Il Centro di ieri e di oggi per un programma riformista e democratico

Il Centro politico e di governo lo si costruisce solo recuperando alcuni tasselli fondamentali dei partiti centristi del passato. Servono credibilità, coerenza politica, autorevolezza personale per essere interlocutori di una nuova fase storica.

Il Centro, checchè se ne dica, continua ad essere molto gettonato nel dibattito politico. Nazionale ed addirittura europeo. Se fosse una categoria così astratta, virtuale ed effimera, difficilmente sarebbe così oggetto di attenzione politica e mediatica. Perché al di là dello spettacolo poco edificante – per usare un eufemismo – offerto dall’ex “terzo polo” in questi ultimi giorni, è indubbio che il Centro e la “politica di centro” continuano ad essere elementi distintivi e qualificanti della politica e, soprattutto, momenti cruciali per la stessa efficacia ed efficienza dell’azione di governo. Non a caso, uno dei pregi maggiori dell’azione di governo di Giorgia Meloni è proprio quello di saper governare “dal centro” e “al centro”, seguendo la miglior tradizione politica italiana.

 

Ora, però, se si vuole riqualificare sotto il profilo politico, culturale e anche programmatico il Centro non si può non guardare alle esperienze del passato. Non per replicarle, come ovvio, ma per prenderle ad esempio nel momento in cui c’è, ancora una volta, la necessità di declinare “la politica di centro” nel nostro paese. Dalla lunga stagione democristiana alla significativa esperienza del Partito Popolare Italiano alla fase, altrettanto importante, della Margherita. E, sul versante del centro destra, dal CCD all’Udc alla stessa fase caratterizzata da Forza Italia, anche se era già espressione di una stagione dominata dalla personalizzazione della politica e dalla concreta esperienza dei “partiti personali”. Comunque sia, si trattava di partiti riconducibili ad un Centro politico, moderato, riformista e dinamico che avevano, seppur tenendo conto delle diverse condizioni storiche, politiche e culturali, un filo rosso comune: e cioè, una cultura politica alle spalle e soprattutto un posizionamento politico chiaro ed inequivocabile nella geografia pubblica italiana.

 

Per questi semplici motivi chi, oggi, vuole giustamente riproporre una ‘politica di centro’ nel nostro paese non può non tener conto di quelle coordinate storiche e politiche. Altrochè gli insulti di Calenda e le sue piroette trasformistiche e del tutto inaffidabili nonchè volgari. Il nodo cruciale da sciogliere resta quello di dare una sostanza politica a questo progetto. Un progetto che si articola lungo tre caratteristiche di fondo: una cultura politica che renda credibile e riconoscibile un partito di centro e una ‘politica di centro’; un programma riformista e democratico che lo differenzi dalla radicalizzazione politica e dalla polarizzazione ideologica di chi individua nel “bipolarismo selvaggio” la soluzione di tutti i problemi; e, infine, una classe dirigente che sia qualificata e soprattutto credibile agli occhi della pubblica opinione e della galassia politica nella sua interezza.

 

Ovvero, l’esatto contrario di ciò che, ad esempio, dice e fa Calenda. Detto in altri termini, un Centro credibile nel nostro paese non è la semplice e banale riedizione, seppur in forma aggiornata e rivista, della storica esperienza del partito liberale o repubblicano o tardo azionista; non può essere un luogo politico che si riconosce esclusivamente nel suo “capo” partito e, infine, non può avere come stella polare politica una prassi trasformistica ed opportunistica. Cioè alleanze intercambiabili che cambiano a seconda delle giornate e delle considerazioni mutevoli che si hanno delle singole persone.

 

Insomma, oggi, e domani, il Centro ritorna credibile solo se recupera alcuni tasselli costitutivi e qualificanti che hanno caratterizzato le migliori stagioni centriste del passato e, nello specifico, di quei partiti centristi che hanno saputo interpretare le singole fasi storiche con categorie politiche e culturali e non con gli sbalzi umorali o con un narcisismo trasformista ed impolitico.