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Proclamati cinque giorni di lutto nazionale per la morte di Papa Francesco

Roma, 22 apr. (askanews) – Il Consiglio dei ministri ha deciso di proclamare cinque giorni di lutto nazionale per la morte di papa Francesco. E’ quanto si apprende da fonti di governo. La decisione in una seduta lampo dei ministri a Palazzo Chigi: la riunione è durata circa 15 minuti. I cinque giorni di lutto nazionale proclamati dal governo iniziano oggi e termineranno sabato. Lo ha spiegato il ministro per la Protezione civile Nello Musumeci, lasciando Palazzo Chigi dopo il Consiglio dei ministri. Il ministro ha spiegato che la proclamazione di cinque giorni di lutto nazionale  è frutto di “scelte del presidente del Consiglio che tutti abbiamo condiviso”, aggiungendo che “tutte le cerimonie” per il 25 aprile “sono consentite, naturalmente tenuto conto del contesto e quindi con la sobrietà che la circostanza impone”. Invece, a causa del lutto nazionale “le partite di sabato” del campionato di calcio “sono sospese”.

Rava e molti altri big per il Torino Jazz Festival "Libera la musica"

Roma, 22 apr. (askanews) – Tredicesima edizione del Torino Jazz Festival, nel segno di ‘Libera la Musica’, sotto la direzione artistica di Stefano Zenni, in programma dal 23 al 30 aprile 2025. Otto giorni di programmazione, durante i quali sono previsti 71 concerti, con appuntamenti in 58 luoghi sparsi in tutta la città.

Il festival celebra anche quest’anno il 25 aprile, nell’anno in cui si festeggiano gli 80 anni dalla Liberazione, con alcuni appuntamenti da non perdere, a partire da ‘Il ballo della Liberazione’ proprio il 25 aprile. Fra gli omaggi – oltre alla consueta attenzione alla ‘Giornata Internazionale del Jazz’ UNESCO del 30 aprile – verrà celebrato quest’anno un torinese speciale: Enrico Rava, insignito della targa Torri Palatine della Città di Torino con la motivazione: “A Enrico Rava che ha portato la Torino del jazz nel mondo”. Tra gli eventi clou, il TJF celebra la forza liberatrice della Storia con il grande evento “Il Big Bang del Jazz” di Jason Moran, una produzione originale del TJF in esclusiva europea.

Al TJF XIII suoneranno 289 artisti nazionali e internazionali, dai musicisti emergenti alle grandi figure della scena mondiale. Centrale, come sempre, la qualità del cartellone, al fianco di ben otto produzioni originali TJF.

‘Libera la musica’ è il tema portante di quest’anno, esplorando fra le tante forme della danza (Il Ballo della Liberazione, Flamenco Criollo, Don Karate, la marching band), i grandi pianisti (Moran, Iyer, Pieranunzi, Freitas, Oswald, Rebaudengo, Ortiz), l’elettronica, il jazz classico e swingante (Rava, Di Castri, Benjamin, Moran), il rock (Calibro 35) o i suoni del mondo (Bang, Kouate, Remigi, Flamenco Criollo), il jazz e la classica (Pieranunzi, Pia, Koro, Rebaudengo) e tanto altro.

Ad aprire il TJF 2025, mercoledì 23 aprile alle 18 al Teatro Juvarra, una produzione originale del festival vedrà protagonisti il poeta Domenico Brancale e il batterista Roberto Dani in “Chi sono queste cose”. Il concerto, in collaborazione con Salone OFF Salone Internazionale del libro Torino, propone un viaggio attraverso la parola e il suono.

Si prosegue alle 21 al Teatro Colosseo con l’atteso omaggio a Enrico Rava in compagnia del suo quintetto “Fearless Five”, che di recente ha trionfato nel referendum della rivista Musica Jazz in due categorie: come miglior album, con Fearless Five, e come formazione dell’anno. Nel corso della serata il Maestro verrà insignito della targa Torri Palatine della Città di Torino.

Giovedì 24 aprile appuntamento doppio. Si parte alle 21 al Teatro Colosseo con i Calibro 35 nel progetto “Jazzploitation”, da una ricerca sulle colonne sonore italiane della golden age. Jazzploitation riscopre il repertorio di artisti ed etichette una volta bistrattati, ma divenuti ora di culto. Il progetto nasce in collaborazione con Jazz is Dead!

Alle 23 protagonista Don Karate al Bunker in un live caleidoscopico: il jazz si mescola con atmosfere pop, echi africani, groove spezzati, derive blues, colonne sonore alla Carpenter, spingendosi fino al clubbing di Detroit o all’hip hop anni ’90, senza dimenticare le commistioni con l’elettronica e la video art.

Venerdì 25 aprile, in occasione del Jazz della Liberazione TJF alle ore 11, un’altra produzione originale del festival al Teatro Vittoria, con la musicista sarda Zoe Pia al timone di un collettivo di giovani percussionisti provenienti dal mondo della classica: Eic Eden inverted Collective di Zoe Pia “Atlantidei”. Tra i vincitori del bando SIAE “Per chi crea 2024” nella sezione “Nuove opere” per il settore Musica, il progetto sarà presentato in anteprima al Torino Jazz Festival 2025.

Le celebrazioni dell’80esimo anniversario della Liberazione proseguono al MAUTO, alle ore 18 e alle 21, con una produzione originale TJF, in collaborazione con Balla Torino Social Dance. Due orchestre in pista per una sfida tra big band come nella Harlem degli anni ’30: Gianpaolo Petrini Big Band vs JcT Big Band di Valerio Signetto, guida la serata Mirko Volonnino. Il jazz divenne la colonna sonora della liberazione e il ballo del lindy hop l’espressione fisica di quella gioia. Ottant’anni dopo celebriamo la Liberazione con due delle migliori big band torinesi.

In esclusiva per TJF, alle ore 17 al Conservatorio Giuseppe Verdi, Vijay Iyer con “Piano Solo”. Il compositore e pianista newyorkese è una delle maggiori novità artistiche prodotte dal jazz degli anni 2000. Dopo premi e onorificenze, si sta imponendo in tutto il mondo per la sua forza innovativa. Alle 22, all’Hiroshima Mon Amour Jan Bang una produzione originale TJF guidata da uno dei producer e creatore di suoni più amati nel mondo dell’elettronica: Jang Bang Sextet “Alighting”. L’evento, in collaborazione con Jazz is Dead! è inserito nelle azioni del percorso di candidatura di Torino a Capitale Europea della Cultura 2033. Sabato 26 aprile alle ore 11 una nuova esclusiva del TJF al Teatro Juvarra con la pianista franco-filippina Margaux Oswald. Un’altra figura emergente del pianoforte internazionale, sulla linea delle proposte del festival alla scoperta di nuovi talenti.

Alle 18 alla Casa Teatro Ragazzi e Giovani, uno dei più gloriosi gruppi storici del jazz italiano con il trascinante progetto “Nexus Plays Dolphy”, nato dal desiderio di riportare al centro della scena un musicista straordinario, il cui lascito è stato fondamentale per l’evoluzione del jazz.

Alle 21 chiudono la serata al Conservatorio di Torino, Enrico Pieranunzi Trio & Orchestra Filarmonica Italiana con “Blues and Bach”, da un’idea del direttore e arrangiatore Michele Corcella. Un omaggio al grande pianista e compositore statunitense John Lewis che, innamorato della musica di Bach, intendeva fondere il linguaggio del compositore tedesco con il blues e l’improvvisazione jazzistica, aggiungendo al jazz suono da world music, swing e colori puri degli strumenti.

Domenica 27 aprile alle ore 11 al Teatro Vittoria, l’ensemble italo-coreano Korale, guidato dalla poliedrica batterista Francesca Remigi, vincitrice di Nuova Generazione Jazz 2021 e Top Jazz 2022. Nei complessi rapporti tra jazz e musica dell’Estremo Oriente, Korale spicca come un prodotto nuovo, non assimilabile né nel paradigma americano né nel facile esotismo.

Alle 18, al Conservatorio Giuseppe Verdi, l’astro nascente del jazz brasiliano Amaro Freitas crea una musica che è esplorazione della tradizione del suo paese nel progetto “Y’Y”, proposta originale che fonde i ritmi nordestini e la frenesia del frevo con le suggestioni dell’Amazzonia. Al Teatro Monterosa alle ore 21, una produzione originale TJF con Furio di Castri 8 in “Blowin’ in the wind”. Per il suo settantesimo compleanno, l’artista offre al pubblico una riflessione sulla guerra e la pace, accompagnato da un gruppo di strumentisti d’eccezione legati alla sua lunga carriera.

Lunedì 28 aprile alle ore 18 al Teatro Juvarra, un’altra produzione originale TJF con la formazione “Koro Almost Brass Quintet” in “Lonely House. La musica di Kurt Weill”. Questa singolare formazione rivisita l’idea del quintetto di musica classica “quasi” tutto di ottoni, come recita il nome del gruppo, con la presenza, a scompaginare le carte, del sassofono dell’arrangiatore del progetto Cristiano Arcelli. Al Teatro Colosseo, alle ore 21, la consegna della borsa di studio Memorial Sergio Ramella, voluta da AICS Torino APS, a uno studente del Dipartimento Jazz del Conservatorio Giuseppe Verdi di Torino prima del concerto di Lakecia Benjamin. La sassofonista e compositrice è una delle figure più interessanti emerse dal panorama americano degli ultimi anni con “Phoenix Reimagined”, travolgente sintesi di r&b, hip hop, jazz e funk che ha conquistato il pubblico di tutto il mondo.

Martedì 29 aprile alle 18 al Teatro Vittoria una produzione originale TJF vede protagonista Andrea Rebaudengo in “Improvisers/Composers”, un programma di brani “classici” per pianoforte composti da jazzisti, tra cui – in prima assoluta – la serie dei preludi di Hurricane. Alle ore 21, al Teatro Colosseo, una esclusiva TJF con “Flamenco Criollo”, l’incontro tra flamenco e ritmi afrocubani. Il pianista cubano Aruán Ortiz guida una spettacolare performance, in cui dialogano sul palco le due sponde dell’Atlantico: musicisti e danzatori andalusi e i loro corrispettivi afrocubani. Mercoledì 30 aprile al Teatro Juvarra alle ore 18 un’altra esclusiva TFF con Dudù Kouate 4tet. Il gruppo di Dudù Kouate, percussionista senegalese/italiano, proietta le tradizioni africane in una dimensione globale. Grande chiusura per il TJF XIII, domenica 30 aprile, nella Giornata Internazionale Unesco del Jazz, con una produzione originale del TJF in esclusiva europea: Jason Moran Bandwagon & TJF All Stars con “Il Big Bang del Jazz. L’eroica storia di James Reese Europe”. Nel dicembre 1917 il direttore di banda afroamericano James Reese Europe, già celebre per aver divulgato il fox trot, salpava per l’Europa insieme al 369esimo reggimento, spedito sul fronte francese per combattere e per suonare. Nel 1919 Europe e gli eroi ribattezzati “Harlem Hellfighters” registrarono dischi che oggi ci rivelano il cuore pulsante di quella nuova musica. A poco più di cento anni di distanza, Jason Moran – uno dei pianisti piu’ celebrati della scena contemporanea, con lo storico trio Bandwagon – torna al repertorio di Europe e, nel racconto suggestivo per immagini e filmati storici, aggiorna blues, ragtime, New Orleans su ritmi contemporanei, in un’esplosione trascinante di colori di sax, clarinetti e ottoni. È la fantasmagorica All Stars del jazz italiano, riunita appositamente per questa occasione speciale, che su disco ha gia’ fatto gridare al capolavoro. Uno dei progetti piu’ importanti del decennio, in esclusiva europea al TJF.

Fra le novità di quest’anno Jazz Cinema, il filone del festival dedicato alle “pellicole musicali”, in collaborazione con il Museo Nazionale del Cinema. La rassegna cinematografica a firma Torino Jazz Festival prevede 7 proiezioni al Cinema Massimo, tra cui il film “Just Play and never stop.

Saranno 4 gli appuntamenti “special” ospitati in luoghi non convenzionali della città, a partire dalla JST Jazz Parade nel solco della tradizionale e sempre divertente marching band itinerante dal Mercato di Porta Palazzo a Piazza San Carlo, passando dal Museo Nazionale del Risorgimento con lo Swing della Liberazione alla GAM – Galleria d’Arte Moderna e Contemporanea Torino in compagnia del Picture Jazz Duo, fino all’Impianto Iren di accumulo del calore e solare termico Mirafiori Nord, dove si esibirà il Mama Trio + Mati, con la partecipazione straordinaria di Emanuele Cisi.

Il festival è un progetto della Città di Torino, realizzato da Fondazione per la Cultura Torino, Main Partner Intesa Sanpaolo e Iren, con il sostegno del Ministero della Cultura e della Fondazione CRT, il contributo di Confartigianato Imprese Torino e in collaborazione con Turismo Torino e Provincia e GTT – Gruppo Torinese Trasporti. Charity Partner Fondazione Piemontese per la Ricerca sul Cancro.

Il TJF 2025, inoltre, partecipa attivamente alla candidatura di Torino a Capitale Europea della Cultura 2033 – #versoTorino2033, contribuendo a rafforzare il profilo culturale della città attraverso la valorizzazione della scena jazz locale, nazionale e internazionale con Jang Bang Sextet “Alighting”, l’evento in programma venerdì 25 aprile alle ore 22 all’Hiroshima Mon Amour. Una produzione originale TJF, nata in collaborazione con Jazz is Dead!

Le ultime parole di Papa Francesco: grazie per avermi riportato in piazza

Città del Vaticano, 22 apr. (askanews) – “Grazie per avermi riportato in piazza”: sono le ultime parole che Papa Francesco ha rivolto al suo assistente personale e infermiere Massimiliano Strappetti. E’ quanto riferisce Vatican News.

Le parole sarebbero state pronunciate domenica dopo il giro in Papamobile fatto dal Pontefice al termine della Benedizione Urbi et Orbi di Pasqua. Il Papa, sempre secondo quanto riportato dai media vaticani, avrebbe prima chiesto a Strappetti: “Credi che possa farlo?”. Dopo il rientro il Papa ha trascorso un pomeriggio tranquillo, la sera la cena. Poi ieri mattina, all’alba il malessere, il coma, il decesso, il giorno dopo aver salutato il mondo dopo tanto tempo.

Il Papa non ha sofferto, è avvenuto tutto rapidamente. Intorno alle 5.30 del mattino le prime avvisaglie del malore, con il pronto intervento di chi vegliava su di lui. Più di un’ora dopo, fatto un gesto di saluto con la mano a Strappetti, sdraiato sul letto del suo appartamento al secondo piano di Casa Santa Marta, il Pontefice è entrato in coma. E’ il racconto di Vatican News sulle ultime ore di Francesco, prima della morte.

Una morte discreta, quasi improvvisa – proseguono i media vaticani – senza lunghe attese e troppi clamori per un Papa che sulle sue condizioni di salute ha avuto sempre grande riserbo. Una morte avvenuta il giorno dopo la Pasqua, il giorno dopo aver benedetto la città e il mondo, il giorno dopo aver di nuovo, dopo tanto tempo, abbracciato il popolo.

Ucraina, il Cremlino conferma la disponibilità a colloqui diretti con Kiev

Roma, 22 apr. (askanews) – Il Cremlino ha ribadito la disponibilità a negoziare con l’Ucraina, sottolineando la necessità di discutere l’idea di un cessate il fuoco sugli obiettivi civili. Lunedì, Putin aveva affermato che la proposta di un “moratoria” sugli attacchi alle infrastrutture civili dovrebbe essere discussa in forma bilaterale con Kiev.

“Il presidente Putin ha più volte dichiarato la propria disponibilità a risolvere le questioni attraverso il dialogo. Questa è un’ulteriore conferma di tale disponibilità,” ha dichiarato oggi il portavoce del Cremlino, Dmitry Peskov.

Peskov rispondendo a una domanda dei giornalisti su con chi, in Ucraina, potrebbe essere possibile avviare un simile dialogo, vista l’attuale posizione del governo di Kiev che proibisce ufficialmente qualsiasi trattativa con Mosca.

Le forze russe, intanto, hanno condotto un massiccio attacco con droni kamikaze sulla città ucraina di Odessa nella notte tra lunedì e martedì, causando almeno tre feriti e danni estesi a edifici residenziali e infrastrutture civili. Lo hanno riferito martedì mattina le autorità locali.

Anche la Cina esprime il suo cordoglio per la morte di Papa Francesco

Roma, 22 apr. (askanews) – Un grande Papa e il primo Pontefice gesuita, quindi con uno sguardo particolarmente acuto anche verso l’Asia dove l’ordine fondato da Ignazio da Loyola ha avuto uno storico radicamento. Tutto ciò, però, non è bastato a Bergoglio per riuscire a produrre una svolta nei rapporti tra la Santa Sede e Pechino.

“La Cina esprime il suo cordoglio per la morte di Papa Francesco. Negli ultimi anni, Cina e Santa Sede hanno mantenuto contatti costruttivi e avviato scambi proficui”, ha detto oggi il portavoce del ministero degli Esteri cinese Guo Jiakun nella quotidiana conferenza stampa a Pechino. “La Cina – ha aggiunto – è disposta a collaborare con la Santa Sede per promuovere il continuo miglioramento delle relazioni sino-vaticane”.

Quando morì Benedetto XVI il 31 dicembre 2022, Pechino espresse il proprio cordoglio solo sei giorni dopo, il 6 gennaio successivo, tramite una nota del ministero degli Esteri.

La copertura mediatica, dopo la notizia del decesso di Bergoglio, nella Repubblica popolare, è stata in realtà piuttosto scarna: articoli nella versione in inglese dell’agenzia di stampa Xinhua, nella testata (sempre in inglese) ufficiale Global Times, un articolo sul portale in cinese The Paper. La notizia secca, non particolari commenti.

Francesco ci ha provato a intrattenere rapporti con la Cina, cercando una riconciliazione. Ha tentato di raccogliere l’eredità di Francesco Saverio, Matteo Ricci, Alessandro Valignano, i grandi gesuiti che nel XVI secolo tentarono di esportare nell’Asia orientale il messaggio cristiano.

Gli ostacoli si sono tuttavia dimostrati difficili da sormontare. La Santa Sede mantiene relazioni diplomatiche con Taiwan, non con la Cina continentale. Dopo che nel 1951 il Vaticano riconobbe il governo di Taiwan, Pechino – che sostiene il principio dell'”Unica Cina” e non riconosce Taiwan come Stato indipendente – ruppe le relazioni ufficiali e non ha mai più instaurato un canale diplomatico formale con la Chiesa cattolica.

La Repubblica popolare cinese, sebbene dichiari di garantire la libertà di culto, è uno stato fondamentalmente ateo e vieta ai membri del Partito comunista di professare qualsiasi religione. Ciononostante, in Cina si stima vi siano circa 12 milioni di cattolici. Non un gran numero, in un paese di 1,4 miliardi di abitanti, ma comunque una presenza rilevabile.

Un nodo particolarmente spinoso è il diritto di nominare i vescovi: Pechino, rifiutando di riconoscere l’autorità pontificia in materia, nomina vescovi autonomamente, provocando da decenni un conflitto con il Vaticano. Conflitti sono nati anche sulle politiche di repressione sistematica delle minoranze e delle religioni in regioni come lo Xinjiang e il Tibet.

In questo contesto, l’elezione di Francesco nel marzo 2013 fece nascere speranze di disgelo. Nel marzo 2014 il Papa rese noto di aver scambiato lettere con il presidente cinese Xi Jinping, citando quel momento come la prima menzione pubblica della questione cinese.

Nell’agosto dello stesso anno, durante la sua visita in Corea del Sud, Papa Francesco sorvolò per la prima volta lo spazio aereo cinese. Nel 1989 Giovanni Paolo II, in visita a Seoul, aveva dovuto aggirare la Cina passando per l’Unione sovietica perché Pechino aveva negato il sorvolo. Passando sopra la Cina, Francesco inviò, seguendo il protocollo, il suo saluto “al presidente Xi Jinping e al popolo cinese”, pregando per “pace e felicità in Cina”. Il ministero degli Esteri cinese rispose affermando di essere “impegnato a migliorare le relazioni con il Vaticano”.

Il Papa ha più volte espresso il desiderio di recarsi in visita in Cina: sul volo di ritorno dalla Corea del Sud disse che ci sarebbe andato “anche domani”. Al ritorno da un viaggio nelle Filippine nel gennaio 2015 ribadì di “essere pronto a visitare la Cina in qualsiasi momento”. Più di recente, lo scorso settembre, dopo un tour in Asia e Oceania, definì la Cina “una grande nazione e una promessa e una speranza per la Chiesa cattolica”.

Gli sforzi di Francesco hanno portato, nel settembre 2018, a un accordo ad interim biennale tra Santa Sede e Cina sul tema delle nomine episcopali, poi prorogato nel 2020, nel 2022 e infine per altri quattro anni a ottobre dello scorso anno. Il testo non è mai stato reso pubblico, ma si sa che la Cina riconosce il Papa come capo della Chiesa universale, mentre la Santa Sede approva i vescovi nominati da Pechino.

Critici interni ed esterni alla Chiesa hanno accusato la Santa Sede di essersi piegata al Partito comunista, lamentando la rinuncia a posizioni di principio. Tra i critici anche il cardinale Joseph Zen, arcivescovo emerito di Hong Kong. Un dialogo imperfetto, tuttavia, è sempre meglio di nessun dialogo: questa la linea espressa da Bergoglio.

Risolta in parte la controversia sulle nomine, è cresciuta l’attenzione sulla possibilità di stringere relazioni diplomatiche formali tra Cina e Vaticano, ma a oggi lo scambio di ambasciatori non si è concretizzato. Il viaggio in Cina, lungamente auspicato da Francesco, non è mai avvenuto. Mai c’è stato l’auspicato incontro con Xi Jinping di persona, nonostante ripetute occasioni, come la partecipazione di Xi e del Papa a eventi internazionali nel 2015 e nel 2022, e la visita di Stato di Xi in Italia nel 2019.

Il principale tema del contendere, per Pechino, è il riconoscimento vaticano di Taiwan.

Il presidente taiwanese Lai Ching-te, non a caso, è stato rapido a esprimere cordoglio via X e inviato un messaggio ufficiale al Vaticano. Inoltre, Taipei si è già attivata per inviare “inviati speciali di alto livello” alle esequie papali, e ha proclamato due giorni di lutto nazionale esponendo le bandiere a mezz’asta.

Nel 2013, alla cerimonia d’inaugurazione di Bergoglio partecipò l’allora presidente di Taiwan Ma Ying-jeou, suscitando proteste formali di Pechino che chiese al Vaticano di recidere i rapporti con Taiwan. Analoghe tensioni si erano registrate nel 2005 ai funerali di Giovanni Paolo II: Pechino protestò per la partecipazione dell’allora presidente taiwanese Chen Shui-bian non solo con la Santa Sede, ma anche con l’Italia per aver concesso i visti. Anche per la morte di Benedetto XVI, la delegazione taiwanese guidata dall’ex vicepresidente Annette Lu poté partecipare alle esequie, con dure reazioni di Pechino.

(Città del Vaticano, foto di archivio del 2014: udienza del mercoledì, Papa Francesco saluta i fedeli che sventolano la bandiera della Cina)

L’ultimo messaggio di Francesco: la sepoltura a Santa Maria Maggiore

Roma, 22 apr. (askanews) – Non a San Pietro, ma una sepoltura semplice a Roma, nella Basilica di Santa Maria Maggiore, una delle quattro basiliche papali, anche in questo Francesco si mostrato un papa diverso, confermando la sua linea di papato vicino alla gente comune. La cappella Paolina, vicino alla quale, secondo il testamento, vuole essere sepolto, era affollata la sera del 21 aprile, giorno dell’annuncio della sua morte, a 88 anni. Qui si trova l’icona mariana pi cara ai romani, la “Salus Populi Romani”. Il cardinale Gianfranco Ravasi, arrivando alla prima Congregazione dei cardinali che decider tempi e modalit della sede vacante.

“Santa Maria Maggiore come ha detto lui nel suo testamento con una semplicit particolare. Questo forse l’ultimo messaggio che lui d. Soprattutto ricordando che lui vuole essere sepolto sotto l’ombra di una donna, in questo caso di Maria”.

La salma del papa argentino sar esposta per tre giorni per la venerazione e l’omaggio dei fedeli. I funerali si terranno gi sabato 26. Il Conclave, invece, dovrebbe iniziare tra il quindicesimo e il 20esimo giorno dopo la morte, e quindi tra il 5 e il 10 maggio. Il cardinale Oscar Cantoni: “Ringraziamo Dio che ce lo ha dato e cerchiamo di utilizzare i suoi insegnamenti soprattutto”, ha commentato ad askanews.

Oro ancora da record, l’oncia sfonda quota 3.500 dollari

Roma, 22 apr. (askanews) – Oro ancora da record. L’oncia ha brevemente superato la soglia dei 3.500 dollari questa mattina, mentre persiste un quadro di volatilità e tensione sui mercati dopo il nuovo attacco del presidente Usa Donald Trump al capo della Federal Reserve, Jerome Powell. A tarda mattina, l’oncia rintraccia in parte ma resta leggermente in rialzo a 3.457 dollari.

Mi frattempo già ieri il dollaro è tornato a indebolirsi, con l’euro risalito sopra 1,15 sul biglietto verde per la prima volta dal novembre del 2021.

Sabato i funerali di Papa Francesco in piazza San Pietro, poi la sepoltura a Santa Maria Maggiore

Città del Vaticano, 22 apr. (askanews) – Si terranno sabato 26 aprile 2025, alle ore 10.00, i funerali di Papa Francesco. Lo riferisce una nota della sala stampa della Santa Sede, sottolineando che si terranno nel “primo giorno dei Novendiali, sul sagrato della Basilica di San Pietro sarà celebrata la Santa Messa esequiale del Romano Pontefice Francesco, secondo quanto previsto nell’Ordo Exsequiarum Romani Pontificis (nn. 82-109).

La Liturgia esequiale sarà presieduta da Sua Eminenza Reverendissima il Signor Cardinale Giovanni Battista Re, Decano del Collegio Cardinalizio. Al termine dei funerali – spiega la sala stampa della Santa Sede – “avranno luogo l’Ultima commendatio e la Valedictio. Di seguito il feretro del Romano Pontefice sarà portato nella Basilica di San Pietro e da lì nella Basilica di Santa Maria Maggiore per la tumulazione”.

Domani alle 9 la traslazione della salma di Papa Francesco nella Basilica di San Pietro

Città del Vaticano, 22 apr. (askanews) – “Mercoledì 23 aprile 2025 alle ore 9.00, la bara con il defunto Romano Pontefice Francesco sarà portata dalla Cappella della Domus Santa Marta alla Basilica Papale di San Pietro, secondo quanto previsto nell’Ordo Exsequiarum Romani Pontificis (nn. 41-65)”. E’ quanto riferisce un bollettino vaticano.

“Dopo il momento di preghiera, presieduto da Sua Eminenza Reverendissima il Signor Cardinale Kevin Joseph Farrell, Camerlengo di Santa Romana Chiesa – prosegue la nota – ha inizio la traslazione. La processione percorrerà la Piazza Santa Marta e la Piazza dei Protomartiri Romani; dall’Arco delle Campane uscirà in Piazza San Pietro ed entrerà nella Basilica Vaticana attraverso la porta centrale. Presso l’altare della Confessione il Cardinale Camerlengo presiederà la Liturgia della Parola, al termine della quale avranno inizio le visite alla salma del Romano Pontefice”.

Francesco e la Cina, un incontro mancato per il Papa gesuita

Roma, 22 apr. (askanews) – Un grande Papa e il primo Pontefice gesuita, quindi con uno sguardo particolarmente acuto anche verso l’Asia dove l’ordine fondato da Ignazio da Loyola ha avuto uno storico radicamento. Tutto ciò, però, non è bastato a Bergoglio per riuscire a produrre una svolta nei rapporti tra la Santa Sede e Pechino.

“La Cina esprime il suo cordoglio per la morte di Papa Francesco. Negli ultimi anni, Cina e Santa Sede hanno mantenuto contatti costruttivi e avviato scambi proficui”, ha detto oggi il portavoce del ministero degli Esteri cinese Guo Jiakun nella quotidiana conferenza stampa a Pechino. “La Cina – ha aggiunto – è disposta a collaborare con la Santa Sede per promuovere il continuo miglioramento delle relazioni sino-vaticane”.

Quando morì Benedetto XVI il 31 dicembre 2022, Pechino espresse il proprio cordoglio solo sei giorni dopo, il 6 gennaio successivo, tramite una nota del ministero degli Esteri.

La copertura mediatica, dopo la notizia del decesso di Bergoglio, nella Repubblica popolare, è stata in realtà piuttosto scarna: articoli nella versione in inglese dell’agenzia di stampa Xinhua, nella testata (sempre in inglese) ufficiale Global Times, un articolo sul portale in cinese The Paper. La notizia secca, non particolari commenti.

Francesco ci ha provato a intrattenere rapporti con la Cina, cercando una riconciliazione. Ha tentato di raccogliere l’eredità di Francesco Saverio, Matteo Ricci, Alessandro Valignano, i grandi gesuiti che nel XVI secolo tentarono di esportare nell’Asia orientale il messaggio cristiano.

Gli ostacoli si sono tuttavia dimostrati difficili da sormontare. La Santa Sede mantiene relazioni diplomatiche con Taiwan, non con la Cina continentale. Dopo che nel 1951 il Vaticano riconobbe il governo di Taiwan, Pechino – che sostiene il principio dell'”Unica Cina” e non riconosce Taiwan come Stato indipendente – ruppe le relazioni ufficiali e non ha mai più instaurato un canale diplomatico formale con la Chiesa cattolica.

La Repubblica popolare cinese, sebbene dichiari di garantire la libertà di culto, è uno stato fondamentalmente ateo e vieta ai membri del Partito comunista di professare qualsiasi religione. Ciononostante, in Cina si stima vi siano circa 12 milioni di cattolici. Non un gran numero, in un paese di 1,4 miliardi di abitanti, ma comunque una presenza rilevabile.

Un nodo particolarmente spinoso è il diritto di nominare i vescovi: Pechino, rifiutando di riconoscere l’autorità pontificia in materia, nomina vescovi autonomamente, provocando da decenni un conflitto con il Vaticano. Conflitti sono nati anche sulle politiche di repressione sistematica delle minoranze e delle religioni in regioni come lo Xinjiang e il Tibet.

In questo contesto, l’elezione di Francesco nel marzo 2013 fece nascere speranze di disgelo. Nel marzo 2014 il Papa rese noto di aver scambiato lettere con il presidente cinese Xi Jinping, citando quel momento come la prima menzione pubblica della questione cinese.

Nell’agosto dello stesso anno, durante la sua visita in Corea del Sud, Papa Francesco sorvolò per la prima volta lo spazio aereo cinese. Nel 1989 Giovanni Paolo II, in visita a Seoul, aveva dovuto aggirare la Cina passando per l’Unione sovietica perché Pechino aveva negato il sorvolo. Passando sopra la Cina, Francesco inviò, seguendo il protocollo, il suo saluto “al presidente Xi Jinping e al popolo cinese”, pregando per “pace e felicità in Cina”. Il ministero degli Esteri cinese rispose affermando di essere “impegnato a migliorare le relazioni con il Vaticano”.

Il Papa ha più volte espresso il desiderio di recarsi in visita in Cina: sul volo di ritorno dalla Corea del Sud disse che ci sarebbe andato “anche domani”. Al ritorno da un viaggio nelle Filippine nel gennaio 2015 ribadì di “essere pronto a visitare la Cina in qualsiasi momento”. Più di recente, lo scorso settembre, dopo un tour in Asia e Oceania, definì la Cina “una grande nazione e una promessa e una speranza per la Chiesa cattolica”.

Gli sforzi di Francesco hanno portato, nel settembre 2018, a un accordo ad interim biennale tra Santa Sede e Cina sul tema delle nomine episcopali, poi prorogato nel 2020, nel 2022 e infine per altri quattro anni a ottobre dello scorso anno. Il testo non è mai stato reso pubblico, ma si sa che la Cina riconosce il Papa come capo della Chiesa universale, mentre la Santa Sede approva i vescovi nominati da Pechino.

Critici interni ed esterni alla Chiesa hanno accusato la Santa Sede di essersi piegata al Partito comunista, lamentando la rinuncia a posizioni di principio. Tra i critici anche il cardinale Joseph Zen, arcivescovo emerito di Hong Kong. Un dialogo imperfetto, tuttavia, è sempre meglio di nessun dialogo: questa la linea espressa da Bergoglio.

Risolta in parte la controversia sulle nomine, è cresciuta l’attenzione sulla possibilità di stringere relazioni diplomatiche formali tra Cina e Vaticano, ma a oggi lo scambio di ambasciatori non si è concretizzato. Il viaggio in Cina, lungamente auspicato da Francesco, non è mai avvenuto. Mai c’è stato l’auspicato incontro con Xi Jinping di persona, nonostante ripetute occasioni, come la partecipazione di Xi e del Papa a eventi internazionali nel 2015 e nel 2022, e la visita di Stato di Xi in Italia nel 2019.

Il principale tema del contendere, per Pechino, è il riconoscimento vaticano di Taiwan.

Il presidente taiwanese Lai Ching-te, non a caso, è stato rapido a esprimere cordoglio via X e inviato un messaggio ufficiale al Vaticano, Inoltre, Taipei si è già attivata per inviare “inviati speciali di alto livello” alle esequie papali, e ha proclamato due giorni di lutto nazionale esponendo le bandiere a mezz’asta.

Nel 2013, alla cerimonia d’inaugurazione di Bergoglio partecipò l’allora presidente di Taiwan Ma Ying-jeou, suscitando proteste formali di Pechino che chiese al Vaticano di recidere i rapporti con Taiwan. Analoghe tensioni si erano registrate nel 2005 ai funerali di Giovanni Paolo II: Pechino protestò per la partecipazione dell’allora presidente taiwanese Chen Shui-bian non solo con la Santa Sede, ma anche con l’Italia per aver concesso i visti. Anche per la morte di Benedetto XVI, la delegazione taiwanese guidata dall’ex vicepresidente Annette Lu poté partecipare alle esequie, con dure reazioni di Pechino.

Papa, Card. Ravasi: prossime Congregazioni scelte Conclave, non oggi

Roma, 22 apr. (askanews) – “Saranno le successive congregazioni, quando arriveranno i cardinali da tutto il mondo, a dare indicazioni, come avvenuto nel 2013, in cui saranno date le scelte per il futuro Conclave. Quella di oggi invece una Congregazione pi organizzativa”: lo ha detto il cardinale Gianfranco Ravasi, entrando in Vaticano per la prima Congregazione dei cardinali.

“Con Papa Francesco abbiamo collaborato in tutti questi 12 anni dal punto di vista della cultura – ha risposto Ravasi a chi gli chiedeva un ricordo di Francesco – e contrariamente a quanto qualcuno dice, posso dire che lui aveva una sensibilit istintiva per la cultura contemporanea, era molto attento al problema delle culture femminili e delle culture giovanili, della scienza, per esempio dell’Intelligenza artificiale e della comunicazione, la cultura digitale e soprattutto stato uno che ha innovato molto il linguaggio della Chiesa stessa”.

Papa, Card. Filoni: “Ora chiamati all’organizzazione poi si vedr”

Roma, 22 apr. (askanews) – “La cosa ora pi importante la preghiera, accompagniamo il Papa con la preghiera. Ora siamo chiamati a discutere dell’organizzazione poi si vedr: lo ha detto il cardinale Fernando Filoni, entrando in Vaticano per la prima Congregazione dei cardinali.

Exposed, il paesaggio delle Langhe contemporanee da CAMERA

Torino, 22 apr. (askanews) – Il paesaggio delle Langhe del Barolo raccontato visivamente e attraverso l’occhio del tempo o, meglio della storia della fotografia. In occasione del festival Exposed di Torino, CAMERA, Centro Italiano per la Fotografia, propone un progetto affascinante: “Cultus Langarum” di Olga Cafiero, con la curatela di Giangavino Pazzola.

” un’osservazione di paesaggio – ha spiegato il curatore ad askanews – che dimostra l’interazione tra uomo, attivit produttive, uso del territorio e le diverse idee di sostenibilit ambientale che possono o applicarsi o comunque maturare nel corso del tempo. A partire, diciamo cos, dalla ricerca sul primo trattato dell’enologia contemporanea scritto da Staglieno all’incirca nel 1840 e quindi facendo un parallelismo con l’evoluzione della fotografia, Olga Cafiero adotta cinque tecniche di stampa differenti per raccontare il paesaggio delle langhe contemporaneo”.

Un paesaggio che si intreccia con la storia del vino, con le metodologie produttive, con il modo in cui si sono catturate le immagini, ma anche con l’avvento dell’agronomia moderna e della necessit di difendere e tutelare il territorio. Una storia che guarda in modo diverso a qualcosa di molto noto e ci restituisce una possibilit di pensiero culturale stratificato. Dal quale emergono anche le caratteristiche di Olga Cafiero come fotografa. ” molto analitica nel processo di analisi del territorio – ha aggiunto Pazzola – ma poi applica un savoir-faire e un’artigianalit al processo di elaborazione formale delle opere che la porta ad astrarre in maniera poetica ogni tipologia di rappresentazione”.

E proprio questo elemento astratto quello che, simbolicamente, pu renderci pi vicino il sentimento di un territorio.

Papa, Meloni: lunedì l’ultimo incontro, mi ha detto "ci rida su"

Roma, 22 apr. (askanews) – “L’ultimo incontro lunedì scorso. L’ho visto molto affaticato, per questo non mi sono trattenuta a lungo con lui. Nonostante le condizioni di salute precarie, non aveva perso il consueto senso dell’umorismo. ‘Come sta?’, gli avevo chiesto tentando di mascherare la preoccupazione. E lui aveva risposto prontamente: ‘Bé, sono ancora vivo’, ed era scoppiato a ridere, e io con lui. Quella risata contagiosa, che era la sua cifra e che cercava di trasmettere a tutti. Tutti coloro che aveva intorno, tutti coloro che avevano la fortuna di condividere dei momenti preziosi con lui”. E’ quanto racconta al ‘Messaggero’ la presidente del Consiglio Giorgia Meloni, ricordando papa Francesco.

“Quando lo avevo visto lunedì – aggiunge – era provato ma c’era, integro nel suo ruolo. Sdrammatizzando sulle sue condizioni di salute, con quel ‘sono ancora vivo’, si era poi raccomandato con me: ‘Non perda il senso dell’umorismo, mai. Mi raccomando, ci rida sempre un po’ su, un consiglio che amava ripetermi spesso. Ci davamo del lei, nonostante un rapporto ormai consolidato, un rapporto che, posso dirlo con una certa convinzione, andava oltre quello tra un Pontefice e un presidente del Consiglio”.

Il Papa umile sulle prime pagine di tutto il mondo (eccetto la Cina)

Roma, 22 apr. (askanews) – La morte di Papa Francesco è oggi in apertura di giornali e media di tutto il mondo, con l’eccezione della Cina, dove già ieri la notizia del decesso era stata tenuta in secondo piano, tuttavia oggi il Global Times la registra ella colonnina delle notizie più lette.

Omaggio da tutto il mondo per Papa Francesco dopo la sua morte all’età di 88 anni”, è l’apertura della Bbc, che sottolinea come leader religiosi e politici abbiano espresso profondo cordoglio per la scomparsa del pontefice, definendolo un simbolo di pace e giustizia sociale.

“Papa Francesco è morto per un ictus seguito da insufficienza cardiaca, riferisce il Vaticano”, titola il britannico The Guardian, sottolineando le richieste del Pontefice per le sue esequie, in linea con il suo papato vicino alla gente comune “di sepoltura semplice a Roma, nella Basilica di Santa Maria Maggiore. Il Papa ha rifiutato la sepoltura sotto San Pietro”.

The Times ha un’intera pagina del suo portale dedicata alla scomparsa di Francesco, alla sua eredità e agli ultimi momenti del Papa, con un’ampia riflessione sul pontificato e sulle sue ultime settimane, “vissute in preghiera e con determinazione”.

In Francia, Le Figaro si concentra sulla transizione verso il prossimo papato: “In Vaticano, tra due papi, una “vacanza” rigorosamente codificata”. Il quotidiano descrive dettagliatamente le regole del periodo di Sede Vacante, l’organizzazione del conclave e la gestione logistica temporanea della Chiesa.

“Morte del Papa: i dossier delicati che attendono il successore di Francesco” è il centro dell’attenzione di Le Monde sul suo sito, sottolineando che “il nuovo Papa dovrà affrontare questioni complesse: abusi, guerre, ruolo delle donne e spaccature interne alla Chiesa”.

Il quotidiano Clarín, dall’Argentina Paese Natale di Francesco, ricorda il primo Papa latinoamericano, con analisi sui possibili successori come Zuppi, Tagle e Parolin.

“Come Francesco, un Papa progressista, ha catalizzato la destra cattolica negli Stati Uniti”, osserva dagli Stati Uniti The New York Times, secondo cui durante il pontificato di papa Bergoglio si è rafforzata la fronda conservatrice americana, critica verso le sue riforme e posizioni su migranti e clima.

“Dopo la morte del Papa, i cattolici piangono la voce perduta degli emarginati”, scrive The Washington Post, evidenziando che “il suo ultimo messaggio, letto da un assistente, ha invocato misericordia per i vulnerabili” e che “il conclave si annuncia il più grande e imprevedibile di sempre”.

Nessun titolo in apertura del sito del cinese Global Times, il quotidiano in lingua inglese del Partito comunista cinese, in linea con la poca attenzione dedicata ieri alla morte del Papa, ma il trafiletto riservato alla scomparsa di Bergoglio (“La Cina esprime cordoglio per la morte di Papa Francesco e chiede di proseguire la cooperazione interreligiosa). Il quotidiano riporta che “il governo cinese ha lodato il contributo di Francesco al dialogo tra fedi e i passi avanti nei rapporti con il Vaticano”.

Il South China Morning Post oggi ospita un profilo del carmerlengo, “l’uomo che ora guida il Vaticano”.

Molta attenzione invece dalla Russia. Il quotidiano Kommersant tiene in primo piano sia la notizia della morte che analisi delle implicazioni geopolitiche e del ruolo del nuovo pontefice nei conflitti internazionali.

Il popolare Moskovskij Komsomolets propone un ritratto umano e spirituale del Papa, “vicino ai poveri, contrario alle guerre, e simbolo di umiltà”.

L’emittente saudita Al Arabiya descrive “Un uomo di profonda fede”, di grande umiltà, “apprezzato per il suo costante impegno nel promuovere la pace, la giustizia e il dialogo tra culture e religioni”.

Al Jazeera traccia un ritratto del pontificato di Papa Francesco, evidenziandone l’eredità spirituale, politica e sociale. Descritto come un riformatore con una visione pastorale, “il Papa ha cercato di modernizzare la Chiesa senza modificarne i dogmi fondamentali”.

Il Teheran Times mette in primo piano “il profondo rispetto” espresso dai vertici politici e religiosi dell’Iran per Papa Francesco, definendolo “una voce della pace e della giustizia nel mondo”. Il leader supremo Ali Khamenei e il presidente Ebrahim Raisi hanno lodato l’impegno del Papa contro l’ingiustizia globale, il militarismo e la povertà, sottolineando in particolare la sua solidarietà verso i popoli oppressi, inclusi i palestinesi.

I siti dei principali media israeliani riportano la notizia senza particolare rilievo, il quotidiano Yedioth Ahronot riserva però un lungo articolo alle reazioni di leader politici e religiosi israeliani, che ” hanno espresso grande dolore per la scomparsa di Papa Francesco, riconoscendone l’impegno nel promuovere il dialogo ebraico-cristiano”. Il presidente Isaac Herzog ha definito Francesco “un ponte tra le fedi”, ricordando le sue visite in Terra Santa e il suo rifiuto dell’antisemitismo. Anche il primo ministro Netanyahu ha lodato il Papa per aver costruito “rapporti di fiducia e rispetto” con il popolo ebraico”.

E anche la stampa indiana dedica spazio alla morte del Papa. Il Times of India descrive le fasi cerimoniali che seguono alla scomparsa di Papa Francesco, a partire dalla messa funebre fino agli atti che precedono il conclave. L’articolo illustra in dettaglio i rituali vaticani e spiega anche il ruolo del Camerlengo nella gestione della Sede Vacante e le tempistiche previste per il conclave. Oltre alle spiegazioni di riti poco noti al lettore indiano, grande evidenza al fatto che Francesco abbia chiesto un funerale sobrio e una tomba semplice, scelta che rifletteva il suo stile pastorale e umile.

Papa, tre giorni di lutto nazionale in Italia per Francesco

Roma, 21 apr. (askanews) – In Italia si osserveranno tre giorni di lutto nazionale per la morte di Papa Francesco a ridosso dei suoi funerali. La proposta della presidenza del Consiglio, riferiscono fonti di Governo, sarà all’esame domani della riunione del Consiglio dei ministri alle 11 che varerà anche le misure necessarie per garantire la sicurezza a Roma in occasione esequie Francesco e Conclave che richiameranno a san Pietro molti fedeli e capi di Stato e di Governo, oltre a tutti i Cardinali.

Il testamento di Papa Francesco: offro la mia sofferenza per la pace nel mondo e la fratellanza tra i popoli

Roma, 21 apr. (askanews) – “La sofferenza che si è fatta presente nell’ultima parte della mia vita l’ho offerta al Signore per la pace nel mondo e la fratellanza tra i popoli”. E’ la conclusione del testamento di Papa Francesco diffuso dal Vaticano e firmato dal Pontefice il 29 giugno 2022.

La volontà di essere sepolto nella Basilica di Santa Maria Maggiore è l’unico lascito indicato nel testamento da Papa Francesco.

“Nel Nome della Santissima Trinità. Amen. Sentendo che si avvicina il tramonto della mia vita terrena e con viva speranza nella Vita Eterna – si legge nel testamento di una pagina lasciato da Francesco – desidero esprimere la mia volontà testamentaria solamente per quanto riguarda il luogo della mia sepoltura. La mia vita e il ministero sacerdotale ed episcopale ho sempre affidato alla Madre del Nostro Signore, Maria Santissima. Perciò, chiedo che le mie spoglie mortali riposino aspettando il giorno della risurrezione nella Basilica Papale di Santa Maria Maggiore”.

“Desidero che il mio ultimo viaggio terreno – aggiunge il Papa – si concluda proprio in questo antichissimo santuario Mariano dove mi recavo per la preghiera all’inizio e al termine di ogni Viaggio Apostolico ad affidare fiduciosamente le mie intenzioni alla Madre Immacolata e ringraziarLa per la docile e materna cura. Chiedo che la mia tomba sia preparata nel loculo della navata laterale tra la Cappella Paolina (Cappella della Salus Populi Romani) e la Cappella Sforza della suddetta Basilica Papale come indicato nell’accluso allegato. Il sepolcro deve essere nella terra; semplice, senza particolare decoro e con l’unica iscrizione: Franciscus”.

“Le spese per la preparazione della mia sepoltura – si legge ancora nel testamento – saranno coperte con la somma del benefattore che ho disposto, da trasferire alla Basilica Papale di Santa Maria Maggiore e di cui ho provveduto dare opportune istruzioni a Mons. Rolandas Makrickas, Commissario Straordinario del Capitolo Liberiano. Il Signore dia la meritata ricompensa a coloro che mi hanno voluto bene e continueranno a pregare per me”.

Papa, sepoltura a Santa Maria Maggiore unico lascito testamento Francesco

Città del Vaticano, 21 apr. (askanews) – La volontà di essere sepolto nella Basilica di Santa Maria Maggiore è l’unico lascito indicato nel testamento da Papa Francesco.

“Nel Nome della Santissima Trinità. Amen. Sentendo che si avvicina il tramonto della mia vita terrena e con viva speranza nella Vita Eterna – si legge nel testamento di una pagina lasciato da Francesco – desidero esprimere la mia volontà testamentaria solamente per quanto riguarda il luogo della mia sepoltura. La mia vita e il ministero sacerdotale ed episcopale ho sempre affidato alla Madre del Nostro Signore, Maria Santissima. Perciò, chiedo che le mie spoglie mortali riposino aspettando il giorno della risurrezione nella Basilica Papale di Santa Maria Maggiore”.

“Desidero che il mio ultimo viaggio terreno – aggiunge il Papa – si concluda proprio in questo antichissimo santuario Mariano dove mi recavo per la preghiera all’inizio e al termine di ogni Viaggio Apostolico ad affidare fiduciosamente le mie intenzioni alla Madre Immacolata e ringraziarLa per la docile e materna cura. Chiedo che la mia tomba sia preparata nel loculo della navata laterale tra la Cappella Paolina (Cappella della Salus Populi Romani) e la Cappella Sforza della suddetta Basilica Papale come indicato nell’accluso allegato. Il sepolcro deve essere nella terra; semplice, senza particolare decoro e con l’unica iscrizione: Franciscus”.

“Le spese per la preparazione della mia sepoltura – si legge ancora nel testamento – saranno coperte con la somma del benefattore che ho disposto, da trasferire alla Basilica Papale di Santa Maria Maggiore e di cui ho provveduto dare opportune istruzioni a Mons. Rolandas Makrickas, Commissario Straordinario del Capitolo Liberiano. Il Signore dia la meritata ricompensa a coloro che mi hanno voluto bene e continueranno a pregare per me”.

Il Vaticano: Papa Francesco è morto per un ictus cerebrale

Città del Vaticano, 21 apr. (askanews) – Papa Francesco è morto per un ictus cerebrale. “Certifico che Sua Santità Francesco (Jorge Mario Bergoglio) nato a Buenos Aires (Argentina) il 17 dicembre 1936, Residente nella Città del Vaticano, Cittadino Vaticano, è deceduto alle ore 7.35 del giorno 21/04/2025 nel suo appartamento presso la Domus Santa Marta (Città del Vaticano) per: ictus cerebrale, coma, collasso cardiocircolatorio irreversibile”. E’ quanto si legge nell’atto di constatazione della morte a firma del Direttore della Direzione di Sanità e Igiene dello Stato della Città del Vaticano, Prof. Andrea Arcangeli. “In soggetto affetto da: Pregresso episodio di insufficienza respiratoria acuta in polmonite bilaterale multimicrobica; Bronchiectasie multiple;
Ipertensione arteriosa; Diabete tipo II. L`accertamento della morte – prosegue l’atto vaticano – è stato effettuato attraverso registrazione elettrocardiotanatografica. Dichiaro che le cause della morte secondo la mia scienza e coscienza, sono quelle su indicate”.

La morte di Papa Francesco: i sigilli, l’esposizione della salma, i funerali, il conclave: cosa succede adesso

Città del Vaticano, 21 apr. (askanews) – Dopo la constatazione della morte del Papa, la sera stessa del decesso, domani si terrà la prima Congregazione dei cardinali che decideranno tempi e modalità della sede vacante. La salma dovrebbe essere esposta per tre giorni, da mercoledì a venerdì, per la venerazione e l’omaggio dei fedeli. Sabato e domenica sono stati confermati gli appuntamenti del Giubileo degli Adolescenti, pur senza la canonizzazione di Carlo Acutis.

Le solenni esequie di Francesco si terranno, presumibilmente, non prima di lunedì 28 aprile. Il Conclave, invece, dovrebbe iniziare tra il quindicesimo e il 20esimo giorno dopo la morte, e quindi tra il 5 e il 10 maggio.

Altro passaggio importante sarà l’applicazione dei sigilli all’appartamento di Santa Marta così come la rottura dell’anello del pescatore: entrambi i gesti stanno a significare la fine del Pontificato di Bergoglio, nessun atto potrà essere più firmato.

Papa, non prima di lunedì i funerali di Francesco. Conclave al più tardi 10 maggio

Città del Vaticano, 21 apr. (askanews) – Dopo la constatazione della morte del Papa che avverrà questa sera, domani si terrà la prima Congregazione dei cardinali che decideranno tempi e modalità della sede vacante. La salma dovrebbe essere esposta per tre giorni, da mercoledì a venerdì, per la venerazione e l’omaggio dei fedeli. Sabato e domenica sono stati confermati gli appuntamenti del Giubileo degli Adolescenti, pur senza la canonizzazione di Carlo Acutis.

Le solenni esequie di Francesco si terranno, presumibilmente, non prima di lunedì 28 aprile. Il Conclave, invece, dovrebbe iniziare tra il quindicesimo e il 20esimo giorno dopo la morte, e quindi tra il 5 e il 10 maggio.

Altro passaggio importante sarà l’applicazione dei sigilli all’appartamento di Santa Marta così come la rottura dell’anello del pescatore: entrambi i gesti stanno a significare la fine del Pontificato di Bergoglio, nessun atto potrà essere più firmato.

Trump ordina bandiere a mezz’asta fino al giorno della sepoltura: Francesco "un uomo buono, ha amato il mondo"

Roma, 21 apr. (askanews) – Il presidente americano Donald Trump ha ordinato che le bandiere siano a mezz’asta in “segno di rispetto per la memoria” di Papa Francesco “fino al tramonto del giorno della sepoltura”. Lo riporta la Cnn, citando il provvedimento adottato da Trump.

“Ordino con la presente che la bandiera degli Stati Uniti sia esposta a mezz’asta alla Casa Bianca e su tutti gli edifici e terreni pubblici, presso tutte le postazioni militari e le basi navali, e su tutte le navi del governo federale nel Distretto di Columbia e in tutti gli Stati Uniti e nei suoi Territori e possedimenti fino al tramonto del giorno della sepoltura – recita il provvedimento – ordino inoltre che la bandiera sia esposta a mezz’asta per lo stesso periodo di tempo presso tutte le ambasciate, le legazioni, gli uffici consolari e altre strutture all’estero degli Stati Uniti, comprese tutte le strutture militari, le navi e le basi militari”.

In occasione dell’Easter Egg Roll alla Casa Bianca, il presidente americano Donald Trump ha definito Papa Francesco “un uomo buono, che ha lavorato duramente e ha amato il mondo”. Trump ha quindi affermato che “è stato un onore” ordinare le bandiere a mezz’asta “in onore di Papa Francesco”.

Proroga di 30 giorni tregua attacchi, Putin: analizzeremo la proposta di Kiev

Roma, 21 apr. (askanews) – Il presidente ucraino Volodymyr Zelensky propone di prolungare di trenta giorni la tregua sugli attacchi di droni e missili contro le infrastrutture civili, Vladimir Putin ha assicurato che la Russia “analizzerà” questa offerta.

“Tutto questo merita di essere studiato attentamente. Forse a livello bilaterale, a seguito di un dialogo. Non lo escludiamo. Quindi analizzeremo tutto e prenderemo le decisioni appropriate”, ha dichiarato il presidente russo alla stampa.

Allo stesso tempo, Putin ha accusato Kiev di nascondere obiettivi militari dietro infrastrutture civili, in particolare a Odessa, dove le forze russe hanno lanciato un attacco a una fattoria pochi giorni fa.

Tennis, il tabellone di Madrid: Musetti dalla parte di De Minaur

Roma, 21 apr. (askanews) – Sorteggiato il tabellone maschile del Masters 1000 Madrid, al via dal 23 aprile, con otto azzurri protagonisti. Lorenzo Musetti, numero undici del mondo e finalista a Montecarlo, ad un passo dalla top 10 che potrebbe essere conquistata proprio sulla terra rossa spagnola: il toscano debutterà al secondo turno con il vincitore della sfida tra Medjedovic ed Etcheverry ed è inserito nel potenziale ottavo di finale contro De Minaur. Partirà dal secondo turno anche Matteo Berrettini, che attende uno tra Tien e Giron. Il romano è dalla parte di Jack Draper, con possibile ottavo di finale tra i due, e nel quarto di Novak Djokovic. Flavio Cobolli sfiderà l’ungherese Marozsan, avversario certamente non facile, mentre Luciano Darderi, uno dei giocatori in assoluto più in forma sul rosso, affronterà il francese Halys. Matteo Arnaldi attende un qualificato, con un possibile secondo turno contro Djokovic, Lorenzo Sonego se la vedrà contro Kecmanovic, mentre Mattia Bellucci sfiderà bosniaco Dzumhur. Ci sarà anche la wild card Federico Cinà, 18 anni compiuti da poco, che al primo turno giocherà contro Wong, un giocatore cresciuto nell’accademy di Rafael Nadal. Possibile semifinale tra Carlos Alcaraz e Novak Djokovic, capitati nella stessa parte di tabellone, mentre dall’altro lato ci sarebbe una potenziale semi tra Zverev e Fritz, ma l’americano dovrebbe prima superare Holger Rune, che ha appena vinto l’Atp 500 di Barcellona e sembra essere tornato a livello altissimi. Sorteggiato anche il tabellone del Wta 1000 di Madrid, con per ora solo due azzurre, in attesa delle qualificazioni. Jasmine Paolini è capitata dalla stessa parte della numero uno del mondo Aryna Sabalenka (ancora una volta), con un possibile quarto di finale contro Jessica Pegula. L’azzurra entrerà in gara direttamente al secondo turno contro la vincente del match tra la britannica Katie Boulter e la ceca Katerina Siniakova. Sorteggio non fortunato per Lucia Bronzetti, che sfiderà subito Naomi Osaka.

Il cordoglio di Fifa e Uefa per la scomparsa di papa Francesco

Roma, 21 apr. (askanews) – Arriva il cordoglio di Fifa e Uefa per la scomparsa di Papa Francesco. “Sono profondamente addolorato per la scomparsa di Papa Francesco – le parole del presidente della Federazione Internazionale Gianni Infantino – Ho avuto il privilegio di trascorrere del tempo con lui in un paio di occasioni, nelle quali ha sempre condiviso il suo entusiasmo per il calcio e sottolineato l’importante ruolo che il nostro sport svolge nella società, in particolare per quanto riguarda l’educazione e la tutela dei bambini in tutto il mondo. “Il calcio è lo sport più bello del mondo…” queste erano le sue parole. All’inizio di quest’anno, al Vertice dei leader mondiali sui diritti dei bambini svoltosi in Vaticano, ha ribadito la sua speranza che il calcio possa essere una forza unificante a livello globale e un impulso positivo per il bene. So quanto fosse importante per la comunità Cattolica in tutto il mondo in quanto capo della Chiesa. Attraverso il messaggio di speranza e pace che ha trasmesso proprio ieri, domenica di Pasqua, ha dato il buon esempio, e le mie più sincere condoglianze vanno a tutti coloro che lo conoscevano, alla sua comunità, alla sua famiglia e ai suoi amici. Le preghiere di tutto il mondo del calcio sono per lui. Che riposi in pace”.

Il presidente dell’Uefa Alexander Ceferin scrive: “La UEFA esprime sincere condoglianze ai fedeli cattolici di tutto il mondo e al Vaticano per la scomparsa di Sua Santità Papa Francesco. Il presidente della UEFA Aleksander Ceferin ha dichiarato: “Papa Francesco è stato un faro di speranza per tutta l’umanità in questi tempi di guerra e di difficoltà. Un’umanità che ora rimarrà orfana di quella voce – instancabile e potente – che si è sempre levata in difesa dei poveri, degli umili e dei vulnerabili per chiedere rispetto, accettazione e uguaglianza e per implorare una pace che è sempre sembrata lontana, eppure sempre più desiderata dal cuore del mondo. Non posso dimenticare nemmeno il suo entusiasmo per il calcio, una passione coltivata fin dalla giovinezza, che testimonia uno spirito gioioso e la sua capacità di connettersi con le persone attraverso il calore e un senso di umanità condivisa”.

Il Conclave, 135 i cardinali che sceglieranno il nuovo Pontefice

Roma, 21 apr. (askanews) – Saranno un totale di 135 i cardinali di tutto il mondo che sceglieranno, nel chiuso del Conclave, e con un quorum di 90 votanti, il nuovo Romano Pontefice, il 267.mo Papa della Chiesa cattolica. Una ecumene veramente planetaria se si tiene presente che nel Collegio Cardinalizio saranno rappresentati 7 Continenti con 94 Paesi, 71 dei quali hanno Cardinali elettori. Un numero (record) raggiunto dopo l’ultimo Concistoro voluto da Papa Francesco l’8 dicembre 2024 che ha portato il Sacro Collegio al numero di 252 Porporati, non tutti elettori perché 117 ultraottantenni. Gli ultimi ad aggiungersi al novero dei votanti sono stati 20 porpore.

Un numero di elettori, frutto di dieci Concistori sotto il pontificato di Jorge Mario Bergoglio, con più della metà dei cardinali che appartengono ad ordini e congregazioni religiose. Ad eleggere il nuovo pontefice, per volere del Papa argentino, saranno pastori di paesi e diocesi fino ad oggi escluse e, comunque, considerate di “periferia” come Serbia e Iran, Indonesia e Filippine.

Le porpore provenienti dall’Italia si sono ridotte a 16 su 138 elettori anche se bisogna annoverare “italiani” alla guida di realtà fuori dalla penisola come il patriarca di Gerusalemme, Pierbattista Pizzaballa e l’ordinario della Mongolia, Giorgio Marengo. Mentre Angelo Becciu, che ha meno di 80 anni, viene attualmente computato tra i non elettori nel sito della Sala Stampa vaticana. In generale il “Vecchio Continente” conterà 54 porporati mentre l’America latina conterà 22 cardinali e l’Asia 24.

Infine, l’Africa sarà rappresentata nella Cappella Sistina da 18 cardinali elettori, il Nord America avrà 16 elettori e l’Oceania 4.

Per quanto riguarda le singole nazioni, l’Italia resta prima con 17 elettori, a seguire gli Usa con 10, il Brasile con 7.

Facendo la divisione per continente, invece, il quadro è questo: i cardinali elettori europei sono 53, i latinoamericani sono 21, i nordamericani 16, gli africani 18, gli asiatici 23, i porporati dell’Oceania 4. Continuità o sorprese? Ritorno al tradizionalismo o nuovi orizzonti? I recenti conclavi hanno regalato le sorprese delle elezioni di Karol Wojtyla nel 1978 e Jorge Bergoglio nel 2013. Il conclave del 2005, invece, è stato quello che ha avuto l’esito ‘atteso’ con l’elezione di Joseph Ratzinger. Come ogni conclave c’è la suggestione del primo Papa africano della storia. In questo senso uno dei favoriti del continente africano potrebbe essere il cardinale Robert Sarah. Guineano, classe 1945, creato da Benedetto XVI nel 2010.

Il messaggio del San Lorenzo: "Papa Francesco uno di noi"

Roma, 21 apr. (askanews) – “Papa Francesco è sempre stato uno di noi. ‘Cuervo’ da bambino e da uomo, da sacerdote e da cardinale, ‘Cuervo’ anche come Papa – è stato l’attesissimo messaggio di addio della sua squadra, argentina, del cuore, il San Lorenzo -. Papa Francesco ha sempre trasmesso la sua passione per il ‘Ciclon’, da quando andava al vecchio Gasómetro per vedere la squadra del ’46 a quando cresimava Angelito Correa nella Capilla Lorenzo Massa. Fino a quando riceveva le visite azulgranas in Vaticano, sempre con grande felicità”.

Papa Francesco e la riforma della Curia romana: una partita ancora da giocare

Roma, 21 apr. (askanews) – C’è chi sostiene (forse giustamente) che le riforme camminano più sulle gambe degli uomini che sui volumi di diritto. Niente di più vero se ci si riferisce ad una macchina complessa e secolare come la Curia romana, temuta ed esaltata per quel che riguarda la guida della Chiesa romana e vista, comunque, come uno dei problemi più sentiti per far funzionare una realtà universale. Papa Francesco, come anche lui ha raccontato a più riprese, ha preso questo impegno come tra i più incombenti del suo pontificato, ascoltando, studiando e, quindi giungendo ad una riforma attraverso la promulgazione, il 19 marzo del 2021 la Costituzione apostolica “Praedicate Evangelium”, definito dagli osservatori più attenti: “uno degli atti qualificanti del suo pontificato”.

Un documento nel quale papa Francesco ha tentato di ridisegnare la Curia Romana introducendo numerosi cambiamenti nella struttura curiale. Innanzitutto, una rivoluzione semantica, laddove sono sparite le vecchie denominazioni (Congregazioni, Pontifici Consigli) e i 16 dipartimenti della Santa Sede che sono stati rinominati “Dicasteri”.

A restare, ovviamente, il ganglo vitale della macchina curiale: la Segreteria di Stato che ha perso, però, molte delle sue. Ma il pontefice ha voluto anche mutare le “gerarchie” dei diversi dicasteri ponendo al primo posto il Dicastero per l’Evangelizzazione (direttamente presieduto dal Papa con due pro-prefetti nelle sezioni in cui è diviso) e solo dopo quello per la Dottrina della fede (che storicamente aveva sempre la prima posizione tra le vecchie Congregazioni). Segue oggi il nuovo Dicastero per il Servizio della carità, che precedentemente era un semplice Ufficio, quello dell’Elemosineria apostolica.

Piccola ma significativa novità: nel testo si parla di “Segreteria generale del Sinodo” e non di “Segreteria generale del Sinodo dei vescovi” come tuttora si chiama questo organismo extra-curiale. Segno forse che quel “dei vescovi” è destinato a dissolversi. Nei vecchi ordinamenti della Curia Romana era previsto che il segretario di Stato e i prefetti delle Congregazioni fossero cardinali. Tutto questo sparisce.

Gli unici due incarichi per cui è esplicitamente stabilito che siano presieduti da un porporato sono il prefetto della Segnatura apostolica e il coordinatore del Consiglio per l’economia. Per il resto viene stabilito che “qualunque fedele può presiedere un Dicastero o un organismo, attesa la peculiare competenza, potestà di governo e funzione di questi ultimi”. E questo in virtù del principio che la “potestà di governo nella Chiesa non viene dal sacramento dell’ordine, ma dalla missione canonica” ricevuta dal Papa con il conferimento dell’ufficio.

“L’evangelizzazione e il ruolo dei laici sono le priorità che collegano la nuova costituzione al concilio Vaticano II “, ha spiegato L’Osservatore Romano. Mentre la prestigiosa rivista dei padri Gesuiti “La Civiltà Cattolica”, in un articolo del 2022 notava come “papa Francesco concepisce la riforma della Curia romana all’interno del contesto più ampio della riforma della Chiesa, cioè della sua conversione alla missionarietà. Nel suo discorso alla Curia romana del 21 dicembre 2019, egli vede il cuore della riforma nel “primo e più importante compito della Chiesa: l’evangelizzazione”, come la sua anima più profonda”.

La morte del Papa, le partite di serie A saranno recuperate mercoledì

Roma, 21 apr. (askanews) – Saranno recuperate mercoledì 23 aprile alle 18.30 le partite rinviate oggi per la scomparsa di Papa Francesco: Torino-Udinese, Cagliari-Fiorentina, Genoa-Lazio, Parma-Juve. Rinviate anche tutte le dieci partite di B della 34^ giornata. Erano in programma anche dieci partite del girone B di Serie C (saranno recuperate il 23 alle 18), mentre la Serie D aveva già anticipato al giovedì pre pasquale la 36^ giornata dei vari gironi. Rinviati anche tre match del campionato Primavera 1.

Il pontificato di Bergoglio, nel nome di Francesco per la difesa della natura e della terra

Roma, 21 apr. (askanews) – “Un’ Enciclica sull’ecologia integrale in cui la preoccupazione per la natura, l’equità verso i poveri, l’impegno nella società, ma anche la gioia e la pace interiore risultano inseparabili”. Con queste parole la Radio Vaticana sintetizzava l’uscita dell’enciclica “Laudato sì” di Papa Francesco pubblicata il 18 giugno 2015, la prima di un pontefice romano integralmente dedicata alla “cura della casa comune”. Un documento che ormai è divenuto un faro per tutto il mondo ambientalista ed un punto di riferimento anche fuori dal mondo cattolico per quanti si battono per la salvaguardia del bene più prezioso del pianeta terra, la sua integrità e biodiversità. Jorge Mario Bergoglio, scegliendo anche il nome di Francesco, ispirato alla figura del poverello di Assisi aveva dato fin da subito una indicazione delle sue priorità e questa è restata tale fino alla fine.

Suddivisa in sei capitoli, l’Enciclica raccoglie, in un’ottica di collegialità, diverse riflessioni delle Conferenze episcopali del mondo. Il Papa nel documento, mette in guardia dalle gravi conseguenze dell’inquinamento e da quella “cultura dello scarto” che sembra trasformare la terra, “nostra casa, in un immenso deposito di immondizia”. Dinamiche che si possono contrastare adottando modelli produttivi diversi, basati sul riutilizzo, il riciclo, l’uso limitato di risorse non rinnovabili. Anche i cambiamenti climatici sono “un problema globale”, spiega l’Enciclica, così come l’accesso all’acqua potabile, che va tutelato in quanto “diritto umano essenziale, fondamentale ed universale”, “radicato nell’inalienabile dignità” dell’uomo. Centrale, inoltre, la tutela della biodiversità perché ogni anno, a causa nostra, “scompaiono migliaia di specie vegetali e animali che i nostri figli non potranno vedere”. E “non ne abbiamo il diritto”, sottolinea Francesco, evidenziando poi l’esistenza di un “debito ecologico”, soprattutto tra il Nord e il Sud del mondo, connesso a squilibri commerciali. “Il debito estero dei Paesi poveri – infatti – si è trasformato in uno strumento di controllo, ma non accade la stessa cosa con il debito ecologico”.

La sua voce in difesa di una “ecologia integrale” è risuonata per tutti gli anni del suo pontificato senza stancarsi mai attirandosi all’inizio plausi e, insieme, diffidenza quando non ostilità ed, infìne, una sorta di indifferenza per la mancanza di una seria volontà politiche – come si dice in questi casi – di voler affrontare seriamente la questione.

In occasione delle ultime Giornate mondiali dell’ambiente, ricevendo in Vaticano i promotori del “Green and Blue Festival”, il Papa aveva avuto modo di tornare ad esprimere le sue preoccupazioni.

Il Papa citando il rapporto dell’IPCC sul clima, aveva detto in quella occasione che “le scelte e le azioni messe in atto in questo decennio avranno impatti per migliaia di anni”, in particolare per quanto riguarda gli effetti sul clima del pianeta. “Il fenomeno del cambiamento climatico ci richiama insistentemente alle nostre responsabilità: esso investe in particolare i più poveri e più fragili, coloro che meno hanno contribuito alla sua evoluzione. È dapprima una questione di giustizia e poi di solidarietà”, rilanciando l’approccio di “integralità” alla salvaguardia del Creato. Come mostrato dalla pandemia di Covid-19, ha concluso Francesco, “il nostro mondo è ormai troppo interdipendente e non può permettersi di essere suddiviso in blocchi di Paesi che promuovano i propri interessi in maniera isolata o insostenibile”.

La morte di Papa Francesco, il calcio si ferma: nessuna partita sarà giocata

Roma, 21 apr. (askanews) – E’ ufficiale. Con la morte di Papa Francesco oggi non si giocheranno le partite che erano in programma. La Lega Serie A prima ha comunicato il rinvio delle gare di Serie A e Primavera. “A seguito della scomparsa del Santo Padre, la Lega Nazionale Professionisti Serie A comunica che le gare previste nella giornata odierna di Campionato di Serie A Enilive e Primavera 1 sono rinviate a data da destinarsi”. Poi la FIGC ha chiarito che tutte le competizioni sono sospese: “La FIGC, d’intesa con tutte le componenti federali, sospende tutte le competizioni in programma nella giornata di oggi, dalla Serie A ai Dilettanti”. Le gare rinviate di Serie A Torino-Udinese Cagliari-Fiorentina Genoa-Lazio Parma-Juventus.

Le battaglie di Papa Francesco, la lotta agli abusi e il contrasto della pedofilia

Roma, 21 apr. (askanews) – Una delle spine (ereditata dal passato) del pontificato di Papa Bergoglio è stata certamente quella legata agli abusi e al contrasto della pedofilia. Una “battaglia” che Francesco ha combattuto con diverse armi, da quelle giuridiche a quelle pastorali. Una ferita non guarita nel corpo della Chiesa universale che ha trovato, tra le altre, una sua espressione quasi iconica nel caso legato al gesuita ed artista, padre Marko Rupnik accusato di aver perpetrato abusi fisici e psicologici su alcune religiose, con l’aggravante dell’aver sfruttato anche il suo ruolo di religioso. Una caso ancora aperto che ha messo in evidenza, se non omissioni, certamente sottovalutazioni e colpevoli superficialità. Tra gli strumenti messi in campo per la prevenzione quello della Pontificia Commissione per la Tutela dei Minori, istituita presso il Dicastero per la Dottrina della Fede, alla quale proprio Francesco si è rivolto, nel corso di una udienza il 5 maggio 2023, chiedendo di “affrontare le sfide attuali con saggezza e coraggio”.

“Negli ultimi dieci anni abbiamo tutti imparato molto, me compreso! L’abuso sessuale di minori da parte del clero e la sua cattiva gestione da parte dei leader ecclesiastici sono stati una delle sfide più grandi per la Chiesa del nostro tempo”, non si è nascosto in quella occasione il Papa.Una crisi, che è stata messa in luce in ogni aspetto della vita sociale ma che, “però, è particolarmente grave per la Chiesa, perché mina – ha poi voluto sottolineare Francesco- la sua capacità di abbracciare in pienezza la presenza liberatrice di Dio e di esserne testimone. L’incapacità di agire correttamente per fermare questo male e di venire in aiuto alle sue vittime – è la portata della sfida – ha deturpato la nostra stessa testimonianza dell’amore di Dio”.

Da ricordare, tra le iniziative del pontefice argentino, anche l’emanazione del Motu Proprio “Vos estis lux mundi” (VELM), che ora è un regolamento permanente, nel quale si sollecita la predisposizione di luoghi deputati e strutturati per raccogliere le accuse e la cura di coloro che dicono di essere stati danneggiati da abusi. Strutture ormai partite in quasi tutte le diocesi del mondo.

Per comprendere la portata del problema ed il peso che lo steso Papa Francesco ne ha dato, basta ricordare gli innumerevoli interventi ed incontri fatti con le vittime di abusi in ogni parte del mondo e la coscienza, come da lui affermato, che “oggi nessuno può dire onestamente di non essere toccato dalla realtà degli abusi sessuali nella Chiesa, con la consapevolezza che “una cultura della tutela avrà luogo solo se ci sarà una conversione pastorale in tal senso tra i suoi leader”. Un impegno che Francesco ha reputato sempre da implementare “per migliorare le linee guida e gli standard di comportamento del clero e dei religiosi” su questo drammatico fronte.

Ma il pensiero “pastorale” del Papa argentino su questa ferita aperta nella Chiesa è stata forse spiegata ancora meglio, nel corso dell’incontro avuto con i confratelli gesuiti a Budapest in uno dei suoi viaggi pastorali, nell’aprile del 2023. Rispondendo ad una domanda di un padre gesuita sull’argomento, il Papa ha detto: “Come avvicinarci, come parlare agli abusatori per i quali proviamo ribrezzo? Sì, anche questi sono figli di Dio. Ma come si può amarli? La tua domanda è molto forte. L’abusatore va condannato, infatti, ma come fratello. – ha detto Francesco – Condannarlo è da intendere come un atto di carità. C’è una logica, una forma di amare il nemico che si esprime anche così. E non è facile da capire e da vivere”.

“L’abusatore è un nemico. Ciascuno di noi lo sente tale perché ci immedesimiamo nella sofferenza degli abusati. – ha quindi aggiunto Papa Francesco – Quando senti che cosa l’abuso lascia nel cuore delle persone abusate, l’impressione che ne ricevi è tremenda. Anche parlare con l’abusatore ci fa ribrezzo, non è facile. Ma anche loro sono figli di Dio. E ci vuole una pastorale. Meritano una punizione, – ha quindi concluso – ma insieme anche una cura pastorale. Come farlo? No, non è facile”.

Papa Francesco verrà sepolto nella Basilica di Santa Maria Maggiore. Le tombe dei Papi fuori da San Pietro

Roma, 21 apr. (askanews) – Papa Francesco non sarà sepolto nelle Grotte Vaticane: la sua decisione, annunciata durante una intervista televisiva, è stata di voler essere sepolto nella Basilica di Santa Maria Maggiore a Roma. Papa Francesco non sarà l’unico Pontefice ad essere sepolto fuori dalla Città del Vaticano, anche se la Basilica Papale di Santa Maria Maggiore a Roma, dove – come ha voluto – sarà tumulato, nelle grotte sotto l’icona mariana della Salus Populi Romani, fa parte delle zone extraterritoriali della Santa Sede in Italia. La tradizione di seppellire i Papi nella Basilica di San Pietro è molto antica e risale al IV secolo: tuttavia, nel corso dei secoli, ci sono stati anche alcuni pontefici che hanno scelto di essere sepolti altrove. L’ultimo prima di Francesco era stato Leone XIII, sepolto a San Giovanni in Laterano a Roma nel 1903.

Diciotto papi che si sono succeduti dalla fine del Concilio di Trento (1563) ad oggi sono sepolti a Roma ma non in Vaticano: Zosimo (418) a San Lorenzo fuori le Mura; Sisto III (440) a San Lorenzo fuori le Mura; Ilario (468) a San Lorenzo fuori le Mura; Damaso II (1048) a San Lorenzo fuori le Mura; Clemente VII (1478-1534) a Santa Maria sopra Minerva; Pio IV (1559-1565) nella Basilica di Santa Maria degli Angeli e dei Martiri; San Pio V (1566-1572) nella Basilica di Santa Maria Maggiore; Sisto V (1585-1590) nella Basilica di Santa Maria Maggiore; Urbano VII (1590) nella Basilica di Santa Maria Sopra Minerva; Clemente VIII (1592-1605) nella Basilica di Santa Maria Maggiore; Paolo V (1605-1621) nella Basilica di Santa Maggiore; Gregorio XV (1621-23) nella chiesa di Sant’Ignazio di Loyola al Campo Marzio; Innocenzo X (1644-1655) nella chiesa di Sant’Agnese in Agone; Clemente IX (1667-1669) nella Basilica di Santa Maria Maggiore; Benedetto XIII (1724-1730) nella Basilica di Santa Maria Sopra Minerva; Clemente XII (1730-1740) nella Basilica di San Giovanni in Laterano; Clemente XIV (1769-1774) nella Basilica dei Santi XII Apostoli; il Beato Pio IX (1846-1878) nella Basilica di San Lorenzo fuori le Mura; Leone XIII (1878-1903) nella Basilica di San Giovanni in Laterano.

Circa trenta Papi sui 266 che si sono finora succeduti poi non sono sepolti a Roma. Tra loro Gregorio XII (1406-1415) nella Concattredale di Recanati, nelle Marche; Benedetto XII (1334-1342) e Giovanni XXII (1316-1334) ad Avignone, Francia; San Celestino V (1294) nella Basilica di Collemaggio, L’Aquila; il Beato Gregorio X (1271-1276) ad Arezzo; San Gregorio VII (1073-1085) a Salerno; Sant’Adeodato I (615-618) a Cinto Euganeo, in Veneto; Giovanni XXI (1210-1277) Cattedrale di San Lorenzo, Viterbo; Martino IV (1210-1285) Cattedrale di San Lorenzo, Perugia; Urbano V (1310-1370): Abbazia di San Vittore, Marsiglia; Clemente V (1264-1314) nella Collégiale Notre-Dame d’Uzeste, Francia; Clemente VI (1291-1352) Abbazia di Chaise-Dieu, Francia; Innocenzo VI (1282-1362) chiesa della certosa di Notre-Dame-du-Val-de-Bénédiction, Francia.

Papa Francesco, il Vaticano: il Giubileo resta aperto, non ci sarà canonizzazione di Carlo Acutis

Città del Vaticano, 21 apr. (askanews) – “Il Giubileo è stato aperto, resta aperto. Le celebrazioni giubilari liturgiche continuano, il Giubileo degli Adolescenti ci sarà, ma non ci sarà la canonizzazione di Carlo Acutis”: lo ha riferito la sala stampa della Santa Sede.

“In seguito alla morte del Sommo Pontefice Francesco, si comunica che la Celebrazione Eucaristica e il Rito della canonizzazione del Beato Carlo Acutis, prevista il 27 aprile 2025, II domenica di Pasqua o della Divina Misericordia, in occasione del Giubileo degli Adolescenti, è sospesa”, ha comunicato il Vaticano.

Pace e immigrazione, due grandi battaglie di Papa Francesco

Roma, 21 apr. (askanews) – Non c’è dubbio che il pontificato di Papa Francesco sarà ricordato anche per due grandi battaglie (accanto a quella per l’ambiente e la cura del creato): la pace e l’accoglienza dei migranti che a rischio della vita continuano a cercare possibili vie di fuga da fame e conflitti. Due battaglia che spesso hanno rappresentato per il “Papa venuto da lontano” altrettante spine.

Il conflitto in Ucraina prima e il riesplodere della guerra israelo-palestinese in medio Oriente poi, con i tentativi anche diplomatici per porvi rimedio, lo scontro sotto-traccia contro gli imperialismi, che ancora dominano il mondo ha fatto da sfondo a moltissimi dei suoi interventi dallo scoppio del conflitto prima in Europa e poi in M.O. con una costante denuncia dell’industria bellica e di quanti si arricchiscono costruendo armi sempre più sofisticate e, quindi, costose. Spese miliardarie, ha sempre ricordato Papa Bergoglio, che se impiegate per il bene delle popolazioni mondiali avrebbero risolto quasi del tutto problemi legati a fame e malattie.

Non che prima, Francesco non si fosse esposto in favore di una politica che finalmente ponesse fine alla logica dei conflitti come risoluzione delle dispute internazionali, denunciando con forza, appunto, i mercanti di morte e l’inerzia delle organizzazioni internazionali, prima fra tutte l’Onu, in difesa delle popolazioni civili, ormai le prime vittime degli interessi espansionistici dei nuovi imperi. Interventi in questo senso si sono susseguiti quasi senza sosta, nei discorsi al Corpo diplomatico e nei consessi internazionali, per chiedere un rilancio del peso e del senso stesso delle istituzioni internazionali, prima fra tutte le Nazioni Unite. In un messaggio del 2017 per la sessione Onu sulla non proliferazione delle armi nucleari, il Papa affermava che la stessa Carta delle Nazioni Unite indica quali sono “le fondamenta della costruzione giuridica internazionale: la pace, la soluzione pacifica delle controversie e lo sviluppo delle relazioni amichevoli tra le nazioni. Un’etica e un diritto basati sulla minaccia della distruzione reciproca – e potenzialmente di tutta l’umanità – sono contraddittori con lo spirito stesso delle Nazioni Unite”, osservava.

“Il compito delle Nazioni Unite, a partire dai postulati del Preambolo e dei primi articoli della sua Carta costituzionale, può essere visto come lo sviluppo e la promozione della sovranità del diritto, sapendo che la giustizia è requisito indispensabile per realizzare l’ideale della fraternità universale. In questo contesto, è opportuno ricordare che la limitazione del potere è un’idea implicita nel concetto di diritto”, ha, invece, ricordato Papa Francesco nel 2015 nel corso del suo discorso al Palazzo di vetro di New York.

“Dare a ciascuno il suo, secondo la definizione classica di giustizia, significa che nessun individuo o gruppo umano si può considerare onnipotente, autorizzato a calpestare la dignità e i diritti delle altre persone singole o dei gruppi sociali. – ha spiegato il Papa la sua posizione in quell’importante consesso internazionale – La distribuzione di fatto del potere (politico, economico, militare, tecnologico, ecc.) tra una pluralità di soggetti e la creazione di un sistema giuridico di regolamentazione delle rivendicazioni e degli interessi, realizza la limitazione del potere”. Parole che sono poi risuonate come profetiche negli anni successivi.

Una pace, quindi, che Francesco ha sempre legato (come i suoi predecessori) a questioni sociali e di giustizia internazionale che hanno negli ultimi decenni trovato una evidente valvola di sfogo nell’immigrazione. Un tema subito chiaro a Jorge Mario Bergoglio se si pensa che uno dei suoi primi viaggi è stato a Lampedusa in quell’isola di dolore ma anche di ospitalità. In quell’occasione i gesti parlarono più delle parole con la deposizione in mare di una corona di fiori nel ricordo delle tante vittime nel Mediterraneo.

Di migranti, Francesco ne ha parlato così tanto che sarebbe quasi impossibile farne una casistica. Ci limitiamo, per tutte, a citare la sua lettera inviata al Centro Astalli di Roma, gestito dai suoi confratelli Gesuiti, il 14 novembre del 2021 quando ha ricordato che “il numero delle persone costrette a fuggire dalla propria terra è in continua crescita”. Rivolgendosi poi agli ospiti (per lo più rifugiati e richiedenti asilo) del Centro, Francesco ha ricordato i motivi della loro fuga dettata da “condizioni di vita assimilabili a quelle della schiavitù”, quando non provocate “da terribili e spregevoli guerre”.

“Purtroppo il mettersi in cammino non ha costituito in molti casi una vera liberazione – è stata la sua triste considerazione – purtroppo spesso vi siete scontrati con un deserto di umanità, con l’indifferenza che si è fatta globale e che inaridisce le relazioni tra gli uomini. La storia di questi ultimi decenni ha dato segni di un ritorno al passato…”.

"Economy of Francesco": la lotta di Papa Francesco all’economia ‘che uccide’

Roma, 21 apr. (askanews) – Se Papa Wojtyla sarà ricordato come l’affossatore “morale” del sistema socialista, Papa Bergoglio lo sarà certamente per aver preso l’economia liberista ‘per le corna’, in un tentativo molto più titanico di “conversione” in un sistema in crisi più dal punto di vista morale e sociale che economico. Uno sforzo che Francesco ha voluto supportare con uno strumento tecnico, quell’ “Economy of Francesco” che portasse all’attenzione del mondo strade alternative al capitalismo liberistico, attraverso anche esperienze dal basso coinvolgendo le giovani generazioni. E’ così che il 1 maggio del 2019, Bergoglio prese carta e penna per scrivere un messaggio di chiamata a raccolta ad Assisi, sui difficili temi dell’economia. Uno sforzo dal basso, come è stato lo stile del pontificato, contrastato anche dallo scoppio della pandemia. Dopo tre anni, un pontefice già provato dagli anni, non ha fatto però mancare la sua presenza nella città di San Francesco, il 24 settembre del 2022, per incontrare i giovani esperti giunti da tutto il mondo. Nel suo discorso il Papa espresse il suo “sogno”. “Un giovane – disse in quella occasione – vede in un altro giovane la sua stessa chiamata, e poi questa esperienza si ripete con centinaia, migliaia di altri giovani, allora diventano possibili cose grandi, persino sperare di cambiare un sistema enorme, un sistema complesso come l’economia mondiale”.

Poi una constatazione: “Oggi parlare di economia sembra cosa vecchia: oggi si parla di finanza, e la finanza è una cosa acquosa, una cosa gassosa, non la si può prendere. Una volta, una brava economista a livello mondiale mi ha detto che lei ha fatto un’esperienza di incontro tra economia, umanesimo e religione. Ed è andato bene, quell’incontro. Ha voluto fare lo stesso con la finanza e non è riuscita. State attenti a questa gassosità delle finanze: voi dovete riprendere l’attività economica dalle radici, dalle radici umane, come sono state fatteà.”, il suo invito rivolto ai giovani.

“Una nuova economia, ispirata a Francesco d’Assisi, oggi può e deve essere un’economia amica della terra, e un’economia di pace. Si tratta di trasformare un’economia che uccide in un’economia della vita, in tutte le sue dimensioni. – ha detto il Papa con chiarezza in quell’occasione – Arrivare a quel ‘buon vivere’, che non è la dolce vita o passarla bene, no. Il buon vivere è quella mistica che i popoli aborigeni ci insegnano di avere in rapporto con la terra”. Insomma, una agenda ambiziosa dal punto di vista dell’umano, e quindi dell’approccio culturale delle società in cui viviamo, ancor prima che dei modelli economici che, secondo Francesco debbono modellarsi a questo e non viceversa. Ma, ha messo in guardia Francesco, “non basta fare il maquillage, bisogna mettere in discussione il modello di sviluppo” visto che “la situazione è tale che non possiamo soltanto aspettare il prossimo summit internazionale, che può non servire: la terra brucia oggi, ed è oggi che dobbiamo cambiare, a tutti i livelli”.

Ma, sempre da Assisi, la condanna del Papa argentino all’unico sistema economico sopravvissuto ed ormai universale è parso quasi senza appello: “c’è infine una insostenibilità spirituale del nostro capitalismo. – ha infatti detto – L’essere umano, creato a immagine e somiglianza di Dio, prima di essere un cercatore di beni è un cercatore di senso. Noi tutti siamo cercatori di senso. Ecco perché il primo capitale di ogni società è quello spirituale, perché è quello che ci dà le ragioni per alzarci ogni giorno e andare al lavoro, e genera quella gioia di vivere necessaria anche all’economia. Il nostro mondo sta consumando velocemente questa forma essenziale di capitale accumulata nei secoli dalle religioni, dalle tradizioni sapienziali, dalla pietà popolare”. Un’economia di Francesco, è stato quasi il suo mandato alle nuove generazioni, “non può limitarsi a lavorare per o con i poveri. Fino a quando il nostro sistema produrrà scarti e noi opereremo secondo questo sistema, saremo complici di un’economia che uccide. Chiediamoci allora: stiamo facendo abbastanza per cambiare questa economia, oppure ci accontentiamo di verniciare una parete cambiando colore, senza cambiare la struttura della casa? Non si tratta di dare pennellate di vernice, no: bisogna cambiare la struttura”.

Ecco come saranno le esequie di Papa Francesco, con le nuove norme da lui volute

Roma, 21 apr. (askanews) – I funerali di Papa Francesco e l’inumazione delle sue spoglie mortali saranno eseguite in Vaticano secondo il nuovo rito, più semplice e sobrio, voluto proprio dal pontefice argentino e che ha trovato il suo compimento con la redazione e la pubblicazione della seconda edizione tipica dell’Ordo Exsequiarum Romani Pontificis, approvata il 29 aprile 2024 dallo stesso Papa scomparso e curata dall’Ufficio delle Celebrazioni Liturgiche del Sommo Pontefice. Era stato lo stesso Jorge Mario Bergoglio a riceverne la prima copia del volume, stampato il 4 novembre dell’anno scorso.

Tra le novità introdotte vi è la constatazione della morte non più nella camera del defunto ma nella cappella, la deposizione immediata dentro la bara, l’esposizione alla venerazione dei fedeli del corpo del Papa già dentro la bara aperta, l’eliminazione delle tradizionali tre bare di cipresso, piombo e rovere. Il libro liturgico viene presentato come nuova edizione del precedente, l’editio typica dell’Ordo Exsequiarum Romani Pontificis approvata nel 1998 da san Giovanni Paolo II e pubblicata nel 2000, che è stata utilizzata nelle esequie dello stesso Pontefice nel 2005 e, con adattamenti, in quelle del Papa emerito Benedetto XVI nel 2023.

“Una seconda edizione si è resa necessaria -aveva spiegato ai media vaticani l’arcivescovo Diego Ravelli, Maestro delle Celebrazioni Liturgiche Pontificie – anzitutto perché Papa Francesco ha chiesto, come dichiarato da lui stesso in diverse occasioni, di semplificare e adattare alcuni riti in modo che la celebrazione delle esequie del Vescovo di Roma esprimesse meglio la fede della Chiesa in Cristo Risortoà Il rito rinnovato, inoltre, doveva evidenziare ancora di più che le esequie del Romano Pontefice sono quelle di un pastore e discepolo di Cristo e non di un potente di questo mondo”.

L’Ufficio delle Celebrazioni Liturgiche, avvalendosi di diversi esperti, ha dunque provveduto a una revisione approfondita dell’intero libro, ed è poi intervenuto sul lessico, sui testi liturgici e sui singoli riti, adeguando l’intero rituale alla nuova Costituzione “Prædicate Evangelium” del marzo 2022 la quale, pur mantenendo in vigore l’ufficio del Camerlengo, abolisce la Camera Apostolica. Sono state mantenute, invece, le tre “stazioni” classiche, quella nella casa del defunto, quella nella Basilica Vaticana e al luogo della sepoltura. “Tuttavia – ha spiegato ancora l’arcivescovo Ravelli – la struttura interna delle stazioni e dei testi è stata rivista alla luce dell’esperienza maturata con le esequie di san Giovanni Paolo II e di Benedetto XVI, dell’attuale sensibilità teologica ed ecclesiale e dei libri liturgici recentemente rinnovati”. Tra le novità più rilevanti, sottolineate dallo stesso Ufficio delle Celebrazioni Liturgiche del Sommo Pontefice, la semplificazione dei titoli pontifici: è stata ripresa la terminologia usata nella terza edizione del Missale Romanum (2008), cioè gli appellativi di Papa, di Episcopus e di Pastor, mentre nelle premesse generali e nelle rubriche si è optato per l’espressione Romanus Pontifex, in conformità al titolo del libro liturgico. Nella traduzione italiana è stato ripreso il lessico usato nella seconda edizione del Rito delle Esequie (2010) a cura della Conferenza Episcopale Italiana, a partire dalla quale è stata aggiornata gran parte della terminologia nella versione italiana del Rito, per esempio preferendo il termine feretro per indicare il corpo già chiuso nella bara. “La struttura del nuovo Ordo – ha aggiunto il Maestro delle Celebrazioni papali – è stata semplificata rivedendo o eliminando diversi elementi rituali difficili da coordinare o ritenuti ormai inadeguati. Inoltre ogni sequenza rituale è stata resa più chiara e precisa, così come sono state definite meglio le competenze e i ruoli di coloro che sono coinvolti nella preparazione e nello svolgimento dei riti”.

Come detto la prima stazione “nella casa del defunto”, prevede le novità della constatazione della morte nella sua cappella privata, anziché nella camera, e la deposizione della salma nell’unica bara di legno e in quella interna di zinco, prima di essere traslato in Basilica. È stata eliminata, quindi, la prima traslazione nel Palazzo Apostolico. Sono stati poi meglio precisati alcuni passaggi rimodulando anche la seconda stazione: poiché la deposizione nella bara è già avvenuta dopo la constatazione della morte, la sera prima della Messa esequiale si procede alla sua chiusura. La seconda stazione “nella Basilica Vaticana” considera un’unica traslazione in San Pietro, la chiusura della bara e la Messa esequiale. Nella Basilica Vaticana il corpo del Papa defunto è esposto direttamente nella bara e “non più su un alto cataletto”, inoltre, in conformità con quanto stabilisce il Caeremoniale Episcoporum per le esequie del vescovo diocesano, durante questa esposizione non sarà posto accanto alla bara il pastorale papale. Infine, la terza stazione “nel luogo della sepoltura” include la traslazione del feretro al sepolcro e la tumulazione. “Questa stazione – ha spiegato ancora Ravelli – ha subito un significativo snellimento a causa dell’eliminazione della deposizione e chiusura della bara di cipresso in una seconda di piombo e in una terza di rovere o di altro legno”. Un altro elemento di novità consiste nell’introduzione delle indicazioni necessarie per l’eventuale sepoltura in un luogo diverso dalla Basilica Vaticana.

La nuova edizione dell’Ordo Exsequiarum Romani Pontificis è stata sottoposta a una revisione approfondita anche per quanto riguarda i testi per lasciare maggiore libertà nella scelta del repertorio da eseguire. Tra l’altro sono state aggiornate le Litanie dei Santi, cantate durante i riti delle esequie in due occasioni: mentre il corpo del Papa viene traslato in Basilica, nella forma più lunga, e durante la tradizionale supplica della Chiesa di Roma, al termine della Messa esequiale, per la quale è stata scelta la forma breve.

Un quarto e ultimo capitolo del libro liturgico è dedicato alle disposizioni per i cosiddetti “novendiali”, le Messe in suffragio del Papa defunto celebrate per nove giorni consecutivi a partire dalla Messa esequiale che sono state snellite e semplificate. Nel rituale sono riportati quattro – e non più tre – formulari di preghiere a scelta, in quanto sono stati ripresi tutti quelli offerti dal Missale Romanum per il Papa defunto e quello per il vescovo diocesano defunto.

A differenza dell’edizione precedente, vengono omessi i testi del Lezionario, di cui si offrono invece soltanto le indicazioni bibliche.

Francesco, il Papa della condivisione e della speranza

Francesco ha lasciato questo mondo dopo averlo benedetto, ieri a Pasqua, con la benedizione Urbi et Orbi. Lo avevamo visto sofferente, in Piazza San Pietro, ma come sempre aperto all’abbraccio dei fedeli.

La commozione dell’ora s’accompagna all’avviso della sua grandezza di Pastore. Ha voluto la Chiesa in uscita, alla ricerca di strade nuove e con lo sguardo sull’umanità bisognosa. Aveva esordito, appena eletto, con il richiamo alla necessità di comprendere i “lontani”, quelli non toccati dal messaggio evangelico o resi indifferenti alla testimonianza cristiana. 

Eppure, da gesuita, è stato uomo di battaglia: contro la guerra si è mostrato rigido, inflessibile, intransigente. La sua profezia ha sollevato il velo sulla terza guerra mondiale a pezzi. 

Le prime reazioni all’annuncio della scomparsa parlano di un’eredità – le encicliche, i viaggi, i gesti grandi e piccoli – che si protende nella incessante domanda di futuro, per la Chiesa e per il mondo. 

Egli ci consegna il dovere della speranza.

Francesco, il Papa che ha abbracciato il mondo

La notizia della scomparsa di Papa Francesco ci riempie di profondo dolore. Il suo pontificato, un susseguirsi di gesti e parole che hanno saputo stupirci ogni giorno, lascia un vuoto incolmabile. La sua vitalità, la sua determinazione, la capacità di non arretrare di fronte a nessun ostacolo, hanno segnato un’epoca.

Francesco è stato il Papa degli ultimi, degli abbandonati, il paladino della giustizia e della pace. Ha incarnato la misericordia e la speranza, levandosi con forza contro ogni forma di sfruttamento, dell’uomo e dell’ambiente, denunciando la ferocia di un’economia che troppo spesso dimentica la sua anima.

Ha affrontato la malattia e la sofferenza con serena accettazione, abbracciando la croce come segno di libertà e di vita. Ci lascia un’eredità preziosa, lo sprone a continuare il cammino con una Chiesa accogliente, che guarda al futuro con speranza e affronta le sfide con fede e coraggio. Una Chiesa comunità, che nell’unità procede unita.

Francesco e i grandi dilemmi del nostro tempo

In relazione alla storia del mondo gli anni del pontificato di Francesco hanno finito  per coincidere con un tempo turbolento, il tempo in cui, in alcuni fra i potenti della terra sembra esser tornata la tentazione di ri- affidarsi alla guerra per dirimere le controversie.

All’inizio del suo magistero papa Bergoglio coniò l’estressione “terza guerra mondiale a pezzi” per designare lo stato di degrado che avevano assunto le relazioni internazionali in alcune cruciali aree del mondo.

Il primo anno del suo pontificato, il 2013, avrebbe potuto, e dovuto, essere l’anno delle grandi decisioni, per assicurare un futuro di pace in Medio Oriente, Ucraina e negli altri Paesi del Sud del Mondo, sconvolti da conflitti.

L’Occidente.(in particolare nelle sue componenti globalista, neocons, dei grandi poteri finanziari) scelse la via del confronto muscolare. Seguì l’anno successivo la destabilizzazione dell’Ucraina, per la quale, per stessa ammissione di Victoria Nuland, la diplomatica americana neoconservatrice che ha coordinato la sovversione a Maidan per cancellare la neutralità dell’Ucraina, furono investiti circa 5 miliardi di Dollari. Il 25 novembre 2013 il presidente russo Putin andò in udienza da papa Francesco per comunicargli che cosa sarebbe successo se l’Occidente fosse andato avanti con la prova di forza verso la Russia, archiviando una già avviata collaborazione che aveva portato ad allargare il G7 alla Russia ed a iniziare ad integrarla addirittura nella Nato, attraverso il Partenariato per la Pace.

E che cosa finirà per succedere alla fine di queste scelte sbagliate, compresa ovviamente la gravissima decisione della Russia di invadere l’Ucraina, non lo sappiamo ancora del tutto, stante la volontà anglo-francese di proseguire il conflitto, con o senza gli Stati Uniti e consentendo un pericoloso  riarmo della Germania, e stante la determinazione della Russia nel considerare la guerra in Ucraina come un conflitto da cui dipende non solo la sua sicurezza ma la sua stessa sopravvivenza come stato unitario.

In un tale contesto i dodici anni di pontificato di papa Francesco si sono caratterizzati soprattutto in due direzioni, quella diplomatica e quella pastorale-umanitaria. Nell’ultimo dodicennio, periodo in cui covavano i germi di conflitti peggiori, l’azione della Santa Sede si è caratterizzata nella condanna del ritorno al ricorso della guerra, fatta in ogni forma e in ogni sede, respingendo narrative funzionali allo scontro bellico. Una fra le ultime testimonianze di questo impegno è stata la lettera che papa Francesco ha scritto al direttore del Corriere della Sera, pubblicata lo scorso 18 marzo, nella quale ribadiva che «Dobbiamo disarmare le parole, per disarmare le menti e disarmare la Terra. C’è un grande bisogno di riflessione, di pacatezza, di senso della complessità». In assenza di ciò saranno innanzitutto le nostre parole a inchiodarci a prospettive infauste, come purtroppo sembra stia avvenendo, se si osserva il tenore di certi editoriali o di certe dichiarazioni, anche fra i massimi responsabili delle istituzioni comunitarie.

La seconda direttrice, che ha accompagnato l’incessante appello di papa Bergoglio a non cadere nell’inganno della guerra, che non risolve i problemi ma ne crea di più grandi, è stata quella umanitaria, intesa non solo ad alleviare le conseguenze dei conflitti armati ma a camminare insieme agli uomini e alle donne del nostro tempo mentre affrontano quelle prove che loro stessi hanno originato a causa della perseveranza in logiche di potenza e di violenza che si riteneva fossero d’altri tempi.

Sebbene il pontificato di Francesco rischi, dal punto di vista della politica internazionale, di passare alla storia come quello che poco ha potuto nel dissuadere i capi delle nazioni europee a preparare una nuova guerra fratricida fra l’Est e l’Ovest, limitandosi ad assistere spiritualmente i popoli europei mentre vanno incontro alle conseguenze dei propri reiterati errori, nel contempo è già affidata alla storia la lungimiranza delle sue parole, molto citate, assai meno ascoltate e praticate.

Fabrizia Abbate (Tempi Nuovi): “Francesco, il Papa dell’economia al servizio dell’uomo”

“Nel giorno della Resurrezione, ci lascia Papa Francesco, come a dire a noi credenti, ancora una volta, che siamo e saremo sempre Fratelli tutti, qui nel mondo e dopo la vita”: l’associazione Tempi Nuovi è unita nel dolore per la scomparsa di Jorge Maria Bergoglio. “Il Pontefice Gesuita venuto da lontano, come molti hanno sempre detto, ma a noi quella lontananza della provenienza geografica è sembrata da subito così vicina e indispensabile in ogni parola e atto del suo pontificato” – così la portavoce Fabrizia Abbate. “Si è trasformata in una vicinanza sociale alle questioni più urgenti di questo momento storico, le disuguaglianze, i conflitti, la solitudine e l’indifferenza, la trasformazione tecnologica dei rapporti di potere e delle relazioni sociali.

Come ultimo regalo, ci lascia le Meditazioni scritte per la Via Crucis al Colosseo del Venerdì Santo: nella tenerezza delle parole, nella spiritualità dell’affidarsi alla Grazia di Dio, c’era però la forza della denuncia di una “economia degli uomini” ormai davvero distante dalla “economia di Dio”, un’economia feroce che sta pian piano strozzando ogni forma di sensibilità e rispetto, minando al fondo la tenuta preziosa e fragile delle democrazie”.

Francesco voleva che i politici dessero esempi di speranza

Il ricordo di Papa Francesco, oggi, rievoca con forza il suo discorso a Trieste in occasione della Settimana Sociale dei cattolici italiani. Parole che, come un viatico, ci spronano a non disperdere il suo messaggio, specialmente ora che il dolore si mescola all’urgenza di agire.

Il suo appello a un laicato capace di “organizzare la speranza” risuona come un mandato per noi, impegnati nella politica. Un invito a formare una nuova generazione consapevole, pronta a costruire comunità e a riporre fiducia nel futuro.

“La democrazia non è una scatola vuota, ma vive della passione civile dei suoi cittadini”. Francesco ci ha ricordato che il cuore della politica e della fede è la partecipazione, la costruzione di processi duraturi. Un richiamo a tornare all’essenziale, alla giustizia e alla pace, valori che hanno guidato il suo pontificato – un pontificato immenso –  e che devono illuminare il nostro cammino.

La sua eredità è un invito a non arrenderci, a lavorare insieme per un mondo migliore, dove la speranza non sia piegata all’utopia, ma legata a una realtà aperta al futuro.

Luca Bedoni

Presidente del Consiglio del IX municipio di Roma (Eur)

La morte di Papa Francesco, il cordoglio dei leader mondiali

Roma, 21 apr. (askanews) – Messaggi di cordoglio per la morte di Papa Francesco sono arrivati da tutti i leader mondiali, anche dal presidente americano Donald Trump e da quello russo Vladimir Putin.

I primi, in ordine di tempo i vertici Ue. Il presidente del Consiglio europeo, Antonio Costa, ha auspicato che le idee di Papa Francesco “continuino a guidarci verso un futuro di speranza”, esprimendo “tristezza” per la sua scomparsa. “Era profondamente compassionevole – ha scritto su X – aveva a cuore le grandi sfide globali del nostro tempo – migrazioni, cambiamenti climatici, disuguaglianze, pace – così come le lotte quotidiane di tutti. Nel suo ultimo messaggio per la Giornata Mondiale della Pace, aveva proposto tre azioni per un ‘cambiamento duraturo’: la cancellazione del debito internazionale, l’abolizione della pena di morte e la redistribuzione dei fondi militari per porre fine alla fame. Che le sue idee continuino a guidarci verso un futuro di speranza. Riposi in pace”.

“Oggi il mondo piange la scomparsa di Papa Francesco”, ha scritto su X la presidente della Commissione europea, Ursula Von der Leyen, sottolineando che “ha ispirato milioni di persone, ben oltre la Chiesa cattolica, con la sua umiltà e il suo amore così puro per i meno fortunati”. “Il mio pensiero va a tutti coloro che soffrono per questa profonda perdita – ha aggiunto – che possano trovare conforto nell’idea che l’eredità di Papa Francesco continuerà a guidarci tutti verso un mondo più giusto, pacifico e compassionevole”.

Il presidente israeliano Isaac Herzog ha espresso le proprie condoglianza ai cristiani “per la perdita del loro grande padre spirituale, Sua Santità Papa Francesco”, definito “un uomo di profonda fede e sconfinata compassione”, sottolineando che “aveva giustamente riconosciuto grande importanza nel promuovere forti legami con il mondo ebraico e nel promuovere il dialogo interreligioso come via verso una maggiore comprensione e rispetto reciproco”. “Spero davvero che le sue preghiere per la pace in Medio Oriente e per il ritorno sano e salvo degli ostaggi trovino presto risposta – ha aggiunto Herzog in una nota – che la sua memoria continui a ispirare atti di gentilezza, unità e speranza”.

Il presidente francese Emmanuel Macron ha espresso “il grande dolore condiviso dalla Francia e dal mondo intero” per la scomparsa di Papa Francesco, rendendo omaggio a un uomo che è sempre stato “al fianco dei più vulnerabili e fragili” e che “ha lottato tutta la vita per una maggiore giustizia”. “Durante tutto il suo pontificato è stato al fianco dei più vulnerabili, dei più fragili, con grande umiltà e con un sentimento molto speciale, in questi tempi di guerra e brutalità, dell’altro e dei più fragili – ha dichiarato Macron in un messaggio inviato da Mayotte, dove si trova in visita – questa è stata la vocazione di un uomo, di un religioso, di un vescovo, di un cardinale e poi di un papa, che per tutta la vita ha lottato per una maggiore giustizia. Per tutta la sua vita ha lottato per una certa idea di umanità, per un’idea fraterna. È un’idea in cui credo che molti si identifichino”.

“Piangiamo la scomparsa di Sua Santità Papa Francesco questa mattina”. Lo scrive il segretario generale della NATO Mark Rutte. “La sua dedizione alla pace e alla compassione è stata un’ispirazione per milioni di persone. Le più sentite condoglianze alla comunità cattolica e a tutti coloro che sono stati commossi dalla sua umanità”, aggiunge.

“Con la morte di Papa Francesco, la Chiesa cattolica e il mondo intero perdono un difensore dei deboli, un riconciliatore e una persona di gran cuore”, ha scritto su X il cancelliere tedesco Olaf Scholz, aggiungendo di aver “apprezzato molto la sua visione chiara delle sfide che ci troviamo ad affrontare”.

La Casa Bianca ha pubblicato su X le foto che ritraggono Papa Francesco con il presidente Donald Trump e con il vice presidente J.D. Vance, scrivendo: “Riposa in pace, Papa Francesco”. Trump incontrò il Papa in Vaticano nel 2017, durante il suo primo mandato alla Casa Bianca. Vance lo ha incontrato ieri.

Anche il presidente russo Vladimir Putin ha espresso le sue condoglianze per la scomparsa di Papa Francesco, “un uomo eccezionale” che durante il suo pontificato “ha promosso attivamente lo sviluppo del dialogo tra la Chiesa ortodossa russa e quella cattolica romana, così come una costruttiva cooperazione tra la Russia e la Santa Sede”. “Voglio esprimere le mie più sincere condoglianze per la scomparsa di Sua Santità Papa Francesco – recita il telegramma di condoglianze riportato dalle agenzie di stampa russe – durante tutti gli anni del suo pontificato, ha promosso attivamente lo sviluppo del dialogo tra la Chiesa ortodossa russa e quella cattolica romana, così come una costruttiva cooperazione tra la Russia e la Santa Sede”. “Ho avuto l’opportunità di parlare con quest’uomo eccezionale molte volte e ne conserverò sempre un ricordo molto caro”, ha aggiunto il leader russo.

“ADDIO”: inizia così il post pubblicato su X dal presidente argentino Javier Milei in ricordo di Papa Francesco, di cui pubblica una foto che lo ritrae con la bandiera dell’Argentina. “È con profondo dolore che questa mattina ho appreso che Papa Francesco, Jorge Bergoglio, è mancato oggi e ora riposa in pace. Nonostante le differenze che oggi sembrano irrilevanti, è stato per me un vero onore averlo potuto conoscere nella sua gentilezza e saggezza”, ha scritto Milei.

Arrivederci a Papa Francesco

Il mondo piange la scomparsa di Papa Francesco, spentosi alle 7.35 di Lunedì dell’Angelo nella dimora di Santa Marta. Aveva impartito il giorno di Pasqua la benedizione “Urbi et Orbi” e la sacralità di questo gesto, unito alla forza di volontà per essere presente in mezzo ad un popolo festante che lo aspettava in trepida attesa, passerà alla Storia come l’ultimo commovente atto pubblico – intimamente vissuto – di un grande Pontefice.

Si è fatto amare dalla gente per la sua immensa umanità, un tratto inconfondibile della sua personalità schietta e diretta, per 12 anni dal 13 marzo 2013 Francesco – primo Papa gesuita nella storia della Chiesa, primo Pontefice proveniente dal continente americano, primo extraeuropeo dai tempi di Gregorio III – ha sempre guardato al mondo con una visione davvero planetaria e in particolare agli ultimi, ai sofferenti, ai disagiati, ai bisognosi, agli emarginati, ai poveri, ai migranti, agli scartati in un mondo troppo spesso dominato dal dio denaro. Solo pochi giorni fa aveva visitato i carcerati a Regina Coeli e si era scusato per non aver fatto la lavanda dei piedi. Ogni sua parola, ogni omelia, ogni scritto, ogni lettera enciclica – a cominciare da La gioia del Vangelo, Laudato sì, Dilexit nos, Fratelli tutti fino alla recentissima autobiografia ‘Spera’ trasuda di amore e di speranza, di partecipe condivisione alle alterne vicende della vita terrena, di bellezza del creato ed esprime un’autorevolezza spontanea e mai ostentata. Ha saputo indicare la via da percorrere ad un mondo smarrito, lacerato dalle guerre e dalle piaghe del male, dagli interessi che offuscano i sentimenti, dagli egoismi, dall’indifferenza colpevole e spinta fino all’ignavia, dominato dai prepotenti e dalla violenza fisica e simbolica, con uno sguardo lungimirante e sempre ispirato da gesti di grande umiltà, di buon esempio, di misericordia non affettata, di affetto sincero.

La gente, il suo popolo, ha colto con slancio emotivo e condivisione il suo messaggio d’amore dove la virtù della speranza si è incarnata nel cuore e nella mente di tutti: è stato un grande Papa che ha rimesso la Chiesa e il messaggio evangelico al crocevia dell’umanità dolente e bisognosa di attenzione.

Fin dal giorno della sua elezione al soglio pontificio avevano commosso le sue parole: “Fratelli e sorelle, buonasera! Voi sapete che il dovere del Conclave era di dare un vescovo a Roma. Sembra che i miei fratelli cardinali siano andati a prenderlo quasi alla fine del mondo… ma siamo qui. Vi ringrazio dell’accoglienza. La comunità diocesana di Roma ha il suo vescovo: grazie! E prima di tutto, vorrei fare una preghiera per il nostro vescovo emerito, Benedetto XVI. Preghiamo tutti insieme per lui, perché il Signore lo benedica e la Madonna lo custodisca. […] E adesso vorrei dare la Benedizione, ma prima vi chiedo un favore: prima che il Vescovo benedica il popolo, vi chiedo che voi preghiate il Signore perché mi benedica. La preghiera del popolo, chiedendo la Benedizione per il suo Vescovo. Facciamo in silenzio questa preghiera di voi su di me”. 

Parole semplici e dirette ma gravide di condivisione perché ha sempre voluto una Chiesa povera e per i poveri (come aveva detto nella prima udienza generale, tenuta in Aula Paolo VI, pochi giorni dopo l’elezione, spiegando il motivo per cui aveva deciso di chiamarsi Francesco) composta di sacerdoti testimoni della pietas evangelica e che per questo odorassero di pecora, mescolati in mezzo alla gente e sempre umili pur senza rinunciare ad essere testimoni di Cristo e del Vangelo.

“Permesso, grazie, scusa”: queste sue parole lo avevano reso il Papa di tutti, perché la vera grandezza non è ispirata all’alterigia e al distacco ma alla condivisione della gentilezza e al rispetto degli altri.

Sofferente dal ricovero al Gemelli per la polmonite bilaterale si era fatto ancor più uomo tra gli uomini, la malattia lo aveva ancor più avvicinato al popolo che amava e che più delle gerarchie ecclesiastiche, dei rituali e degli aspetti formali Lui ha sempre considerato la vera spina dorsale della Chiesa universale.

La speranza (il sentimento più forte che ci ha insegnato) di una pur lenta guarigione ci animava nel desiderio di averlo ancora tra noi.

Ci mancherà e lo ricorderemo sempre perché era ormai diventato egli stesso una parte fondamentale della nostra intimità e dei nostri sentimenti ma la testimonianza di fede di cui ci ha fatto dono dovrà essere un viatico per il cuore e la mente. 

“Mi hai fatto conoscere le vie della vita, mi colmerai di gioia con la tua presenza” (Atti degli apostoli, 2:28)

Grazie Francesco per aver illuminato il nostro cammino con la promessa di gioia eterna e non addio ma arrivederci.     

Bergoglio, un magistero sociale

Ogni magistero papale lascia un segno profondo nella cristianità mondiale. Una regola che vale soprattutto per gli ultimi Papi anche perché sono costretti a convivere con i bisogni e le domande che salgono dalla svariate opinioni pubbliche e a cui occorre dare riposte forti, coerenti e tempestive. E il pontificato di Francesco è destinato a segnare il cammino e il futuro del cattolicesimo mondiale anche per la sua instancabile, coraggiosa e coerente ‘mission’ sociale.

Una linea che non è mai stata vagamente populista o retorica. Ma, al contrario, ha sempre posto al centro dell’attenzione la difesa dei più deboli, degli ultimi e di tutti coloro che erano e e restano ai margini della società. E non solo nelle società opulente e, di conseguenza, cariche di disuguaglianze sociali. No, il magistero di Francesco ha saputo, con rara coerenza ed indomito coraggio, porre al centro di ogni sua predicazione la cosiddetta ‘questione sociale’. Cioè la condizione di vita, reale e non virtuale, di tutte quelle persone che nel mondo semplicemente non riescono a condurre una esistenza dignitosa ed umana. Ovvero nel rispetto delle regole più elementari e basilari che caratterizzano la vita concreta delle persone. E la questione sociale, appunto, era al centro di tutti i suoi incontri e dei confronti con i vari “potenti” della terra senza stancarsi mai di ripetere che la centralità della persona umana esiste solo quando le persone, tutte le persone, vivono un’esistenza dignitosa e nel pieno rispetto delle regole più elementari.

Certo, la predicazione di Francesco è stata molto più ampia ed articolata. A cominciare, come ovvio ed evidente a tutti, dai temi della pace, di una Chiesa più aperta al mondo, della concordia tra i popoli, dello sviluppo equilibrato ed armonioso, della difesa dei principi democratici e, infine, della uguaglianza. E, al riguardo, proprio il capitolo delle disuguaglianze sociali è stata la sua preoccupazione principale. Di qui la sua predilezione per gli ultimi, per i più poveri, per tutti coloro che vivono ai margini delle rispettive società. In ogni paese e in ogni parte del mondo. Ed è anche per questo motivo che la sua predicazione è stata, sempre, di una straordinaria modernità ed attualità. Scontrandosi anche, almeno sotto il profilo dei principi e dei valori richiamati, con molti paesi che scientificamente e quasi dogmaticamente non rispettano queste regole elementari di convivenza e di progressiva uguaglianza sociale. Un magistero, quindi, che ha spronato milioni di cattolici all’impegno sociale, politico, pubblico, culturale e pastorale nel promuovere e nel perseguire quella ‘dottrina sociale cristiana’ che era, e resta, uno dei caposaldi costitutivi della presenza nella Chiesa nel mondo sempre più globalizzato.

Ecco perché la venatura sociale del magistero di Francesco non solo resterà un punto decisivo e qualificante nella storia secolare della Chiesa cattolica ma è destinata, appunto, a segnare in profondità il cammino dei cattolici stessi nella società contemporanea e in quella del futuro.

Coerenti con la propria dottrina di riferimento ma anche consapevoli che senza il “coraggio” e la “coerenza” di Francesco difficilmente i cattolici stessi potranno giocare, laicamente, un ruolo importante e decisivo nelle dinamiche che caratterizzano l’attuale società. Locale e mondiale. 

Papa Francesco un riformatore "testardo" per una Chiesa "ospedale da campo" e in "uscita"

Roma, 21 apr. (askanews) – Il senso di un pontificato non può certo essere compreso in un tratto di vernice, ma una parte della sua immagine, ed in qualche modo la sintesi della sua essenza, forse sì. Ed ecco allora che il tratto di quei writers o ‘artisti di strada’, che hanno voluto ritrarre Papa Francesco per i vicoli di Roma, via via come un Superman ‘armato’ semplicemente della sua valigetta da viaggio, o con la faccia bonaria mentre fa l’ok col pollice in su, in una stazione metro, o ancora mentre gioca sulla difficile scacchiera della pace muovendo la sua pedina su quest’ultima, la dicono lunga sull’impatto di Jorge Mario Bergoglio sull’opinione pubblica mondiale o, come si afferma ‘canonicamente’, sul popolo di Dio.

Non che, soprattutto dopo il primo periodo di stupore o di studio critico, le parti più conservatrici della Chiesa e della società non si siano riorganizzate tessendo una vera e propria rete di ‘indietrisiti’, come Francesco li ha definiti, spingendo sempre a non ‘ideologizzare’ il messaggio evangelico guardandone, invece, al suo nucleo.

Ma la sostanza è stata la stessa: ‘Il Papa venuto dai confini del mondo’ ha avuto la stragrande maggioranza dell’opinione pubblica dalla sua parte, fino a fargli da vero e proprio ‘scudo’ di fronte a resistenze all’interno di settori della Chiesa universale e della Curia spesso insofferenti alle riforme da lui abbozzate o portate a termine e ad una parte di apparato ecclesiastico poco propenso a mettersi sulla strada del cambiamento, abbandonando antichi schemi e posizioni di rendita ormai consolidati, se non stratificati, nei secoli. Una opposizione sempre foraggiata da quei settori della cattolicità (soprattutto statunitense, ma non solo) che ha visto in Francesco quasi un ‘nemico’, le sue posizioni opposte agli interessi che dominano il mondo, e le sue prassi un potenziale pericolo per il mainstream imperante.

Tutto questo in una situazione geo-politica che si è andata via via complicando ed ‘incattivendo’ negli anni di pontificato fino a sfociare nel dramma della guerra in Europa, del conflitto mondiale ‘a pezzi’, con il continuo dramma in Medio Oriente, con la costante aggressione alla madre terra ed il prosperare di populismi e nazionalismi, financo nella sua terra natia.

A queste sfide Francesco ha cercato di rispondere soprattutto con una ‘postura’, quella del pastore che tutti accoglie, e che è pronto a subire anche forti critiche pur di portare avanti quella svolta iniziata dal Vaticano II e da lui sintetizzata con una espressione che resterà appiccicata a questo pontificato a suo modo ‘rivoluzionario’: una Chiesa ‘ospedale da campo’ e in ‘uscita’. Sempre guidata dal metro della misericordia e con una opzione chiara per poveri e difesa del Creato.

Non c’è dubbio che il tratto riformatore è stato, dunque, quello dominante nel Pontificato di Jorge Mario Bergoglio. O meglio, il tentativo testardo di intraprendere la strada di una riforma nell’ambito della Chiesa cattolica, sospinta da una serie di accadimenti, sfociati nella rinuncia di Benedetto XVI al soglio di Pietro.

Una strada, quella della guida della più grande comunità cristiana del mondo, nel tracciato evangelico e alla luce del Concilio Vaticano II. Insomma alla radice della fede più che di una certa ‘Tradizione’, stratificatasi nei secoli. Un tentativo, concretizzato in passi e decisioni, che sono piaciuti o meno, ad una comunità composita e frastagliata secondo culture, sensibilità, storie ed emisferi spesso profondamente differenti tra loro. Un’idea chiara della visione bergogliana della Chiesa si ritrova in una sua catechesi, pronunciata durante l’udienza generale dell’8 marzo 2023, a pochi giorni dalla data del decennale del suo pontificato.

Parlando ai fedeli riuniti in piazza San Pietro sul tema dell’evangelizzazione, e citando proprio le intuizioni conciliari, Francesco ha detto in quella occasione che ‘c’è come un ponte tra il primo e l’ultimo Concilio, nel segno dell’evangelizzazione, un ponte il cui architetto è lo Spirito Santo’. Da qui l’invito a ‘non sclerotizzarci o fossilizzarci’ anche nell’annuncio e nella vita della Chiesa; anzi, aveva aggiunto ‘lo zelo missionario del credente si esprime anche come ricerca creativa di nuovi modi di annunciare e testimoniare, di nuovi modi per incontrare l’umanità ferita di cui Cristo si è fatto carico. Insomma, di nuovi modi per rendere servizio al Vangelo e all’umanità. L’evangelizzazione è un servizio e se uno si dice evangelizzatore ma non ha cuore di servizio, e si sente un padrone, è un poveraccio’.

Questo, senza dimenticare che proprio ‘la dimensione ecclesiale dell’evangelizzazione – aveva chiarito Francesco – costituisce perciò un criterio di verifica dello zelo apostolico. Una verifica necessaria, perché la tentazione di procedere ‘in solitaria’ è sempre in agguato, specialmente quando il cammino si fa impervio e sentiamo il peso dell’impegno. Altrettanto pericolosa è la tentazione di seguire più facili vie pseudo-ecclesiali, di adottare la logica mondana dei numeri e dei sondaggi, di contare sulla forza delle nostre idee, dei programmi, delle strutture, delle ‘relazioni che contano”. Il tutto alla prova, quindi, della ‘sinodalità’ e, nella sequela del Fondatore, sulla ‘strada della povertà, dell’obbedienza, del servizio e del sacrificio di sè stesso fino alla morte’, sempre citando il Papa.

Che queste strade e questa visione di Chiesa siano permeate o meno, e fino a che punto, in un ‘corpaccione’ che conta oltre Duemila anni di storia, è ancora tutto da stabilire e sarà forse materia per gli storici. Da qui la consapevolezza, rimasta fino alla fine viva nello stesso Francesco, che c’è ancora tutto un lavoro da compiere e realizzare all’interno della Chiesa. Il precario equilibrio tra innovatori e conservatori, tra coloro che reputano necessario un ridisegnare strutture e linguaggi per parlare con efficacia all’uomo di oggi e chi, invece, considera tutto ciò come un cedimento ad una società che va dritta verso la a-religiosità, sarà, quindi, la vera sfida che dovrà raccogliere il prossimo Romano Pontefice dopo quella che sembra essersi palesata come una profonda faglia aperta dopo la morte del papa emerito Joseph Ratzinger.

Da qui gli appelli a non perdersi dietro gli ‘indietrismi’ che sono stati rivolti a più riprese dallo stesso Papa argentino e inviti all’unità (non sempre accolti, per la verità) venuti anche da figure ‘terze’ come, ad esempio, quella del cardinale Raniero Cantalamessa che nel corso di una delle sue predicazioni, in Vaticano, per gli esercizi spirituali in preparazione della Pasqua, rivolgendosi a cardinali e figure apicali della Curia romana (una delle più soggette alle azioni di aggiornamento di Francesco, ndr) il 3 marzo 2023 lo ha sottolineato quasi ‘teologicamente’.

‘Ad una prima lettura, la recente costituzione sulla riforma della Curia ‘Praedicate Evangelium’ (pubblicata il 19 marzo 2022 da Papa Francesco, ndr) a me ha dato l’impressione di un passo avanti in questa direzione: cioè nell’applicare il principio sancito dal Concilio a un settore particolare della Chiesa che è il suo governo e a un maggiore coinvolgimento in esso dei laici e delle donne’, ha affermato il predicatore-cardinale rivolgendosi ai suoi ‘colleghi’ porporati.

‘Ma adesso dobbiamo fare un passo avanti – aveva subito aggiunto nell’Aula Paolo VI nella meditazione Quaresimale – L’esempio della Chiesa apostolica non ci illumina soltanto sui principi ispiratori, cioè sulla dottrina, ma anche sulla prassi ecclesiale. Ci dice che non tutto si risolve con le decisioni prese in un sinodo, o con un decreto. C’è la necessità di tradurre nella pratica tali decisioni, la cosiddetta ‘recezione’ dei dogmi. E per questo occorrono tempo, pazienza, dialogo, tolleranza; a volte anche il compromesso’. Quest’ultimo, non interpretato come un ‘cedimento o uno sconto fatto sulla verità’. Cantalamessa, proseguendo nella sua riflessione, aveva poi detto che ‘il ruolo di mediatore che Pietro esercitò tra le opposte tendenze di Giacomo e di Paolo continua nei suoi successori. Non certo (e questo è un bene per la Chiesa) in modo uniforme in ognuno di essi, ma secondo il carisma proprio di ognuno che lo Spirito Santo (e si presume i cardinali sotto di lui) hanno ritenuto il più necessario in un dato momento della storia della Chiesa. Davanti agli eventi e alle realtà politiche, sociali ed ecclesiali, noi siamo portati a schierarci subito da una parte e demonizzare quella avversa, a desiderare il trionfo della nostra scelta su quella degli avversari’. Il riferimento ai fatti più recenti, seguiti proprio alla morte di Benedetto è apparso ai più del tutto evidente.

‘Non dico che sia proibito avere preferenze: in campo politico, sociale, teologico e via dicendo, o che sia possibile non averle. – aveva, quindi, voluto spiegare il card. Cantalamessa ai suoi illustri ascoltatori – Non dovremmo mai, però, pretendere che Dio si schieri dalla nostra parte contro l’avversario. E neppure dovremmo chiederlo a chi ci governa. È come chiedere a un padre di scegliere tra due figli; come dirgli: ‘Scegli: o me o il mio avversario; mostra chiaramente da che parte stai!’. Dio sta con tutti e perciò non sta contro nessuno! È il padre di tutti’.

Parole chiare che hanno fatto pensare proprio a quelle crepe, dai toni spesso aspri, che si sono aperte, e soprattutto sono state date in pasto all’opinione pubblica, ed indirizzate senza tanti nascondimenti verso l’azione di Papa Bergoglio e il suo magistero.

Fare qui l’elenco dei passi compiuti negli anni di governo ‘bergogliano’ sarebbe difficile. In uno schematico e non completo elenco si può però ricordare alcuni dei gesti che hanno segnato il pontificato sin dal primo giorno. La scelta di lasciare il Palazzo apostolico per risiedere nella struttura alberghiera di Santa Marta, all’interno del Vaticano, e l’indossare segni esteriori, come la croce pettorale, non d’oro, dal viaggiare a bordo di utilitarie, all’adottare una versione più confacente alla lingua attuale della Preghiera per eccellenza del cristiano, il ‘Padre nostro’, dal non assegnare più automaticamente sedi tradizionalmente cardinalizie a porporati, fino allo spazio dato a laici e donne nei dicasteri vaticani. La sua instancabile lotta alla pedofilia e agli abusi nella Chiesa, all’intrduzione forte di una prassi di governo ecclesiale più collegiale come la ‘sinodalità’ e il quasi relativizzare il peso del Pontefice romano nel governo ecclesiale o, nell’indiscussa opera di decentramento del governo universale con più spazio a Chiese non europee o, comunque, della parte ricca ed Occidentale del pianeta.

Questo senza tacere le prese di posizioni poco ‘clericali’ o mediane, nei confronti di temi sociali come quelli dei migranti, delle diseguaglianze sociali nel mondo, nella difesa dell’ambiente fino a promuovere quella ‘Economy of Francesco’, una sorta di officina del pensiero per una economia fuori dagli schemi del puro capitalismo e all’aver promosso ed ospitato in Vaticano summit dei movimenti popolari mondiali e riflessioni sulle nuove frontiere della scienza come l’Intelligenza artificiale.

Infine, da menzionare in questo sbrigativo elenco, l’aver messo mano a quello che di stava delineando come il ginepraio delle finanze vaticane, una riforma della Curia romana che si aspettava da anni, il non essersi opposto anche a procedimenti penali verso casi discussi come quello della vendita dell’ormai noto immobile londinese di Sloane Avenue con condanne che hanno fatto il giro del mondo come quella del card. Angelo Becciu, il primo porporato ad essere condannato da laici. O aver affrontato con il metro della carità e della misericordia temi etico-morali come quelli legati alle coppie omosessuali o l’accesso ai sacramenti per le coppie divorziate. Ed ancora aver battagliato contro una ‘piaga’ purulenta, quale quella degli abusi sui minori compiuti da rappresentanti del clero.

Tutti passi, che come appare evidente, non sono piaciuti ad alcuni ambienti, per la verità più clericali che ‘di popolo’ ma che, come ha ripetuto e spiegato a più riprese papa Francesco in questi anni, hanno fatto parte integrante del mandato affidatogli quel 13 marzo del 2013, giorno della sua elezione, dai cardinali nel corso delle Congregazioni generali che hanno fatto da base programmatica al Conclave che lo elesse in due giorni e solo cinque scrutini.

In una intervista per i dieci anni di pontificato, era stato lo stesso Francesco a stilare un bilancio della sua missione di questi anni alla guida della barca di Pietro: ‘le cose che ho fatto non le ho inventate né sognate dopo una notte di indigestione. – aveva tenuto a ripetere – Ho raccolto tutto ciò che i cardinali avevano detto nelle riunioni pre-conclave che il prossimo Papa avrebbe dovuto fare. Poi abbiamo detto le cose che dovevano essere cambiate, i punti che dovevano essere toccati. Quello che ho messo in moto è stato quello che mi è stato chiesto. Non credo che ci sia nulla di originale da parte mia, ma ho avviato ciò che avevamo deciso tutti insieme’.

Francesco portò ad esempio la Riforma della Curia conclusa con la nuova Costituzione Apostolica ‘Praedicate Evangelium’. Una riforma, spiegò il Papa in quella occasione, ‘con la quale, dopo otto anni e mezzo di lavoro e consultazioni, siamo riusciti a mettere in atto ciò che i cardinali avevano chiesto, cambiamenti che già si stavano mettendo in pratica. Oggi c’è un’esperienza di tipo missionario. ‘Praedicate Evangelium’, cioè ‘siate missionari’. Predicate la Parola di Dio. In altre parole, l’essenziale è uscire. Curioso: in quegli incontri – aveva poi rivelato – c’era un cardinale che ricordava che nel testo dell’Apocalisse Gesù dice: ‘Sto alla porta e busso. Se qualcuno apre, io entrerò’.

Per poi affermare: ‘Gesù continua a bussare, ma affinché lo lasciamo uscire, perché lo abbiamo imprigionato’. Questo è ciò che è stato chiesto in quelle riunioni di cardinali. -aveva ripetuto – E quando sono stato eletto, l’ho messo in moto. Dopo alcuni mesi, si sono tenute consultazioni fino alla stesura della nuova Costituzione. E nel frattempo si stavano apportando dei cambiamenti. Cioè non sono idee mie. Che sia chiaro. Sono le idee di tutto il Collegio Cardinalizio che ha chiesto questo’.

Evidentemente parole che non sono bastate a quella parte di chiesa, fatta di movimenti ultra-consevatori, a una parte del clero ‘nostalgico’ ma anche a personaggi apicali, uno tra tutti l’ex prefetto della Dottrina della Fede, il porporato tedesco Gerhard Ludwig Muller che ben presto non ha nascosto fino a farsi punto di coagulo degli insofferenti alle scelte e direzioni prese dal pontificato, come la decisione assunta dal Papa argentino di una stretta sulla pratica della messa in latino. Tra loro, un manipolo di cardinali (per lo più ultraottantenni) ed il segretario del suo predecessore, mons. Georg Ganswein.

Jorge Mario Bergoglio, nel suo primo discorso dopo la fumata bianca nel conclave del 2013 si presentò come il ‘papa venuto da lontano’. Nato in Argentina da emigranti piemontesi, è stato, infatti, il primo papa latinoamericano eletto al ministero petrino, nonché il primo gesuita ad assumere tale carica. Dopo essersi diplomato come tecnico chimico, ha poi scelto il sacerdozio ed ha studiato in seminario, nel 1958 è entrato a far parte come novizio della Compagnia di Gesù. Dopo gli studi in Cile ed esserectormneto in Argentina dove è stato ordinato sacerdote, Bergolio il 20 maggio 1992 è stato nominato vescovo ausiliare di Buenos Aires e titolare di Auca. Il 3 giugno 1997 è stato, quindi, nominato Arcivescovo Coadiutore di Buenos Aires e il 28 febbraio 1998 Arcivescovo di Buenos Aires per successione, alla morte del Cardinale Quarracino. Nel 2001 è stato creato cardinale da Giovanni Paolo II.

Il 13 marzo del 2013 è stato eletto papa al quinto scrutinio da 115 elettori, in un conclave durato meno di ventisei ore, dopo la rinuncia al ministero petrino di Benedetto XVI avvenuta il mese precedente. Del luglio dello stesso anno è la sua prima delle quattro enciclica del suo pontificato: la ‘Lumen fidei’, dedicata al tema della fede come dono divino da nutrire e rafforzare. La seconda è, invece, del maggio del 2015 la ‘Laudato si”, dedicata ai temi dell’ambiente e dell’ecologia, e dell’ottobre del 2020 la terza ‘Fratelli tutti’, dedicata ai temi della fraternità e dell’amicizia sociale e la quarta la ‘Dilexit nos’ dell’ottobre 2024. Papa Francesco ha poi pubblicato ben 40 Costituzioni apostoliche e 7 Esortazioni apostoliche.

Il 15 dicembre del 2024 Papa Francesco si era recato ad Ajaccio in Corsica per la conclusione del Congresso sulla religiosità popolare nel Mediterraneo, per quello che è stato il suo 47.mo Viaggio pastorale fuori dall’Italia.

Papa, Fratoianni: ci lascia uomo di pace, giustizia e di ponti

Roma, 21 apr. (askanews) – “Ci ha lasciato Papa Francesco, uomo di pace e di giustizia. È stato, in questi tempi difficili devastati dalla diseguaglianza e dalla violenza, un esempio di tolleranza e amore verso i più deboli”. Lo ha dichiarato il leader Avs Nicola Fratoianni, segretario di Sinistra Italiana.

“Questo Pontefice- ha sottolineato- non ha mai smesso di ricordarci quanto sia preziosa la pace e quanto sia importante salvare il pianeta dalla devastazione ambientale. Così come sia importante costruire ponti e non muri fra gli esseri umani, che siano migranti o che siano di orientamento religioso diverso. Tutti noi, non importa se credenti o atei, lo abbiamo sempre ascoltato con la consapevolezza che il suo pensiero sarebbe stato un importante monito in un epoca in cui l’umanità pare aver imboccata la strada sbagliata. Non dimenticheremo le sue parole e il suo esempio. Ci stringiamo intorno alla comunità cattolica in questo momento di dolore ed esprimiamo tutto il nostro cordoglio”, conclude.

Papa, Bonelli: Francsco ha lavorato fino all’ultimo per la pace

Roma, 21 apr. (askanews) – “Ci lascia il Papa che ha lavorato fino all’ultimo per la pace, per gli ultimi, opponendosi con forza al riarmo che porta solo a guerre e distruzione. Con grande dolore esprimo profonda gratitudine per quello che Papa Francesco ha fatto, lasciandoci una preghiera di fraternità e pace che continuerà a ispirare credenti e non credenti. Ricordo con particolare emozione la sua enciclica Laudato Si’, in difesa del creato e del nostro pianeta. Papa Francesco mancherà immensamente: è una perdita enorme per il mondo e per la nostra umanità”. Lo dichiara il leader Avs Angelo Bonelli, co portavoce dei Verdi europei.

Papa, Calenda: con la morte di Francesco il mondo perde guida spirituale

Roma, 21 apr. (askanews) – “Con la scomparsa di Papa Francesco ilmondo perde una guida spirituale capace di parlare a credenti e non credenti, un Pontefice che ha incarnato con semplicità e determinazione i valori della giustizia sociale, della pace e della dignità umana. Il suo impegno per i più deboli, per il dialogo tra i popoli e per un cristianesimo autentico resterà un esempio per tutti. Alla Chiesa cattolica e ai fedeli di tutto il mondo va il cordoglio mio e di tutta la comunità di Azione”. Lo dichiara il segretario di Azione Carlo Calenda.

Papa, Renzi: grazie a Francesco per significato suo Pontificato

Roma, 21 apr. (askanews) – “Francesco ci lascia nell’abbraccio di ieri di Piazza San Pietro. Ieri il suo ultimo viaggio con la Papamobile è il simbolo del suo vivere in mezzo alla sua gente, al suo popolo. Sia in chi crede, sia in chi non crede il Papa argentino lascia una traccia profonda. Nel cuore di chi lo ha incontrato rimane soprattutto il tratto di una affettuosa umanità e di una vivace curiosità per il mistero dell’altro. Pasqua significa Passaggio. E mai come oggi, lunedì dell’Angelo, avvertiamo il valore di questa espressione. Vedremo che cosa cambierà per questo pazzo mondo con il Conclave. Ma adesso, intanto, è tempo di dire grazie a Papa Francesco per ciò che ha rappresentato, non solo in questi dodici anni di pontificato”. Lo dichiara via social il segretario di Italia Viva Matteo Renzi.