Home Blog Pagina 955

Tumori rimossi grazie a un fascio di elettroni

razie all’utilizzo di un dispositivo in grado di “sparare” un fascio di elettroni, generati tramite laser, sarà possibile bruciare alcuni specifici tumori in appena un secondo. Il sistema, brevettato dal fisico nucleare Gabriele Grittani, del centro di ricerca Eli-Beamlines di Dolni Brezany (Repubblica Ceca), risulta avere una maggiore efficacia nella lotta al cancro, in particolare nella cura alle neoplasie al polmone e alla prostata.

I vantaggi di tale scoperta sono molteplici.  Gli elettroni sono più veloci e leggeri rispetto ai protoni oggi utilizzati. Pertanto, una terapia basata sugli elettroni è sicuramente più rapida, è meno invasiva e persino più economica. Inoltre, grazie alla tecnologia laser, il macchinario consente il monitoraggio in tempo reale della posizione del tumore, il quale comporta un controllo maggiore sulla terapia del paziente”.

Libia: Unicef, “a Tripoli mezzo milione di bambini a rischio”

La violenza si è intensificata nei giorni scorsi nella capitale libica di Tripoli e nei dintorni.
Quasi mezzo milione di bambini a Tripoli e decine di migliaia in più nelle aree occidentali sono a rischio diretto a causa dell’intensificarsi dei combattimenti.
E’ l’allarme lanciato oggi dall’Unicef, che chiede a tutte le parti in conflitto
di proteggere ogni bambino in ogni momento e di tenerli lontani dalle violenze, in linea con il diritto internazionale umanitario.
di astenersi dal commettere gravi violazioni contro i bambini, compreso il reclutamento e l’utilizzo dei bambini nei combattimenti.

Inoltre l’UNICEF ricorda che rimarrà sul campo in Libia durante questo momento critico per fornire – con i suoi partner – il sostegno necessario ai bambini e alle loro famiglie.

Europa in fieri

Spesso parlando di Europa non si adotta semplicemente una prospettiva, il che è inevitabile per qualsiasi discorso, ma si prova a definire un’identità, una proprietà coerente di “ciò che è Europa”. Forse anche questo è altrettanto inevitabile. Infatti proprio nel momento della crisi, quando si è smarrito ciò che era dato per scontato (ad esempio il senso della democrazia rappresentativa), nel momento della prova decisiva, viene naturale “farsi forza”, “resistere”, innanzitutto interrogandosi sulla propria identità. È un istinto naturale, dunque di per sé neutrale, non necessariamente positivo o negativo. Alla legittima e giusta domanda sul chi siamo, si risponde però con contenuti diversi, e soprattutto con modi e stili diversi. Qui sta il punto. Lo stile rivela il senso del contenuto, con che spirito è inteso. 

Oggi uno stile diffuso sembra essere la semplificazione, lo schematismo, e dunque l’irrigidimento, la cristallizzazione ideologica di una “cosa” Europa. Una deriva pericolosamente sterile che, astraendo dalla realtà delle persone e delle loro relazioni nella comunità, fa rinchiudere in populismi identitari “dal basso” (“l’Europa è il popolo arrabbiato”) o in elitarismi della tecnocrazia “dall’alto” (“l’Europa è l’Unione Europea e le sue politiche”, e nient’altro).

Al giovane europeo investito dal vento individualista-populista (perché i due elementi sono connessi), nel momento della crisi della democrazia e della comunità politica in quanto tale nonché dell’idea di un’Europa “unita nella diversità”, si presenta oggi il difficile compito di trovare un modo adeguato, un tono giusto, una voce significativa, per dire cosa è l’Europa. O meglio, come si farà l’Europa. 

Trovare questa voce, adattare il tono, lo stile, il pensiero alla realtà attuale nella sua evoluzione futura è la vera sfida dell’europeo di oggi e di domani, ed è la vera questione sull’identità europea. A partire da questa sfida oggi, nel circolo dei Liberi e Forti di Roma, si vuole riflettere su “La nostra Europa con De Gasperi e Spinelli” con spirito lucido e libero, senza facili identitarismi di nessun tipo. Un discorso genuinamente europeista oggi non può fermarsi a un banale “revival” di antiche radici archeologicamente venerate, ed è necessario invece un chiarimento di idee sullo stile di fondo dei sognatori, pionieri e fondatori d’Europa, quelli di ieri e quelli di domani: la speranza.

La tradizione europeista, con tutte le sue diverse sfumature, ci insegna fondamentalmente questo, che l’identità dell’Europa è e deve essere per sua natura un’identità dinamica, in fieri, protesa verso il futuro, forte proprio del suo cambiare procedendo con saggezza nel progresso della storia ed oltre essa. Non si tratta di banale ottimismo, ma di una chiara scelta morale e politica densa di senso, una scelta sul destino stesso dell’Europa e degli europei: essere una comunità coesa e aperta all’altro e alla speranza, faro di libertà e giustizia nel mondo.

 

Spinelli, non basta un vago amore per l’Europa

In occasione del convegno – La nostra Europa, con De Gasperi e Spinelli –  organizzato dal Circolo “I Liberi e Forti” (come da locandina allegata), pubblichiamo la parte conclusiva del discorso che Altiero Spinelli tenne il 12 dicembre 1978, alla Camera dei Deputati, nel corso del dibattito sull’ingresso dell’Italia nel Sistema Monetario Europeo (SME).10

L’ultima considerazione che vorrei fare è questa. Affinché una tale decisione di entrare ed una tale, dichiarazione, di politica da svolgere a, livello comunitario non restino  dei semplici pezzi di carta, occorre procedere, a rivedere rapidamente il tipo di politica comunitaria svolta per anni dal Governo italiano.

Le esitazioni attuali sono in misura rilevante il precipitare finale di un lungo passato di europeismo verbale, di disattenzione per i problemi reali di fronte ai quali, ci si trovava mancanza di iniziative, di non coordinamento tra i diversi ministri, i vari Funzionari, le diverse amministrazioni, di nostre frequenti infrazioni. Insomma, dopo aver dichiarato di essere per l’unità europea, non abbiamo seguito alcuna strategia d’insieme nel campo europeo; di conseguenza, abbiamo avuto un assai scarsa peso nel Consiglio.

Parlo infatti della posizione del Governo nel Consiglio. Gli italiani contano di più nel Parlamento che non nel Consiglio, perché in: genere sono presenti, attivi, seguono attentamente gli eventi nel Parlamento europeo. Direi, insomma che, a livello governativo, da molto tempo noi stiamo in Europa senza sapere più né cosa ci facciamo né dove andiamo. Due anni fa, entrando in questa Camera per la  prima volta nella mia vita e andando a far parte della ‘Commissione affari esteri, con il ricordo vivo di quanto avevo visto per sei anni sul funzionamento del Consiglio (perché la Commissione è presente in questo), ho proposto al Presidente della Commissione, collega Carlo Russo, di invitare il ministro degli esteri ad un lungo e approfondito dibattito sulla strategia dell’Italia nella Comunità; non sulla situazione della Comunità, o sul suo avvenire, ma precisamente sulla strategia politica del Governo italiano nella Comunità.

Avevo fatto questa richiesta perché, il ministro degli esteri ha l’obbligo di coordinare e di guidare tutte le nostre presenze. La risposta gentile e formale è stata: Sì, lo faremo. Ora sono passati due anni e mezzo che il ministro non ha trovato il tempo di fornire alcuna indicazione. Nel momento in cui ci accingiamo a compiere questa nuova impresa (di cui vediamo le implicazioni gravi e per questo ci preoccupiamo che le cose vadano in una certa direzione), ritengo sia opportuno che il ministro degli esteri, il quale è il coordinatore di tutte le iniziative del Governo e dei vari Ministeri nel Consiglio della comunità e quindi il responso finale, cambi completamente il modo di concepire la sua azione e quella del suo Ministero. Suggerirei che ci venga a presentare in Commissione il piano politico e operativo d’azione nella Comunità nei prossimi sei mesi: piano che deve implicare sia le indicazioni di quello che ci si propone di raggiungere sia questo periodo, sia il modo in cui il Ministero degli esteri intende assicurare la coerenza tra le varie presenze in seno alla Comunità e allo SME.

Poiché si tratta di recuperare una vecchia negligenza non è responsabile in particolare questo Governo, ma anche quelli che lo hanno preceduto, certamente ci vorrebbero alcune settimane di duro lavoro per una corretta messa a punto politica ed operativa. Se però prendiamo un tale impegno di principio nella mozione e un tale impegno operativo a seguito di un dibattito da fare in sede parlamentare, credo che si possa entrare nello SME sicuri di essere in grado di difendere in, esso gli interessi dell’Europa e nel quadro europeo gli interessi dell’Italia.

Certo, ciò non significherà affatto che vedremo soddisfatte tutte le nostre richieste, ma che non avremo più solo un vago amore per l’Europa, ma urta politica europea reale, la quale mirerà allo sviluppo di istituzioni e di politiche comunitarie di progresso e di solidarietà. Intorno ad essa cercheremo di far coagulare alleanze e ci batteremo perché quella prospettiva si sviluppi. Essere europeisti o significa questo o non significa nulla.

Piraino: per una democrazia comunitaria

Il governo degli opposti nato grazie alla geniale invenzione del “contratto” (Lega/5S) ha rotto gli equilibri politici del Paese incentrati su un innaturale “dominio” degli interessi del capitalismo finanziario di origine esterna ammantato di “umanesimo civile” per i diversi e gli immigrati.

Qualunque sia il giudizio sull’attuale governo, nessuno può disconoscere che esso ha cambiato l’agenda politica del Paese: dopo alcuni decenni sono tornati al centro del dibattito gli ultimi, l’ambiente , il ruolo dello Stato, la famiglia, un diverso approccio con l’Europa e l’Africa (sul tema dell’immigrazione).

Tutto ciò ha messo profondamente in crisi i due “terminali” politici del passato assetto economico-culturale: il PD di Renzi e Forza Italia di Berlusconi, innescando, oltre le apparenze, un profondo processo di ripensamento nel primo e di inesorabile declino, anche per motivi anagrafici, del secondo, destinato ad un rapido assorbimento da parte della Lega. Un processo di ripensamento che non potrà non portare il Pd, pena l’estinzione, ad un ritorno alle origini marxiste ed egualitarie e quindi ad una rinnovata sensibilità per gli ultimi e il ruolo attivo dello Stato. Di fatto avviando una scomposizione/ricomposizione del quadro politico, che vede proprio in questi giorni +Europa assumere il ruolo del “Pd plurale” in fase di archiviazione.

Se il ragionamento fin qui esposto è fondato, la vittoria di Zingaretti, con il progressivo assorbimento “delle ragioni” e degli esponenti di LEU, delineerà, il nuovo partito dei democratici di sinistra, con o senza Renzi, comunque marginalizzato, come anche la residua componente “cattolica”. Un partito in grado di recuperare “qualcosa”, in termini di consensi, anche ai 5S.

In questo contesto-prospettiva sorge la domanda: esistono “spazi” per nuovi soggetti politici? Indubbiamente sì per nuovi movimenti “meridionalisti” e “verdi”.

L’esplosione dei movimenti meridionalisti è alle porte, infatti, come risposta: 1) al federalismo fiscale rivendicato dalle regioni del Nord come ultimo atto di espropriazione sistemica del Mezzogiorno 2) alla mortificante politica agricola del Paese tutta incentrata sulla difesa degli interessi dell’industria agroalimentare e dei comparti produttivi agricoli del Nord.

Parallelamente il rilevante ritardo sulle grandi questioni ambientali, centrali per la stessa sopravvivenza del pianeta, non potrà non innestare anche in Italia nei prossimi anni una nuova coscienza ecologica con il rifiorire di nuove soggettualità politiche “verdi”.

E con riferimento alla visione delle cose di ispirazione cristiana? L’interrogativo serpeggia, seppure con modalità carsiche, dal Nord al Sud del Paese.

Se utilizziamo una metodologia di “derivazione” strategico-aziendale (la matrice soggetti politici/contenuti strategici) possiamo verificare se esiste un “vuoto di offerta” rispetto ad una domanda di ispirazione cristiana e quindi lo spazio per un nuovo soggetto politico identitario.

All’uopo dalla matrice allegata (cfr. tabella 1) emerge con tutta evidenza “lo spazio” per una soggettualità caratterizzata da una nuova sintesi dell’offerta politica come segue:

  1. A) Un “allineamento” dell’idea di uomo che riporti a coerenza la promozione della vita, la lotta alle diseguaglianze (con il riconoscimento della funzione positiva del reddito di cittadinanza) e l’apertura ad una immigrazione “umana”, in nome del diritto fondamentale unico e indivisibile di ogni essere umano ad esistere dignitosamente in quanto uomo. Non occorrono complesse analisi per cogliere le contraddizioni di tutte le attuali offerte politiche parziali e/o equivoche, comprese quelle riconducibile alla stessa gerarchia ecclesiastica, laddove un mancato approfondimento delle

conseguenze strutturali dell’innovazione tecnologica e delle esigenze di conversione produttiva, non permette di cogliere il valore umano-strategico di una misura di civiltà quale il reddito di cittadinanza. B) Una chiara e netta opzione per la salvaguardia degli equilibri del Pianeta, assunti a parametri di riferimento di tutta l’azione di regolazione delle attività umane (di produzione e consumo, di mobilità, ludiche). C) Una radicale opzione di contrasto al capitalismo finanziario globalista in nome della democrazia economica incentrata sulla pluralità dei soggetti economici in termini giuridici e dimensionali. Al riguardo si pensi al processo di concentrazione, in nome dell’efficienza, del sistema bancario uscito dalla riforma del ’36 che è stato alla base del grande sviluppo economico e sociale del nostro Paese. Ciò a partire da una rinnovata presenza e da un ruolo attivo dello Stato sia come soggetto economico che come Ente regolatore. D) Una serena e nitida “domanda” di revisione dell’Unione Europea, nella consapevolezza che una “Moneta senza Stato” è un mostro politico che produce guerre commerciali all’interno a danno dei più deboli e, di fatto, guerre neocolonialistiche nella povera Africa; Africa che deve tornare al centro delle politiche europee in una logica di valorizzazione della Stessa a favore dei popoli indigeni anche per scongiurare la colonizzazione cinese. Al riguardo come dimenticare secoli di solidarietà missionaria che ci rendono, come italiani, straordinariamente credibili! E) E per finire politiche familiari attive e derubricazione dall’agenda politica del Paese delle problematiche connesse alla sicurezza, che sono figlie di colossali interessi economici legati al “mercato della paura”, l’ultima frontiera del consumismo di massa.

Una offerta politica, quindi un partito minoritario, alla luce dell’attuale contesto socio economico e culturale, ma certamente vitale ed utile al futuro del Paese, sul quale incidere attraverso un saggio “gioco delle alleanze”, che privilegino il movimento 5S (probabilmente ridimensionato), il rinnovato partito della Sinistra, i nuovi verdi e i nascenti autonomisti meridionali (cfr. tabella 2).

Se così è, nel ricordo di Sturzo, De Gasperi, Moro, Olivetti, Martinazzoli abbiamo il dovere di spenderci per una Democrazia Comunitaria, a servizio del Paese e non solo.

La lezione di Esino Lario

Tratto dalla newsletter dell’Istituto Bruno Leoni

Nei giorni in cui il sindaco Raggi esultava perché lo Stato si accollerà una parte ulteriore del debito finanziario di Roma, un sindaco di un piccolo paesino lariano annunciava la vendita, pezzo per pezzo, dei pezzi pregiati del suo Comune.

Da una decina di anni a questa parte, il controllo della spesa pubblica ha avuto come principali destinatari i piccoli comuni. Per i governi nazionali, è stato più facile imporre alle amministrazioni locali di tenere i conti a posto, anziché farsi un esame di coscienza. Ai limiti imposti dalla riduzione dei trasferimenti statali e al mancato compimento del principio di corrispondenza tra entrate e spese, promesso dalla riforma del federalismo fiscale del 2009, si sono aggiunte, per i comuni a bassa densità demografica e soggetti a spopolamento, le difficoltà di raccolta di entrate proprie.

Così, il sindaco Pensa del comune di Esino Lario ha pensato di far fruttare ciò che il suo piccolo comune ha e ne ha messo in vendita i lampioni, le panchine, il parco giochi, la casa comunale ed altri beni mobili e immobili anche di valore storico-culturale.

Quella di Pietro Pensa non è una provocazione. Per quanto l’apertura di un sito specifico che emula i siti di e-commerce risponda a una strategia di comunicazione per richiamare attenzione sull’iniziativa e sul precario stato finanziario di un Comune anche ben amministrato, il sindaco ha intenzione serie. Il Comune ha un problema di reperimento delle risorse e per andare avanti, anziché piangere miseria o sacrificare i servizi ai residenti, ha fatto ciò che ogni assennata persona farebbe: vedere in casa ciò che potrebbe avere, anche per altri, un valore e provare a dargli un prezzo.

Ai piccoli Comuni che non hanno la fortuna di essere Roma Capitale e che devono provvedere da sé senza che Pantalone arrivi a salvarli ad ogni grido di aiuto, non resta che provvedere da sé.
Dietro questa iniziativa, non c’è solo l’arguzia e l’intraprendenza di un sindaco, ma anche una lezione di responsabilità che dalle piccole realtà amministrative, molto più vicini alle esigenze delle persone, sarebbe opportuno che arrivasse alle più grandi.

La moneta deve servire, non comandare

Alla vigilia degli Anni Venti molte nubi si addensano sul futuro del Paese, sull’Unione Europea e sulla tenuta di un equilibrio mondiale fra le potenze di questo secolo, che si va facendo sempre più fragile. L’Occidente ha bisogno di ritrovare al suo interno stabilità e coesione sociale, messi in discussione da trent’anni di politiche neoliberiste e di unilateralismo nelle relazioni internazionali, cavalcati dalle forze di sistema di destra e di sinistra nonché dall’Unione Europea che per molti versi costituisce la negazione della Comunità Europea e dell’idea di Europa che quest’ultima aveva elaborato prima della riunificazione tedesca.

L’economista Antonino Galloni individua la ragione principale della crisi di sistema in cui sta scivolando l’intero Occidente: un modello economico fondato su una esasperata competizione sulle esportazioni a scapito dei salari e della domanda interna, che ha comportato una drastica riduzione dei redditi e del tenore di vita della classe media e aumentato vistosamente le disuguaglianze. Tale processo ha prodotto un malcontento e un impoverimento così diffusi da determinare clamorosi rivolgimenti politici come la Brexit, l’elezione di Trump, il governo populista a Roma e persistenti venti di insurrezione popolare da parte dei gilet gialli in Francia.

E dunque il punto politico è il seguente: o si conviene sul fatto che solo cambiando con urgenza il verso delle politiche economiche e monetarie, anche nel caso in cui Bruxelles non sia d’accordo, si potrà erodere il terreno sul quale crescono i populismi, oppure la situazione è destinata ad avvitarsi su se stessa fino al punto da non poter escludere alcun tipo di sviluppo.

Confesso di fare una certa fatica a seguire il filo di certi discorsi politicisti che vagheggiano un nuovo impegno politico dei cattolici, un nuovo soggetto politico di centro, se tutto ciò non viene legato a un disegno politico preciso, chiaro, adatto alle necessità e all’emergenza del presente e capace di riscuotere consensi fra la classe media.

Occorre, peraltro, molto rispetto delle opinioni di coloro che ritengono, come già negli Anni Trenta, che l’Italia non abbia alternative al modello economico tedesco, scolpito nei Trattati di Maastricht e nell’Euro. Ma anche una ferma presa di distanza dall’idea che ottemperando ai vincoli europei, a suon di austerità per i prossimi lustri, l’Italia ritroverà la via della ripresa e l’integrazione europea ripartirà.

No, al contrario, dobbiamo dirci con chiarezza, ora, finché si è in tempo ancora a scongiurare il probabile disastro, che l’UE ordoliberista a guida tedesca è lanciata su un binario morto verso lo schianto, il collasso economico, sociale e politico. La Germania nelle guerre che intraprende, militari o commerciali (di surplus di bilancio) che siano, dimostra sempre schiacciante superiorità e, di successo in successo, marcia con coloro che la seguono verso la débâcle…Indirettamente lo conferma lo stesso Galloni parlando della Cina che persegue adesso obiettivi economici antitetici a quelli euro-tedeschi: “ crescita della sua domanda interna, dell’occupazione e dei salari”, non dissimili da quelli dell’America di Trump.

Ecco allora l’importanza, per tutti coloro che ne avvertono l’urgenza, di mettersi in gioco per rendere feconda la propria cultura politica riformatrice, nel nostro caso quella del popolarismo e del cristianesimo sociale, ragionando su quale forma organizzativa attribuire a un soggetto politico capace di presentarsi entro la scadenza delle prossime elezioni politiche con un programma e una strategia di cambio di paradigma, innanzitutto sulle politiche economiche e monetarie, e per questo capace di erodere consenso ai populisti, presso quella larga parte di ceti medi e lavoratori che li hanno votati e che, purtroppo, in massa ancora li voteranno alle prossime Europee, per assenza di partiti realmente loro concorrenti sul terreno della rappresentanza degli interessi di questi ceti sociali.

E che tali politiche espansive, anticicliche e volte a rianimare la domanda interna, siano tecnicamente fattibilissime, ce lo dimostrano i migliori economisti. Nino Galloni propone l’introduzione di una moneta non a debito per raggiungere il pareggio di bilancio senza gelare l’economia reale con una insostenibile stretta fiscale.

Un altro “pericoloso rivoluzionario”, Paul de Grauwe, uno dei padri dell’Euro e fra i massimi esperti di economia europea, con alle spalle importanti incarichi nel Fondo monetario internazionale e nella Banca centraleeuropea, ha recentemente ricordato che, a statuto vigente della BCE, risulta possibile creare moneta verde senza produrre inflazione, e dunque finanziare la sostenibilità ambientale, sociale, sul piano dei trasporti, della vivibilità delle città, della qualità del cibo e dell’aria. Ciò per il semplice fatto che la BCE a partire dal 2015 ha già creato 2.600 miliardi di euro di nuova valuta col Quantitative Easing.

Questa enorme creazione di denaro per le banche può benissimo – spiega l’autorevole economista belga in un suo articolo –  essere reindirizzata all’economia reale. Perché, una volta affermato il principio, contro il monetarismo tedesco, che la moneta non deve (più) comandare, bensì servire, servire per scopi utili all’umanità, l’ambiente, ma anche il lavoro, le infrastrutture, la cura e la manutenzione del territorio per prevenire il rischio delle calamità naturali eccetera, si vedrebbe che ciò che ha portato alla lunga stagnazione economica, all’impoverimento della classe media e ai drastici mutamenti degli orientamenti elettorali non aveva alcuna necessità economica per esser attuato. Anzi, si è rivelato nocivo sul piano economico come pure su quello sociale e su quello politico.

Il fatto che siano possibili e perfettamente fattibili politiche economiche e monetarie alternative alla attuale deriva ordoliberista dell’Unione Europea che sta producendo gravissime lacerazioni fra le classi sociali e fra gli Stati membri, esponendoci tutti a rischi incalcolabili per il futuro prossimo, va vissuto come un ulteriore stimolo a sentire la responsabilità del momento storico prima che venga il giorno in cui la storia ci scarichi addosso le conseguenze delle scelte o delle omissioni del presente.

(Fonte http://www.associazionepopolari.it)10

Libia: la strana convergenza della Francia con Khalifa Haftar

Nella questione della Libia, la Francia si ritrova “in una posizione scomoda”. Lo scrive il quotidiano francese “Libération”, spiegando che oggi Parigi cerca di prendere le distanze dal generale Khalifa Haftar, comandante dell’autoproclamato Esercito nazionale libico.

Ma chi è questo generale che Emmanuel Macron invitò  al castello di Celle-Saint-Cloud presso Parigi nel 2017?

Il 75enne generale di Agedabia – dato per morto un anno fa quando era ricoverato a Parigi – ha alle spalle una vita da grande stratega militare, cresciuto al fianco del rais Gheddafi prima di essere da lui disconosciuto, e poi condannato a morte in contumacia.

Per anni è stato in esilio in Virginia, negli Stati Uniti, così vicino a Langley, quartier generale della Cia, da destare più di un sospetto di aver collaborato con gli americani nel tentativo di eliminare il dittatore libico.

Infatti torno in Libia proprio destituirlo.

Inoltre è stato alleato delle milizie islamiche prima di dichiarare loro guerra; a Palermo ha promesso di rispettare il ruolo di Tripoli e ora la sta invadendo.

Tuttavia, la Francia non ha mai disapprovato ufficialmente le azioni di Haftar.

Dazi: la scure di Trump sul vino Made in Italy

Al Vinitaly scoppia l’allarme dazi sulle esportazioni in Usa che rappresentano il principale mercato di sbocco del vino Made in Italy con un valore di 1,5 miliardi, con un aumento record del 4% nel 2018. E’ quanto emerge da una analisi della Coldiretti dopo l’annuncio del presidente degli Stati Uniti Donald Trump di applicare dazi per un valore di 11 miliardi di dollari sui prodotti europei che colpirebbero anche vino, formaggi e olio di oliva in risposta agli aiuti europei all’Airbus che danneggiano la Boeing che è alle prese con la crisi scaturita dagli incidenti di cui è stato protagonista il jet 737 Max. Da sottolineare – afferma la Coldiretti – il continuo incremento delle esportazioni di spumanti italiani che, trainate dal Prosecco, nel 2018 sono ammontate a un valore di 333 milioni con un balzo del 13%.

L’Italia – precisa la Coldiretti – è il primo paese fornitore di vino e spumante con oltre 1/3 del mercato complessivo in valore davanti alla Francia (28%). In pericolo – continua la Coldiretti – ci sono anche altri prodotti simbolo dell’agroalimentare nazionale a partire dall’olio di oliva con le esportazioni che nel 2018 sono state pari a 436 milioni ma ad essere minacciati sono anche i formaggi italiani che valgono 273 milioni.

Nella black list ufficiale divulgata dall’Amministrazione statunitense sono citati espressamente tra gli altri gli spumanti e il Marsala tra i vini ed il pecorino tra i formaggi ma sono a rischio anche gli agrumi, l’uva, le marmellate, i succhi di frutta, l’acqua e i superalcolici tra gli alimentari e le bevande colpite.

Il valore complessivo delle esportazioni agroalimentari italiane negli Usa è pari a 4,2 miliardi e rappresenta circa il 10% del totale delle esportazioni nazionali che è di 42,4 miliardi nel 2018 secondo una analisi Coldiretti su dati Istat.

“Si tratta dunque di evitare uno scontro dagli scenari inediti e preoccupanti che rischia di determinare un pericoloso effetto valanga sull’economia e sulle relazioni tra Paesi alleati” ha affermato il presidente della Coldiretti Ettore Prandini nel sottolineare che “gli Usa si collocano al terzo posto tra i principali italian food buyer dopo Germania e Francia, ma prima della Gran Bretagna”.

La Giornata nazionale del mare nei musei calabresi

Giovedì 11 aprile 2019  il Museo Archeologico Nazionale della Sibaritide  e il Museo Archeologico Nazionale di Amendolara celebreranno con interessanti iniziative la Giornata nazionale del mare, giunta alla seconda edizione.

A Cassano all’Ionio (Cosenza), presso il museo della Sibaritide, interverranno: Adele Bonofiglio, direttore del Museo Nazionale Archeologico della Sibaritide; la Capitaneria di Porto Corigliano – Rossano; Paola Caruso, archeologa subacquea; Sigismondo Mangialardi, presidente del Circolo Velico Lucano di Policoro; Gennaro Tauro e Pasquale Andreulli, A.S.D. Poseidon.

La manifestazione è volta a sensibilizzare le nuove generazioni sull’importanza del mare come un’immensa risorsa sia ambientale che economica e sociale per la rivalutazione del territorio e ha lo scopo di sviluppare la cultura del mare attraverso norme comportamentali nel rispetto della sua tutela e valorizzazione in relazione ai beni archeologici che ospita, alla ricerca e soccorso in mare, alla sicurezza della navigazione, alla salvaguardia dell’ecosistema marino e della filiera ittica.

Il Circolo Velico Lucano organizza presso i Laghi di Sibari dimostrazione pratica.

A seguire si terranno visite guidate e laboratori didattici a cura del Servizio Educativo del Museo, con la collaborazione dei Tirocinanti MiBAC.

Nella stessa giornata si svolgerà, per celebrare sempre la Giornata del mare, un interessante evento organizzato dall’associazione “Laghi di Sibari” in condivisione con il Museo Nazionale Archeologico della Sibaritide.

Ad Amendolara (Cosenza), presso il Museo Archeologico Nazionale di Amendolara, interverranno: Adele Bonofiglio, direttore del museo; Gennaro Tauro e Pasquale Andreulli, A.S.D. Poseidon.

La manifestazione rivolge particolare attenzione ai resti dell’antica isola oggi nota come “Secca di Amendolara”.

A seguire si terrà una dimostrazione teorico – pratica con proiezioni video dedicati.