Sala Pininfarina al gran completo. Nicola Porro gioca in casa, il convegno organizzato nel Palazzo di Confindustria all’Eur è un regalo di Cisambiente alla maggioranza di governo. L’evento chiude la giornata dedicata all’Assemblea generale di questa associazione “voluta – come recita la presentazione nel sito web – da un gruppo di imprenditori del settore ambiente ed energia rinnovabile”. A leggere il programma non si fatica a decifrare il significato politico dell’operazione: la parola spetta al centrodestra, segnatamente a tre donne (una vice ministro, una sottosegretaria e un’europarlamentare), mentre la rappresentanza dell’opposizione semplicemente non esiste. Anche il titolo del convegno – “Limiti e Responsabilità della Comunità Europea nei confronti dell’Industria Italiana” – fa l’occhiolino ai pregiudizi del sovranismo anti-europeo. Gli organizzatori hanno persino rispolverato l’antica denominazione di “Comunità Europea” al posto di “Unione Europea”.
A scanso di equivoci, il direttore generale di Cisambiente, Lucia Leonessi, spiegherà in un comunicato stampa che “il Legislatore comunitario interviene sulla normativa riguardante i rifiuti, ed in generale sulle questioni ambientali, con un approccio tale da generare rilevanti incrementi dei costi di produzione nei conti economici delle imprese italiane, e non solamente quelle impegnate nel settore”. E dunque “siamo lontani dal fare qualcosa di positivo per l’industria italiana, senza che atteggiamenti troppo disinvolti danneggino l’ambiente”. Nel mirino, evidentemente, c’è l’Europa dei burocrati, nemica del vitalismo di medie e piccole aziende.
Invogliati a dovere da Porro, gli imprenditori non mancano di rilevare i limiti, le difficoltà, le strozzature del sistema Italia. Tanti gli spunti, sebbene Il dibattito corra monotono lungo i binari di una logica scontata: troppe regole, anche appesantite da Bruxelles, rendono complicata l’azione degli operatori. Accade perciò che il presidente di Confindustria Puglia, Sergio Fontana, lamenti il disagio che monta nel vedere come sia più più attraente l’offerta di Paesi fuori dall’ombrello europeo. In concreto, dov’è l’alternativa? Sta sull’altra sponda del Tirreno. A suo giudizio, oggi è proprio l’Albania un esempio di accoglienza per il mondo dell’impresa, dato che qui, nella terra delle aquile, effettivamente “le cose si possono fare”. Insomma, c’è vita su Marte! Sicché verrebbe quasi da dire che al capitalismo renano, croce e delizia di tanta indagine scientifica, si venga oramai a contrapporre la felice esperienza del modello albanese.
Si giunge così alle conclusioni e la domanda, gira e rigira, non può che riguardare la politica. “E voi che fate, nell’europarlamento?”, chiede appunto il moderatore a Susanna Ceccardi, eletta a Strasburgo nelle liste della Lega. E che si può fare? Un conto è l’impegno, altro i risultati. C’è un “cordone sanitario”, risponde la deputata, che “blocca ogni nostra iniziativa”. In effetti, il governo reale dell’Europa tiene a debita distanza le forze nazional-sovraniste. In Germania, la vittoria dell’ultra destra (AfD) nel piccolo circondario di Sonneberg, ha messo in allarme la classe dirigente democratica. La CDU della cittadina ha preso a scapaccioni i suoi rampolli della Junge Union per un incauto tweet di congratulazioni (subito cancellato) al neoeletto presidente, Robert Sesselmann. “Una cooperazione con l’AfD sarebbe tradire l’essenza del connotato cristiano della nostra Unione”, hanno scritto i leader locali della CDU.
Ora si dà il caso che l’AfD aderisca in Europa allo stesso raggruppamento, “Identità e Democrazia”, di cui fa parte la Lega. Nessuno a Strasburgo o a Bruxelles ne ammette la presenza ai tavoli che contano. Ecco il punto: quando parla di “cordone sanitario”, l’onorevole Ceccardi omette di spiegare cause e motivi di questa apparente vessazione. Certo, il suo silenzio si comprende, mira a nascondere il dato politico di un isolamento per niente casuale. Invece resta da comprendere perché gli imprenditori di Cisambiente, legittimamente preoccupati di difendere in Europa le loro ragioni, si affidino ai leghisti. Se lo dovrebbero chiedere anche i vertici confindustriali di Viale dell’Astronomia.