Come abbiamo celebrato la Giornata della Memoria nel 27 gennaio 2024? L’anno scorso la senatrice Segre lanciava l’allarme sulla possibile dimenticanza della Shoah, quest’anno avremmo dovuto porci una domanda ancora più urgente: come fermare questo rialzarsi del fascismo e dell’antisemitismo che stiamo vivendo? Non possiamo rimanere indifferenti di fronte all’immagine vergognosa dei saluti romani. Abbiamo fatto un lungo percorso memoriale, abbiamo insegnato, ricordato, ammonito, ma sembra che ci sia una fitta nebbia che sta avvolgendo la nostra società e rischia di cancellare tutto ciò che abbiamo costruito. Non possiamo permettere che i valori della lotta contro il razzismo, l’antisemitismo, l’odio, diventino un patrimonio comune solo sulla carta. Dobbiamo agire con fermezza, dobbiamo parlare forte e chiaro, dobbiamo ricordare la storia per non ripeterla mai più. Non c’è spazio per la moderazione in questo momento cruciale, dobbiamo essere audaci, coraggiosi, e fermare chiunque tenti di cancellare la memoria e i valori dell’umanità.
Le risposte sono complesse ma la verità è semplice. L’esaltazione del fascismo ha radici ben salde nella storia italiana, una storia che ha visto il fascismo come un fenomeno innocuo e folkloristico per troppi anni. Ma non possiamo continuare a chiudere gli occhi di fronte alla verità. Le leggi antisemite del 1938 sono state messe in sordina, presentate come un errore, ma la storia ricorderà sempre la loro crudeltà. E quanto alla complicità della Repubblica di Salò nella deportazione degli ebrei, troppo spesso viene ignorata o dimenticata. Ma noi non dimentichiamo. Non possiamo permettere che l’esaltazione del fascismo continui senza conseguenze. Le manifestazioni fasciste non possono essere tollerate, né possono essere scusate o giustificate. L’antisemitismo non è mai accettabile, non importa in quale forma si manifesti. È tempo di parlare la verità e di agire con fermezza contro ogni forma di odio e discriminazione. Non possiamo permetterci di essere indifferenti. La storia ci insegna che questo non è mai stato accettabile, non lo è ora e non lo sarà mai.
Il fenomeno antisemita che sta aumentando vertiginosamente è legato alla guerra tra Israele e Hamas e ai bombardamenti su Gaza che hanno causato un numero sterminato di vittime civili. Non possiamo rimanere indifferenti di fronte a questa situazione, ma è importante ricordare che la guerra è iniziata con il massacro di mille civili israeliani, tra cui non solo ebrei. L’antisemitismo della sinistra terzomondista è radicato e si basa su un antisionismo che ha origini antiche, ma che oggi si è ampliato enormemente, soprattutto in Francia e negli Stati Uniti. Non è un fenomeno facile da fermare, poiché i suoi sostenitori credono di lottare per la giustizia e per i più oppressi, ma si tratta solo di una giustificazione malriposta per seminare odio e discriminazione. Non basta infatti attribuire le responsabilità ad Hamas, che è noto per le atrocità che commette, ma dobbiamo anche guardare alle responsabilità del governo di Netanyahu, dei coloni religiosi e della mancanza di un riconoscimento dello Stato Palestinese. Non possiamo far tutt’uno tra i palestinesi e Hamas, altrimenti rischiamo di spingere i palestinesi moderati dalla parte dei terroristi. È arrivato il momento di fermare l’antisemitismo e di lottare per la pace in Medio Oriente.
Dobbiamo osare di più, metterci personalmente in discussione. La Giornata della Memoria, stabilita dall’Unione Europea e dall’ONU, non è solo per gli ebrei: è per noi tutti. Non si tratta di risarcimento per l’impossibile: come possiamo risarcire la Shoah? L’obiettivo è combattere i genocidi, passati e futuri, e di promuovere valori come il rifiuto del razzismo, dell’antisemitismo e del nazionalismo. Vogliamo abbattere muri, non erigerli. Vogliamo offrire valori, non ritrovarci su posizioni difensive. Chiaramente, questo non è facile con le guerre in atto – non dimentichiamo l’Ucraina – e con le accuse contro Israele per genocidio. Se vogliamo salvare il nostro futuro, dobbiamo salvare ciò che si può della nostra memoria. Non siamo qui solo per celebrare, ma anche per agire.