Centro…solo dopo le Europee?

IL ritorno di un progetto centrista non può essere sacrificato sull’altare delle vendette trasversali, delle pregiudiziali ad personam, dei veti sui singoli e della rivendicazione del proprio egocentrismo.

C’è una regola, persino troppo banale da ricordare, che si può sintetizzare con queste poche parole. Ovvero, una presenza centrista, riformista e plurale in vista delle ormai prossime elezioni europee, può esserci solo nella misura in cui le suddette forze si uniscono nella medesima lista e poi, com’è naturale, in un partito organizzato e democratico, con un progetto politico definito e una prospettiva politica altrettanto chiara e direttamente percepibile dai cittadini/elettori.

Questa era, e resta, la regola aurea che disciplina e nobilita un percorso politico chiaro e trasparente. Dopodichè, tutti sappiamo in quale contesto politico si inserisce il capitolo della ricostruzione del Centro e di una ‘politica di centro’ nel nostro paese. Ma, anche su questo versante, non si può prescindere da un elemento che diventa quasi discriminante in vista degli equilibri politici che scaturiranno dal voto europeo. E cioè, non sarebbe corretto, nonchè credibile, un percorso politico che prescinde radicalmente dalla consultazione europea. E questo per la semplice motivazione che non ci si può dividere in più liste alla vigilia del voto per il rinnovo del Parlamento Europeo e poi, allegramente, convergere tutti – semprechè si superi il fatidico quorum del 4% – nel medesimo gruppo europeo. Per carità, la politica contemporanea, e da tempo, convive purtroppo con gli accorgimenti, le furbizie e vari opportunismi.

Ma c’è un aspetto, che non è un dettaglio irrilevante, con cui si deve fare necessariamente i conti. Ovvero, il giudizio concreto degli elettori. E, su questo versante, forse è bene essere chiari, e per l’ennesima volta, sin dall’inizio. Il Centro, e una credibile e conseguente ‘politica di centro’, non possono ridursi ad un banale cartello elettorale o, peggio ancora, ad una sommatoria grigia ed indistinta di sigle, movimenti, partiti e gruppi vari.

Si tratta, al contrario, di un progetto politico che si rende sempre più necessario ed indispensabile dopo il ritorno, piaccia o non piaccia è così, di un centro destra di governo, di una destra sovranista e conservatrice, di una sinistra radicale e massimalista e di un populismo anti politico, demagogico e qualunquista. E il ritorno di un progetto centrista, riformista, democratico e di governo non può essere sacrificato sull’altare delle vendette trasversali, delle pregiudiziali ad personam, dei veti sui singoli e della rivendicazione del proprio egocentrismo. E questo perchè un progetto politico centrista non può che essere realmente democratico e, soprattutto, inclusivo. Aperto, cioè, a tutte quelle culture politiche che respingono alla radice la deriva di un bipolarismo sempre più selvaggio e sempre più inadeguato per il rinnovamento e il buon funzionamento del sistema politico italiano. Perchè la logica degli “opposti estremismi” non può diventare la regola aurea della politica italiana ma, semmai, una parentesi da cui occorre liberarsi al più presto.

Per queste motivazioni, semplici ma oggettive, il percorso costituente per una nuova prospettiva di Centro deve partire da subito e non solo dopo il voto europeo.

Certo, il responso delle urne sarà, al riguardo, fondamentale. Ma per evitare che il dopo si riduca, e per l’ennesima volta, ad un grigio assemblaggio degli sconfitti e di chi non ha registrato un discreto successo elettorale,

occorre attrezzarsi prima del voto. Ecco perchè è giunto il momento per assumere una iniziativa politica, certamente coraggiosa, che sappia riaffermare con forza le ragioni della politica, della progettualità politica e dell’interesse generale. Al di là e al di fuori di qualsiasi personalismo, di qualunque pregiudizio e della strategia dei veti. Che, detto fra di noi, appartengono alla fase adolescenziale della politica.