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lunedì, 28 Luglio, 2025
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Eurovision, vince l’Austria con JJ, quinto Lucio Corsi

Basilea, 18 mag. (askanews) – L’austriaco Johannes Pietsch, alias JJ, ha vinto l’Eurovision Song Contest 2025 di Basilea con la canzone “Wasted Love”. “È stato davvero surreale sentire tutti che mi davano come vincitore e poi ce l’abbiamo fatta davvaero, è pazzesco”, ha dichiarato JJ durante la conferenza stampa dopo l’annuncio della vittoria.

Le giurie nazionali di tutta Europa e i telespettatori hanno regalato all’Austria la prima vittoria dal trionfo di Conchita Wurst nel 2014 con “Rise Like a Phoenix”. L’Austria si è classificata prima con 436 punti, davanti a Israele con 357 e all’Estonia con 356, con Tommy Cash e il suo “Espresso macchiato”. L’Italia si è dovuta accontentare del quinto posto con Lucio Corsi che ha totalizzato 256 punti con “Volevo essere un duro”. San Marino conclude al 26esimo e ultimo posto con “Tutta l’Italia” di Gabry Ponte.

“Grazie a voi, Europa, per aver realizzato i miei sogni”, ha dichiarato il ventiquattrenne controtenore JJ. “L’amore è la forza più forte del mondo. Diffondiamo più amore”, ha detto. “I miei sogni si sono avverati. È una cosa fuori dal mondo”. Con “Wasted Love” ha raggiunto le note più alte, mescolando opera e techno. La sua canzone per l’Eurovision parla dell’esperienza di un amore non corrisposto.

Fino alla fine sembrava potesse vincere Israele, poi il verdetto è stato ribaltato. La concorrente israeliana Yuval Raphael, sopravvissuta all’attacco del 7 ottobre 2023 al Nova Festival, nascondendosi sotto i cadaveri durante l’attacco di Hamas, ha eseguito “New Day Will Rise”; durante il suo show si sono sentiti forti fischi e due persone hanno cercato di salire sul palco. Sono stati poi portati fuori dalla polizia. Inoltre, per le strade di Basilea, dimostranti filo-palestinesi si sono scontrati brevemente con gli agenti antisommossa.

Cannes, presentato il Taormina Film Festival: apre "Ballerina"

Roma, 18 mag. (askanews) – Presentata a Cannes la 71esima edizione del Taormina Film Festival, in programma dal 10 al 14 giugno al Teatro Antico.

“Un’edizione che celebra il cinema in tutte le sue forme – ha dichiarato Tiziana Rocca, direttrice artistica del Festival – con uno sguardo aperto, contemporaneo e profondamente connesso alla magia della sala e del racconto per immagini. Oltre alla presenza del Maestro Martin Scorsese, per la prima volta a Taormina, che riceverà il Premio alla Carriera, siamo onorati di annunciare come madrina di quest’anno Valeria Solarino, attrice di rara eleganza e intensità, volto simbolico del talento italiano, che accompagnerà il pubblico in questo viaggio tra proiezioni, incontri e visioni. La nostra giuria internazionale è composta da straordinarie personalità del mondo del cinema: Da’Vine Joy Randolph, attrice Premio Oscar e presidente di giuria; Rupert Everett, interprete raffinato e iconico del cinema britannico; la celebre costumista Sandy Powell, tre volte premio Oscar; Steven Gaydos, voce influente del giornalismo cinematografico globale; e due protagoniste del nostro cinema: Ilenia Pastorelli e Alessandra Mastronardi”.

Ad aprire il Festival l’anteprima del thriller “Ballerina” di Len Wiseman, ha rivelato la direttrice artistica, mentre la prima opera in concorso annunciata è “Warfare – Tempo di guerra”.

In occasione del suo 25esimo anniversario, il manifesto di questa edizione è dedicato a uno dei film più iconici del cinema italiano contemporaneo, la pellicola di Giuseppe Tornatore, “Malèna” con protagonista Monica Bellucci. Il Festival quest’anno si articolerà in tre sezioni: il Concorso Internazionale Lungometraggi, il Fuori Concorso e gli Eventi Speciali al Teatro Antico.

L’apertura con “Ballerina”, nella sezione Fuori Concorso, è molto attesa: si tratta di action thriller ambientato nell’universo narrativo della celebre saga di John Wick. Il film promette sequenze d’azione spettacolari e ha per protagonista Ana de Armas. A presentarlo al pubblico saranno il regista Len Wiseman e l’attore Norman Reedus.

La prima opera annunciata del Concorso è “Warfare – Tempo di guerra”, tratto da una storia vera, un film immersivo e viscerale che porta alla sconvolgente realtà dei conflitti moderni. Scritto e diretto da Alex Garland e Ray Mendoza, nel cast ha alcuni fra i più interessanti giovani talenti di Hollywood, come Joseph Quinn, Kit Connor, Will Poulter, Cosmo Jarvis, Charles Melton e Michael Gandolfini. Il film uscirà in Italia con I Wonder Pictures il 21 agosto 2025.

Altro film che sarà presentato nella sezione Fuori Concorso è “Come fratelli”, diretto da Antonio Padovan e interpretato da Francesco Centorame, Pierpaolo Spollon, Ludovica Martino, Paola Buratto, Mariana Lancellotti, Simonetta Guarino, Alfonso Santagata, Alessio Praticò, Roberto Citran e l’amichevole partecipazione di Giuseppe Battiston. La commedia, che affronta i temi dell’amicizia e della famiglia con delicatezza ma allo stesso tempo stimola riflessioni profonde sul senso della vita, è prodotta da Pepito Produzioni con Rai Cinema e uscirà nelle sale il 26 giugno distribuita da 01 Distribution.

Calcio, classifica serie A, Questa sera il turno alle 20.45

Roma, 18 mag. (askanews) – Due volte in vantaggio, due volte rimontato. E infine anche ribaltato. Il Genoa non chiude al meglio – almeno dal punto di vista del punteggio – a Marassi, perdendo 3-2 contro l’Atalanta nella penultima giornata di serie A. Non basta la doppietta di Pinamonti, due volte pareggiata dai gol di Sulemana e Maldini. All’89’, poi, il gol che vale i tre punti per la Dea lo segna il grande ex Retegui. Questa sera alle 20.45 si completa il turno con questo programma:

Cagliari-Venezia, Fiorentina-Bologna, Genoa-Atalanta, Hellas Verona-Como, Inter-Lazio, Juventus-Udinese, Lecce-Torino, Monza-Empoli, Parma-Napoli, Roma-Milan.

Classifica: Napoli 78, Inter 77, Atalanta 74, Lazio, Juventus 64 Roma 63, Bologna 62, Milan 60, Fiorentina 59, Como 48, Torino, Udinese 44, Genoa 40, Cagliari, Verona 33, Parma 32, Venezia 29, Empoli, Lecce 28, Monza 18.

38esima giornata Atalanta-Parma, Bologna-Genoa, Como-Inter, Empoli-Verona, Lazio-Lecce, Milan-Monza, Napoli-Cagliari, Torino-Roma, Udinese-Fiorentina, Venezia-Juventus

La violenza verbale non è libertà di parola

“Ad ammazzarlo non si fa peccato”. Questa la frase diffusa sui social da Davide Carta, consigliere comunale del Partito Democratico a Cagliari.

Si riferiva a Piero Fassino, reo – secondo il consigliere – di non aver condannato a sufficienza le azioni militari israeliane a Gaza.

Fatto emblematico, ormai, di una crescente tendenza al superamento di ogni limite – legale ed etico – nell’uso della violenza verbale sui social ed in generale nel dibattito pubblico.

Fatto ancor più inaudito se si pensa che a pubblicare questa minaccia è stato un consigliere comunale del Pd, eletto in un capoluogo di Regione.

A Piero Fassino va tutta la mia solidarietà, assieme alla stima per le posizioni chiare e coraggiose che ha assunto. Chiare nel condannare la politica dissennata del governo Netanyahu. Coraggiose nel non essere reticente nella condanna, senza se e senza ma, dei tagliagole di Hamas e nella rivendicazione della necessità di non confondere il giudizio sulla politica del governo di Tel Aviv; la questione del diritto ad esistere di Israele; il doveroso e sempre più urgente rifiuto di ogni forma risorgente di antisemitismo.

Pur da non aderente al Partito Democratico, devo dire che mi aspetterei l’immediata espulsione dal partito di questo consigliere comunale. Una decisione diversa farebbe sorgere grossi dubbi da molti punti di vista.

Trump in Arabia: la pace come strumento del business

Se a qualcuno non appariva ancora chiaro, ora, dopo la missione commerciale e solo conseguentemente politica effettuata da Donald Trump nella penisola arabica, è impossibile non comprendere che la parola d’ordine del tycoon, quella che muove ogni sua mossa, più o meno estemporanea, è una sola: business. E gli affari si fanno con gli accordi, gli ormai mitici deals; e per siglarli certo è meglio un contesto di pacificazione piuttosto che di guerra e dunque, se possibile, ben venga la ricerca di una qualche (non importa esattamente quale) soluzione ai conflitti in corso, anche al prezzo di eventuali clamorose ingiustizie o sopraffazioni compiute ai danni di questo o quel popolo.

Così, fedele al proprio motto, il Presidente eletto da milioni di americani poveri o appartenenti alla middle class che fa gli interessi innanzitutto suoi e poi primariamente dei milionari in dollari spacciandoli per interessi dei soli statunitensi (tutti) è andato in Arabia a fare affari con i reali sauditi prima, e con gli emiri del Golfo, incluso quello qatariota, poi. Ma il viaggio di affari ha rivelato alcune notazioni d’ordine politico di primaria rilevanza. Che pertanto non vanno sottovalutate, né considerate marginali alla luce degli obiettivi primari, quelli economici, della missione.

Nell’intricato puzzle mediorientale le linee guida della politica estera USA a guida Trump si possono individuare non tanto ascoltando quello che il Presidente sostiene, con una facilità sorprendente nel cambiare versione o idea ogni volta che lo ritenga necessario, quanto seguendo un unico filo rosso, quello del business, appunto. Ebbene, oltre agli affari in miliardi connessi ad investimenti negli States in campi tradizionali come gli armamenti e innovativi come l’IA, Trump ha ottenuto dai regnanti del Golfo un consistente incremento della produzione di greggio, con la conseguenza – già ora percepibile – di una diminuzione del prezzo della benzina alla pompa. Questione essenziale per l’americano medio, che apprezzerà il messaggio che gli verrà inviato dal Presidente: “vi avevo promesso il calo dell’inflazione e sta cominciando a succedere”. Questo sul fronte interno. Su quello esterno il calo del prezzo del petrolio peserà moltissimo sulla Russia, la cui attuale economia di guerra mostra indubbi segni di resilienza ma avvertirà e non poco il calo delle entrate che ne deriverà. E – immagina Trump – condurrà Putin, pur se in tempi più lunghi di quelli previsti, a trattare un accordo di pace con l’Ucraina, naturalmente sotto l’egida della Casa Bianca e non certo degli europei “volenterosi”.

Giova a tal proposito ricordare che lo scorso anno i prezzi elevati del greggio, decisi dall’OPEC+ (dove il + è la Russia) a guida saudita hanno consentito a Mosca di incrementare gli introiti petroliferi del 2% rispetto al 2023. Ora si prospetta, al contrario, un sensibile decremento. 

Non solo. L’intesa con Mohammed bin Salman di fatto segna un asse privilegiato che dovrebbe condurre a conseguenze geopolitiche importanti nel Medioriente, e Netanyahu dovrà farsene una ragione. Perché, al di là degli incontri festosi nello Studio Ovale di due mesi fa e delle oscene affermazioni sul futuro di Gaza, Trump non ha affatto apprezzato la rottura della tregua operata dal governo israeliano e ora sta ricordando a Tel Aviv che è lei ad avere bisogno di Washington e non viceversa. Perché gli affari, da quelle parti, si fanno con chi ha il petrolio e lo pompa (“drill, baby, drill”).

Dunque gli Accordi di Abramo restano l’obiettivo di fondo, con l’entrata in essi di Riad: ma affinché ciò accada bisognerà in un qualche modo affrontare e risolvere la questione palestinese, e Israele anche se non vuole lo deve mettere in conto.

Anche perché un futuro raccordo Israele-Arabia consentirebbe la creazione di quel vagheggiato corridoio commerciale India-Arabia-Israele-Italia/Mediterraneo-USA che potrebbe divenire alternativo alla Via della Seta cinese: un obiettivo al quale evidentemente gli Stati Uniti stanno lavorando (Vance ne ha parlato con il premier indiano Modi anche recentemente, e non è escluso che sia pure stato parte dei colloqui fra Trump e la nostra premier).

A chiudere il cerchio, l’incontro con il nuovo leader siriano al-Sharaa: inimmaginabile sino a solo pochi mesi fa, esso dimostra la determinazione di Trump nell’isolare l’Iran. E pure su questa partita Israele dovrà adattarsi a trovare una soluzione territoriale con Damasco, magari addirittura sotto l’egida, oltre che di Washington, di Ankara, divenuta la tutrice del nuovo regime siriano. Certo non proprio il massimo per Tel Aviv, ma d’altro canto alla Casa Bianca interessa non solo garantire un ruolo alla Turchia, membro importante della NATO, ma soprattutto spingere ancor più nell’angolo gli ayatollah iraniani. Ai quali, di fatto, sta recapitando un secco messaggio: “troviamo un’intesa, anche sul nucleare, perché altrimenti verrete sopraffatti. Il vostro sistema di alleanze impostato su organizzazioni terroristiche e su stati falliti è ormai saltato”. E oggettivamente su questo punto Israele non può che concordare.

Insomma: con Trump è il business che guida. La geopolitica segue, ma non scompare. Tutt’altro.

L’eredità spirituale dell’Oriente cristiano: monachesimo, sinodalità ed ecumenismo

[…] Le Chiese orientali hanno guidato il cristianesimo universale nell’antico Medioevo soprattutto grazie al monachesimo, che insegnava il senso del mistero, la “mistagogia” ricordata da papa Leone, vivendo il cristianesimo come l’esperienza dello “stupore” e dell’annullamento di sé stessi per ritrovarsi nella comunione divina, come insegna la pratica dell’esicasmo del monte Athos, poi sviluppato in modo particolarmente intenso nel monachesimo russo. Questa tradizione non si è mai spenta e ha ispirato gli ordini religiosi latini per i secoli successivi, come gli stessi agostiniani di papa Prevost, una congregazione con radici a sua volta risalenti al periodo patristico del grande sant’Agostino. Ricordando una preghiera di sant’Efrem siro, il papa si propone di guardare alla “croce come ponte sulla morte”, una definizione straordinaria del ruolo stesso di “pontefice” tante volte richiamata già in questi primi giorni del ministero petrino.

Dopo anni del percorso della “sinodalità” proposto da papa Francesco, è oggi particolarmente importante riscoprire la dimensione ecclesiale conciliare degli orientali, che anche quando riconoscono il papa come autorità suprema, si governano comunque in modalità comunitaria e sinodale, scegliendo i propri gerarchi in autonomia, come avviene nelle Chiese ortodosse “autocefale”. Anche gli orientali cattolici sono indipendenti, facendo riferimento al Dicastero romano e chiedendo al papa la conferma delle proprie decisioni, assunte anche ricorrendo alla “sorte” nell’elezione del patriarca come fecero gli apostoli per completare il collegio apostolico, affidando alla scelta divina la nomina del dodicesimo apostolo Mattia, al posto di Giuda il traditore. Alla comunione sinodale degli orientali partecipano moltissimo anche i laici, uomini e donne a seconda delle diverse tradizioni; l’unico concilio nella storia della Chiesa in cui i laici erano più dei chierici fu quello di Mosca nel 1917, che ripristinò il patriarcato ortodosso e intendeva fare tante riforme, purtroppo soffocate dal nuovo regime bolscevico. Non a caso i russi hanno offerto la riflessione filosofico-religiosa della Sobornost, la “comunione conciliare” come dimensione fondamentale della vita della Chiesa e delle società umane.

L’incontro con gli orientali ha fatto anche risaltare un altro motivo della scelta del nome papale di Leone XIV da parte del cardinale Robert Francis Prevost, oltre all’intenzione del suo predecessore di fine Novecento di affrontare la rivoluzione industriale e le novità del mondo moderno, con l’enciclica Rerum Novarum del 1891 che ispira oggi a confrontarsi con la nuova “rivoluzione tecnologica”, digitale e artificiale. Papa Pecci infatti scrisse tre anni dopo anche una lettera apostolica dal titolo Orientalium Dignitas, citata nell’udienza di mercoledì scorso, in cui Leone XIII notò che “la conservazione dei riti orientali è più importante di quanto si creda” e a questo fine prescrisse persino che “qualsiasi missionario latino, del clero secolare o regolare, che con consigli o aiuti attiri qualche orientale al rito latino” fosse “destituito ed escluso dal suo ufficio”. Era il periodo in cui la Chiesa cattolica, sotto la guida del papa nativo della provincia di Roma, superò le posizioni secolari del cosiddetto “unionismo”, che intendeva riproporre quanto si era realizzato nel concilio di Firenze, per scoprire le nuove dimensioni dell’ecumenismo, che ha poi caratterizzato tutto il secolo successivo.

[…]

Per leggere il testo integrale clicca qui

https://www.asianews.it/notizie-it/Il-tesoro-delle-Chiese-orientali-63104.html

Meloni vede Merz e lancia stoccata a Macron: "Basta personalismi"

Roma, 17 mag. (askanews) – La “sintonia” con il nuovo cancelliere tedesco Friedrich Merz non riesce a mettere in secondo piano il ‘gelo’ tra Giorgia Meloni ed Emmanuel Macron, i cui rapporti sono probabilmente al punto più basso da quando la premier è in carica.

Ieri, dopo l’incontro dei ‘volenterosi’ a margine della Cpe di Tirana, la presidente del Consiglio aveva giustificato la sua assenza dicendo che “l’Italia ha da tempo dichiarato di non essere disponibile a mandare truppe in Ucraina” e dunque “non avrebbe senso per noi partecipare a dei formati che hanno degli obiettivi sui quali non abbiamo dichiarato la nostra disponibilità”. Il presidente francese l’aveva però ‘smentita’, dicendo che non si era parlato di invio di soldati, invitandola a “evitare le fake news, bastano quelle russe”. Parole durissime, a cui oggi la premier ha replicato nel corso delle dichiarazioni alla stampa dopo l’incontro con il cancelliere a Palazzo Chigi. “E’ necessario abbandonare un po’ i personalismi che rischiano di minare l’unità dell’Occidente, che è fondamentale per risolvere il conflitto” in Ucraina, la frecciata – eufemismo – all’inquilino dell’Eliseo. A cui poi attribuisce (è lo ‘spin’ che gira da ieri a Palazzo Chigi) una marcia indietro sul progetto della forza di pace europea. “Dalle parole di Macron non posso che prendere atto del fatto che l’invio delle truppe non è più un tema di discussione” e dunque “noi siamo disponibili a partecipare a qualsiasi formato per raggiungere l’obiettivo di una pace giusta e duratura”. Sul tema Merz fa un esercizio di equilibrio. Assicura che “non c’è nessuna decisione, non c’è una discussione sulla questione dell’invio di truppe dell’Unione europea o della Nato in Ucraina” e che “l’Italia deve svolgere un ruolo”. Comunque, assicura, “vogliamo cambiare il formato dei volenterosi”.

I due leader, che dopo il bilaterale e le dichiarazioni si incontrano per una cena di lavoro allargata alle delegazioni, sottolineano la relazione “strategica” che porterà all’inizio del 2026 a un nuovo vertice intergovernativo, da ospitare in Italia. “E’ stato un incontro molto aperto, cordiale, operativo, concreto che credo rappresenti la smentita più efficace di una presunta assenza di interesse del nuovo governo tedesco per il rapporto con l’Italia”, ha sottolineato Meloni. Mentre il cancelliere ha assicurato che sono “sbagliate” le indiscrezioni riportate da ‘Die Welt’ riguardanti un presunto veto della Spd verso l’Italia come partner strategico: “In nessun momento c’è stata una discussione sul ruolo dell’Italia” che è “un partner importante” e “lo dico non solo per me, ma per tutto il governo tedesco”.

Tra i settori di collaborazione citati da Meloni il “rilancio della competitività” e in particolare l’automotive, su cui sono apprezzabili i “correttivi” apportati dalla Commissione Ue al Green Deal ma “si deve fare di più” per un settore “schiacciato da un approccio eccessivamente ideologico”. Italia e Germania, garantisce, sono “d’accordo sulla necessità di raggiungere i traguardi ambientali” ma “tenendo conto della sostenibilità economica e sociale, con un approccio pragmatico non più rinviabile. Non possiamo correre il rischio di una desertificazione industriale del nostro continente”. Sempre in economia, la cooperazione può svilupparsi ulteriormente nel settore dell’energia e in quello della difesa, come dimostra la joint venture tra Leonardo e Rheinmetall che “ha sede in Italia ma che possiamo considerare un primo insieme dell’industria della difesa europea”.

Sui dossier internazionali, Italia e Germania sono allineate sulla questione Ucraina. “Abbiamo parlato degli sforzi comuni per arrivare a una pace giusta e duratura – ha detto Meloni -. Se oggi ci sono le condizioni perché si svolgano colloqui di pace è grazie alla tenacia del popolo ucraino ma anche al sostegno dell’Occidente. Non c’è stato l’incontro Zelensky-Putin a Istanbul ma è comunque positivo che le delegazioni si siano viste, grazie anche all’azione della Turchia e dell’America. Ci auguriamo che sia un primo timido passo per un processo verso una pace giusta e duratura che tenga conto delle necessarie garanzie di sicurezza per la nazione aggredita”. Sul Medio Oriente, sottolinea, “proprio perchè siamo amici di Israele non possiamo restare indifferenti a quanto accade a Gaza, dove la situazione è sempre più difficile e drammatica. Chiediamo la cessazione delle ostilità, non ci devono essere ambiguità sul rilascio degli ostaggi e sul fatto che non c’è futuro per la presenza di Hamas nella Striscia o in un futuro Stato palestinese”.

Tema su cui Meloni e Merz si trovano vicini è quello dei migranti: “Riscontro grandissima sintonia con il cancelliere Merz e penso davvero che lavoreremo molto bene insieme per consolidare quel cambio di approccio che si è affermato in questi anni in Europa e che ritiene prioritaria la lotta ai trafficanti di esseri umani, la difesa dei confini esterni, il rispetto della legalità, il rafforzamento dei rimpatri e una cooperazione da pari a pari, nuova, un nuovo modello di cooperazione con i paesi africani, con i paesi di origine, con i paesi di transito”. La Germania si è anche detta interessata a partecipare alle riunioni del gruppo dei cosiddetti Paesi ‘like minded’ sulla questione (promosso da Italia, Danimarca e Paesi Bassi) che si incontrano prima dei Consigli europei, “per affrontare la grande questione migratoria anche con soluzioni innovative come il nostro protocollo con l’Albania”.

Meloni, che oggi ha ricevuto anche il presidente del Libano Joseph Aoun e il premier canadese Mark Carney, domani mattina sarà alla cerimonia di intronizzazione di papa Leone XIV. E non è escluso che nel corso della giornata possa avere altri incontri, magari anche con il vice presidente americano J.D. Vance.

Coppa Italia femminile, a Como trionfa la Juventus: 4-0 alla Roma

Roma, 17 mag. (askanews) – La Juventus scudettata vince anche la Coppa Italia e centra il “double” nel calcio femminile. Allo Stadio Sinigaglia di Como, le campionesse d’Italia travolgono 4-0 la Roma detentrice del trofeo in una finale praticamente a senso unico. Sfida già decisa nel primo tempo, con le bianconere che sbloccano il risultato al 13′ grazie a un rigore trasformato dal loro bomber Cristiana Girelli prima dei gol in successione di Sofia Cantore (21′), l’ex Lindsey Thomas (30′) e ancora Girelli (34′).

Il risultato non cambia più nel secondo tempo, dove la squadra guidata da Massimiliano Canzi gestisce il largo vantaggio costruito nel primo tempo impedendo alle giallorosse di Alessandro Spugna di trovare il gol della bandiera. La Juventus conquista per la quarta volta la coccarda tricolore, la Roma perde la terza finale negli ultimi cinque anni.

Juventus-Roma 4-0 (4-0 p.t.) Juventus: Peyraud-Magnin; Kullberg, Salvai, Harviken (Calligaris 66′); Thomas, Brighton (Bennison 76′), Schatzer, Boattin (Bergamaschi 84′); Cantore, Girelli (Vangsgaard 76′), Bonansea (Godo 66′)

Roma: Ceasar; Thogersen, Minami, Linari (Cissoko 72′), Di Guglielmo; Troelsgaard (Pilgrim 46′), Kuhl (Kim 84′); Glionna (Viens 46′), Giugliano, Haavi; Giacinti (Corelli 72′)

Marcatrici: 13′ rig. e 34′ Girelli, 21′ Cantore, 30′ Thomas

Ammonite: Troelsgaard (R), Harviken (J)

Arbitro: Andrea Colombo (Como)

Ue, Meloni: Italia in formato Weimar? Sempre pronti a confronto

Roma, 17 mag. (askanews) – “L’Italia è sempre disponibile a fare parte di tutti i formati che possono aiutare a migliorare il futuro dell’Ue”. Lo ha detto la presidente del Consiglio Giorgia Meloni, nelle dichiarazioni alla stampa insieme al cancelliere tedesco Friedrich Merz, rispondendo a chi le chiedeva se l’Italia fosse disponibile a partecipare al formato Weimar (Germania, Francia, Polonia).

“Siamo in una stagione – ha aggiunto – in cui più ci parliamo senza esclusioni e apertamente e più siamo in grado di dare risposte sensate”. In un tempo in cui “le certezze sono in discussione” c’è “bisogno del contributo di tutti, particolarmente delle nazioni fondatrici ma anche tutte le altre: solo se troviamo una sintesi con l’obiettivo di essere più forti potremo dare un futuro diverso a questo continente”.

M.O., Meloni: non siamo indifferenti a situazione drammatica Gaza

Roma, 17 mag. (askanews) – “Proprio perchè siamo amici di Israele non possiamo restare indifferenti a quanto accade a Gaza, dove la situazione è sempre più difficile e drammatica. Chiediamo la cessazione delle ostilità, non ci devono essere ambiguità sul rilascio degli ostaggi e sul fatto che non c’è futuro per la presenza di Hamas nella Striscia o in un futuro Stato palestinese”. Lo ha detto la presidente del Consiglio Giorgia Meloni, nelle dichiarazioni alla stampa insieme al cancelliere tedesco Friedrich Merz.

Ucraina, Meloni: incontro delegazioni spero primo passo pace

Roma, 17 mag. (askanews) – “Abbiamo parlato degli sforzi comuni per arrivare a una pace giusta e duratura in Ucraina. Se oggi ci sono le condizioni perché si svolgano colloqui di pace è grazie alla tenacia del popolo ucraino ma anche al sostegno dell’Occidente. Non c’è stato l’incontro Zelensky-Putin ma è comunque positivo che le delegazioni si siano viste, grazie anche all’azione della Turchia e dell’America. Ci auguriamo che sia un primo passo per un processo di pace giusta e duratura che tenga conto delle necessarie garanzie di sicurezza per la nazione aggredita”. Lo ha detto la presidente del Consiglio Giorgia Meloni, nelle dichiarazioni alla stampa insieme al cancelliere tedesco Friedrich Merz.

Tennis, Jasmine Paolini vince gli Internazionali d’Italia

Roma, 17 mag. (askanews) – Jasmine Paolini riscrive la storia agli Internazionali d’Italia. La tennista toscana è la nuova campionessa femminile, la prima italiana da Raffaella Reggi nel 1985. Un digiuno di 40 anni spezzato da Jasmine che in finale ha battuto l’americana Coco Gauff, n. 3 al mondo, con il punteggio di 6-4, 6-2 in un’ora e 29 minuti. Una partita praticamente perfetta di Paolini: intensità e solidità nello scambio da profondo, ma soprattutto uno schema tattico impeccabile. Jasmine conquista il terzo titolo Wta in carriera, il secondo 1000 dopo Dubai 2024.

Formula1, Oscar Piastri in pole position a Imola

Roma, 17 mag. (askanews) – Oscar Piastri ha conquistato la pole position del Gran Premio di Imola, settimo appuntamento del mondiale di Formula1. Il pilota della McLaren ha preceduto la Red Bull di Max Verstappen e la Mercedes di George Russell. A seguire l’altra McLaren di Lando Norris, l’Aston Martin di Fernando Alonso e la Williams di Carlos Sainz. Male le Ferrari: Charles Leclerc chiude undicesimo, Lewis Hamilton dodicesimo sono stati eliminati nelle Q2. Due incidenti nel Q1: prima una bandiera rossa per un tremendo botto di Tsunoda sulla Red Bull, poi Colapinto a muro.

Ciclismo, Tappa a Plapp: l’Italia in rosa con Ulissi

Roma, 17 mag. (askanews) – L’Italia torna in maglia rosa dopo quasi 1500 giorni. Merito di Diego Ulissi, 35enne di Cecina terzo al traguardo dell’ottava tappa del Giro d’Italia, da Giulianova e arrivo a Castelraimondo, nel Maceratese, dopo 197 chilometri. Frazione vinta dal 24enne australiano Luka Plapp che ha coronato un’azione solitaria di assoluto valore iniziata 45 chilometri dal traguardo, dopo essersi riportato su Wilco Kelderman e Diego Ulissi. Arrivo a braccia alzate. Al secondo posto, distanziato di 38″ ha tagliato il traguardo Wilco Kelderman che ha preceduto Diego Ulissi. Roglic e gli altri big arrivano a 5 minuti dal vincitore. In classifica Ulissi precede Lorenzo Fortunato, che rafforza la sua maglia azzurra con i punti conquistati nel GPM di Sassotetto, e Roglic.

“È pazzesco – le parole del vincitore di giornata – A dire la verità, faccio ancora fatica a crederci. Sento che è stato un lungo percorso: avevo puntato sull’estate australiana, ma non ero riuscito a ottenere risultati in Europa. Al Giro, l’anno scorso, ci sono andato così vicino tante volte. Riuscirci oggi è davvero speciale. Erano settimane che avevamo segnato questa tappa. Stamattina, sul pullman, eravamo molto carichi. La lotta per andare in fuga è stata incredibilmente dura e poi, una volta davanti, ho deciso di andare via da solo a 45 km dall’arrivo, perché sapevo che non avrei potuto battere nessuno di loro in volata. Il primo a muoversi ha sempre un vantaggio, e ho pensato: “provo a giocarmela”. Dalle Olimpiadi dell’anno scorso all’intervento al polso a febbraio, fino alla caduta nella prima cronometro del Giro… questa vittoria ripaga tutti gli sforzi per tornare dopo tutte queste difficoltà”.

Ucraina, Trump: lunedì colloquio telefonico con Putin

Roma, 17 mag. (askanews) – Il presidente americano Donald Trump ha annunciato oggi che avrà un colloquio telefonico con l’omologo russo Vladimir Putin lunedì prossimo, per discutere del conflitto tra Russia e Ucraina e di commercio.

Trump ha anche annunciato oggi in un post su Truth che avrà un colloquio telefonico con il presidente ucraino, Volodymyr Zelensky, dopo aver parlato, lunedì prossimo, con il leader russo Vladimir Putin. Trump ha aggiunto che parlerà anche con “diversi membri della Nato”.

Formula1, pauroso incidente per Tsunodaa a Imola

Roma, 17 mag. (askanews) – Un terribile incidente al via delle qualifiche a Imola. Dopo circa 3′ dal via delle qualifiche, Yuki Tsunoda, che perde il controllo alla ‘Villeneuve’. La macchina, dopo aver preso il cordolo ad altissima velocità, prende il volo. Macchina distrutta, pilota uscito sulle sue gambe e illeso, almeno a prima vista. Per il giapponese ora controllo dal medico per capire se sarà ‘fit’ per la gara. Nel finale delle Q1 secondo incidente e bandiera rossa. E’ Colapinto a muro nel finale.

Milano, scontri tra polizia e manifestanti al corteo contro il "Remigration Summit"

Roma, 17 mag. (askanews) – A Milano si sono verificati scontri tra la polizia e manifestanti al corteo di antagonisti e centri sociali contro il “Remigration Summit”, il raduno dell’estrema destra europea in corso a Gallarate.

La testa del corteo – che trasporta un grosso striscione rigido nero con scritto “Make Europe Antifa Again” – ha cercato di deviare dal percorso autorizzato e passare in Via Boccaccio, sbarrata da camionette della polizia.

Dopo alcuni lanci di lacrimogeni, bombe carta e oggetti contundenti è avvenuto il “contatto” con le forze dell’ordine: la polizia ha usato manganelli e idranti per respingere i manifestanti, molti dei quali indossavano caschi per proteggersi.

Libano, Meloni ad Aoun: impegno Italia al fianco del popolo

Roma, 17 mag. (askanews) – La presidente del Consiglio Giorgia Meloni ha incontrato a Palazzo Chigi il presidente della Repubblica libanese Joseph Aoun.

Meloni, si legge in una nota di Palazzo Chigi, “ha ribadito il forte impegno italiano a fianco del popolo libanese, particolarmente in questo momento decisivo in cui il Libano, impegnato in un ambizioso programma di riforme, può voltare pagina dopo le numerose crisi che lo hanno attraversato”.

In particolare, “i due leader hanno discusso della situazione nel sud del Libano, dove l’Italia è presente con oltre mille soldati all’interno di UNIFIL, e hanno sottolineato il ruolo insostituibile svolto dall’Italia all’interno della Missione ONU e nel coordinamento internazionale del sostegno alle Forze Armate Libanese attraverso il Comitato Tecnico Militare per il Libano, al fine di preservare la stabilità lungo il confine tra Libano e Israele”.

“La conversazione – conclude la nota – si è anche concentrata sulla situazione in Siria e in particolare sull’importanza di una transizione inclusiva e sulla necessità di sostenere l’economia siriana e la ripresa dei servizi essenziali, anche nell’ottica di consentire il ritorno volontario, sicuro, dignitoso e sostenibile dei rifugiati siriani”.

Israele intensifica gli attacchi: oltre 150 morti nei raid a Gaza delle ultime 24 ore

Roma, 17 mag. (askanews) – Continua a salire il bilancio delle vittime dei raid israeliani: almeno 153 palestinesi sono stati uccisi e altri 459 feriti nelle ultime 24 ore nella Striscia di Gaza. Si tratta delle prime fasi dell’operazione militare “Gideon’s Chariots”, annunciata dall’esercito israeliano.

A migliaia di civili è stato ordinato di evacuare il nord della Striscia, mentre proseguono intensi bombardamenti. Le autorità israeliane parlano di una “fase iniziale” dell’operazione, che potrebbe estendersi nelle prossime ore. Sale così a 53.272 il numero dei morti dall’inizio del conflitto, nell’ottobre 2023, e a 120.673 quello dei feriti, stando a quanto riferito oggi dal ministero della Sanità dell’enclave palestinese. Dalla ripresa dei bombardamenti israeliani, lo scorso 18 marzo, i morti sono almeno 3.131 e i feriti 8.632.

Vela, Galateia vince la Regata dei Tre Golfi con record

Roma, 17 mag. (askanews) – È Galateia, il Wallycento di David Leuschen e Chris Flowers, il primo scafo a tagliare la linea del traguardo della 70ª Regata dei Tre Golfi. Con lo straordinario tempo di 13 ore, 19 minuti e 42 secondi, frutto di condizioni meteo perfette lungo l’intero percorso, Galateia ha infranto il precedente record di Jethou di Sir Peter Ogden stabilito nel 2023 (15 ore, 30 minuti e 01 secondi). L’imbarcazione ha completato le circa 150 miglia della regata alle 05:54 del mattino di oggi, sabato 17 maggio, lasciandosi alle spalle l’intera flotta di Maxi, ORC e Multiscafi, dopo una notte di avvicendamenti in testa con Magic Carpet e di Sir Lindsay Owen Jones, che ha tagliato il traguardo dietro il Wallycento.

Terzo sulla linea di arrivo, in tempo reale, è stato il Maxi 72 di Hap Faut, Bella Mente, seguito da un altro Maxi 72, Jolt di Peter Harrison e quindi l’italiana Bullitt, il Wally 93 di Andrea Recordati. Ad ora, parte della flotta Maxi è ancora in regata; quindi, la classifica finale in tempo compensato deve attendere l’arrivo di tutti gli scafi, così come quelle ORC e ORC Multi, tutti attesi nella giornata di oggi.

“Strepitoso successo della 70esima edizione della regata dei Tre Golfi, con delle condizioni che hanno portato ad abbassare ancora il record di questa regata. Galateia ha tagliato alle prime luci dell’alba, e i commenti di tutti parlano di una regata divertente con vento teso, onda corta e molto varia, come sempre, tra un’isola e l’altra”, ha commentato il Presidente del CRV Italia Roberto Mottola di Amato dopo aver consegnato la Coppa proprio sulla linea di arrivo come da tradizione. “Siamo davvero felici che quelli fino ad ora arrivati abbiano apprezzato questa ennesima edizione. Granello dopo granello ogni anno cresce questa nostra regata, ci conforta l’entusiasmo con cui tutti vogliono partecipare proprio per la bellezza e la varietà del percorso”.

Partita venerdì 16 maggio alle ore 16:15 dalla rada di Santa Lucia, con un vento da nord-est (Grecale) costante tra i 14 e i 18 nodi e raffiche superiori ai 20, la flotta ha affrontato lo spettacolare itinerario che attraversa i golfi di Napoli, Gaeta e Salerno, con passaggi iconici attorno alle isole di Ischia, Ponza, Capri e Li Galli. Un’edizione che si è rivelata tra le più veloci e spettacolari degli ultimi anni e che non ha risparmiato qualche ritiro illustre come il Maxi Capricorno di Alessandro Del Bono con il fuoriclasse brasiliano Torben Grael alla tattica, che ha subito una rottura alla vela di prua, Anywave-Safilens di Alberto Leghissa che ha riscontrato un problema all’albero vicino alla zona del piede e Walliño, del Presidente IMA Benoit de Froidmont, che ha urtato uno scoglio nella zona di Ponza. Nessun membro dell’equipaggio ha riportato danni.

Tajani a Israele: basta attacchi al popolo palestinese, cessate il fuoco a Gaza

Roma, 17 mag. (askanews) – Parlando a una manifestazione di partito a Noto (Sicilia), il ministro degli Esteri Antonio Tajani ha invitato Israele a sospendere gli attacchi militari a Gaza: “Non vogliamo più vedere soffrire la popolazione palestinese. Basta attacchi (a Gaza), arriviamo a un cessate il fuoco, liberiamo gli ostaggi, ma lasciamo in pace un popolo che è vittima di Hamas. Dobbiamo dire al governo israeliano: basta. La reazione c’è stata; garantite la vostra indipendenza, la vostra sicurezza, liberiamo gli ostaggi, ma arriviamo alla pace”.

Internazionali di tennis con Sinner, Paolini, Errani: l’Italia punta al triplete

Roma, 17 mag. (askanews) – Un tris d’assi per un poker servito. Al Foro Italico l’Italia cerca il filotto in tre finali con Jasmine Paolini (oggi ore 17), Jannik Sinner (domani ore 17), e ancora il doppio femminile con Jamine e Sara Errani (domani ore 12)che ha pochi precedenti nella storia. Roma caput munti, Italia caput tennis. Sono i numeri che lo dicono e il futuro è sempre più roseo con un centrale che si allarga e un tennis sempre più competitivo e vincente. Si comincia con Jasmine Paolini che dopo l’oro Olimpico di Parigi 2024 in doppio, il quarto posto nel ranking WTA e le finali Slam tra Roland Garros e Wimbledon, è arrivata a scrivere una pagina di storia in casa: la finale agli Internazionali d’Italia 2025. Oggi alle 17 giocherà in singolare contro Coco Gauff, ventunenne statunitense enfant prodige del Circuito. Coco Gauff, numero 3 al mondo (la Paolini è attualmente 5) è in vantaggio negli scontri diretti con Jasmine Paolini ma la sfida più recente, 19 aprile 2025 nei quarti di finale a Stoccarda, ha sorriso all’italiana che ha vinto 6-4 6-4. Giocherà sotto gli occhi del Presidente Mattarella che con lo sport ci ha preso gusto. Agli Europei di atletica di Roma lo scorso anno si presentò ben due volte in tribuna d’onore e chissà che domani non replichi quando ci sarà Sinner a sfidare Alcaraz per il titolo maschile degli Internazionali.

Jannik Sinner come Adriano Panatta 49 anni dopo il successo agli Internazionali d’Italia a Roma? Secondo i bookie è possibile, anche se la finale contro Alcaraz sembra ancora molto più difficile rispetto alle previsioni: si parte, infatti, da un parziale di 6-4 per lo spagnolo nei confronti diretti a livello di Atp. Lo spagnolo ha conquistato a Roma la terza finale consecutiva sul “rosso”: la prima l’ha vinta a Montecarlo contro Musetti dopo aver perso il primo set e nella seconda a Barcellona è stato superato da Rune. Alcaraz aveva rinunciato, invece, a Madrid per un infortunio mentre a Roma si è presentato in grandi condizioni. Ma questo Sinner sa interpretare il ruolo del numero uno alla perfezione. Chiedere a Tommy Paul, illuso per un set e poi demolito negli altri due.

Domani in campo anche Sara Errani e Jasmine Paolini a caccia del back-to-back nel torneo di doppio degli Internazionali d’Italia. Campionesse in carica al Foro Italico, le azzurre difenderanno il titolo domani alle 12 contro Veronika Kudermetova ed Elise Mertens. Sarà il remake della recente sfida di Madrid, vinta dalla coppia russo-belga con un netto 6-1, 6-3. Alla Caja Magica era un ottavo di finale, stavolta c’è in palio un titolo. Per Errani e Paolini sarebbe il settimo insieme, il secondo dell’anno dopo il Wta 1000 di Doha.

M.O., Tajani: popolazione Gaza stremata, non può più resistere

Roma, 17 mag. (askanews) – “Noi non condividiamo le ultime scelte del governo israeliano, l’abbiamo detto in tutti i modi possibili, pur sapendo bene che tutto è iniziato per colpa di Hamas, noi ci impegniamo per un cessate il fuoco per poi arrivare alla fine” alla soluzione di “due popoli-due stati, che è la soluzione ideale”. Lo ha detto il vicepremier e ministro degli Esteri Antonio Tajani in un punto stampa a Noto in occasione della Convention ‘Forza Italia, Forza di Territorio’.

“Nel frattempo – ha proseguito il vicepremier – stiamo lavorando, stiamo insistendo molto perché ci possa essere un ingresso degli aiuti umanitari italiani, il nostro progetto Food for Gaza è sempre stato molto apprezzato da tutti, l’abbiamo realizzato con il sostegno dell’autorità nazionale palestinese, con il sostegno del governo di Israele, continuerò a insistere anche oggi nei colloqui con il Ministro degli Esteri israeliani affinché possano entrare gli aiuti umanitari italiani al sostegno della popolazione civile”.

“Continuerò a dire che è ora di arrivare a un cessate il fuoco perché la popolazione civile è stremata, non può più resistere a continui attacchi. Fermo restando che Hamas ha una grande responsabilità in tutto ciò che sta accadendo”, ha sottolineato Tajani.

Referendum, Piantedosi: appello ad astensione legittimo in democrazia

Napoli, 17 mag. (askanews) – “Appello all’astensione? In democrazia tutto è possibile: l’appello all’astensione e l’appello, invece, alla partecipazione al voto. L’appello all’astensione come metodo anche di partecipazione democratica, come l’ha qualificato qualcuno che l’ha fatto, credo che sia una cosa legittima in democrazia. Io, però, non faccio appelli, io sono il ministro dell-Interno, quindi devo disciplinare l’esercizio del diritto di voto”. Lo ha detto il ministro dell’Interno Matteo Piantedosi, a Napoli, a margine di un incontro organizzato da Noi Moderati, rispondendo ad una domanda sui referendum dell’8 e 9 giugno. Quando gli viene chiesto se andrà a votare il Guardasigilli ha risposto “Vedrò, ci penserò, io decido sempre alla fine”.

Nave Vespucci a Napoli, mare spazio strategico multidimensionale

Napoli, 17 mag. (askanews) – Il mare uno spazio strategico multidimensionale, con ampie ripercussioni in diversi ambiti, da quello economico a quello ambientale, passando per la cooperazione e la pace: sono stati questi i temi trattati, presso la Stazione Marittima di Napoli, nel corso del convegno ‘La geostrategia del mare: l’interesse nazionale e il futuro sostenibile dell’Italia’, promosso dall’Associazione nazionale per il Clima Globe Italia, con il patrocinio del Comune di Napoli e di Rai Pubblica Utilit-Rai Campania, in collaborazione con Marina Militare e Difesa Servizi. L’iniziativa si inserisce nel progetto del tour Mediterraneo Vespucci con il Villaggio IN Italia, che ha celebrato il ritorno della nave Amerigo Vespucci a Napoli dopo il suo tour mondiale.

“Essere qui a Napoli importantissimo oggi per festeggiare due avvenimenti importanti per noi: dieci anni di Globe Italia e i 2.500 anni della citt. La presenza dell’Amerigo Vespucci – ha detto Matteo Favero, presidente di Globe Italia – una presenza preziosa per parlare di mari come spazi multidimensionali che coniugano innovazione, sostenibilit, reti energetiche, logistica. Parlare di questo significa capire che l’Italia pu essere un hub di sostenibilit energetica e dell’economia circolare centrale del Mediterraneo, come volano di sviluppo e di pace”.

Il valore economico globale degli oceani stimato sopra i 24 trilioni di dollari, con un pil ‘marino’ annuale di circa 2,5 trilioni di dollari, se si considerano pesca, turismo, trasporti e altri servizi. Chi controlla i mari, dunque, controlla risorse, flussi commerciali e influenza globale. In questo ambito l’Italia gioca un ruolo importantissimo nel bacino del Mediterraneo e non solo.

“Quello che si chiama il Mediterraneo allargato – ha affermato Matteo Perego di Cremnago, sottosegretario alla Difesa – una nostra priorit in termini di sicurezza, difesa e di tutela dei nostri commerci ed lo sforzo principale della Marina Militare anche se impegnata, oggi, anche nell’Indo Pacifico e in altri luoghi. L’Italia centrale nel Mediterraneo e lo sar sempre di pi perch nel Mediterraneo non soltanto ci sono i commerci, ma ci sono le infrastrutture subacquee, i cavi sottomarini dove passano praticamente tutte le transizioni digitali del nostro Pianeta, non soltanto del nostro continente, gli idrocarburi, per cui credo che la posizione dell’Italia legata alla sua posizione nel Mediterraneo sia centrale”.

Per Perego di Cremnago “la forza del nostro Paese sta nella forza delle sue citt e la consapevolezza che siamo un attore importante nel Mediterraneo allargato e non soltanto. Lo facciamo con il nostro carico di valori, di storia e di cultura ma anche con le nostre capacit militari, le nostre capacit di difendere i commerci. Del resto siamo un Paese a forte vocazione marittima con 8mila chilometri di costa e non un caso che nel passato, la storia e la crescita economica del nostro Paese sia tanto passata per il mare”, ha concluso.

Dopo tre giorni a Napoli, la nave Vespucci raggiunger Cagliari.

Ucraina, Tajani: nessun isolamento, Italia protagonista

Tirana, 17 mag. (askanews) – Sul sostegno all’Ucraina “non mi pare che siamo così isolati. E’ chiaro che l’opposizione fa il suo gioco e trova sponda nei socialdemocratici tedeschi che sono quelli che hanno detto che l’Italia non doveva essere un interlocutore, quindi guardiamo bene a quelli che sono gli interessi politici e quella che è la realtà. Se vediamo quali sono stati i risultati del congresso del Partito Popolare Europeo, la grande famiglia che raccoglie la democrazia cristiana tedesca, che raccoglie tutte le grandi forze politiche europee, ha dimostrato con i numeri che Forza Italia è considerata come forza protagonista all’interno del Partito Popolare Europeo”. Lo ha detto il vicepremier e ministro degli Esteri Antonio Tajani in un punto stampa a Noto in occasione della Convention ‘Forza Italia, Forza di Territorio’.

“Se poi dobbiamo parlare di colloqui – ha proseguito Tajani -, stasera sarà l’incontro del Presidente del Consiglio con il Cancelliere tedesco Merz, io incontrerò il Segretario di Stato e il Consigliere per la Sicurezza Nazionale degli Stati Uniti, Mark Rubio. Quindi nessun isolamento dell’Italia”.

“Siamo protagonisti, e continueremo ad esserlo a dispetto – ha sottolineato il vicepremier – di chi pensa sempre che si debba parlare male dell’Italia per le vicende interne. Non è così, era dai tempi di Berlusconi che si andava in Europa a parlare male del governo pensando di utilizzare il contesto internazionale per danneggiare la maggioranza di centrodestra. Così si fa soltanto il male dell’Italia”, ha concluso.

Referendum, Schlein: basta oscurare, cittadini meritano piena informazione

Roma, 17 mag. (askanews) – “Il Pd ribadisce il suo impegno per i referendum dell’8 e 9 giugno contro la precarietà, per la sicurezza sul lavoro, per la cittadinanza. Siamo impegnati in tutto il paese”. Lo ha detto la segretaria del Pd, Elly Schlein, a margine dell’Assemblea Fillea a Brescia.

“Lunedì mattina alle 11,30 – ha ricordato – saremo in protesta davanti a tutte le sedi Rai regionali per contestare l’oscuramento dell’appuntamento elettorale: le cittadine e i cittadini meritano piena informazione su questa opportunità che hanno di poter incidere col loro voto per cambiare le leggi e migliorare il futuro di questo paese, contrastare la precarietà, aumentare la sicurezza sul lavoro e finalmente riconoscere il diritto di cittadinanza. Il Pd continuerà a impegnarsi in questa direzione”.

Energia, Moles (AU): Italia ruolo hub naturale nel Mediterraneo

Napoli, 17 mag. (askanews) – “Per la posizione geografica, geopolitica, geoeconomica, commerciale del nostro Paese, noi non possiamo che partire dal Mediterraneo come hub di tutto, in particolare per quanto riguarda l’hub di energia, ma con una particolare accezione a tutto ci che il mar Mediterraneo. E’ vero che il mar Mediterraneo non pi il Mare nostrum ed anche di altri, ma proprio per questo la strategia economica, politica, militare, della sicurezza e soprattutto commerciale energetica non pu che partire dall’hub che noi abbiamo cio il mar Mediterraneo. Da questo e da tutta la strategia che sta attuando attualmente il governo, non pu che esserci una spinta anche a tutto ci che riguarda la idealizzazione e la realizzazione completa del cosiddetto Piano Mattei” ha detto Giuseppe Moles, amministratore delegato di Acquirente Unico, a Napoli, a margine del convegno ‘La geostrategia del mare: l’interesse nazionale e il futuro sostenibile dell’Italia’, promosso dall’Associazione nazionale per il Clima Globe Italia in occasione del tour Mediterraneo Vespucci con il Villaggio IN Italia.

Papa Leone XIV: contro le fake news e le parole gridate educare al senso critico

Roma, 17 mag. (askanews) – In un contesto di forti polarizzazioni, nel quale “c’è poco dialogo attorno a noi, e prevalgono le parole gridate, non di rado le fake news e le tesi irrazionali di pochi prepotenti”, è fondamentale il ruolo della Dottrina Sociale della Chiesa, “strumento di pace e di dialogo per costruire ponti di fraternità universale”. Lo sottolinea Papa Leone XIV nel suo discorso ai membri della Fondazione Centesimus Annus Pro Pontifice, ricevuti nella Sala Clementina del Palazzo Apostolico in occasione della loro conferenza internazionale annuale.

E spiega – come riportano i media vaticani – che va riscoperto e coltivato “il mandato di educare al senso critico” e “l’incontro e l’ascolto dei poveri, tesoro della Chiesa e dell’umanità, portatori di punti di vista scartati, ma indispensabili a vedere il mondo con gli occhi di Dio”. Nati e cresciuti “lontano dai centri di potere”, sono i continuatori e attualizzatori della Dottrina sociale, “espressione delle periferie esistenziali in cui resiste e sempre germoglia la speranza. Vi raccomando di dare la parola ai poveri”.

E’ fondamentale, ribadisce Leone XIV citando le sue prime parole la sera dell’elezione, aiutarci gli uni gli altri, “a costruire ponti, con il dialogo, con l’incontro, unendoci tutti per essere un solo popolo sempre in pace”. Lo è in un tempo di “policrisi” come lo ha definito Papa Francesco, “in cui convergono guerre, cambiamenti climatici, crescenti disuguaglianze, migrazioni forzate e contrastate, povertà stigmatizzata, innovazioni tecnologiche dirompenti, precarietà del lavoro e dei diritti”. “C’è oggi un bisogno diffuso di giustizia, una domanda di paternità e di maternità, un profondo desiderio di spiritualità, soprattutto da parte dei giovani e degli emarginati, che non sempre trovano canali efficaci per esprimersi. C’è una domanda crescente di Dottrina Sociale della Chiesa a cui dobbiamo dare risposta”, dice ancora il Pontefice.

Nelle questioni sociali, sottolinea il Papa, la Dottrina sociale della Chiesa “non vuole alzare la bandiera del possesso della verità, né in merito all’analisi dei problemi, né nella loro risoluzione”. E’ allora urgente mostrare che esiste un altro significato dell’espressione “dottrina”, “senza il quale anche il dialogo si svuota”: i suoi sinonimi possono essere “scienza”, “disciplina”, o “sapere”.

“Così intesa, ogni dottrina si riconosce frutto di ricerca e quindi di ipotesi, di voci, di avanzamenti e insuccessi, attraverso i quali cerca di trasmettere una conoscenza affidabile, ordinata e sistematica su una determinata questione. In questo modo una dottrina non equivale a un’opinione, ma a un cammino comune, corale e persino multidisciplinare verso la verità”, ha concluso Leone XIV.

Il Cremlino: incontro Putin-Zelensky solo in caso di risultati concreti nei negoziati delle delegazioni

Roma, 17 mag. (askanews) – Un incontro tra i presidenti russo Vladimir Putin e ucraino Volodymyr Zelenskyj è possibile, ma solo se le delegazioni di Russia e Ucraina raggiungeranno accordi concreti nei negoziati in corso. Lo ha dichiarato oggi il portavoce del Cremlino, Dmitrij Peskov, durante un briefing con la stampa.

“Un vertice tra i due leader potrà avvenire soltanto in presenza di risultati tangibili da parte delle rispettive delegazioni. Per ora, non ci sono le condizioni,” ha affermato Peskov, precisando che i colloqui “si svolgono e devono continuare a porte chiuse.” Il Cremlino ha inoltre confermato che Mosca e Kiev hanno concordato di scambiarsi le rispettive liste di condizioni per un eventuale cessate il fuoco, aggiungendo che la Russia sta lavorando attivamente alla preparazione del proprio documento. Inoltre nessun cambiamento, ha aggiunto Peskov, è previsto nella composizione della delegazione russa inviata a Istanbul e giudicata dalla parte ucraina offensiva perchè di livello basso.

L’annuncio arriva dopo il primo incontro diretto tra delegazioni russe e ucraine a Istanbul, che ha portato all’intesa per un massiccio scambio di prigionieri di guerra (1.000 per parte), ma non ha prodotto alcun passo concreto verso una tregua.

Non ci sono stati contatti neanche tra i presidenti Vladimir Putin e Donald Trump dopo i colloqui tra Russia e Ucraina tenutisi a Istanbul, ha dichiarato oggi il portavoce del Cremlino, Dmitri Peskov.

“No, contatti non ce ne sono stati. Se i presidenti Putin e Trump riterranno opportuno avere una conversazione, ve ne informeremo”, ha affermato Peskov, rispondendo a una domanda sull’eventualità di un dialogo diretto tra i due leader a seguito dei negoziati.

Intanto, le tensioni restano altissime: poche ore dopo l’incontro tra delegazioni a Istanbul, un attacco con droni russi ha colpito un autobus civile nella regione di Sumy, in Ucraina, causando nove morti e quattro feriti.

Meloni: obiettivo è restituire a Italia ruolo superpotenza turistica

Roma, 17 mag. (askanews) – L’Italia è “una destinazione turistica sempre più amata e sempre più ricercata. Era questo l’obiettivo che ci eravamo posti all’inizio del nostro mandato e che continueremo a perseguire, con costanza e determinazione per restituire all’Italia quel ruolo di superpotenza turistica che la sua infinita bellezza le consegna e le impone. Ruolo che la nostra Nazione, grazie anche a voi, è nelle condizioni di sapere interpretare al meglio”. Lo ha affermato la presidente del Consiglio, Giorgia Meloni, in un videomessaggio all’Assemblea generale di Federalberghi.

“Ho sempre considerato il turismo – ha sottolineato la premier – come uno dei motori trainanti dell’economia italiana. E da questa convinzione è nata la scelta, all’atto della formazione del Governo, di ripristinare il Ministero del Turismo, dotandolo di portafoglio e risorse importanti. È una scelta che si è rivelata vincente, perché ha permesso di disegnare una strategia a lungo termine e di dare risposte concrete al comparto, portando anche a meta riforme attese da tempo. E di questo devo ringraziare prima di tutto il Ministro Daniela Santanché, che ha saputo costruire un’azione organica e di sistema”.

Roma, partorisce e getta il figlio ancora vivo nel water: il corpo trovato giorni dopo in un tombino

Roma, 17 mag. (askanews) – Una donna di origine nigeriane di 29 anni è stata arrestata dalla Polizia con l’accusa di aver ucciso il figlio subito dopo il parto gettandolo in un water.

I fatti sono avvenuti lo scorso ottobre, quando la ragazza si è recata al Pronto soccorso accusando un malore. I medici si sono accorti che aveva appena partorito, ma lei ha negato tutto e ha dato una versione inverosimile, cui i sanitari non hanno creduto. Avvisate le forze dell’ordine, coordinate dalla Procura di Velletri, sono partite le indagini della Squadra mobile e del Commissariato di Frascati.

Secondo quanto ricostruito dagli investigatori, la donna – già madre di due bambini – era incinta tra la 25ma e la 26ma settimana, quando è andata a casa di amici in un’abitazione nel comune di Montecompatri (alle porte di Roma) e nel bagno si è indotta il parto. Ha dato alla luce un bambino, nato vivo, e poi lo ha spinto all’interno del water, facendolo scivolare a forza nelle condutture. Il corpo è stato trovato qualche giorno dopo dagli investigatori in un tombino collegato allo scarico dell’abitazione. Grazie all’esame del Dna è stato poi possibile confermare che è stato partorito dalla 29enne.

Con questi elementi la Procura di Velletri ha chiesto e ottenuto dal gip del Tribunale di Velletri l’emissione della custodia cautelare in carcere per la donna, eseguita qualche giorno fa dagli agenti della squadra mobile di Frascati, che dopo alcuni giorni di ricerche hanno trovato la 29enne nella borgata di Finocchio e l’hanno portata a Rebibbia. I due figli della donna sono stati affidati ad una parente.

Israele intensifica gli attacchi: almeno 115 morti nei raid israeliani a Gaza delle ultime 24 ore

Roma, 17 mag. (askanews) – Almeno 115 palestinesi sono stati uccisi da raid aerei israeliani nelle ultime 24 ore, secondo fonti locali citate da Al Jazeera. Si tratta delle prime fasi dell’operazione militare “Gideon’s Chariots”, annunciata dall’esercito israeliano.

A migliaia di civili è stato ordinato di evacuare il nord della Striscia, mentre proseguono intensi bombardamenti. Le autorità israeliane parlano di una “fase iniziale” dell’operazione, che potrebbe estendersi nelle prossime ore.

Braga (Pd):Italia valorizzi posizione strategica nel Mediterraneo

Napoli, 16 mag. (askanews) – “L’Italia in una posizione strategica nel Mediterraneo per lavorare a un futuro di sostenibilit che metta al centro la questione della sicurezza energetica, della transizione verso una minore dipendenza dalle fonti fossili. Ha un progetto di cooperazione e di pace con l’altra sponda del Mediterraneo, costruendo occasioni di crescita economica, di sicurezza e interscambio energetico e di sviluppo sostenibile. Oggi pi che mai, di fronte alle sfide che attraversano il mondo e investono il Mediterraneo, crocevia di rotte commerciali ma anche di scambi culturali ed economici, importante che l’Italia valorizzi fino in fondo la sua posizione strategica e lavori su una visione di sviluppo sostenibile, di cooperazione e di pace” ha detto Chiara Braga, presidente del Gruppo deputati Pd, a Napoli, a margine del convegno ‘La geostrategia del mare: l’interesse nazionale e il futuro sostenibile dell’Italia’, promosso dall’Associazione nazionale per il Clima Globe Italia in occasione del tour Mediterraneo Vespucci con il Villaggio IN Italia.

Giorgetti: calo spread non era scontato, frutto di tanto lavoro

Genova, 17 mag. (askanews) – “Bisogna essere ottimisti perch da pessimisti si vive male. Stiamo migliorando, questo un dato. Non era scontato, frutto di tanto lavoro, tanta seriet. Il fatto che venga riconosciuto da tutti nel mondo, dai mercati finanziari che sono notoriamente impietosi, dovrebbe far piacere a tutti”. Lo ha detto il ministro dell’Economia Giancarlo Giorgetti, rispondendo ad un giornalista che gli chiedeva se la premier Giorgia Meloni sia stata troppo ottimista parlando dello spread, a margine di un evento elettorale a Genova. Oggi il differenziale tra i rendimenti di Btp e Bund decennali si attestato a quota 100 punti base.

Droni russi fanno 9 morti a Sumy poche ore dopo i colloqui a Istanbul

Roma, 17 mag. (askanews) – Un attacco con droni russi ha colpito un minibus passeggeri nella città di Bilopillja, nella regione nord-orientale ucraina di Sumy, causando nove morti e quattro feriti, secondo quanto riferito dalle autorità ucraine.

L’attacco è avvenuto stamattina, poche ore dopo i primi colloqui diretti tra Mosca e Kiev dalla primavera del 2022 e come allora svoltisi a Istanbul. Il round negoziale è terminato senza sostanziali passi avanti riguardo un possibile accordo di cessate il fuoco. Entrambe le parti hanno concordato uno scambio di 1.000 prigionieri di guerra, ma i negoziati si sono chiusi dopo meno di due ore, senza altri progressi.

Le autorità regionali di Sumy hanno definito l’attacco di stamane “un crimine di guerra deliberato contro civili”, sottolineando che il veicolo colpito stava trasportando persone fuori dalle zone direttamente minacciate dai combattimenti, la maggior parte donne anziane. Tre dei feriti versano in gravi condizioni.

Per l’insediamento di Papa Leone XIV leader da tutto il mondo

Roma, 17 mag. (askanews) – Saranno oltre 180 le delegazioni ufficiali straniere presenti a Roma in occasione della messa solenne di inizio pontificato di Papa Leone XIV in Piazza San Pietro. Tra capi di Stato, di Governo e rappresentanti delle principali istituzioni internazionali, si prevede un imponente afflusso di autorità da ogni parte del mondo.

A rappresentare Washington sarà il vicepresidente J.D. Vance, mentre da Bruxelles sono confermate la presidente della Commissione Europea Ursula von der Leyen e la presidente del Parlamento Europeo Roberta Metsola.

Attesi i principali leader europei: tra i primi a confermare, il presidente francese Emmanuel Macron e il premier britannico Keir Starmer. Per il Regno Unito, non sarà presente Re Carlo né il principe William (che aveva rappresentato la corona ai funerali di Papa Francesco), ma arriverà il principe Edoardo, duca di Edimburgo, accompagnato dalla moglie Sophie.

Confermata dalla Spagna la presenza di Re Felipe VI e della Regina Letizia. Dal Belgio, tornano a San Pietro anche Re Filippo e la Regina Mathilde, presenti già ai funerali di Papa Francesco.

Presenti anche il nuovo cancelliere tedesco Friedrich Merz, succeduto a Olaf Scholz; il primo ministro canadese Mark Carney, e il premier australiano Anthony Albanese, recentemente rieletto. Da Israele è atteso il presidente Isaac Herzog.

Non ci sarà invece il presidente argentino Javier Milei, inizialmente dato per presente ma trattenuto in patria da impegni elettorali. Dubbi anche sulla presenza di alcune teste coronate europee, come la principessa Carolina di Monaco.

Il clima è carico di aspettative internazionali: la presenza di tanti leader può favorire colloqui diplomatici paralleli, in un momento delicato per la pace globale, tema al centro del primo messaggio pubblico del nuovo Pontefice. E in questo contesto resta da sciogliere l’interrogativo sulla presenza del presidente ucraino Volodymyr Zelensky.

Omofobia, Mattarella: cammino contro discriminazioni ancora lungo

Roma, 17 mag. (askanews) – “Il cammino da percorrere contro le discriminazioni è ancora lungo”. Lo afferma il presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, in occasione della Giornata Internazionale contro l’omofobia, la transfobia e la bifobia.

“Trentacinque anni fa – osserva il capo dello Stato – l’Organizzazione Mondiale della Sanità decise di rimuovere l’omosessualità dall’elenco delle malattie mentali, ponendo così fine a una classificazione insensata e segnando l’inizio di un cambiamento culturale e sociale sulla strada della pari dignità dei cittadini”.

“I dati più recenti dell’Agenzia dell’Unione europea per i diritti fondamentali ci ricordano tuttavia che il cammino da percorrere contro le discriminazioni è ancora lungo. Troppe persone sono ancora vittime di episodi di bullismo a causa del proprio orientamento sessuale, di violenze, spesso consumate nel silenzio degli ambienti familiari, vivono nel timore di poter essere se stessi”.

“Contrastare ogni forma di emarginazione è un dovere sancito dalla Costituzione, rafforzato dagli impegni assunti dall’Italia a livello internazionale. Un principio che deve vivere nella realtà quotidiana, patrimonio comune che deve vedere il coinvolgimento attivo, consapevole e responsabile di ciascuno. Il tema della Giornata odierna – il potere delle comunità – richiama al valore del vivere insieme, con rispetto. Una comunità inclusiva sa di dover proteggere le differenze per costruire una società più giusta e più coesa, ampliando così la libertà di tutti”.

Coez torna alle origini con sonorià pop nell’album 1998

Milano, 17 mag. (askanews) – Esce venerdì 13 giugno “1998”, l’album di Coez che segna ufficialmente il ritorno del cantautore alle sonorità pop. Il nuovo progetto discografico, contenente gli ultimi due singoli Mal di te e Ti manca l’aria, sarà presentato in anteprima esclusiva durante tre concerti già sold out – prodotti e organizzati da Vivo Concerti – che si terranno a Londra, nel cuore di Camden: l’1 giugno al Dingwalls, il 2 giugno al Jazz Cafè e il 3 giugno al The Dublin Castle.

Il disco è disponibile da oggi in pre-order nei formati CD e CD autografato e in tre edizioni in vinile: nero standard, giallo autografato e una versione deluxe con cover alternativa autografata e numerata.

1998, il settimo album in studio di Coez, è un disco che attinge dalle sonorità e dall’immaginario degli anni ’90, ispirandosi alla musica e ai racconti che hanno accompagnato l’adolescenza del cantautore. Coez ritorna alle origini per dare inizio a un nuovo viaggio introspettivo attraverso lo stile che lo ha reso un punto di riferimento nel cantautorato italiano contemporaneo: una fusione di intimità e malinconia, con influenze pop e urban.

Con 15 anni di carriera, 63 dischi di platino e 23 dischi d’oro all’attivo, 1998 arriva dopo la collaborazione di Coez con Frah Quintale – nata dalla loro intesa artistica e dalla condivisione delle origini musicali oltre che da un’amicizia decennale – con il quale ha calcato anche i palchi dei principali palazzetti italiani collezionando numerosi sold out con il Lovebars Tour. Il progetto ha ulteriormente consolidato il prestigio di Coez nel panorama musicale contemporaneo, dopo il precedente successo del suo l’album “Volare” (2021) e il tour nei club italiani, con 15 date sold out e i principali brani come “La musica non c’è “, certificato otto volte platino, “È sempre bello”, riconosciuto come il brano più ascoltato su Spotify Italia nel 2019 e “Faccio un casino”, brano certificato cinque volte platino.

La novità del Circolo Matteotti: è questo il futuro del riformismo cristiano?

Il battesimo del Circolo Giacomo Matteotti, nuovo luogo di confronto dei riformisti dentro e fuori del Pd, pone subito l’interrogativo sulla consistenza dell’iniziativa milanese. La prima impressione, infatti, è di una certa vaghezza di obiettivi. Ferma restando la volontà di costruire occasioni di confronto, evidentemente a motivo della ridotta possibilità di farlo tra le ristrette mura del Nazareno, manca all’appello quella che potremmo definire la connotazione strategica. Non si capisce se i promotori puntino a smuovere le acque per correggere la politica della Schlein o per andare oltre l’esperienza del PD.  

Non aiutano al riguardo le parole di Lorenzo Guerini, benché improntate a sano pragmatismo. «Sono dentro questa iniziativa […] perché le idee circolino. È più facile farlo a Milano rispetto ad altre realtà e dobbiamo pensare a questa iniziativa come qualcosa capace di produrne di analoghe in altre parti d’Italia, con un messaggio che parte da qua […] C’è bisogno di riforme nel nostro paese e credo che se non c’è un mondo progressista che si intesta la battaglia delle riforme non possiamo pensare di lasciarla ad altri». Bene, e allora? Sembra che il metodo sopravanzi il merito della questione.

Bisogna spingere più a fondo l’analisi sul “che fare”. La radicalizzazione del PD non è un dato accidentale, passibile di aggiustamenti a seconda delle circostanze e per effetto della tenuta dell’area riformista; bensì costituisce un fattore strutturale che segna ormai la natura e la forma di un’opposizione votata all’oltranzismo.

La scelta della Schlein rispecchia il modello di una sinistra un po’ wokista (alla Ocasio-Cortez) un po’ operaista (alla Landini). Da ciò deriva l’idea che solo un’alternativa frontale, osteggiante in blocco l’attuale maggioranza di governo, possa giovare alla espansione dei consensi specialmente con il ritorno alle urne di un popolo disilluso dalle mene governiste del “vecchio” PD. Ecco pertanto che si materializza l’abbandono del partito unitario dei riformisti, con l’ambizione di una terza via social-riformista e popolare, non già l’articolazione – sempre possibile – di una proposta comunque ancorata a un progetto fondativo. La Schlein rompe, anzi ha rotto, la continuità: la scelta referenderia contro il Jobs Act ne è la riprova più vivida.

In questo quadro, il ruolo dei riformisti è destinato a scemare man mano che prosegue e si consolida – e come può essere altrimenti con l’approssimarsi delle elezioni? – l’asse tra PD AVS e M5S. Più ancora, ad esser franchi, si presenta disperata l’impresa degli ex popolari: ogni giorno che passa la loro specificità, mancando del necessario respiro politico e organizzativo, si riduce a lotta di sopravvivenza. Magari a rimorchio – absit iniura verbis – del drappello socialista del Circolo Matteotti.

È questo il futuro che si prospetta, questa la speranza che vince o dovrebbe vincere il rischio della marginalità? La storia del cattolicesimo politico – da Murri a Sturzo, da De Gasperi a Moro – è stata riformatrice non per imitazione, ma per convinzione e postura: ha saputo unire libertà e giustizia sociale, autonomia dei corpi intermedi e centralità del lavoro, senza mai scivolare nel dirigismo statalista o nel malthusianesimo tecnocratico. Oggi, di fronte alla “involuzione radicale” del PD e alla necessità di rilanciare un’area politico-culturale riformista, i cattolici democratici non possono semplicemente “esserci”. Devono ritrovarsi.

Dibattito | La sinistra che espelle il centro regala il futuro alla destra

L’apertura a Milano del circolo Matteotti ha permesso di riunire insieme esponenti della galassia centrista e riformista dell’opposizione. L’evento ha coinvolto esponenti della minoranza democratica, molti dei quali con una posizione differente da quella della segreteria sui prossimi referendum, esponenti di Azione, Italia Viva e piùEuropa. 

La rimpatriata riformista ha contribuito a riprendere molti spunti di riflessione, già citati da Mattarella e Draghi a Coimbra, e tragicamente fuori dal dibattito politico, non un ultimo anche durante il question-time della premier in Parlamento. Il ruolo centrale dell’Europa, la difesa della libertà in Ucraina, l’ingiustificabile strategia dei dazi e il rapporto con Trump, i futuri referendum: tutti temi importanti e sui quali all’interno delle forze di opposizione esistono notevoli contrasti. 

Non sono forse questi i temi sui quali si registrano oggi le principali differenze tra un populista come Conte e i riformisti sparsi nelle varie galassie di centro e nel PD? L’incontro ha dato voce ad una parte di popolazione, sicuramente minoritaria ma decisiva, che spesso trova poco spazio per farsi ascoltare, vuoi perché dispersa in mille rivoli, vuoi perché dal partito guida dell’opposizione spesso si alzano veti. 

Basta vedere cosa è successo dopo la doverosa e coraggiosa presa di posizione di alcuni riformisti del PD in merito ai referendum. Dopo la lettera a Repubblica, infatti, dalla maggioranza del partito sono partiti attacchi, tanto duri da farmi chiedere: ma loro non erano testardamente unitari?

Come già detto in precedenza, sembra che questo spirito unitario sia rivolto solo verso alcuni: 5 Stelle e Verdi-Sinistra; mentre gli altri devono essere relegati al silenzio e devono seguire la leader del PD, anche quando sono in disaccordo. Mi dispiace ma non può funzionare così. Se la leader del PD vuole essere riconosciuta come leader della coalizione, deve adottare veramente uno spirito unitario, accettando e accogliendo anche le idee e le posizioni di chi la pensa diversamente da lei.

Non solo, se le opposizioni vogliono veramente divenire maggioranza ed essere alternativa al centro destra, non potranno mai essere competitivi senza accogliere all’interno dei propri programmi le posizioni e i gruppi di ispirazione centrista e riformista. Lo dicono tutti i sondaggi, lo dirà forse anche l’esito del referendum, l’hanno già detto i risultati delle elezioni regionali in Basilicata e Liguria, ma lo dice in generale la storia della Repubblica italiana: la sinistra senza il centro non è mai stata competitiva e non lo è nemmeno oggi.

Quando la sinistra si polarizza e si estremizza, ripudia i compagni di battaglia centristi o riformisti, si condanna a perdere e lascia praterie infinite ai partiti del centro destra. La segretaria del PD dovrebbe comprenderlo e cambiare atteggiamento verso le storiche istanze centriste. Ci vuole coraggio, ci vogliono prese di posizioni importanti e non le astensioni, come quella sulla così detta “legge Sbarra”.

Ben venga l’iniziativa del circolo Matteotti, ci vuole coraggio anche tra di noi riformisti, il coraggio di alzare la voce e di dire la nostra, il coraggio di mettersi in gioco e di mettere da parte gli individualismi, il coraggio di abbandonare le vecchie case, se ormai lontane, e di costruirne una nuova, dove tutti possono essere accolti. Ci vuole coraggio, d’altra parte se si sceglie di adottare il nome di un sincero democratico come Matteotti, bisogna essere all’altezza del suo spirito e del suo esempio. Non dobbiamo aver paura!

PS: il nome di Matteotti non appartiene alla storia dei popolari ma appartiene di diritto alla storia dell’Italia democratica, sarebbe bello se oltre a Milano, si creassero altri circoli di questo tipo gemellati tra di loro. Magari a Roma, vista la vicinanza del Vaticano, si potrebbe intitolare l’iniziativa a don Sturzo, così da unire con un filo la storia riformista più laica e quella popolare.

Chiudersi nella paura non può essere il destino dell’Europa

Che cosa resta dell’Europa oggi nel cuore di chi la vive? È ancora il sogno dei padri fondatori o è diventata un meccanismo stanco, impaurito, che ha smarrito la propria anima?

Viviamo in un tempo in cui si costruiscono muri più in fretta di quanto si costruiscano scuole. In cui il suono delle armi sovrasta quello del dialogo. Non è più il tempo delle scuse o dei rinvii: è il tempo di chiederci, con coraggio, che Europa vogliamo essere.

Un’Europa che si chiude nella competizione o un’Europa che si apre alla cooperazione? Perché la nostra vocazione non è diventare una potenza fra le potenze. È diventare un ponte tra mondi, un laboratorio di dialogo, di dignità, di pace.

Difendere l’autodeterminazione dei popoli, ascoltare le voci ai margini, custodire la pluralità delle identità: questo è il nostro compito. E sì, oggi più che mai, disarmare le parole è il primo passo per disarmare i fatti. Non lo dico io: lo ha detto Papa Francesco, e oggi lo ribadisce Leone XIV, ricordandoci che la pace vera nasce dall’umiltà e dall’incontro.

Ma attenzione: non possiamo più permetterci illusioni. La guerra non è un incidente, è un sistema.

Divide le nazioni, ma anche i vicini, le comunità, perfino chi condivide ideali. Contamina tutto ciò che tocca.

Eppure la storia europea ci insegna un’altra strada. Erodoto, Eschilo, Socrate hanno posto le basi di una cultura che non temeva l’altro, ma lo cercava. La Dichiarazione Schuman nacque da questa stessa audacia: ex nemici che scelgono di condividere, invece che dominare.

Questo è il lascito europeo: non chiudersi nella paura, ma aprirsi per coraggio. Non appiattire le differenze, ma comporle in armonia. Non innalzare confini, ma costruire ponti.

E allora, torniamo alla domanda iniziale: che cosa resta dell’Europa? La risposta dipende da noi. Dalla nostra volontà di essere più che un mercato o un’alleanza: di essere uno spazio di umanità condivisa, capace di visione. Perché la grandezza dell’Europa non si misurerà dalla sua forza, ma dalla sua capacità di accogliere il mondo senza perdere sé stessa.

 

[Intervento svolto il 15 maggio al Parlamento europeo – Bruxelles]

L’unità sindacale è ai minimi storici, dobbiamo esserne preoccupati

L’unità sindacale nel nostro paese ha conosciuto alti e bassi. Una realtà quasi sempre riconducibile alla strategia delle singole organizzazioni sindacali e, soprattutto, alle concrete volontà e scelte dei rispettivi leader. Ma, comunque sia, è indubbio che ogni qualvolta si incrina il tema, peraltro decisivo ed essenziale per la stessa qualità della nostra democrazia, della unità sindacale è per la semplice ragione che qualche organizzazione privilegia la competizione politica e partitica rispetto alla missione principale che riguarda lo stesso sindacato. È il caso, nello specifico, del concreto comportamento della Cgil, e soprattutto del suo segretario genarle Landini, in questa precisa fase politica del nostro paese. Del resto, è abbastanza evidente, nonché oggettivo a tutti coloro che non hanno pregiudizi ideologici, che quando un sindacato diventa un attore decisivo – se non addirittura ‘l’attore’ – della contesa politica in un paese rinuncia, di fatto, ad esercitare il suo antico ruolo per intraprenderne un altro. Ormai non fa neanche più notizia. 

Quando si parla del cartello progressista e di sinistra alternativo al centro destra non si citano soltanto i tre partiti che fanno parte di quello schieramento – e cioè il Pd della Schlein, i populisti dei 5 stelle e il partito del trio Fratoianni/Bonelli/Salis – ma si indica proprio nella Cgil il punto di rifermento essenziale e nevralgico per costruire quel progetto politico e auspicabilmente di governo. Al punto che molti osservatori sostengono, e anche giustamente, che non si sa più se è la Cgil che detta l’agenda politica ai tre partiti o se sono i tre partiti che la dettano alla Cgil. 

Certo, per fermarsi agli ultimi due fatti politicamente molto rilevanti, è indubbio che il peso della Cgil di Landini nel condizionare e nell’orientare le scelte dei tre partiti è stato decisivo se non addirittura determinante. Mi riferisco, nello specifico, alla vicenda dei quesiti referendari del prossimo 8/9giugno e, soprattutto, alla recente e solenne bocciatura al Senato della legge che prevede l’applicazione dell’art. 46 della Costituzione repubblicana in merito alla partecipazione dei lavoratori alla vita concreta delle aziende e delle imprese nel nostro paese. Un provvedimento fortemente voluto dalla Cisl e che va a riempire un vuoto che durava da 77 anni ma che, al contempo, ha registrato, puntualmente, la bocciatura senza appelli della Cgil e, di conseguenza, dei tre partiti della sinistra italiana. Scelte concrete, cioè, che confermano in modo persino plateale che ormai c’è un collegamento organico e diretto tra i comportamenti dello storico ‘sindacato rosso’ e i rispettivi partiti dello schieramento progressista.

Ora, e al di là di qualsiasi altra valutazione politica, è abbastanza evidente che quando l’unità sindacale è a rischio o in crisi come in questi ultimi tempi, sono gli stessi lavoratori che rischiano di pagare il prezzo più salato. Sia perché diminuisce il potere contrattuale nei confronti dei datori di lavoro e sia perché la polarizzazione politica ed ideologica compromette il ruolo e la mission storica e specifica di un’organizzazione sindacale come prevede e scrive la stessa Costituzione.

Ecco perché lo sforzo di ricostruire una vera, autentica e credibile unità sindacale – come non si stancava di ripetere, sempre, un grande dirigente sindacale nonché autorevole leader politico, ma dopo la sua militanza nella Cisl, Franco Marini – resta una delle priorità del nostro sistema democratico. Certo, molto se non tutto dipende da chi guida le singole organizzazioni. Perché se l’obiettivo principale resta quello di partecipare attivamente al gioco politico nei vari partiti e schieramenti sarà lo stesso sindacato a perdere progressivamente peso e autorevolezza. Tra i lavoratori e nella stessa società.

Nbc: amm. Trump lavora piano per spostare 1 mln palestinesi in Libia

Milano, 17 mag. (askanews) – Secondo quanto riferito da fonti alla NBC News, l’amministrazione statunitense sta lavorando a un piano per trasferire in modo permanente fino a un milione di palestinesi dalla Striscia di Gaza alla Libia.

“L’amministrazione Trump sta lavorando a un piano per trasferire 1 milione di palestinesi in Libia. I dettagli sono poco chiari e non è stato ancora raggiunto un accordo definitivo, ma il piano è stato preso in seria considerazione al punto che l’amministrazione ne ha discusso con la leadership libica” si legge nei titoli.

Il piano è stato preso in considerazione così seriamente dall’amministrazione del presidente Donald Trump che si sono già tenute delle discussioni preliminari con i leader libici, hanno detto alla NBC News due fonti a conoscenza della questione e un’ex fonte governativa.

In cambio dell’ospitalità dei palestinesi, la Libia riceverebbe miliardi di dollari di fondi dall’amministrazione statunitense, che gli Stati Uniti avevano congelato alla Libia più di un decennio fa, hanno aggiunto le fonti.

Non è stata ancora presa una decisione definitiva sul piano. Secondo alcune fonti, l’amministrazione israeliana ha ricevuto informazioni sulle discussioni dell’amministrazione Trump in merito al piano.

Moody’s toglie al debito statunitense la tripla A

Milano, 17 mag. (askanews) – L’agenzia di rating Moody’s ha declassato il rating del debito statunitense da Aaa ad Aa1, aggiungendo un outlook stabile, citando l’onere di bilancio che il governo deve affrontare a causa degli elevati tassi di interesse.

“Questo declassamento di un livello sulla nostra scala di rating di 21 livelli riflette l’aumento, avvenuto in oltre un decennio, dei rapporti tra debito pubblico e pagamento degli interessi a livelli significativamente più elevati rispetto a quelli dei titoli di Stato con rating simile”, ha affermato l’agenzia di rating in una nota.

“I governi che si sono succeduti e i funzionari eletti non sono riusciti a concordare misure per invertire la tendenza, il che ha portato a un deficit annuale significativo. Non crediamo che si possano ottenere riduzioni di spesa e deficit con la legge di bilancio attualmente in discussione”, ha dichiarato l’agenzia in una nota.

Gli Stati Uniti stanno registrando un enorme deficit di bilancio, poiché i costi degli interessi sul debito del Tesoro continuano ad aumentare a causa di una combinazione di tassi più elevati e di un maggiore debito da finanziare. Il deficit fiscale ha raggiunto quota 1.050 miliardi di dollari da inizio anno, il 13% in più rispetto all’anno precedente. Tuttavia, l’afflusso di dazi ha contribuito a ridurre parte dello squilibrio il mese scorso.

Moody’s si è dimostrata restia a mantenere il debito sovrano statunitense al massimo rating possibile, e con questo, l’agenzia, attiva da 116 anni, si allinea ai suoi rivali. Standard & Poor’s ha declassato gli Stati Uniti da AAA ad AA+ nell’agosto 2011, e anche Fitch Ratings ha ridotto il rating degli Stati Uniti da AAA ad AA+ nell’agosto 2023.

Sempre nella giornata di venerdì diversi repubblicani sorprendentemente, il pacchetto di tagli fiscali e di tagli al bilancio promosso dal partito di Donald Trump non ha ricevuto il sostegno della commissione bilancio della Camera dei rappresentanti degli Stati Uniti. Solo 16 hanno votato a favore, mentre 21 hanno votato contro quando il pacchetto è stato esaminato dalla commissione bilancio, scrive NBC News. Ciò significa che una manciata di repubblicani si è unita ai democratici nel votare no.

Moody’s prevede “deficit ancora maggiori nel prossimo decennio, con una spesa in aumento e entrate stabili. Ciò aumenterà il peso del debito sulle finanze pubbliche”.

Tuttavia, l’economia statunitense resta “unica” per via della “sua profondità, dell’elevato reddito che genera, del suo forte potenziale di crescita e della sua capacità di innovare e rafforzare la sua produttività”, il che spinge l’agenzia a mantenere le sue prospettive stabili per l’immediato futuro.

Tennis, Sinner: "Roma posto speciale, darò tutto"

Roma, 16 mag. (askanews) – “Ieri mi sono sentito benissimo in campo, oggi dopo mezz’ora ero 61 sotto. Posso giocare meglio a tennis, voi tifosi mi avete dato una mano pazzesca. Abbiamo girato una partita in cui non mi sono sentito benissimo in campo” ha detto Jannik Sinner al termine della semifinale degli Internazionali BNL d’Italia vinta contro Tommy Paul.

“Sono arrivato qui che volevo fare due o tre partite, e sono in finale: è incredibile. Mi dà tanta fiducia per il Roland Garros comunque vada. Questo è un posto speciale, darò tutto in finale” ha spiegato.

Coppa Italia Femminile, domani a Como la finale Juventus-Roma

Roma, 16 mag. (askanews) – L’ultimo atto di una stagione di calcio femminile esaltante. La Juventus per centrare la doppietta scudetto-Coppa Italia; la Roma, alla quinta finale di fila, per tenersi stretta un trofeo già conquistato un anno fa a Cesena. Sabato allo stadio ‘Giuseppe Sinigaglia’ di Como (calcio d’inizio alle 18, diretta su Rai 2 e Sky Sport 1 e in streaming su RaiPlay e NOW) si assegna la Coppa Italia Femminile Frecciarossa: sono arrivate alla finale le squadre vincitrici delle ultime cinque edizioni, con le bianconere capaci di alzare il trofeo nel 2019, nel 2022 e nel 2023 (negli ultimi due casi in finale proprio contro la Roma) e le giallorosse vincitrici della Coppa Italia nel 2021 e nel 2024. Sono giorni di festa per la Juventus, campione d’Italia e premiata all’Allianz Stadium, ma ha avuto modo di festeggiare anche la Roma, che con la vittoria a Firenze ha conquistato la terza posizione utile per la qualificazione alla Women’s Champions League. Ma sarà una festa anche al ‘Sinigaglia’, con 6.500 biglietti già emessi e la possibilità di acquistare i tagliandi nel giorno della partita anche al botteghino dello stadio. In tribuna, tra gli altri, il Ct della Nazionale femminile Andrea Soncin e il campione del mondo Gianluca Zambrotta.

“Giochiamo in una delle location più belle che ci potessero capitare – le parole in conferenza stampa dell’allenatore bianconero Max Canzi -. Credo che la scelta di Como sia stata giusta, per un evento che sta suscitando grande interesse. L’obiettivo della stagione era quello di qualificarci alla Champions e di entrare in Europa anche per l’anno prossimo, oltre ad andare avanti in Coppa Italia. Abbiamo anche vinto lo scudetto e siamo arrivate in fondo alla Coppa Italia dopo un percorso non facile. Il viaggio che ci ha portato fin qui è stato bellissimo, ora dobbiamo chiudere il cerchio”. Canzi, nel corso della stagione, ha più volte evidenziato la forza del gruppo, che ha disputato tante finali; per lui, invece, sarà la prima. “Ho la fortuna di avere delle ragazze che hanno giocato tante finali, che ne hanno vinte tante: stanno dando una mano a me e alle più giovani. Un gruppo di ragazze meravigliose: abbiamo fatto questo viaggio insieme dal primo giorno in cui ci siamo conosciuti e non poteva esserci cosa più bella che giocarci una finale”.

Tra le protagoniste dei tanti viaggi della Juventus, anche Martina Rosucci: “Una finale si descrive da sola, in uno stadio così bello, e che testimonia quando sia importante aprire i grandi stadi per queste partite. Per noi è un orgoglio poter giocare qui, una partita tra le due squadre che nel femminile hanno fatto meglio negli ultimi anni. Sarà una partita senz’altro combattuta, che noi vogliamo vincere per completare una stagione stratosferica. Abbiamo festeggiato a sufficienza lo scudetto all’Allianz e celebrato l’addio di Sara Gama: ci siamo concentrate di nuovo, per una partita che si prepara da sola”. Rosucci ha anche festeggiato il ritorno in Nazionale: “Leggere il mio nome nella lista delle convocate è stata un’emozione che non si può descrivere”.

Morale alto in casa Juventus ma anche in casa Roma. Una stagione che alle giallorosse ha già riservato la vittoria in Supercoppa Frecciarossa contro la Fiorentina e che la squadra di Alessandro Spugna vuole chiudere nella maniera migliore. “Quando una squadra come la Juve vince lo scudetto e lo vince così, è ovvio considerarla favorita – spiega l’allenatore -. Ma noi ci giocheremo tutte le nostre carte per portare a casa il trofeo. Entrambe le squadre giocheranno a viso aperto per le proprie caratteristiche. Troveremo una Juve di corsa e di ripartenze: noi cercheremo di imporre il nostro gioco sin dall’inizio. I dettagli faranno la differenza”. Tra le convocate c’è anche la canadese Viens: “E’ importante averla recuperata, si sta allenando con il gruppo da qualche settimana”. Mancherà invece Giulia Dragoni, oltre a Giada Greggi. “Prima di giocare con la Fiorentina ho detto che non ci sarebbe stata miglior partita per preparare una finale. Ci siamo arrivate un po’ strette perché ce la siamo complicata, ma è stata una grande settimana di lavoro, con giocatrici attente e concentrate. Il risultato positivo ci ha permesso di lavorare al meglio: siamo cariche per poter fare la partita giusta per riportare la coppa a Roma”.

La solleverebbe Manuela Giugliano, che ha già deciso con un gol su rigore la sfida di sabato scorso a Firenze: “Mi interessa poco segnare, preferisco alzare la coppa – spiega la centrocampista -. E’ un trofeo importante per entrambe: lo è per il nostro percorso dopo una stagione difficile, questo dovrà essere un punto da cui ripartire l’anno prossimo per migliorare sempre di più”. Arriveranno tanti tifosi anche da Roma: “Siamo molto felici di vedere che ci saranno tante persone, questo significa che il nostro mondo è bello e fa gioire tanta gente che ci viene a seguire. Bisogna continuare a investire sul movimento, sulle strutture, sugli staff, sul far arrivare in Italia tante giocatrici forti. Noi, dal canto nostro, cercheremo di dare a tutti lo spettacolo che meritano di vedere. La chiave tattica? Vincere tutti i duelli e avere la palla, anche perché non troveremo una squadra scarica”.

Tennis, Sinner in finale agli Internazionali di Roma

Roma, 16 mag. (askanews) – Quarantasette anni dopo Adriano Panatta un tennista azzurro torna in finale agli Internazionali d’Italia. È Jannik Sinner che in semifinale ha battuto l’americano Tommy Paul con il punteggio di 1-6, 6-0, 6-3 in un’ora e 43 minuti di gioco.

Una vittoria in rimonta per il n. 1 al mondo, bravo a reagire dopo un avvio in ombra e un primo set perso con un netto 6-1.

Sinner ha alzato il livello e cambiato marcia dal secondo set in poi, tornando a comandare negli scambi e ritrovando l’aiuto del servizio. Alla 25esima finale Atp in carriera, Jannik tornerà in campo domenica alle 17 contro Carlos Alcaraz: