In memoria di Valerio Onida. Giurista insigne, merita l’appellativo di “viva vox constitutionis”.

 

“La parola venutami alla mente – dice l’amico e il sodale Balduzzi – è disponibilità, ma essa include tanti suoi sinonimi, alcuni dei quali molto cari all’antico presidente della Fuci di Milano: servizio, attenzione, fraternità”.

 

Renato Balduzzi

 

 

 

Non è facile ricordare un amico, un maestro nella conoscenza scientifica del diritto costituzionale, un fratello maggiore, un sodale di tante battaglie, accomunati da un percorso culturale e spirituale assai simile. Per me il professore Valerio Onida è tutte queste cose. Ed è ancora più difficile ricordare una personalità così luminosa e poliedrica come la sua, tale da rendere ogni ritratto inadeguato per difetto.

 

Allora mi limito a trasmettervi la prima parola che mi viene in mente pensando a Valerio: disponibilità.

 

La disponibilità anzitutto verso i più giovani, anche non suoi allievi. Conobbi Valerio appena acerbo laureato, in una delle riunioni a Genova che Federico Sorrentino aveva promosso per impostare una grossa ricerca su strumenti tecnici e indirizzi politici nella giurisprudenza della Corte costituzionale, e che vedeva tra i cinque coordinatori nazionali anche Sergio Bartole, Lorenza Carlassare e Gustavo Zagrebelsky. Iniziò lì una frequentazione mai più interrotta, e la conferma della sua generosità. Non ricordo un’occasione in cui Valerio si sia sottratto ad una richiesta di presiedere un convegno, di fare una relazione di sintesi, di intervenire ad una tavola rotonda, come molti alessandrini ricordano bene: anch’egli è stato una viva vox constitutionis.

 

La disponibilità a camminare su sentieri anche impervi, ma che fossero impregnati di tensione ideale e di solidarietà con coloro i cui diritti costituzionali vengono offesi: mi limito a segnalare la partecipazione di Valerio, già affaticato dalla malattia, al percorso di riflessione che ha condotto alle “10 Tesi per il contrasto ai caporalati”, promosse dall’Associazione Vittorio Bachelet, che saranno presentate proprio lunedì 16 maggio alla Camera dei deputati.

 

Una disponibilità poi, non venuta meno neppure negli ultimi mesi della malattia che lo affaticava ogni giorno di più. A febbraio, all’indomani dell’approvazione della revisione costituzionale in tema di ambiente e One Health, mi permetto di chiedergli un commento a caldo per la rivista Corti supreme e salute: in pochi giorni arriva, puntuale e preciso, quello che forse è il suo ultimo scritto scientifico.

 

Una disponibilità, ancora, ad accogliere suggerimenti relativi alla malattia che l’aveva colpito e che ancora non ha una risposta terapeutica adeguata – anche se le frontiere dell’immunoterapia lasciano sperare -, unita all’affettuosa riconoscenza per averlo messo in contatto con una specialista in mesotelioma pleurico maligno dell’ospedale di Alessandria, la dottoressa Federica Grosso, in grado non solo di confermare che il protocollo di cura cui era stato sottoposto fosse quello più avanzato e appropriato, ma di aiutarlo a gestire la malattia nella vita quotidiana (e che, appresa in queste ore la notizia della morte del professore, mi ha scritto “grazie per avermelo fatto conoscere”).

 

Infine, quasi naturalmente, una disponibilità e una curiosità intellettuale sconfinata, che lasciava sempre affascinati i suoi interlocutori: tra i tanti ricordi, un seminario franco-italo-ispanico a porte chiuse a Parigi, promosso dal Conseil constitutionnel francese a Palais Royal, dov’eravamo tre francesi, tre italiani e tre spagnoli, e dove tutti fummo incantati dal suo spaziare, a braccio, nell’universo della giustizia costituzionale dei diversi continenti.

 

La parola venutami alla mente è disponibilità, ma essa include tanti suoi sinonimi, alcuni dei quali molto cari all’antico presidente della Fuci di Milano: servizio, attenzione, fraternità. E bene ha fatto Luigi Ferrarella a sottolineare l’attenzione del professor Onida verso i più deboli, i fragili, i ristretti.

 

Alla famiglia tutta, e in particolare al figlio Francesco, prezioso tramite in questi mesi, il ringraziamento affettuoso per averci consentito di non perdere, sinché possibile, il contatto con la dolcezza, mite e insieme determinata, di papà Valerio.