Centro, ricomposizione prima o dopo le europee?

Nell’area dell’opposizione lo spazio politico di centro è frammentato e non riesce a trovare un punto di sintesi e di convergenza. Tuttavia, subito dopo le europee l’auspicata  ricomposizione s’imporrà quasi naturalmente.

Sì, lo sappiamo benissimo e da molto tempo. Il centro non è solo un partito ma è molto di più. È un’area politica, è un progetto politico, è un linguaggio politico, è un metodo politico e, soprattutto, è un luogo dove si governa un paese. Perché un paese democratico, di norma, si governa “dal centro” e “al centro”. Al di là e al di fuori di ogni estremismo. Sia, per parlare dell’oggi, rispetto al populismo demagogico e anti politico 5 Stelle, sia del massimalismo radicaleggiante della Schlein e sia del sovranismo nazionalista di molti settori della destra.

Ora, è altrettanto evidente che questo luogo o area o partito può giocare un ruolo protagonistico e forse anche decisivo nello scacchiere politico nazionale solo se riesce a garantire un minimo di unità al suo interno. Perché altrimenti si corre il serio rischio di diventare politicamente irrilevanti nonchè del tutto velleitari. Come sta capitando, per fare un solo esempio, alla vicenda dei Popolari e degli ex democristiani che suddivisi su tutto l’arco costituzionale – come si diceva un tempo – si sono ridotti ad avere un ruolo puramente ornamentale e del tutto pleonastico nella vita pubblica italiana. Certo, neanche le prossime elezioni europee, seppur caratterizzate da un sistema elettorale di matrice proporzionale, riesce a garantire una sorta di unità tra tutti coloro che evidenziano, quasi quotidianamente, la necessità di superare un sempre più insopportabile “bipolarismo selvaggio” a vantaggio di una concreta e pragmatica “politica di centro”.

Se sul versante dell’area di governo Forza Italia può tranquillamente ricoprire quello spazio senza alcuna concorrenza politica ed elettorale, nell’area dell’opposizione questo spazio politico è frammentato e non riesce a trovare un punto di sintesi e di convergenza in vista dell’ormai prossimo appuntamento elettorale. Tutto ciò per svariate motivazioni su cui è bene non infierire.

Comunque sia, un dato è abbastanza evidente. Molto dipenderà dal concreto esito elettorale e dal peso reale delle varie liste. Ma un processo di ricomposizione politica, culturale e anche e soprattutto di natura organizzativa subito dopo le europee si imporrà quasi naturalmente. E questo per la semplice ragione che le culture politiche di centro e le varie sensibilità centriste

sono esterne, se non addirittura alternative, rispetto alla deriva estremistica, massimalista e populista. Un processo di ricomposizione politica che, se realizzato con intelligenza e senso di responsabilità, potrà essere la vera novità per il futuro della cittadella politica italiana.

Un centro che, come ovvio e forse persin scontato, non potrà fare a meno della sua vera anima storica. Cioè la cultura e la tradizione del cattolicesimo popolare e sociale. E, al riguardo, un movimento come Tempi Nuovi-Popolari uniti può svolgere un ruolo determinante. Sia per favorire e consolidare questo processo di ricomposizione da un lato e sia, dall’altro, per renderlo un luogo politico plurale, democratico riformista e di governo. Senza derive personalistiche e alieno da qualsiasi semplificazione innaturale e fuorviante.