Qual è dunque il compito nuovo dei cattolici in politica? Da un certo punto di vista è quello “vecchio” o, se preferite, eternamente nuovo: vedere e amare Gesù nell’altro, chiunque sia, nascituro o moribondo, eterosessuale o omosessuale, datore di lavoro o lavoratore, italiano, francese o georgiano, campione olimpico o diversamente abile, eccetera, eccetera. Ma c’è, secondo me, un compito contingentemente nuovo, che riguarda proprio noi, qui ed ora: avviare processi di partecipazione popolare per concorrere a risanare il cuore della democrazia.
La democrazia, anche quella italiana, è ancora malata. Lo è nella sua dimensione sostanziale perché fondamentali diritti della persona, a cominciare da quello alla salute, sono minacciati e non tanto (o non solo) da improvvidi politici ma da un contesto generale che dirotta altrove le risorse necessarie per finanziare una crescente spesa assistenziale e sanitaria. Lo è nella sua dimensione formale perché cresce l’astensionismo e si deteriora la partecipazione popolare: quanti sono oggi in Italia, e forse nel mondo, i partiti realmente democratici?
Il fatto è che la democrazia formale èsostanziale: non solo perché, nel tempo, solo un governo del popolo può davvero prendersi cura del popolo ma anche perché la partecipazione alla vita pubblica è un bene per la persona: è la libertà positiva di concorrere alle scelte comuni che si aggiunge alla libertà cosiddetta negativa di essere difesi dai potenziali soprusi di altri o dell’autorità politica, sono i diritti/doveri di partecipazione politica che si aggiungono ai diritti civili e sociali individuali.
Il compito nuovo che attende oggi i cattolici è, secondo me, concorrere a rigenerare la democrazia, formale e sostanziale. Certo, continuando ad impegnarsi nel variegato e ricco mondo del terzo settore, oppure sostenendo liste civiche che hanno a cuore realtà locali, oppure promuovendo manifesti programmatici da sottoporre all’attenzione di variegate forze politiche o intessendo un dialogo sociale tra diversi attori della comunità civile e politica. Ma, ed è questo il punto, pensando seriamente anche alla fondazione di un nuovo partito che resta, come recita l’articolo 49 della vigente Costituzione, lo strumento principale per concorrere al bene comune: “Tutti i cittadini hanno diritto di associarsi liberamente in partiti per concorrere con metodo democratico a determinare la politica nazionale”.
Oggi serve, a mio giudizio, un partito autenticamente democratico e di ispirazione cristiana che traduca in un programma politico gli insegnamenti sociali della Chiesa cattolica. Stupisce come nessuna forza politica consideri seriamente quegli insegnamenti. Si prenda il recente documento Dignitas infinita del Dicastero per la Dottrina della Fede. Lì si trovano esaminate alcune gravi violazioni della dignità umana: non solo aborto e eutanasia ma anche il dramma della povertà, la guerra, il travaglio dei migranti, la tratta delle persone.
I cattolici oggi sembrano divisi tra destra e sinistra: tra coloro che si arroccano in difesa dei valori non negoziabili ma sono contro migranti, Europa e ambiente e coloro che, più sensibili alle istanze sociali, occultano i temi di bioetica.
C’è bisogno di una forza politica che, in piena autonomia, sviluppi l’insegnamento sociale della Chiesa elaborando proposte, concrete, per difendere la vita, dal concepimento alla fine naturale, costruire un sistema educativo integrato, accogliere i migranti, continuare a costruire un’Europa forte e unita che possa promuovere anche una politica di aiuto allo sviluppo e di pace.
Non un partito dei o di cattolici ma un partito autenticamente democratico e di ispirazione cristiana che concorra a formare un centro che, sempre a mio giudizio, dovrebbe allearsi col PD anche per contenerne le spinte più radicali.
Un partito che si prenda cura del tutto e non di una parte, con i meno giovani che si mettono al servizio dei più giovani e i più giovani che concepiscono la politica come un servizio alla comunità e non una professione o una carriera. Senza personalismi o egocentrismi. Senza l’ansia di occupare spazi ma con l’inquietudine di avviare processi.
Da semplice cittadino e docente mi permetto di rivolgere un appello ai mille delegati di Trieste e soprattutto a coloro che rappresentano pezzi di società civile: convocate al più presto un’Assemblea Costituente per dare vita ad un nuovo partito, autenticamente democratico e di ispirazione cristiana. Come ha detto il Papa a Trieste: «A questa carità politica è chiamata tutta la comunità cristiana, nella distinzione dei ministeri e dei carismi».
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