Il potere democratico non è la spada di Brenno in mano ai vincitori

Sulle spalle di Salvini ricade la responsabilità di questo degrado.

Nella logica dei populisti ogni dibattito sembra dover rispondere all’impulso della retromarcia. Ha infatti bisogno di proporre questioni delicate e complesse nella forma più spoglia, fino a un che di esacerbato e primordiale. Come purtroppo constatiamo, anche alla luce dei sondaggi, la fatica dei ragionamenti e delle mediazioni è cancellata dal lessico quotidiano.

Di fronte abbiamo una palude di pregiudizi e radicalizzazioni nella quale sprofonda la natura nobile e feconda della politica. L’ombra del razzismo si affaccia prepotente, così da unificare con ferocia, sulla linea del degrado, le paure degli strati deboli del Paese.

Sulle spalle di Salvini ricade la responsabilità di questo degrado. Tutti i giorni il leader della Lega imbastisce una polemica che rende ossessiva la denuncia e l’offesa, ora verso gli emigranti ora verso gli zingari, sempre un po’ come armi scagliate dal pulpito delle istituzioni.

Egli da ministro dell’Interno dimentica di essere il principale garante dell’ordine e la sicurezza, dando piuttosto a vedere che il suo ufficio sia piegato alla destabilizzazione degli “equilibri psicologici” della comunità nazionale. È la prima volta nella storia repubblicana che il Viminale subisce l’umiliazione del declassamento a ufficio propaganda di un partito.

Su questa alterazione prodotta dall’incontro di opposte – ma fino a quando? – istanze e condotte populiste, le forze di opposizione hanno il dovere d’interrogarsi a voce alta, con chiarezza e determinazione. La maggioranza non può pretendere di trasformare la democrazia in un tripudio di forza, destinata a fungere nel confronto parlamentare e in generale nella lotta politica come “spada di Brenno” in mano ai vincitori. Passaggio dopo passaggio, in questa maniera tracotante, si rende meno controllabile e quindi più pericoloso l’esercizio del potere.

Se questo è il segnale che trasmette il cosiddetto governo del cambiamento, viene da pensare che il risveglio della pubblica opinione possa e debba trovare nell’opposizione un grande fattore, anzitutto morale, di stimolo e sollecitazione. L’alternativa di domani è già implicita in questa consapevolezza critica, quindi nel dovere da compiere per il bene di un’Italia che non voglia morire di sovranismi e populismi.