CASTAGNETTI PROVA A DARE LA SCOSSA, MA IL FUTURO DEL PD RESTA INCERTO AL PARI DI QUELLO DEI POPOLARI.

I cattolici democratici tentano il soccorso al Pd in caduta libera prima che la macchina organizzativa della fase congressuale, che porterà ad un nuovo segretario, si metta a regime apportando una boccata profonda di ossigeno. I cattolici democratici al momento della costituzione del Pd, quindici anni fa, hanno dato il loro contributo tanto nei numeri della classe dirigente nazionale e locale che nella messa a disposizione delle sedi territoriali e del patrimonio. Però a fronte di tanta generosità lo spazio di intervento politico si è ridotto rapidamente a favore della componente laica o laicista, con momenti di stridente contrasto nel campo dei diritti inviolabili e dei doveri morali spesso trascurati. Ora, questi cattolici che definiscono se stessi come “democratici”, ovvero con la dimensione della solidarietà e vicinanza agli ultimi (missione evangelica nel mondo) come cifra significativa dell’agire politico, non se la sentono di abbandonare la nave, seppure malridotta. Mettono mani a “nuove tavole di legno e nuove tele per le vele” e tentano il salvataggio. Senonché il capitano della nave non pare entusiasta: sta sulla tolda ed osserva, sapendo che il prossimo viaggio non sarà il suo. Per questo attende il prossimo capitano.

Per chi ha sufficiente pazienza di ascoltare i convegni politici sa per esperienza che essi sono guidati da una sottile regia. I saluti iniziali per scaldare ed incoraggiare i presenti, il momento prima della pausa del pranzo dedicato ai media, per consentire i primi commenti, ed infine gli interventi finali e le conclusioni, non per gli ultimi rimasti ma per definire la rotta che si seguirà. I pregevolissimi interventi iniziali, nel ricordo affettuoso di Sassoli e nel solco del pensiero di Sturzo, sottolineano la distanza e la frattura che è intervenuta tra la società civile e il Pd, chiuso nella nella dimensione romano-centrica e nazionale, distratto dal governare e tanto assente da non accorgersi che i governati se ne sono andati da un’altra parte.

Ma il non comprendere la gente, il non essere vicino a chi soffre non è possibile per nessun cattolico che si voglia dichiarare tale, perché la dimensione evangelica del pensare agli ultimi è uno dei postulati più importanti della verità in Cristo e non può essere in nessun modo trascurata o peggio ignorata. Da qui il disagio e il distacco, a volte la difficoltà ad agire, a rappresentare compiutamente le proprie posizioni. Ci sarebbe da chiedere “ma voi mentre il Paese soffriva, dove stavate?”. Ecco, ci starebbe tutto se non fosse che le tesi congressuali in fieri del Pd non contengono la domanda cardine per i cattolici democratici (qui nella precisa accezione di quelli che stanno nel gruppo dei “democratici”): quali politiche solidali e sussidiare per il futuro del Paese, quale ruolo di rappresentanza per il pensiero cattolico?

Senza scoraggiarsi difronte ad una certa indifferenza e riuscendo a non trasformare il convegno di ieri all’Istituto Sturzo in una riunione pre-congressuale del Pd, arriva comunque una boccata di ossigeno. La ricetta? Un ruolo forte per la componente cattolica nelle politiche per il futuro del Paese e una ridefinizione dell’area di centro sinistra più identitaria per gli elettori e non il “guazzabuglio attuale” del terzo polo, cercando di togliere ai 5 Stelle l’egemonia nell’aver saputo interpretare il disagio degli ultimi della società. Se il Pd accetterà una ridefinizione delle politiche economiche e sociali finora praticate, il gruppo dei cattolici democratici ci sta, in caso contrario pensa ad una area di rappresentanza diversa, anche in solitudine. È un sì condizionato, ma è un sì e non era scontato. Solo che a fronte di questa boccata di ossigeno c’è la constatazione che il gruppo non esprime una o un candidato segretario e rivendicare poi il peso politico è lasciato alla correttezza del neo segretario/a e alle circostanze.

Alle conclusioni i giovani dirigenti del gruppo “cattolici democratici” osservano che di futuro del Paese si è parlato poco e che la realtà della gente è molto diversa da quella che si è finora rappresentata. Marcano le differenze nel linguaggio e nella comprensione degli avvenimenti, la distanza tra le generazioni, la povertà vissuta dei giovani e dei giovanissimi, l’impossibile futuro di due generazioni senza lavoro (la loro e di quelli che verranno), l’assenza e l’indifferenza del sistema politico. Il loro futuro è già definito dalle nostre scelte egoistiche e tentano, con slancio e generosità, di disegnare/immaginare un futuro diverso per quelli che verranno dopo di loro. Evidenziano che i cattolici, senza aggettivazioni caratterizzanti, hanno in massa votato a destra trovando una risposta ai bisogni primari piuttosto che fare scelte di valore, pensando all’oggi e non al domani. Così le conclusioni attese non ci sono. Restano i dubbi, le perplessità e le profonde riflessioni che i giovani hanno posto. La boccata di ossigeno dovrà essere più d’una se si vorrà dare corpo a queste istanze.