La famiglia italiana ha visto crescere la sua vulnerabilità, soprattutto negli anni della crisi, ma resiste e rappresenta ancora un valore fondamentale e molto spesso sostituisce il welfare statale. È questo uno dei risultati della ricerca presentata dall’Iref, l’Istituto di ricerca delle Acli, alla presenza della Ministra della Famiglia, Elena Bonetti, dal titolo “Famiglia italiana: un racconto attraverso i dati”.

Livelli essenziali di prestazione per le famiglie italiane” è stata la proposta avanzata dal Presidente nazionale delle Acli, Roberto Rossini, che ha sottolineato come “pur apprezzando l’azione del governo attuale che “ha rimesso al centro dell’agenda le politiche di sostegno ai nuclei familiari e le linee guida annunciate dalla ministra Bonetti, le Acli non possono non sottolineare il contesto difficile e disomogeneo, con divari di assistenza e scolarizzazione enormi tra Nord e Sud, nel quale dare attuazione a politiche di sostegno universali”. Per questo, “anche in virtù di un’avanzata discussione sull’autonomia regionale differenziata, proponiamo che le misure di sostegno alla genitorialità, gli investimenti sulla natalità, asili nido e formazione scolastica siano inseriti all’interno di un disegno più ampio e organico di Livelli essenziali di prestazione”.

La ricerca ha sondato un campione di circa 700 famiglie residenti in Italia con o senza figli, residente in piccoli e medi centri e con un reddito medio-basso tra i 1.000 e 1500 euro. Quasi il 27%avrebbe voluto più figli e il 48% ha problemi di conciliazione tra orari di lavoro e famiglia.

La vulnerabilità economica sembra essere il primo ostacolo alla genitorialità visto che il 47% non riesce a risparmiare nulla e una spesa imprevista sarebbe molto problematica per il 43% del campione e addirittura impossibile da sostenere per l’11%.

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