nel Paese delle continue diatribe la cosa ha suscitato subito scandalo mettendosi in evidenza l’incongruenza tra il divieto di sfruttamento e favoreggiamento della prostituzione e la pratica della prostituzione stessa che non è invece illegale. Insomma una disciplina fiscale, par imposta dall’Europa, travalicherebbe la nostra legge in materia di sesso ed affini. La materia ha del ridicolo nella ambiguità in cui naviga placidamente.

La prostituzione non è un reato ma sono in contravvenzione i clienti che approfittano della situazione. Resta ferma la contraddizione in campo e insoluto il dilemma su come sia possibile vendere il proprio corpo se un cliente corre il rischio costante di una sanzione. Resta in piedi una scena da sotterfugio o di sottobosco, forse lo scenario più stimolante per gli avventori di turno.

Non manca poi il popolo dei protestatari che puntualmente reclama dignità e diritti civili e sociali per i sex workers che chiedono di avere la libertà di organizzarsi come vogliono. Si dice che il giro di affari della questione è intorno ai cinque miliardi ed è per questo che la Lega, tagliando corto a troppi rovelli, sembra pensi che la prestazione sessuale messa in commercio debba essere riconosciuta con relative tasse da versare nelle casse dello Stato. Così ridarebbe integrità e testa ad un codice privo, per Salvini, di pagine decisive. Così, almeno, si metterebbe a frutto un’attività che ad oggi arricchisce solo se stessa.

Prostituire sta per mettere davanti un qualcosa da vendere, in questo caso il proprio corpo. In passato c’è chi si è incapricciato nei distinguo per cui la meretrice si metterebbe all’opera in vista di un guadagno, la prostituta al contrario lo farebbe oltre alla moneta anche per una quota piacere. Il nostro è il paese delle sottigliezze.

In origine e in altre terre, più sbrigativamente con il termine “Escort” ci si riferì a chi scorta qualcun altro per sorveglianza, indicandogli una giusta direzione di marcia e poi nel tempo per accompagnamento e quant’altro ancora di fantasioso.

La disciplina della materia costringe a passi su un terreno sdrucciolo, i partiti dicono e non dicono, mettono il tema alla ribalta e poi si tirano indietro. Chiamano distinguo per dire questo ma anche quello e si andrà avanti così all’infinito per quante sono le varianti delle pratiche amorose e delle categorie degli interpreti oggi sempre più numerose.

Sfruttare è un portare frutto a proprio vantaggio sulle spalle del lavoro di altri. Potrebbe avere anche una accezione positiva, di chi sa cogliere il meglio ad esempio da un terreno giudiziosamente coltivato. Di nuovo si potrebbero dar vita ad infiniti ragionamenti sulla parola e sulla applicazione sul singolo caso e non se ne caverebbe un ragno dal buco. Pratolini ammoniva come “più bravo diventerai nel mestiere, più ti verrà chiaro di essere uno sfruttato” (eppure non è detto che tutti siano d’accordo con lui).

Del resto “sexum” sta ad indicare un taglio, quindi una separazione che rende le cose in qualche modo riconoscibili con possibile nettezza. È esattamente quello che non può attenersi oggi all’amore per così dire moderno. Da Ateco ad alterco il passo breve e ci si deve muovere con ogni prudente circospezione.

Ate, secondo la mitologia greca, era la contraddittoria dea dell’accecamento, che portava gli uomini in errore per poi punirne le cattive azioni. Allo stato attuale sembra, comunque, la più adatta ad occuparsi della prostituzione e delle sue conseguenze.

L’Ate par che sia anche la tessera di riconoscimento dei dipendenti pubblici e potrebbe diventarlo anche per chi si dedica a certe pratiche carnali, con l’ambizione di mettere ordine in una materia che non ne può avere probabilmente di connaturato.

“Ci vuole un fisico speciale, Per fare quello che ti pare” potrebbero cantare i cultori della prostituzione. Ci vuole un fisco speciale per ricavarci su qualcosa, che sappia dare un colpo di coda o di codice al sistema in corso.

Deriva multipolare: quando la competizione insidia la solidarietà globale

Alla luce degli eventi recenti che hanno profondamente segnato la società internazionale, emerge un interrogativo complesso, seppur ineludibile e bisognoso di una riflessione approfondita: il multilateralismo ha esaurito la propria funzione?

La risposta, pur potendo apparire immediata, si rivela in realtà più sfumata. Ciò a cui stiamo assistendo, e che si manifesta con crescente evidenza nelle dinamiche internazionali, è un lento e pericoloso deterioramento del sistema multilaterale. Non si tratta di una semplice flessione, bensì di una trasformazione radicale nelle relazioni tra Stati, che minaccia di svilire e, nella peggiore delle ipotesi, di annullare i principi fondanti della cooperazione globale finora condivisi.

Si osservi lo scenario attuale: il multipolarismo sta emergendo non come una possibilità teorica, ma come una realtà concreta, alimentata da potenze che ambiscono a edificare un ordine mondiale basato prevalentemente sulla competizione strategica, sulla forza coercitiva e sull’imposizione unilaterale degli interessi nazionali. La questione cruciale che ci troviamo ad affrontare non concerne tanto il “se” tale sistema si affermerà – poiché è già in fase di consolidamento – quanto il “quanto” esso impatterà negativamente sulla solidarietà globale e sul benessere delle fasce più vulnerabili della società internazionale.

Per discernere la potenziale pericolosità di tali dinamiche, è sufficiente volgere lo sguardo ai principali attori geopolitici. Tra questi spicca, innegabilmente, la figura di Donald Trump. L’amministrazione statunitense, contrariamente a quanto una lettura superficiale potrebbe suggerire, non rigetta in toto il multilateralismo, ma ne contesta la sua forma tradizionale e i suoi meccanismi operativi. Trump ha infatti compreso che il principio di “America First” non può essere attuato prescindendo dalle interazioni con gli altri attori globali. Tuttavia, la sua visione strategica è chiara: la cooperazione internazionale non può fondarsi su tavoli paritari ove tutti i membri, in modo equo, negoziano soluzioni condivise. La cooperazione, nella prospettiva statunitense, deve assumere una natura asimmetrica e gerarchica, dominata dallo Stato – o meglio, dalla potenza – in grado di imporre la propria visione strategica.

Ed è qui, come facilmente intuibile, che si manifesta la vera minaccia. Una concezione darwiniana delle relazioni internazionali sta guadagnando terreno, una prospettiva secondo cui l’equilibrio mondiale non si realizza attraverso la cooperazione e la solidarietà, bensì attraverso una competizione incessante e spregiudicata. Ogni potenza, ogni Stato dotato di significativa influenza, è indotto a perseguire i propri interessi nazionali con determinazione, spesso senza vincoli di natura morale, giuridica o diplomatica. Il più forte prevale, e lo fa senza necessariamente ricorrere al conflitto armato aperto, poiché tale evenienza diviene superflua: il più debole è consapevole della propria incapacità di sostenere un confronto bellico. Il multipolarismo cela in sé questa pericolosa ambivalenza, esponendo a una guerra di potenza condotta sotto una veste differente. La competizione diviene il criterio di legittimità delle azioni statali, relegando la cooperazione tra Stati a un obiettivo secondario, se non addirittura obsoleto in un simile paradigma.

Non è arduo prevedere le apprensioni che una simile tendenza può generare nella comunità internazionale. Il ritorno a logiche di realpolitik rappresenta senz’altro una delle principali preoccupazioni. Le nazioni in via di sviluppo e i gruppi sociali più vulnerabili a livello globale potrebbero divenire le prime vittime di questo nuovo ordine mondiale emergente, ove la stabilità e la pace appaiono garantite unicamente dalla forza e dalla volontà di imporsi sui soggetti più deboli e meno influenti.

Un altro esempio emblematico di questa preoccupante deriva è rappresentato da eventi concreti e indubbiamente allarmanti. Il ritiro degli Stati Uniti dall’Organizzazione Mondiale della Sanità costituisce uno dei segnali più evidenti di come l’architettura multilaterale stia pericolosamente vacillando. La decisione di privare l’OMS di risorse finanziarie significative rischia di compromettere interventi cruciali quali la prevenzione di epidemie e la gestione coordinata delle emergenze sanitarie a livello globale. Questo non rappresenta un mero passo indietro, bensì un taglio netto alle fondamenta stesse della cooperazione sanitaria internazionale, con conseguenze potenzialmente devastanti per i Paesi più poveri e con sistemi sanitari fragili.

Analoghe considerazioni si applicano al ritiro dal Consiglio per i Diritti Umani. L’azione collettiva in materia di tutela dei diritti fondamentali rischia di collassare sotto il peso di un approccio unilaterale e pragmatico, ove ogni potenza agisce primariamente in base a ciò che è percepito come conveniente per i propri interessi specifici, senza una reale e sentita preoccupazione per il bene comune globale.

Le nazioni che già patiscono un sistema di potere internazionale asimmetrico saranno le prime a pagare il prezzo di questa preoccupante regressione. Il risultato finale, qualora tale linea d’azione dovesse consolidarsi come definitiva, appare evidente: un ordine mondiale in cui la cooperazione tra Stati viene sacrificata sull’altare di una competizione esacerbata e priva di una cornice etica condivisa. La globalizzazione, che aveva promesso di connettere i popoli attraverso il commercio, la tecnologia e l’innovazione, si trasforma in un inedito terreno di scontro tra egoismi nazionali contrapposti.

Ecco perché, tornando all’interrogativo iniziale, dobbiamo interrogarci con urgenza: il multilateralismo è realmente giunto al suo epilogo? La crisi che sta attraversando questo sistema non deve essere interpretata come una condanna definitiva e ineluttabile. Essa rappresenta, al contrario, un pressante invito a riflettere sulla rapidità con cui stiamo scivolando verso una condizione internazionale in cui ogni Stato agisce in modo sempre più esclusivo per il proprio tornaconto.

La domanda cruciale non è unicamente se il multilateralismo saprà resistere a queste forze centrifughe, ma se noi, come cittadini consapevoli, come Stati responsabili e come membri attivi della comunità internazionale, saremo in grado di rinnovarlo profondamente e di riappropriarci di ciò che stiamo lentamente ma inesorabilmente perdendo: la capacità di collaborare sinergicamente per un bene comune superiore, di difendere con determinazione i più deboli e di costruire una pace autentica e duratura, fondata sulla solidarietà e sulla giustizia, e non unicamente sull’equilibrio precario della forza. Il futuro è realmente nelle nostre mani, ma un cambiamento di rotta radicale e immediato si configura come una necessità improrogabile. Senza una decisa inversione di tendenza, il rischio di trovarci in un mondo dominato dai dettami di un multipolarismo competitivo e conflittuale, ove la cooperazione diverrebbe un anacronistico ricordo e la guerra di potenza la nuova norma, si fa sempre più concreto e imminente.

Ma chi può farsi carico di questa impellente necessità? Chi può contribuire fattivamente a un reale cambio di rotta? La risposta è chiara: io, noi, ma non rimandando a un futuro indefinito, bensì a partire da adesso, animati dallo sdegno, dalla forza morale e dall’indignazione di chi non è più disposto a tollerare un solo giorno in più di questo sistema iniquo, multipolare e intrinsecamente ingiusto.

 

[Intervento svolto in occasione del dibattito su Pace e multiculturalismo” tenutosi ieri, sabato 12 aprile, a Roma dal Movimento dei focolari e dal Movimento politico per l’unità. Le conclusioni sono state svolte dal Prof. Alberto Lo Presti]

Calcio, la classifica di serie A: Inter a +6 sul Napoli

Roma, 12 apr. (askanews) – Questi i risultati e la classifica di serie A dopo Inter-Cagliari 3-1

31esima giornata Udinese-Milan 0-4; Venezia-Monza 1-0, Inter-Cagliari 3-1, ore 20.45 Juventus-Lecce, Domenica 13 aprile ore 12.30 Atalanta-Bologna, ore 15 Fiorentina-Parma, Hellas Verona-Genoa, ore 18 Como-Torino, ore 20,45 Lazio-Roma, lunedì 14 aprile ore 20.45 Napoli-Empoli.

Classifica: Inter 71, Napoli 65, Atalanta 58, Bologna 57, Juventus 56, Lazio 55, Roma 53, Fiorentina 52, Milan 51, Udinese, Torino 40, Genoa 38, Como 33, Verona 31, Cagliari 30, Parma 27, Lecce 26, Empoli, Venezia 24, Monza 15.

33esima giornata sabato 19 aprile ore 15 Lecce-Como, ore 18 Monza-Napoli, ore 20.45 Roma-Verona; domenica 20 aprile ore 15 Empoli-Venezia, ore 18 Bologna-Inter, ore 20.45 Milan-Atalanta, lunedì 21 aprile ore 12.30 Torino-Udinese, ore 15 Cagliari-Fiorentina, ore 18 Genoa-Lazio, ore 20.45 Parma-Juventus.

Unione camere penali contro dl Sicurezza: 3 giorni astensione a maggio

Roma, 12 apr. (askanews) – Il decreto legge Sicurezza è “inutile introduzione di nuove ipotesi di reato, molteplici sproporzionati e ingiustificati aumenti di pena, introduzione di aggravanti prive di alcun fondamento razionale, sostanziale criminalizzazione della marginalità e del dissenso, introduzione di nuove ostatività per l’applicazione di misure alternative alla detenzione, consequenziale aumento della popolazione carceraria, ulteriore aggravio del fenomeno del sovraffollamento, insufficienza degli interventi per ridurre sia il sovraffollamento carcerario in crescita progressiva sia il tragico fenomeno dei suicidi in carcere che ha raggiunto il numero record nel 2024”. Lo afferma l’Unione Camere penali in una nota dove annuncia la deliberazione dell’astensione dalle udienze e da tutte le attività giudiziarie per i giorni 5, 6 e 7 maggio 2025.

Calcio, la classifica di serie A: il Venezia aggancia l’Empoli

Roma, 12 apr. (askanews) – Questi i risultati e la classifica di serie A dopo Venezia-Monza 1-0

Udinese-Milan 0-4; Venezia-Monza 1-0, ore 18 Inter-Cagliari, ore 20.45 Juventus-Lecce, Domenica 13 aprile ore 12.30 Atalanta-Bologna, ore 15 Fiorentina-Parma, Hellas Verona-Genoa, ore 18 Como-Torino, ore 20,45 Lazio-Roma, lunedì 14 aprile ore 20.45 Napoli-Empoli.

Classifica: Inter 68, Napoli 65, Atalanta 58, Bologna 57, Juventus 56, Lazio 55, Roma 53, Fiorentina 52, Milan 51, Udinese, Torino 40, Genoa 38, Como 33, Verona 31, Cagliari 30, Parma 27, Lecce 26, Empoli, Venezia 24, Monza 15.

33esima giornata sabato 19 aprile ore 15 Lecce-Como, ore 18 Monza-Napoli, ore 20.45 Roma-Verona; domenica 20 aprile ore 15 Empoli-Venezia, ore 18 Bologna-Inter, ore 20.45 Milan-Atalanta, lunedì 21 aprile ore 12.30 Torino-Udinese, ore 15 Cagliari-Fiorentina, ore 18 Genoa-Lazio, ore 20.45 Parma-Juventus.

Padel, Fip Silver Roma: Pappacena-Sussarello in semifinale

Roma, 12 apr. (askanews) – Si riaccende la rivalità tra Italia e Francia nel padel femminile. Domenica al Villa Pamphili Padel Club di Roma, nella giornata conclusiva del Fip Silver Mediolanum Padel Cup, occhi puntati sulla semifinale tra la coppia azzurra Chiara Pappacena-Giulia Sussarello e quella francese formata da Jessica Ginier-Barbier e Lucile Pothier. Un confronto che ha il sapore della rivincita. Era il 26 luglio 2024 quando, agli Europei di Cagliari, l’Italia femminile conquistava la finale battendo proprio le francesi. Protagonista di quel successo fu la romana Chiara Pappacena, in quel caso in coppia con Giorgia Marchetti, vincente contro Ginier-Barbier e Touly. Ora la romana, affiancata da Sussarello, si prepara a un nuovo capitolo della sfida e ci arriva in un gran momento, dopo aver travolto nei quarti (6-0 6-1) Chiara Catini e Valentina Scaringi. Di fronte troverà ancora Ginier-Barbier, questa volta con Pothier, altra conoscenza azzurra: fu battuta agli Europei nel match d’apertura da Stellato-Casali. Anche Sussarello ha motivazioni extra: nel 2024 fu sconfitta dalle francesi Collombon-Godallier.

La semifinale di domenica, oltre a valere l’accesso alla finale pomeridiana, è carica di significati. In palio non solo il titolo, ma un simbolico riscatto per la rivalità tra le due nazioni. Riscatto che riguarda anche il tabellone maschile, dove Di Giovanni e Iacovino – quest’ultimo appena rientrato dal preraduno azzurro – sono stati eliminati nei quarti dai giovanissimi francesi Boronad e Fonteny, rispettivamente 17 e 18 anni. Chiara Pappacena è pronta: “Sarà una partita difficile, loro sono forti e ci conosciamo bene. All’Europeo fu una battaglia. Giocare a Roma mi darà sicuramente una spinta in più”. La coppia con Sussarello è ben collaudata: “Abbiamo ricominciato insieme a Como, dove abbiamo vinto. Con Giulia non siamo solo compagne, ma amiche vere”. Sussarello conferma: “Il feeling fuori dal campo fa la differenza dentro. Chiara è una persona con cui non ci si stanca mai di giocare”. E tra le curiosità, anche la presenza del piccolo Andrea, figlio di Sussarello, mascotte e tifoso speciale anche nella tappa romana.